Welcome back Hogwarts Domenica 3 settembre. Aperta a tutti gli studenti.

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    mike
    Bene ma non benissimo. Per un’estate che se ne andava, un anno scolastico prendeva il via. Tornare ad Hogwarts, però, non pesava affatto al giovane Professore il quale, dopo gli ultimi mesi passati a districarsi tra impegni vari e allenamenti, avvertiva l’esigenza di quell’equilibrio che solo quella scuola riusciva ad infondergli. Giornate uguali. Preoccupazioni ridotte al minimo. Insomma, calma piatta. Si affacciò alla finestra del suo ufficio e, stiracchiando le stanche membra, si attivò per recarsi al Lago Nero, luogo in cui, Prefetti e Caposcuola, avevano ideato una modalità di rientro diversa dal solito. Un falò. Un evento che potesse attirare l’attenzione di grandi e piccini, allo stesso modo, scavalcando la classicità tipica del banchetto di inizio anno che, diciamocelo, avrebbe creato malcontento se messo a paragone con quel genere di idea fresca e giovanile. Come rifiutare, quindi, la supervisione di quel ben di Merlino? Impossibile. Ed eccolo, in tutta la sua fisicità, pronto ad affrontare un branco di ragazzini, prevalentemente assetati di divertimento. Come dargli torto, in fondo? Le giornate spensierate non era che un lontano ricordo. Il carico di lavoro, oramai, si trovavano proprio dietro l’angolo e godersi gli ultimi momenti di libertà, sembrava divenire d’obbligo per scaricare la tensione. Si tirò appresso la porta dell’ufficio, sigillandola per bene e prese a camminare avvolto da quell’aura che non aveva nulla a che fare con la solita che aleggiava sull’insegnante. Persino il suo rigore nell’abbigliamento, per quell’occasione, era stato accantonato, lasciando spazio alla leggerezza. Canotta nera e costume sobrio, scelto appositamente per l’occasione, niente di particolarmente impegnativo. Occhiali da sole alla mano e, cercando di non tirarsi appresso troppe occhiate, percorse la distanza che lo divideva dall’uscita del castello. Una volta all’esterno tirò un sospiro di sollievo, alzando lo sguardo verso quel cielo completamente sgombro da nubi. Certo, il calore estivo, giorno dopo giorno, sembrava scemare ma, per ovviare alla cosa, si era corsi ai ripari con escamotage molto ingegnosi. Il bello di essere maghi, stava proprio nelle piccole cose come quelle. Il sentiero era sgombro e non gli ci volle più di qualche minuto a raggiungere gli organizzatori dell’evento che, da bravi, si trovavano già all’opera perché tutto fosse al proprio posto. “Buon pomeriggio.” Annunciò la sua presenza, alzando una mano e salutando in modo amichevole i presenti. “Andersen! Passato bene le vacanze?” La bionda e taciturna Caposcuola verde argento, metteva una certa soggezione. Forse tutta apparenza, chi poteva dirlo? Eppure si trovava lì con tutti gli altri a darsi da fare per rendere tutto impeccabile. Al suo fianco, la battitrice di Grifondoro, Halley Wheeler. L’ultima volta che l’aveva vista, si trovava incosciente in un letto dell’infermeria, dopo una spettacolare caduta dal suo manico di scopa durante la finale di quidditch, vinta poi dalla sua squadra. “Wheeler. Lieto di rivederla. Così... intera.” Un gesto di intesa e passò oltre alla ricerca di qualche cosa da fare, per rendersi partecipe.
    Mancavano pochi minuti allo scoccare dell’orario pattuito e, con disinvoltura, tornò a scambiare due chiacchiere con le cariche della scuola. Poco e niente. I primi studenti iniziarono a fare il loro ingresso in quello spazio abbastanza grande per ospitare tutti quanti. Si incamminò verso la riva del lago quando, improvvisamente, a qualche metro dalla sua posizione, incrociò lo sguardo di una ragazzina che, poche settimane prima, l’aveva messo a dura prova con la sua solita disinvoltura di atteggiamento. Libertina a dir poco. “Dragonov. Scamander.” Non era la prima volta che vedeva quei due insieme ma la Riis? Aveva davvero legato con quei due? Tra serpi ci si intendeva, probabilmente. “Riis…” Puntò lo sguardo dritto in quello di Freya. “Buon divertimento.” Concluse, continuando poi la sua camminata verso il lago dove, senza rotture di coglioni, avrebbe trovato la sua postazione e, prima di sdraiarsi, si rivolse nuovamente a Daphne: “Chiamatemi solo se necessario!” Sguardo innocente e aria implorante. Sicuro avrebbe inteso la sua poca propensione al delirio.

    Buongiorno a tutti! Per darvi il bentornato abbiamo pensato ad un evento diverso dal solito che ON GDR sarà ambientato Domenica 3 Settembre dalle 14 e durerà fino a mezzanotte circa, mentre OFF GDR inizierà oggi e terminerà a fine Settembre a meno che non vengano richieste proroghe. Sono ovviamente ammessi tutti gli studenti e tutto il personale scolastico, per i maghi adulti che lavorano fuori Hogwarts non sarà possibile partecipare come al solito.
    Siamo nei pressi del Lago Nero e nel parco verrà allestito un gazebo per chi volesse ripararsi dai maligni raggi di sole. Qui troverete tavoli e divanetti oltre ad un buffet dove non saranno serviti alcolici, potete comunque rischiare e portarveli da soli o peggio, provare a correggere quelli presenti, ma se verrete beccati ci saranno comunque conseguenze essendoci alcuni professori a supervisionare l'evento. Un giradischi incantato penserà alla musica che verrà udita in tutta la zona allestita, è possibile fare richieste per cambiare canzone. Poco fuori il tendone, un esercito di elfi domestici si occuperà della grigliata che verrà servita per cena perché no, non ci fidiamo che lo facciano gli studenti. Potrete muovervi liberamente nel parco, la Foresta Proibita rimane, come sempre, proibita e sarà possibile oziare a riva dove per l'occasione saranno presenti sdraie e comodi lettini, così come fare il bagno nelle acque del lago rimanendo comunque entro i confini segnalati dalle boe per evirare spiacevoli incontri. Anche in questo caso, siete liberi di sforare i confini ma ci saranno comunque conseguenze. Non è richiesta la divisa scolastica ma, anzi, è ben accetto il costume. È stato lanciato un incantesimo che andrà a coprire tutta l'area adibita per alzare leggermente le temperature così che nessuno muoia assiderato una volta uscito dall'acqua.
    Gli studenti saranno stati avvisati dell'evento attraverso la consueta lettera contenente i materiali scolastici da acquistare. Non sarà obbligatorio partecipare essendo questo un evento organizzato da Prefetti e Caposcuola con l'approvazione del Preside, così come sarà possibile arrivare e andarsene all'orario che si preferisce.
    É OBBLIGATORIO concludere il proprio post con uno spoiler in cui si scriverà un breve riassunto delle azioni svolte e si indicheranno i personaggi con cui si interagisce.

    Interagito con Daphne e Halley.
    Salutati Axel e Freya.
     
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    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


    SgZFz
    -Seriamente hai intenzione di mettere quel coso?- stesa sul letto, già pronta con la sua gonnellina nera forse troppo corta e un semplice top dello stesso colore, Freya osservava l'unica compagna di stanza rimasta che si rimirava allo specchio come al solito, fissando per la precisione l'enorme cappello di paglia che la rossa si ostinava a tenere in testa. Se non altro, Daphne sarebbe stata una compagnia più sobria -Ma dove le hai prese 'ste manie?- ridacchiò continuando ad osservare Rain e i suoi modi da vamp. Sembrava uscita da altri tempi a volte. I minuti passavano e la Riis cominciava a spazientirsi, non le importava più di tanto degli eventi sociali, ma iniziava ad avvertire il solito languorino che la coglieva in quelle ore, come in ogni momento della giornata in effetti e, li, ci sarebbe stato un buffet. Cosa stavano aspettando ancora? -Si, dai, senti sei pronta- stanca di dover aspettare, poggiò le mani sulle spalle dell'altra ragazza e la spinse fuori dalla stanza senza tante cerimonie, senza dare troppo peso alle sue proteste e, anzi, ridendo per tutte le paranoie che si faceva. Arrivata alla base della scalinata stava ancora ridendo, quando il sorriso le si congelò sulle labbra ritrovandosi davanti due ragazzi a lei noti. Ed eccolo li, l'argomento dei suoi pensieri su cui si era ripromessa di non fantasticare. Non aveva la benché minima idea di come comportarsi. Non si trovava mai in quelle situazioni, proprio perché non era solita concedersi tanto facilmente, motivo per cui aveva deciso di attribuire la colpa delle azioni del giorno precedente, se così si voleva chiamare, all'influsso della luna piena ancora tanto recente, al contesto, alla situazione, al suo corpo, alle sue mani, al.. NO. Deglutì prima di tornare a sorridere come nulla fosse
    -Ehi- lasciò la presa che si era momentaneamente stretta sulle spalle dell'amica e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi -Grazie per esserti occupato del mio Conte- strizzò l'occhio al biondino che, per tutta l'estate, si era preso cura del suo amico in sua vece, aprendo la sua casa a quell'ospite di cui avrebbe potuto fare anche a meno, ma facendo un grosso favore alla Serpeverde
    -Axel- puntò quindi gli occhi verdi sulla figura massiccia del moro mantenendo un mezzo sorriso sulle labbra -Fatto un buon rientro?- ma che cretina. Eppure, non sapeva davvero come comportarsi a riguardo, se fingere che non fosse mai successo, o semplicemente non darci troppo peso. Era troppo fuori da quello che faceva di solito per avere un piano d'azione strutturato e collaudato. Avrebbe dovuto chiedere a Rain, ben più esperta di lei. Anche con lo stesso Dragonov. Questo pensiero le fece voltare il capo verso la rossa con un sopracciglio inarcato, ma non disse nulla, limitandosi a squadrarla per qualche secondo. Non era il momento, e chissà se lo sarebbe mai stato.
    -Stavamo raggiungendo gli altri al lago, vi unite a noi?- domandò virando i suoi pensieri su altro che la facessero sentire più a suo agio. Merlino, aveva bisogno di un caffè. Uscirono dalla Sala Comune tra una chiacchiera leggera e l'altra, risalendo dai sotterranei per poi scendere lungo il sentiero che, dal grande portone in legno, conduceva dritto verso il luogo designato nella lettera che avevano ricevuto prima del rientro. Quando lesse di quella trovata ne rimase piacevolmente stupita, aveva sempre preferito gli eventi informali a quelli ingessati e troppo impostati, sentendosi più libera di comportarsi come meglio le veniva. In più, sarebbe stata l'occasione perfetta per rifarsi gli occhi con bei ragazzi in costume. Era sempre un piacere. Mentre si avvicinavano al tendone allestito, il cicaleccio si faceva sempre più intenso, rivelando una già ampia mole di studenti che avevano deciso di partecipare ma, tra tutte le voci, una attirò la sua attenzione
    “Riis.. Buon divertimento” Seth. Il crudele professore che, quell'estate, si era divertita a torturare ricevendo in cambio lo stesso trattamento. Un angolo della bocca si sollevò facendo prendere alle labbra un ghigno divertito
    -Professore- salutò l'uomo sollevando le sopracciglia alla vista di quella canottiera informale che non gli conferiva alcuna aura di autorità -Ci proveremo, grazie- finì prima di allontanarsi per non far sembrare quella interazione troppo insolita. Non avrebbe mai lasciato che strane voci cominciassero a propagarsi per i corridoi, dove ragazzini idioti si divertivano a passarsi di bocca in bocca storie inventate e parecchio fantasiose. Ok, erano li, ora? Si guardò attorno studiando la situazione, cercando di capire cosa facessero gli altri e se si fossero già messi comodi ma, lasciando vagare lo sguardo sulla folla, una strana coppia attirò la sua attenzione -Oh, ci sono i fratelli meraviglia. Ehi Harris!- gridò l'ultimo nome per farsi sentire da uno o da entrambi gli altri membri della squadra. Sghignazzò guardandoli in faccia, non proprio l'anima della festa.



    Interagito con Rain, Axel e Aiden nella Sala Comune. Si è diretta con il gruppo vacanze Piemonte all'evento dove ha interagito con Seth e ha richiamato l'attenzione dei cani Harris
     
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    Grifondoro
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    Halley Wheeler | quinto anno | prefetto grifondoro


    “Abbiamo fatto un ottimo lavoro!” Con fatica e devozione, per lo più. Il rientro a scuola era stato rocambolesco rispetto alle altre volte. Trasformare l’idea del falò in realtà, aveva richiesto ore e ore di realizzazione ed, ognuno di loro, si era prestato a metterci del suo per rendere possibile quel piccolo desiderio che avrebbe potuto contribuire a rendere quell’inizio memorabile, piacevole o, almeno, era ciò che si auguravano. “Che sono sti musi lunghi?” Piegò la testa di lato, appoggiando le mani, una a testa, sulle spalle delle due Serpi dall’aria cupa, passando in rassegna le loro espressioni facciali. “Andiamo. Siamo qui per divertirci, no?” Da che pulpito. Lei per prima, negli ultimi tempi, non poteva certo affermare di essere in possesso di un umore tale da permetterle il godimento effettivo di quell’evento ma, dopotutto, a cosa sarebbe servito piangersi addosso? Un nuovo anno aveva appena preso il via e, se la vita lo avesse concesso, il suo ritorno a casa sarebbe avvenuto, esclusivamente, alla conclusione dei corsi scolastici, nel mese di giugno. Una promessa fatta a sé stessa, mirata a salvaguardare la sua salute mentale messa, continuamente, a repentaglio dall’oppressione materna. Niente e nessuno, quindi, le avrebbe impedito di viversi quel momento a pieno, senza per forza ritrovarsi immersa in quei pensieri distruttivi che, indubbiamente, non le avrebbero permesso di respirare. Rimandare non le costava nulla. I problemi sarebbero stati lì, al proprio posto anche l’indomani. Tutto sembrava essere al proprio posto, persino gli insegnanti, ai quali era stato assegnato il compito di supervisionare la condotta dei partecipanti. Molto bene! Lennox si fece avanti, con il suo solito fare gioviale e ricolmo di quella gioventù che, per molti versi, oramai non gli competeva più. Lo salutò con un cenno del capo mentre l’uomo, con disinvoltura, si lanciava in una di chiacchierata di circostanza con la bionda al suo fianco. Carino, davvero. Anche l’impegno mostrato nel rendersi disponibile, senza fuggire davanti all’idea di dover affrontare un branco di ragazzini potenzialmente pericolosi. Insomma, gran pelo sullo stomaco per l’eterno Peter Pan di Hogwarts. ”Wheeler…” Trasalì nel sentirgli pronunciare il suo cognome. Fa che non mi chieda nulla a riguardo… Dal giorno della sua spettacolare caduta, Halley, non aveva più avuto modo di confrontarsi con colui il quale, tempestivamente, si era premurato di raccoglierla dal terreno per portarla in infermeria. Un bene, visto e considerata la riluttanza verso le menzogne che, in quel caso, avrebbe dovuto per forza di cose, propinargli. “La ringrazio.” Sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori e lo ascoltò mentre si raccomandava di disturbarlo solo se strettamente necessario. Un guru del culo pesante. Meglio così, si sarebbero accertati loro che nessuno si cacciasse nei guai. “Ed ecco perché è uno dei miei insegnanti preferiti!”Si faceva i cazzi suoi. Senza contare che si trattava di uno dei giocatori dei Falcons e, proprio per quel motivo, avrebbe avuto la possibilità di imparare molto in materia di quidditch. Si voltò verso Daphne, trovandola concentrata a studiare, evidentemente, l’abbigliamento che aveva deciso di indossare per celare il costume che aveva deciso di indossare per l’occasione. Il sopracciglio destro si inarcò e un ghigno comparve in maniera totalmente innaturale: “Mi vuoi davvero far credere che quella sia tua?” Puntò l’indice verso la camicia indossata dalla Caposcuola la quale, per quanto si fosse assicurata di fissarla per bene con un nodo, si percepiva alla perfezione quanto fosse esageratamente grossa per lei. Colte con le mani nel sacco, entrambe. Una bella coincidenza. Ebbene sì. Durante l’ultima notte passata in compagnia dell’Harris iore, Halley si era appropriata di una delle sue maglie, tenendola in ostaggio, sapendo oltretutto di quanto il Serpeverde fosse possessivo verso ciò che gli apparteneva. Si sporse in avanti, cercando di intravedere la figura di Moore per denunciare il furto da parte della Andersen. Con suo grande rammarico, però, non riuscì nel suo intento. “Che ne dite? Andiamo a prendere qualche cosa da bere?” Domandò ingenuamente, mentre con la mano arpionava il braccio dell’amica. “Vic? Vieni con noi?” Si spostò di pochi passi, accorgendosi della presenza della White. Finse indifferenza e passò avanti, trascinandosi appresso Daphne, l’anima della festa. Certo. “Peccato che non servono alcolici.” Commentò, per ovvi motivi. La presenza di alcol avrebbe reso tutto più, come dire, sciolto ma, allo stesso tempo, più pericoloso e l’aveva sperimentato sulla sua pelle solo qualche giorno prima. Insomma, Halley e l’alcol non sembravano essere del tutto compatibili. Una relazione impossibile ma, la mora, poteva vantare esperienza in campo di relazioni impossibili. Sbuffò e alzò lo sguardo verso uno dei punti di accesso allo spazio adibito ai festeggiamenti, proprio nel momento in cui David e suo fratello, si univano al party, con le loro espressioni da funerale. Ma che avevano tutti? Iniziava a credere di poter riporre le sue speranze unicamente sui suoi compagni grifondoro. Alzò la mano e salutò gli Harris, assicurandosi che il maggiore avesse una buona visuale su di lei. Rimase ad osservarlo per qualche istante, prima di assestare un ghigno provocatorio e girarsi di spalle per dedicarsi alle ragazze che avrebbe dovuto aiutare a sciogliersi. “Come vi sono andate le vacanze?” Argomento ostico per lei ma di facile gestione.




    Interagito con Daphne e Victoria. Citati Hunter e Rose.
    Salutato da lontano gli Harris, soprattutto David per fargli notare che indossa la sua maglietta (ciao, cane) <3
     
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    axel
    Hai capito in quella strana scuola, ogni tanto se ne inventavano una decente soprattutto quando avevano il lampo di genio di limitare le idee rigide ed impostate che aveva quella vecchia mummia del vicepreside nonché anche capocasata di Serpeverde. Ma se c’era una cosa che gli studenti sapevano era che quel vecchio austero era allergico agli eventi della scuola quasi quanto un vampiro alla luce del sole, ergo, la pacchia se erano riuscivi a fargli scacco per quell’iniziativa. Magari c’era lo zampino del preside, quello si che era un bonaccione. Chissà come avevano convinto il vecchio a mollare l’osso ma questo era poco importante in fin dei conti, il nulla osta lo avevano ricevuto e la vera cosa importante era quella piccola postilla nella lettera che si riferiva al dresscode per l’evento: gradito il costume. Questo voleva dire solo una cosa per il bulgaro: ragazze in bikini. Cazzo. Il suo testosterone andava su giri alla sola idea di tutti quei corpicini scoperti e baciati dall’abbronzatura di quei due mesi estivi. Quanto lo eccitava la pelle abbronzata, il segno del costume... o non trovarlo. Quella era una perla che raccontava più della ragazza stessa!
    Si preparò piuttosto rapidamente d’altronde il suo guardaroba non includeva un costume, Axel non andava al mare, ma avrebbe potuto adattare tranquillamente il suo armadio poiché, eventualmente, non sarebbe stato un problema entrare in acqua vestito o solo coperto dai boxer... anche senza in realtà. Il bulgaro ed il pudore viaggiavano su rette parallele. Non gli importava. Indossò i classici pantaloni cargo infilati all’interno dei pesanti anfibi, sua divisa ufficiale al di fuori del completo tirato imposto dalla scuola, mantenendo totalmente sbottonata e arrotolata ai gomiti la camicia e, pronto ad uscire gli cadde l’occhio sul compagno di stanza anch’esso pronto a seguirlo. Sul serio?!
    «Ah» gli uscì sinceramente stupito del comportamento di quello che nella sua testa aveva preso rinominato senza pietà con il nomignolo di “Robot”. «Ti unisci agli umani anche tu» ironizzò maligno mantenendogli la porta aperta per squadrarlo sfilare al di fuori della stanza. «Ma pensa te» sussurrò in un soffio impercettibile dando in un leggero colpo di risa. Lasciò che andasse avanti poiché di certo non si faceva accompagnare da uno come lui. «Se vuoi un consiglio» domanda retorica la sua poiché glielo avrebbe dispensato a prescindere dalla sua volontà. «Quella» – la vipera – «lasciala in gabbia.» Se voleva una chance con l'altro sesso quel biscione tra i piedi non era proprio l’ideale. Secondo la sua esperienza la maggior parte delle ragazze rabbrividiva e quindi scappava dal terrore. Non proprio il biglietto da visita migliore se aveva intenzione di battere chiodo perché era quello lo scopo, no? Se no per quale ragione poteva essere uscito di stanza? Incastrò la bacchetta dietro l’orecchio e non al solito posto nella manica della camicia, in quel momento arrotolata e inadatta allo scopo, ed estrasse l’armamentario necessario a rollarsi una sigaretta quando una voce, diventata molto familiare, lo fermò dalle sue intenzioni. La Riis in tutto il suo fottuto splendore. Si prese un attimo per squadrarla dalla testa ai piedi, era sempre un’apparizione celestiale, ed i suoi occhi non poterono esimersi dal soffermarsi su quel misero pezzo di stoffa che le fasciava la vita scoprendo quelle gambe da sogno che fino a meno di ventiquattro ore prima stavano stringendo la sua vita. Che scopata quella...
    «Axel» fece lei, quasi lo stesse notando solo in quel momento. Gli passò accanto, il sorrisetto ambiguo ma affascinante che le aveva sempre visto indosso. «Fatto un buon rientro?» Fece suadente, flirtante. Come se non lo sapesse. «Interessante» replicò sporgendosi per scoccarle una delle sue penetranti occhiate magnetiche che si concluse quando una certa rossa entrò nel suo campo visivo. «Scamander» afferrò quello che doveva essere una sorta di bacio volante portandosi il pugno al cuore. «Com’è andata la tua estate, piccola Azzardò passandole un braccio attorno alle spalle per attirarla a sé in una sorta di abbraccio? Qualcosa di simile che sarebbe stato completato con l’altro avvolto attorno alle spalle della mora che invece pareva essergli sfuggita. Aggrottò le sopracciglia liberando Rain dalla sua stretta per dedicarsi all’attività che poco prima aveva interrotto, ossia la sigaretta. Lì seguì all’esterno rimanendo un po’ in disparte con la rossa per aggiornarsi e, magari, organizzarsi per uno dei loro incontri. «Mi era sfuggito fossi in camera con...» con il capo indicò la Riis – il culo della Riis – più avanti. «Tutto ok?» Era distratta. Lei non era mai distratta con lui. Aggrottò le sopracciglia, qualcosa non andava poiché ai suoi occhi non gli sembrava la solita spumeggiante Rain, era più una... montatura. «Coleman ti rompe ancora il cazzo? Perché se è basta una parola» lo avrebbe appeso all’ingresso del castello.
    «Dragonov. Scamander.» Sollevò lo sguardo dalla sigaretta piantandosela in bocca e con un cenno salutò il professore di volo per poi irrigidirsi a seguito dello sguardo penetrante che aveva rivolto alla mannara che di tutta risposta flirtò sfacciata anche con l’uomo. S’infilò la sigaretta in bocca con un gesto secco accendendola con la punta della bacchetta mentre con lo sguardo seguiva Lennox allontanarsi.
    «Oh, ci sono i fratelli meraviglia. Ehi Harris!» Seguì la direzione indicata incrociando lo sguardo dei due fratelli. Ricambiò il cenno del minore, suo compagno di ruolo e si sollevò dal tronco, sfruttando un momento dove gli altri componenti fossero indaffarati in chiacchiere spicciole per affiancare la lupa, oggetto delle sue attenzioni. Era stata una scoperta inaspettata che valeva la pena approfondire almeno dal punto di vista sessuale dove avevano una chimica non indifferente.
    «Hai fatto un buon rientro... Riis
    Magari un round two.


    Interagito con Aiden, Rain e Freya. Citati gli Harris e Lennox

    - si prepara facendosi un paio di film sull'evento in questione e su quanta figa su cui buttare gli occhi
    - si stupisce che partecipa alla festa anche Aiden, non avrebbe detto mai e gli apre la porta della stanza dispensandogli consigli gratuiti e totalmente non richiesti
    - si uniscono alle ragazze dove flirta un pochino con Freya - 😏😏 - e poi si dedica alla sua rossa prefe con cui si ferma a scambiare due parole
    - saluta Seth, nota la squadrata a Freya e si insusta (territorialeeeehhhhh)
    - giustamente non si fa mettere in un angolo e va ad importunarla


    Edited by yourgrace. - 8/9/2023, 05:39
     
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    Su di giri. Grace s’aggirava per la stanza, la musica a palla per una volta tanto non solo segregata nelle cuffiette che invece giacevano inutilizzate nel proprio stand sulla scrivania. Era di buon umore, pertanto, avrebbe trasmesso quell’allegria che avrebbe sperato essere contagiosa anche alle sue compagne. Halley era uscita prima poiché, in quanto prefetto di fresca nomina, non avrebbe voluto fare una figuraccia al primo giorno e soprattutto al primo evento peraltro richiesto proprio da loro quindi l’unica vittima rimaneva Kynthia. Ballando a ritmo della sua artista preferita volava in giro per la stanza spulciando tra i cassetti qualcosa che fosse appropriato per l’evento fermandosi di tanto in tanto per interpretare parte del coro della cantante. «Andiamo Kynthia!» fece in un volteggio passando davanti alla compagna di stanza e amica – per quella che era la sua di considerazione – «fammi un sorriso» ondeggiò con il capo:

    “Ladies and gentlemen, will you please stand?
    With every guitar string scar on my hand
    I take this magnetic force of a man to be...”

    «MY LOVEEER!» Concluse giungendo con enfasi crescente le mani al petto. Si guardò allo specchio, soddisfatta e voltò per un’ultima volta il viso in direzione dell’altra Grifondoro. «Vado a vedere se Nate è pronto. Spicciati!» L’ammonì contando che la Lloyd fosse molto conscia che se così non fosse stato l’avrebbe presa e portata di peso. In poche parole quelle erano le buone e se aveva imparato un po’ a conoscere Kynthia durante l’anno passato di convivenza era certa che non avrebbe tollerato “le cattive” che sarebbero certamente arrivate se avesse trasgredito al suo comando. Ogni promessa è debito e certamente la Johnson non avrebbe mancato in quello che era il suo stile proprio adesso. Lanciò un’ultima occhiata all’altra incerta se lasciarle la sua – forse molesta – playlist a palla ma facendo spallucce optò per lasciargliela comunque. Sta a vedere che Taylor Swift fosse anche il suo di genere, in fin dei conti non aveva protestato poi tanto. Trotterellando scese le scale del dormitorio femminile, percorse rapidamente il piccolo disimpegno e si fiondò su per le scale dei dormitori maschili dove zigzagò tra i ragazzi che stavano raggiungendo la tenuta. Con un salto si piantò davanti la porta dell’amico e con una certa enfasi bussò energicamente alla porta della sua stanza.
    «Sei pronto?» Esclamò quando questi gli aprì di un poco lo spiraglio della porta. «Scendi così? Dai che ci asp...» l’occhio cadde verso un movimento alle spalle del ragazzo. Il suo compagno di stanza s’aggirava avvolto unicamente da un asciugamano in vita. «Muoviamoci!» Arrossì di colpo, violentemente, sbarrando i grandi occhioni azzurri. Okay, aveva visto a sufficienza. «Non. Dire una parola!» Fece puntando l’indice verso l’altro che sicuramente avrebbe approfittato della situazione per prenderla bonariamente in giro come aveva fatto in altre occasioni. Non era esattamente lo spettacolo che si era prefissata e la sorpresa l’aveva decisamente presa in contropiede insieme all’avvio imbarazzo che ne era conseguito.
    Riunito il terzetto si mossero in direzione della tenuta dove la Grifondoro si guardò attorno con occhi meravigliati. «Ma è bellissimo!» Sentenziò ancora con il naso all’insù mentre con lo sguardo spaziava a rimirare le varie decorazioni. Era semplice, nulla di troppo pomposo come poteva essere l’arredo utilizzato durante eventi come i balli alla quale aveva presenziato o la festa per la chiusura del precedente anno scolastico ma si difendeva bene. C’era calore e c’era partecipazione, insomma trasmetteva quella voglia di creare qualcosa di bello nonostante le facce di alcuni dei prefetti e capiscuola non fossero esattamente l’emblema dell’entusiasmo. Individuò immediatamente Halley che salutò con una sventolata di mano. «Halley è con gli altri capoccia» ed appropriandosi del braccio di Nathan lo trascinò con sé verso il gruppo di “spillati”. «Oilà! Ma che spettacolo avete creato?» Esordì elargendo un grosso sorriso alle tre ragazze riunite. «Non mi avevi detto che ti avevano dato la spilla» si portò una mano al petto scoccando la lingua sul palato mentre rimirava orgogliosa la figura di Victoria Crain. «Te la meriti tutta, complimenti e… mi sa che non ci siamo presentate, giusto?» Fece invece volgendo lo sguardo ad un’altra biondina. L’aveva già vista - e invidiata - in passato ma fino a quel momento non avevano mai avuto occasione di scambiare due parole, men che meno presentarsi. «Grace! Piacere!» Le allungò la mano pronta a stringerla se avesse ricambiato i saluti. «Ehm Vic?! Ti ho già presentato il mio amico Nathan?» Si erano ovviamente già conosciuti a Cura l’anno precedente ma dall’ultima conversazione avuta con la Serpeverde aveva captato un certo interesse per il giovane e, beh, chi era lei per non fare da Cupido? «Nathan lei è Victoria. Vic. Nate. Sai Nate anche Victoria è estremamente saggia, mi ha aiutato molto con uhm» si schiarì la gola, «quel dubbio che avevo, ti ricordi?» E a proposito del protagonista di quel dubbio… dov’era Mike?


    Interagito con Kynthia, Nathan, Halley, Daphne e Victoria. Citato Michael

    - si prepara per la festa e infastidisce/molesta Kynthia con la sua euforia alla quale da una sorta d’ultimatum di vedersi in Sala Comune
    - va a prendere Nate e nel farlo potrebbe aver adocchiato un suo compagno di stanza (:occhioni:) semi nudo. Momento imbarazzo
    - il trio raggiunge la festa (rob non ho interagito troppo con Kynthia unicamente per non legarti le mani determinando cose, vai tu a bomba!)
    - si uniscono alle prefette/caposcuola dove spande complimenti e congratulazioni vari e dove si presenta finalmente a Daphne che aveva solo ammirato a distanza in precedenza
    - tenta di fare cupido 😏 #Victhan
    - cerca Michele tra la gente
    - e po bast che ho scritto sicuro troppoooooooo :doh.gif:


    Edited by yourgrace. - 8/9/2023, 05:39
     
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    Aveva trascorso le vacanza estive in compagnia del Sig. Depp, gli animali del rettilario, Lilith e Vlad, il pipistrello che Freya, il suo più interessante caso studio, aveva scelto come amico e del quale si era preso cura. Stranamente, quella creatura era riuscita a guadagnarsi la simpatia della sua vipera. Proprio per questo gli era dispiaciuto serparasene due giorni fa, ma era certo che avrebbe avuto modo di rivederlo ancora. Le lezioni sarebbero iniziate a breve, ma prima tutti gli studenti avrebbero partecipato ad un evento organizzato da Prefetti e Caposcuola, un falò, a cui non poteva di certo mancare se voleva studiare più da vicino le interazioni dei suoi simili e mettere in pratica ciò che aveva imparato. In fondo, era lì per quello. Così, imitando il suo compagno di stanza, si diresse verso la porta, il quale, notando la sua presenza, non mancò di fare un commento sarcastico. I suoi occhi inespressivi si posarono di lui, fissandolo qualche istante prima di rispondere tranquillamente. «Perché lo trovi strano?» Inclinò leggermente il capo, accarezzando la testa della sua vipera che, come suo solito, se ne stava appoggiata sulla sua spalla destra. Riguardo Axel Dragonov, per ora non lo trovava né interessante né insignificante visto che non avevano mai avuto una vera e propria conversazione, tranne qualche scambio di battute una volta ogni tanto. Nessuno dei due si era mai intromesso negli affari altrui, e ciò aveva reso la loro convivenza relativamente pacifica. «Non l'avrei comunque portata con me, ma apprezzo il suggerimento.» Aveva provato un leggero fastidio quando gli aveva detto di metterla in gabbia. Da quando era con lui era sempre stata libera, e avrebbe continuato a esserlo perché era la sua più fidata amica. Tuttavia, non gli sembrava il caso di porsi sgarbatamente con una persona con cui, bene o male, avrebbe avuto a che fare per mesi, così lasciò correre e tornò indietro, poggiando Lilith sul cuscino del suo letto prima di uscire dalla stanza. Axel era qualche passo davanti a lui in compagnia di Freya e una ragazza dai capelli rosso fuoco vestita in modo altrettanto sgargiante. Raggiunse il piccolo gruppetto che si era formato, e ricambiò il saluto della mora, alzando leggermente le labbra verso l'alto. «Di nulla, ma ha passato più tempo con me che con te, se non recuperi potrebbe pensare che sia io il suo padrone.» Le sue capacità sociali stavano migliorando, e più stava in mezzo alla persone, più era facile adattarsi ai loro modi di fare e di porsi. Con Freya, per esempio, si era accorto che delle piccole provocazioni non sempre suscitavano una reazione negativa nell'altro e che, tra amici, era normale farle. Aiden, però, doveva raccogliere delle informazioni particolari sulla serpeverde, c'era qualcosa che doveva necessariamente capire per poterla studiare correttamente. Nel mentre, rivolse la sua attenzione alla rossa, era da maleducati non presentarsi. «Ciao, io sono Aiden. Tu sei?» Aspettò la risposta che in parte venne svelata da Axel, il quale rese noto il cognome della ragazza insieme al soprannome che le aveva dato: piccola. Solitamente, veniva usato quando tra le due parti c'era una relazione intima, di che tipo era poi da definire. Nel caso specifico di Axel tale definizione avrebbe richiesto un tempo discreto perché, da come aveva potuto capire, possedeva uno spiccato interesse per le donne, e infatti non macò di passare un braccio intorno alle spalle della Scarmander. Per tutte le persone in quella scuola l'invasione dello spazio personale non costituiva affatto un problema? Freya poteva rientrare in quella categoria per quel poco che l'aveva conosciuta, degli altri due, invece, non aveva dati a sufficienza per poter formulare un'ipotesi corretta. Li avrebbe sicuramente osservati, anche perché c'era una questione che doveva risolvere al più presto. La pratica sul campo era importante tanto quanto la raccolta dei dati. «Volentieri.» Camminò di fianco a Freya, la guardò con la coda dell'occhio e gli prose una domanda diretta. Come suo solito. «Che relazione hanno i tuoi amici? Sto cercando di capire come si rapportano le persone qui a scuola.» La serpeverde, in qualche modo, si era proposto di aiutarlo a migliorare le sue capacità sociali, quindi perché non iniziare adesso? Tuttavia, la sua domanda aveva un ulteriore scopo. Ti sto ancora studiando, Riis, e questo include le tue reazioni. Uno studio meticoloso era d'obbligo per risolvere il mistero di Lilith.
    Il Lago Nero era uno dei luoghi di Hogwarts che più gli piacevano. Se non era in biblioteca o nella sua stanza, era lì, in compagnia della sua vipera e di altri rettili. Oggi, però, c'era un sacco di gente: non poteva assolutamente lasciarsi sfuggire l'occasione di analizzare i soggetti più interessanti, il che era sicuramente meglio che passare tutta l'estate a fare esercizi per volere del suo mentore; secondo lui un fisico scolpito era importante per un ragazzo della sua età. Non trovava particolarmente stimolati le attività che gli aveva proposto, ma gli dispiaceva vederlo triste, così aveva accettato. «Sono così famosi questi Harris che tutti li salutano?» Pose la domanda a Freya. Li fissò per un attimo, trovando le espressioni dei due ragazzi alquanto cupe. Perché sono venuti se sono così giù di morale? Axel, intanto, aveva rivolto la parola alla mora, e Aiden, per non far sentire esclusa la rossa, decise di parlare con lei. Non era solito ignorare le persone, tranne quelle che non gli stavano particolarmente simpatiche. Per adesso nessuno rientrava in quella categoria, anche se di certo non avrebbe potuto fare amicizia con chi trovava ripugnanti i serpenti. «A che anno sei?» Non l'aveva mai vista in giro per la scuola. Era del sesto anno? In tal caso, non avrebbero avuto lezioni in comune, invece se era del terzo o del quarto sì, e socializzare con una potenziale compagna di classe era uno degli obbiettivi del giorno. Anche se i colori che usava non erano di suo gusto. Preferiva nettamente quelli scuri.



    Interagito con Axel, Freya e Rain. Citati i cani Harris.
    Esce dalla stanza più o meno con Axel, saluta Freya e si presenta a Rain. Una volta arrivato al lago, osserva la situazione, parla ancora con Freya ma quando si accorge che Axel le parla socializza con Rain ( luv me). 🤖
     
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    Nathan Knox | III | Grifondoro


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    Primo evento da studente ufficiale di Hogwarts. Era sciocco, ma quella constatazione dava alla partecipazione tutto un altro sapore, un po' di casa forse, o qualcosa del genere. Alla fine era proprio quello che si era sempre augurato da quando aveva messo piede sul suolo inglese, trovare il suo centro, e un posto in cui sentirsi a casa. Non era ancora così, non del tutto, ma sapeva di stare andando nella direzione giusta nel momento in cui, la mattina del 1 Settembre, si era riscoperto entusiasta di rivedere alcune delle persone che aveva avuto il piacere di incontrare nei mesi precedenti. Non era tanto il luogo, erano le persone che vi avrebbe ritrovato.
    Sorrise davanti al riflesso che gli rimandava lo specchio, circondato dai vapori della doccia che si era appena fatto, intanto che si preparava per l'occasione. Quando aveva letto di quell'avvenimento era rimasto piacevolmente sorpreso, sembrava qualcosa che avrebbero potuto sul serio godersi senza pressioni e senze ingessature varie che gli eventi formali richiedevano. Avrebbe dovuto fare i complimenti ai Prefetti e ai Caposcuola per quella trovata. Uscì dal bagno con un paio di pantaloncini scuri che gli avrebbero potuto fare da costume nello sconsiderato caso in cui avesse voluto entrare in acqua e si apprestò ad indossare una di quelle magliette senza maniche che mai nella vita avrebbe scelto per girare in pubblico ma, in effetti, sembrava una delle scelte più indicate per una situazione del genere. Finì di sistemarsi quando un animato bussare annunciò l'arrivo della compagna che, mai e poi mai, gli avrebbe permesso di saltare un'occasione del genere, non che ne avesse avuto intenzione. Aprì la porta ma, essendo l'unico della camerata ad essere pronto e, soprattutto, vestito, si poggiò con le braccia agli stipiti per cercare di occuparne la maggior parte così da limitare il campo visivo dell'amica, ma notando il rossore che si impossessò del suo viso mentre osservava un punto dietro di lui, si voltò per seguire lo sguardo ed incontrare uno dei suoi compagni mezzo nudo. Era evidente che il piano non aveva funzionato. Si morse una guancia per non scoppiare a ridere intanto che riportava l'attenzione su di lei
    -Non vado bene?- domandò quindi cercando di cambiare argomento ed evitare di fare battute sull'accaduto, ora cominciava a credere che quella maglietta fosse davvero fuori luogo. Scesero quindi le scale unendosi poi a Kynthia, la bravissima Cercatrice della squadra che salutò e a cui sorrise come suo solito, per poi precipitarsi verso il fulcro di tutto il trambusto che aveva smosso l'intera scuola
    -Non si sono risparmiati- rispose al commento di Grace unendosi a lei nel guardarsi attorno. Era tutto molto semplice ed essenziale, niente di eccessivo o sfarzoso, era perfetto così com'era -Vedi Halley da qualche parte?- domandò all'amica perché lui, in realtà, si stava prendendo il suo tempo per cercare tra la folla una certa testa rossa che non aveva ancora visto. Per tutta risposta, si sentì arpionare il braccio e trascinare via dalla stessa Grace, che era piccolina, ma carica come una molla tanto da riuscire a trascinarselo dietro senza troppe difficoltà. Si lasciò condurre da lei e dal suo entusiasmo, limitandosi a sorridere al nuovo gruppo di persone in mezzo a cui si era trovato, strizzando l'occhio ad Halley e riservandole un sorriso da papà fiero per il lavoro che aveva svolto insieme agli altri, prima di dedicare le dovute attenzioni a chi, invece, non conosceva ancora. Seguì l'esempio di Grace, ancora una volta, allungando la mano verso una biondina che non aveva mai visto se non di sfuggita in Sala Grande
    -Ciao, io sono Nathan- quanto odiava la fase delle presentazioni, era tutto così imbarazzante, ma nonostante ciò continuò a sorridere come se quella fosse l'unica cosa che era in grado di fare
    -In realtà ci siamo incontrati diverse volte- sorrise ancora avvicinandosi ora alla bruna di Serpeverde -Stai molto meglio dell'ultima volta che ci siamo visti- che, a memoria, risaliva a quando l'aveva quasi investita fuori dall'infermeria dopo la caduta di Halley e Grace alla partita finale di Quidditch. In quell'occasione era più pallida del normale, tanto da averlo fatto anche preoccupare -Quindi è merito suo se sei riuscita a risolvere il tuo, ehm, dubbio?- chiese alla Grifondoro, felice che almeno avesse risolto quel piccolo problema sentimentale che la intristiva.
    -E complimenti per la spilla! A chi è venuta l'idea dell'evento?- fissò gli occhi su Victoria, curioso di sapere chi fosse la mente del gruppo, deciso a non porsi i suoi soliti limiti e conversare come una persona normale.



    Si prepara tranquillo e beato fino a quando Grace lo trascina fuori dalla camera, saluta Kynthia e saltellando e fischiettando vanno al Lago. Qui interagisce ancora con Grace, cerca Rain, ammicca ad Halley, si presenta a Daphne e interagisce con Victoria, perché a noi dei ragazzi non ci fregah
     
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    V i c t o r i a C r a i n

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    Un'estate così non l'avevo mai vissuta. Ho sperimentato l'indipendenza assoluta, la gioia e il peso del vivere completamente da sola e di dover provvedere a tutto da me, le responsabilità che comporta avere un lavoro e la bellezza di un letto comodo dopo un turno pieno al Paiolo Magico. Non sono tornata a Londra quando Hogwarts ha chiuso per la pausa estiva. Le persone che mi hanno cresciuta mi hanno fatto troppo male perché potessi tornare da loro; pur volendo riconoscere la "buona fede" dietro le scelte sbagliate che hanno preso per me, ora che ho finalmente capito chi sono e sto accettando le mie difficoltà, imparando perfino a padroneggiarle, intendo difendermi e se per farlo devo tenerli fuori dalla mia vita allora ben venga.
    Le cose non mi sono andate poi così male, in fin dei conti: ho messo da parte anche un discreto gruzzoletto che ho depositato alla Gringott, ho conosciuto un sacco di gente e mi sono ammorbidita un po'. Credo. Certo, continuo a diffidare del prossimo ma gli atti gentili fini a se stessi non mi sconvolgono più. In più, sono stata nominata Prefetto. L'emozione è stata tanta davanti alla lettera chiusa con la caratteristica cera rossa e lo stemma della scuola di magia. Io Prefetto. Peccherò anche di superbia ma onestamente non credo che ci fosse qualcun altro che meritasse la spilla più di me: ho una condotta impeccabile, dei voti brillanti (il più delle volte...) e un'innegabile predisposizione alla leadership. Solo, devo lavorare sulle skills sociali.

    "Abbiamo fatto un ottimo lavoro!" la voce di Halley mi arriva forte e chiara mentre abbasso la bacchetta: ho appena finito di disporre le ultime lucine tra un ramo e l'altro. Non c'è dubbio sulla qualità del lavoro: Daphne è una perfezionista nata, Halley sembra che conosca tutti i segreti per una festa da sballo, mentre io... Io in realtà neanche volevo esserci a questa festa. Non so neanche da dove si cominci a organizzare, pianificare, sistemare, festeggiare! C'entro come un Ippogrifo in un negozio di antiquariato. Eppure ho rispettato il dress code e voglio che sia un successo. Perché ormai sono un Prefetto anche io e ne va del mio stesso prestigio.
    - In genere, queste feste finiscono presto? - domando. Neanche Daphne sembra essere proprio a suo agio: sarà per lo stress che la nuova carica porta con sé, non lo so. Lei e Halley comunque sono in confidenza, gestire questa serata sfilerà via in fretta per loro.
    - Saremo l'anima della festa, whoo-hoo - stringo un pugno e lo alzo un paio di volte, proprio ad imitare un festeggiamento, col sorriso che mette in risalto gli zigomi e riduce gli occhi a due fessure. Sono sarcastica, chiaramente: io sono troppo nervosa, emotivamente sovraccaricata, poco incline a questi eventi di grossa portata in cui dovrò intrattenere persone e spiegare come e perché ho scelto una tartina piuttosto che un'altra. Incrocio le braccia sotto al seno e assumo la mia posizione abituale: critica verso tutto e tutti, anche se in realtà sto solo pensando a quanto simmetriche siano le decorazioni. Saluto il professor Lennox quando va via ed aspetto insieme alle ragazze che i primi compagni arrivino. Soprattutto alcuni.
    Forse è solo una questione di attesa, quell'ansia tipica che precede un grande evento e che ti attanaglia le viscere finché non realizzi che sta andando tutto bene e puoi rilassarti. "Vic, vieni con noi?" Alla fine rilasso le spalle. Sorrido.
    - Arrivo! - che male possono fare due chiacchiere? Per rompere il ghiaccio ci scambiamo confidenze sull'estate appena trascorsa, mentre camminiamo verso il tavolo delle bibite. Mike e suo fratello sono stati i primi ad arrivare. Lancio al ragazzo di Grace uno sguardo lungo, indagatore, poi alzo la mano e lo saluto. Chissà come mai non sono arrivati insieme. Affianco le due colleghe e parliamo.
    - Bene. Vivere da soli ha i suoi vantaggi: ho fatto quello che ho voluto, quando l'ho voluto. Esiste di meglio? - e faccio l'occhiolino. Niente orari, niente spiegazioni da dare, niente di niente. Vista così sembra un paradiso. Non siamo ancora così in confidenza da sentirmi libera di raccontare come e perché, quindi mi limito ad una risposta superficiale che lascia a libere interpretazioni.
    - E voi? - il tempo di ascoltare le loro confidenze che la riva del lago inizia a popolarsi. Ci sono la Riis, Rain, la Montagna, gli Harris e... Deglutisco con forza spropositata il sorso di acquaviola che stavo bevendo: lo sento scendere come un groppo pericoloso che rischia di rompermi l'esofago e strozzarmi. Grace e Lui, a braccetto, che si avvicinano con tanta voglia di socialità. "Non mi avevi detto che ti avevano dato una spilla" e, fiera, la indico come una promoter: con tutta la mano. Sono davvero orgogliosa della mia nuova spilla, dell'avere avuto fiducia da parte dei professori.
    - Che posso dire, mi piace l'effetto sorpresa - il dolore alla gola è lancinante ma fingo che vada tutto bene, ne va della mia immagine in fondo. Vorrei poter dire che stia riuscendo a distribuire lo sguardo tra tutti gli interlocutori in egual misura, ad intrattenere una conversazione che includa tutti, ma non è vero. Nathan catalizza la mia attenzione e non faccio niente per nasconderlo. La Johnson fa per presentarci e mi suona così strano. L'Angelo si è ricordato il mio nome quando ci siamo visti in infermeria e la cosa, bellissima, non è certo passata inosservata. E lui lo sottolinea. Mentre si avvicina. Mi viene meno il respiro.
    - Già. Sì, l'ultima, uhm... sfido chiunque ad essere impeccabile dopo una corsa dal Campo di Quidditch. Almeno ho scoperto di avere una discreta resistenza e non è poco - e solo a questo punto guardo anche Grace. Il mio è stato uno sforzo fisico immane ed è giusto dargli merito. Mi sembra solo tanto buffo come abbia cercato di attirare l'attenzione di Nathan pettinata e truccata di tutto punto a quasi ogni lezione nell'ultimo mese di scuola e comunque l'ultimo ricordo concreto che ha di me sia in infermeria, distrutta e provata dopo un esercizio indesiderato. Sotterratemi. Bevo un altro sorso di acquaviola. La Johnson nel frattempo mi tesse le lodi. Oh, ecco: lei si che ha capito il significato del condividere le cose belle. Mica come Rain che ha fatto orecchie da mercante! La guardo e sorrido divertita.
    - Mettiamola pure così. - non che le abbia dato chissà poi quanta scelta... O lo faceva lei o lo avrei fatto io, non c'erano alternative.
    - Grazie. Una spilla che premia le mie brillanti ed indiscusse qualità - la mia spavalderia scompare quando mi accorgo che mi sta guardando. Potrei morire esattamente adesso, scossa dentro da tsunami emotivi danneggianti. I suoi occhi devono avere qualcosa di magico perché, sul serio, non riesco ad essere lucida quando mi guarda ed io detesto non essere in controllo. Per di più mi è difficile distogliere lo sguardo. Compaiono le prime bollicine nell'acquaviola, infatti.
    - Prendete qualcosa da bere! Non ci sono alcoolici ma... Nathan, bevi qualcosa? -



    Ha interagito con Halley e Daphne all'inizio - le segue per bere qualcosa - e poi con Grace e Nathan (mi hai rubato l'anima, non siamo più noi davanti a te. romperemo quest'incantesimo!)- Citati: Lennox, Freya, Rain, Axel e Mike.
    PS: scusate se è lungo.
     
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    Immobile davanti allo specchio. Quanti minuti erano passati? Osservava la figura riflessa, non completamente convinta di aver fatto la scelta giusta. Fece spallucce e si arrese, sforzandosi a persuadere il suo animo che presenziare a quell’evento, fosse la cosa giusta per cominciare con il piede giusto. Cazzate. Stare in compagnia sì, avrebbe dato una mano ma, di certo, non avrebbe cancellato la preoccupazione che attanagliava la rossa dopo l’incontro con quel coso. Lo gnomico schiavetto dei suoi genitori l’aveva messa in guardia su un loro possibile ritorno e, da quel preciso istante, le carte in tavola avevano subito un radicale cambiamento. Avvertiva una sensazione di oppressione, come se qualcuno la stesse braccando e lei non potesse fare nulla per evitare la tragedia imminente. Cazzo. ”Seriamente hai intenzione di mettere quel coso?” La voce della Riis la strappò a quei cupi pensieri, riproiettandola a quel sicuro presente che la voleva protetta tra le mura scolastiche alle quali doveva molto. “Distinguersi dalla massa, Riis. Sempre e comunque!” Non aveva chiaro il concetto tenere il profilo basso e, d’altra parte, neanche le interessava. Fin da piccola aveva frequentato ambienti che non permettevano alcun tipo di errore. Scenari tossici, frequentati da persone altolocate detentrici di look così piatti ed indecenti. “Sono un’autodidatta.” Che fosse un bene o un male non era dato a sapere ma l’influenza babbana, volere o volare, si palesava ad ogni occasione utile. Continuò a passare in rassegna ogni fottuto dettaglio fino a quando Freya, spazientita, lasciò la sua postazione per raggiungerla, obbligandola a dare un taglio alle inutili paranoie. “Ok! Non spingere!” Si lamentò, tenendosi in equilibrio sui tacchi che, poco furbescamente, aveva deliberatamente scelto di indossare. L’eccessività in persona. Insieme lasciarono il dormitorio, orfane della Andersen, -probabilmente già sul luogo della festa- e, tra una battuta e una risata, raggiunsero la scalinata ai piedi della quale, i loro attenti sguardi, incrociarono quelli di due ragazzi improbabili se presi in coppia. “Che succede? Estasiata da Dragonov?” Qualche cosa non andava. Il sorriso della compagna di stanza si mozzò ma non ebbe il tempo di approfondire l’argomento che, immediatamente, si trovò in mezzo ad un’interazione ben più grande e scomoda, per alcuni versi. “Dragonov!” Lo lasciò fare, come al solito. Le circondò le spalle, in una sorta di abbraccio al quale non si oppose ma, anzi, lo assecondò ritrovando una sensazione familiare. “Sarebbe potuta andare meglio.” Affermò, senza traccia di enfasi nel tono di voce, mentre il biondino andava di presentazioni. “Aiden!” Chissà se poi si trattava del suo letto, quello sul quale lei e Axel avevano, beh, fatto quello che avevano fatto. “Sei quello con la biscia.” L’aveva intravisto più di una volta in Sala Comune, in compagnia del suo serpentello che, doveva ammettere, destava un certo livello di interesse in lei, chissà perché, poi? “Io sono Rain.” Strano che non avessero ancora avuto modo di conoscersi ma, d’altra parte, si era comportata da perfetta sociopatica prima della fine dell’anno scolastico passato. A convenevoli svolti, uscirono all’esterno e, proprio in quel frangente, Axel le si affiancò. “Ti interessa?” Lo rimbeccò, inarcando le sopracciglia con una puntina di quella territorialità libera, però, da ogni forma di gelosia. Insomma, non lo era mai stata, non avrebbe iniziato in quel momento ma… le belle abitudini andavano protette. “Più tardi, vorrei parlarti.” Liquidò in quel modo l’argomento, rimandandolo in un secondo momento. Aveva bisogno di un consiglio e, il bulgaro, aveva tutta l’aria di chi la sapeva lunga. Si allungò e gli posò un bacio sulla guancia casto ed innocente, un po’ per ringraziarlo e un po’ per soddisfazione personale. “Il mio cavaliere. Mi sei mancato.” Sorrise sinceramente, senza smettere di avanzare verso la meta, non molto distante. Finalmente. Si guardò intorno e, con sorpresa, dovette ammettere che gli spillati avevano compiuto un ottimo lavoro. Molti studenti avevano già fatto il loro ingresso trionfale e, di lì a poco, i festeggiamenti avrebbero preso il via, svelando tutto ciò che avevano da offrire agli ospiti. Alzò lo sguardo sulla folla quando, Freya, annunciò l’arrivo dei fratelli Harris, personalità che le fecero roteare gli occhi. Senza rendersene conto si trovò Aiden al suo fianco. Sempre il solito silenzioso. “Mi metti angoscia.” Lei per prima aveva quel fare logorroico e tutto quel silenzio la metteva a disagio. “Quarto anno, tesoro. Credo tu debba sopportarmi anche durante le lezioni.” Constatò sorridendo in maniera ironica. L’apparenza ingannava. Rain, dietro a quella maschera di indifferenza, si rivelava anche una secchiona con i fiocchi. “Sono piuttosto brava, sai? Potrei aiutarti.” La mamma le aveva insegnato ad aiutare i bisognosi e, probabilmente, dopo il trasferimento gli serviva quella mano che a lei era stata negata al principio. “Senza impegno.” Che le stava accadendo? Che era tutta quella disponibilità. La paura di morire la stava cambiando? Ahhhh, fanculo! Le chiacchiere si sprecavano quando, a pochi metri, si accorse della presenza di colui che aveva sperato di incontrare sin dal primo istante: Nathan. Con intraprendenza si apprestò ad azzerare la distanza tra lei e il Grifondoro quando, lo vide stringere la braccio la Johnson. Sbuffò e ripensò al porre in essere quell’azione avventata. Ma non stava con il piccolo Harris? Le voci erano girate e quelli avevano tutta l’aria di fare coppia fissa. Osservò la scena per un tempo indefinito e quando lo vide interagire con la prefetta di Serpeverde, la Scamander, non rispose più di sé, esagerando in quella che sarebbe stata una reazione spropositata. Indispettita si appropriò della mano del biondino, andando ad intrecciarla con la sua. “Sei carino, sai? Beviamo qualche cosa insieme?” Senza attendere la risposta lo trascinò con sé, ignorando gli altri due compagni e assicurandosi di essere notata dal cacciatore. Beh, non che potesse passare inosservata facilmente con quel cappello.

    Interagito con Freya in stanza. Una volta uscita incontrano Aiden e Axel.
    Interagisce con Axel ed in seguito con Aiden per fare conoscenza.
    Alla fine guarda male gli Harris (ciao, cani) e vede Nathan con Grace e Vic. Un po' turbata la ragazza. Prende per mano Aiden e se lo porta appresso, senza lasciarlo.


    Edited by Dragonov - 6/9/2023, 21:12
     
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    Ricevere la spilla da Caposcuola era stata una soddisfazione per Daphne, il duro lavoro svolto l'anno scorso in qualità di Prefetto aveva dato i suoi frutti, ma la nuova carica portava con sé nuove responsabilità e ciò stava a significare che sarebbe stata ancora più impegnata. Non che la cosa le dispiacesse anzi, con la mente occupata i ricordi di quel giorno non sarebbero tornati più tanto spesso. O almeno questo era ciò che sperava. Nel mentre, con sguardo vigile e attento, si assicurò che tutto fosse perfettamente in ordine: era il primo evento dell'anno interamente organizzato da loro - Prefetti e Caposcuola - ci teneva a fare bella figura, e poi, da maniaca del controllo qual era, non aveva lasciato niente al caso e, per farlo, si era avvalsa dell'aiuto di Halley e Victoria che sembrava essere una ragazza responsabile e a modo. Forse le serpi sarebbero riuscite a vincere la Coppa delle Case quest'anno, o quantomeno ad ottenere una postazione decente visto che si erano classificati sempre ultimi a causa del comportamento scorretto di alcuni. «Hai ragione Halley, abbiamo fatto un ottimo lavoro.» Sorrise complice alle sue due compagne. «E adesso che abbiamo finito, possiamo andare a divertirci!» I momenti che viveva lì, a scuola, erano gli unici in cui poteva essere una semplice adolescente di diciassette anni perché al di fuori non poteva permetterselo, non quando sua madre aveva occhi e orecchie ovunque a Londra. La regina dell'alta società inglese era tornata e, a pagarne il prezzo, era stata principalmente lei. «Puoi andare quando vuoi Victoria, non preoccuparti.» Non sembrava essere a suo agio in quella situazione, così cercò di rassicurala, in parte perché era suo dovere farlo in quanto Caposcuola, dall'altro perché capiva come si sentiva. Quando frequentava Durmstrang, infatti, raramente partecipava alle feste, salvo quelle di Natale o di fine anno. Non aveva aveva un bel ricordo di quel mondo fatto di bugie e falsità, per questo era arrivata ad odiare con tutta se stessa quel genere di eventi, anche se con il passare tempo e con la giusta compagnia, stava lentamente iniziando ad apprezzarli.
    La voce allegra del professor Lennox giunse alle sue orecchie, si voltò verso di lui e sorrise cordiale, ricambiando il saluto. «Buon pomeriggio anche a lei. Le mie vacanze sono state piacevoli, le sue? » Una risposta vaga, data solo per educazione. Ricordare l'estate appena trascorsa non la entusiasmava, ma sul suo viso non apparve alcun segno di fastidio o disagio vista l' abitudine di Daphne nel non mostrare mai le sue emozioni in pubblico, soprattutto quelle negative. Dalla tasca dei pantaloncini di jeans che indossava, tirò furori un elastico che utilizzò per legare i suoi lunghi capelli biondi in una coda di cavallo abbastanza morbida, poi si accinse a sistemare il nodo che aveva fatto alla camicia di lino bianco che, all' insaputa del suo ragazzo, aveva preso in prestito. Dettaglio che non sfuggì alla sua amica. «Infatti è di Hunter.» Tutti sapevano che aveva una relazione con il corvonero e, a distanza di mesi, non provava più alcun tipo di imbarazzo a parlarne apertamente, tanto meno con Halley che era sua amica e che, da come poteva vedere, aveva fatto la stessa identica cosa. «E la maglia che indossi tu di chi è?» Chiese di rimando, sollevando un sopracciglio e cercando di non alzare gli occhi al cielo perché sapeva perfettamente a chi appartenesse quell'indumento: David Harris, il suo uscente. Non lo approvava, aveva sempre pensato che la mora potesse avere di meglio, ma era una sua scelta e l'avrebbe rispettata, se poi si azzardava a fare il coglione gli avrebbero dato una bella lezione. «Non c'è, è andato a prendere Whisky. Non riuscirai a mettermi in imbarazzo, Halley!» Scosse la testa divertita davanti al suo vano tentativo di informare Hunter del furto subito; se quel demente di un Harris le fosse stato simpatico avrebbe fatto lo stesso, ma i tipi come lui non li aveva mai sopportati quindi si teneva a debita distanza. Per fortuna il fratello era il suo esatto opposto. «Andiamo.» Assecondò la richiesta della grifondoro - non che avesse molta scelta visto che le aveva arpionato il braccio con il chiaro intento di trascinarla al tavolo della bevande - e rivolse un breve sorriso a Victoria per invogliarla ad andare con loro. Lungo il tragitto incrociò lo sguardo di Rose, alla quale dedicò un breve cenno di saluto, prima di raccontare per sommi capi ciò che aveva fatto in estate. Una stagione che, per ovvi motivi, era arrivata ad odiare. «Quando vivi da sola sei libera di fare ciò che vuoi, è vero. Per quanto mi riguarda sono tornata a casa per un po' e ho fatto un viaggio con lei.» Indicò con il pollice Halley, mostrandosi falsamente delusa della sorte che le era capitata, ma in realtà stava solo scherzando. Da quando erano diventate amiche si sentiva molto più a suo agio con lei e ciò era evidente dal modo in cui si poneva nei suoi confronti. Una volta arrivate al tavolo, Daphne prese un bicchiere e si versò un po' di thè alla pesca che sorseggiò elegantemente. «Quelli nel weekend.» Avevano organizzato un'uscita tra ragazze quel sabato, avevano entrambe bisogno di bere del Firewhisky perché, negli ultimi tempi, la loro vita non sembrava più quella di due adolescenti, tra le visioni di morte di Halley e le scoperta dell'oscuro passato di sua nonna, se non facevano qualcosa rischiavano di farsi travolgere dagli eventi e di perdere il controllo. E Daphne odiava perdere il controllo.
    Poco dopo vennero raggiunte da un gruppo di tre persone, tutti membri della squadra di Quidditch rosso-oro. La ragazza al centro, Grace, le si presentò allegramente. «Io sono Daphne, piacere.» Le sorrise cordialmente e ricambiò la stretta di mano, per poi fare la stessa identica cosa con Nathan. Erano entrambi amichevoli, anche se il biondino era palesemente quello più tranquillo tra i due, visto l'entusiasmo mostrato dalla grifondoro. «Com'è avere Halley capitano?» Pose la domanda ad ambedue, sia per fare conversazione sia per sapere qual era la loro opinione su di lei e su quello sport di cui aveva scarsa conoscenza, avendo assistito sì e no a tre partite non poteva di certo dirsi un'esperta in materia. Un altro evento interessante fu il modo in cui Victoria si porse nei confronti di Nathan, sembrava agitata. Tuttavia, non poté osservare a lungo lo scambio di battute tra i due perché, quando la musica di sottofondo cambiò, una Halley fin troppo allegra la prese per mano per trascinarla a poca distanza dalla riva del lago, dove un gruppo di ragazzi e ragazze avevano da poco iniziato a ballare. «Venite anche voi se volete.» Si rivolse agli altri tre, prima di tornare a guardare la sua amica che era alquanto su di giri, cosa che faceva per nascondere la tristezza che aveva dentro. Per questo, la assecondò e le sorrise quando si trovarono nel bel mezzo di quella pista da ballo improvvisata. «Divertiamoci forza, ma vedi di non farti portare via da un esemplare di Harris geloso.» Soggetto situato a qualche metro di distanza tra l'altro. Halley cominciò a muoversi a ritmo di musica e Daphne, anche se un po' a disagio e senza una singola goccia di alcol in corpo, la imitò per darle, a modo suo, il sostegno di cui aveva bisogno. Perché era questo che facevano gli amici, no? Per di più, voleva coltivare i legami che aveva creato per dimostrare a se stessa di non essere più la marionetta di sua madre e che le sue parole, per quanto crudeli, non l'avessero distrutta completamente. In apparenza, almeno.



    Interagito con Halley e Vic nella prima parte. Fa un cenno di saluto a Rose. Arrivata al tavolo delle bevande si presenta a Nate e Grace quando arrivano e interagisce con loro. Poco dopo Halley ( mossa con il permesso della nonnetta v.v) la trascina sulle rive del lago dove alcune persone stanno ballando. Citati Hunter e i cani Harris e.e


    Edited by Daphne. - 8/9/2023, 02:00
     
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    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


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    La parola d'ordine per quel nuovo anno sarebbe dovuta essere leggerezza. Dopo l'ennesima estate che, salvo alcuni rarissimi episodi, si era vista costretta passare nel mutismo più assoluto, ignorata persino dagli elfi domestici che sapevano a cosa sarebbero andati in contro, le uniche cosa di cui ora aveva bisogno erano appunto leggerezza e svago. E una soluzione. Doveva andarsene da quella casa, e avrebbe passato il resto dell'anno a cercare un modo, anche a costo di affiggere avvisi in tutte le bacheche alla ricerca di un coinquilino.
    Aveva passato gli ultimi minuti ad alzare gli occhi al cielo, divertita dalle risposte della rossa, quando spazientita mise fine a quell'interminabile prova d'abiti che le stava facendo passare la voglia di vivere. Rise delle proteste di Rain mentre la spingeva fuori dalla stanza ma, arrivata in fondo alla scalinata, poté sentire il karma ridere di lei questa volta, mentre il sorriso le si gelava sulle labbra
    “Che succede? Estasiata da Dragonov?” Cazzo, si. Gli occhi le caddero sulla camicia lasciata aperta e, soprattutto, su quello che lasciava ben vedere sotto e che le riportò alla mente più di un flash della giornata precedente. Rifilò una gomitata leggera a quella che sarebbe dovuta essere un'amica, non era quello il luogo né il momento, per poi mettere su la sua solita faccia da poker e avvicinarsi alla strana coppia
    -Non ci contare troppo- rispose ad Aiden con un sorrisetto sulle labbra, picchiettando l'indice contro il petto del ragazzo -É mio, tieni giù le mani- frase che, nella testa, Freya si ripeteva più spesso di quanto amasse ammettere ed in più contesti, possessiva com'era. Puntò quindi gli occhi su Axel, incerta su come muoversi, rimanendo così sul vago mentre gli si avvicinava. Non poteva dargli torto, era stato un rientro piuttosto interessante e totalmente diverso da quello che si sarebbe immaginata. Ghignò lasciandosi quasi conquistare da quello sguardo magnetico, quando l'attenzione del moro venne rapita dalla rossa con cui Freya era arrivata. Mh. Sollevò un sopracciglio osservando i due interagire mostrando quell'intimità che condividevano. Piccola? Schioccò la lingua e, infastidita, diede loro le spalle andando a prendere Aiden sotto braccio per sottrarsi a quello scambio di interazioni ed incamminarsi fuori dalla Sala Comune
    -Ho proprio bisogno di un caffè- commentò tra sé e sé. Camminava al fianco del biondino cercando di ignorare i due piccioncini alle sue spalle che non aveva voglia di sentir tubare ma, Aiden, non sembrava dello stesso avviso. La domanda le diede più fastidio di quanto avrebbe voluto ammettere ma il suo volto rimase impassibile, abituato alla menzogna, e rispose senza una particolare inflessione nella voce
    -Scopano- si limitò ad un'alzata di spalle, continuando a guardare davanti a sé e del tutto intenzionata a cambiare argomento -Ma invece dimmi, sei eccitato all'idea di iniziare davvero la scuola?- riportò l'attenzione sul ragazzo al suo fianco lasciandogli finalmente il braccio -Entro la fine dell'anno riuscirò a vederti meno rigido!- il biondo era un'incognita, si vedeva che era curioso ma, una volta soddisfatto quel suo interesse, non faceva trasparire nulla. Che fosse gioia o delusione, nulla sembrava scalfirlo e, la cosa, faceva innervosire chi, come Freya, vivesse per leggere quelle reazioni naturali nelle persone.
    Arrivati al punto designato, rispose sbrigativa al saluto di Seth che si ostinava a voler fare il professore e, lei, continuava a non vedercelo affatto. Forse perché sapeva troppe cose del suo passato per riuscire a prenderlo seriamente, ma quello non era né il luogo, né il momento per sollevare la questione. Non avrebbe mai voluto sollevare domande sul loro rapporto, qualunque questo fosse ora.
    -Sul serio non conosci nemmeno i membri della tua stessa Casa?- domandò sconcertata ad Aiden dopo aver salutato i fratelli Harris che, per il momento, non sembravano intenzionati a raggiungerli -Tu e Mike credo siate anche allo stesso anno. Lui è simpatico, mentre il fratello..- trovare le parole per descrivere David sarebbe stato complicato per chiunque. Lo conosceva solo perché erano nella stessa squadra, ma non credeva di averci parlato poi troppo da poter affermare di sapere molto di lui -Bhe, a lui ci si abitua, più o meno- alzò un sopracciglio e piegò la testa di lato, riflettendo sulle sue stesse parole. Insomma, non è che tutti si abituassero poi troppo a David, e lui nemmeno si sforzava perché questo avvenisse, ma era un dettaglio che Aiden avrebbe imparato a sue spese. Fece qualche passo in avanti, osservando l'interno del tendone che era stato allestito per valutare quante persone avrebbe dovuto calpestare per poter arrivare al suo obiettivo, quando una presenza alle sue spalle la fece voltare
    “Hai fatto un buon rientro... Riis?” un angolo della bocca si sollevò mentre osservava il bulgaro che la sovrastava in altezza -Interessante- rispose lei riprendendo le parole del mannaro -E divertente. Non sarebbe male fosse così tutte le volte- gli si avvicinò rubandogli la sigaretta e portandosela alle labbra -Un vero peccato che tu non ci sarai i prossimi anni- ne aspirò una generosa boccata per poi espirarne il fumo che si librò tra i due -Ma possiamo sempre recuperare in questi mesi- finì restituendogli la fonte di tutto quel fumo intanto che un sorriso più furbo le alterava i lineamenti. Senza alcun preavviso si spostò di lato, intercettando quello che aveva tutto l'aspetto di un ragazzetto del primo anno e bloccando la sua avanzata -Ma grazie, che gentile! È per me?- domandò rubandogli il bicchiere contenente il caffè che andava desiderando da quando si era infilata il costume -Sei così dolce- sorrise al povero disgraziato che la guardava sconcertato e gli arruffò i capelli, per poi tornare ad ignorarlo per raggiungere di nuovo il colossale Serpeverde senza il minimo senso di colpa. Si bevve una lunga sorsata di quella bevanda corroborante chiudendo gli occhi e sorridendo subito dopo, quindi posò il bicchiere su uno dei lettini, sfilandosi il top striminzito e rimanendo con il pezzo superiori di un bikini nero con inserti dorati
    -Niente costume?- domandò tornando ad osservare l'abbigliamento del moro che già prima aveva attirato la sua attenzione -E io che speravo mi facessi compagnia per una nuotata-



    Prende a gomitate Rain perché non si morde mai la lingua, quindi interagisce con Aiden e poi si sfastidia quando Axel la ignora per andare da quella rossa infame. Continua ad interagire con Aiden fino ad arrivare al lago. Citati Mike e Davidino. Flertino tattico con Axel e intanto ruba il caffè ad un povero png a caso.


    Edited by -RedFlag- - 8/9/2023, 16:46
     
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    L’aveva promesso. Certo, un po’ a malincuore ma, in fin dei conti, ogni promessa era pur sempre un debito. Almeno, così si vociferava. Non che avesse avuto chissà quale esempio avanti a sé ma, una volta ogni tanto, gli avrebbe fatto bene uscire dal suo nascondiglio poco segreto per mischiarsi alla folla con la quale, già dall’anno precedente, si vedeva costretto a coabitare sotto lo stesso tetto scolastico. Un bene? Forse sì. Da quando aveva messo piede lì dentro, Michael, avvertiva un senso di protezione, come se quelle quattro mura servissero ad allontanarlo da quello che era, a tutti gli effetti, il suo destino. Una mera illusione, niente più e niente meno ma, nonostante tale consapevolezza, era riuscito ad esporsi, lasciandosi avvicinare da coloro che reputava affini al suo modo di essere. Un’impresa ardua fatta di attenti calcoli –spesso errati-. Impresa che, fino a quel momento, aveva dato i suoi frutti e, ora, stava a lui coltivare quei che il suo seminato aveva da offrire. Si lasciò cadere sul materasso, raccogliendo le mani sotto la nuca, socchiudendo gli occhi in attesa di quel fratello così attento alla sua immagine da apparire una specie di primadonna insopportabile. Passarono non più di due minuti e, spazientito, si tirò a sedere, cercando con lo sguardo l’immagine altamente narcisistica di David, alle prese con cosa, poi? “Quindi?” Lo incalzò, nel tentativo di esortarlo a muovere quel dannato culo. “Sei bellissimo, basta che ti dai una mossa. Possiamo andare?” Commentò apatico. Posò le chiare iridi su di lui, in attesa di qualche stronzata made in Harris. Classico. Maledetta Riis. Potevo farmi i cazzi miei. Quella ragazza era stata categorica e, alla fine, si era lasciato convincere a fare parte dell’allegra combriccola che avrebbe dato il benvenuto al nuovo anno scolastico, attorno a un falò, organizzato da prefetti e caposcuola, i quali si erano presi la briga di farsi un culo tanto per intrattenere gli sfortunati studenti, depressi, alle prese con il nuovo inizio. Non male come idea. Con un colpo di reni si portò in posizione eretta, dirigendosi cauto verso il moro e, dopo avergli posato una mano sulla spalla, lo spinse letteralmente verso l’uscita della stanza che condividevano dall’anno precedente e che ora, con l’assenza di Kai, dava quel sapore di casa. Uscirono dalla Sala Comune, in silenzio, fianco a fianco, percorrendo la semi-oscurità dei sotterranei, senza esitazione alcuna. Quella era divenuta la loro casa e, fino a prova contraria, l’unico luogo nel quale nessuno dei due temeva per la propria incolumità. “David?” Intavolare una discussione con il proprio fratello, nelle famiglie normali, non poteva considerarsi così difficoltoso ma, tra loro, le cose –seppur migliorate- non avevano ancora trovato un equilibrio tale per potersi definire amici. Tempo al tempo. Il loro rapporto aveva bisogno di una ripulita e, pian piano, uniti da un bene superiore, ce l’avrebbero fatta, accettandosi per quel che erano. Forse. “Vuoi?” Gli porse una sigaretta, lasciandola scivolare fuori dal pacchetto per poi recuperarne una per sé stesso e, una volta all’esterno, accendersela rapidamente.
    Camminarono distrattamente, tenendosi alla larga dai gruppetti random che si accalcavano sul sentiero che conducevano sul luogo del ritrovo, ancora poco convinti del perché si trovassero su quella via. Di certo, una delle loro motivazioni, vestiva i colori rosso oro e, oramai, non si trattava di un segreto, nemmeno più per suo fratello. Inspirò il fumo, lasciandolo fuoriuscire dalle narici. “Tu e la Wheeler, eh!” Piegò la bocca in quello che aveva tutta l’aria di essere un sorriso canzonatore. Nel suo tono non vi era traccia di rimprovero, al contrario, nutriva la profonda speranza che, quella giovane donna, riuscisse lì, dove in molti avevano fallito. Certo, non ci avrebbe messo la mano sul fuoco ma era pur sempre suo fratello, sangue del suo sangue, e augurargli il meglio, dopo avergli inflitto il peggio, forse era un atto dovuto. “Allora non sei così coglione come sembri!” Questa volta il sorriso si aprì sulla sua bocca, sancendo la sua intenzione di scherzare riguardo il suo fare, spesso e volentieri, spavaldo e irriverente. La Grifondoro non doveva essere affatto un’anima facile ma, per quel che aveva potuto osservare, riusciva a tenere testa a quel cazzone che aveva speso gran parte della sua esistenza a comportarsi come se nulla riuscisse a scalfirlo. Idiota. Tutti, chi più e chi meno, meritavano un attimo di pace, un sorso di aria pura. Anche lui, sempre che non fosse così imbecille da vanificare i suoi sforzi, mandando a puttane ciò di cui, all’apparenza, sentiva il bisogno. Linee guida. Niente più. Mike sarebbe stato lì, a disposizione per consigli disinteressati –anche non richiesti- ma, alla fine, la scelta di come gestire la sua relazione sarebbe stata sua e sua soltanto. “Non lasciarla andare!” Così come lui avrebbe fatto di tutto per non lasciarsi scivolare via, l’unica persona che, senza neanche faticare, riusciva a farlo sentire umano, soprattutto dopo essersi macchiato le mani con il sangue di un uomo innocente per compiacere quel padre padrone senza scrupoli. “Sei persino più simpatico negli ultimi giorni, da quando…” Non fece in tempo a terminare la frase che, davanti a lui, si palesò lo scenario nel quale si sarebbero dovuti muovere. Che avessero fatto un ottimo lavoro, non vi era alcun dubbio ma, si sapeva, nulla sarebbe stato lasciato al caso. Decorazioni, musica, cibo e bevande. Tutto l’occorrente per trascorrere una giornata differente, all’insegna di quel divertimento tanto decantato. Si addentrarono, lentamente e, per chissà quale motivo, alcuni occhi indiscreti volarono fino a loro. “Interessante.” Un po’ inquietante ma interessante come reazione. Non aveva idea di essere così conosciuto, nonostante fosse il cacciatore dei verde-argento, era pur sempre il classico tipo sulle sue. Alzò la mano quando, da lontano, vide il gruppetto formato dalla Riis, Drogonov la rossa e il biondino del quale non credeva di conoscere il nome Walter. Watson. Qualche cosa del genere. Salutò i due membri della squadra lasciando intendere che presto sarebbe giunto a loro. Da lontano, qualcuno catturò la loro attenzione. “Non è tua quella?” Domandò, pur sapendo già la risposta. Halley indossava la maglia di David e la faccenda lo fece sorridere leggermente. “A proposito, fratello, siete rumorosi.” Poteva comprendere la loro foga, essendo stati lontani per più di un mese ma, se si fosse ripetuto, sarebbe tornato da Dean a farsi torturare piuttosto che sopportarli. Si sporse in avanti, seguendo con lo sguardo la figura del prefetto di Grifondoro. “Stai con una spillata. Puntato in alto, eh!” Un caso ma trovava così divertente punzecchiarlo sul vivo che, anche volendo, non poté farne a meno. La ragazza di David, comunque, lo portò dritto dall’oggetto del suo desiderio, colei che avrebbe avuto, comunque, tutta la sua attenzione: Grace. Entrò in scena a braccetto con Knox, il tipo che, dopo la sua caduta, si era premurato di trasportarla in infermeria, evitando il peggio. Sì, gli era grato ma, quella confidenza, lo indispettì. Fece un passo in avanti quando, improvvisamente, si sentì strattonare per un braccio e, in pochi istanti, fu trascinato letteralmente al bordo del lago dove, proprio a pochi passi da esso, sorgeva una pista improvvisata dove alcuno studenti avevano dato il via alle danze. “Spero tu stia scherzando.” L’aveva preso alla sprovvista, altrimenti avrebbe, senz’altro, opposto resistenza. Si bloccò a bordopista e lanciò uno sguardo tra i presenti per comprendere cosa avesse scatenato la voglia di gettarsi nella mischia di quell’asociale. “Non fare lo stronzo!” Una parola. Troppo tardi, la territorialità del mannaro aveva preso il sopravvento. Lo lasciò al suo destino mentre, cautamente, restò in disparte ad osservare la scena, speranzoso che qualcuno giungesse a salvarlo o, per lo meno, attenendo il momento giusto per defilarsi da quella scomoda situazione che si era creata. Lui e il ballo? Poli opposti e mai destinati ad incrociarsi.

    Interagito con David. Giunto sul posto, saluta da lontano Freya e Axel e poi cerca Grace e la veda con coso (inizi a starmi antipatico v.v). Improvvisamente viene trascianto da David verso la pista dove stanno Halley e Daphne. Si ferma sul bordo perchè, no, lui non balla. Cià. Salvatelo! <3
    Michael indossa una magliatte bianca e costume -appena sopra il ginocchio- nero, come la sua anima.
     
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    Ollie Turner 🌻 sesto anno, tassorosso


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    - Lo sai vero che non te l'ho chiesto..? - Questa era stata la domanda di Ollie alla sua compagna di camera, una ragazza dai lunghi capelli rossi e il viso colmo di lentiggini, con la fronte un po' corrugata mentre se ne stava ferma immobile sulla sedia lasciandosi mettere la seconda passata di mascara. Aveva paura che anche un piccolo movimento avrebbe potuto rovinare tutto. - Oh, per l'amor del cielo Ollie, taci! È la prima festa dell'anno, e tu volevi andarci in pigiama -, aveva risposto la rossa tutta indispettita mentre smanettava quel mascara a destra e la manca, finendo per puntarlo addosso ad Ollie. Se lo sarebbe visto finire dentro un occhio, ne era abbastanza sicura. - Okay, però...i cinesi escono anche in pigia-...- - NON M'INTERESSA COSA FANNO I CINESI. Tu vestita in pigiama non ci vai. -. L'aveva zittita una volta per tutte. Ollie di tutta risposta aveva alzato lentamente le mani in segno di resa, valutando se dirle o meno di stare calma. Riflettendoci bene però, era meglio evitare categoricamente di infilare il dito nella piaga. Soprattutto perché in quel caso specifico aveva un maledetto mascara ad un millimetro di distanza dall'occhio sinistro. Si erano guardate, rimanendo entrambe in silenzio per un tempo indeterminato prima di scoppiare a ridere. Alla fine le due erano uscite dal dormitorio, Ollie con addosso un costume due pezzi bianco e sopra un abitino celeste, leggero e un po' corto per i suoi gusti, accompagnato da un paio di sandali bassi e un giubbottino di jeans chiaro che aveva deciso di portare preventivamente. Aveva salutato la compagna di camera dopo essere scese dalla torre, prendendo strade diverse.
    Cosa aveva fatto durante l'estate, la tassorosso? Aveva lavorato, e anche tanto. Il serraglio stregato però lo vedeva anche come un piccolo rifugio, dal momento che provava simpatia per quasi tutte le creature e non solo per quelle carine e coccolose. Per non parlare del fatto che così aveva avuto modo di mettere da parte un bel gruzzoletto, se aggiunto a quello della stagione precedente. Da un po' di tempo a questa parte si sentiva leggera, il che era una stranissima sensazione, imprevedibile, quasi fastidiosa, preoccupante. Sto male? Si era ritrovata a chiedersi, un giorno di fine luglio. Forse era merito degli animali con cui aveva il piacere di lavorare. Una sorta di pet therapy. Alla fine ci aveva fatto l'abitudine, più o meno, non ancora del tutto convinta. Forse, aveva pensato, tornando a scuola questa leggerezza se ne andrà proprio come è arrivata. In silenzio, d'improvviso. E in tutto ciò, come se non bastasse, aveva passato il g.u.f.o discretamente bene. Se ne era uscita proprio con quelle due parole, rivolgendosi ai suoi genitori una volta tornata a casa, ma solo ed esclusivamente perché le era sembrato inappropriato compiacersi ed esaltarsi nel dire che li aveva asfaltati. Dopotutto, mica le avevano dato una medaglia. Doveva rivedere le sue priorità.
    Una volta arrivata alla festa aveva dato una veloce occhiata in giro individuando per prima cosa il bel gazebo che avevano allestito apposta per l'occasione. Molto carino, davvero molto carino. Per non parlare del delizioso ed invitante odorino che proveniva fuori dal tendone: qualcuno stava grigliando?! Wow. Stavolta si sono superati, aveva pensato con uno sguardo sorpreso avvicinandosi al buffet a prendere un calice di fresca limonata. Si era poi soffermata a guardare figure familiari, compagni e compagne di studi, a cui avrebbe fatto un cenno di saluto qualora gli sguardi si fossero incontrati. Ma era una sua sensazione o la temperatura in quel posto era più calda? Avevano pensato proprio a tutto.



    Post di arrivo - saluta i presenti, per chi volesse interagire è nei pressi del buffet :mah:
     
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    Adrian Shepherd docente di trasfigurazione


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    Ma in che senso a lui non era permesso fare il bagno nel lago nero? Solo perché era un professore che al falò ci andava in quanto tale solo ed esclusivamente per supervisionare una mandria di adolescenti su di giri? Che ingiustizia! Nei suoi anni trascorsi ad Hogwarts nessuno aveva avuto la brillante idea di organizzare un evento simile. E lui mai e poi mai, ufficialmente parlando, si era gettato di proposito nelle acque del lago per vincere una scommessa. Assolutamente mai.
    Nello specchio ovale della sua stanza aveva fatto le prove di presentazione, come la figlia gli aveva caldamente consigliato. Doveva essere professionale, distinto, dare una buona prima impressione al resto dei docenti e al corpo studentesco. L'aria da bonaccione alla mano non andava per niente bene, perché altrimenti mica lo avrebbero preso sul serio.
    Per l'occasione, dopotutto era il suo primo giorno, si era fatto la barba e tagliato i capelli, acconciandoli con un ciuffo da una parte facendo particolare attenzione che fosse tutto in perfette condizioni. Non doveva spostarsi nemmeno un capello. Una volta pronto, con il completo grigio addosso e il costume lasciato tristemente in stanza, si era avviato verso il lago nero a passo deciso godendosi la brezza di quel luogo che un po' gli era mancato. Tornare ad Hogwarts dopo tutti quegli anni, che ricordi. Il primo pensiero era andato alla sua defunta moglie, che aveva avuto il piacere di conoscere proprio lì sin dal primo anno. Lui tra le fila dei grifondoro e lei tra quelle dei serpeverde. Sette anni passati a bisticciare e ad essere in competizione anche sul campo di quidditch.
    Si aggiustò la cravatta entrando nell'area del falò, avvertendo una temperatura stranamente più alta e pentendosi immediatamente di essersi conciato come un maledetto pinguino. Perché? Perché l'unico altro adulto presente, che i suoi occhi azzurri avevano immediatamente avvistato in mezzo a tutti gli altri, era vestito in modo totalmente diverso. Meno formale, poco ma sicuro. Il primo pensiero fu quello di tornare immediatamente in stanza per cambiarsi, prima che qualcuno potesse notarlo tutto agghindato in quel ridicolo modo e gli affibbiasse qualche nomignolo. Gli adolescenti erano perfidi, e lo sapeva bene.
    Invece, per quanto una voce interiore gridasse di fare subito dietro front , continuò a camminare con una mano in tasca in direzione del buffet dove si soffermò a prendere una tartina al volo prima di dirigersi verso l'altro, presupponeva, docente. - Buon pomeriggio! - Esclamò con un sorriso smagliante da trentadue denti, porgendogli la mano. - Splendida giornata, non è vero? - Faceva giusto un po' caldino sotto tutti gli strati del suo completo, ma dettagli. - Sono Adrian Shepherd, il nuovo insegnante di trasfigurazione. - Nel peggiore dei casi si sarebbe tolto la giacca.


    Arriva al falò, prende un tartina e interagisce con Lennox
     
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    Una delle cose che più gli stavano sul cazzo di quella scuola erano i continui eventi a cui gli studenti erano tenuti a partecipare. Andare al falò, a differenza dei balli ufficiali, non era obbligatorio, ma la Wheeler ci sarebbe stata e lui, possessivo com'era, doveva assicurarsi che nessuno osasse avvicinarsi a lei. Tra l'altro, il tutto si sarebbe svolto nelle vicinanze del Lago Nero quindi quella nana sarebbe stata in costume, mostrando le sue grazie a tutta la popolazione maschile, tra cui il suo bel didietro. Quasi tutti sapevano che si stavano frequentando dallo scorso anno, anche se il loro era diventato un rapporto esclusivo solo negli ultimi mesi, quindi, di norma, nessuno avrebbe dovuto avvicinarsi a lei se non voleva incorrere nell'ira di David Harris, ma i coglioni senza cervello c'erano sempre e pestare a sangue qualcuno non gli sarebbe dispiaciuto affatto. Si sistemò i capelli ribelli e si guardò allo specchio, soddisfatto di ciò che vide, sì era davvero... bellissimo come aveva detto suo fratello. «Lo so, vermetto. Più di te, adesso possiamo andare.» Ghignò e lasciò che gli mettesse un amano sulla spalla per spronarlo a uscire dalla stanza. Il loro rapporto era leggermente migliorato in seguito all'alleanza che avevano stipulato per far fuori quel bastardo di Dean, inoltre, Micheal stava provando sulla propria pelle ciò che era stato fatto lui, si capivano, anche se il loro modo di vedere le cose sarebbe sempre stato diverso. Accettò la sigaretta che gli porse e l'accese con un colpo di bacchetta, se la portò alle labbra e inspirò una buona dose di nicotina. Quella merda non aveva mai avuto un effetto calmante su di lui, ci voleva qualcosa di più forte per farlo rilassare, ma col tempo era diventata un'abitudine. E poi attualmente gli serviva per non scaraventare per l'aria quei dementi che gli intralciavano la strada, solo che uno, come capitava ad ogni inizio anno, gli urtò una spalla e David, spazientito, lo spinse facendolo cadere addosso a un primino. Gli davano troppo sui nervi. «Sì, io e la Wheeler ci diamo dentro, ma questo già lo sai, ci hai sentito.» Disse quelle cose con molta nonchalance, anche perché suo fratello era un mannaro, aveva un udito sopraffino, e per quanto la mora avesse cercato di non urlare come suo solito nei giorni in cui era stata da loro a Londra, l'avrebbe sentita ugualmente. Il tempo trascorso in sua compagnia era stato stranamente piacevole, salvo i loro continui battibecchi per cose di poco conto. La nana aveva un bel caratterino, ma in fondo gli piaceva anche per questo. «Che mi dici di te e la ragazzina? Si è concessa?» Schioccò la lingua sotto il palato e fece un altro tiro di sigaretta. Quella tipa gli stava sui coglioni, ma alla fine era il vermetto che la frequentava non lui, e finché si faceva i cazzi suoi e non si intrometteva negli affari di famiglia andava più o meno bene così. «Se sono coglione io lo sei anche tu, condividiamo lo stesso DNA.» Era un dato di fatto. “Non lasciarla andare!” Lo guardò con un sopracciglio inarcato, divertito e allo stesso tempo nauseato dall'ingenuità che a volte suo fratello manifestava. Aveva visto di cosa fosse capace Dean, quell'uomo non aveva scrupoli, e finché non fosse morto non avrebbero mai potuto vivere liberamente la propria cazzo di vita, ma Micheal spesso sembrava dimenticarselo. «C'è una data di scadenza per tutti e due.» La voce, dura e seria, sottolineava il peso di quelle parole. Non sapevano nemmeno se sarebbero riusciti a sopravvivere quando il momento dello scontro finale sarebbe finalmente giunto, quindi frasi del genere non avevano alcun valore per lui. «Da quando cosa, vermetto?» Perché si era bloccato? Ah, per l'allestimento inutile del falò, certo. Non gliene fregava nemmeno un po' di come avevano allestito quel posto, non c'erano nemmeno gli alcolici e, come al solito, aveva dovuto provvedere lui a portarseli. Che rottura di coglioni.
    Da lontano sentì il saluto della Riis, si voltò in sua direzione e ghignò. «Freya, ti trovo in forma.» La squadrò dalla testa ai piedi, godendo di quella vista. La serpe era decisamente un piacere per gli occhi, inutile negare. A Dragnov concesse un breve cenno del capo, quel tipo doveva essere impazzito in quei mesi. Non ce l'aveva più a morte con lui e nemmeno parlava più di quell'avvoltoio del cazzo che, a quanto pareva, si era definitivamente tolto dai coglioni. Le sue orecchie la ringraziavano per tale gesto. «Che cazzo hanno da guardare tutti?» Si sentiva osservato, per caso volevano un autografo? Buttò a terra il mozzicone di sigaretta e prese dallo zaino che aveva in spalla una bottiglia in plastica contenente vodka liscia spacciata per acqua. Svitò il tappo e bevve un lungo sorso. Adesso andava decisamente meglio. Stava per mettersi a cercare la sua cometa, ma non ce ne fu bisogno, a indicargliela fu proprio Micheal. La prima cosa che notò furono le sue gambe nude e la maglietta che stava indossando: era la sua. Si leccò le labbra, eccitato dai movimenti della nuova Prefetta di grifondoro che aveva ufficialmente fatto capire di essere fuori dal mercato. «Chissene fotte della spilla, sto con lei per altro.» Decisamente per altro e non si riferiva solo al suo corpo. «Piuttosto la tua mi pare sempre in compagnia di qualche ragazzo, fratello. Sicuro di essere l'unico?» Prima il cantante sfigato, poi adesso pareva intendersela con Knox, doveva scegliere, non poteva avere di certo tutti. E poi gliene sarebbe andato a dire quattro se faceva soffire il vermetto, solo lui poteva farlo. Adesso, però, aveva altro a cui pensare perché non gli piaceva affatto il modo in cui alcuni stavano guardando la sua nana. Così prese per un braccio Micheal - col cazzo che sarebbe andato in quella specie di pista da ballo improvvistata da solo - e lo trascinò proprio in quella direzione. «Mi vado a prendere solo ciò che è mio.» E con questo, si avvicinò a Halley di spalle, le mise una mano su un fianco per farla voltare e si aventò sulle sue labbra, schiudendole con lingua e dando il via ad un bacio passionale. Le sfiorò il sedere con le mani da sotto la maglietta, risalì accarezzandole la schiena e si fermò aprendo i palmi al centro di essa. «Non sapevo fossi una ladra, Wheeler. Questa maglia è mia.» Le passò, soddisfatto, la lingua sulle labbra e poi guardò scocciato la bionda, malaguratamente amica di cometa. «Andesen, invece il tuo esemplare geloso dov'è? A farsi un'altra? Non lo biasimerei.» Quella perfettina del cazzo doveva essere una figa di legno, palese. E sì, l'aveva sentita. Tornò poi a concentrarsi sulla mora che lo stava guardando di traverso. «Ha inziato lei.» Fece spallucce e, nel mentre, le mise una mano sul sedere che strinse possessivo, come se nulla fosse.



    Interagito con Mike, Halley e Daphne. Salutato Freya, citato Nate, Axel e Grace
    Esce dalla stanza con il fratello, parlano, e poi arrivano al falò. Saluta Freya, saluta brevemente Axel. Mike gli fa notare dove sta Halley, così lo prende per un braccio e lo tracina in pista. Bacia Halley, fa la piaga con Daphne e niente, si comporta come sempre 😳
     
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