irrational thoughts.

with Freya.

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    Dopo l'omicidio della professoressa Lovecraft, Hogwarts non era più la stessa. Molti studenti, soprattutto quelli dei primi anni, erano tornati a casa, le regole erano diventate più ferree ed era diventata quasi un'abitudine vedere gruppi di Auror entrare e uscire dallo studio del preside. Come se non bastasse, decine di Mangiamorte erano evasi dal carcere allo scoccare della mezzanotte. Cosa stava succedendo? Il Signore Oscuro era tornato? Qualcun altro aveva preso il suo posto? Il fantasma della Prima Guerra magica infestava le menti dei maghi di oggi, soprattutto di chi, in quella guerra, aveva combattuto o perso qualcuno. I suoi genitori adottivi gli avevano scritto una lettera, dicendogli che se avesse voluto, sarebbe potuto tornare al casa. Aiden aveva rifiutato, non aveva alcuna intenzione di interrompere la sua ricerca. In questi mesi, aveva raccolto molte informazioni utili sui suoi simili, osservandone il comportamento in svariate situazioni e, in un certo senso, si era anche fatto degli amici. Tra l'altro, quello che era successo, non lo tangeva più di tanto. Il corpo senza vita della donna non aveva suscitato in lui nessuna emozione. Era un comunissimo cadavere, che c'era di così sconvolgente? Se ne vedevano ogni giorno, soprattutto nei telegiornali babbani. Ciò che faceva realmente paura, però, non era il cadavere in sé, ma il fatto che l'assassino potesse ancora essere qui a scuola. E io? Ho paura? Non lo so. La sua espressione si incupì. Nella sua mente apparvero le immagini di quel giorno, l'acqua, le urla, la richiesta di aiuto e lui lì, immobile, con i pugni stretti e la mascella serrata dalla rabbia. Quello che era successo era stato un incidente? O aveva voluto che lo fosse? Non sapeva darsi una risposta, era stato travolto da emozioni che ancora faceva fatica a riconoscere, ma di certo non erano belle. Per niente. Il sibilare di un serpente lo distrasse da quei pensieri. Volse lo sguardo verso il basso e osservò il nuovo arrivato: era una piccola biscia nera con delle macchie bianche. Si chinò e le picchiettò la testa, sorridendo appena. Finalmente poteva capire , anche se a tratti, quelli che, da sempre, erano stati i suoi amici. Non gli disse molto, tranne che, ultimamente, il cibo scarseggia. Dispiaciuto di non avere niente da darle, le indicò con il dito un buon posto dove cacciare. Qualche volta ci portava Lilith. Era il suo famiglio, se ne prendeva cura e la nutriva, ma non voleva che la sua vipera si snaturasse al punto tale da diventare un animale da compagnia nel senso stretto del termine. Un giorno, se glielo avesse chiesto, l'avrebbe liberata; non doveva dimenticare, quindi, di essere un predatore.
    Si alzò e riprese a camminare, girovagando senza meta per i giardini del castello. Poco dopo, in lontananza, scorse il profilo di una ragazza alta dai lunghi capelli castani con un pipistrello al seguito. Freya e Vlad. Li raggiunse in poche falcate e, quando fu faccia a faccia con la ragazza del divano, alzò all'insù le labbra e la salutò. «Ciao Freya, come stai?» Posò poi i suoi occhi neri sull'animale che, rispetto all'ultima volta che lo aveva visto, era aumentato di taglia. «Vlad stai diventando enorme.» Commentò allungando una mano per accarezzargli l'addome. Era stato con lui tutta l'estate, da quando erano tornati a scuola, però, a causa dei suoi impegni, non aveva potuto fargli visita spesso. Un po' gli era mancato. E il suo caso studio? Meccanicamente, incrociò lo sguardo con quello della serpeverde. Inclinò leggermente il capo di lato, studiandola per dei lunghi istanti, prima di formulare, nella sua mente, una risposta: non lo so. In quei mesi, aveva raccolto abbastanza dati su di lei ed era diventata sua amica. Però, quando stavano insieme, provava una strana sensazione; per esempio, quando lo toccava, si soffermava sul calore del suo corpo e, spesso, si era chiesto cosa avrebbe provato se, tra di loro, ci fosse stato un contatto più intimo. Si trattava palesemente di attrazione, questo lo aveva capito già da tempo. Non a caso, qualche volta, gli aveva educatamente guardato il fondoschiena senza che se ne accorgesse. Era piuttosto discreto in queste cose, almeno in pubblico. Gli avevano insegnato a mantenere un certo decoro davanti agli altri, mentre in privato poteva fare quello che voleva se gli era concesso. Eppure, in questo caso, c'era qualcos'altro oltre l'attrazione, almeno da parte sua. Si era forse infatuato? Anche se fosse, aveva forse importanza? La ragazza davanti a lui stava frequentando il suo compagno di stanza, Axel, quindi che senso aveva analizzare i suoi sentimenti? Il finale era già stato deciso. Se voglio capire le emozioni umane, però, devo sperimentare diverse situazioni. Con questo pensiero in testa, le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e poi si mise la mano in tasca. Ho compiuto un gesto irrazionale, interessante Dentro sentiva qualcosa, ma fuori aveva la sua solita espressione impassibile. «La scuola è un caos in questi giorni, non credi?» Era curioso di sapere come stava affrontando la situazione; in fondo, in quella cena con delitto, era lei che aveva dovuto interpretare l'assassina. A proposito, non si era congratulato per la vittoria, doveva rimediare. «Mi sono dimenticato di dirti che sei stata brava alla cena. Ricordo che non ti piacevano i bugiardi, però te la cavi a mentire.» Troppo diretto? Forse se non sorrido si offende. Stese le labbra, così da far apparire il suo singolare sorriso per evitare fraintendimenti.



    Edited by Aiden; - 9/4/2024, 22:02
     
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    Vivere o morire. Una sottile linea che la professoressa Lovecraft aveva sperimentato sulla sua pelle quanto fosse semplice valicare. Un secondo era li, con il suo muso appuntito a scrutare tutti sicura del suo fascino fittizio, dato che tutti sapevano facesse uso di pozioni di bellezza, ed il secondo successivo si ritrovò stecchita sul tavolo, la faccia sul piatto e nessuno che se ne fosse nemmeno accorto. Chissà quanto aveva rosicato, quel personaggio così egocentrico, dall'altra parte del velo che divideva il mondo dei viventi da quello che, purtroppo o per fortuna, apparteneva a coloro che non erano più tra loro. Una morte in sordina, niente di spettacolare, se ne era andata in silenzio facendo credere a tutti fosse una recita, con quell'urlo eccessivo volto ad attirare, per forza di cose, l'attenzione su di sé. Chi poteva sapere quanto tempo era rimasta davvero incosciente di quello che le stava accadendo, e quanto ci avesse messo a realizzare che stava davvero lasciando questo mondo. Forse, la cosa che più le avrebbe dato fastidio sapere, era che nessuno si fosse mai fermato a piangere per lei. L'avvenimento fu così insolito ed inaspettato che erano ben altri i pensieri che, da quel giorno, occupavano le menti dalla maggior parte della popolazione del castello. Perché lei? Perché in quell'occasione? Chi era stato? Ed una, più delle altre, era quella a cui più premeva si trovasse una risposta: erano tutti in pericolo? La quantità di Auror che, ancora, perlustravano i territori scolastici era la prova che movente e colpevole erano ancora lontani dall'essere scoperti. Persino in quel momento, mentre si rilassava passando qualche bacca al suo pipistrello, riusciva a scorgerne un paio che perlustravano il perimetro della Foresta Proibita. Avrebbero dovuto infondere sicurezza, rasserenare gli animi degli studenti meno temerari, ma tutto quello che riusciva a sentire Freya era la sensazione di essere braccata. Poco importava se erano li anche per lei, quegli occhi scrutatori le toglievano la libertà di cui tanto aveva bisogno
    -Vacci piano!- si rivolse al suo compagno alato penzolante a testa in giù da un ramo spoglio di un un grosso albero, poco distante dai recinti in cui viveva durante il giorno mentre, vorace, divorava l'ultima bacca -Non vorrai diventare paffuto come Alec-. Come ogni giorno, terminate le lezioni, era passata a liberarlo dalla costrizione in cui viveva nelle ore diurne, ore che spendeva dormendo e riposandosi, così da lasciarlo libero di svolazzare durante la notte per andare a fare razzie di frutta addentrandosi nella foresta. Le sarebbe piaciuto seguirlo, osservarlo nel suo habitat naturale per scoprire cosa facesse ma, in quel momento più di prima, sembrava diventato qualcosa di impossibile. Il suo piccolo Conte avrebbe dovuto continuare a vagare solo e indisturbato, anche se “piccolo” non era più un aggettivo che avrebbe potuto usare per lui che, oramai, aveva superato il metro di lunghezza e non era l'unica ad averlo notato -Aiden!- sorrise all'enigmatico amico fingendosi sorpresa quando, in realtà, aveva notato la presenza estranea già da un po'. Le gioie di avere sensi più sviluppati del normale.
    -Un po' annoiata, lo ammetto. Tu cosa ci fai da queste parti?- eccolo li, il suo amichetto avvolto dal mistero. Aveva sempre trovato Aiden, come dire, singolare. Da quando lo aveva conosciuto il termine “strano” era quello che meglio poteva identificarlo, ma non era per forza un male, era uno strano originale, curioso in un certo senso, che le faceva venire voglia di scoprire di più di quel biondino che sembrava sempre che stesse studiando qualcosa anche mentre camminava per i corridoi della scuola. Difficile capire quali fossero i suoi pensieri e le sue considerazioni, ancora più difficile era capire i suoi interessi anche se, lo ammetteva, da un po' di tempo a quella parte aveva cominciato a credere che ciò che lo affascinasse di più fossero le persone in generale. Lo si poteva trovare spesso ad osservarle, a studiarle, quasi prendesse appunti mentali mentre scrutava tutti con quegli occhi neri e profondi. Aveva un futuro come antropologo, insomma. Le sopracciglia si sollevarono quando la mano del ragazzo si avvicinò al suo volto per scostare una ciocca di capelli, sorpresa di vederlo un po' più sciolto e meno impostato -Tu sei un po' fissato con questa cosa dei capelli, sei un feticista o solo un maniaco del controllo?- scherzò inclinando il capo verso la spalla mantenendo, tuttavia, un'espressione seria. Era divertente rendergli complicato lo studio. Il biondino le aveva accennato qualcosa del suo passato, poche cose e decisamente non approfondite, ma la verde-argento non aveva ancora capito da cosa dipendessero i suoi modi robotici e così rigidi. Sembrava uscito da un ambiente asettico e privo di contatti, quasi non avesse mai visto e interagito con alcun essere vivente al di fuori della sua amica strisciante quando, in realtà, sapeva bene non vivesse nemmeno da solo. Aveva persino un vicino di casa da cui passava gran parte del suo tempo, e lo sapeva perché era proprio da lui che Vlad era stato per tutta l'estate con l'aiuto e la complicità di Aiden stesso. Gli doveva un grosso favore.
    -Già, il caos. Credi dovremmo aspettarci altre.. cose del genere?- omicidi. Era il caso di chiamarli con il loro nome -Pensi punterebbero anche noi studenti?- la domanda era lecita per chiunque tenesse alla propria vita ma, d'altra parte, cosa mai avrebbero potuto volere da loro? Quello non era un gioco in cui avrebbero potuto teorizzare moventi plausibili, quello era reale e anche preoccupante. Se non avessero scoperto in fretta chi vi era dietro quell'attentato, sarebbe stato difficile poter capire cosa volessero o perché l'avessero fatto -I bugiardi continuano a non piacermi così come non mi piace mentire, ma non ho mai detto di non saperlo fare- sorrise, furba, al suo indirizzo -Ma grazie! Ho solo cercato di distogliere l'attenzione ipotizzando cose a caso- si spostò i capelli su una spalla, poggiando la schiena contro il tronco dell'albero da cui penzolava la sua volpe alata -Allora? Gente morta a parte, ti diverti a lezione?- il ragazzo, seppur presente a scuola dall'anno precedente, era diventato uno studente effettivo solo da quando erano tornati a scuola dopo le vacanze estive -Come vanno gli studi? E non parlo solo di quelli scolastici- puntò gli occhi smeraldini sulla figura del giovane Serpeverde, già tempo prima gli aveva rivelato di aver intuito che stesse studiando gli atteggiamenti altrui. Seppur in modo meno palese, anche la brunetta si divertiva a cercare di decifrare gli altri e, visti i modi bizzarri del compagno, Aiden si era rivelato un soggetto interessante da capire -Raccontami qualcosa!- una scoperta, un progresso, persino una barzelletta. Aiden che si improvvisava comico e performer, poi, sarebbe stato davvero divertente da vedere.

     
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    «Un semplice giro.» Rispose così alla domanda che Freya gli porse. Non specificò che il reale motivo per il quale si trovava lì era per scoprire se nella sua testa, oltre alla voce di Lilith, riuscisse a sentire anche quella di altri serpenti. Cosa che, tra l'altro, aveva appena confermato. Aveva sempre avuto un legame profondo con i serpenti, tanto da avere un controllo precario sulla sua rabbia quando qualcuno provava a ferirli deliberatamente. Il suo primo scatto d'ira lo aveva avuto all'età di otto anni. Dopo aver capito che i suoi simili non lo avrebbero mai accettato, Aiden aveva preso le distanze da loro, preferendo passare il suo tempo con quei rettili che, da quando era arrivato in orfanotrofio, non lo avevano mai lasciato solo. Poco distante dalla struttura, c'era un lago e, a qualche metro dalla riva, una biscia d'acqua aveva deposto le sue uova. Si erano tutte schiuse, tranne una. Aiden si recava lì ogni giorno carico di aspettative: aveva sempre sognato di assistere in prima persona alla nascita di un serpente. Questo, purtroppo, non avvenne perché un bambino che lo odiava fece a pezzi l'uovo. Qualche ora più tardi, il suo corpo senza vita galleggiava sull'acqua. Era affogato. Non ricordo se è stato un incidente o meno, so solo che erano molto arrabbiato. Il Sig.Depp mi ha detto di non dire niente a nessuno. Quindi non posso dirlo nemmeno a Freya. La fissò per qualche attimo. I suoi occhi, a differenza dei suoi, erano chiari. Gli piacevano. Si avvicinò di qualche passo e, senza pensarci, le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sfiorandole poi la guancia destra con le dita. La sua pelle era liscia e morbida come ricordava. Ritrasse lentamente la mano e inclinò leggermente il capo, studiando minuziosamente le sue labbra mentre parlava. Voglio baciarla. Fece uno, due, tre passi avanti poi si bloccò. Che stava facendo? Perché il suo corpo si muoveva da solo? Questa reazione istintiva era dovuta all'attrazione che provava nei suoi confronti? Probabile. Gli sarebbe piaciuto seguire il suo istinto e analizzare le sensazioni che quel bacio gli avrebbe regalato, ma non lo fece. Freya stava frequentando il suo compagno di stanza e lui non voleva perdere il suo primo caso studio. Questo, tuttavia, non gli impedì di raccogliere i dati che gli servivano in un altro modo. «No, niente di tutto questo. Voglio toccarti per capire cosa provo quando lo faccio.» Aveva lo sguardo fisso su di lei. A quelle parole, seguirono i fatti: le accarezzò l'interno della mano sinistra mentre, con la mancina, le schiuse le labbra. Il battito del suo cuore aumentò, le pupille si dilatarono e il suo respiro si fece più pesante. Aveva avuto le sue risposte. «Adesso ho capito.» Si allontanò gradualmente senza smettere di guardarla. Aveva tutta la sua attenzione. «Se ti ha dato fastidio dimmelo. Non lo farò più.» Le piaceva toccarla e gli sarebbe piaciuto continuare a farlo, ma gli era stato insegnato a rispettare il volere altrui, pertanto lo avrebbe fatto solo se l'altra persona glielo avesse concesso. Dubitava che Freya gli avrebbe permesso di prendersi una tale libertà in futuro vista la situazione attuale, ma Aiden contava di chiudere quella breve parentesi di irrazionalità dopo averle espresso, a voce alta, i suoi sentimenti. Quelli che era riuscito ad analizzare almeno.
    «Penso di sì.» La sera della Viglia oltre all'omicidio della Lovecraft c'era stata un'evasione di massa. Azkaban non era più un luogo sicuro, come poteva esserlo Hogwarts? Là fuori qualcosa si stava muovendo e, presto o tardi, il Mondo Magico sarebbe piombato nel caos. Per Aiden era solo questione di tempo. «Non lo escludo. Questa cosa ti fa paura?» Freya sembrava non avere paura di niente. Si era sempre mostrata sicura di sé e incurante del pericolo, soprattutto quando era in campo. L'aveva osservata durante le partite di Qudditch: impavida, volava sulla sua scopa a velocità supersonica, lanciandosi in picchiata e facendo piroette in aria. Respirava la libertà. Freya era istintiva, impulsiva, irrazionale ed era proprio quell' irrazionalità che Aiden voleva studiare, perché era da lì che avevano origine le emozioni umane. La paura, tra l'altro, secondo la classificazione di Paul Erkman, apparteneva ad una delle sei emozioni primarie insieme alla rabbia, la gioia, la tristezza, la sorpresa e il disgusto. «Hai mai mentito a qualcuno?» Pensava che Freya non sapesse mentire, invece era piuttosto brava a farlo. Una parte di lui si risentì di quella scoperta. La ragazza davanti a lui era sempre stata schietta e sincera, ma avrebbe continuato ad esserlo in futuro? Le sue, forse, erano solo congetture che non avevano ragion di essere, anche perché, se Freya fosse stata una bugiarda, non avrebbe mai potuto provare per lei quegli strani sentimenti. Analizzare le ragioni di una bugia era ben diverso dall'accettarla. A quanto pare neanche a lui piacevano i bugiardi. «Alcune lezioni mi interessano più di altre. Rain mi dà ripetizioni qualche volta. Siete amiche, giusto?» La rossa era un tipo insolito. Inizialmente non gli aveva fatto una bella impressione poi, col tempo, aveva capito che dietro quel suo fare così arrogante si nascondeva una ragazza fragile e bisognosa di affetto. «Vuoi sapere come va il mio studio su di te?» Era chiaro, ormai, che Freya fosse un suo caso studio. La serpeverde era piuttosto sveglia e dopo essere diventanti amici era giusto che sapesse della sua raccolta dati. Si inumidì le labbra con la lingua e la guardò, pensando a qualcosa di interessante da dirle. «Credo di poter parlare con i serpenti.» Sul suo viso si intravide l'ombra di un sorriso. Forse sono un rettilofono, chissà se ad esserlo era mia madre o mio padre. Sapeva tutto di quella rara e speciale abilità: in fondo, il suo sogno era sempre stato quello di poter comunicare con i suoi amici rettili. «Raccontami qualcosa anche tu, Freya.» La guardò intensamente abbassando di un ottava il tono della voce. C'era qualcosa che voleva sapere ma, almeno per adesso, si astenne dal chiederglielo direttamente.



    Edited by Aiden; - 9/4/2024, 22:10
     
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    Le erano sempre piaciuti i rompicapo, sin da bambina si divertiva con piccoli giochi di natura logica che le tenessero occupata la mente. Era iniziato con suo padre che, fin dalla tenera età, l'aveva iniziata all'arte degli scacchi ai quali si era poi appassionata grazie a tutte quelle strategie che, di volta in volta le mostrava. Bloccare, prevedere, persino sacrificare laddove fosse necessario, una raffinata arte che era riuscita ad affascinarla e che l'aveva unita ancora di più all'uomo che, poi, non aveva più voluto farle da avversario. Non nel gioco per lo meno. La cosa era poi evoluta in altri passatempi della stessa natura, più solitari, ma che riuscissero comunque a distenderle i nervi quando servisse. Erano diventati diversivi, più che veri e propri hobby, qualcosa su cui focalizzare i propri pensieri per lasciare andare la rabbia e il nervoso che, di getto, le montavano dentro come una potenza crescente che minacciava di esplodere, quando la mente diventava fumosa, la pazienza si sgretolava e un turbinio di emozioni si impossessava del suo corpicino che, incapace di controllo, assumeva quei tratti tipici della maledizione che la costringeva, mostrando all'esterno ciò che più segretamente custodiva all'interno, solo per non dover subire gli sguardi carichi di disgusto dei suoi genitori che non accettavano, e mai lo avrebbero fatto, quella sua natura bestiale e, ai loro occhi, immonda. Ecco quindi come, quei giochi così innocenti, erano riusciti ad infonderle la calma che le avrebbe permesso, anche negli anni a venire, di mantenere quel controllo per lei imprescindibile per convivere con il suo segreto che non avrebbe voluto rivelare per non esporre quel mostro che albergava dentro di lei. Si era creato un dualismo in Freya, la logica del ragionamento contro l'istinto impulsivo che le era più naturale. Una dicotomia bizzarra ma che aveva trovato il modo di far funzionare: nonostante agisse di pancia, mossa da quella sua inclinazione selvaggia, riusciva sempre a frenarsi e non superare quel limite che l'avrebbe, per forza di cose, esposta. Forse era per quello che riusciva a saltare da un argomento all'altro senza troppe difficoltà, deviando le sue attenzioni su argomenti che sapeva avrebbero moderato le sue intenzioni. Con il tempo, quei giochi individuali erano poi stati messi da parte, trovando nella lettura delle persone un ripiego altrettanto efficace. Con alcuni era più facile di altri, ed erano proprio questi ultimi ad ottenere la sua maggiore attenzione. Ne aveva un esempio proprio di fronte, con Aiden, il biondino tutto silenzi e occhiate ambigue di cui non conosceva ancora l'esatta natura. Non riusciva mai a capire a cosa stesse pensando, prevedere le sue mosse era pressoché impossibile, forse proprio perché non vi trovava logica che vi si nascondesse “No, niente di tutto questo. Voglio toccarti per capire cosa provo quando lo faccio ” Scusami? Cosa avrebbe dovuto significare? Doveva essere un talento nascosto quello della Serpeverde, la capacità di circondarsi delle persone più contorte e bizzarre che avrebbe mai potuto trovare. Non solo Aiden, persino il taciturno Mike, al quale era ormai abituata a tirare fuori informazioni con le pinze, per non parlare di Axel, l'imperscrutabilità fatta a persona e, allo stesso tempo, quella che le premeva di più decifrare se non altro per capire cos'avrebbe dovuto fare con lui. Non sapeva mai come muoversi con il moro, o se muoversi, era tutto un gigantesco non detto che prima o poi le avrebbe fatto perdere l'equilibrio precario su cui viveva. Da una parte l'istinto le suggeriva una direzione ma, la logica, le indicava la via opposta e, la strada verso cui era predisposta, cambiava di giorno in giorno in base a ciò che vedeva e sentiva. Una situazione non facile per lei che, lentamente, si rendeva conto di desiderare sempre più la compagnia di quel ruvido ragazzone dai sorrisi centellinati, forse perché parte della sua stessa anima le ricordava di lui, ed era difficile ignorarlo. Non fece in tempo a replicare, chiedendo al biondo di spiegarle cosa intendesse, che eccolo partire in quarta avvicinandosi a lei, sfiorarle dapprima la mano e, successivamente, avvertì la mano delicata del verde-argento sul suo viso. Il tocco gentile sulla sua guancia la lasciò immobile, gli occhi leggermente sgranati per lo stupore di quella vicinanza inaspettata si fissarono in quelli di Aiden incapace di anticiparne le intenzioni. Avrebbe potuto allontanarlo in qualsiasi momento, spingerlo via e sottrarsi a quelle carezze leggere ma non lo fece. Immobile, irrigidita per la sorpresa, rimase a fissare il ragazzo che non avvertiva come un pericolo, sapeva che non le avrebbe fatto del male e che, probabilmente, si trattava solo di un altro dei suoi esperimenti. Eppure avvertì il disagio, l'impaccio del non sapere cosa fare ma, repentino come era iniziato, tutto terminò prima che riuscisse a fare davvero qualcosa -Più che fastidio, mi hai presa di sorpresa- ammise con un sorrisetto nervoso. Avrebbe voluto che lo rifacesse? No. Quell'immediatezza che il biondo aveva avuto nell'avvicinarsi, senza che si fosse creata un'occasione naturale perché questo avvenisse, l'aveva fatta sentire come l'ennesimo esperimento che il ragazzo avrebbe voluto studiare. Diceva di aver capito, ma cosa? Non lo chiese, ancora scombussolata da quella prossimità inaspettata e da quel tocco estraneo così diverso dalle mani a cui, almeno in quell'ultimo periodo, era abituata -Lo so che ti piace studiare le reazioni degli altri- cominciando a rilassarsi di nuovo, ora che le distanze erano state ripristinate, sorrise di nuovo, a metà tra il divertita e lo sconcertata -Ma se non vuoi rischiare di venire picchiato con una busta di arance da tutte le ragazze del castello, forse dovresti provare a creare la situazione- inclinò la testa ondeggiandola in senso di diniego, con quel sorriso che ora pareva quasi canzonatorio verso un ragazzo senza speranza che continuava a fare cose buffe. Un consiglio spassionato da un'amica disinteressata insomma. Sarebbe stato un peccato vederlo in infermeria con entrambi gli occhi neri.
    Forse Aiden era bipolare. Quello fu il primo pensiero della ragazza quando, dopo quella breve parentesi bizzarra, il ragazzo cambiò di nuovo argomento puntandolo su qualcosa di più serio ed impellente. Meglio così, l'avrebbe tolta dall'imbarazzo momentaneo, pur trovando quel cambio di mood ancora più assurdo di quelli che coglievano lei quando passava dai discorsi seri e depressi a quelli più allegri e frivoli
    -Davvero mi stai chiedendo se la possibilità di venire trucidati tutti mi spaventa?- aveva passato giorni a pensarci, a chiedersi cosa sarebbe successo, ad aspettarsi altri omicidi che, invece, non erano avvenuti -Sarei una stupida se dicessi di no- non conoscevano le ragioni che stavano dietro quel singolo attacco ma, a giudicare da come nel resto della Gran Bretagna le cose si stavano muovendo, era chiaro che ci fossero piani ben più grandi dietro tutto quello e, Hogwarts, era un campo di battaglia che già una volta era stato scelto. Chi muovesse le fila e quali fossero gli obiettivi era ancora qualcosa di ignoto ma, nella mente di Freya, era ormai dato per scontato che ci sarebbe stato un secondo attacco. Restava solo da capire quando, come e, soprattutto, verso chi.
    -A te non preoccupa? È già stata combattuta una guerra qui e abbiamo ancora una torre a ricordarcelo, davvero non hai mai pensato che l'intero castello potrebbe fare la stessa fine?- un cumulo di macerie affrescate con il loro stesso sangue. Freya non era una Grifondoro, una di quelle persone inutilmente e stupidamente coraggiose. C'erano situazioni e forse anche persone per cui si sarebbe lanciata nel fuoco senza pensarci due volte ma, tolti casi specifici, non aveva alcun interesse nel combattere una guerra se questa non l'avesse coinvolta in qualche modo che toccasse quelli che erano i suoi affetti o i suoi, non sempre nobili, ideali. Fintanto che ciò che le interessava fosse stato al sicuro, non si sarebbe fatta coinvolgere ma, se uno scontro si fosse tenuto a scuola, allora non avrebbe avuto altra scelta e allora buona pace allo sciocco che avesse disturbato la sua tranquillità apparente. C'era una cosa che la serpe temeva più delle altre: la gabbia, e non si sarebbe data tanto da fare per sfuggire a quella in cui i genitori volevano rinchiuderla per finire in quella di qualche altro pazzoide, vincolandola al suo volere, qualunque questo fosse.
    -Si- ammise in modo candido scrollando le spalle. Tutti mentivano, in un modo o in un altro, anche quando non erano tenuti a farlo -Ci sono menzogne che vale la pena dire. Bugie bianche, se preferisci chiamarle così- lei mentiva ogni giorno, limitando le sue capacità, moderando i suoi impulsi naturali, omettendo la sua natura con i suoi amici con un'unica, sola, eccezione ma, se fosse stata sincera sempre e con tutti, avrebbe scatenato qualcosa che non avrebbe voluto fare. In quella società di bigotti non sarebbero stati pochi quelli che avrebbero avuto paura di lei, nemmeno fosse stato suo desiderio andare in giro a trasformare persone o a sgranocchiare le loro ossa e, soprattutto, avrebbe rischiato di perdere quelle poche persone che, invece, avrebbe voluto tenersi vicina. Fintanto che non conosceva la loro opinione, non si sarebbe presa il rischio di rivelare chi o cosa fosse in realtà -A te non capita mai?- non sembrava il tipo, ai suoi occhi appariva come un bambino innocente che stava giusto scoprendo il mondo attorno a sé, che studiava e faceva domande per prendere coscienza di quell'universo di cui pareva essere stato privato fino quel momento. E a proposito di studio, fu su quello che si concentrarono le attenzioni della brunetta -Si, direi che io e Rain siamo amiche- con la schiena poggiata contro il tronco ruvido, ghignò pensando a quella ragazza iperattiva e ipercritica che aveva da subito catturato la sua simpatia, pur se i suoi gusti in fatto di uomini le causavano ancora del fastidio a livello dello stomaco. Finché si fosse intrattenuta con quel biondo rosso-oro, però, poteva dirsi tranquilla -É un po' strana ma ci si fa l'abitudine- quello che successe in seguito ebbe di nuovo il potere di lasciarla basita. Certo che avrebbe voluto sapere cosa avesse dedotto su di lei, ma nemmeno il tempo di rispondere alla domanda che Aiden le fece una rivelazione più unica che rara. Era un rettilofono. Uno vero! In carne ed ossa. Ora si capivano tante cose -Aspetta, che?- si staccò dall'albero avanzando di un passo quasi avvicinandosi avrebbe potuto capire meglio quello che stava dicendo il biondino -Ma chi se ne frega di quello che ho da raccontare io! Sganci una bomba del genere e ti aspetti che non voglia sapere di più? Quando è successo? Anzi no, quando lo hai capito? Come? Quindi ora puoi parlare con Lilith?- gli occhi verdi scintillarono per la curiosità che quella nuova informazione le fece nascere, attendendo che il ragazzo si spiegasse pendendo dalle sue labbra -Poi ovviamente voglio sapere anche cosa hai capito “studiandomi”, ma prima racconta!- un'imposizione la sua, per quanto amichevole, dettata dalla voglia di spare di un potere di una rarità che risvegliava nella ragazza esaltazione e voglia di conoscenza. Le cose si facevano interessanti.

     
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    Quando Aiden aveva unito il suo corpo con quello di un altro essere umano, lo aveva fatto per capire cosa si provasse nell'avere un unione così intima con la speranza di provare quelle emozioni forti di cui aveva tanto sentito parlare. Eppure, al termine di ogni incontro, si sentiva vuoto, come se mancasse qualcosa di fondamentale. Le emozioni che provava erano intense, sì, ma rimanevano confinate al livello fisico, senza mai toccare l'anima. Erano incontri fugaci, spesso avvenuti per caso con ragazze che aveva conosciuto in un bar in cui si era fermato a bere. La sua aura di mistero e la sua stranezza attiravano l'attenzione delle ragazze, che lo guardavano con curiosità e talvolta con timore. Alcune ridevano di lui, altre lo scansavano, mentre altre ancora, incuriosite dal suo comportamento, tentavano di approcciarlo per capirlo meglio. Ma Aiden, in quel periodo, non desiderava legami con i suoi simili. Preferiva la solitudine e la compagnia silenziosa dei serpenti. Solo di tanto in tanto si avventurava in quei luoghi affollati, attratto dal brulicare di umanità. Era come un osservatore silenzioso, un antropologo che studiava il comportamento delle persone, le loro interazioni, le loro emozioni. E tra queste, le ragazze rappresentavano un enigma affascinante che non poteva esimersi dal contemplare. Questo era anche dovuto al Sig.Depp che gli aveva sempre ripetuto quanto complicate fossero le donne e le emozioni, e Aiden aveva dovuto ammettere che, in parte, il suo mentore aveva ragione. Un esempio era proprio il suo primo caso studio: Freya. Quella ragazza era interessante da studiare, eppure da qualche tempo era diventata più di quello perché, oltre la raccolta di informazioni e la palese attrazione che sapeva di avere per lei, aveva inziato a provare delle emozioni. Quell'irrazionalità che tanto anelava lo spingeva ad agire in modo impulsivo. Per questo, d'improvviso, si era avvicinato alla serpeverde, sfiorandole la mano e toccandole il viso. I suoi occhi neri la fissarono, studiando ogni reazione, ogni movimento. Le pupille di lei si dilatarono per la sorpresa, le spalle si irrigidirono, il disagio era evidente. Quel gesto inaspettato l'aveva colta impreparata. Aiden socchiuse le palpebre e fece un passo indietro. Sì, aveva capito qualcosa toccandola in quel modo. Ma la sua comprensione si era ampliata osservando la sua reazione, soprattutto considerando la sua frequentazione con Axel. Quel gesto non doveva esserle piaciuto.Questa era la conclusione a cui era arrivato. Quello che sto provando adesso cosa è? Dispiacere? Perché? In fondo, me lo aspettavo. Il suo dispiacere, capì poco dopo, era dovuto alla cosiddetta "inutile speranza": un sentimento umano comprensibile, il desiderio di aggrapparsi a una possibilità, anche se flebile, di cambiamento o di un esito positivo nonostante la curda realtà dei fatti. Razionalmente parlando trovava quel sentimeno privo di senso, eppure l'aveva provato lo stesso. Era un passo avanti nel capire di più le emozioni umane. «Si, mi piace studiare le reazioni degli altri ma non mi sono avvicinato solo per questo.» Tanto valeva essere onesti e liberarsi di questa irrazionalità che lo aveva colto. La situazione che lui stesso aveva creato era singolare, e nutriva dubbi sulla scelta giusta da intraprendere. A questo punto, perché non lasciarsi andare all'impulsività? Le persone impulsive si lasciavano travolgere dai sentimenti, e questo era ciò di cui lui aveva bisogno. «L' ho fatto perché davanti a me ci sei tu, Freya. Con te provo delle emozioni mai sentite prima.» I tratti robotici del suo viso si addolcirono, renendo la sua espressione più umana. Il battito cardiaco accelerò e un calore singolare si diffuse all'altezza del petto. Sì, se considerava ciò che aveva assimilato da film e libri, la ragazza davanti a lui doveva piacergli. Per adesso, non glielo disse direttamente. Tacque e cambiò discorso. Perché? Forse per sentire la risposta dopo o per semplice autoconservazione. «Alcune persone dicono di no per sembrare coraggiosi, tipo i grifondoro. Altri mentono. Non è scontata la risposta.» Nessuna risposta lo era. Ogni indivuduo era un caso a sé stante. Ad Aiden, però, la schiettezza e la sincertà di Freya piacevano particolarmente. Eppure, durante la cena con delitto, la stessa Freya che si mostrava così trasparente, in quell'occasione aveva mentito con abilità. Quando lo faceva? In quali circostanze? E perché? Le domande che si affollavano nella sua mente non erano più generiche riflessioni sulla natura umana. Erano domande specifiche, mirate a un'unica persona. Sì, questa ragazza mi piace. I suoi occhi si posarono su di lei e l'ascoltò parlare con spiccato interesse. «Si e no. Non sappiamo se l'evasione di massa della Vigilia è collegata all'omicidio della Lovecraft. Potrebbe anche essere stata una sfortunata coincidenza.» Senza dati oggettivi, formulare ipotesi concrete sugli eventi accaduti era quasi impossibile. Lasciarsi prendere dal panico, quindi, era prematuro: le probabilità di una Terza Guerra Magica erano pouttostto basse perché i suoi simili avevano imparato dagli errori del passato, no? Teoricamente così avrebbe dovuto essere, ma la storia aveva dimostrato il contrario.
    Mentiva? A volte sì, anche se non era una sua abitudine. Nonostante la sua natura schietta e diretta, in alcune circostanze Aiden ricorreva alle bugie bianche, come le aveva definite Freya. Lo faceva principalmente per osservare come le persone reagivano a determinate informazioni, misurando le loro emozioni e i loro pensieri. «Qualche volta.» Abbassò le ciglia, la mente immersa in un vortice di ricordi. Le bugie, le omissioni, tutte le volte in cui aveva ingannato i suoi genitori adottivi per ottenere ciò che desiderava o per sfuggire alle loro domande. Un rapporto di reciproca convenienza, privo di affetto, una sorta di neutralità che li teneva legati. Chissà che rapporto aveva con i suoi Rain, la rossa che da qualche settimana era diventata la sua tutor fissa. «Non posso darti torto.» Un sorriso singolare si dipinse sulle labbra di Aiden. Non solo le parole usate per descrivere la Scarmander lo divertivano, ma anche la reazione di Freya nel sapere che sì, era in grado di parlare con i serpenti. Era la prima persona a cui aveva confessato di possedere quella particolare abilità, perché era stato il primo umano, oltre a lui, a cui Lilith si era avvicianto. E anche perché gli piaceva. Ma ora che cosa avrebbe dovuto fare con questa nuova informazione? Renderla nota o no? In fondo, già prima le aveva fatto capire qualcosa, forse era meglio seguire quel detto babbano che diceva di "prendere il toro per le corna." Dopo, adesso è meglio parlare dei serpenti, è più facile. «Mi sembra di sentirli parlare nella mia testa, capisco qualche parola, ma non sono ancora in grado di capirli del tutto o di fare un discorso lungo.» Doveva iniziare a parlare con la sua vipera più spesso, a intavolare conversazioni più lunghe e complesse. Era l'unico modo oggettivo per praticare una lingua che gli era innata, un dono che non poteva ignorare. Avrebbe sicuramente consultato dei libri in biblioteca sull'argomento: dovevano esserci dei testi antichi che descrivevano il Serpentese, la lingua dei serpenti, e le sue peculiarità. Forse, in quelle pagine ingiallite dal tempo, avrebbe trovato la chiave per comprendere meglio questa sua abilità e per sfruttarla al meglio. «Dovrò esercitarmi e finalmente capirò Lilith!» I suoi occhi neri, solitamente inespressivi, si accesero di una luce nuova. Un'umanità inaspettata si dipinse sul suo volto, quasi un accenno di un sorriso sincero. Una strana euforia lo pervase al pensiero di poter finalmente stringere un legame reale con i suoi amici. Non sarebbe mai più stato solo. E anche se, in futuro, avesse deciso di tagliare i ponti con i suoi simili, sapeva che avrebbe sempre potuto contare su di loro. E forse fu proprio quell'euforia sconosciuta a spingerlo ad agire d'impulso. Un'ebbrezza nuova, mai provata prima, che gli annebbiava il giudizio e lo rendeva incapace di ragionare lucidamente. «Studiandoti ho capito che mi piaci.» E poi sorrise. Un sorriso sincero, spontaneo, come un normale essere umano. In quel momento stava vivendo l'irrazionalità umana che tanto aveva cercato. Era una sensazione nuova, quasi inebriante, ma il rifuto lo sarebbe stato altrettanto? Perché Aiden sapeva quale sarebbe stato l'esito della sua ammissione. Lo sapeva dall'inizio.




    Edited by Aiden; - 9/4/2024, 22:08
     
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    Non aveva mentito quando aveva detto d’essere rimasta sorpresa, eppure, quell’esternazione così innocente, detta da un soggetto come Aiden, l’aveva stupita ancor più che il suo gesto. L'aveva sempre visto come un soggetto distaccato, che preferiva osservare e capire invece di partecipare e provare sulla sua stessa pelle. Impacciato, poco abile nelle più normali interazioni tanto da farle credere di non avere alcuna esperienza nei rapporti umani, specialmente in quelli più intimi e, il modo repentino in cui si era avvicinato a lei, così inaspettato e strano, fu per lei solo una conferma di quelle che erano le sue congetture. Un cucciolo di foca innocente e inesperto, così lo vedeva, eppure non seppe cosa rispondere a quell'ammissione, davanti a quelle emozioni che diceva di non aver mai sentito prima. Il disagio di tutta la situazione che si era creata l'aveva lasciata interdetta, una novità per lei che credeva di avere sempre la risposta pronta e che ora, invece, si ritrovava a non saper cosa rispondere davanti a quel biondino che, secondo lei, non sapeva bene quello che stava dicendo. Sempre così asettico e macchinoso, non lo aveva mai visto in preda a vere emozioni, non lo aveva mai visto lasciarsi andare e, seppure quel giorno l'avesse colpita con quelle carezze, rimaneva dell'idea che fosse mosso più da pulsioni momentanee che da vere e proprie emozioni. Ma non era nella sua testa, quello rimaneva solo un suo pensiero che le impediva di dargli una risposta giusta. Non avrebbe neppure sputo cosa rispondere. Quelle carezze, quelle parole, erano le stesse che avrebbe voluto sentirsi dire, ma da un'altra persona. Gli fu grata per il cambio di argomento, così da distendere la tensione accumulata e parlare di altro di più allegro e meno pressante: omicidi.
    -Non sono convinta che i tutti i Grifondoro dicano di no per sembrare coraggiosi, alcuni mi sembrano così stupidi da pensarlo veramente- era vero, alcuni si fingevano spavaldi alla costante ricerca di complimenti ed ammirazione ma, altri, erano davvero così fuori di testa da non essere minimamente toccati dai recenti avvenimenti, quasi la cosa non li riguardasse o, ancora peggio, esaltati come se quella non fosse altro che una nuova avventura. Menti piccole e caratteri avventati, privi del più basilare istinto di sopravvivenza -Se cominciassero davvero ad esserci altri attacchi del genere vorrei proprio vedere se continuerebbero a fare i coraggiosi- quella era una paura reale. Non avevano la minima idea se l'omicidio dell'insegnante fosse stato mirato, casuale, o se era solo il primo di una lunga serie e, nonostante la presenza degli Auror dovesse essere un modo per scoraggiare l'assassino, o gli assassini, Freya non riusciva comunque a sentirsi sicura. In più, se a questi pensieri si aggiungeva quella sensazione di panico che l'assaliva ogni volta che si avvicinava la luna piena, quando si sentiva tutti gli occhi puntati contro, quando credeva che tutti fossero pronti a puntarle il dito contro per aver scoperto chi era in realtà, si poteva dire che quello non certo un bel periodo per la Serpeverde. Era tutto troppo. Prima o poi, ne era certa, sarebbe finita in infermeria con un mental breakdown. La testa si inclinò e gli occhi si puntarono sul ragazzo che le stava di fronte, stupita dalle parole di lui, cominciando a chiedersi se non fosse un mago sensitivo o un legilimens
    -Ma io non ho mai detto che le due cose fossero collegate- anzi, lei proprio non aveva nominato la fuga da Azkaban avvenuta la stessa sera dell'omicidio della professoressa di Divinazione. Tuttavia lo aveva pensato, che Aiden avesse poteri nascosti? -Non mi interessa se le due cose siano collegate o meno, mi preoccupa solo il fatto che potrebbero esserci altre morti- in particolare, era preoccupata di poter essere una vittima casuale, tanto quanto lo fosse stata anche solo una delle persone a cui teneva tra quelle quattro mura. Alle evasioni ci avrebbe pensato in seguito, quando e se ci fosse stato un seguito, o forse una volta terminata la scuola dato che, com'era in programma, aveva tutte le intenzioni di abbandonare la Norvegia per trovarsi una casa e fuggire dal controllo dei suoi genitori. Il pensiero che dei pazzi si aggirassero fuori dalla sua futura dimora la convinceva, ancora di più, che fosse il caso di cercare dei coinquilini. Aveva un paio di nomi in mente, valeva la pena tentare di convincerne almeno uno.
    Alcune verità erano qualcosa di pericolo o di prezioso e, in entrambi i casi, andavano protetta anche al costo di mentire e negare l'evidenza. Per quanto la menzogna non era qualcosa che la verde-argento apprezzasse, era conscia che non si potesse fare altrimenti in alcuni casi e, riteneva, era diventata bravina a farne uso -E su cosa menti?- chiese curiosa al biondino. Difficile immaginare che conoscesse qualcosa come l'empatia, che mentisse agli altri per non ferirli o cose del genere, quindi perché mentiva? Lo osservò curiosa e divertita, accarezzando distrattamente la schiena di Vlad, ancora appeso a testa in giù dal ramo al fianco della padrona -Non starai diventando anche tu un mezzo teppista?- sollevò un sopracciglio, un ghigno si dipinse sul suo volto immaginandolo a capo di una sua versione della gang del bosco. Tutto si sarebbe potuta aspettare da lui, tranne che diventasse qualcuno di crudele o folle abbastanza da fare veri e propri danni. Doveva essere bello poter parlare con il proprio famiglio, capirlo e ricevere delle risposte, privilegio che Aiden sembrava avere essendo lui un rettilofono -Mi insegnerai qualche parola? Così potrei salutare Lilith la prossima volta che la vedrò!- le piaceva quella piccola biscia, curiosa quanto lei ma dal carattere spigoloso. Era evidente che fosse affezionata al ragazzo, a tratti le era parsa gelosa, ma immaginò fosse normale visto quanto speciale si era rivelato quel rapporto -Non sono un po' strane le cose con lei, ora? Voglio dire, chissà quante cose strane avrai fatto davanti a lei senza darci troppo peso- quelle cose che facevano un po' tutti in realtà, non trovandosi a disagio davanti al proprio animale da compagnia ma che, ora, per Walker avevano tutta un'altra considerazione -Tipo cambiarti davanti a lei, portartela in bagno quando ti fai la doccia o.. altro- trattenne una risatina infantile -É cambiato il tuo modo di comportarti con lei, ora?- era interessante immaginare come la dinamica tra i due potesse essere cambiata ora che poteva avere con lei delle conversazioni, seppur brevi, ma che sarebbero aumentate con la pratica. Così come, le dinamiche, stavano cambiando tra gli stessi Freya ed Aiden
    “Studiandoti ho capito che mi piaci” per la seconda volta il ragazzo riuscì a lasciarla di stucco, boccheggiante, senza saper bene cosa dire. Di nuovo, le stesse parole che avrebbe voluto sentirsi dire ma, ancora una volta, dalla persona sbagliata. Era forse una dichiarazione in piena regola? Così sembrava, ma non le stava chiedendo nulla, né di uscire, né di sapere se lei ricambiasse. Ma Freya non poteva ricambiare, la sua testa era altrove già da parecchio tempo. Eppure si ritrovò a pensarci. Con un ragazzo come Aiden le cose sarebbero state più facili, strane e bizzarre di sicuro, ma più semplici. Sembrava un ragazzo dolce, con la sua innocenza disarmante quando diceva qualunque cosa, forse con lui il rischio di rimanere ferita sarebbe stato inferiore, ma non poteva fingere un sentimento che non era reale, così come non credeva fosse reale quell'affetto che dichiarava di provare
    -Aiden..- sospirò sconsolata senza saper bene da dove cominciare -Come.. come puoi dirlo? Mi conosci appena, tu non sai.. davvero tante cose- aveva sempre dubitato di chiunque le avesse mai detto qualcosa del genere, era difficile credere che qualcuno avrebbe mai potuto apprezzarla per quella che era, troppo segnata dalle cicatrici emotive che i suoi genitori le avevano inflitto senza che lei nemmeno se ne rendesse conto. Tante volte si era guardata allo specchio, faticando lei per prima ad accettare la sua condizione, come avrebbe mai potuto farlo qualcun altro? Tuttavia Aiden non lo sapeva, quel suo segreto rimaneva ancora tale e, forse, così sarebbe rimasto, e allora cosa lo aveva spinto ad una tale dichiarazione? -Sei sicuro non ti piaccia solo la mia faccia?- sorrise cercando di stemperare quel momento, limitandosi a ritirarsi nell'oscurità di quella sua paura di non poter trovare qualcuno in grado di andare oltre la metà mannara che faceva parte di lei, figlia dell'indifferenza e del rifiuto che l'avevano cresciuta.



    Edited by -RedFlag- - 26/3/2024, 16:07
     
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    «Alcuni grifondoro, per difendere qualcuno o per pura spavalderia, sarebbero capaci di mettersi in una brutta situazione.» Tra le quattro Case di Hogwarts, spiccava quella dei Grifondoro, rinomata per l'inconfondibile binomio di orgoglio e coraggio che animava i suoi membri.Generazioni di maghi avevano scritto il loro nome nella storia grazie a gesta eroiche e battaglie combattute con tenacia, come dimostravano le leggendarie imprese di Harry Potter e Albus Silente. Entrambi, con il loro impavido valore, avevano affrontato i più temibili maghi oscuri. Aiden, pur ammirando senza riserve questo lato eroico dei Grifondoro, era consapevole del fatto che la troppa sicurezza e l'incessante anelito di ergersi a paladino della giustizia potevano rivelarsi un'arma a doppio taglio. Soprattutto ora che un assassino si aggirava a piede libero nel castello; mentre la paura attanagliava la maggior parte degli abitanti del castello, c'erano quelli che, inspiegabilmente, ne sembravano immuni. Quest'ultimi, infatti, accecati dal desiderio di mettersi in mostra o di sentirsi eroi, sfruttavano la situazione per aggirarsi di notte, fingendo di raccogliere indizi o di dare la caccia al colpevole. Erano coraggiosi o semplicemente stupidi? Forse più la seconda, a detta di Aiden. «No, infatti è il risultato di un mio ragionamento. Raccogliendo le informazioni e confrontadole, sono giunto alla conclusione che le due cose potrebbero essere collegate.» Aiden, infatti, si era immerso nella lettura di articoli provenienti da diverse testate giornalistiche, cercando un qualsiasi dettaglio o notizia anomala che potesse aiutarlo a ricostruire il quadro completo degli eventi per stabilire se tra la fuga di massa e l'omicidio della professoressa ci fosse un collegamento. Credeva difficilmente alle conincidenze, soprattutto in casi come questo. Aiden socchiuse leggermente le palpebre, riportando alla mente la conversazione avuta con Spike mesi prima. L'uomo aveva lasciato trasparire un'inquietante consapevolezza, ripetendo la parola "morte" con insistenza, quasi presagendo un evento nefasto. E poi, quella richiesta inaspettata: diventare la sua spia... c'era un nesso tra quell'incontro e gli eventi recenti? Chi era davvero Spike? Quali erano i suoi loschi intenti? Aveva molto su cui riflettere. «Spero di no.» Aiden guardò Freya quasi teneramente e accennando appena un sorriso. Un sorriso che voleva essere rassicurante, in un gesto di empatia umana di cui la ragazza che gli piaceva aveva bisogno. In quel momento, aveva accantonato la sua razionalità per lasciare spazio alla solidarietà tra esseri umani. Tra l'altro, ultimamente, si sforzava di sorridere di più con lei, più del dovuto. Negli ultimi tempi, però, quel gesto gli veniva quasi naturale e adesso aveva capito il perché. Un perché che lo spingeva a sperimentare, per la prima volta, emozioni che aveva sempre conosciuto solo attraverso definizioni astratte. Che doveva fare, adesso? Abbandonarsi a questa irrazionalità, come aveva fatto poco fa sfiorando le sue labbra? O doveva, invece, controllarsi e reprimere ogni impulso, vista la frequentazione della serpeverde con Axel e la reazione al suo tocco che, secondo lui, non era stata positiva? Domande, sempre più domande che per ora decise di accantonare.
    Su cosa mento? Posso mentire su tante cose. Sebbene solitamente schietto, Aiden non esitava a mentire se la situazione lo richiedeva, pur di raggiungere il suo scopo. Il suo volto poi, impenetrabile e privo di emozioni, facilitava ulteriormente la sua capacità di ingannare e confondere il prossimo. «Mento quando mi conviene.» Scrollò le spalle e rise debolmente, scuotendo la testa, quando Frreya gli chiese se non sarebbe diventato anche lui un teppista come tanti altri della loro Casa. «Non credo, ma mai dire mai, no?» L'imprevedibilità della vita era un dato di fatto. Perfino l'individuo più puro e ingenuo, se sottoposto a ripetute ferite e tradimenti, poteva soccombere alla crudeltà. «Nel caso lo diventassi» Fece un passo avanti, accorciando la distanza che li separava. «non ti piacerei più?» Capì di aver formulato la domanda in modo ambiguo, solo dopo averla pronunciata, lasciando spazio a fraintendimenti. Era come se, dopo aver preso coscienza dei suoi sentimenti per lei, si ritrovasse a comportarsi in maniera contraddittoria, guidato dalle emozioni del momento. Forse era meglio cambiare argomento: le raccontò, quindi, di come aveva scoperto di essere un rettilofono. L'eccitazione era palpabile, non solo nel tono vibrante della sua voce, ma anche nei tratti del suo viso, ora più distesi e rilassati. «Perché no!» Così avrebbero passato più tempo insieme. «Per me non è strano anzi, sono felice di sapere cosa pensa.» Nonostante avesse percepito solo frammenti dei pensieri di Lilith, per Aiden era sufficiente a rafforzare la sua determinazione nell'apprendere il Serpentese. Il suo obiettivo era padroneggiare questa lingua e stabilire un ponte di comunicazione con i suoi simili. Il controllo su di loro non era minimamente contemplato; desiderava semplicemente comprenderli e farsi comprendere. «Non ho mai fatto la doccia davanti a lei, al massimo mi sono cambiato una maglietta. Per il resto, mi comporto come sempre, anche perché non rieso ancora a capire tutto quello che dice. Solo qualche parola.» Più avanti, quando sarebbe stato in grado di intrattenere una conversazione completa con la sua vipera, dei possibili cambiamenti nel suo modo di relazionarsi con lei ci sarebbero potuti essere. Tuttavia, per il momento, la loro interazione rimaneva pressoché invariata.
    L'entusiasmo per i serpenti e il suo talento, uniti all'emotività provocata da Freya, lo spinsero a confessarsi con un sorriso sulle labbra. Un sorriso che si spense lentamente di fronte alle parole di lei. Si aspettava un rifiuto, non che mettesse quasi in dubbio le sue parole. Come poteva dirlo, gli aveva chiesto. Socchiuse gli occhi, fece due passi avanti, violando il suo spazio personale, fino ad arrivare a un centrimentro dal suo viso. La fissò con uno sguardo intenso, carico di emozioni contrastanti. «Lo so perché è quello che provo.» Quello che sento quando sono con te. Era felice, a suo agio, sereno. La vita, si ritrovò a pensare in quel momento, era davvero strana. Nei suoi calcoli, tutto aveva previsto nel suo trasferimento in quella scuola, tranne di provare un tale turbamento emotivo per qualcuno. Eppure eccolo lì, privo della sua consueta razionalità, soggiogato da un'irrazionalità che lo comandava a sua insaputa. Con un ultimo sprazzo di audacia, portò la mano al suo volto e sfiorò la sua guancia con una carezza lenta e delicata. «Ne sono sicuro. Che sei bella è un dato oggettivo, Freya, ma quello che mi piace di te è ben altro. Mi piace anche come sono io con te.» La guardò per dei lunghi istanti, sorridendo, poi la mano poggiata sul suo volto scivolò via lentamente. Così sono queste le emozioni causate da un amore non corrisposto: eccitazione, felicità, desiderio, mancanza, rabbia, rifiuto e tristezza. E io le sto provando tutte adesso.



    Edited by Aiden; - 11/4/2024, 00:41
     
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    Tutto quel discorso sulla paura dilagante stava prendendo una strana piega, Aiden usò confusione: fu superefficace. Freya corrucciò le sopracciglia cercando di seguire il filo del discorso in cui, prima, diceva che era tutta una coincidenza e non potevano essere sicuri che le due vicende accadute la notte della Vigilia di Natale fossero correlate e, in seguito, affermava che secondo un suo ragionamento lo erano di certo. C'era della logica dietro quella strana conversazione? Forse no, ma aveva abbandonato da un pezzo l'impresa di capire fino in fondo quello strano ragazzo che non faceva o diceva nulla che lei si sarebbe potuta aspettare. Aiden era una grande incognita vivente, con quella sua espressione impassibile che di poco cambiava, se non nulla, tra le varie situazioni che si trovava di fronte, intuire i suoi pensieri era pressoché impossibile e, capirlo, si sarebbe potuto rivelare un lavoro a tempo pieno non alla portata di tutti. Imprevedibile e misterioso ma, almeno, non risultava noioso. La noia, tuttavia, non era uno stato emotivo che la toccava in quel periodo. Al contrario, avrebbe tanto voluto che fosse così, avrebbe voluto potersi annoiare dalla troppa tranquillità e stabilità della sua vita ma, quei recenti avvenimenti, avevano spostato le sue sensazioni su ben altri binari, più caotici, più turbati, che mettevano in allerta tutti i suoi sensi più che sviluppati. Eppure continuava a mentire, fingendo una rilassatezza che non possedeva del tutto, con quella perpetua sensazione di minaccia sulle spalle che non se ne andava ma che, davanti alle altre persone, recitava di non avere. La menzogna era pante integrante della vita di chiunque e, come lei, anche Aiden ammise di servirsi di tale strumento. Onesto seppur, come al solito, non forniva ulteriori dettagli in merito all'argomento, lasciandolo cadere nel vuoto e spostando l'attenzione su altro che la fece sorridere “Nel caso lo diventassi non ti piacerei più?” non sapeva da dove derivasse tanta sfacciataggine, soprattutto da parte di un ragazzo che faceva dell'indifferenza e dell'imperscrutabilità le sue maggiori caratteristiche. La cosa la divertì abbastanza da lasciarsi andare ad una risatina prima di incrociare le braccia al petto ed inclinare la testa di lato, soppesando la figura del biondino che, quel giorno, aveva deciso di essere più strano del solito -Non lo so, non penso ti ci vedrei proprio nei panni del cattivo ragazzo- arricciò il naso immaginandolo in quelle vesti. Non era un ruolo per tutti, ci voleva una certa “aura”, se così si poteva definire. Una sorta di energia misteriosa e ammaliante, il fascino del male che da sempre imbrigliava le persone, la capacità di essere uno stronzo patentato, ma risultare comunque seducente. Aiden non l'aveva o, almeno, Freya non riusciva proprio a vederlo in quel modo. Ai suoi occhi rimaneva un ragazzo ingenuo che suscitava tenerezza a cui avrebbe tirato una guancia come si fa con i nipotini, da come studiava tutto come fosse la prima volta che lo vedesse, era più un bambino da tenere per mano e portare alla scoperta del mondo che non conosceva ancora, accompagnarlo a fare le sue prime esperienze. Il che non era un male, molte ragazze avrebbero apprezzato questo suo essere docile.
    Era strano, e lo dimostrava anche nel rapporto con il suo stesso animale davanti al quale non si era mai lasciato andare a gesti o frasi che non avrebbe mai fatto o detto davanti ad altri esseri umani. A lei era capitato di cambiarsi d'abito davanti a Vlad, portato di nascosto in camera sfruttando l'assenza delle sue compagne, così come si era ritrovata a lasciarsi andare ad esternazioni che non avrebbe ammesso ad anima viva, se l'indomani si fosse ritrovata a parlare con lui, non era sicura sarebbe stata al cento per cento a suo agio -Vedi? Non fai cose sconvenienti nemmeno davanti al tuo animaletto- allungò una mano approfittando del fatto che si fosse avvicinato e, come nulla fosse, si limitò a fargli pat-pat sulla spalla -Sei proprio un bravo ragazzo- sorrise ancora, convinta che una sua sua eventuale trasformazione in teppista da strada sarebbe stata troppo strana persino per lui -Ehi! Quando diventerai più pratico potresti anche chiederle cosa voleva da me quella volta!- non era chiaro perché la biscia del suo amico le si fosse avvicinata in Sala Comune, la sorpresa del sentirla strisciare attorno al suo polpaccio la ricordava bene, così come ricordava che il verde-argento le avesse detto che era un comportamento insolito per Lilith che, in genere, si teneva ben distante dalle altre persone. Quello era un mistero che avrebbero potuto risolvere.
    Ma tutto passò in secondo piano davanti alle parole successive di Walker. Rapido, approfittando di quegli attimi che la lasciarono interdetta, se lo ritrovò ad un passo dal viso a rivelarle sentimenti che non credeva lui provasse, almeno non per lei. Era convinta di quello che gli aveva risposto, Aiden di lei non sapeva quasi nulla. Sebbene avessero chiacchierato spesso, le loro conversazioni non erano mai state troppo personali, non conosceva tanti lati di lei, solo quelli che la brunetta gli aveva permesso di vedere, quelli che mostrava a tutti per mantenere la sua maschera davanti alla quasi totalità della popolazione, per cui come poteva essere così sicuro di ciò che provava? Ciò che lui diceva di provare, Freya era convinta fosse solo attrazione. Sincera, questo magari si, ma superficiale attrazione fisica. Lui non sapeva chi, o meglio cosa, lei era in realtà. Non conosceva il suo passato, non immaginava il suo futuro, persino certi aspetti caratteriali che lei stessa frenava e nascondeva. Se lei gli avesse mostrato ciò che nascondeva nella parte più recondita di lei, allora anche il modo in cui la stava osservando in quel momento, così lusinghiero per lei, sarebbe cambiato. Non sarebbe stato in grado di capirlo, tanto meno di accettarlo, e quell'attrazione si sarebbe trasformata in disgusto. Sussultò ritrovandoselo così vicino, e fece altrettanto quando avvertì la mano del ragazzo sul suo viso -Aiden..- per nulla a suo agio, poggiò il palmo della mano sul petto del ragazzo e lo spinse in dietro, non in modo brusco, ma quel tanto che le consentisse di riappropriarsi del proprio spazio -Io non..- capisco. Come potesse, lui, affermare di provare quelle cose con tanta sicurezza era, per lei, assurdo. Al di la dell'aspetto, che poteva piacere o meno, cosa sapevano l'uno dell'altra? Da una parte, quell'ingenuità la faceva sorridere, dall'altra la metteva in difficoltà -Mi dispiace, Aiden, ma io non provo le stesse cose- in realtà dubitava che le provasse lui stesso, sarebbe stato troppo assurdo, ma anche lei un tempo aveva scambiato un sentimento di affetto per qualcosa di ben più grande, solo perché era il massimo che potesse provare in quel momento. Allo stesso modo, era convinta che il biondino, di solito più asettico e insensibile alle emozioni, avesse preso lo stesso abbaglio non essendo abituato a sensazioni positive. Ma, questo, evitò di dirlo. Lo avrebbe compreso a suo tempo -Sei carino, sei un ragazzo simpatico, ma..- ma c'è già qualcun altro. Altra cosa che non disse, non sarebbe servito -Ho sempre pensato a te come ad un amico, e vorrei che rimanessimo così- Merlino se faceva schifo con quel tipo di discorsi. Di solito era più facile, i ragazzi a cui era abituata le chiedevano al massimo di uscire così che lei potesse rifiutare, ma Aiden, che faceva della stranezza il suo cavallo di battaglia, aveva optato per una dichiarazione in piena regola e lei non sapeva cosa volesse ottenere perché, di fatto, non le stava chiedendo nulla, limitandosi a togliersi di dosso quello che doveva essere un peso -Possiamo rimanere amici?- si diceva sempre così ma, la maggior parte delle volte, il disagio prendeva il sopravvento e si finiva per diventare degli estranei. Sarebbe stato un peccato.

     
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    I numerosi libri di psicologia che aveva divorato gli avevano insegnato che i sentimenti intensi verso un'altra persona potevano risvegliare lati inaspettati della personalità. Ed era proprio questo che stava accadendo a Aiden in quel momento: era più diretto del solito, quasi sfacciato. Provocava la serpeverde con sottile ironia, e sebbene in passato avesse usato simili tattiche per ottenere reazioni da studiare, questa volta lo faceva per puro divertimento. Era inoltre curioso di scoprire di più sulla ragazza che, ormai aveva capito, gli piaceva, incluso il suo penserio su di lui. Perché? Da tempo aveva smesso di dare peso al parere altrui, sicuro di sé e consapevole di come la gente lo percepisse, eppure con Freya era diverso. La sua opinione contava. Strinse impercettibilmente la mascella, irritato da se stesso. Cedere al peso di un giudizio esterno era l'ultima cosa che voleva. Aveva giurato di non farlo mai più dopo la fuga dall'orfanotrofio perché, per gran parte della sua vita, le persone gli avevano fatto credere di essere quello sbagliato. Quello strano. Ma non era così. Le loro erano solo alcune delle tante visioni del mondo, perché ciò che per un individuo poteva essere normale, per l'altro poteva non esserlo. Il signor Depp gli aveva insegnato proprio questo e Aiden, che aveva a cuore gli insegnamenti del suo mentore, avrebbe dovuto trovare un modo per gestire queste nuove emozioni per non ricadere negli stessi errori.«Perché no? Ho un aspetto troppo poco minaccioso?» Sorrise, inclinando la testa di lato. Se da un lato l'irrazionalità dei suoi simili lo infastidiva, dall'altro lo rendeva euforico. Ora che la stava sperimentando su di sé, stava finalmente vivendo la sua vita, dopo essersi rifugiato per anni in una solitudine autoimposta. Quegli anni passati in compagnia dei rettili, però, non erano stati vani; Aiden aveva dedicato anima e corpo allo studio delle diverse razze di serpenti, immergendosi in un mondo sconosciuto ai più. E ora, grazie al suo dono, il suo rapporto con queste creature sarebbe diventanto ancora più speciale. Proprio come quello che aveva con Lilith, la sua più fidata amica. La vipera era sempre stata, per lui, una confidente silenziosa con la quale aveva sviluppato un legame speciale fatto di gesti, sguardi e intuizioni. Ma adesso le barriere comunicative che prima li separavano erano crollate, trasformando i sibili di Lilith in parole comprensibili e permettendo loro di instaurare una vera amicizia. Cosa poteva chiedere di più? «Sono solo educato.» Allungò una mano per accarezzare Vlad sotto al mento e poi, per evitare di fare lo stesso con Freya, fu costretto a ritirarla quasi di scatto. Non voleva mettere a disagio la serpeverde, anche se il desiderio di stringerla a sé e di sentire la morbidezza e il calore della sua pelle era quasi insopportabile. Come si fa a smettere? Prima riuscivo a controllarmi, perché adesso no? Era confuso. «Sarà una delle prime cose che farò. Sai, è da tempo che voglio saperlo.» Lo sguardo di Aiden su Freya era intenso, carico di un'emozione che non aveva mai provato prima. Ripensava allo scorso anno, quando l'aveva trovata distesa sul divano con Lilith attorcigliata alla sua gamba. In quel momento, l'aveva trovata sensuale, per quelli che erano i suoi gusti, ma solo di recente aveva capito il vero significato di quella sensazione. Di quell'attrazione. Se allora fosse stato più consapevole, più sicuro di sé, più attento ai segnali, le cose sarebbero state diverse? Invece di Axel, avrebbe scelto lui? Si tormentava con pensieri di "se solo" e "forse", immaginando scenari diversi e possibili futuri. Ma la realtà era una sola: Freya stava frequentando il suo compagno di stanza, e lui era solo un amico. Niente di più. Aiden, questo, lo sapeva mentre le confessava i suoi sentimenti, così come sapeva di star cedendo, ancora una volta, al desiderio di toccarla e di sentire la sua pelle morbida contro le dita. Con la mano, infatti, le sfiorò delicatamente una guancia. Non osò avvicinare il suo volto al suo per baciarla, sarebbe stato troppo. E sarebbe stato un gesto indesiderato, come, forse, quel tocco quasi imposto. E poi con delicatezza, Freya lo allontanò. Con delicatezza lo rifiutò. Uno strano senso di dolore e di delusione pervase il suo cuore. Perché mi sento così? Ero preparato a questo...allora perché fa male? Sbatté le palpebre una, due, tre volte, cercando di mettere a fuoco la realtà che gli si presentava davanti agli occhi. Tornò a guardare Freya, facendo qualche passo indietro. Ora aveva bisogno di spazio, di aria fresca per ragionare lucidamente, anche se quella tempesta di emozioni contrastanti glielo impediva. Rimase stupito dalla rapidità con cui, nel giro di qualche attimo, era passato dalla speranza alla delusione, dalla gioia al dolore. Se era questa la famosa irrazionalità umana beh, non era certo gli piacesse. «Sì, io...» Cosa doveva dire? Che sapeva che non lo avrebbe mai ricambiato perché c'era Axel? Che era triste, adesso? Deluso, amareggiato e irritato da stesso? «Dispiace anche a me.» Furono quelle, però, le parole che decise di pronunciare perché, in fondo, era così che realmente si sentiva: dispiaciuto per non essere stato ricambiato, dispiaciuto per averla messa a disagio, dispiaciuto per aver bisogno di tempo per metabolizzare e fare chiarezza. «Non volevo metterti a disagio, ma avevo bisogno di farti sapere come mi sentivo, ecco tutto. Mi dispiace.» Aveva deciso di assecondare quel desiderio egoistico, consapevole che le emozioni umane difficilmente potevano essere controllate. E lui, che non le aveva mai provate, si trovava ancora più in difficoltà nel gestirle. « Ma noi siamo mai stati davvero amici, Freya?» Un sorriso amaro si dipinse sul suo volto. Sapeva che gli amici, quelli veri, si confidavano tutto, o quasi. Aiden aveva trovato il coraggio di aprirsi con Freya, raccontandole di essere stato adottato e persino di possedere la straordinaria capacità di comunicare con i serpenti. Ma lui, di Freya, cosa sapeva realmente? Poco prima, lei stessa gli aveva detto che a stento la conosceva. Che erano tante, le cose, che non sapeva. Quelle parole lo avevano ferito, perché si era reso conto di non avere la minima idea di chi fosse realmente la ragazza che gli piaceva. «Quello che hai detto è vero... io non so niente di te. Perché?» Chi era Freya Riis? Chi aveva conosciuto in quei mesi? Perché gli sembrava di non aver mai capito niente di lei? Quello che provo, allora, è reale o è frutto di sensazioni sbagliate nate da una mia idea? Io non lo so...



    Edited by Aiden; - 11/4/2024, 01:34
     
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    C’era della dolcezza, della tenerezza quasi, nell’assistere ed essere l’oggetto (o soggetto?) di una prima cotta poiché Freya pensava che quello fosse il caso di Aiden. Così ingenuo nella sua curiosità perpetua e così impacciato con i suoi modi che sarebbe stato difficile per lei immaginare altrimenti. Se la ricordava bene la sua prima cotta, ormai risalente a tanti anni prima, così intensa, così totalizzante nei limiti che la sua giovane età le aveva concesso. Era sembrato qualcosa di enorme, l'unica cosa a cui riuscisse a pensare, la prima emozione forte, almeno tra quelle positive, che avesse mai avuto la fortuna di provare. Ricordava ogni gesto mal interpretato, la convinzione che ogni parola nascondesse un significato nascosto, le storie mentali che costruiva nella sua cameretta e di come finissero sempre con loro per sempre felici e contenti. Ricordava di come era convinta che nessuno avrebbe mai potuto eguagliare quel sentimento, di come fosse impossibile anche solo pensare che potesse passare, di come nessuno capisse realmente la grandezza e la verità di ciò che provava. Una bambina. Una poco più che lattante che nulla sapeva di come andasse la vita e di come evolvessero i sentimenti insieme alle relazioni. Ricordava anche l'immensa frustrazione del non ottenere ciò che voleva e il dolore, all'epoca considerato come il massimo del dispiacere che una persona potesse provare, davanti a quei rifiuti e di come, dopo aver pianto contro al cuscino, si convincesse che Seth, l'oggetto dei suoi desideri, la tenesse a distanza solo per le circostanze. A guardare a quel passato le veniva da ridere, ma avrebbe conservato quei ricordi con affetto soprattutto perché, quel biondino che per primo aveva catturato il suo interesse, faceva ancora parte della sua vita. Ce ne erano stati altri dopo di lui, altre cotte sempre più mature, alcune più significative di altre, ma Lennox avrebbe sempre avuto un posto speciale nel suo cuore raggrinzito e nei suoi ricordi, persino in quel momento in cui era convinta di aver chiuso un ciclo dopo ciò che era avvenuto l'estate precedente. Un altro ricordo che avrebbe custodito senza che nessuno avrebbe potuto o dovuto sapere. Ma Aiden? Il ragazzo aveva mai avuto esperienze simili? Ne dubitava, forse anche per ciò che lui stesso le aveva raccontato, del suo essere cresciuto in un orfanotrofio prima di venire adottato dalla sua attuale famiglia. Non aveva idea di come fosse quel posto, né di come fossero andate le cose in seguito, ma attraverso i suoi modi robotici le aveva fatto credere di non essere affatto avvezzo ai rapporti umani, figuriamoci alle relazioni. Non avrebbe potuto credere altrimenti, era probabile non gli avrebbe creduto nemmeno se lui stesso le avesse detto il contrario.
    Lo osservò con sguardo gentile mentre, coraggioso, la metteva a parte di quelli che erano i suoi sentimenti, dubitando di ciò che le stava dicendo per un semplice motivo: troppe cose di lei gli erano segrete e, se mai lei avesse sapute, sarebbe stato impossibile per lui apprezzarla ancora. Nessuno, una volta visto il marcio che albergava dentro di lei, avrebbe mai potuto apprezzare una come lei.
    -Non mi hai messa a disagio- eccola, la bugia bianca di cui avevano parlato poco prima. Mentì, avvertendo davvero una sensazione di disagio nel sentire quelle parole e, soprattutto, in quel tocco inaspettato che Aiden non le risparmiò. Non le sarebbe importato, aveva rifiutato altre persone e con molti meno riguardi, ma quel ragazzo impacciato a modo suo le aveva rivelato qualcosa di privato senza chiederle nulla e, questo, non fece che aumentare il senso di tenerezza che sentiva verso di lui -Non hai niente per cui dispiacerti- eppure non poteva ricambiarlo. Il Serpeverde era carino, aveva sempre apprezzato i suoi lineamenti e quegli occhi scuri che celavano ogni cosa, ma quelle stesse sensazioni che lui stava ammettendo di provare per lei, Freya le provava per un'altra persona. Un altro verde-argento, dai capelli corvini e lo sguardo furbo, dal ghigno perenne e dalla figura imponente. Burbero e schivo, a tratti stronzo ma, allo stesso tempo, dannatamente gentile e disponibile, per quanto lo fosse in incognito, ben attento a non mostrare a nessuno quella parte di lui. Eppure lei l'aveva vista. Senza contare la sua capacità di farla infiammare e animare come pochi altri erano stati in grado di fare. Si chiese se avrebbe mai avuto il coraggio che aveva dimostrato Walker, di andare da Axel e rivelargli quello che, in fin dei conti, sentiva per lui e, lo ammetteva, sapeva che la risposta sarebbe stata negativa. Non avrebbe mai avuto quel coraggio, forse scoraggiata dalla reputazione libertina del moro, o del fatto che ancora lo vedesse correre dietro alle gonnelle delle ragazze della scuola e non solo, persino di qualche fastidiosa professoressa. La consapevolezza di non essere abbastanza era ciò che la fermava dal chiedere di più. Furono le parole del biondino a fermare il flusso di pensieri prima che vi si perdesse del tutto -Dici che non lo siamo mai stati?- il capo si inclinò verso la spalla destra. Le venne quasi da ridere mentre lo stesso ragazzo confermava ciò che poco prima aveva detto lei e che sembrava avergli dato quasi fastidio. Ecco che ciò che aveva detto, che fosse attratto solo dal suo aspetto, tornava prepotente tra le sue convinzioni. Una certezza amara che, spesso, la portava a chiedersi se fosse perché non avesse altro da dare se non quell'apparenza per cui non aveva alcun merito, chiedendosi se anche lo stesso Axel vedesse solo quello -Non lo so, Aiden- rispose scrollando le spalle mentre la mano andava ad accarezzare il capo di Vlad che, piano piano, stava cominciando a risvegliarsi -É difficile conoscere del tutto una persona, ci vuole tempo e, forse, anche le domande giuste- si entrava in punta di piedi nelle vite degli altri, si trovavano spunti, si approfondiva, fino a scovarne anche i dettagli. Non vi era una spiegazione chiara perché due persone si trovassero bene tra loro, così come era difficile stabilire il punto in cui due conoscenti riuscissero a diventare qualcosa di più che due estranei intenti a farsi una chiacchierata superficiale -Magari lo diventeremo, se lo vorrai- sorrise alla giovane serpe accogliendo il suo pipistrello sulla sua spalla. Stava iniziando a diventare pesantino, e non aveva ancora finito di crescere. Il mammifero alato prese il volo, librandosi contro il tramonto per dirigersi verso la Foresta Proibita dove, era probabile, si sarebbe dedicato alla sua cena, o colazione a seconda dei punti di vista, mentre Freya rimase ad osservare il compagno, ancora a disagio, senza saper bene come giostrarsi in quella situazione o se fosse davvero il caso di dimostrarsi disponibile ad una conoscenza più approfondita per paura di lasciare false speranze ma, per quel momento, decise di comportarsi come l'istinto le suggeriva, senza preoccuparsi troppo delle conseguenze -Andiamo, biondo! Tra poco è ora di cena anche per noi!- nessun motivo, né in cielo né in terra, le avrebbe potuto far saltare un pasto. Rivolse un ultimo sguardo al ragazzo, facendo un cenno con il capo verso il castello alle sue spalle, prima di incamminarsi verso l'ingresso e terminare così l'ennesima strana giornata.



    Edited by -RedFlag- - 19/4/2024, 06:51
     
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