Nathan Louis Knox

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    Nathan Louis Knox

    Data di nascita: 01 Gennaio 2005✦ Età: 19 anni ✦ Luogo di nascita: San Francisco, California, U.S.A. ✦ Residenza: Cresciuto a San Francisco dove è rimasto per la maggior parte della sua vita, si è da poco trasferito a Londra per allontanarsi dai pettegolezzi e rifarsi una vita ✦ Fratelli/sorelle: Ha un fratello, Noah, di 12 anni ✦ Stato di sangue: Purosangue ✦ Stato sociale: Ricco ✦ Allineamento: Neutrale Puro: l'Indeciso o l'Equilibrato, si comporta sempre secondo il suo istinto e le sue conoscenze, senza costrizioni o pregiudizi. Considera il bene migliore del male, ma non si sente obbligato a perseguire il bene in modo universale ✦ Bacchetta: Legno di Sorbo, 12 pollici e 1/4, semi-rigida, nucleo di crine di Thestral

    Casa: Grifondoro ✦ Anno frequentato: III ✦ Abilità: XXX

    Prestavolto: Dacre Montgomery

    Aspetto

    Alto circa 181cm per un peso non ben definito perché se ne sbatte il topocazzo, il suo fisico si presenta asciutto e slanciato come chi ha una buona genetica e si allena regolarmente più per rigore che per piacere. Ha una mascella ben definita, cosa che gli piace senza un apparente motivo, gli fa ridere il piccolo scatto che si vede ogni volta che la serra per qualcosa che gli ha dato fastidio ma, certamente, la mascella non è la prima cosa che in genere le persone guardano. Labbra non troppo carnose ma ben definite, naso che lui definirebbe “normale” perché solo Merlino sa come si descrive un naso e occhi azzurri e affilati, molto azzurri, poco sotto delle folte sopracciglia dello stesso colore dei capelli biondo scuro? Biondo cenere? Castano chiaro? Ma che cazzo ne sa. Stesso discorso per la barbetta dal colore indefinibile che a volte c'è e a volte no, dipende come si sveglia al mattino. Tasto dolente sono le orecchie, piuttosto a sventola, che lo disturbano ma al tempo stesso lo fanno ridere.

    Carattere

    Se dovesse essere descritto con una sola parola sarebbe “prudente”. Non quel tipo di prudenza che gli impedisce di fare gesti sconsiderati o di buttarsi a capofitto in una situazione pericolosa. Parliamo più di una prudenza mentale, che gli tenga al sicuro la parte più interna e fragile di lui. Certo, non è una parola che avanza pretese, non risulta nemmeno interessante, sembra descrivere una persona che si mimetizza tra la folla e, in effetti, è quello che Nathan cerca di fare per la maggior parte del suo tempo. Realistico e con un pudore per i sentimenti tale da impedirgli di manifestarli, risulta freddo e distaccato, portandolo così ad isolarsi dagli altri rimanendo in disparte. Non gli dispiace questa cosa, la verità è che timidezza e poca fiducia verso il prossimo sono i due più grandi ostacoli che gli impediscono di legarsi alle persone. Non ne sente la necessità, basta a se stesso, non è il tipo di persona che farà carte false per aggiungere numeri alla sua lista di amici, anzi. Meno sono, meglio è. Ha i suoi tempi, ha i suoi modi. Ha bisogno che le persone gli orbitino attorno come un satellite ad un pianeta, se poi sarà destino sarà la gravità a fare il resto. Non gli piace forzare i rapporti, né fingersi diverso per poter piacere a qualcuno, è un tipo introverso che non si fiderà mai del primo che passa a porgergli una mano e, anche se non lo ammetterà mai volentieri, terrorizzato all'idea di mostrare quello che sente. I suoi modi per dimostrare affetto potrebbero non essere facili da decifrare in principio, per esempio non sarà mai l'amico che ti abbraccerà se ti vedrà triste, magari però ti farà arrivare una confezione di gelato. Preferisce occuparsi delle persone a cui tiene rimanendo nell'ombra, senza che queste si sentano in debito con lui e, quando ci tiene davvero, tende ad essere molto protettivo, arrivando anche a sacrificare se stesso come ha scoperto di recente.
    Ci vuole solo pazienza e un po' di curiosità. Nonostante il suo essere all'apparenza scostante non è un musone a cui manca senso dell'umorismo anche se a volte può risultare sarcastico. E risulta sarcastico perché lo è.

    Background

    Erano le 4.09 del 1 Gennaio 2005 quando divenne il secondo bambino nato a San Francisco, imparando fin da subito che, nella vita, non avrebbe mai avuto alcuna fortuna. Scherzando, suo padre Alexander glielo diceva sempre “Sei anche nato per secondo, cosa puoi mai sperare di vincere nella vita?”, perché è così che si fa in famiglia, si scherza, ci si prende in giro, ci si ferisce, ci si pugnala. Ed i suoi genitori erano anche quello, simpatici burloni dai nobili natali, incapaci di mostrare affetto o calore, senza aver mai fatto mancare comunque nulla a lui e, anni dopo, persino a suo fratello.
    Passò i primi anni della sua vita da solo, mentre i suoi genitori presenziavano in società lasciandolo alle cure delle governanti perché troppo piccolo perché quegli incontri formali avessero un senso per lui, o che lui avesse un'utilità per loro. Per anni i domestici furono la sua unica compagnia, domestici che avevano il loro lavoro da fare invece che stare a giocare con un moccioso bisognoso di attenzioni. Gli fu comunque utile, imparò a gestire il proprio tempo, a sviluppare i propri hobby. Non avere nessuno con cui parlare, giocare o divertirsi lo portò a scoprire nuovi interessi e ad imparare a bastare a se stesso, la solitudine non era qualcosa che lo avrebbe mai spaventato. Eppure le cose cambiarono. Aveva già sei anni quando nacque Noah, il suo fratellino, probabilmente un errore di valutazione dei genitori, e dal momento in cui glielo misero tra le braccia, quel bambino con la testa spelacchiata e che non smetteva di frignare divenne tutto il suo mondo.
    Nemmeno la nascita del secondogenito fece cambiare atteggiamento ai genitori, troppo presi dalle loro cose, dalle loro carriere, consapevoli che ai loro figli non mancasse niente se non la loro presenza, ma non la consideravano una cosa importante. Quindi ci pensò Nathan a fare le loro veci. Certo, non che si considerasse il padre del bambino, ma concentrò su di lui le sue attenzioni, giocò con lui e gli insegnò quel poco che sapeva, lo accontentava e assecondava per quello che un bambino come lui potesse fare, senza poter contare sull'aiuto di quei domestici che ignoravano il suo fratellino più di quanto facessero con lui. Si perché c'erano queste voci, che i collaboratori si sussurravano per i corridoi, secondo cui Noah fosse strano. Anche i genitori lo tenevano a distanza più di quanto avessero mai fatto con Nathan, e lui stesso aveva notato che qualcosa fosse diverso in quel bambino che giocava, rideva, correva come tutti, eppure era in grado di gelargli il sangue nelle vene. Erano i suoi occhi freddi, non solo per il colore tipico dei Knox, era quel suo essere così distaccato da ogni sorta di dolore, sia esso fisico che non, dal modo in cui più volte lo aveva visto torturare poveri animali prima che lui intervenisse. Ma Nathan non lo aveva mai messo da parte. Anche quando divenne più grande e venne obbligato a presenziare in società insieme ai genitori mentre il più piccolo restava a casa, trovava spesso il modo di svincolarsi dagli impegni per rimanere con lui. Si era ripromesso di non lasciare che suo fratello si sentisse mai solo quanto si era sentito lui, che non imparasse ad abituarsi alla solitudine solo perché costretto ad accontentarsene.
    Erano le 23.57 del 28 Ottobre 2021 quando, tornato da una noiosissima e lunghissima serata per rampolli di famiglie pompose e altrettanto noiose, varcò la soglia della grande magione addormentata, incamminandosi così verso la sua camera. Non sapeva bene cosa glielo facesse pensare, c'era chi credeva al sesto senso, chi avrebbe potuto dire che ci fossero segnali notati a livello inconscio ma, ad ogni passo smussato dai pesanti tappeti pregiati, la sensazione che ci fosse qualcosa che non andasse era sempre più forte. Arrivato al corridoio con le camere, notò subito delle luci accese. Un campanello di allarme risuonò nella sua testa perché le porta della camera dei genitori era socchiusa, così come quella di Noah, e questo fu abbastanza strano da spingerlo ad accelerare il passo e ad entrare nella prima camera, quella dei genitori.
    Aveva solo sedici anni quando, fermo sull'uscio della porta, vide il suo fratellino di dieci anni affondare un coltellaccio da cucina nel corpo esanime del padre, accanto a quello già deturpato della madre. Secondi interminabili passarono senza che Nathan si muovesse, incantato ad osservare i movimenti di quel bambino che amava follemente, portargli via i suoi stessi genitori.
    Poi scattò. Veloce lo afferrò in vita allontanandolo dai corpi distesi sul letto, osservando quell'espressione vuota, non c'era rabbia, né gioia folle, solo apatia, la stessa che si era abituato a vedere su di lui. Si ferì la mano cercando di fermare quella di Noah che non smetteva di muoversi in aria, cercando di portargli via il coltello. Sollevò il fratello di peso e lo riportò in camera per poi chiudervelo dentro. Sedici anni, e il panico che galoppava nelle vene, la disperazione di non poter soccombere al dolore, la paura di quello che sarebbe successo. Non avrebbe mai saputo se quello che fece sarebbe stato un bene o il più grande errore della sua vita, ma fece sparire il coltello con la magia e ruppe la bacchetta così che non potessero rintracciare l'incanto. Iniziò a far sparire le prove che riconducessero l'omicidio a Noah, ma i rumori fecero accorrere i domestici che, tra urla e altro panico, chiamarono le autorità. Nathan, coperto del sangue dei suoi genitori, venne accusato di omicidio ma, nonostante le lunghe indagini, non disse mai cosa fosse successo quella sera, mai verità venne rivelata. Si ritrovò per un po' dietro le sbarre, entrava e usciva senza che nessuno sapesse che farne, ma l'arma del delitto non venne mai trovata e non avevano moventi o prove che incriminassero il maggiore dei due fratelli che venne lasciato andare, facendo cadere così le accuse. Lui e Noah vennero lasciati in affido con una famiglia di maghi amici di famiglia, qui venne data la possibilità a Nathan di scegliere cosa fare della sua vita ora che era maggiorenne. Decise di andarsene, mesi dopo, allontanarsi dal fratello a cui voleva ancora bene come prima dell'incidente, così lo definiva, ma al quale non aveva saputo dare l'aiuto che a lui serviva, sentendosi così in colpa per l'adolescente che era diventato, da ritenersi responsabile della morte dei suoi stessi genitori. Se ne andò quindi in Gran Bretagna, con l'intenzione di finire gli studi, vivendo con l'eredità che non credeva di meritare, sperando che, magari, con un'altra famiglia Noah sarebbe potuto cambiare.

    Altro

    ✦ Non vede suo fratello da diversi mesi ✦ Sa cavalcare, suonare il pianoforte, toccarsi la punta del naso con lingua, fischiare con le dita e tirare di scherma ✦ Non sa andare in bicicletta ✦ Ha imparato ad usare la tecnologia babbana ✦ Di recente ha assaggiato per la prima volta un avocado toast ✦ Ha giurato che non mangerà mai più un avocado toast ✦ Ha una cicatrice da taglio sul palmo della mano sinistra

    Ama & Odia

    Ama: Cura delle Creature Magiche, Incantesimi e Astronomia. Volare, il pianoforte, le caramelle al limone, il caffè ma solo americano, le mele verdi, il silenzio, le more con gli occhi scuri, ballare quando nessuno lo sta guardando, il pollo fritto, le puffole, suo fratello e i grattini sulla schiena. Ma quest'ultimo non lo ammetterà mai.
    Odia: Divinazione, Erbologia e Antiche Rune. Il romanticismo forzato, le persone appiccicose, le situazioni troppo affollate, i luoghi troppo stretti che gli danno una sensazione di claustrofobia, le persone arroganti, gli odori sgradevoli, le domande sulla sua famiglia, i rapporti occasionali di qualunque tipo, i cibi piccanti, diventare rosso quando si imbarazza e le banane. Che orrore le banane.



    Edited by MODERATORE. - 19/4/2024, 06:40
     
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    «È forse Grifondoro la vostra via,
    culla dei coraggiosi di cuore: audacia, fegato, cavalleria
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    Edited by STAFF. - 27/4/2024, 19:46
     
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