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    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


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    A volte, il posto peggiore in cui stare era la propria testa. Intrappolata, tra quelle convinzioni ormai radicate grazie al lavoro minuzioso e crudele che le era stato cucito addosso dalle persone che, più di chiunque altro, avrebbero dovuto proteggerla, che avrebbero dovuto battersi per lei, farla sentire ugualmente importante, ugualmente amabile, come se nulla fosse cambiato. Invece era cambiato tutto, pochi attimi e tutto ciò che sarebbe potuta essere era svanito senza che ci fosse alcuna possibilità di rimediare. Forse un giorno avrebbe ringraziato quell'aggressione sanguinosa per la persona che aveva avuto modo di diventare, lontana dalle costrizioni a cui sarebbe andata in contro altrimenti, poggiandosi solo sui suoi fratelli che le avevano fatto da stampelle per tutto quel tempo ma, purtroppo per Freya, era ancora lontano il giorno in cui avrebbe potuto guardarsi allo specchio senza provare una vena di repulsione. Lungo sarebbe stato il percorso per accettare se stessa così com'era, priva di tutta quella parte che le era stata strappata via. Ancora più difficile sarebbe stato abbandonare il senso di colpa che la opprimeva ogni volta che il suo sguardo si posava su Oliver. Era come lei, per causa sua. Un tasto così dolente che bruciava ancora e che, forse, non sarebbe mai guarito, un punto così sensibile che troppo facilmente veniva preso di mira da sua madre, che più di ogni altra cosa godeva nel vederla stare male già da prima che quella maledizione si abbattesse su di lei. Ma Freya aveva smesso da tempo di cedere a quelle provocazioni e, nonostante fossero ancora in grado di ferirla, avrebbe davvero preferito essere ceduta come valvola di sfogo per le menti perverse dei conoscenti dei suoi genitori piuttosto che mostrare loro quanto le loro parole riuscissero a colpirla in profondità. Quindi sorrideva nonostante tutto, lo faceva davanti ai suoi genitori per confonderli e davanti a tutti gli altri perché sarebbe stato più facile che spiegare che cosa la stesse uccidendo dentro. Tuttavia, nonostante i sorrisi, nonostante ciò che lasciava vedere al di fuori, quelle parole erano sempre dentro di lei a tenerle compagnia. Mostro! Bestia! Orrore! Un mantra che aveva continuato a ripetersi da sola per riuscire a diventare insensibile al loro effetto ma che, alla fine, aveva avuto come conseguenza che se ne convincesse anche lei. Eppure con Axel era diverso. Con lui, ogni tanto, poteva smettere di fingere e lasciare intravedere quelle ferite che, al contrario del bulgaro, erano sepolte solo dentro di lei e non all'esterno. Lui sapeva come l'inferno potesse far sentire come a casa e li, immobile mentre Axel le sfiorava il viso, riflessa in quegli occhi smeraldini sembrava bella anche lei. Quasi ci credeva a quelle parole gentili che percepiva come sincere, come se lui guardandola vedesse solo una ragazza e non perché fosse l'unica immagine che lei gli rimandasse, ma perché sapeva chi era e sceglieva comunque a quale parte di lei dare valore. Si sentiva piccola, e non per le braccia possenti che tante volte l'avevano tenuta stretta, non per quella sua statura imponente, anche se grazie ai tacchi che indossava non era più così eccessiva, ma perché riusciva comunque a sovrastarla per quell'aura di potere grezzo e ferino che era in grado di emanare, non per quelle spalle larghe che sapeva sostenessero ben più di un peso, e nemmeno per tutti quei muscoli che si contraevano ad ogni movimento facendo tendere la camicia indossata per quell'evento che si era rivelato traumatico. Accennò un sorriso davanti a quella strizzata d'occhio cercando di fare propria quella tranquillità che sentiva venire dal moro, vedendo oramai in lui la figura a cui ispirarsi per tenere a bada quel tormento interiore che non la lasciava mai, incamerando comunque quei dettagli che non erano sfuggiti agli occhi della verde-argento. L'astio verso gli Auror, il problema di avere il loro fiato sul collo, la possibilità di creargli davvero dei problemi. Nonostante il dramma, erano elementi che non si era persa, qualcosa che aveva stimolato in lei l'urgenza di fare domande e che sapeva non avrebbe potuto fare insieme alle altre centinaia che vorticavano attorno alla figura del ragazzo che le stava di fronte. Voleva sapere, la curiosità le imponeva di conoscere le risposte ma, aveva capito, Axel aveva i suoi modi e i suoi tempi e, forzandolo, avrebbe ottenuto solo il suo ritrarsi nel suo guscio. Ci sarebbe stato il modo di sapere, non in quel frangente, in cui poco alla volta gli avrebbe dato modo di potersi fidare di lei quanto lei, ormai era chiaro, si fidava di lui.
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    “Non è un difetto. [..] Sono anch’io così” per un attimo accantonò i pensieri e le preoccupazioni -É la prima volta che sento parlare di egoismo quasi come fosse un pregio- lo guardò con un luccichio divertito mentre inclinava il volto nella sua stessa direzione e sollevava un angolo delle labbra rosee -Ed è anche la prima volta che mi dici qualche cosa di te- per assurdo. Nonostante i mesi trascorsi da quel primo incontro significativo, e nonostante ce ne fossero stati molti altri dopo quello, Axel non era certo mai stato un tipo di tante parole. Lui dimostrava, lasciava intravedere, ma non si era mai descritto e tanto meno raccontato. Da un lato lo apprezzava, le piaceva che non fosse una di quelle persone che avevano la necessità di decantare le loro stesse lodi o doti che, alla fine, non erano mai del tutto vere ma, d'altra parte, desiderava sapere di più di lui e di quel suo universo personale che teneva celato a tutti. Dragonv aveva ragione, e non era nemmeno intenzione di Freya risultare buona o caritatevole ma, tutta quella faccenda, non faceva che confermare quella tesi che la faceva sentire non meritevole di qualsiasi cosa positiva potesse succederle. Non me lo merito. La costante sensazione di non essere all'altezza o degna, e il fatto che il giovane uomo davanti a lei stesse cercando di convincerla del contrario, non fece altro che far nascere in lei la necessità di scavare più a fondo per avvalorare la sua di tesi anche se, inaspettatamente, non andò come previsto. “Porca puttana! Ho una cazzo di fame che non hai idea” Buongiorno, principino! Quelle poche parole, del tutto spontanee e prive di alcun giudizio, riuscirono a stemperare la tensione che aveva accumulato fino quel momento, facendola rilassare e abbandonare ad una risata leggera -Non ci fosse il rischio di incontrare un omicida in giro per la scuola, ti trascinerei nelle cucine. A cena fuori magari mi ci porti un'altra volta- continuò a sorridere, non mancando di prestare attenzione al moro per vedere segni di un possibile rifiuto all'idea di vedersi al di fuori di una camera da letto -Ma se ti aspetti che ordini un'insalatina leggera, ti sbagli di grosso- fu il suo turno di strizzare l'occhio nella direzione del Serpeverde, decisamente ignaro di ciò a cui sarebbe andato in contro. Quindi Freya si bloccò, di nuovo. Tornando seria ad osservarlo mentre, come nulla fosse, la metteva a parte della prospettiva di essere bloccati li. Non se lo sarebbe aspettato. Credeva che, una volta superato il momento di massimo caos in cui tutti gli studenti sarebbero tornati alle loro stanze, se ne sarebbe dovuta tornare nella sua camera dove, sospettava, avrebbe passato la notte da sola senza le sue compagne, che sarebbero rimaste con i rispettivi ragazzi. Non avrebbe voluto rimanere sola, non quella notte, ma non aveva osato chiedere al bulgaro di poter restare. Non avevano mai passato la notte insieme. Incontri fugaci e intensi, seguiti da poche chiacchiere e poi ognuno prendeva la propria strada rifuggendo da quel livello di intimità che si sarebbe creato restando l'uno accanto all'altra. Era quello ciò che stava proponendo? Non ebbe nemmeno il tempo di pensarci o ragionarci sopra che il ragazzo tentò qualcosa che per poco non le fece venire un infarto -Ma cos..- senza ragionare si lanciò verso di lui, afferrandogli il polso della mano che aveva sporcato con il contenuto della fialetta mentre, con l'altra, andava a coprirgli le labbra per evitare che vi entrasse in contatto -Sei impazzito?- fissò gli occhi preoccupati in quelli più scuri di lui -Non ci pensare nemmeno!- il panico, abbandonato pochi minuti prima, sembrò montarle addosso di colpo, irruento, facendo accelerare i battiti del suo cuore malandato intanto che si chiedeva cosa potesse passare nella mente di lui per arrivare a tanto -Farò come hai detto, la consegnerò agli Auror e ci penseranno loro a capire cos'è. Non ho intenzione di guardare un altro cadavere, tanto meno il tuo!- solo a quel punto scostò la mano dalla bocca del ragazzo, mantenendo la presa salda sul suo braccio anche se sapeva che, se solo avesse voluto, si sarebbe potuto liberare con facilità. Portò la mano libera al fianco, armeggiando con la cerniera del vestito scarlatto e facendola scorrere fino ai fianchi, dando modo così all'abito di scivolarle lungo il corpo semi-nudo, tornando ad essere libera nei movimenti. Poggiò un ginocchio sul materasso, a fianco delle gambe di Axel e, successivamente, anche il secondo dall'altro lato di quelle cosce vigorose messe in risalto dai pantaloni eleganti, accomodandosi così sul grembo. Fu il suo turno di prendere il volto ispido di quel ragazzo tra le mani, ammorbidendo lo sguardo per poterne apprezzare ancora di più la bellezza innegabile -Non sei una cavia, Axel- tutte quelle cicatrici sul suo corpo suggerivano che qualcuno la pensasse diversamente. Merlino solo sapeva cosa diavolo doveva aver passato in tutti quegli anni ma, la facilità con cui si sarebbe immolato, e quello che avrebbe rischiato pur di provare quella polvere mortale, le aveva fatto serrare lo stomaco -Non ti farò fare il Grifondoro- azzardò un mezzo sorriso carezzandogli una guancia con il pollice della mano che ancora lo sfiorava -Hai detto.. Hai detto che siamo bloccati qui. Benissimo. Ti terrò lontano da quella fialetta dovessi controllarti tutta la notte- raddrizzò il busto fregandosene del seno nudo in bella vista, non c'era centimetro del suo corpo che Axel non avesse visto, toccato e saggiato più e più volte, cercando di emulare quel suo modo perentorio di parlare -E rilassati- sorrise di nuovo alzando gli occhi al cielo -Lo so che non ti piace questa cosa del dormire insieme, ma posso sempre chiedere ad Aiden se posso stare nel letto con lui- non avrebbe potuto dire nulla per farle cambiare idea. Gli avrebbe fatto la guardia tutta la notte se necessario, come un segugio. O come un lupo.

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    Si sistemò la cravatta scarlatta allo specchio, accertandosi che il nodo fosse perfettamente centrato alla base del suo lungo collo sottile, controllò che nessuno dei pochi capelli rimasti fosse fuori posto o di una lunghezza diversa dagli altri e, dopo essersi passato le mani sulla giacca grigia per sistemare eventuali pieghe immaginarie, Giovanni detto John fu pronto ad incamminarsi verso l'appuntamento seguente. Al pari di un rude uomo di montagna, attraversò la giungla cittadina con una veloce smaterializzazione, non poteva rischiare che il vestito si sgualcisse camminando, schivò le poche persone che lo separavano dalla sua meta e, come un cacciatore in attesa dell'arrivo della sua preda, attese paziente l'arrivo della sua cliente. Non era la prima giovanissima ragazza che si rivolgeva a lui per cercare il suo primo appartamento e, benché gli piacesse l'idea di cogliere la verginità delle loro esigue finanze, non era mai facile. Tante pretese, troppe aspettative, che si scontravano poi con la cruda realtà di quello che potevano di fatto permettersi. Una doccia fredda sulle bollenti fantasie di un futuro radioso ma, ahilui, a qualcuno sarebbe toccato quell'ingrato compito e, nel suo piccolo, sperava sempre di riuscire a trovare un compromesso adeguato. Era riuscito a trovare qualche immobile che pensava potesse fare al caso di quella ragazza che lo aveva contattato e, ora, non restava che convincerla che tra quelli ci fosse la sua casa dei sogni.
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    Si osservò attorno: bel vicinato, zona pulita, case tenute bene. L'ambiente era rassicurante e, questo, gli fece spuntare un sorriso sul viso smunto perché, si sapeva, la cosa più importante per piazzare un immobile era la posizione. Mentre attendeva immobile, con la sua postura impeccabile, vide avvicinarsi una giovane ragazza che pregò fortemente non fosse colei che stava aspettando. No. Non poteva essere. Non quella ragazza con la pancia mezza nuda quasi fosse uscita direttamente dagli anni '90. E nonostante avrebbe voluto gridare, ferirsi gli occhi per impedirsi la vista ti tale orrore, cedere all'impulso di scogliere quella camicetta scialba annodata malamente sopra l'ombelico, si limitò ad indossare uno dei suoi classici sorrisi calorosi e collaudati per accogliere i nuovi venuti
    -Ma ben arrivati! Non avevo idea di dover cercare il nido d'amore di una giovane coppia!- osservò i due ragazzi, concentrandosi sui bei volti privi delle rughe che sarebbero comparse loro dopo i primi mesi di convivenza. Adorava le coppie, soprattutto se erano così giovani e pronte a ritagliarsi un angolino tutto per loro dove, con un po' di fortuna, avrebbero potuto anche mettere su famiglia. Gli piaceva credere che, durante l'atto, i due pensassero anche a lui e alla grande fortuna che avevano avuto di averlo incontrato e di avere, sempre grazie a lui, un tetto sopra la testa del nascituro. Lo faceva sentire partecipe.
    -Ma non perdiamoci in chiacchiere, entriamo subito a vedere cosa ci offre il mercato- in pochi passi raggiunse il portone d'ingresso di una piccola palazzina che si notava fosse stata ristrutturata da poco, almeno all'esterno. Muri bianchi ben tenuti, qualche fiore sapientemente posizionato, a primo in patto una delizia per gli occhi. Almeno fino a quando il portone in legno non venne aperto e fece accomodare i giovanissimi al suo interno -Entriamo direttamente nella cabina armadio pass trough- l'ingresso altro non era che un corridoio stretto con un armadio a due ante che doveva aver visto giorni migliori -Il pavimento è un gress ad effetto cemento- bugia, quello era proprio cemento, nudo e crudo -Mentre per le pareti hanno voluto lasciare la muratura originale per dargli quel sapore vintage che è sempre attuale- pareti in pietra sulle quali era possibile notare, qua e la, qualche segno di umidità che indicava una pessima manutenzione ma che non era il caso di sottolineare -E questo è il salotto- passato il piccolo disimpegno d'entrata, si ritrovarono in una stanza non troppo illuminata e nemmeno troppo spaziosa in cui spiccava un divano bitorzoluto posizionato di fronte un camino ricco di fuliggine che non veniva acceso da molto, molto tempo -Il divano diventa un comodo letto, così da passare da zona giorno a zona notte ottimizzando tutti gli spazi- continuò a sorridere mentre attraversava la stanza fingendo entusiasmo e fermandosi davanti ad una porta chiusa che preferì non aprire -Qui abbiamo e il bagno e li, proprio alle vostre spalle, il cuore pulsante della casa- indicò loro l'ultima stanza, l'unica dotata di una finestra e vi si addentrò mostrando così il fiore all'occhiello se non altro per dimensione -Ed eccoci nella cucina. Dovete sapere che i proprietari hanno anche accettato di affittare l'appartamento già arredato, per cui è rady to live, e solo per la modica cifra di 350 Galeoni al mese! Allora, cosa ne pensate?- poggiò il fianco contro uno dei banconi dell'antica cucina in legno e l'urto, seppur appena accennato, fece si che una delle ante della credenza alle sue spalle, già precario, si staccasse dai cardini e finisse a terra in un tonfo sordo. Non si voltò, continuando a sorridere raggiante sperando che si concentrassero sulla sua figura.

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    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


    “A dopo” e come al solito non era una domanda, nemmeno un invito. Un ordine quello dato dal bulgaro che le fece scattare un sopracciglio verso l'alto, accompagnato da un ghigno divertito da quell'atteggiamento perentorio così tipico di lui. Sembrava che il moro ci avesse preso gusto ad indicarle cosa dovesse o non dovesse fare, quasi fosse una sua proprietà, e Freya non aveva ancora deciso come sentirsi a riguardo. La cosa avrebbe potuto farle piacere, quasi fosse una dimostrazione seppur bizzarra del fatto che il Serpeverde avesse un interesse nei suoi confronti e a tenere tutto sotto controllo, o se essere infastidita limitandosi a credere che fosse solo il modo di lui di gestire tutti quanti. Difficile capire dove propendere ma, fintanto che quegli ordini coincidevano con i suoi interessi, non era intenzionata ad opporsi. Poteva fargli credere di avere il pieno e totale controllo ancora per un po'. Ma la verità era un'altra: per quanto potesse sembrare fastidioso farsi comandare a bacchetta da un armadio est-europeo dalla voce bassa e roca in grado di stimolare corde dentro di lei capaci di farla vibrare, non si era mai sentita una marionetta tra le sue mani. Non le era mai sembrato il tipo di persona incapace di accettare un “no” se mai si fosse trovata in disaccordo con lui, non aveva mai percepito il suo tono come assoluto, non si era mai sentita come se le fosse stata privata una scelta. Lui, con quel suo modo di preoccuparsi per lei quando si erano sentiti in pericolo, o con la sua capacità silenziosa di tenderle una mano quando in difficoltà mostrandole gentilezza, o ancora di mantenere un segreto che era anche suo, era stato in grado di costruire qualcosa che in pochi erano riusciti a fare. Fiducia. Freya si fidava di Axel. Lui non le avrebbe fatto del male, non volontariamente per lo meno, e lei non aveva avuto motivo di ribellarsi. Sola nello spogliatoio, lasciò che l'acqua lavasse via i segni della fatica di quell'allenamento faticoso insieme agli strascichi che la recente Luna piena aveva lasciato. Immobile, mentre il getto di acqua calda le alleviava la tensione lungo la schiena, chiuse gli occhi ripercorrendo le fasi dell'esercitazione di quel pomeriggio. Un casino, erano ancora un casino. La squadra non si era ancora ripresa al meglio dal campionato precedente, reduce di diversi abbandoni e obbligata a trovare sostituti che fossero in grado di tenere testa alle altre squadre. Sorrise, non tutti i mali venivano per nuocere. Con tutti i cambiamenti degli ultimi periodi, aveva potuto cambiare il suo ruolo, trovandolo molto più adatto a quella che era la sua indole e, grazie anche allo stesso Dragonov che si era offerto di darle qualche dritta sul ruolo che prima ricopriva lui, aveva anche avuto l'occasione di giocare al massimo delle sue capacità. Nessun muscolo era stato trattenuto, aveva potuto dare sfogo alla forza che, con un'altra figura in porta, non avrebbe altrimenti potuto lasciare andare. Piacevole e liberatorio, una sensazione che nessun altro avrebbe potuto darle. Tuttavia non usava questa premura solo con lei, il modo in cui Axel si prodigava per la squadra, come li spronava, le indicazioni che dava, nessuno avrebbe potuto occupare il ruolo di Capitano meglio di lui e, Freya ne era convinta, Michael avrebbe concordato. Tornata in Sala Comune ne avrebbero potuto parlare. Con un colpo di bacchetta si asciugò i capelli che le ricaddero morbidi e ondulati sulla schiena, infilò distrattamente la divisa e in pochi minuti fu pronta per abbandonare lo stadio per dirigersi al castello, non prima di aver gettato un ultimo sguardo al campo dove il Capitano-to-be stava ancora parlando con Seth. Non si sarebbe mai abituata a quell'immagine, passato e presente che si mischiavano creando in lei una strana sensazione che non riusciva bene ad identificare. Il bulgaro non sarebbe mai venuto a conoscenza di quello che era successo tra Freya e il professore di Volo, così come non avrebbe dovuto sapere quali sentimenti li legassero ancora eppure, in un angolino egoista del proprio essere, avrebbe voluto che ne venisse a conoscenza, anche solo per scoprire se il ragazzo avrebbe provato lo stesso fastidio che coglieva lei ogni volta che lo sapeva tra le braccia di qualche altra ragazza. Un fastidio che, la verde-argento lo sapeva bene, non aveva alcun diritto di provare. Come sapeva che non avrebbe potuto fingere ancora per molto. Voltò le spalle a quella bizzarra scena, lasciando che un sospiro le sfuggisse dalle labbra carnose e, finalmente, si avviò alla ricerca di quel meritato riposo che era convinta di meritarsi. Ma, quel giorno, gli dei, i suoi antenati, maghi famosi o chi per loro, dovevano aver deciso di divertirsi alle sue spalle, lasciando che imprecasse i loro nomi nella sua mente quando una voce ormai nota la chiamò facendola voltare.
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    Harris, il gorilla che era stato in grado di farle venire voglia di cimentarsi nella sua prima rissa. Ci voleva coraggio per salutarla come nulla fosse visto il modo in cui l'aveva trattata. Coraggio o stupidità. Si voltò verso il moro inarcando le sopracciglia, soppesando la sua figura dall'alto in basso come se si fosse trovata davanti a chissà quale orrenda creature e tacque per diversi attimi, senza ricambiare quello strambo saluto, se così si poteva chiamare. Umiliata. Le aveva dato dell'incapace davanti al resto della classe, ergendosi a 'sto gran cazzo quando era stato il giocatore ad aver ottenuto i risultati peggiori di tutti. Ci voleva una gran faccia da culo che, ormai era chiaro, al più grande dei fratelli Harris non mancasse di certo. Ma non era stato solo quello. Quasi ci trovasse gusto a scavarsi la fossa con le sue stesse mani, aveva umiliato la sua stessa ragazza – oramai ex a giudicare dalle voci di corridoio, finalmente la Wheeler aveva ritrovato la ragione e aveva mollato la bestia che aveva al suo fianco -, l'aveva squadrata come un pezzo di carne e, come se quella percezione che l'aveva fatta sentire sporca non fosse stata sufficiente, si aggiungeva la consapevolezza che era stato fatto solo per cercare di toccare un nervo scoperto di Axel immaginando un legame tra i due che nemmeno la stessa Freya sapeva se ci fosse davvero. Era passata da onta per la squadra, ad oggetto sessuale per arrivare all'essere il semplice mezzo per arrivare al suo fine e, nonostante questo, ora la guardava come nulla fosse. Probabile che nemmeno si rendesse conto di niente, non sembrava il tipo di persona in grado di capire un concetto basilare come causa-conseguenza e, era probabile, non fosse nemmeno in grado di porre rimedio alla merda che spargeva in giro come un'onda d'urto respingente che usciva da lui. Aveva promesso a Mike che ci avrebbe provato, che avrebbe tentato di trovare un punto di incontro con quel suo discutibile fratello, ma dopo quel giorno ci aveva messo una pietra sopra
    -Sta parlando con Axel- confermò senza nascondere l'astio che traspariva dai suoi occhi smeraldini -Parlano di come riorganizzare la squadra dopo che certe fighette hanno deciso di abbandonare perché non avevano le palle di prendersi le proprie responsabilità- un ghigno maligno le incurvò le labbra, nonostante non fosse sicura che il riferimento alla sua persona potesse venir colto, non aveva questa gran considerazione della sua intelligenza o lui stesso si sarebbe comportato diversamente in quei mesi. Riprese il cammino voltandogli le spalle -Vai pure da loro ma, se per l'imbarazzo ti venisse da piangere, sappi che nello spogliatoio ci sono dei fazzoletti- si fermò, voltando il capo per guardarlo da sopra la spalla per regalargli un ultimo sorriso sarcastico -A meno che tu non ne abbia già nella tua borsetta- detto quello si voltò di nuovo, pronta a riprendere il cammino.



    Edited by -RedFlag- - 30/4/2024, 10:43
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    CITAZIONE (AJ Crowley @ 20/4/2024, 16:21) 
    Grazie! Sono un lento fantasma, ma importunatemi pure. Per quanto riguardo la mia futura creatura, direi decisamente adulto, non credo di essere più capace a gestire un adolescente, è già difficile gestirmi da solo e comunque, prevedo che sarà ugualmente una bella impresa.
    PS: C'è qualcuno che non lo ama? Se c'è, dovrebbe rivedere le sue priorità :banned:

    Comprensibile! Io tento ancora di convincermi che non sia passato troppo tempo e di ricordarmi com'era essere giovane :fulvio: ! Comuuunque, dopo aver postato la scheda di consiglio questa discussione nel caso volessi già subito una role, così possiamo subito iniziare a tormentarti :occhioni: :occhioni:
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    Ma benvenut*!!! Che bello vedere faccette nuove da importunare! Ma dicci di più, già idee per il tuo pg? Studente, adulto, omino di piombo?
    *ps: adoro Tennant, lo amo, ciao!*
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    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


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    C’era della dolcezza, della tenerezza quasi, nell’assistere ed essere l’oggetto (o soggetto?) di una prima cotta poiché Freya pensava che quello fosse il caso di Aiden. Così ingenuo nella sua curiosità perpetua e così impacciato con i suoi modi che sarebbe stato difficile per lei immaginare altrimenti. Se la ricordava bene la sua prima cotta, ormai risalente a tanti anni prima, così intensa, così totalizzante nei limiti che la sua giovane età le aveva concesso. Era sembrato qualcosa di enorme, l'unica cosa a cui riuscisse a pensare, la prima emozione forte, almeno tra quelle positive, che avesse mai avuto la fortuna di provare. Ricordava ogni gesto mal interpretato, la convinzione che ogni parola nascondesse un significato nascosto, le storie mentali che costruiva nella sua cameretta e di come finissero sempre con loro per sempre felici e contenti. Ricordava di come era convinta che nessuno avrebbe mai potuto eguagliare quel sentimento, di come fosse impossibile anche solo pensare che potesse passare, di come nessuno capisse realmente la grandezza e la verità di ciò che provava. Una bambina. Una poco più che lattante che nulla sapeva di come andasse la vita e di come evolvessero i sentimenti insieme alle relazioni. Ricordava anche l'immensa frustrazione del non ottenere ciò che voleva e il dolore, all'epoca considerato come il massimo del dispiacere che una persona potesse provare, davanti a quei rifiuti e di come, dopo aver pianto contro al cuscino, si convincesse che Seth, l'oggetto dei suoi desideri, la tenesse a distanza solo per le circostanze. A guardare a quel passato le veniva da ridere, ma avrebbe conservato quei ricordi con affetto soprattutto perché, quel biondino che per primo aveva catturato il suo interesse, faceva ancora parte della sua vita. Ce ne erano stati altri dopo di lui, altre cotte sempre più mature, alcune più significative di altre, ma Lennox avrebbe sempre avuto un posto speciale nel suo cuore raggrinzito e nei suoi ricordi, persino in quel momento in cui era convinta di aver chiuso un ciclo dopo ciò che era avvenuto l'estate precedente. Un altro ricordo che avrebbe custodito senza che nessuno avrebbe potuto o dovuto sapere. Ma Aiden? Il ragazzo aveva mai avuto esperienze simili? Ne dubitava, forse anche per ciò che lui stesso le aveva raccontato, del suo essere cresciuto in un orfanotrofio prima di venire adottato dalla sua attuale famiglia. Non aveva idea di come fosse quel posto, né di come fossero andate le cose in seguito, ma attraverso i suoi modi robotici le aveva fatto credere di non essere affatto avvezzo ai rapporti umani, figuriamoci alle relazioni. Non avrebbe potuto credere altrimenti, era probabile non gli avrebbe creduto nemmeno se lui stesso le avesse detto il contrario.
    Lo osservò con sguardo gentile mentre, coraggioso, la metteva a parte di quelli che erano i suoi sentimenti, dubitando di ciò che le stava dicendo per un semplice motivo: troppe cose di lei gli erano segrete e, se mai lei avesse sapute, sarebbe stato impossibile per lui apprezzarla ancora. Nessuno, una volta visto il marcio che albergava dentro di lei, avrebbe mai potuto apprezzare una come lei.
    -Non mi hai messa a disagio- eccola, la bugia bianca di cui avevano parlato poco prima. Mentì, avvertendo davvero una sensazione di disagio nel sentire quelle parole e, soprattutto, in quel tocco inaspettato che Aiden non le risparmiò. Non le sarebbe importato, aveva rifiutato altre persone e con molti meno riguardi, ma quel ragazzo impacciato a modo suo le aveva rivelato qualcosa di privato senza chiederle nulla e, questo, non fece che aumentare il senso di tenerezza che sentiva verso di lui -Non hai niente per cui dispiacerti- eppure non poteva ricambiarlo. Il Serpeverde era carino, aveva sempre apprezzato i suoi lineamenti e quegli occhi scuri che celavano ogni cosa, ma quelle stesse sensazioni che lui stava ammettendo di provare per lei, Freya le provava per un'altra persona. Un altro verde-argento, dai capelli corvini e lo sguardo furbo, dal ghigno perenne e dalla figura imponente. Burbero e schivo, a tratti stronzo ma, allo stesso tempo, dannatamente gentile e disponibile, per quanto lo fosse in incognito, ben attento a non mostrare a nessuno quella parte di lui. Eppure lei l'aveva vista. Senza contare la sua capacità di farla infiammare e animare come pochi altri erano stati in grado di fare. Si chiese se avrebbe mai avuto il coraggio che aveva dimostrato Walker, di andare da Axel e rivelargli quello che, in fin dei conti, sentiva per lui e, lo ammetteva, sapeva che la risposta sarebbe stata negativa. Non avrebbe mai avuto quel coraggio, forse scoraggiata dalla reputazione libertina del moro, o del fatto che ancora lo vedesse correre dietro alle gonnelle delle ragazze della scuola e non solo, persino di qualche fastidiosa professoressa. La consapevolezza di non essere abbastanza era ciò che la fermava dal chiedere di più. Furono le parole del biondino a fermare il flusso di pensieri prima che vi si perdesse del tutto -Dici che non lo siamo mai stati?- il capo si inclinò verso la spalla destra. Le venne quasi da ridere mentre lo stesso ragazzo confermava ciò che poco prima aveva detto lei e che sembrava avergli dato quasi fastidio. Ecco che ciò che aveva detto, che fosse attratto solo dal suo aspetto, tornava prepotente tra le sue convinzioni. Una certezza amara che, spesso, la portava a chiedersi se fosse perché non avesse altro da dare se non quell'apparenza per cui non aveva alcun merito, chiedendosi se anche lo stesso Axel vedesse solo quello -Non lo so, Aiden- rispose scrollando le spalle mentre la mano andava ad accarezzare il capo di Vlad che, piano piano, stava cominciando a risvegliarsi -É difficile conoscere del tutto una persona, ci vuole tempo e, forse, anche le domande giuste- si entrava in punta di piedi nelle vite degli altri, si trovavano spunti, si approfondiva, fino a scovarne anche i dettagli. Non vi era una spiegazione chiara perché due persone si trovassero bene tra loro, così come era difficile stabilire il punto in cui due conoscenti riuscissero a diventare qualcosa di più che due estranei intenti a farsi una chiacchierata superficiale -Magari lo diventeremo, se lo vorrai- sorrise alla giovane serpe accogliendo il suo pipistrello sulla sua spalla. Stava iniziando a diventare pesantino, e non aveva ancora finito di crescere. Il mammifero alato prese il volo, librandosi contro il tramonto per dirigersi verso la Foresta Proibita dove, era probabile, si sarebbe dedicato alla sua cena, o colazione a seconda dei punti di vista, mentre Freya rimase ad osservare il compagno, ancora a disagio, senza saper bene come giostrarsi in quella situazione o se fosse davvero il caso di dimostrarsi disponibile ad una conoscenza più approfondita per paura di lasciare false speranze ma, per quel momento, decise di comportarsi come l'istinto le suggeriva, senza preoccuparsi troppo delle conseguenze -Andiamo, biondo! Tra poco è ora di cena anche per noi!- nessun motivo, né in cielo né in terra, le avrebbe potuto far saltare un pasto. Rivolse un ultimo sguardo al ragazzo, facendo un cenno con il capo verso il castello alle sue spalle, prima di incamminarsi verso l'ingresso e terminare così l'ennesima strana giornata.



    Edited by -RedFlag- - 19/4/2024, 06:51
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    Allooooora, la butto li:
    visto che in questo periodo ho un po' di tempo in più, vi lancio due piggini, X & Y, nel caso vi andasse una role, che sia una cosa amichevole, lotta nel fango o un giro all'ippodromo!

    Cordiali saluti,
    bacetti dalla zia!
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    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


    Le parole di Axel risuonarono come un pugno nello stomaco di Freya, un duro risveglio dalla realtà distorta in cui si trovavano tutti, nessuno escluso. Che merda. Dragonov aveva ragione, non avrebbe potuto trovare parole migliori per descrivere quella situazione irreale in cui si erano ritrovati. Un omicidio, l'apoteosi dell'oscurità in grado di annidarsi nel cuore dell'umanità, un atto capace di riflettere la più profonda caduta morale di un individuo, eppure così ricco di sfaccettature complesse da non poterlo ridurre ad un semplice atto malvagio. La morale, poi, era qualcosa di così soggettivo che era difficile poter stabilire dei limiti universali che potessero adattarsi ad ogni essere umano che volesse considerarsi tale. Forse, se fosse stata una ragazza comune, sarebbe stato più semplice catalogare la questione come sbagliata senza possibilità di obiezione, ma Freya non era una ragazza comune per natura e, proprio quest'ultima, spesso le faceva risultare difficile porsi un limite. C'erano situazioni, quando la rabbia prendeva il sopravvento, quando la bestia fremeva sotto la pelle, stimolata dalle circostanze, che sentiva che sarebbe stata capace di ogni cosa, anche le più riprovevoli. Avrebbe mai potuto uccidere qualcuno? Sarebbe stato bello poter affermare con decisione e convinzione che no, non lo avrebbe mai fatto per nessun motivo, ma era davvero così? Ogni giorno era una lotta continua con se stessa, per mantenere il controllo costante e non lasciarsi andare agli istinti che facevano, a loro modo, parte integrante di lei ma, fosse stata onesta almeno con se stessa, avrebbe detto che no, non era davvero così. Per difendere una delle poche persone a cui teneva, e se stessa in primis, lo avrebbe fatto senza pensarci due volte. Egoista, forse anche opportunista, avrebbe piegato ogni briciola di morale che aveva in corpo e, era probabile, nemmeno si sarebbe sentita in colpa. Non sapeva dire, questo, che tipo di persona la rendesse e, quel che peggio, non se ne poneva neppure il problema. La complessità di quell'atto di puro male era in contemporanea repulsivo ed attraente e, questo, l'affascinava e terrorizzava allo stesso tempo. Più volte aveva avuto paura di se stessa e, il panico scatenato dagli avvenimenti di quella sera, fecero nascere in lei pensieri e ragionamenti a cui avrebbe preferito non prestare attenzione ma, almeno in quel momento, rimanevano pensieri marginali, soffocati dalla preoccupazione egocentrica verso se stessa. Il cuore le martellava in petto lasciando che il frastuono le riempisse le orecchie, il respiro divenne irregolare mentre, come un fiume in piena, lasciava trapelare pensieri sconnessi alternando stati d'animo diversi che la facevano sentire folle, incapace di rimanere all'interno dei limiti della logica, fino a quando non avvertì le mani grandi di Axel sul suo viso, il suo nome che le arrivò quasi ovattato, facendola fermare, frenando l'isteria senza calmarla del tutto. Lo sguardo di lei continuò ad alternarsi tra gli occhi del Serpeverde, senza riuscire a darsi pace. Era così sereno, almeno all'apparenza, placido e tranquillo, da immobilizzarla sul posto per dargli ascolto. Invidiava quella serenità che riusciva ad emanare e tentò di farla propria ascoltando, per la prima volta da quando avevano lasciato il banchetto, parole che non la ferissero “E perché no? Non hai fatto niente” poche e semplici parole, come da abitudine del moro, ma che ebbero comunque la capacità di frenare il flusso di pensieri della brunetta -Allora mi credi- non una domanda la sua, piuttosto una constatazione stupita che le fece sgranare appena gli occhi, sorpresa e, soprattutto, sollevata dopo quella delusione iniziale che l'aveva colta impreparata. Che Axel le piacesse era, oramai, un'informazione che aveva accettato, seppur con riluttanza, ma rendersi conto di quanto influente fosse il suo giudizio per lei era tutto un altro paio di maniche.
    -Non voglio darti problemi- ruvido, scostante, a tratti arrogante, se ne potevano dire molte sul bulgaro, ciononostante si era sempre dimostrato disponibile con lei, carino, persino in quel momento in cui aveva ogni ragione per volerle stare distante ma, pareva, non aveva intenzione di farlo per evitarsi un problema in più. Gli angoli della bocca si sollevarono verso l'alto, sollevata, pure se una parte di lei si chiedeva se lo avrebbe fatto per qualunque delle ragazze che si portava a letto. Ma era li, con lei, quando avrebbe potuto essere con chiunque altra. “Non sei un mostro, okay?” l'ondata emotiva che la investì le fece ascoltare a fatica il resto del discorso del verde-argento -Ci.. ci proverò- fu la sua risposta pragmatica alla quale seguirono attimi di silenzio. Quante volte si era sentita dire il contrario? Ogni volta che da bambina si feriva e le lesioni guarivano sotto i suoi occhi. Mostro! Ogni volta che si arrabbiava e perdeva il controllo lasciando che gli artigli venissero allo scoperto. Mostro! Ogni volta in cui rientrava in casa, stanca e sporca, dopo una notte di Luna piena. Mostro! Ogni volta in cui non si trovava neppure nella stanza ma riusciva a sentirli mentre usavano quella stessa parola al posto del suo nome. Mostro! Ogni volta in cui avevano rifiutato un matrimonio combinato senza dare troppe spiegazioni. Mostro! Gratitudine e sollievo furono le prime sensazioni che la pervasero nei confronti del moro ma, al tempo stesso, il senso di colpa e l'idea di non meritarselo presero il sopravvento, facendole afferrare le mani del bulgaro e liberandole il volto, riportandole lungo i fianchi -Come lo sai? Che non sono un mostro- lo sguardo si abbassò su quelle stesse mani che non aveva lasciato andare, aumentandone la presa -Tu non sai.. io..- balbettò intanto che le frasi le morivano in gola prima di trovare il coraggio di continuare -Non l'ho uccisa io, ma nemmeno mi importa che sia morta- ammise infine ostinandosi a mantenere lo sguardo basso -Mi preoccupo per me, per te, per i miei amici- Per Seth -Ma per quella donna non sento niente. Questo non mi rende un mostro?- solo alla fine sollevò di nuovo gli occhi smeraldini, pieni di imbarazzo, per incontrare quelli pacifici di lui. Aveva sempre saputo di essere un'egoista, ma non aveva mai realizzato fino a che punto. Così come non sapeva perché lo stava rivelando proprio ad Axel, a cui avrebbe voluto piacere ma, invece, stava rivelando la parte peggiore di sé, quasi lo stesse mettendo alla prova. Per cosa, poi, non lo sapeva neppure lei. Quel loro rapporto era ancora un'incognita a cui non sembrava potesse trovare una risposta nel giro di breve tempo. Lasciò le mani al Battitore, come se non meritasse di entravi in contatto -Vuoi sapere un segreto?- si spostò i lunghi capelli su una spalla, incapace di stare ferma -Sai cos'ho pensato mentre lasciavamo la Sala Grande oltre ai miei interessi?- le mani si serrarono a pugno, le gote si tinsero di un leggero colorito roseo e le sopracciglia si corrucciarono in un'espressione colpevole -Che sentivo odore di bistecche, e non ce le hanno fatte nemmeno assaggiare- auto-sabotaggio, puro e semplice. Se prima non aveva motivi per starle lontano, ora ne aveva a sufficienza. Non sapeva se ridere di se stessa o rimanere seria, oltre che imbarazzata per mostrarsi tanto sincera. Si strinse le spalle, impalata davanti al ragazzo, sentendosi ancora più piccola di quanto già non fosse in confronto a lui, nuda anche se vestita per l'ennesima volta davanti allo stesso ragazzo.

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    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


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    Tutto quel discorso sulla paura dilagante stava prendendo una strana piega, Aiden usò confusione: fu superefficace. Freya corrucciò le sopracciglia cercando di seguire il filo del discorso in cui, prima, diceva che era tutta una coincidenza e non potevano essere sicuri che le due vicende accadute la notte della Vigilia di Natale fossero correlate e, in seguito, affermava che secondo un suo ragionamento lo erano di certo. C'era della logica dietro quella strana conversazione? Forse no, ma aveva abbandonato da un pezzo l'impresa di capire fino in fondo quello strano ragazzo che non faceva o diceva nulla che lei si sarebbe potuta aspettare. Aiden era una grande incognita vivente, con quella sua espressione impassibile che di poco cambiava, se non nulla, tra le varie situazioni che si trovava di fronte, intuire i suoi pensieri era pressoché impossibile e, capirlo, si sarebbe potuto rivelare un lavoro a tempo pieno non alla portata di tutti. Imprevedibile e misterioso ma, almeno, non risultava noioso. La noia, tuttavia, non era uno stato emotivo che la toccava in quel periodo. Al contrario, avrebbe tanto voluto che fosse così, avrebbe voluto potersi annoiare dalla troppa tranquillità e stabilità della sua vita ma, quei recenti avvenimenti, avevano spostato le sue sensazioni su ben altri binari, più caotici, più turbati, che mettevano in allerta tutti i suoi sensi più che sviluppati. Eppure continuava a mentire, fingendo una rilassatezza che non possedeva del tutto, con quella perpetua sensazione di minaccia sulle spalle che non se ne andava ma che, davanti alle altre persone, recitava di non avere. La menzogna era pante integrante della vita di chiunque e, come lei, anche Aiden ammise di servirsi di tale strumento. Onesto seppur, come al solito, non forniva ulteriori dettagli in merito all'argomento, lasciandolo cadere nel vuoto e spostando l'attenzione su altro che la fece sorridere “Nel caso lo diventassi non ti piacerei più?” non sapeva da dove derivasse tanta sfacciataggine, soprattutto da parte di un ragazzo che faceva dell'indifferenza e dell'imperscrutabilità le sue maggiori caratteristiche. La cosa la divertì abbastanza da lasciarsi andare ad una risatina prima di incrociare le braccia al petto ed inclinare la testa di lato, soppesando la figura del biondino che, quel giorno, aveva deciso di essere più strano del solito -Non lo so, non penso ti ci vedrei proprio nei panni del cattivo ragazzo- arricciò il naso immaginandolo in quelle vesti. Non era un ruolo per tutti, ci voleva una certa “aura”, se così si poteva definire. Una sorta di energia misteriosa e ammaliante, il fascino del male che da sempre imbrigliava le persone, la capacità di essere uno stronzo patentato, ma risultare comunque seducente. Aiden non l'aveva o, almeno, Freya non riusciva proprio a vederlo in quel modo. Ai suoi occhi rimaneva un ragazzo ingenuo che suscitava tenerezza a cui avrebbe tirato una guancia come si fa con i nipotini, da come studiava tutto come fosse la prima volta che lo vedesse, era più un bambino da tenere per mano e portare alla scoperta del mondo che non conosceva ancora, accompagnarlo a fare le sue prime esperienze. Il che non era un male, molte ragazze avrebbero apprezzato questo suo essere docile.
    Era strano, e lo dimostrava anche nel rapporto con il suo stesso animale davanti al quale non si era mai lasciato andare a gesti o frasi che non avrebbe mai fatto o detto davanti ad altri esseri umani. A lei era capitato di cambiarsi d'abito davanti a Vlad, portato di nascosto in camera sfruttando l'assenza delle sue compagne, così come si era ritrovata a lasciarsi andare ad esternazioni che non avrebbe ammesso ad anima viva, se l'indomani si fosse ritrovata a parlare con lui, non era sicura sarebbe stata al cento per cento a suo agio -Vedi? Non fai cose sconvenienti nemmeno davanti al tuo animaletto- allungò una mano approfittando del fatto che si fosse avvicinato e, come nulla fosse, si limitò a fargli pat-pat sulla spalla -Sei proprio un bravo ragazzo- sorrise ancora, convinta che una sua sua eventuale trasformazione in teppista da strada sarebbe stata troppo strana persino per lui -Ehi! Quando diventerai più pratico potresti anche chiederle cosa voleva da me quella volta!- non era chiaro perché la biscia del suo amico le si fosse avvicinata in Sala Comune, la sorpresa del sentirla strisciare attorno al suo polpaccio la ricordava bene, così come ricordava che il verde-argento le avesse detto che era un comportamento insolito per Lilith che, in genere, si teneva ben distante dalle altre persone. Quello era un mistero che avrebbero potuto risolvere.
    Ma tutto passò in secondo piano davanti alle parole successive di Walker. Rapido, approfittando di quegli attimi che la lasciarono interdetta, se lo ritrovò ad un passo dal viso a rivelarle sentimenti che non credeva lui provasse, almeno non per lei. Era convinta di quello che gli aveva risposto, Aiden di lei non sapeva quasi nulla. Sebbene avessero chiacchierato spesso, le loro conversazioni non erano mai state troppo personali, non conosceva tanti lati di lei, solo quelli che la brunetta gli aveva permesso di vedere, quelli che mostrava a tutti per mantenere la sua maschera davanti alla quasi totalità della popolazione, per cui come poteva essere così sicuro di ciò che provava? Ciò che lui diceva di provare, Freya era convinta fosse solo attrazione. Sincera, questo magari si, ma superficiale attrazione fisica. Lui non sapeva chi, o meglio cosa, lei era in realtà. Non conosceva il suo passato, non immaginava il suo futuro, persino certi aspetti caratteriali che lei stessa frenava e nascondeva. Se lei gli avesse mostrato ciò che nascondeva nella parte più recondita di lei, allora anche il modo in cui la stava osservando in quel momento, così lusinghiero per lei, sarebbe cambiato. Non sarebbe stato in grado di capirlo, tanto meno di accettarlo, e quell'attrazione si sarebbe trasformata in disgusto. Sussultò ritrovandoselo così vicino, e fece altrettanto quando avvertì la mano del ragazzo sul suo viso -Aiden..- per nulla a suo agio, poggiò il palmo della mano sul petto del ragazzo e lo spinse in dietro, non in modo brusco, ma quel tanto che le consentisse di riappropriarsi del proprio spazio -Io non..- capisco. Come potesse, lui, affermare di provare quelle cose con tanta sicurezza era, per lei, assurdo. Al di la dell'aspetto, che poteva piacere o meno, cosa sapevano l'uno dell'altra? Da una parte, quell'ingenuità la faceva sorridere, dall'altra la metteva in difficoltà -Mi dispiace, Aiden, ma io non provo le stesse cose- in realtà dubitava che le provasse lui stesso, sarebbe stato troppo assurdo, ma anche lei un tempo aveva scambiato un sentimento di affetto per qualcosa di ben più grande, solo perché era il massimo che potesse provare in quel momento. Allo stesso modo, era convinta che il biondino, di solito più asettico e insensibile alle emozioni, avesse preso lo stesso abbaglio non essendo abituato a sensazioni positive. Ma, questo, evitò di dirlo. Lo avrebbe compreso a suo tempo -Sei carino, sei un ragazzo simpatico, ma..- ma c'è già qualcun altro. Altra cosa che non disse, non sarebbe servito -Ho sempre pensato a te come ad un amico, e vorrei che rimanessimo così- Merlino se faceva schifo con quel tipo di discorsi. Di solito era più facile, i ragazzi a cui era abituata le chiedevano al massimo di uscire così che lei potesse rifiutare, ma Aiden, che faceva della stranezza il suo cavallo di battaglia, aveva optato per una dichiarazione in piena regola e lei non sapeva cosa volesse ottenere perché, di fatto, non le stava chiedendo nulla, limitandosi a togliersi di dosso quello che doveva essere un peso -Possiamo rimanere amici?- si diceva sempre così ma, la maggior parte delle volte, il disagio prendeva il sopravvento e si finiva per diventare degli estranei. Sarebbe stato un peccato.

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    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


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    Il vociare concitato di studenti e professori, gli spostamenti frenetici e gli sguardi atterriti altro non erano che la prova che fosse accaduto davvero. Non più un gioco, tanto meno uno scherzo, e di certo non se lo stava immaginando. Molte erano le domande che le vorticavano nella testa mentre si lasciava trascinare lontano dal luogo del delitto: come, quando e, soprattutto, perché? Perché ora, perché lei. Chi era stato? Domanda che, più di ogni altra, sarebbe balzata di bocca in bocca fino a quando i responsabili non fossero stati presi. Non sono stata io, lo ripeté di nuovo a se stessa come poco prima aveva affermato al moro che, senza darle una spiegazione, la stava portando via. Continuava a ripeterselo per calmare l'ansia che stava salendo, per permettere al respiro di non arrestarsi, al suo cuore di ritrovare il giusto ritmo. Una pratica inutile, in quanto sapeva di non essere davvero lei la responsabile dell'uccisione della professoressa, quell'angoscia non dipendeva solo dai fatti degli ultimi minuti, no, ma era bastato uno sguardo di Axel per gelarle il sangue nelle vene. Duro, freddo, un'occhiata fulminante che l'avrebbe gelata sul posto se solo non avesse proseguito con il tirarsela dietro, imponendole il suo passo, senza aggiungere una parola, senza dare peso a quelle di lei. Certo, non era per la sua dolcezza o compassione che si era avvicinata al bulgaro, nonostante fosse stato in grado di mostrarle quel suo lato anche se, era sicura, mai il moro lo avrebbe ammesso, ma mai si era trovata a scontrarsi con un muro tanto inflessibile in sua presenza, in quegli occhi di solito tanto misteriosi e pieni di fascino ora vi leggeva quasi dell'astio e, ciò, le stringeva lo stomaco in un modo del tutto diverso da quello a cui era abituata in sua presenza. Era la stessa espressione artica che le veniva rivolta da sua madre ogni mattina che seguiva una notte di Luna piena quando, dopo aver sopportato il dolore delle sue stesse ossa che si spezzavano in ogni loro parte per riassemblarsi nell'altra sua forma, rientrava a casa, provata, costretta a subire quelle occhiate di rimprovero quasi quel dolore fosse una colpa più che una maledizione, il disgusto stampato sul volto della donna, e la paura che presto o tardi avrebbe trovato il modo per liberarsi dal fastidio che riusciva a procurarle. Mai, da che aveva conosciuto Dragonov, aveva avuto paura di lui. Anche dopo aver compreso la sua natura, non aveva mai temuto la sua forza, il suo carattere scostante o gli scatti d'ira che sapeva potevano manifestarsi, ma si rese conto di una nuova realtà con cui non aveva fatto i conti: temeva il suo giudizio. L'idea che potesse dubitare di lei, a riprova del fatto che non si conoscessero poi così bene, le fece tremare le ginocchia ed incurvare le spalle, lasciandola ammutolita a fissare il pavimento mentre, inerme, si lasciò trascinare fin nella sua stanza. Aveva paura, e lo disse senza tanti giri di parole. Lasciò intendere che si riferisse alla situazione creatasi in Sala Grande, ma non era solo di quello ciò di cui parlava. Tuttavia, ancora una volta, le sue parole non ricevettero risposta. Viste le sue preoccupazioni, avrebbe potuto aspettarsi quello che Axel le disse, invece fu come una doccia fredda “Dimmi che non c’entri un cazzo” spezzata a metà, ecco come si sentì. Le braccia di Freya, ora libere, caddero lungo i fianchi intanto che gli occhi color giada si soffermarono sul viso del ragazzo, le sopracciglia appena corrucciate in quella che era un'espressione di pura e semplice delusione -Pensi che avrei potuto farlo?- era preparata al fatto che gli altri vedessero in lei solo la belva che albergava nelle profondità del suo essere, quella parte sopita per la maggior parte del tempo che si risvegliava solo quando forzata dalla maledizione. Sapeva che, una volta scoperto, sarebbe stato difficile per gli altri scindere la creatura oscura dalla ragazza, avrebbero visto solo il mostro che avrebbero creduto che fosse. Se lo sarebbe aspettato da tutti, ma non da lui -No, Axel. Non sono un'assassina- l'espressione della brunetta si fece più dura, mortificata. Fosse stata più lucida avrebbe potuto notare che non vi era alcun tono accusatorio nelle parole di lui ma, la capacità di analizzare i fatti con nitidezza, se ne era andata lasciando solo lo sconforto e quella paranoia che da giorni l'accompagnava facendola sentire una perenne vittima come aveva sempre odiato considerarsi. Si sedette a sua volta, lontana da lui, sul letto del suo compagno di stanza, iniziando a torturarsi le mani ripercorrendo gli avvenimenti della serata nella mente già incasinata -Contattata per.. ma che stai dicendo?- esasperata indirizzò di nuovo le iridi verso il moro -Ero con te! Sono stata con te tutta la sera, ho pescato quel maledetto bigliettino come tutti gli altri e..- un braccio si sollevò per poi ricadere sul materasso, il susseguirsi delle vicende lo avevano potuto vedere tutti quanti tranne per pochi, forse significativi, attimi -Con chi vuoi che abbia parlato?- si alzò di nuovo, prendendo a camminare avanti e indietro, incapace di rimanere immobile mentre si sentiva messa sotto processo da una delle poche persone la cui opinione aveva rilevanza per lei. Estrasse la fiala, ancora sigillata, dalla scollatura e la porse al Serpeverde -Ho solo sentito una mano, quando tutto si è fatto buio, che mi infilava la fialetta nella scollatura- sorrise, amara, passandosi una mano sul volto provato -Onestamente credevo che al massimo questo mi avrebbe fatto ottenere una E nella materia di chiunque fosse, non certo un'accusa di omicidio- si fermò, poggiando la schiena in parte scoperta contro il telaio del letto a baldacchino del bulgaro. Non solo Axel, presto altri avrebbero sollevato dubbi sulla sua innocenza, e quelle occhiate che già da giorni avvertiva su di sé sarebbero diventate ancora più persistenti, ancora più accusatorie. La situazione era così irreale, ai suoi occhi, da risultare assurda -Immagino che cominceranno a guardarmi come il mostro che già sono- il sorriso non si spense, anzi, si lasciò andare ad una risatina bassa, nervosa, senza sapere cosa fare o dire, incapace di frenare quel nervosismo che cominciò a farle tremare le mani -Ah! E chissà che belle risate si faranno i miei genitori!- non aveva idea di come avrebbero potuto reagire se davvero fosse stata accusata in modo ufficiale. Da un lato, sapeva che si sarebbero risentiti per quella pubblicità negativa che si sarebbe riversata sul nome di famiglia ma, dall'altro, poteva scommettere che sua madre ci avrebbe goduto e non poco a vederla in difficoltà, sul ciglio di un abisso -Mi.. mi manca l'aria- ammise tornando seria -E questo maledetto vestito non aiuta!- con un dito allargò di poco la scollatura per allentare la tensione sul petto, proprio come aveva fatto poco prima in Sala Grande, ma senza la malizia che in altre situazioni avrebbe potuto usare. Gettò uno sguardo alla porta, conscia che di li a poco i primi studenti di ritorno dall'evento avrebbero invaso la Sala Comune e, se Aiden fosse stato tra quelli, anche quella stessa camera -Non dovresti farti vedere con me- non sapeva perché Axel fosse preoccupato degli Auror e il Ministero che avrebbero, sicuramente, messo sotto sorveglianza la scuola, ma quali che fossero le sue motivazioni, e nonostante l'egoismo che le faceva desiderare di sentirlo vicino, se quello fosse stato il suo desiderio lo avrebbe rispettato. Una volta le aveva detto che non gli importava degli altri, ma era davvero così?

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    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


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    Non aveva mentito quando aveva detto d’essere rimasta sorpresa, eppure, quell’esternazione così innocente, detta da un soggetto come Aiden, l’aveva stupita ancor più che il suo gesto. L'aveva sempre visto come un soggetto distaccato, che preferiva osservare e capire invece di partecipare e provare sulla sua stessa pelle. Impacciato, poco abile nelle più normali interazioni tanto da farle credere di non avere alcuna esperienza nei rapporti umani, specialmente in quelli più intimi e, il modo repentino in cui si era avvicinato a lei, così inaspettato e strano, fu per lei solo una conferma di quelle che erano le sue congetture. Un cucciolo di foca innocente e inesperto, così lo vedeva, eppure non seppe cosa rispondere a quell'ammissione, davanti a quelle emozioni che diceva di non aver mai sentito prima. Il disagio di tutta la situazione che si era creata l'aveva lasciata interdetta, una novità per lei che credeva di avere sempre la risposta pronta e che ora, invece, si ritrovava a non saper cosa rispondere davanti a quel biondino che, secondo lei, non sapeva bene quello che stava dicendo. Sempre così asettico e macchinoso, non lo aveva mai visto in preda a vere emozioni, non lo aveva mai visto lasciarsi andare e, seppure quel giorno l'avesse colpita con quelle carezze, rimaneva dell'idea che fosse mosso più da pulsioni momentanee che da vere e proprie emozioni. Ma non era nella sua testa, quello rimaneva solo un suo pensiero che le impediva di dargli una risposta giusta. Non avrebbe neppure sputo cosa rispondere. Quelle carezze, quelle parole, erano le stesse che avrebbe voluto sentirsi dire, ma da un'altra persona. Gli fu grata per il cambio di argomento, così da distendere la tensione accumulata e parlare di altro di più allegro e meno pressante: omicidi.
    -Non sono convinta che i tutti i Grifondoro dicano di no per sembrare coraggiosi, alcuni mi sembrano così stupidi da pensarlo veramente- era vero, alcuni si fingevano spavaldi alla costante ricerca di complimenti ed ammirazione ma, altri, erano davvero così fuori di testa da non essere minimamente toccati dai recenti avvenimenti, quasi la cosa non li riguardasse o, ancora peggio, esaltati come se quella non fosse altro che una nuova avventura. Menti piccole e caratteri avventati, privi del più basilare istinto di sopravvivenza -Se cominciassero davvero ad esserci altri attacchi del genere vorrei proprio vedere se continuerebbero a fare i coraggiosi- quella era una paura reale. Non avevano la minima idea se l'omicidio dell'insegnante fosse stato mirato, casuale, o se era solo il primo di una lunga serie e, nonostante la presenza degli Auror dovesse essere un modo per scoraggiare l'assassino, o gli assassini, Freya non riusciva comunque a sentirsi sicura. In più, se a questi pensieri si aggiungeva quella sensazione di panico che l'assaliva ogni volta che si avvicinava la luna piena, quando si sentiva tutti gli occhi puntati contro, quando credeva che tutti fossero pronti a puntarle il dito contro per aver scoperto chi era in realtà, si poteva dire che quello non certo un bel periodo per la Serpeverde. Era tutto troppo. Prima o poi, ne era certa, sarebbe finita in infermeria con un mental breakdown. La testa si inclinò e gli occhi si puntarono sul ragazzo che le stava di fronte, stupita dalle parole di lui, cominciando a chiedersi se non fosse un mago sensitivo o un legilimens
    -Ma io non ho mai detto che le due cose fossero collegate- anzi, lei proprio non aveva nominato la fuga da Azkaban avvenuta la stessa sera dell'omicidio della professoressa di Divinazione. Tuttavia lo aveva pensato, che Aiden avesse poteri nascosti? -Non mi interessa se le due cose siano collegate o meno, mi preoccupa solo il fatto che potrebbero esserci altre morti- in particolare, era preoccupata di poter essere una vittima casuale, tanto quanto lo fosse stata anche solo una delle persone a cui teneva tra quelle quattro mura. Alle evasioni ci avrebbe pensato in seguito, quando e se ci fosse stato un seguito, o forse una volta terminata la scuola dato che, com'era in programma, aveva tutte le intenzioni di abbandonare la Norvegia per trovarsi una casa e fuggire dal controllo dei suoi genitori. Il pensiero che dei pazzi si aggirassero fuori dalla sua futura dimora la convinceva, ancora di più, che fosse il caso di cercare dei coinquilini. Aveva un paio di nomi in mente, valeva la pena tentare di convincerne almeno uno.
    Alcune verità erano qualcosa di pericolo o di prezioso e, in entrambi i casi, andavano protetta anche al costo di mentire e negare l'evidenza. Per quanto la menzogna non era qualcosa che la verde-argento apprezzasse, era conscia che non si potesse fare altrimenti in alcuni casi e, riteneva, era diventata bravina a farne uso -E su cosa menti?- chiese curiosa al biondino. Difficile immaginare che conoscesse qualcosa come l'empatia, che mentisse agli altri per non ferirli o cose del genere, quindi perché mentiva? Lo osservò curiosa e divertita, accarezzando distrattamente la schiena di Vlad, ancora appeso a testa in giù dal ramo al fianco della padrona -Non starai diventando anche tu un mezzo teppista?- sollevò un sopracciglio, un ghigno si dipinse sul suo volto immaginandolo a capo di una sua versione della gang del bosco. Tutto si sarebbe potuta aspettare da lui, tranne che diventasse qualcuno di crudele o folle abbastanza da fare veri e propri danni. Doveva essere bello poter parlare con il proprio famiglio, capirlo e ricevere delle risposte, privilegio che Aiden sembrava avere essendo lui un rettilofono -Mi insegnerai qualche parola? Così potrei salutare Lilith la prossima volta che la vedrò!- le piaceva quella piccola biscia, curiosa quanto lei ma dal carattere spigoloso. Era evidente che fosse affezionata al ragazzo, a tratti le era parsa gelosa, ma immaginò fosse normale visto quanto speciale si era rivelato quel rapporto -Non sono un po' strane le cose con lei, ora? Voglio dire, chissà quante cose strane avrai fatto davanti a lei senza darci troppo peso- quelle cose che facevano un po' tutti in realtà, non trovandosi a disagio davanti al proprio animale da compagnia ma che, ora, per Walker avevano tutta un'altra considerazione -Tipo cambiarti davanti a lei, portartela in bagno quando ti fai la doccia o.. altro- trattenne una risatina infantile -É cambiato il tuo modo di comportarti con lei, ora?- era interessante immaginare come la dinamica tra i due potesse essere cambiata ora che poteva avere con lei delle conversazioni, seppur brevi, ma che sarebbero aumentate con la pratica. Così come, le dinamiche, stavano cambiando tra gli stessi Freya ed Aiden
    “Studiandoti ho capito che mi piaci” per la seconda volta il ragazzo riuscì a lasciarla di stucco, boccheggiante, senza saper bene cosa dire. Di nuovo, le stesse parole che avrebbe voluto sentirsi dire ma, ancora una volta, dalla persona sbagliata. Era forse una dichiarazione in piena regola? Così sembrava, ma non le stava chiedendo nulla, né di uscire, né di sapere se lei ricambiasse. Ma Freya non poteva ricambiare, la sua testa era altrove già da parecchio tempo. Eppure si ritrovò a pensarci. Con un ragazzo come Aiden le cose sarebbero state più facili, strane e bizzarre di sicuro, ma più semplici. Sembrava un ragazzo dolce, con la sua innocenza disarmante quando diceva qualunque cosa, forse con lui il rischio di rimanere ferita sarebbe stato inferiore, ma non poteva fingere un sentimento che non era reale, così come non credeva fosse reale quell'affetto che dichiarava di provare
    -Aiden..- sospirò sconsolata senza saper bene da dove cominciare -Come.. come puoi dirlo? Mi conosci appena, tu non sai.. davvero tante cose- aveva sempre dubitato di chiunque le avesse mai detto qualcosa del genere, era difficile credere che qualcuno avrebbe mai potuto apprezzarla per quella che era, troppo segnata dalle cicatrici emotive che i suoi genitori le avevano inflitto senza che lei nemmeno se ne rendesse conto. Tante volte si era guardata allo specchio, faticando lei per prima ad accettare la sua condizione, come avrebbe mai potuto farlo qualcun altro? Tuttavia Aiden non lo sapeva, quel suo segreto rimaneva ancora tale e, forse, così sarebbe rimasto, e allora cosa lo aveva spinto ad una tale dichiarazione? -Sei sicuro non ti piaccia solo la mia faccia?- sorrise cercando di stemperare quel momento, limitandosi a ritirarsi nell'oscurità di quella sua paura di non poter trovare qualcuno in grado di andare oltre la metà mannara che faceva parte di lei, figlia dell'indifferenza e del rifiuto che l'avevano cresciuta.



    Edited by -RedFlag- - 26/3/2024, 16:07
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    Buongiorno professor Fletcher,
    le invio in allegato a questo biglietto la relazione da lei richiesta sui Golem. Attendo impaziente la prossima lezione perché, scrivendo ed approfondendo, mi sono sopraggiunte nuove domande.
    Saluti,
    Freya Riis




    Linkino alla role in cui Freya ed Halley scrivono la relazione
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    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


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    Ma quante ne voleva sapere! Non solo rispondeva ad una sua domanda con un'altra domanda, cosa che le aveva sempre creato un certo fastidio, ma addirittura una scomoda! “Sei mai stata innamorata di qualcuno?” chiedeva la Grifondoro con la migliore delle sue facce depresse, e si aspettava che Freya le facesse rivelazioni tanto personali? La serpe la fissò, seria in volto, per lunghi istanti senza proferire parola, studiando l'altra ragazza e la situazione in cui si era andata a ficcare. Cosa rispondere? Doveva rispondere? Lei stessa si era interrogata proprio su quell'argomento, e di recente per giunta, arrivando alla conclusione che, con tutta probabilità, non lo era mai stata. Lo aveva creduto, fortemente. Si era convinta che quello che provava per Seth fosse amore ma, in realtà, era solo ciò che poteva provare una ragazzina di quell'età. Non aveva i mezzi per provare un sentimento del genere ma, a quel tempo, era il massimo che potesse provare e vi si era aggrappata, come una bambina attaccata alla sottana della propria madre. Si era riempita di quel sentimento, l'aveva usato come scudo contro odio e disprezzo che provava verso se stessa, verso la sua condizione, verso i suoi genitori per non sprofondare in un vortice di negatività e repulsione, per provare qualche cosa di positivo in mezzo allo schifo e, benché ancora tenesse tanto a quel ragazzo, ormai uomo, era riuscita a ridimensionare quelli che erano ed erano stati i suoi sentimenti verso di lui. Avrebbe sempre pensato a lui come “il suo primo amore”, perché era quello che aveva rappresentato in quei giorni e perché, dentro di sé, non era sicura di volersi affezionare a qualcuno in quel modo. I sentimenti erano pericolosi, legavano le persone, le rendevano dipendenti, le imbrigliavano e, benché dorata, una gabbia rimaneva una gabbia. E lei la temeva. Per lei era tutto o bianco o nero, totalizzante anche nelle emozioni, era abituata ad essere forte, fisicamente e non, a tenere testa a chi aveva davanti, a non darla vinta a nessuno nemmeno nella consapevolezza che avesse ragione l'altra persona, le piaceva pensare di essere uno spirito libero e, da una parte, era anche convinta che avrebbe mantenuto quella sua verve in ogni circostanza, ma poteva metterci la mano sul fuoco? Che sarebbe successo se quello che provava in quel momento per Dragonov fosse cresciuto? Da un lato era più che convinta che non ne sarebbe mai diventata succube in ogni caso, dall'altro il fatto che quella fosse comunque una possibilità le metteva i brividi. Fosse stata davvero furba come credeva di essere, si sarebbe allontanata da quel ragazzo strano quanto carino, evitando così che le sue preoccupazioni diventassero realtà ma, forse, non era così scaltra come credeva perché, invece di evitarlo come avrebbe dovuto, lo cercava, lo stuzzicava, giocava con lui e si lasciava avvicinare a sua volta. Sapeva che Axel era differente dai ragazzi che aveva frequentato, perché per la prima volta desiderava la compagnia di qualcuno più della sua solitudine e, questo, era un problema.
    -Si- si decise alla fine a rispondere -O almeno lo credevo. Ma solo perché ti convinci di qualche cosa, non vuol dire che sia reale- che era un po' ciò che credeva stesse succedendo proprio alla mora, che stava con un ragazzo che nemmeno la trattava come meritava, e lei stessa non sembrava saperne il motivo. In fin dei conti, lei stessa non era stata in grado di darle una ragione per cui lo frequentava, nemmeno una, e se questa non era un prova lampante della tossicità di quella relazione basata su Merlino sa cosa, allora non sapeva che altro servisse alla rosso-oro. Dalle informazioni che aveva fornito proprio negli ultimi minuti, la lupa era arrivata alla conclusione che lo frequentasse solo per non pensare ai problemi reali che aveva, niente di più che un diversivo momentaneo, una distrazione che tuttavia non le stava nemmeno facendo bene. Con un mezzo sorriso a distorcerle le labbra, scrollò le spalle sperando che quel discorso fosse così terminato, eppure Alina non demordeva, continuando a rigirare il coltello in una piaga che causava alla mannara già fin troppi problemi. Aveva gettato la maschera, mostrato la sua gelosia ingiustificata verso Axel- l'inafferrabile -Dragonov, per poi ritrattare e fingere un disinteresse che non le apparteneva. Se solo un asteroide l'avesse colpita in testa in quel momento, invece no, doveva continuare a fronteggiare la grifoncina che, imperterrita, non mollava l'osso “Freya!” si voltò di nuovo verso di lei con lo sguardo colpevole di chi non sapeva che fare o cosa dire, perché non poteva fare o dire nulla. Lui non era suo, per quanto avrebbe voluto lo fosse, e non ci poteva fare nulla -Senti, ignorami ok?- mise un punto al discorso, non volendo ritornarci per quanto più tempo possibile.
    Rise al ricordo della faccia di Seth dopo il suo lancio, arrossata, insanguinata, confusa e persino imbarazzata, e continuò a ridacchiare per le parole della compagna -Allora i tuoi gusti non sono del tutto rotti, Alina! Ma se vogliamo parlare di patrimonio dell'umanità, allora non possiamo non menzionare il suo sedere- nulla da dire. Il professore di Volo riusciva a guadagnarsi sguardi indiscreti anche quando dava loro le spalle, e nessuno avrebbe potuto negarlo e, per sua fortuna, aveva avuto il piacere di ammirarlo anche senza pantaloni, ma questo non avrebbe potuto dirlo a nessuno, sarebbe rimasto il suo piccolo segreto peccaminoso.
    -David ha avuto parecchie botte di culo, e a quanto pare nemmeno le sa apprezzare- lo disse senza guardarla, ma il riferimento a lei era evidente. La Wheeler era una bella ragazza, sembrava intelligente anche se le sue scelte romantiche erano discutibili, una giocatrice capace e, di certo, non una di quelle ragazzette noiose e piagnucolose, dubitava che il moro sarebbe stato in grado di trovare di meglio ma, supponente com'era, doveva essere convinto che la ragazza gli avrebbe fatto da zerbino e sarebbe rimasta al suo fianco a prescindere dal modo in cui lui la trattava e, la stessa Wheeler, glielo stava confermando. Un vero peccato. Un vero spreco. Ma, egoisticamente, l'unica cosa positiva a cui Freya riusciva a pensare era che, finché la Grifondoro fosse stata interessata al maggiore dei fratelli Harris, sarebbe stata una ragazza in meno nel letto di Axel, quindi meglio per lei -Beh, allora mi dispiace anche per tua madre, non solo per te- e lei? Avrebbe mai presentato un ragazzo ai suoi genitori? Ghignò immaginando le loro facce impietrite, sarebbe stato divertente -Ma ora basta chiacchiere. Mi aiuti o no con questa cosa?- di nuovo, prese uno dei libri tra le mani, rigirandoselo e leggendovi le parti che le interessavano, fermandosi di tanto in tanto ad appuntarsi parti salienti sulla pergamena posta davanti a lei. Era ora di finire quello che aveva cominciato e, come la stessa Alina aveva detto poco prima, due teste erano meglio di una, di solito. Prima terminavano, prima sarebbero potute tornare ai loro reali interessi: quei malefici, contorti, complicati ragazzi che complicavano le loro esistenze.



    Conclusa :volevi:
  14. .

    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


    Pensatoio
    -Grazie- rivolse un sorriso tirato alla professoressa, passata ad osservare il draghetto che, appena avvertì la concentrazione della Serpeverde spostarsi, tornò alla sua forma originale di matita. Un vero peccato, quel piccoletto dal carattere complicato le faceva un'inspiegabile simpatia ma, così come era venuto, se ne era andato. L'unica cosa che poté fare, a quel punto, fu osservare gli altri due membri del suo gruppo mentre si cimentavano con l'incantesimo che lei non era riuscita a far funzionare. Lo doveva ammettere, almeno a se stessa, vedere la Wheeler tastarsi le orecchie pelose, unica parte del suo corpo ad aver risposto bene all'incanto, le procurò un minimo di sollievo. Non era l'unica nel fallimento, una magra consolazione a cui si aggrappò per farsi tornare un mezzo sorriso
    -Belle orecchie- commentò quando, in realtà, il primo pensiero che le venne fu quello di farle notare come ora sembrasse un incastro perfetto con il suo ragazzo: lei, mezzo animale fuori, lui, mezzo animale dentro. Una combinazione perfetta! Eppure non disse niente, non le andava di iniziare un'altra discussione con quel permaloso di Harris nel mezzo di una lezione.
    Ascoltò la spiegazione della Lynch e annuì per dimostrare che avesse capito. Tutto molto bello e interessante, ma ci avrebbe pensato quando fosse stato il momento. Avanzò posizionandosi davanti alla Grifondoro tornata ormai al suo aspetto originale -Direi di si, quello era più semplice. Tu ti senti pronta?- Freya non era estranea ai cambiamenti fisici, da anni il suo corpo cambiava per tre notti al mese, le sue ossa si spezzavano, la sua pelle si dilaniava e, nonostante fosse una ricorrenza fissa, mai si sarebbe potuta abituare a quel dolore insopportabile. Niente che avrebbe potuto fare Alina con la sua bacchetta sarebbe mai potuto andare vicino a quello che provava in quelle notti, era tranquilla e sicura di poter sopportare quello a cui stava andando in contro ma, nonostante questo, l'idea di venire trasformata in uno scarafaggio gigante proprio non le piaceva. Uno scarafaggio! Tra tutte le creature possibili, proprio una delle più disgustose e inutili. Corpo tozzo, zampe corte, brutto colore. Nulla a che vedere con il suo alterego dal pelo vaporoso, sensi sviluppati e lunghe zampe agili. Bella merda. Non disse comunque nulla, limitandosi a rimanere in posizione attendendo che la compagna facesse la sua magia, respirando profondamente e rilassando i muscoli per non opporsi a quello che stava per accadere. Fu un attimo, vide il fascio di luce lasciare la punta della bacchetta e colpirla in pieno e, subito dopo, serrò gli occhi, pronta a riaprirli quando tutto fosse terminato ed osservando tutti dal basso ma, quando riaprì gli occhi smeraldini, tutto sembrò come sempre. Niente appariva diverso, persino Alina continuava ad essere la solita nanerottola di sempre, quindi abbassò lo sguardo sulle proprie mani constatando che nulla pareva differente da come era sempre stato. Si portò immediatamente le mani alle guance, temendo di trovarsi con un'enorme testa di insetto ma, continuando ad ispezionarsi, arrivata alla fronte si scontrò con due protuberanze sottili e lunghe: le erano spuntate le antenne
    -Fantastico- commentò sarcastica mentre un'espressione di disgusto le si dipingeva in faccia. Per fortuna arrivò la professoressa in suo soccorso, facendola tornare al suo aspetto originale
    -Tranquilla, va tutto bene- ghignò alla morettina che sembrava preoccupata. Che stranezza. Il suo stomaco stava in una botte di ferro, ci sarebbe voluto molto più di un paio di antenne per suscitarle qualche reazione fisica -Beh, direi che siamo andati tutti molto bene- nessuno, del suo gruppo, era riuscito a svolgere l'esercizio in maniera adeguata e, la cosa, la rincuorava un minimo. Sarebbe stato molto peggio se fosse stata l'unica della sua classe a non riuscire nell'incanto, anche se questa era una ben magra consolazione. Doveva rifarsi durante il resto della lezione e, per sua fortuna, la Lynch diede loro la possibilità di tentare di nuovo la sorte con un altro incantesimo. Tutti avevano già terminato, le uniche a mancare all'appello erano proprio la Serpeverde e la Grifondoro che l'aveva trasformata in un mutante con le antenne e, finalmente, anche loro ricevettero il loro animaletto da riportare alla forma originaria. La bocca si schiuse quando vide quello che le era capitato: un coniglio con una scopa nel di dietro. In realtà era solo la sua codina a batuffolo ad essere stata trasformare nel bastone legnoso della scopa ma, a guardarlo, l'impressione era proprio quella. Non sapeva se ridere o piangere per la povera creatura che, di sicuro, era stata oggetto di vessazioni da parte degli altri conigli bulli e non poté fare a meno di dispiacersi per lui. O lei. Che ne sapeva.
    -Povero cucciolo!- accarezzò la testolina del coniglietto ma, a trovarselo così vicino, non riuscì ad evitare che il ricordo del coniglietto che aveva sbranato nella foresta vicino alla sua casa in Norvegia le tornasse alla mente. Un nuovo senso di colpa la pervase, la colpa di aver trovato la caccia divertente e di averne apprezzato anche il sapore, così si fece in dietro, intenzionata ad usare quell'occasione per fare ammenda per i suoi crimini (?).
    Sguainò di nuovo la bacchetta e chiuse gli occhi, liberò la mente da ogni pensiero superfluo concentrandosi solo sulla forma che il coniglietto avrebbe dovuto riprendere. La mezza scopa sarebbe dovuta sparire dal suo di dietro e una vaporosa coda a batuffolo avrebbe dovuto prendere il suo posto. Si concentrò sulla lunghezza del pelo e sul colore del manto e, quando l'immagine fu chiara nella sua mente si apprestò a lanciare l'incantesimo. Con i piedi ben piantati a terra ma le spalle rilassate, allungò il braccio davanti a sé muovendo il polso nel modo in cui era stato mostrato dall'insegnante, lasciando che il catalizzatore disegnasse un semicerchio, una U morbida, mentre con voce ferma e decisa enunciò il controincantesimo necessario -Reparifarge!- lo disse subito dopo aver riaperto gli occhi chiari per essere sicura di centrare l'obiettivo e, osservando il fascio di luce abbandonare la punta della bacchetta, poté solo sperare che tutto andasse a buon fine.



    Freya Estrid Riis, V anno, Serpeverde

    Gruppo: Riis – Wheeler – Moore
    Incantesimo: Reparifarge

    Interagito con Halley, lascia che la ragazza provi a trasfigurarla e rimane schifata nello scoprire che le sono spuntate le antenne. Attende che la prof la faccia tornare normale e non beve il bicchiere d'acqua, essendo abituata a sentire il corpo che cambia non lo trova un problema. Può solo constatare abbiamo fatto tutti mezzo schifo, rivolgendosi ad Halley e Hunter. Quindi cerca di riportare alla normalità il povero coniglio con la scopa nel di dietro. Lascio alla proffe la decisione se ci riesce o meno! Baciotti!
  15. .
    Ma ciao! Ben approdat* tra noi, persone fatate! Piacerebbe anche a me ricominciare a studiare ma, a quanto pare, ho voglia ma non ho voglia (?). Non so se si capisce, ma vabbé.
    Comuuuunque, non vedo l'ora di vedere la tua creaturina, hai già qualche idea per il pg che porterai?

    Edited by -RedFlag- - 24/2/2024, 10:42
143 replies since 19/1/2023
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