Lezione di Pozioni e Alchimia A.S. 2023/2024AMMESSI STUDENTI DAL 5° ANNO IN SU

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    «Mi sembrava di averti già detto di non contattarmi se sei ubriaco o fatto» a lui come a qualsiasi altro cliente, ma soprattutto a lui perché so che ha tendenze da tossichello. Dovrei farmi mandare un curriculum dalla gente, curriculum per la posizione di "cliente": tossici e imprevedibili non sono ben accetti, questi sono pazzi, potrebbero girarmi le spalle all'ultimo e prendere iniziative azzardate... ehi aspetta, mi ricorda qualcuno «ah, sei sobrio? Allora la cosa è grave» smetto di fare qualsiasi cosa stavo facendo, in particolare la mia bacchetta si ferma a mezz'aria e con essa le boccettine intente a spostarsi da una parte all'altra delle teche di vetro. E così fisso male, molto male, la radio da cui viene la voce maschile agitata come quella di una ragazzina al concerto di Harry Styles. Vediamo di smorzare immediatamente questo immotivato entusiasmo «non puoi davvero aspettarti che ti prenda sul serio. Mi stai chiedendo di procurarti qualcosa che non si sa dove sia perché probabilmente manco esiste. È una leggenda del cazzo, hai sbattuto la testa per caso?» questa conversazione mi sta stressando. Sta sfidando il mio cervello, lo sta spingendo al limiti della sopportazione. Come tante altre conversazioni avute nell'ultimo periodo: ci sta una strana agitazione nel mondo di noi professionisti in cose losche, una frenesia continua dovuta probabilmente a qualche ricco coglioncello annoiato che si è divertito a spargere la notizia che oggetti dagli incredibili poteri a lungo protagonisti di svariate leggende siano, in realtà, veri. E che siano ovviamente da qualche parte. E tutti ci credono. Tutti ne sono fottutamente convinti! Ma cos'è questa isteria di massa? Era da molto che non sentivo parlare di questi fantomatici tesori di Priscilla o qualcosa del genere. Non si sa neanche nello specifico di cosa si dovrebbe trattare, però comunque dopo le dovute ricerche una persona intelligente ha classificato la cosa come una storiella della buonanotte per maghi purosangue. Ma pare che questo mondo si davvero popolato da idioti «non ho tempo di giocare alla caccia al tesoro con te. Torna chiedendomi qualcosa che esiste, allora potremo parlare di affari» non ho voglia di fare l'Indiana Jones della situazione e partire per chissà quale spedizione. Dove vorrebbe che andassi poi, in giro per il mondo?! Certo, come no, preparo la valigia. Vorrei tornare ad ascoltare la mia musica del cazzo. Tempo scaduto. Giro la manopola della radio vintage e accordi rock anni '80 tornano a coprire la voce stridula dell'omino dall'accento dell'est Europa.

    venerdì 20 Ottobre 2023
    Tenuta del castello

    EISD
    Oggi Fletcher boscaiolo. Oggi camicia a quadri in flanella, ovviamente di un colore pacato come il grigio, non vorremmo essere troppo alternativi. E attenzione, anche un paio di jeans. E come mai questa mise così singolare? Ma perchè Fletcher è un sempliciotto, e quando la lezione si tiene all'aperto e si rischia di sporcarsi, il suo abbigliamento si adegua alla circostanza. Mamma mia Fletcher, sei proprio un un boy scout. Allora, che abbiamo qui... la cattedra è stata spostata all'esterno, proprio come avevo chiesto. Varie strumentazioni tra cui ampolline, scatoline, barattolini sono stati portati sul posto, molto bene. E sul terreno troviamo dei quadrati dal lato di circa un metro e mezzo contrassegnati da dello spago. Che avrei preferito fosse bianco per essere più evidente, invece è color corda. Quindi questa mansione è stata portata a termie solo a metà. Dio, che nervi i lavori approssimativi. A cosa serve avere un assistente quando devi sistemarti le cose da solo? Axel a quanto pare approfitta della gentilezza del bravissimo professore di pozioni per fottersene e fare il suo lavoro in maniera frettolosa. Immagina se un giorno dovessi assecondare quel pensiero intrusivo che mi bisbiglia all'orecchio di far crollare la mia copertura e mostrarti chi sono davvero. Così, solo per poterti mollare un ceffone e vedere la tua faccia stupita per questo incredibile plotwist. Maledetto cane. Ovviamente non lo faccio: ormai è circa un anno che Ethan Kontos vive ad Hogwarts sotto copertura indossando le vesti di Alan Fletcher, e sai cosa? Ha dato le sue soddisfazioni. Non per l'insegnamento, Cristo santo, fatta eccezione per qualcuno la maggior parte degli studenti sono delle vere e proprie braccia tolte all'agricoltura. No, grazie a questa copertura ho potuto osservare chi di dovere da lontano e con sguardo discreto. Non voglio ancora privarmi di questo vantaggio, non è ancora il momento giusto.
    «Buongiorno ragazzi! Anzi, dovrei dire buonasera... buonasera ragazzi!» ecco qua, inizia lo show come al solito: Fletcher sorridente che apre le braccia ai suoi studenti man mano che iniziano ad arrivare «probabilmente la location di oggi potrebbe stranirvi, non siate impazienti, capirete il motivo a breve» si spera, dipende quanto siete lenti ad immagazzinare informazioni e giungere alle conclusioni. Fosse Coleman, potrei lasciarlo qui una settimana e comunque non capirebbe che deve fare. Comunque sia «quella di oggi è una delle lezioni chiave del vostro percorso di studi nonchè, secondo il mio parere personale, una delle più divertenti» e si vede che Fletcher è divertito, direi quasi eccitato mentre si tira su le maniche della camicia nonostante il vento piuttosto freddino che continua a soffiare. Ma a lui non importa, lui pare non sentirlo «ma iniziamo con ordine. Quella di oggi sarà una lezione di alchimia che come abbiamo imparato a capire, può essere piuttosto complessa. Per questo motivo vi chiedo di interrompermi e pormi qualche domanda se non capite bene qualcosa» domande che selezionerò sul momento in base a chi mi sta più o meno simpatico. In pratica chi mi sta sul cazzo, si può arrangiare «molte cose in alchimia hanno origine dai quattro elementi. Questi possono essere combinati fra di loro o divisi ulteriormente per ottenere così tutti gli elementi che compongono la struttura del mondo. Ovviamente questo in linea teorica, nella pratica è molto più complesso di così. Quello che dovete ricordarvi è che si basa tutto su un gioco di equilibri particolarmente delicati, su un gioco di scambi e sulla comunicazione con gli elementi stessi» tengo in mano quello che sembra un normale gessetto e disegno in aria i quattro elementi alchemici di fuoco, terra, acqua e aria che prendono forma sotto gli occhi degli studenti «so che potrei essere ripetitivo, ma dovete sempre tenere stampati nella mente questi simboli quando lavoriamo con gli elementi. Vi ricordate a ciascun elemento quale simbolo viene associato, giusto?» e mi rivolgo alle teste di zucca davanti a me, è una vera e propria domanda e mi aspetto che qualcuno mi risponda. Decentemente si spera. Dai su, per Fletcher è una bella giornata, non mettetelo di cattivo umore.
    Ma procediamo invece con la vera sostanza, il vero argomento di oggi «innanzi tutto, qualcuno sa dirmi qualcosa sui golem? Miti, leggende... qualsiasi cosa va bene, voglio soltanto capire se avete la vaga idea di ciò di cui stiamo parlando» bel sorrisino, sono i ragazzini cresciuti questi, ragazzini e ragazzine in pubertà avanzata, cioè, mi aspetto conoscenze da ragazzini cresciuti. Ma chi voglio prendere in giro, non mi aspetto un cazzo. Al massimo che sappiano la definizione di Golem, che magari abbiano aperto un vocabolario e si siano soffermati sulla lettera G. Tre, due, uno, via alle risposte.


    Benvenuti a tutti alla prima lezione OnGDR di quest'anno scolastico!
    OffGDR avete già avuto altre lezioni con il professor Fletcher, che vi ha introdotto all'alchimia e a tutte le sue regola base (gli studenti iniziano a studiare alchimia a partire dal 4° anno, si suppone quindi che abbiate delle basi di partenza e una conoscenza delle regole e dei simboli base).

    Passo a riassumere rapidamente la situazione in cui vi trovate:
    Siamo all'ultima lezione della giornata, è quindi tardo pomeriggio.
    Per questa lezione, Fletcher vi ha fatti radunare in una zona adibita apposta all'interno della tenuta del castello. Al vostro arrivo, troverete la solita cattedra affiancata da un carrello colmo di ampolle, boccette e barattoli vari.
    Non troverete invece i classici tavoli da lavoro nè calderoni, fornelli o mestoli. Al loro posto, ci saranno dei quadrati sul terreno di un metro e mezzo e mezzo per lato contrassegnati da dello spago. Al loro interno troverete una montagnetta di terra e un secchio, queste saranno le vostre aree di lavoro per oggi.
    I simboli che Fletcher ha tracciato e che vi chiede di riconoscere, sono esattamente questi! Intervenite pure con risposte, domande, qualsiasi cosa di attinente (oppure no) alla lezione.

    Vi preciso chiaramente di giocare eventuali risposte coerentemente alle conoscenze che il vostro PG potrebbe avere in merito all'argomento trattato.
    Inoltre vi ricordo LO SPOILER, un elemento necessario che dovrà essere presente in OGNUNAdelle vostre risposte.
    In particolare per questo giro è sufficiente scrivere:

    Nome, Cognome, la casa di appartenenza, l'anno frequentato, un velocissimo riassunto delle vostre azioni e/o interazioni con altri PG
    Esempio:
    Tizio Caio
    III anno, Dittorosa
    entrato in classe e risposto ad una delle domande, interagito con Pinco Pallo?


    Avete tempo per rispondere fino al 28/10 alle 17, riceverete la mia risposta il 29/10
    Buon divertimento a tutti

     
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    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


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    Camminava a passo svelto per i corridoi del castello, con la borsa colma di libri a penzoloni su una spalla, cercando di evitare gli studenti provenienti dal senso opposto e provando a mettere più distanza possibile tra lei e quella piaga di Salazar che rispondeva al nome di Coleman
    -Te l'ho detto, sono in ritardo!- non era nemmeno una bugia, si trovava dall'altra parte della scuola e, per quella che sarebbe dovuta essere l'ultima lezione della giornata, avrebbe dovuto raggiungere l'esterno per non si sa bene quale motivo. Avrebbe voluto protestare e lamentarsi della camminata che le sarebbe toccata, ma se a chiederlo era quell'adorabile faccino del professore di Pozioni come si poteva dire di no? Sarebbe stato come picconare in mezzo agli occhi un cucciolo di foca, troppo persino per lei.
    -Mi vuoi lasciare in pace? Non mi interessa!- il ricciolino non sembrava demordere, continuava a seguirla con quella sua macchina fotografica persistendo con la sua nuova trovata con cui stava disturbando un po' tutto il castello: figurine come quelle delle cioccorane, ma sugli studenti. Peccato che fino quel momento avesse provato a fotografare solo la popolazione femminile, e cosa ne avesse fatto delle foto non era dato saperlo né Freya aveva questa gran curiosità di scoprirlo. Stava per raggiungere il portone per inforcare il sentiero esterno, quando i suoi occhi si posarono su una testa scura che avrebbe potuto tornarle utile -Ehi!- come diavolo si chiamava? -Alina! Eccoti finalmente, ti stavo cercando!- aumentò il passo quasi fino a farlo diventare una corsa leggera e prese sotto braccio il capitano dei Grifondoro, voltandosi poi verso l'inseguitore -Scusa, ho da fare. Devo farle da tutor, poverina!- ed indicò la ragazza con sguardo compassionevole come se avesse avuto bisogno di un sostegno -Sarà per la prossima- certo come no. Senza aggiungere altro riprese ad avanzare dando le spalle al ragazzo e portandosi dietro Halley come nulla fosse e, solo quando fu sicura che il ragazzo non le stava più seguendo, si decise a rivolgere la parola alla mora senza tuttavia lasciare la presa
    -Mi devi un favore, ho sentito che voleva proporti delle foto strane, ti ho salvata- falsità, ma ammettere che sarebbe stata lei ad essere in debito sarebbe stato anche troppo, soprattutto perché quella sarebbe stata la seconda volta che la nana le salvava il culo, la prima proprio a lezione di Incantesimi in cui stava per finire a farsi il bagno nel fango. L'aria fresca della sera le investì, finalmente quel fastidioso caldo aveva lasciato il posto ad un clima ben più mite che aveva sempre preferito e che, in un certo senso, l'aiutava a raffreddarle lo spirito che si surriscaldava fin troppo facilmente.
    -Allora, tu e David, eh?- domandò alla mora appesa al suo braccio, obbligandosi a fare conversazione. Era da un po' che i due erano usciti allo scoperto e, benché non avesse nulla da dire a riguardo, sembrava l'unico argomento che le venisse in mente in quel frangente. Rimanere in silenzio fino alla destinazione sarebbe stato troppo strano -Bhe, lui sembra..- si ammutolì corrucciando le sopracciglia continuando a guardare davanti a se, come sembrava David? A ben pensarci poco sapeva di lui a parte che aveva un fratello simpatico, allenamenti a parte non aveva mai passato tempo in sua compagnia da potersene fare un'idea precisa e, nonostante quei modi burberi e scostanti, quasi tipici dei suoi compagni verde-argento, non le piaceva parlare male dei suoi concasati, soprattutto di quelli della sua squadra -Mmmm.. simpatico?!- più una domanda che un'affermazione, non era il tipo di ragazzo che avrebbe consigliato ad un'amica, ecco. Passo dopo passo, la destinazione si fece sempre più vicina, notando già da una discreta distanza quanto quella lezione sarebbe potuta essere diversa dalle altre. Pozioni era una di quelle materie che la facevano innervosire di più, non importava quanto ci si applicasse e quando, nella teoria, fosse interessata ad imparare, niente andava mai come doveva e si ritrovava per le mani degli intrugli melmosi che non avrebbe fatto bere nemmeno al suo più acerrimo nemico. O magari si. Si fermò in prossimità di quelle che sembravano piccole montagne di terriccio pronte per essere trasformate in torte di fango e, finalmente, mollò la presa sul braccio della rosso-oro
    -Bene, sei salva- con la mancina le fece pat-pat sulla testa scura e le diede le spalle -Ci vediamo, Alina- prendendo posizione all'interno di uno dei quadrati contrassegnati da una sottile cordicella
    -'Sera- con un cenno del capo salutò il professore intanto che i compagni li raggiungevano prendendo posto a loro volta. Alchimia, cosa sapeva dell'alchimia? Niente, pari a Pozioni. E mentre il professore parlava, crebbe la consapevolezza in lei di doversi beccare l'ennesima T.
    “Vi ricordate a ciascun elemento quale simbolo viene associato, giusto?” Ma ti pare? Nemmeno a chiederlo, non aveva aperto mezzo libro, decretando che sarebbe stato solo tempo sprecato. Non era un comportamento da lei, di solito era una che si impegnava nelle lezioni e che ci teneva ad avere dei buoni voti ma, dopo tanti pali in faccia, aveva deciso semplicemente di arrendersi. Non era cosa per lei, il tempo perso a cercare di arrivare ad una misera A, a cui puntualmente non arrivava mai, poteva spenderlo studiando e migliorando in altre materie in cui, effettivamente, avrebbe potuto avere un futuro. Maturità era anche quello, no? Accettare il fatto che ci fossero argomenti non adatti alle proprie capacità. Nonostante ciò, la domanda seguente solleticò un tantino la sua memoria dato che, avendo frequentato per tanti anni una scuola che poteva vantare tanti studenti provenienti dall'Europa orientale, miti e leggende provenienti da quelle zone erano all'ordine del giorno, Golem compresi
    -Sono creature artificiali- rispose dopo aver alzato la mano -Almeno secondo i miti di cui ho sentito parlare, parrebbe animarsi grazie ad un simbolo che gli viene imposto, obbligandolo a seguire i comandi della persona che lo ha creato, e che si può distruggere eliminando proprio quel simbolo- ma sempre di leggende stavano parlando, tra quelle e la realtà vi passava parecchio.



    Freya Estrid Riis, V anno, Serpeverde

    Si tiene alla larga da un Coleman selvatico utilizzando Halley come scusa, interagisce con lei durante il tragitto e poi l'abbandona sperando in una compagnia migliore ( :cuore: ). Saluta il proffino e risponde a grandissime linee all'ultima domanda sui golem. Fine.
     
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    Corvonero
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    Era già qualche tempo che Danielle aveva fatto ritorno alla scuola di magia scozzese e se il suo inizio poteva essersi considerato piuttosto disastroso lo stesso non poteva dirsi dell’evoluzione. Il falò non era andato benissimo. S’era sentita sin da subito un pesce fuor d’acqua avendo quella fastidiosa impressione – unicamente personale – d’essere osservata da tutti proprio per la sua stranezza, per essere l’ultima arrivata quando in realtà più di tanto la sua presenza non era stata notata o almeno così era stato fino a che quel maledetto Grifondoro non l’aveva investita con la sua personalità – e quella sorta d’insulti – mettendola al centro dell’attenzione facendola passare per lo zimbello della situazione. Non l’aveva presa benissimo ma almeno, in tutta quella circostanza, aveva trovato una vecchia amica ed alleata: Rose. La Tassorosso le si era avvicinata e con il suo caratteristico fare gentile poteva dirsi l’avesse presa sotto la sua ala riuscendo a calmarla e permettendole di sfogarsi per tutto il tempo necessario in merito a quella vicenda. Un inizio burrascoso quindi ma che era servito alle due ragazze per unirsi. Differenti case le loro ma, al di fuori delle loro Sale Comuni praticamente inseparabili ed era proprio per questo motivo che, la Richards, stanziava poco fuori le cucine attendendo che la White la raggiungesse con il materiale necessario alla successiva, ed ultima, lezione di quel pomeriggio: pozioni. Con un sospiro Ellie si poggiò alla parete passandosi le dita a strofinare gli occhi scuri brucianti di stanchezza. Non stava dormendo benissimo nell’ultimo periodo ma testarda come al solito aveva declinato il suggerimento dell’amica di ricorrere a minuscole dosi di pozione della pace anche se, in quel momento, cominciava a mettere in discussione la sua stessa fermezza.
    «Pronta?» Domandò alla White quando quest’ultima spuntò dalle botti che fungevano da ingresso alla sua Sala Comune. «Secondo te perché l’appuntamento fuori dal laboratorio?» Era uno strano luogo d’incontro, o almeno, vi aveva perso l’abitudine in quei quasi due anni che aveva frequentato Ilvermorny. Lì la professoressa in carica faceva tutto nel laboratorio seguendo per filo e per segno l’ordine cronologico posto dal testo scolastico premurandosi di non fuoriuscire dai binari di esso. Abbastanza snervante abituata com’era stata al genio funzionale e creativo della Stojnov con la quale aveva instaurato un immediato feeling che prescindeva dal legame parentale scopertosi con uno delle sue sorelle e con quello sentimentale che la voleva unita all’uomo che definiva zio. «Non so se preoccuparmi o meno» le confidò sistemando al meglio sulla spalla la tracolla ricolma del suo materiale ma presto ogni dubbio e perplessità avrebbe trovato risposta giungendo al luogo d’incontro.
    «Buona sera professor Fletcher» un sorriso gentile ed immediatamente le due ragazze presero posto, in piedi, in quelle che avrebbero potuto essere identificate come le prime file. Danielle si guardò silenziosamente attorno osservando con curiosità gli elementi con la quale avrebbero fatto pratica. Al fianco del professore era presente un carrellino il quale, stracolmo, straripava di materiale che sarebbe potuto tornare utile per molteplici preparazioni. Abbassò lo sguardo quindi, passandolo ad ispezionare le aree delimitate dallo spago tutte uguali per conformazione tra loro che racchiudevano al proprio interno della terra ed un secchio. Cosa avrebbero dovuto fare? Difficile a dirsi e con un sospiro s’arrese all’idea che avrebbe dovuto attendere l’inizio della lezione per scoprirlo.
    «Mi danno proprio fastidio oggi» mormorò strofinandosi ancora gli occhi e, arrendendosi ulteriormente si chinò a recuperare gli occhiali da riposo posti nella tracolla. Fu quando li inforcò che, scorgendo una figura, s’irrigidì. «Anche qui» in realtà era abbastanza scontato che lo fosse ma in pratica aveva sperato che per astrusi motivi il ragazzo non seguisse la materia ma come avrebbe potuto essere così se pozioni era materia fondamentale? Dannazione. Si strinse nelle spalle cercando di sparire e mosse qualche passo indietro nascondendosi dietro ad altre persone per sfuggire, del tutto irrazionalmente, alla sua portata. «Ops, scusa» mormorò quando erroneamente urtò la figura slanciata di una bellissima ragazza dietro la quale andò a nascondersi. Forse lì non avrebbe attirato la sua attenzione, o almeno così pensò quando il professore diede il via alla lezione. Credendosi salva spostò lo sguardo verso il docente focalizzando immediatamente la concentrazione su di lui. Avrebbero trattato di alchimia! Gli occhi della Corvonero brillarono nella penombra del tardo pomeriggio ed istintivamente si spostò ancora per avere una visione migliore e non perdere la benché minima informazione che l’insegnante non aveva perso tempo a snocciolare. Estrasse quindi il suo taccuino impegnandosi immediatamente a schematizzare le nozioni, copiando i simboli e apponendovi al di sotto il nome dell’elemento. La lezione poteva dirsi partita con il piede giusto poiché per quanto la Corvonero fosse una fan del metodo scientifico non poteva non trovare interessante quell’argomento che sembrava voler fondere elementi come la chimica e le scienze, concreti, con elementi ai suoi occhi assolutamente astratti e naïf come poteva essere la religione, la filosofia. Un punto d’incontro tra quei mondi che sembravano altresì muoversi su rette parallele.
    «Vi ricordate a ciascun elemento quale simbolo viene associato, giusto?» La sua mano scattò immediatamente in aria e non appena si guadagnò il benestare del docente passò ad esplicare.
    «Il primo elemento, il triangolo rappresenta il fuoco. Lo stesso ma con una barra orizzontale superiore l’aria. Poi l’acqua e per finire la terra. È però importante sottolineare come in alchimia gli stessi elementi si facciano metafora di un significato più ampio, un’associazione dove ad esempio l’elemento del fuoco va a considerare il corpo energetico, la purificazione, il sud dei punti cardinali e persino l’estate come stagione. L’aria invece simboleggia la mente, la visione, l’est e si associa alla primavera e così via con gli altri...» Si fermò lasciando che anche altri potessero avere la possibilità di rispondere, tipo Rose che sapeva essere sempre sul pezzo con lo studio come lei e, sorridendole, le avrebbe ceduto la parola o, se il professore lo avesse voluto, avrebbe terminato l’illustrazione degli altri elementi ma fu quando l’uomo passò all’esplicazione successiva che cominciò ad intuire cosa forse avrebbero dovuto fare. Aveva letto delle leggende ed annuì alla spiegazione completa della Serpeverde. Quindi, avrebbero dovuto fabbricare il loro piccolo robottino personale! Figata! Sollevò ancora la mano.
    «Si dice posseggano anche una forza sovrumana. È vero professore?»


    Danielle Richards, V anno, Corvonero

    Interagito principalmente con Rose, citati Freya e William.
    Arriva con Rose a lezione con la quale scambia qualche chiacchiera finche giungono. Quando sono lì si nasconde convinta che William esista per tormentarla (?) e cerca di nascondersi dietro Freya che urta erroneamente per nascondersi. Ispirata dalla lezione non può a meno di fare la secchiona intervenendo più volte.
     
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    Era insofferente a Fletcher? Era decisamente insofferente al docente ed alle sue richieste del cazzo. Da quando lo aveva selezionato come suo assistente non aveva fatto altro che schiavizzarlo scaricandogli tutti i compiti più noiosi quali pulire e sistemare il laboratorio alla fine delle giornate, oppure, come in quel caso, preparare gli elementi necessari per le successive lezioni. Qualcuno avrebbe potuto pensare che così facendo, il docente, avrebbe servito un qualche vantaggio al burbero ragazzo dell’est ma questo pensiero era quanto di più lontano dalla realtà. L’omuncolo si limitava a sganciargli le sue richieste muovendo le manine quasi fosse un direttore d’orchestra divertendosi – Axel cominciava a crederlo – nel vedere mutare l’espressione del mannaro che da seria si sforzava di mantenersi tale evitando che il fastidio trapelasse dai lineamenti irrigiditi dalla tensione dove la linea della mandibola andava facendosi più netta sottolineando la tensione dei legamenti nella guancia. Da sentire poi le richieste! In quel caso, il docente, gli aveva chiesto di delimitare un determinato numero di quadrati in un’area della tenuta della scuola ponendovi all’interno una montagnetta di terra ed accanto un secchio. Fino a qui tutto okay per quanto ad ogni affondo della pala nella terra nella mente del Serpeverde prendessero vita i contorni dell’omicidio del docente il cui corpo poi sarebbe stato smembrato e seppellito in ogni singolo buco. Questo lo rinvigoriva decisamente d’energie per portare a terminare l’opera ma la pretesa dell’uomo era stata che lo spago con la quale avrebbe dovuto delimitare i quadrati fosse bianco. Bianco! Secondo lui avrebbe anche dovuto mettersi a dipingere quello stupido filo del cazzo?! Certo con la magia avrebbe fatto in un lampo il tutto ma, banalmente, non ne aveva voglia e questo lo aveva portato con una certa facilità a dimenticarsi di quella parte del compito. Se lo sarebbe fatto andare bene!
    «È tutto pronto, signore.» Annunciò rientrando nel castello e successivamente in quello che era il laboratorio di pozioni richiamando il docente alla lezione che di lì a poco sarebbe cominciata. Diede l’impressione d’attenderlo e, quando l’uomo si mosse verso un carrellino, pensò bene di alzare il passo verso l’esterno così da non essere ancora una volta investito del ruolo di servo. Che se lo portasse da solo quel carrello del cazzo!
    Passo svelto e orecchio da mercante si rollò una sigaretta prendendo il necessario dal sacchettino affondato nelle tasche e come pose piede all’esterno con la bacchetta accese l’estremità della sigaretta aspirandone immediatamente alcune boccate ma non era finita! Coso avrebbe sempre potuto raggiungerlo lì quindi era necessario dileguarsi ulteriormente optando per un giro certamente più largo ma che lo avrebbe coperto dallo sguardo dell’uomo. Arrivò comunque in anticipo e ciò gli permise di godersi la sfilata della parte femminile delle compagne di corso: quanto ben di Dio! Si appoggiò ad un tronco, in disparte a fumare, ostentando indifferenza generale verso chiunque mentre in realtà i suoi occhi smeraldini passavano al radar ogni singola ragazza degna di nota per i suoi personalissimi gusti. Con un ultimo tiro terminò la sigaretta e, stando attendo a non farsi beccare da Fletcher, con un colpo di medio e pollice gettò il mozzicone nel profondo della vegetazione lasciando che fossero gli elfi o il guardiacaccia a smazzarsi le pulizie del castello poiché, per quanto lo riguardava la sua parte nel laboratorio di quello che adesso stava blaterando la faceva fin troppo. Annoiato spostò lo sguardo sul professore arrendendosi all’idea che comunque avrebbe almeno un minimo dovuto ascoltare quale fosse la sua idea in quanto era palese non sarebbe stata una lezione convenzionale fatta al chiuso e questo, in qualche modo, avrebbe potuto levargli un certo vantaggio che faceva riferimento alle ampie conoscenze della materia inculcate dal padrino che gli aveva fornito il materiale necessario per cavarsela nella stragrande maggioranza delle situazioni. Solitamente gli bastava un’occhiata del materiale preparato da Fletcher per intuire la tipologia di pozione che avrebbero dovuto preparare poiché, grazie alla disciplina ferrea di Ethan, sapeva ben distinguere gli ingredienti e le loro proprietà ma, a differenza di certi suoi compagni di corso che sembravano amare mettere in luce le proprie conoscenze, il bulgaro preferiva starsene per conto proprio evitando di intervenire a qualsiasi domanda meno che a quelle dirette.
    Spingendosi con la spalla si rimise in piedi passeggiando oltre le retrovie degli studenti ammassati fino a che non raggiunse colei che dall’inizio della scuola aveva attirato sopra tutti le sue attenzioni: Freya Riis.
    «Intelligente oltre che di una bellezza rara... Buon pomeriggio Riis» le sussurrò in un soffio all’orecchio, mani in tasca, chinandosi leggermente da dietro le sue spalle incombendo su di lei quasi fosse un’ombra oscura per quanto corpulenta e di certo incapace di passare in sordina più di quel tanto.
    «Quante arie che si danno, non trovi?» Continuò ignorando del tutto il contesto per sfiorare con il dorso dell’indice la base della schiena della lupa azzardando una confidenza che non sapeva realmente di possedere del tutto. «Bla... Blablablà... Blà» Freya avrebbe potuto stizzirsi ed infastidirsi da quel gesto che avrebbe potuto distrarla dalla lezione e/o attirare l’attenzione di Fletcher che, magari, accorgendosene, avrebbe potuto a sua volta infastidirsi dalla considerazione prestata dall’alunna o, invece, come il mannaro sperava, la Serpeverde avrebbe apprezzato scegliendo di accompagnare quel gesto ricercando a sua volta un contatto che il lupo non poteva fare a meno di evitare ora che determinati paletti erano saltati ben più di una volta. Era come una calamita la sua presenza. Era più forte di lui: ora che l’aveva scoperta doveva starle addosso. Istinto, puro e semplice così come quel desiderio di possesso che lo distraeva da qualsiasi parola ora stessero proferendo. Si passò la lingua sull’arcata dentale superiore sollevando riluttante lo sguardo dalla sua preda per dedicarsi al dovere. Quindi? Che voleva Fletcher? Giocare alle formine animate in riva al Lago Nero? Toccante.

    Axel Dragonov, VII anno, Serpeverde

    Interagito con il professore e con Freya.
    Prepara l'esterno per la lezione come da ordini e poi sgattaiola prima che gli possa appioppare altri compiti molesti. Giunto al luogo si mette in disparte e da lì guarda la sfilata delle piggiE che arrivano, successivamente, si avvicina Freya e la molesta un po'. Hi babe 🖤
     
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    William Knight | sesto anno | grifondoro


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    Anche i più grandi hanno delle debolezze, lo racconta la storia. Per Achille era il tallone, per Taylor Swift sono i gatti... La mia è pozioni. Non solo per l'estrema concentrazione richiesta nel tentativo di non far saltare per aria tutta la baracca - e, credetemi, io faccio già una fatica bestia a stare fermo nel banco per un'ora intera: è matematicamente impossibile che riesca anche ad essere preciso al grammo! - ma anche perché diciamo che la tolleranza di Fletcher ai "disturbatori" se l'assorbe tutta Coleman. E il prof ne ha davvero parecchia! Sono convinto che un giorno il livello di Coleman-sofferenza raggiungerà un picco talmente alto che gli esploderà la testa... dopo avere chiesto a tutti i presenti di smaterializzarsi. Perché sia mai che Alan Fletcher, eletto dagli studenti professore dell'anno dal 2020, possa anche solo pensare di ferire qualcuno dei suoi ragazzi. Da una parte, ammetto che mi infastidisce abbastanza stare "dietro a Coleman" nella scala dei disturbatori; è un po' come se si perdesse il focus sul fondamentale, cioè io. Tuttavia, ragionandoci, mi conviene mantenere un profilo basso... succedesse il contrario significherebbe solo una cosa e cioè che ne ho combinata proprio una grossa. Una catastrofe a cui è meglio non pensare.
    Onestamente, non lo so nemmeno io come sia riuscito a farmi ammettere al corso anche quest'anno: ho superato i GUFO con una A minimo strappata per simpatia (o forse più per la speranza di non rivedermi più)... no, credo che forse sia stato anche perché Fletcher è un tipo che pur di salvare i suoi ragazzi farebbe qualsiasi cosa.
    « Secondo te perché ci vuole vedere fuori? È un po' tardi per una gita fuori porta. CI SONO! Vorrà mandarci in gruppi nella Foresta Proibita a cercare ingredienti per gli intrugli » chiedo al compagno con cui sto andando verso il cortile esterno, a passo piuttosto spedito, mentre sistemo il nodo della cravatta. A metà frase ho una specie di illuminazione che mi porta a toccargli il braccio e costringerlo ad ascoltarmi.
    « Tutto molto bello ma, cazzo, è venerdì. La mia testa grida weekend da più o meno mezzogiorno, non mi va di andarci » Sto combattendo contro un rifiuto categorico per l'ultimo grande sforzo e so già che devo metterla sul piano della sfida se non voglio finire male.
    - Non lo so... Quello che so è che non diventerei suo assistente nemmeno se mi pagasse - ed ha un'espressione mezza divertita sulla faccia. Colgo al volo il riferimento a Dragonov. Il nome mi ha tratto in inganno la prima volta che l'ho sentito, credevo avesse a che fare con i draghi e che un giorno l'avremmo visto sedere sul trono di spade al posto di Daenerys madre dei draghi nata dalla tempesta eccetera eccetera. Invece no: è solo il galoppino di Fletcher. Un galoppino con la mano magica, però: ha un talento innato per le pozioni. Dev'essere stato per questo che è stato scelto. Inarco un sopracciglio, preparandomi a dire una cosa ovvia.
    « Di che ti preoccupi? Fai così schifo in pozioni che se ti pagasse sarebbe per assicurarsi di non averti nella sua classe mai più » sorrido perché so di aver detto il vero. Mentre il compagno carica un colpo per vendicarsi del torto subito, io mi distraggo per una chioma rossa all'orizzonte. Penso che sia Rain, il "Liam-cinema" sta già proiettando un film con protagonisti noi due, quando mi accorgo che non è lei. Incasso il colpo, colto alla sprovvista, e finisco col massaggiarmi il costato con la destra deluso.
    - Ah, io? Anche tu sei - ma lo stoppo sul nascere con la mia solita verve, anche se sono senza fiato.
    « Fantastico? Unico? Pieno di talenti? Lo so. » e presto lo saprà anche lei.

    Rallentiamo il passo davanti alla classe di pozioni all'aperto. C'è quasi tutto, tranne i banchi. Io e il mio compagno ci guardiamo in faccia: anche oggi Dragonov ha trotterellato alla grandissima. Perché di sicuro è stato lui a portare tutto fuori. Occhiata complice, poi allargo le braccia e le alzo a mezz'aria, lasciando a tutti la possibilità di notarmi salutarmi e adorarmi.
    « Professore! Lo so, anche io sarei felice di vedermi. Ah ma... che ha fatto ai completi? » lo saluto sorridente e passando di fianco alla cattedra noto il suo abbigliamento. È strano vederlo vestito normale, sembra più giovane! Sembra uno di noi. Pazzesco. Non perdo tempo per sussurrare proprio questo al compagno che cammina davanti a me, pettegolo. Preso posto assieme agli altri, la prima cosa che faccio è far cadere la borsa ai miei piedi, poi mi stiracchio. Mi guardo attorno e riconosco Dragonov, la Riis, la White e... ma che cazzo fa, si nasconde? Guardo a destra, a sinistra, dietro. Non mi pare di vedere cose strane da cui fuggire. Incurvo le labbra verso il basso, pensoso. Che avrà visto? Toh guarda, una farfalla. Sarà meglio spostare il peso sul piede sinistro e poi sul destro, a turno, così non mi stanco. Ma quanto sarebbe fico giocare a twister? Una versione alchemica... Chissà se anche Fletcher ci ha pensato? All'improvviso sobbalzo: ero distratto quando il professore ha cominciato a disegnare col gesso in aria. Mi ritrovo così a guardare triangoli e linee scoppiettanti davanti a me. Non sono nuovo all'alchimia ma, proprio come per le pozioni, non credo di essere portato per la materia. Neanche me li ricordo questi simboli! Qualcuna invece sì.
    La lettrice. È uscita fuori dal suo nascondiglio, come le api col miele o le formiche con lo zucchero. Il richiamo della conoscenza, suppongo. Beh, con tutti i libri che legge in ogni momento non potrebbe essere diverso. La guardo, sono confuso e interessato allo stesso tempo. Io non sono una cima a scuola, diciamo che vado avanti per inerzia e simpatia e che preferirei essere ovunque tranne che chiuso tra quattro mura con la testa sui libri, ma non posso fare a meno di sentirmi attratto da chi invece sa un sacco di cose e non ha paura di dimostrarlo. Resto comunque perplesso mentre, seguendo la sua piccola spiegazione, cerco di collegare le forme i simboli all'elemento corrispondente e mi sposto in cerca di un posto migliore. Qual era la terra? Quale l'aria? La linea sta sotto o sopra? Mi confondo ancora di più quando Fletcher ci chiede dei golem. Chissà se stasera a cena serviranno sushi, ho proprio voglia di sushi. Porto una mano tra i capelli e scalo di un posto. Risponde la Riis, che parla dei golem come di creature artificiali vive e obbedienti al creatore. A questo punto mi fermo, il discorso si fa interessante. Un momento: io ho una cosa simile in camera mia! Una statuetta che parla come me, si muove come me e che mi assomiglia! Vorrebbe dirmi che potrei migliorarla? Soprattutto, perché ci sono dei secchi per terra? Spero per lui non abbia intenzione di tenerci qui tutta la sera e che quelli siano i nostri bagni. Mi rifiuto.




    William Knight, 6 anno, Grifondoro

    Arriva a lezione con un compagno di casa. Si mette in mostra per farsi salutare, interagisce col professore che ha cambiato look e sembra più giovane. Cosa più importante: fa fatica a stare fermo e si distrae di continuo, pensando alla cena e al weekend vicinissimo. Si chiede perché Ellie si sia andata a nascondere quando l'ha visto ma resta colpito dal fatto che sappia un sacco di cose. Lui no, lui è una capra che vorrebbe scaldare il banco se solo ci fosse (e riuscisse a starci dentro senza drammi.)
     
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    Rose Mia White

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    La scuola era iniziata da un pochino eppure nulla era come prima almeno per quanto mi riguardava. I miei occhi vedevano tutto in modo diverso che non sempre voleva dire peggiore di prima o migliore semplicemente diverso.
    Se in tutto questo lasso di tempo dovevo trovare qualcosa di positivo, non avevo nessun dubbio su cosa o chi rispondere ed era Ellie. L'unica nota intonata in una melodia completamente disarmonica.
    La giornata appena trascorsa non aveva avuto molti intoppi, era filata liscia senza grandi aspettative ed ora toccava all'ultima lezione della giornata e della settimana. L'indomani sera mi aspettava una dura serata lavorativa visto che dalla lettera della mia collega era chiaro che avevamo prenotazioni particolari. Adesso era meglio non pensarci e guardare il presente.
    Mi ero data una sistemata veloce nel dormitorio, alzando i miei capelli in una coda alta e facendo ricadere le lunghe punte sulle spalle e non solo, ero rientrata per dare da mangiare a Liam ed Etto prima di andare ad incontrare Ellie vicino alle cucine.
    Uscita dalla sala comune con tutto ciò che poteva servire per la lezione andai di corsa verso la mia amica Corvonero.
    «SI, sono pronta!» risposi sorridendo leggermente per poi mettermi al suo fianco. «Non ne ho la minima idea. Ormai ne ho viste di tutti i colori che a volte non mi pongo più domande!» feci spallucce con una piccola risata di seguito. «Non devi preoccuparti. Tu non di sicuro!» le diedi una leggerissima spinta con la spalla e le sorrisi «Andrà tutto bene e tu sarai fantastica. Ne sono certa. E se qualcosa non va nel verso giusto, non preoccuparti, siamo qui per imparare no?» Accidenti da quando ero diventata così "adulta". Se solo ascoltassi anche io stessa i miei stessi consigli. Continuai a camminare al suo fianco cercando di notare le sue diverse espressioni per cercare di capire cosa poteva passarle per la testa. Quanto eravamo cambiate in quel tempo lontane e mi chiedevo quanto la vita ci aveva centrifugato per ridurci in uno stato diverso da prima. Non sapevo molto e non lo avrei chiesto, avevo imparato che era meglio che la sottoscritta restasse lontana e non del tutto coinvolta per non portare dolore a coloro a cui volevo bene. Mi ritenevo un disastro verso gli altri ma non potevo farci molto.
    Si, perchè ad Ellie volevo bene ed era strano dopo tutto quello che era successo che ancora riuscivo a voler bene alle persone.
    Arrivati nel luogo predestinato alla lezione mi accodai alla mia amica «Buonasera!» dissi rivolgendomi al professore e continuando a guardarmi intorno come a voler studiare il luogo.
    Gli occhi si posarono per qualche attimo su Axel. Mi soffermai e nei miei occhi per qualche istante apparvero delle immagini che ancora facevo fatica a dimenticare e prendevano spazio nei miei sogni o meglio nei miei incubi. Scossi la testa sperando che non si fosse accorto del mio sguardo e continua a camminare.
    Seguì Ellie fino a prendere posto vicino a un quadrato fatto con lo spago nelle prime file. La leggera voce di Ellie mi fece voltare verso di lei «Cosa c'è? Qualcosa non va con gli occhi?» chiesi abbassando la voce e notando che se li stava strofinando prima di veder prendere i suoi occhiali. Dopo qualche istante la vide fare un "balletto" come a nascondersi «Ellie, tutto bene?» chiesi leggermente stranita. Proprio in quel momento il Professore iniziò la lezione.
    Mi misi in ascolto con il mio solito fare cercando di comprendere il tutto.
    Quando la mia amica rispose al professore associando elemento a simbolo con super precisione mi misi a guardarla con un sorriso spontaneo. Era lei, la Ellie che studiava e che con precisione sapeva ogni cosa. La vidi interrompersi nella risposta e guardarmi. Le sorrisi ancora di più e rimasi li in silenzio. Abbassai la testa leggermente continuando a guardare il quadrato.
    Il professore fece ancora un altra domanda e nella mia testa la parola Golem prese forma. Avevo letto di loro in un libro che era a Cas... mi bloccai e forse il mio viso cambiò espressione. Deglutii e chiusi per un secondo gli occhi dando le spalle ad Ellie. Un piccolo respiro e mi rimisi in ascolto. Se sapevo altre nozioni? Si, le sapevo. Se sarei intervenuta? Al momento no. Non aveva senso visto com'ero finita impegnandomi con tutta me stessa. Alcuni ricordi facevano male, bruciavano come fuoco vivo. Avevo perso qualcosa, forse più di qualcosa. Ero come un puzzle con dei pezzi staccati e ben nascosti che non riuscivo o forse non volevo ancora riattaccare e chissà se mai sarei riuscita a riattaccarli.
    Mi ricomposi e tornai alla lezione in silenzio.



    Rose Mia White - V anno - Tassorosso
    Mi incontro con Ellie e arrivo a lezione con la mia amica
    Saluto il professore e prendo "posto alla lezione"
    Nel mentre mi soffermo a guardare Axel.
    Non rispondo a nessuna domanda.
     
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    ROY HARGRAVES-V ANNO GRIFONDORO
    Accetti ogni dettame senza verificare. Ti credi perspicace, ma sei soltanto un altro dei babbei.
    Code ©#fishbone

    “Quindi...Possiamo andare a dormire?”
    Roy fece un sonoro sbadiglio uscendo dall'aula, non era tardi ma il Grifondoro aveva troppo sonno e voleva riposarsi. Non vedeva l'ora di tornare in sala comune e fiondarsi nel suo dormitorio, ma invece...
    Avevano passato ore e ore seduti ai banchi a leggere e a scrivere, ad ascoltare lezioni, o a esercitarsi in qualche incantesimo.
    Alla risposta negativa di un compagno accanto, Roy sbuffò “Ma come no? L'ultima lezione...Ma che palle.”
    Invece no, ci sarebbe stata l'ultima lezione della giornata e, controvoglia, seguì i compagni verso l'aula della prossima lezione
    Con sua grande sorpresa, non si trovava in aula “Buonasera professore” disse rivolgendosi con un cenno della mano ed un sorriso, mentre si infilava nella piccola folla di compagni, salutandoli con un cenno del capo.
    Questa lezione, per sua fortuna si teneva all'aperto. “almeno mi godo un po' di aria fresca, dopo una giornata nelle aule”. Fece un respiro profondo, godendosi l'aria fresca che gli riempiva i polmoni. “Che meraviglia..”
    Si guardò intorno per vedere un po' che cosa aveva preparato il prof e doveva ammettere che la lezione poteva rivelarsi interessante.
    Non era un grandissimo esperto in pozioni, a dire il vero e nemmeno in alchimia ma non si poteva mica negare il fatto che provasse a dare il meglio di se in ogni lezione. Faceva i suoi casini, questo era vero ma per essere arrivato fino al quinto (anche se aveva perso un anno per altri motivi, più che altro) voleva dire che qualcosa l'aveva imparato, no?
    Comunque la lezione cominciò e il professore iniziò a spiegare l'argomento che avrebbe trattato quel giorno.
    Iniziò con il disegnare nel vuoto dei simboli facendo una domanda alla classe. A cui rispose, senza errori almeno per quel che ricordava lo stesso Roy, la compagna corva Danielle. Si voltò verso la ragazza, che si trovava a poca distanza da lui “Brava, Richards! Avrei risposto così anche io”. Se era vero o era solo un modo per farsi notare (sicuramente senza alcun successo) dalla ragazza lo sapeva solo lui.
    Roy non era un portento in queste materie, era vero, però le trovava estremamente affascinanti. Appena sentì la domanda sui golem gli si illuminarono gli occhi. Ne aveva già sentito parlare, ovviamente, pensava fossero delle creazioni spettacolari e sperava un giorno di poterne creare uno tutto suo (sogna ragazzo, sogna).
    Alla domanda rispose la Serpeverde Freya correttamente, ma alzò comunque la mano per avere almeno il piacere di parlare. “Vorrei aggiungere solamente una cosa, anche se forse è una cosa ovvia e inutile...ma solitamente questi golem vengono creati in argilla o in pietra...ma magari si potrebbero creare con qualsiasi materiale, no?” Chiese senza pensarci. Infatti quella domanda gli venne mentre stava parlando. Quindi poteva anche aver detto una grande cazzata. Classico di Roy
    Infine abbassò la mano e rivolse un sorriso gentile anche alla serpeverde, aspettando che anche gli altri compagni dicevano la loro e che il professore continuasse la lezione. Sì, quella lezione poteva davvero essere piuttosto interessante. Sperava solo di non fare casini.




    Roy Hargraves | V anno | Grifondoro

    Sbadiglia, se la prende con qualche compagno immaginario, si avvicina alla combriccola di studenti e prof, che saluta gentilmente con un gesto della mano e della testa, ascolta la risposta di Danielle, complimentandosi con lei e aggiunge qualcosina alla risposta di Freya sulla domanda sui golem. The end
     
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    Dopo essere diventata Caposcuola, Daphne aveva dovuto organizzare al meglio il suo tempo per studiare, frequentare tutte le lezioni, svolgere gli incarichi che la nuova carica prevedeva, passare del tempo con le sue amiche e vedere Hunter ogni giorno, perché dormire tutte le sere insieme non bastava. Le sue giornate erano piene di impegni, tra l'altro le lezioni extra con il vicepreside la sfiancavano sia fisicamente che mentalmente; il mentalismo e la magia oscura richiedevano grande concentrazione, erano branche magiche molto complesse e le spiegazioni del suo mentore erano essenziali per capirne l'esatto funzionamento. Da sola, per quanto le costasse ammetterlo, non avrebbe mai potuto farcela, quindi, anche se controvoglia, aveva dovuto accettare che una persona sapesse tutto di lei, invadendo la sua mente e la sua privacy. Ma andava bene così. Si fidava del professor White, era un mago potente e preparato, soprattutto con gli incantesimi mentali e, quelli, lo sapeva, avrebbe dovuto controllarli alla perfezione se voleva vincere contro sua madre. Ellen si era rivelata molto più pericolosa e subdola di quanto pensasse; era anche in possesso di un Demiguise, una creatura alquanto difficile da catturare e dotata della capacità di prevedere il futuro a breve termine che, insieme all'abilità di quella stronza di leggere la mente, facevano di lei un nemico piuttosto complicato da abbattere. Per questo aveva bisogno di parlare con suo padre e di averlo dalla sua parte ma, per quanto si sforzasse, non era riuscita a scrivere neanche una parola sul foglio di pergamena che aveva davanti. Dopo aver chiesto a Charles di portarla da lui, Aleksander era scomparso di nuovo, ma grazie alla corrispondenza che aveva con il suo amico di infanzia era venuta a sapere che, a volte, chiedeva di lei. Era interessato, e ciò stava a significare, a breve, si sarebbero rivisti. Sospirò, avrebbe provato a scrivergli sollecitando un incontro domani, adesso doveva andare a lezione. Posò tutte le sue cose nella tracolla e, dopo aver riconsegnato il libro che aveva preso in prestito, uscì dalla biblioteca a spasso svelto. I corridoi brulicavano di studenti, ma Daphne, dopo tre anni in quella scuola, si era abituata a farsi spazio tra loro. Sua cugina Leyla le aveva chiesto se non le mancasse Durmstrang e la sua vita in Norvegia, e lei, senza esitare, aveva risposto di no. Una parte di lei avrebbe sempre amato quel posto - era pur sempre casa sua - l'altra, però, avrebbe sempre ricordato il dolore di quegli anni. D' un tratto si accorse che il suo gufo, Alec, stava volando verso di lei. Allungò il braccio per farlo appoggiare, gli sorrise, accarezzandogli la testa, e poi prese la lettera che aveva legata alla zampa. Era da parte di Charles. La terza in un mese. Daphne rispondeva per educazione, spesso dopo giorni, eppure il figlio del Ministro norvegese non demordeva. La leggo dopo. Sorrise al suo gufo prima che questi volasse via e infilò la lettera nella tasca destra della divisa.
    Svoltò a destra, felice di sentire la fredda brezza autunnale sulla pelle, e una volta giunta nella zona in cui si sarebbe tenuta l'ultima lezione del giorno, salutò educatamente il professore e, quando intravide Halley insieme a Freya, si diresse verso di loro. Sorrise divertita al pat-pat della sua compagna di stanza che, dall'alto del suo metro e settantotto, sovrastava la mora che, di certo, non poteva vantare la stessa altezza. «Ciao, Freya.» Si avvicinò alla ragazza. «Per caso anche stamattina hai dato da mangiare a Alec? Lo sai che non rifiuta mai del cibo, ma se continua così mi diventa obeso.» Si era accorta che la serpeverde aveva una passione per gli animali e, quando poteva, dava al suo gufo del cibo. Quando c'era Reina, mangiava gli insetti che collezionava di nascosto, adesso, invece, volava sul letto di Freya e, in cambio di cibo, si faceva accarezzare. Che ruffiano. «Halley, non sapevo che il tuo secondo nome fosse Alina.» La prese in giro, posizionandosi accanto a lei e davanti ad uno dei triangoli. L'anno scorso si erano limitati a studiare la teoria alchemica, Daphne aveva anche letto il libro che il docente le aveva consigliato durante la loro lezione di approfondimento. Era stata una lettura impegnativa, ma decisamente utile per apprendere importanti concetti di base, come simboli, combinazione degli elementi e diverse fasi del processo alchemico. La pratica, però, era molto più complessa e dare vita a qualcosa di nuovo, in questo caso a dei Golem, non sarebbe stato facile, anche per una come lei che, solitamente, eccelleva nelle discipline magiche esatte e sistematiche, che meglio si adattavano a menti scientifiche come la sua. L' Alchimia richiedeva equilibrio, i disegni dovevano essere precisi e niente poteva essere lasciato al caso. Sorrise. Aveva sempre amato le cose complicate, non a caso, anche il suo ragazzo lo era. Ascoltò le spiegazioni del docente e le risposte degli altri studenti, decidendo, poi, di alzare anche lei la mano. Quando venne il suo turno, parlò. «I Golem possono essere creati da diversi elementi, ognuno con delle caratteristiche affini all'elemento di base. Tuttavia c'è una cosa che li accomuna: sono esseri incapaci di pensare o di provare emozioni umane, si limitano ad eseguire passivamente gli ordini di chi li ha creati.» Erano involucri vuoti, privi di una volontà propria e senz'anima. Quanto potente doveva essere un mago per riuscire a controllarli e a crearli? Quanto gradi potevano essere? Erano difficili da uccidere? «Professore, è possibile che un golem sfugga al controllo del suo creatore?» Aveva tante altre domande da porgli ma, per adesso, si sarebbe limitata a quella. Magari qualcun altro lo avrebbe fatto al posto suo.



    Daphne Andersen, V anno, serpeverde
    Entra in aula, saluta educatamente il professore e poi interagisce con Freya e Halley. Si mette di fianco ad Halley. Ascolta le spiegazioni del docente e le risposte degli altri studenti, poi alza la mano, rispomde e fa una domanda.
     
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    Erano tante le cose che David non sopportava, e una di quella era fare lezione nel tardo pomeriggio. Avrebbe di gran lunga preferito un allenamento di Quidditch all' Alchimia, in fondo il suo scopo era quello di diventare, un giorno, un professionista e giocare in una delle squadre più famose al mondo, seguendo l'esempio di Seth Lennox e altri come lui. Non sapeva se, con quel bastardo ancora in giro, tale desiderio avrebbe potuto effettivamente realizzarsi, ma David, dopo il diploma, ci avrebbe sicuramente provato. In quella scuola del cazzo aveva trovato qualcosa che gli piaceva realmente - a parte la Wheeler s'intende - e sarebbe stato un coglione a rinunciarvi per paura di ciò che suo padre avrebbe potuto fare. Se avesse potuto, non avrebbe rinunciato neanche alla sua ragazza, ma preferiva vederla soffrire per uno stronzo come lui e credere di essere stata usata, piuttosto che tre metri sotto terra. C' era anche la possibilità che Dean decidesse di fare del male ad un membro della sua famiglia, e non a lei direttamente, così da costringere David a mettere fine, una volta per tutta, alla sua relazione. Era difficile, se non impossibile, anticipare le sue mosse: era sempre stato un tipo alquanto imprevedibile. Probabilmente, la cosa migliore da fare, sarebbe stata allontanarsi adesso dalla grifondoro, ma non voleva, lo faceva stare bene e in pace con se stesso. Spesso gli faceva salire il sangue al cervello, era vero e, a dirla tutta, parlava anche troppo, però, in fin dei conti, poteva sopportarlo. Tra l'altro, fino ad ora, quel bastardo non aveva ancora fatto la sua mossa, quindi era convinto che la mora fosse un semplice passatempo per lui. Halley poteva essere ancora sua. Forse sto pensando troppo, quel bastardo, se avesse voluto, si sarebbe mosso già da mesi. Fanculo Dean, faccio come cazzo mi pare. A questo punto, meglio prendere esempio da suo fratello che se ne sbatteva altamente di quelle che potevano essere le conseguenze. Fin tanto che la mora restava fuori dai suoi affari e all'oscuro di molte cose, era al sicuro.
    Con quei pensieri ricorrenti in testa, attraversava i corridoi, spintonando, come suo solito, chiunque gli sbarrasse la strada. Per fortuna, tra meno di due anni, avrebbe detto definitivamente addio a quel posto di merda. Lanciò a terra il mozzicone di sigaretta che aveva tra le dita, schiacciandolo con la suola delle scarpe, e poi raggiunse il posto in cui si sarebbe tenuta la noiosa lezione del giorno. Non si scomodò nel salutare quell'idiota di Fletcher e, non appena i suoi occhi incrociarono quelli verdi di Halley, ghignò e si avvicinò a lei. Di soppiatto, le diede uno schiaffo sul sedere - facendo attenzione a non farsi vedere - e un bacio sulla guancia, un gesto istintivo e spontaneo che, stranamente, non lo disgustò. «Rendi più sopportabile questa rottura di cazzo, sai Wheeler?» Un po' di onestà, ogni tanto, non faceva male. Le tirò una ciocca di capelli per farla irritare prima di posizionarsi dietro di lei, perché si, quello era il luogo ideale per osservare il fondoschiena della sua ragazza dal quale, però, distolse un attimo lo sguardo per rivolgersi a Freya, il portiere provetto della sua squadra. «Riis, ti aspetta un allenamento extra in questi giorni con il sottoscritto, fatti trovare pronta.» Non avrebbe accettato un no come risposta, quest'anno non aveva alcuna intenzione di arrivare di nuovo ultimo; per questo lui e la sua squadra si stavano facendo il culo. E poi, passare del tempo insieme a una bella ragazza non gli dispiaceva affatto. Intanto il professore aveva iniziato a blaterare come suo solito, però, quando si accorse che i Golem che avrebbero creato erano fatti di terra, il suo elemento, si prese la briga di ascoltare, realmente, ciò che stava dicendo. Faceva schifo in Pozioni e, quasi sicuramente, avrebbe fatto schifo anche in Alchimia, però se quella materia gli avrebbe permesso, almeno in parte, di entrare più in sintonia con la terra, allora valeva la pena impegnarsi un minimo. Si sforzò di non stringere i pugni e serrare la mascella nel ripensare al pieno controllo che quel bastardo aveva sul suo dono, come se essere un mannaro dalla forza sovraumana e dalla guarigione rapida non fosse abbastanza. Restò in silenzio, senza fare domande né provare a rispondere ai quesiti del docente, ma ad occhio più attento, era evidente che, a differenza delle altre volte, David Harris fosse concentrato. Questo, però, non voleva di certo dire che gli piacesse l'Alchimia con tutti quei simboli strani. No, quella avrebbe continuato ad odiarla.



    David Harris, VI anno, serpeverde
    Arriva a lezione, ignora il proffo e interagisce direttamente con Halley e Freya. Non risponde, né fa domande ma resta in ascolto.


    Edited by David_ - 25/10/2023, 20:31
     
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    Halley Wheeler | quinto anno | prefetto grifondoro


    Ogni volta la stessa, dannata, storia. Un peso sullo stomaco sanciva l’avvicinarsi della lezione più ostica del suo curriculum. Pozioni. Non era mai stata così ferrata in quel campo ma, volta per volta, tentava di stamparsi in quel cervellino ogni informazione utile per non apparire del tutto cretina agli occhi attenti del docente. Un’impresa ardua, contando la sua repulsione per quegli argomenti ma, d’altra parte, non aveva alcuna scelta se non quella di applicarsi quel minimo per assicurarsi un voto quantomeno decente alla fine dell’anno. Sospirò e salutò distrattamente le sue compagne di stanza, partendo alla volta di quella che sarebbe stato l’ultimo ostacolo che la divideva da una serata passata tra pettegolezzi di varia natura e succo di zucca. Il tutto reso possibile grazie alla partecipazione di Nathan e Grace, ai quali doveva gran parte del suo buon umore degli ultimi giorni. Contro ogni pronostico, infatti, Halley era riuscita a trovare una stabilità mentale che, seppur accennata, aveva contribuito quantomeno a rilassare quei nervi così tesi da renderla intrattabile. Un passo in avanti, certo. Un inizio che riusciva a condizionare l’andamento della sua giornata che, infatti, fino a quel momento, era trascorsa in tutta tranquillità, senza che particolari intoppi, intralciassero i suoi piani diabolici per portarsi a casa quelle ventiquattro ore d’oro. Forse. Se non si fosse prodigata a far saltare in aria l’intera classe del Signor Fletcher, grazie alla sua inettitudine da non sottovalutare. Prese a camminare. Testa alta e sguardo fiero di chi, di li a poco, sarebbe salita su quel patibolo fatto di umiliazione pura. Si immerse in quel groviglio di corridoio, cercando di ripercorrere mentalmente la via più breve che l’avrebbe portata dritta nel luogo decretato per lo svolgimento della suddetta tortura. Le ci volle qualche istante e, dopo aver svoltato ripetutamente gli angoli più remoti di quel labirinto, si trovò nei pressi del portone che l’avrebbe portata all’esterno, dandole modo di intraprendere il cammino su quel sentiero tanto temuto. ”Ehi!” Di scatto si voltò quando, una voce femminile, le diede l’impressione di rivolgersi a lei. Alina? Che cazzo? Rimase interdetta. Freya Riis, la mora giocatrice di quidditch, sembrava aver un disperato bisogno di aiuto per cosa? Liberarsi di Coleman? Una grande palla al piede. Il suo sopracciglio schizzò all’insù quando, senza troppe cerimonie, si aggrappò al suo braccio, dando l’impressione che tra le due vi fosse una conoscenza approfondita. Rimase in silenzio, di marmo, mettendocela tutta per lasciare che la sua empatia l’aiutasse a reggere il gioco a quella ragazza che, a tutti i costi, avrebbe voluto liberarsi di quella presenza scomoda, rappresentata dal suo fastidioso concasato. Insieme lo lasciarono sul posto, congedandolo con pochissima eleganza. “Imparerai mai il mio nome?” Domandò, con una nota di divertimento nel tono di voce. Non era la prima volta che le loro strade si incrociavano e, nonostante non avessero mai avuto modo di approfondire quella superficiale conoscenza, la Grifondoro era riuscita ad osservarla, perlomeno, sul campo da gioco, durante la partita contro Tassorosso, finita con la vittoria dei leali per antonomasia. Una figura del cazzo per i figli di Salazar, capitanati dal maggiore degli Harris, che ancora ne aveva di strada da fare per eguagliarla. Un dato di fatto innegabile. Carta canta, no? E quando si parlava di quidditch, la modestina non poteva essere contemplata, così come i sentimenti. Perché, no, il quidditch non ammetteva sentimenti. Non per lei. “Coleman? Foto strane?” Che andava dicendo? Poco importava. Insieme si ritrovarono all’aria aperta, mitigata dal sopraggiungere dell’imbrunire. Una sensazione di libertà la investì e, per qualche motivo, spazzò via ogni pensiero provocato dai vaneggiamenti della serpe. ”Allora, tu e David, eh?” Un argomento gettonato quello riguardante le relazioni sentimentali. Oramai tutti erano a conoscenza del loro legame e negare sarebbe servito a poco. “Già…” Lei e David. Il giorno e la notte. Due poli opposti che, stranamente, si erano trovati ad entrare in collisione per una serie sfortunata di eventi. “Così si dice, eh.” Voci di corridoio ma neanche tanto. Al falò, il battitore, non aveva fatto nulla per utilizzare quella discrezione che sarebbe stata necessaria a non sollevare polveroni inutili. “Simpatico?” Basita. Tutto avrebbero potuto dire sul suo conto ma la simpatia non rientrava nella lista dei suoi pregi. “Se lo dici tu.” Si sforzò di sorridere. Forse con chi riteneva nei suoi canoni di bellezza, il suo promiscuo ragazzo, si comportava in un certo modo. Questo pensiero fece vacillare la sua già precaria fiducia, indisponendola e ponendola in una posizione di difesa. Fortunatamente quello scambio di battute concorse ad ingannare il tempo e, dopo alcuni attimi, si trovarono a destinazione, dove fu subito chiaro che quella lezione sarebbe stata fuori da ciò a cui li aveva abituati l’affascinante professore. “Grazie, mamma.” La rimbeccò, dopo aver subito il suo pat pat sulla testa. “Hall… ahh, lascia stare!” Sbuffò esasperata, sfilando accanto a quella che aveva scelto come postazione, accostandosi ad un Axel pronto ad affaccendarsi per portare a termine qualsiasi fosse stato il compito impartito dal docente. “Dragonov.” Lo salutò con un cenno del capo, senza attendere la risposta, per poi raggiungere una posizione strategica, che non le avrebbe permesso alcun tipo di distrazione. Alzò gli occhi al cielo per poi puntarli su una Daphne, la quale sembrava aver appena fatto una scorpacciata di pane e simpatia. “Siete tutti così simpatici a Serpeverde? Per sapere. Magari chiedo il trasferimento.” Ironizzò mentre, da dietro, qualcuno si permise di schiaffarle il didietro. Si voltò, consapevole della faccia da scemo che avrebbe incrociato e, infatti, un Harris tutto soddisfatto gongolava alla sue spalle. “Pensi che essere il mio ragazzo ti avvantaggi? Vuoi dire addio a dieci punti e farti odiare dai tuoi compagni? Non mi costa nulla!” L’aria seria denotò il rigore, fino a quel momento, mostrato solo durante le partire di campionato. “Concentrati.” Lo intimò prima di sentirlo rivolgere alla Riis. Si voltò, non solo chiedendosi quale miracolo ci sarebbe voluto per rimediare alle discutibili capacità del moro. Forse avrebbe fatto bene ad allenarlo lei stessa, vista la superiorità che aveva mostrato con i fatti e non solo a parole. In ogni caso sarebbe stato meglio si prodigasse per migliorare sé stesso, prima di impartire lezioni al prossimo. Lo tenne per sé, così da non ferire il suo ego immensamente gonfio.
    Finalmente il Professore presa la parola, sfornando quesiti di vario genere e le mani iniziarono a schizzare all’insù, veloci ed impazienti di sfoggiare le conoscenze acquisite attraverso dure sessioni intensive di studio. Ascoltò fino all’ultima parola poi, mossa da chissà quale forza interiore, si decise a tentare ciò che non avrebbe mai tentato in condizioni normali. Portò la mano sopra la testa, attendendo il suo turno in un composto silenzio, cercando di non perdersi neanche un particolare di quelle risposte che, non appena avesse avuto un attimo di tempo, si sarebbe annotata per poi trascrivere ordinatamente nel suo libro quaderno volto agli appunti. “Il triangolo con il vertice rivolto verso basso, rappresenta l’acqua. Simboleggia la vita, la fecondità, l’elemento femminile, l’attività dell’anima. Il suo corrispettivo planetario è la Luna, l’ovest come punto cardinale e l’autunno come stagione. Invece, il triangolo con il vertice rivolto verso il basso, delimitato da una linea orizzontale posta poco lontana dal vertice, rappresenta la terra. Solidità, densità, rigidità, pesantezza delle forme. Contenitore degli altri elementi. Il suo corrispettivo punto cardinale è il nord e la sua stagione l’inverno.” Si voltò verso Danielle, sorridendole e ringraziandola così di averle dato la possibilità di terminare ciò che lei stessa aveva iniziato pochi istanti prima. Sperava di non aver fatto confusione. In teoria, senza dubbio andava meglio che nella pratica ma, d’altra parte si trovava lì per imparare e sbagliare era pur sempre umano ma, di certo, ne avrebbe fatto volentieri a meno ma non era sicura che i libri l’avrebbero salvata dalle sue evidenti lacune.




    Halley Mia Wheeler - quinto anno - Grifondoro
    Intereagito con Freya prima di arrivare al patibolo v.v saluta il Bulgaro (perchè sì. Sventolo bandiera bianca) e congeda la Riis. Si posizione, interagisce con Daphne e minaccia Davide (tvb scarsone del mio <3) infine tenta di rispondere decentemente alla domanda completando quel che aveva inizito Ellie, nel limite delle sue conoscenze scarsine della materia (viva la teoria) u_u
     
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    Superato il fastidio del non avere lo spago del colore giusto e aver dovuto quindi correggere da solo la cosa (e quindi a che cazzo mi serve l'assistente schiavo se neanche fa il suo dovere come di giusto), procedo nell'accogliere le anime che giungono a lezione nell'unico modo in cui Fletcher è capace di farlo: smielatamente e con un'ironia rotta da nonno. Seguono quindi e numero e ripetuti "buonasera" gentili. Più o meno gentili, variabili a seconda di chi varca il perimetro della lezione. Quella sottospecie di assistente che mi ritrovo arriva tra i primi, puntuale. A lui per esempio nessun buonasera, ma solo un gesto di saluto con la testa. Questo perchè di questi giorni vedo praticamente più lui che la mia faccia reale, sono fondamentalmente nauseato dalla sua presenza. Ma non mi azzardo nemmeno a cambiare assistente, per carità, sbaglierà il colore dello spago ma almeno non passa mezza giornata davanti agli scaffali perchè non sa distinguere il dittamo dall'aconito. Un altro soggetto stamattina pare aver mangiato pane, narcisismo e simpatia «signor Knight...» una risata sommossa nasconde il mio istinto di sfigurargli il viso. Sono convinto che non la prenderebbe troppo bene «non si preoccupi per i miei completi, si trovano ordinatamente riposti all'interno del mio armadio! Questo cambio di atmosfera mi ha suggerito un abbigliamento più informale» Fletcher in fondo la prende bene, quasi come fosse un complimento. Che ragazzini fortunati.
    Comunque. Cominciano a volteggiare a mezz'aria i primi simboli. Roba che ormai dovrebbero pure sognarsi la notte. E infatti, per loro fortuna, le prime mani si alzano a riconoscerli. Sorprendente come il mondo sia piccolo: alcune di queste facce mi è capitato di incontrarle anche al di fuori delle mura del castello, in quello che potremmo definire il loro habitat naturale. Tipo la prima secchiona della giornata, di indovina quale casa? Corvonero. Manco a dirlo. Già incontrata fra le mura dell'ospedale, o meglio, del mio ospedale. Quello in cui cresco, accudisco, accompagno gentilmente verso la morte le mie cavie. Mi ricordo di te ragazzina, eccome, mi ricordo sempre di chi prova a portarmi via un paziente «corretto signorina Richards, corretto!» corretto come il mio caffè di questa mattina, unica cosa che mi permette di avere a che fare con voi«molto bene signorina Wheeler, vedo che cominciamo bene quest'oggi» indico con un'evidente entusiasmo anche la grifondoro, mai stata particolarmente scaltra in materia, ma pare che abbia scoperto dell'esistenza dei libri «quando in alchimia parliamo dei quattro elementi principali, dobbiamo tenere a mente che si fanno sempre portatori di un significato più ampio. L'alchimia è una scienza antichissima, l'antenata della più moderna scienza della pozionistica. Anticamente erano spesso le credenze e la fede in queste credenze a fare da imput per le varie sperimentazioni degli antichi. Con il tempo queste sperimentazioni, che potremmo definire interdisciplinari, sono diventate talmente articolate che ad oggi è difficile individuare quelle che hanno dato un effettivo contributo all'alchimia e quelle che invece erano davvero soltanto delle storielle» insomma, per farla breve, l'alchimia è stata messa insieme da quattro fattoni che un giorno hanno deciso di fumare un po' troppo e inventarsi storie incredibili«ma certo è» e qui si alza un dito perchè è una roba importante di quelle che vanno sottolineate in rosso «che la qualità dell'elemento è un reale fattore da considerare. Si tratta della differenza tra fisso e mutevole, e ci aiuta a capire che tipo di elemento andremo ad affrontare. Ma ne parleremo meglio a breve».
    Passiamo invece alla seconda domanda di cultura generale, domanda che pare accendere una lucina negli occhi di alcuni. Continua lapacchiotta di casa Riis a parlare «giusto, il simbolo è il legame fra il golem e il suo creatore» e mentre guardo la Riis, l'occhio non può non cadermi sull'altro lupo. L'altro cane che come fosse in calore, trova decisamente più interessante il lato B della serpeverde che la lezione. Posso biasimarlo? Sì. Quando parlo io, è su di me che deve essere l'attenzione «lei ha qualcosa da aggiungere signor Dragonov?» mi fermo ad osservarlo per qualche secondo al di sopra delle lenti degli occhialetti di Fletcher, con il solito pragmatico sorriso stampato in faccia. Questo non è un posto da speed-date. Senza aspettarmi nulla di illuminante, procedo «dunque, il concetto di forza sovrumana penso sia un po' troppo inflazionato. Piuttosto direi che i golem non sottostanno agli stessi limiti di un essere umano, non sono soggetti a concetti come dolore e paura. Ciò sicuramente li rende sovrumani ma la loro forza, nel senso stretto del termine, è direttamente proporzionata alla capacità dell'alchimista» come sempre, come in ogni fottuta cosa. O quasi. «Non dica così, nessuna domanda è inutile» a parte questa, questa è davvero inutile. A proposito signor Hargraver, vogliamo aggiungere altre consonanti a questo cognome? Arriva prima al mio orecchio la risposta dell'altra secchiona, quella curiosa, quella di serpeverde. lei non gioca al pari degli altri, ha avuto una lezione privata proprio con il sottoscritto e quindi, grazie al cazzo che ora stia piuttosto sul pezzo «ecco, è come dice la signorina Andersen; vede, il fatto che un golem possa essere unicamente realizzato con l'argilla o la pietra è decisamente una falsa credenza. Si può realizzare anche un golem di ghiaccio o di magma per esempio, basta tener conto della proprietà dei vari elementi e avere a che fare con la loro eventuale instabilità » e poi concludiamo questo benedetto sermone «per quanto riguarda l'esser privi di emozioni, è esatto. I golem sono come dei contenitori vuoti che si muovono solo in base alla nostra volontà. Quindi, per rispondere al suo quesito... sì, un golem può sfuggire al controllo del suo creatore se le sue intenzioni o emozioni non sono ben definite. Solitamente il tutto termina con l'autodistruzione del golem stesso, ma...» e allora resto un attimo a riflettere con indice e pollice a stringermi il mento, in meditazione, diviso fra essere il docente del ministero inglese o se diventare il docente degli studenti fornendogli qualche curiosità in più così da cacciarli potenzialmente nei guai. Il fatto è che la conversazione avuta con quel rincoglionito questa mattina, ha aperto il grande libro delle leggende metropolitane «potrebbe diventare più complesso di così. Si dice che alcuni maghi abbiano tentato di dotare i golem di sentimenti umani e che questi, sfuggendo al controllo dell'alchimista, si siano rivoltati proprio contro di esso. Si dice anche che gli studi riguardo questa particolare pratica siano stati conservati nessuno sa dove. Insomma, si tratta praticamente di una leggenda poichè non esistono prove della cosa... purtroppo, sarebbe interessante! Personalmente mi viene difficile crederci » e faccio spallucce pensando invece alle possibili applicazioni della cosa. Preso un alchimista esperto e la sua particolare bravura con il pongo... potrebbe idealmente riprodurre qualsiasi individuo sulla faccia della terra. Follia. Semplicemente follia. Immaginare il meraviglioso caos che getterebbe sulla comunità magica è... eccitante.
    Ma niente di tutto questo, oggi. Solo informi e brutte statuine «mi sembra che l'argomento vi incuriosisca, il che è un bene perchè oggi andrete a realizzare un golem e lo farete con la terra! Come hanno già detto alcuni di voi, la terra è sinonimo di solidità. La sua natura è fissa, il che lo rende un elemento abbastanza stabile, perfetto per iniziare a lavorare con i golem» mi alzo le maniche come se dovessi mettermi a giocare io stesso con la terra, poi mi sposto e mi avvicino alla nicchia di terra più vicina alla nostra signorina d'Inghilterra miss White e signorina secchiona miss Richards «lavorerete singolarmente. Ognuno di voi ha a disposizione un'area delimitata dallo spago, della terra chiaramente e un secchio. Quello che dovrete fare in questa prima fase e realizzare un golem con acqua e terra, praticamente... con il fango» sorrido come fossi un bambino in realtà immagino a chi magari troverà della cacca di qualche bestia in mezzo alla sua montagnetta «dovrete dargli un aspetto umanoide, vi consiglio di non farlo più alto di cinquanta centimetro o avrete difficoltà a comandarlo. Partirete creando il legame con l'elemento, dunque prendetevi il vostro tempo per capire la materia prima: consistenza, peso, odore della terra. Studiatela prima di unirla all'acqua» passo con lo sguardo sule loro faccette smarrite assicurandomi che mi stiano ancora dietro «potrete recuperare quest'ultima dal lago nero, a pochi passi da qui, o utilizzare direttamente un incanto apposito... scoprirete la differenza più avanti, preferisco lasciarvi liberi di agire» voglio proprio vedere chi sceglie di fare cosa «aggiungete alla vostra mistura il ferro che troverete sul carrello vicino alla cattedra e per terminare...» il mio braccio si alza nuovamente a disegnare robe per aria. Al passaggio del gessetto di forma la figura magicissima che farà, appunto, la magia: è semplicemente il simbolo della terra inscritto dentro ad un cerchio «questo è il simbolo che dovrete incidere con la punta della bacchetta sul vostro golem. Non esiste un punto specifico, ma ricordate che questo è il suo tallone d'Achille» voglio vedere se qualcuno fa tanto il simpatico da scegliere il culo come punto debole. Ritorno alla mia posizione centrale da re della classe e concludo «mi rendo conto che si tratta di diversi passaggi, prendetevi il vostro tempo per svolgerli con attenzione e fatemi sapere se avete bisogno di qualcosa. Realizzare un golem che funzioni come deve, non è facile. Non prendete la cosa come un gioco» sì Axel, sì signor Knight e sì signor Harris, sto proprio guardando voi. I tre clown della mia classe. Vedete di non mettere il naso rosso anche ai vostri golem. Vediamo cosa create.


    Eccoci arrivati al secondo giro!

    Fletcher risponde a tutte le vostre domande, quindi sì, è un bel papiro ma lui è sempre tanto contento di spiegare tuto per bene.

    Spiegazione dell'esercizio
    -Deve essere svolto individuelmente: ognuno di voi dovrà spostarsi ad una zona di lavoro delimitata dallo spago e con l'uso di acqua, ferro e terra, creare un golem dell'altezza (preferibilmente, poi fate vobis) non superiore ai cinquanta centimetri.
    -Il golem deve avere un aspetto umanoide, essere quindi una sorta di manichino.
    -Infine, dovrete incidere sul golem il simbolo perchè avvenga la reazione: si tratta semplicemente del simbolo della terra iscritto in un cerchio. Questo sarà il punto debole del vostro golem, quindi sceglietelo con cura (oppure no, che bella cosa il libero arbitrio).
    Vi ricordo che potete raccogliere l'acqua con il secchio dal lago nero oppure usare un qualunque incantesimo che generi acqua. Ci saranno due risultati leggermente differenti a seconda della vostra scelta.

    Resto disponibile come sempre per chiarire eventuali dubbi!

    Inoltre vi ricordo LO SPOILER, un elemento necessario che dovrà essere presente in OGNUNAdelle vostre risposte.
    In particolare per questo giro è sufficiente scrivere:

    Nome, Cognome, la casa di appartenenza, l'anno frequentato, un velocissimo riassunto delle vostre azioni e/o interazioni con altri PG
    Esempio:
    Tizio Caio
    III anno, Dittorosa
    entrato in classe e risposto ad una delle domande, interagito con Pinco Pallo?


    Avete tempo per rispondere fino al 05/11 alle 17, riceverete la mia risposta il 06/11
    buona continuazione





    Edited by Maniac - 30/10/2023, 22:46
     
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    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


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    -Perché? Non l'ho detto giusto?- domandò sbattendo più volte le palpebre in direzione della giocatrice rosso-oro. Non era mai stata una campionessa nel ricordare tutti i nomi altrui e, diciamolo, alcune persone in quel castello avevano nomi piuttosto strani che non aveva voglia di tenere a mente, buttando qua e la la scusa di essere straniera
    -Fidati, a volte è meglio non sapere- aveva provato a chiedersi cosa Coleman avrebbe potuto fare con quelle foto ma, ogni volta, brividi di disgusto si impossessavano di lei obbligandola a rivolgere i suoi pensieri altrove, se non altro per la propria sanità mentale. Ma in quanto frequentare persone particolari, nessuno ne sapeva più della Wheeler che aveva deciso di intraprendere una relazione con niente meno che il vice capitano della squadra delle Serpi. Burbero e scostante, forse simpatico non era l'aggettivo corretto da utilizzare per il moro, ma non avendone altri a disposizione e, soprattutto, a suo favore, sembrava la cosa meno peggio da dire. Sollevò le spalle per poi farle ricadere e bypassare così l'argomento che sembrava essere ostico. E, a proposito di morettini burberi, eccola cominciare a sondare la folla alla ricerca inconsapevole del bulgaro che, sospettò, fosse già presente ma che non riusciva a scorgere, nemmeno fosse stato piccolo da vedere in mezzo agli altri. Dove diavolo era? Non ebbe molto tempo per guardarsi attorno che ecco un'altra voce a distrarla da quella che era la sua ricerca istintiva
    -Ciao Daphne- portò lo sguardo sulla compagna di stanza meno rumorosa che avesse -Potrei avergli dato dei biscotti, non sarebbe molto più carino se diventasse tondo? Una palla di piume- già i gufi non avevano un collo, obeso sarebbe stato ancora più carino! Vederlo rotolare giù dal trespolo sarebbe stata una gioia per gli occhi, tanto quanto vederlo svolazzare ad un palmo da terra per il troppo peso, o vederlo rimbalzare sul pavimento come una palla di gomma tra una pausa e l'altra per riprendere fiato. Sapeva che la Andersen non voleva che gli venisse dato altro cibo, si sarebbe quindi fermata? Ovviamente no. Di nascosto, quando la biondissima ragazza non prestava attenzione, lo avrebbe rimpinzato come un'anatra destinata a diventare foie gras. Si avvicinò ad uno dei quadrati delimitati dallo spago con la curiosità di vedere cosa vi avrebbe trovato: terra e un secchio vuoto. Un po' miseri come indizi per capire quale sarebbe stato l'argomento della lezione, quando ecco sentire un'altra persona ricercare la sua attenzione chiamandola per cognome. Si voltò verso David con le mani sui fianchi, un po' stizzita. Cosa voleva dire? Che faceva così schifo nel nuovo ruolo da necessitare un allenamento a parte? Ripetizioni? Da lui che, tra l'altro, faceva tutt'altro?
    -Awwww, ma come?- non lasciò trasparire quella punta di fastidio che le era venuta, mantenendo un'espressione rilassata e fintamente lasciva -Vado così male da meritare un allenamento privato? Al falò non mi avevi detto che sono in forma?- ammiccò in sua direzione lasciando quasi intendere ci fosse altro dando maggior enfasi a quelle che erano state le sue parole, fingendo di ignorare Alina che gli stava davanti. Se la ricordava quella squadrata che le aveva dato alla festa di rientro, così imparava a farla sentire un'inetta davanti alla classe. Per fortuna ci pensò il professor Fletcher a mettere fine alle chiacchiere, iniziando finalmente la lezione e partendo subito in quarta con le domande che trovarono risposte tra le braccia dei soliti secchioni della scuola. Corrucciò le sopracciglia cercando di seguire i vari discorsi ma, doveva ammetterlo, si stava già perdendo. Cercò di trovare un senso alle parole del tenero professore, ma tutto le sembrava così astratto quasi fosse una favoletta letta e dimenticata. Perfetto, ottimo modo di iniziare. L'unica sua fortuna fu quella di intraprendere poi una piega verso un argomento di cui, invece, aveva già sentito parlare: golem, creazioni entrate così tanto nel mondo delle leggende da essere conosciuti persino dai babbani anche se, ovviamente, non avrebbero mai potuto credere che fossero reali. Prese parola mostrando quel poco che sapeva sull'argomento, giusto per fare presenza e, magari, strappare un + a quella futura T che si aspettava, quando ecco una presenza alle sue spalle che riconobbe senza bisogno di voltarsi, basandosi solo sul suo profumo e sul modo in cui la sovrastava. Si voltò appena verso di lui, facendosi strappare un sorriso davanti a quelli che, inaspettatamente, suonavano proprio come complimenti
    -Dragonov- lo salutò, maledicendolo mentalmente per quella vicinanza che, ad una settimana esatta dalla Luna piena, non l'aiutava affatto a rimanere concentrata, così come non fece che peggiorare la situazione quando cominciò ad accarezzarle la schiena. Era crudele. Era sadico. Era meglio per lui se avesse continuato. Si fece leggermente in dietro, poggiando le spalle direttamente al suo petto mantenendo gli occhi sul professore e recitando la parte della studentessa attenta. Non stava sentendo mezza parola
    -Dici che ormai è tardi per saltare la lezione?- sussurrò così che il mannaro potesse sentirla quando fu certa che Fletcher non li stesse guardando ma, l'alchimista, parve fare molta attenzione ad Axel, molta più di quella che il nuovo battitore stava prestando a lui. Si mordicchiò il labbro inferiore per trattenere un ghigno e, non appena gli occhi del pozionista tornarono a dedicarsi al resto dei presenti e alle loro risposte, allungò una mano oltre la sua schiena, andando a pizzicare il sedere marmoreo del Serpeverde -Non dovresti distrarti- sussurrò ancora con un sorrisetto divertito ad incurvarle le labbra. Avrebbe dovuto rivolgere lo stesso suggerimento a se stessa ma, da un po' di tempo a quella parte, ogni volta che il mannaro le si avvicinava ogni altro pensiero e la ragione si offuscavano, lasciando che fosse ben altro a guidarla. Fece quasi violenza su se stessa imponendosi di tornare ad ascoltare quello che stava spiegando il professore quattrocchi ma, se voleva arrivare alla fine di quella giornata, andava fatto. Magma? La mano scattò in alto repentina, attendendo di prendere la parola
    -Come si impone il simbolo su un golem che non ha un corpo solido?- poteva capire il ghiaccio, l'argilla, le rocce, ma come ci si comportava davanti ad un golem fatto d'acqua era un altro paio di maniche. Non sapeva neppure se fosse possibile.
    -É possibile utilizzare qualsiasi elemento per creare un golem? Persino l'aria? Un golem fumoso per, che so, passare sotto le porte o, bo, infilarsi nelle vie respiratorie di una persona e asfissiarla?- lo sguardo era a metà tra il curioso e il preoccupato. I golem sembravano avere parecchie qualità utili persino in uno scontro, eppure non sembravano qualcosa a cui i maghi ricorressero di frequente.
    Fine della teoria, era ora di sporcarsi le mani con un po' di pratica, letteralmente. Rimasta sola dentro il suo quadrato, afferrò il secchio vuoto senza pensarci due volte e, senza nemmeno immaginare le possibili differenze, si incamminò verso il lago dove, una volta giunta sul posto, si allungò per riempirlo il più possibile. Attorno a lei, osservò le altre ragazze faticare e rallentare il loro passo a causa del nuovo peso e, adeguandosi alla situazione, inclinò il busto verso il fianco dove si trovava il secchio, rallentando il suo ritorno in postazione e fingendo che quel peso fosse un problema -Questa cosa è umiliante- borbottò fra sé più che a qualcuno di specifico. Il ritorno le portò via il doppio del tempo rispetto all'andata ma, una volta rimesso piede all'interno del quadrato che si era scelta, posò il secchio per poi andare a recuperare il ferro a fianco dell'insegnante a cui accennò un sorriso prima di tornare, di nuovo, in postazione e mettersi a lavoro. Creare un legame con l'elemento aveva detto, più facile a dirsi che a farsi. Niente guanti in dotazione, quindi immerse le mani direttamente nel terriccio fresco portandosene una manciata al naso per saggiarne l'odore. Ne percepiva la poca umidità già presente, pregò fortemente di non avvertire alcun odore di concime, concentrandosi poi sulla sua consistenza, di come i grumi si disgregassero sotto le sue dita e di quanto fosse leggero ora che era ancora asciutto. Poca alla volta iniziò ad aggiungere acqua, notando come tutto cambiasse da quel momento, dall'odore ora più intenso, alla consistenza che diventava più collosa, fino al peso che andava aumentando mano a mano che l'acqua si insinuava e gonfiava il terriccio. Impastò senza preoccuparsi di sporcarsi, stappando poi la boccetta di ferro con i denti e versandone il contenuto nella torta di fango che si trovava proprio davanti a lei, continuando la sua opera di mixaggio degli elementi a loro disposizione. Doveva stare attenta a non aggiungere troppa acqua, o sarebbe stato troppo liquido per potergli dare una forma e, al tempo stesso, doveva stare attenta a non metterne troppo poca o il golem si sarebbe disgregato al primo passo. Impastava e aggiungeva e, quando finalmente le sembrò della consistenza giusta, cominciò a delineare la forma umanoide che avrebbe dovuto avere il suo golem personale. Si prese il suo tempo, senza fretta, arrivando a creare un fantoccio di circa quaranta, quarantacinque centimetri massimo. Era tutto pronto, mancava solo il simbolo che non era poi così facile da piazzare. Il professore ci aveva tenuto parecchio a specificare quanto fosse cruciale la posizione visto che quello sarebbe stato il punto debole del fantoccio. La mano di Freya scattò di nuovo in aria mentre valutava il punto preciso su cui applicarlo
    -I golem devono essere creati per forza da zero? Nel senso, non si potrebbe applicare il simbolo a qualcosa che abbia già una forma umanoide, tipo le sculture della scuola, o le armature?- avrebbe volentieri imposto quel simbolo ad una bambola di porcellana da regalare a qualche ragazza che le stava particolarmente antipatica, solo per il gusto di farle prendere tre o quattro infarti nel momento in cui si fosse messa nel letto, ignara della bambola che la osservava da una mensola. Non c'era tempo per altre distrazioni! Dunque.. Ovviamente la fronte non era il punto adatto per quello che doveva essere un punto debole. La suola dei piedi nemmeno o se lo sarebbe distrutto da solo. Il torso, allo stesso modo, era sicuramente il punto che avrebbe attirato più colpi. Che altri punti restavano? Dietro alla nuca sembrava un posto abbastanza adatto ma, anche quello, facilmente colpibile. Doveva trovare un punto in cui non fosse visibile al primo colpo d'occhio e, proprio per quel motivo, alla fine incise il simbolo indicato dall'insegnante sotto al mento del fantoccio. Essendo anche piccolo, nessuno lo avrebbe scorto osservandolo dall'alto -Ok. Ora?-



    Freya Estrid Riis, V anno, Serpeverde

    Interagito con Halley, Daphne e David prima dell'inizio della lezione, quindi interagisce con Axel stando attenta a non farsi vedere o sentire, gli pizzica anche il sedere perché si. Inizia l'esercizio decidendo di prendere l'acqua dal Lago Nero e, una volta creato il pupazzetto di fango, gli applica il simbolo sotto al mento. Fatte diverse domande al proffe.
     
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    «Riis, ti aspetta un allenamento extra in questi giorni con il sottoscritto, fatti trovare pronta.» Nemmeno il tempo di posizionarsi dietro la Serpeverde che la prima stronzata era stata proferita niente meno che da quella testa vuota di Harris. Axel sollevò le sopracciglia del tutto divertito mentre squadrava dall’alto dei suoi quasi due metri l’altro battitore della loro squadra. Per poco non gli scoppiò a ridere in faccia! Ma se a stento aveva indirizzato i bolidi dove dovevano in partita!
    «E da chi? Da te?» Dall’inetto che era? Quello che sì e no aveva mandato mezzo bolide a segno? Lo schernì senza ombra di dubbio nel tono e questa volta rise sommessamente prima di scuotere il capo ed approcciarsi alla bella moretta che da quando era ricominciata la scuola era riuscita prepotentemente a rubare le sue attenzioni in un certo qual modo monopolizzandole. Le carezzò la schiena chinandosi come un’imponente ombra su di lei carezzandole l’orecchio con parole gentili, lusinghiere, unicamente dedicate a lei. «Lascia perdere l’idiota» le sussurrò in un soffio percependo il suo corpo rilassarsi man mano contro il suo, le spalle adagiarsi contro il suo pettorale rivestito unicamente della camicia della divisa. «ma se t’interessa qualche trucchetto... » Avrebbe sempre potuto apprenderlo da lui, ex cacciatore e se poi da cosa susseguiva cosa... Nella squadra c’erano stati alcuni cambi tra cui proprio le posizioni dei due ragazzi. Come il secondo battitore aveva liberato il ruolo appendendo la mazza al chiodo post diploma, immediatamente, il cacciatore aveva fatto richiesta per il cambio di posizione abbandonando il ruolo d’attacco nonostante vantasse il maggior numero di anelli centrati per la squadra. S’era scocciato di dosare la forza e, innervosendosi, riusciva sempre meno in quell’intento sparando dei siluri che avevano cominciato a sollevare qualche domanda di troppo. Meglio sfogarsi sui bolidi, almeno, la palla impazzita avrebbe funto da capro espiatorio per la forza donata dalla bestia. Ossa rotte? Ops! Che sport violento il quidditch! Non era la prima volta che qualcuno subiva un infortunio, anzi, la storia di quello sport ne era piena in merito e da lì anche la Riis doveva aver sentito del posto vacante lasciato dal bulgaro facendo a sua volta domanda per essere spostata dagli anelli. Una buona mossa considerato che in partita aveva dimostrato di saperci fare. Magari con un po’ di allenamento avrebbe potuto fare grandi cose e chissà che quello fosse l’anno della rivincita dopo quello disastroso passato.
    «Dici che ormai è tardi per saltare la lezione?» Un ghigno soddisfatto arricciò le sue labbra mentre s’apprestava a replicare ma la stoccata di Fletcher colse il Serpeverde in fallo richiamandolo nel peggiore dei modi all’attenzione.
    «No signore, le colleghe sono state del tutto esaurienti» sostenne il suo sguardo quasi a volerlo sfidare sfacciato com’era e tronfio della sua stazza che avrebbe intimorito chiunque. Il mago avrebbe anche potuto fare il galletto in quelle situazioni, protetto dalla massa, ma il mannaro sapeva ed era convinto che in un angolo cieco quell’imbecille non sarebbe durato nemmeno un battito di ciglia e presto o tardi il suo artiglio avrebbe trafitto quella gola morbida e candida imbrattandola di fresco sangue... Lanciò un’occhiata di sottecchi alla Wheeler, una delle due colleghe sopracitate squadrandola inespressivo e silenzioso da capo a piedi. Era passato moltissimo tempo dal loro ultimo confronto scaturito poi in un litigio dove il mannaro non le aveva di certo scontato il modo in cui la Grifondoro lo aveva del tutto ignorato dopo la sua figura alla prima edizione della festa al Wonderland, da lì i rapporti s’erano gelati da ambo i lati ma quel giorno la Grifondoro sembrava aver scelto di seppellire dopo mesi l’ascia di guerra. Avrebbe dovuto farlo anche lui? Lo sguardo scivolò lungo il corpo della ragazza squadrando quelle curve altrettanto perfette seppur castigate dalla divisa scolastica che ne nascondeva le forme. Decisamente meglio la mise con cui s’allenava insieme alle compagne di squadra, ben più attillata quel tanto da stuzzicare determinate fantasie che in un mannaro erano l’ordine del giorno.
    «Non dovresti distrarti» aveva notato il suo sguardo sulla Grifondoro? No, certo che no. Il suo sorrisetto e la pizzicata dicevano tutt’altro. «Parla per te o la prossima volta che ti trovo nel mio laboratorio dovrò punirti» soffiò poggiando per un attimo la guancia contro la sua tempia, un breve attimo prima di rivolgere la sua attenzione a Fletcher ed al suo blaterare incessante. Di che parlava? Ah sì, i pupazzetti d’argilla.
    «Si dice che alcuni maghi abbiano tentato di dotare i golem di sentimenti umani» non gli riusciva difficile immaginare quei fantocci alla stregua di bambole gonfiabili animate dal desiderio di maghi sfigati che avrebbero voluto di più dal proprio burattino. Così basico, così... lo sguardo si posò sul vice-capitano sollevandosi nuovamente con un sospiro insofferente verso il professore. Avrebbero dovuto creare dei golem. Non la cosa più eccitante del mondo ma chissà, magari un giorno gli sarebbe potuto tornare utile per qualcosa... tipo riordinare il laboratorio al posto suo. Quindi, poche ciance, la costruzione del coso. Strinse gentilmente il polso della Serpeverde costringendola a donargli ancora qualche secondo delle sue attenzioni prima di lasciarla andare. «Non far danni» fece strizzandole l’occhio al di sopra del classico sorriso sghembo e senza indugiare ulteriormente le voltò le spalle per occupare uno dei rettangoli che aveva precedentemente preparato. Nessuna scelta particolare, il primo individuato all’apparenza più in disparte rispetto al resto. «Wheeler» ed un saluto veloce, privo di qualsivoglia inflessione prima di dedicarsi al compito. Squadrò la montagnetta di terreno, il secchio e sospirò. Che due coglioni. Sollevò le maniche della camicia prendendosi il suo tempo per arrotolarle al gomito nel frattempo che studiava le componenti e con il pensiero costruiva una scaletta mentale delle azioni da intraprendere. Poggiò un ginocchio a terra ma presto abbandonò quella posizione poggiando del tutto il sedere a terra per maneggiare con più calma la terra. Ginocchio alto piegato e l’altra gamba sempre piegata ma distesa sull’erba. S’allungò verso il secchio e senza troppi fronzoli castò un Aguamenti verso il secchio stimando ad occhio una quantità approssimativa d’acqua che avrebbe potuto servirgli che, se necessario, sarebbe andato a rimpinguare e vi versò la fiala di ferro precedentemente reperita dal carrello ricolmo. Una mischiata con un pigro movimento di bacchetta ed il tutto era pronto per essere successivamente unito all’ultimo ingrediente fondamentale. Era il turno della terra. Sfilò gli anelli che ingioiellavano le dita riponendoli all’interno della bisaccia incantata che portava al collo e della quale non si separava mai ed affondò le dita nel terreno saggiandone la consistenza tentando in un primo momento di formare l’agglomerato di partenza proprio sulla base di quella densità partendo poi, lentamente e progressivamente, ad aggiungere l’acqua necessaria. Formò un palla e da lì unendo meticolosamente il liquido andò a lavorare la forma appiattendo la sfera fino a raggiungere la consistenza di un ovale. Lo mise da parte. Ripeté il processo altre cinque volte manipolando il composto a modo da formare i quattro arti e una forma più bitorzoluta per la testa andando poi a prendere il panetto più grosso alla quale congiunse i pezzi. Arrivò al penultimo arto. Il braccio destro e, colto da un’illuminazione, afferrò la bacchetta andando a lavorare di precisione quasi millimetrica per incidere il simbolo che avrebbe attivato e comandato la statuetta. Soddisfatto del disegno andò ad apporvi l’arto finale che, in buona parte, proteggeva e nascondeva il segno. L’ascella gli sembrava un ottimo punto che solo ad uno sguardo attento avrebbe potuto svelare la debolezza e solo in determinate posizioni poiché di natura, quella parte del corpo, era per la maggiore coperta e protetta proprio dall’arto stesso. Soddisfatto andò ad installare la testa e da lì, incrociando le braccia al petto – una volta sbattute le mani dell’eccesso di terra – squadrò i progressi altrui attendendo pazientemente il proseguo della lezione.

    Axel Dragonov, VII anno, Serpeverde

    Interagito con David, Freya, il proffo e ed Halley.

    Sfotte un po' David per il modo in cui se la tira con Freya aka il-suo-territorio e coglie la palla al balzo per fare lo splendido con la ragazza proponendosi per eventuali ripetizioni considerati i passaggi di ruoli avvenuti in squadra (salutate il nuovo secondo battitore e la nuova cacciatrice ✨), presa/consegna del testimone... insò Freya, pigliati sto cazzo bulgaro va.
    Colto in castagna "arronza" delle scusanti educate con il professore e lancia 'na squadrata ad Halley compresa di un paio di considerazioni. Bel culo che hai messo su Cometa eh, così, per info! E poi si congeda dalla sua lupacchiotta prefe per cominciare l'impasto del fantoccio.
    Sceglie di usare l'acqua reperita da un classico Aguamenti e si mette ad impastare la torta.

    PUNTO DEBOLE: Ascella destra


    Edited by Dragonov - 31/10/2023, 20:41
     
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    Aveva fatto un sorriso al professore, sentendo ciò che gli disse riguardo il suo intervento. Chiedendosi se effettivamente diceva la verità o pensava che in realtà quella domanda era davvero inutile. Non lo avrebbe saputo mai e quindi si accontentò di quella frase e continuò ad ascoltare con attenzione il prof.
    Durante la parte teorica, aveva ascoltato la domanda che aveva fatto Freya si voltò con un sopracciglio alzato. “Stai pensando magari di usarlo su qualcuno?” tornò a guardare verso il prof 'Non sarebbe una cattiva idea, in effet...NO NO scherzo, non lo è affatto'.
    Come aveva già detto all'inizio quella lezione poteva rivelarsi interessante e la conferma arrivò subito, quando il prof cominciò a spiegare cosa avrebbero dovuto fare per la parte pratica. E lì Roy si sfregò le mani con un sorrisetto sulle labbra. Insomma, non vedeva l'ora di cominciare con la pratica. Ed in realtà lui trovava sempre più interessante la parte pratica di quella teorica, ma forse lo pensavano tutti.
    Roy, mentre ascoltava le istruzioni, cominciò a sistemarsi di fronte al quadrato che aveva scelto.
    “ok...prima iniziamo a prendere l'acqua, giusto? Un aguamenti sarà più semplice e meno faticoso.”
    E così fece. Puntò la bacchetta verso il secchio e mormorò “Aguamenti!” ed ecco adesso un secchio di acqua limpida e cristallina.
    “Bene...adesso prepariamoci a costruire il nostro bel bambolotto golem. Non è che potremmo tenerlo finita la lezione, prof?” Chiese, senza nemmeno pensare che forse non era una cosa possibile. Una sorta di simpatico golem domestico. Carino, no?
    Come aveva suggerito, Roy prese un pugno di terra dal suo quadrato e cominciò a studiarla. Strofinò la terra con le dita, sentendone la consistenza e la annusò, venendo inondato da un odore di terra leggermente utile che, doveva ammetterlo, trovava sempre piacevole. Era uno degli odori che preferiva, assieme a quello dell'erba appena tagliata. Non era un tipo campagnolo ma conosceva quegli odori.
    Poi recuperò un po' di ferro dal carrello vicino alla cattedra e cominciò ufficialmente il suo lavoro.
    Intanto, bagnandosi le mani e un pezzo di terriccio, cominciò a dare forma al suo golem, mischiando, in quell'impasto, il ferro che aveva preso poco fa. Iniziò dalla testa, perfettamente rotonda e il resto del corpo. Tanto per fare il simpatico decise di disegnargli sulla testa un puntino a destra, uno a sinistra ed una linea orizzontale sotto questi puntini. “Deve pur sempre avere un volto, no?”
    ed infine arrivò il momento di decidere dove incidere il simbolino che avrebbe fatto diventare punto debole del golem. Doveva trovare una parte poco visibile, in modo da rendere molto difficile abbattere il suo manichino di fango.
    Quindi scartò le mani, il torso, la testa, le braccia e i piedi. Si scompigliò distrattamente i capelli, pensieroso, indeciso ancora su dove fare l'incisione. Si guardò intorno, spiando velocemente i compagni vicino a lui e notò che alcuni avevano scelto il mento, altri sotto l'ascella. Posti che riteneva anche lui abbastanza strategici e difficili da colpire. Tornò al suo bambolotto e lo studiò meglio.
    “Collo troppo facile, testa banale, mani anche...mmmh forse ho trovato.”
    Si mise in ginocchio e prese la sua bacchetta. Si abbassò, avvicinandosi quel tanto che bastava per poter vedere ciò che avrebbe dovuto fare e cominciò ad incidere il simboletto nell'interno di ciò che dovrebbe essere la coscia, vicino all'attaccatura tra la gamba ed il tronco. Vabbè...l'ingune, in pratica. Lo fece non troppo grande, rendendolo ancora più difficile da individuare. “Ecco fatto...credo di aver finito il mio David”. Un golem di circa quaranta centimetri, con una bella faccetta simpatica. “Bellino, vero?” Guardò prima la sua opera e poi il professore.



    Roy Hargraves| Quinto anno Grifondoro

    In pratica fa domande stupide che non meriiterebbero risposta. Poi comincia a fare il suo Golem, incidendo il simbolino nell'inguine in pratica. Usa l'incantesimo aguamenti per riempire il secchio di acqua.
     
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    Sin da piccolo il suo gufo era sempre stato piuttosto schivo nei confronti delle persone, poi, crescendo, e abituandosi alla presenza umana, aveva smesso di beccare chiunque gli si avvicinasse. Questo, tuttavia, si applicava perlopiù alle le ragazze; con l'altro sesso, invece, era alquanto diffidente, a volte persino scontroso se provavano a toccarlo. Anche Hunter, nonostante il fatto che lo vedesse spesso, non era di certo un'eccezione anzi, per lui rappresentava una minaccia. Non a caso, i gufi reali sono animali estremamente territoriali che difendono assiduamente il loro territorio o ciò che considerano loro. Alec, che era molto legato a Daphne, non era particolarmente felice del fatto che la sua padroncina desse più attenzione ad un altro, tra l'altro si era anche scagliato contro Whisky molte volte, beccandolo o provando a graffiarlo con i suoi artigli affilati. Rischiava di fargli davvero male, anche perché la presa della sue zampe era particolarmente ferrea. A quel punto, non aveva avuto altra scelta che chiuderlo in gabbia e tenerlo il più lontano possibile dal cane del suo ragazzo; per fortuna, alla fine, si era abituato alla sua presenza, ma per evitare spiacevoli soprese li faceva incontrare il meno possibile. Il corvonero aveva anche cercato di arruffianarlo dandogli del cibo, tuttavia il rapace aveva sempre rifiutato mentre, da Freya, accettava sempre tutto. Tra l'altro, per assicurarsi una fonte di cibo extra fissa, si lasciava accarezzare da lei quando voleva. Non andava per niente per bene, se diventava obeso le sue lettere ci avrebbero messo giorni ad arrivare. «Non posso darti torto, ma così non riuscirebbe a volare bene.» Alec, con qualche kilo in più, sarebbe stato molto carino a vedersi, ma il compito principale dei gufi, nel mondo magico, era di consegnare pacchi e lettere nel minor tempo possibile e un aumento di peso lo avrebbe inevitabilmente rallentato. In tal caso, per quanto gli dispiacesse non averlo più in stanza con lei, avrebbe fatto meglio a portarlo alla guferia per evitare che Freya continuasse a rimpinzarlo di cibo. «Lo hai scoperto soltanto adesso?» Rispose ad Halley con la stessa ironia e scosse leggermente il capo, guardandola con falso disappunto. «Pensavo sapessi che noi serpi siamo simpatici e alla mano più delle altre case. » Certo, come no. Si poteva dire che fosse il contrario, anche perché i figli di Salazar - la maggior parte almeno- erano egoisti, stronzi, freddi e concentrarti unicamente su se stessi. Gli altri, per loro, non contavano niente, erano solo un mezzo per raggiungere un fine. Daphne, in parte, era così, ma aveva delle persone a cui teneva, a differenza di quel soggetto che stava con la mora che, come al solito, si comportò da cavernicolo. Ignorò lo scambio di battute tra i due, seppur il tono di voce di Halley non lasciasse presagire nulla di buono. Meglio così, forse era la volta buona che lo mandava a quel paese.
    Poco dopo la lezione iniziò e, come sempre, non mancò di prendere appunti. Il docente spiegò parte delle caratteristiche dei golem e rispose anche alla sua domanda, confermando il fatto che essi, in qualche modo, potessero sfuggire al controllo del loro creatore. Perché voler dare emozioni umane a una creatura inanimata? Qual era il vantaggio? A parer suo, nessuno. Il compito dei golem era quello di eseguire gli ordini di chi li aveva creati senza battere ciglio, di agire come una marionetta e, di certo, sentimenti irrazionali come rabbia, odio o risentimento avrebbero potuto spingerli a disubbidire, ribellarsi o scappare, seguendo il loro, di volere. Ovviamente, c'erano casi in cui questo poteva essere utile ma il suo pensiero, in linea di massima, era quello. Finita la teoria, era tempo di passare alla pratica. Innanzitutto, calcolò mentalmente le quantità adatte di ferro, terra e acqua per creare un golem alto quarantadue centimetri. La precisione e l'equilibrio tra gli elementi erano di fondamentale importanza per la riuscita del compito, nonché per l'alchimia in generale. Una volta fatti i suoi calcoli, a passo svelto, recuperò il ferro poggiato sul carrellino di fianco alla cattedra ed entrò nel quadrato delimitato dallo spago. Prima di sedersi per terra, estrasse la bacchetta dalla giacca della divisa e trasfigurò la sua gonna in dei pantaloni per lavorare più comodamente. La posò dov'era prima e poi si mise a lavoro: prese un po' di terriccio tra le mani, era leggermente umido, il che stava a significare che non avrebbe dovuto aggiungere troppa acqua altrimenti il fango sarebbe stato troppo liquido e il golem non si sarebbe neanche retto in piedi. Una volta appurato ciò, castò un Aguamenti e aggiunse il ferro, facendo particolare attenzione al dosaggio dato che già la terra, di per sé, ne aveva al suo interno. Aveva, per altro, scelto di non prendere l'acqua del lago perché, in essa, c'era una percentuale maggiore di ferro che, a contatto con altre sostanze chimiche, avrebbe potuto alterare l'equilibrio degli elementi usati. La lettura del libro che le aveva consigliato il professor Fletcher era stata molto utile nel farle capire quanto fosse improntate conoscere le proprietà e le caratteristiche degli elementi - o degli ingredienti in caso di Pozioni - che si andavano ad utilizzare. Ovviamente, mettere in pratica tali conoscenze era diverso, si poteva sbagliare, ma a scuola era concesso qualche volta. Nel mentre, all'interno del secchio mise anche la terra, poi ci immerse le mani e unì il tutto, assicurandosi che la miscela avesse una quantità relativamente piccola di liquido per evitare che, in caso di sedimentazione, diventasse troppo acquoso. Si prese il suo tempo per lavorare il fango e, quando fu soddisfatta del risultato, iniziò a modellare con cura gli arti e il busto del golem, assicurandosi di dargli, come aveva chiesto il professore, fattezze umane. Si dedicò poi alla testa e al viso, ma anche di rimuovere il fango in eccesso per facilitarne i movimenti. Infine, delineò per bene le dita dei mani e dei piedi, incidendo con accurata precisione il simbolo alchemico con la bacchetta tra il pondulo e il mignolo, un punto ben nascosto. Adesso restava da capire come attivarlo e farlo muovere.




    Daphne Andersen, V anno, serpeverde
    Interagisce con Freya e Halley. Citato David.
    Ascolta le indicazioni del prof, riflette e poi si mette a lavoro cercando di essere il più precisa possibile. Il simbolo si trova tra il quinto e il quarto dito del piede e.e


    Edited by Daphne. - 2/11/2023, 01:32
     
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