Lezione di Cura delle Creature Magiche A.S. 2023/2024

Ammessi tutti gli studenti fino al IV anno

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    Strane alleanze. Grace non era di certo la persona a lei più affine. Fino a prova contraria, però, l’obiettivo comune avrebbe, quantomeno, spinto le ragazze a collaborare per portarsi a casa con successo quella lezione che aveva tutti i requisititi per rivelarsi più ardua di quello che avevano preventivato. O forse no. Rain credeva in sé. Un po’ meno nella compagna ma, comunque, comportarsi da idiota non avrebbe giovato a nessuna delle due e poi vi era sempre tempo per lasciarsi sopraffare dall’intolleranza. Sì. Fuori dall’ambito scolastico, quando il suo voto sarebbe stato sano e salvo, magari scritto ordinatamente nel suo fottutissimo curriculum. Dopo alcuni brevi battibecchi, le forze si erano unite e l’uovo era stato recuperato. Nel farlo, però, la verde-argento, trasportata dall’impeto, si era avvalsa di uno sprazzo di magia involontaria. Incontrollabile. Uno dei suoi frequenti episodi che dimostrava la sua scarsa inclinazione a mantenere la calma. Il muro di rovi si era innalzato davanti ai suoi occhi e a quelli della partner in crime di quella giornata assurda, sollevando possibili dubbi sulla natura di quell’accadimento. Sbuffò. Non aveva alcun interesse nel raccontare, da capo, la sua storiella patetica di come avesse scoperto quella sua particolarità e di quanto, ciò, l’avesse convinta di essere un mostro. Una persona diversa dalle altre. Qualcuno da tenere alla larga. Insomma. La sua immagina ne avrebbe risentito. Specialmente davanti a colei che già, senza quell’informazione, la vedeva come un individuo molesto, evitabile ed affetto da una superficialità così grande, da arrivare a pensare addirittura che si fosse già stancata del suo amico. Neanche poteva immaginare di quanto, su quell’argomento, fosse fuori strada. Ma, in fondo, che poteva sapere? Chiunque avrebbe creduto a ciò che vedevano con i propri occhi. Non poteva di certo biasimarla. Se solo si fosse presa la briga di fermarsi e comprendere cosa si nascondesse dietro a quella facciata, forse, sarebbe giunta ad un conclusione differente. Chissà. La verità, però, stava proprio nel fatto che non le importava di quello che pensava la gente. Tantomeno una ragazza che neanche aveva idea di chi avesse davanti. “Magia involontaria!” Esclamò con indifferenza. Quasi per voler sminuire un argomento che, spesso, la metteva davanti a una realtà dura da accettare. “Sì.” Il suo tono di voce si fece serio e decise, comunque, di condividere quella che era stato il suo primo approccio con quella connessione particolare all’elemento terra. “Si è manifestato all’improvviso.” Un giorno come un altro per molti. IL giorno, per lei. “Durante la lezione della Vane. L'anno scorso!” Il piccolo terremoto avvenuto sotto i suoi piedi l’aveva colta alla sprovvista. Tutta colpa di quelle sfere di merda, nelle quali aveva visto il suo passato. La stessa sfera che, poi, aveva incontrato la sua fine sul pavimento, rompendosi in mille pezzi. Lo sgomento che ne era derivato l’aveva interdetta per qualche istante. Da lì aveva avuto inizio la sua lotta nel trattenere quel potere, così come quella di moderare le sue reazioni, evitando delle vere e proprie calamità naturali che avrebbero attirato troppo l’attenzione. “Un terremoto.” Una robetta da niente. Una piccola scossetta senza danni. Uscite da lì, la Grifondoro consegnò l’uovo alla professoressa che, immediatamente, lo depositò accanto agli altri per poi dare le spalle alle due, lasciandole lì. Che si aspettavano? Un premio. Andiamo. Con quello sguardo assassino, potevano ringraziare di essere uscite vive da quel coso. Fuori dal radar dell’insegnante, la rossa, ebbe il tempo per avvicinarsi ancora di più alla bionda, con la quale condivideva lo spazio a causa del loro legame magico, voluto dalla Signora Suprema. “Nathan mi interessa realmente!” Sospirò a bassa voce, protendendosi verso il suo orecchio, così che potesse ricevere quel messaggio forte e chiaro, senza alcuna interferenza. “Non è un capriccio come credi!” Non aveva idea del perché sentisse il bisogno di farglielo sapere. Neanche le importava. Agì d’istinto, come d’abitudine e il risultato fu quello. Si lasciò alle spalle le confidenze e passò oltre, con il prezioso aiuto della Lancaster che, intanto, si adoperava a cambiare scena. Puntò la bacchetta verso l’oggetto del mistero e lo scoprì, dando modo di potersi scontrare con una figura impaurita e tremante. Un Mooncalf. Alzò la mano, da brava sotuttoio e rispose alla domanda. “Si tratta di un esemplare di Mooncalf. Classificato dal Ministero come due X. Addomesticabile e timida a quanto pare.” Conosceva bene il comportamento di quella bestiola innocua e doveva ammettere che quel musino sarebbe potuto rientrare nelle sue grazie, solo se avesse deciso di collaborare, ovviamente. Attese ulteriori informazioni e, con sua grande sorpresa, presa da uno slancio di buon cuore –se così si poteva chiamare- l’austera insegnante, sciolse i polsi delle ragazze. “Non se ne pentirà, Professoressa.” Rispose con cortesia, poco prima che spiccasse il volo. Si massaggio il polso destro e sistemò la bacchetta nella posizione che le competeva e il turno, un po’ amareggiata ma con un’idea già bella che stampata nella sua mente. Una specie di strategia a patto che le condizioni di vita all’interno di quella spazio potenzialmente mortale lo permettessero “Catturare un Mooncalf.” Il sopracciglio schizzò all’insù. Dubitava fortemente che la Dottoressa, con anni e anni di esperienze in torture –sì, si era fatta quell’idea di lei- si sarebbe limitata a farli entrare in contatto con quel piccolo vitello dai grandi occhioni imploranti. Vi doveva essere qualche cosa sotto. L’obiettivo non era di certo quello di farli andare per campi a raccogliere margherite, come fossero la Vispa Teresa. Andiamo. Tenne per sé l’idea, non aveva alcuna intenzione di portare negatività nella coppia. Il divorzio non sarebbe stato contemplato per il momento.-

    Entrarono fianco a fianco. Con circospezione. Alzò lo sguardo e sorrise. Quella donna? Un fottuto genio. La luna piena brillava sopra le loro teste, quasi come fosse la protagonista indiscussa di quella faccenda. Effettivamente era proprio grazia alla sua presenza se, in un modo o nell’altro sarebbero entrate in possesso del Mooncalf, vista la loro bizzarra abitudine di girovagare proprio durante il plenilunio. Manco fossero dei dannati cani mannari. Si guardò indietro e osservò l’entrata svanire sotto i suoi occhi castani “Una passeggiata forzata al chiaro di luna, eh?” Commentò sarcastica. Certo, avrebbe preferito un altro tipo di compagnia ma sarebbe stata una lamentela sterile e, con tutta probabilità, Harris sarebbe stato apprezzato di più da Grace. Ma, ahimè, il destino le aveva volute lì. Insieme. “Molto romantico.” Magari era avvenuto un colpo di fulmine in una delle altre coppie. In quel caso, avrebbero potuto approfittare dell’occasione. O forse no. Certo che no. Là, da qualche parte nell’oscurità, si nascondeva un tranello. La Lancaster. Con il suo sguardo pietrificante. Chi avrebbe avuto il coraggio anche solo di scambiarsi una mezza effusione. Rabbrividì al solo pensiero della fine che avrebbero potuto fare. “Non sono Harris.” Fece spallucce. “Begli occhi il tuo ragazzo, comunque! Fate una bella coppia! Potreste generare dei figli bellissimi.” Disse distrattamente mentre si accingeva a voltare l’angolo. Qualche cosa le diceva che si trattasse della direzione giusta da seguire ma, immediatamente, si dovette ricredere. Una strada senza uscita. “Fanculo.” Possibile che non andasse mai per il verso giusto? Quel labirinto iniziava a darle su i nervi. Si voltò di scatto e si guardò intorno, alla ricerca di qualche segno che potesse suggerirle il da farsi. Inutile. Socchiuse gli occhi e riprese a riflettere. “Ok, proviamo di qui?” Svoltarono ancora. E ancora. Tante. Troppe volte. Fare conversazione. Quello avrebbe allentato il suo disagio. “State insieme da tanto?” La domanda giunse mentre, con lo sguardo, continuava a cercare la via, rimanendo leggermente indietro e seguendo la rosso-oro tutta affaccendata quanto lei. Finalmente, dopo mille peripezie, si trovarono in un luogo differente da quelli che avevano percorso. Piccoli corridoi che le avevano condotte al centro della struttura pensata a puntino proprio per la loro prova. Quel punto doveva segnalare il centro del labirinto. Durante il tragitto si era prodigata più di una volta ad affacciarsi di qua e di là per cercare quel musino carino ma, ogni volta, si era rivelato un buco nell’acqua. Dove stava quel dannato? Posò lo sguardo dubbioso sulle roccia a pochi passi da loro e… “Grace!” Fu la prima volta che la chiamò per nome, tralasciando la sua abitudine nel tenere a distanza le persone attraverso il piccolo stratagemma di rivolgersi a loro chiamandole per cognome. “Ho un’idea.” La prese per mano e la portò nei pressi di quella pietra informe. “I Mooncalf ballano. Si pensa che sia una specie di preliminare di accoppiamento.” Doveva avere capito. “Avanti.” Se fossero riuscite a catturarlo con le buone, tutto di guadagnato, no? Non aveva alcuna intenzione di usare le maniere forti. Fino a un certo punto, s’intende. “Balla. Cerca di essere convincente.” Prese a muoversi al ritmo di una musica invisibile. Imitando i movimenti che ricordava di aver visto in qualche libro della biblioteca. Doveva ammetterlo: si sentiva fuori luogo e decisamente costretta a porre in essere un atteggiamento che, se portato alla luce, avrebbe rovinato letteralmente la sua immagine così importante per lei. Poco male. Al momento le sembrava l’unica soluzione. “Muovi quelle anche!” Passo dopo passo. “Fallo innamorare di te!” Che cazzo era diventata? Una di quelle stupide idiote che i babbani chiamavano life coach. Che brutta fine. Ma. Eccoli lì. Luce in fondo al tunnel. Nell’oscurità lo vide. Un lampo. Ma ne era certa. La creatura si era interessata alle movenze delle due giovani donne. “Allora hai buon gusto!” Delfino curioso. Ghignò. Peccato per le loro cattive intenzioni ma che potevano fare? Sottrarsi al dovere? Giammai. Arrestò la danza e puntò la sua preda, come fosse un animale feroce pronto a colpire e a sfamarsi. Ok. Forse un po’ troppo bruscamente. Il Cosino si fece indietro e prese a correre via, impaurito. “NO!” Prese a correre sulla scia di quel fifone. I nervi cominciarono a risentire. La frustrazione non sarebbe stata l’alleata adatta per portare a termine quella missione. Eppure, si sa, la Scamander non era famosa per la sua tolleranza. “Basta! Addomensticabile un cazzo!” Decretò la fine del suo rapporto amicale con quella creatura che, ora, avrebbe potuto addirittura schiacciare sotto il peso del suo corpo, pur di portarsela a casa. La fuga fu breve. La bestiola si trovò in un vicolo cieco. La mano destra, questa volta libera, andò a parare sul legno candido della sua bacchetta di pioppo, sfoderandola di prepotenza. La strinse forte e si concentrò sul bersaglio in movimento. Consapevole della precisione e della rapidità che avrebbe dovuto utilizzare per beccarlo. “Jutem!” Una scintilla si sprigionò. Non aveva nessuna intenzione di perdere ulteriore tempo dietro a quel coso pauroso. Poteva bastare. Quel melodramma sarebbe terminato. Prima di subito a meno che...

    Rain Scamander - IV anno - Serpeverde.
    Interagisce con Grace. Risponde alla domanda della prof. Attende impaziente il turno suo e di Graziella e alla fine entra. Si perdono in chiacchiere non solo. Alla fine arrivano al centro del labirinto e Rain ha un'idea geniale (ssssseh) alla fine quando vede che non funziona, si altera un pochino e cerca di catturare il Mooncalf con metodi non proprio ortodossi u.u Sorry not sorry.
     
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    L'umiliazione è bruciante. L'ultima cosa che mi aspettavo era di finire pietrificata dalla paura e alla totale mercé di un occamy imbestialito; avrebbe potuto uccidermi, smembrarmi o divorarmi ed io non avrei mosso un muscolo per difendermi. Neanche il fuoco s'è presentato, il che mi lascia pensare. Cos'ho che non va?
    Pur essendo consapevole del mio limite in quanto a coraggio, ho sempre creduto che con un pizzico di furbizia e di conoscenza sarei stata capace di tirarmi fuori dai guai; il più delle volte, almeno. Invece alla prima occasione utile ho dimostrato l'esatto contrario. Proprio con la Lancaster, poi, che non perde occasione per sottolineare sbagli e debolezze davanti a tutti. Maledizione. Mentre raggiungo l'uscita fianco al fianco con il Grifondoro, stringendo tra le braccia l'uovo d'oro, è proprio a lei che penso; al momento in cui ci troveremo l'una di fronte all'altra, i compagni a fare da spettatori della mia disfatta accademica. Potranno anche non avere assistito direttamente ma lo sapranno, perché sarà lei a dirlo. Sei stata bravissima prima, senza di te non avremmo mai trovato il nido la voce è lontana, capisco a malapena quello che dice. Sono ancora stordita da ciò che ho vissuto, intenso come lo strano e iper realistico sogno di Halloween dell'anno scorso.
    « Cosa? » non credo fosse qualcosa di cattivo perché quando lo guardo la sua faccia non me lo trasmette, ma ormai siamo fuori e non c'è più tempo per approfondire. Tuttavia mi sento un po' meno ostile nei suoi confronti.

    Consegnato l'uovo, è pallida come la morte che ascolto il commento della professoressa sulla mia performance. Effettivamente non dice nulla di particolare, non fa riferimento al fatto che sia rimasta inerme di fronte a una minaccia vera e tanto meno infierisce sul mio colorito cadaverico, ma io la vivo come una sconfitta. Dentro sento davvero ardere le fiamme dell'inferno. Detesto non essere la migliore, detesto non spiccare.
    Abbasso lo sguardo ed incasso giurando a me stessa che questa è stata l'ultima volta; una promessa che, per una (in)giusta legge karmica, trova immediatamente la strada per compiersi: ci tocca rientrare nello spazio magico di simulazione per una nuova prova. Sembra quasi un accanimento, potrei prenderla sul personale. Guardo allora di fianco, scocciata, incrociando la sagoma del grifondoro che mi ha accompagnato prima e mi domando: se prima abbiamo seriamente rischiato la vita per un uovo, cos'altro di diabolico e pericoloso avrà escogitato la sadica professoressa? La Lancaster avvicina una gabbia, nascosta da un telo, che cela una delle più tenere creature che conosco: un Mooncalf. Diciamo che la sua vista funziona come un video di gattini nei momenti tristi: è rincuorante. Lo guardo meravigliata, attratta dalla sua figura oggettivamente dolce e dai suoi lineamenti particolari, mentre gli altri spiegano le sue caratteristiche; addirittura sorrido osservando la lucentezza dei suoi grandi occhi e le sue orecchiette prima di spegnermi all'istante. Non vorrà liberarlo dentro quella specie di foresta infestata da qualche predatore, riservando a noi il compito di condurlo in salvo? Avanzo di mezzo passo quando apre la gabbia e lo lascia andare via, terrorizzato, oltre l'ingresso.

    Appena Aiden e Kynthia fanno ritorno, mi muovo d'impulso senza aspettare Kai.
    « Tocca a noi, andiamo » gli dico sbrigativa. Sono proiettata sui risultati da portare a casa, su quella che a tutti gli effetti è una rivalsa. (Soprattutto devo capire se davvero il Mooncalf è in pericolo, là dentro). Passo di fianco a Grace e Rain e mormoro un ci vediamo dopo, rivolto alla Grifondoro, prima di inoltrarmi nel nuovo, misterioso progetto.

    So che il muro di rovi e foglie si chiuderà alle nostre spalle quando saremo dentro - l'ho visto succedere con la prima coppia - ma non posso evitare di voltarmi quando accade, per il rumore e per l'intimo disagio che naturalmente provo. Mi fa sentire in trappola. Impugno subito la bacchetta, sentendola vibrare sotto di me per l'emozione e il desiderio di dimostrare di cosa siamo capaci, e ne accendo la punta con decisione. Qui dentro è buio: un secondo fa era mezzogiorno, ora sembra mezzanotte.
    « Lumos » e così, facendo luce sull'ambiente che ci circonda, scopriamo di trovarci in un vero e proprio... labirinto.
    « Fantastico. » inarco scettica un sopracciglio prima di rivolgermi a Kai.
    « Come te la cavi con i labirinti? » io discretamente. Sono stata in un solo labirinto, nel 2002 più o meno, quello di casa Croft e mi ci sono voluti due giorni per memorizzare il percorso andata/ritorno - soprattutto riuscire a completarlo nei tempi previsti per scoprire il passaggio segreto. Finivo sempre col perdermi. Questo, però, non credo sia un aneddoto da tirare fuori: ne va della mia immagine di strega, dopotutto. L'unica cosa che ricordo è la regola della sinistra: di girare sempre a sinistra (o a destra, non credo faccia differenza) toccando la parete con una mano per non perdere l'orientamento finché non si trova l'uscita. Ma non ha senso, senza il Mooncalf.
    « So che se manteniamo sempre la sinistra, tenendo il contatto con la parete per non perdere l'orientamento, sarà più facile trovare l'uscita. La speranza è quella di trovare il Mooncalf senza inoltrarci troppo nel labirinto... » corrugo la fronte, pensierosa, prima di guardare in alto verso il cielo scuro e far cenno al mio compagno di proseguire. Il piccolo Mooncalf potrebbe essere in pericolo! Allungo quindi la mano verso la parete alla mia sinistra, dimentica che questa sia in parte costituita da rovi: la conseguenza è che mi pungo e poi graffio la mano nel ritrarla di scatto; me ne lamento, perché del tutto inaspettato.
    « Argh! Accidenti! » Com'è che non me ne va una giusta? Questa prova vuole proprio vedermi a terra e sanguinante! La stringo nell'altra, senza avere modo di illuminarla a dovere e capire cosa sia successo, e incasso nelle spalle.
    « Siamo ancora all'inizio e già mi sono fatta male, prima ho rischiato di morire. Inizio a credere che la Lancaster voglia farmi fuori! Col dovuto rispetto » la professoressa è una spettatrice nell'ombra, non ce lo dimentichiamo, e la mia nient'altro che una banale lamentela. Non si può negare però che ultimamente al castello sembri essere diventata una moda quella di morire. L'ultima vittima? La Lovecraft. Siamo ancora tutti basiti, in Sala Grande a cena non si parla d'altro.
    A smorzare un po' il tono terrifico di questa lezione di cura delle creature magiche ci pensa Kai, con un gesto del tutto inatteso. Mi porge una cuffietta e mi invoglia a prenderla; inarco il sopracciglio un po' scettica, guardando prima l'oggetto piccolissimo e poi il suo volto, prima di accettare: credo voglia risollevarmi il morale, a modo suo e senza parole che forse peggiorerebbero solo le cose, ed io confesso di averne davvero bisogno. La indosso e avvio la riproduzione senza star lì a scegliere, lasciando che tutta la mia perplessità si palesi man mano che la canzone va avanti. Non per dire ma la sua persona, la sua apparenza, mi ispirava tutt'altro. Di certo non una canzoncina così tanto orecchiabile, simpatica ed infantile.
    « Davvero ascolti questa roba? » lo sguardo mezzo divertito. Tocco ancora un po' la mano, ora fasciata con un incantesimo molto utile, e riprendiamo la marcia.

    Camminiamo per lo più stando in silenzio, io non sono granché loquace e lui sembra viaggiare sulla stessa frequenza. Tuttavia dopo un po' gli faccio una domanda che riguarda proprio la cena di Natale con crimine.
    « C'eri anche tu la sera di Natale, quando è morta la Lovecraft, non è vero? » tra Prefetti le notizie girano veloci. Continuo ad illuminare il sentiero, stando bene attenta a sfiorare appena la parete sinistra. Io ero ad Hogsmeade, invece, a pulire tavoli e vomito ma anche questa informazione la tengo per me. Ormai non so più dove siamo né quanto ci siamo allontanati dall'ingresso ma all'improvviso non è più importante: allungo il braccio verso la fine del corridoio perché ho visto un'ombra muoversi.
    « E' lui! Andiamo Kai » e avanzo il passo nella direzione presa dall'ombra che ho visto. Dubito che un approccio simile possa essere però risolutivo: il Mooncalf in questione è alterato e spaventato, se capisse d'essere inseguito non farebbe altro che continuare a scappare rendendo lo scopo di questa missione più lungo e difficile di quel che in realtà dovrebbe essere. Infatti rallento fino a fermarmi.
    « Così non va... se lo rincorressimo, continuerebbe a fuggire. Dovremmo attirarlo, ma in che modo? Cibo? Beh, potrebbe essere un'idea: chi può resistere al richiamo del cibo. » faccio spallucce, voltandomi a guardare di nuovo il corridoio deserto del labirinto. Il problema è che io non ho niente da offrirgli, magari il Grifondoro invece...
    In qualche maniera, comunque, riusciamo ad ottenere un sandwich e riprendiamo la ricerca del Mooncalf.
    « Il fatto è che scappa solo al vederci... Potremmo usare un Wingardium Leviosa per fermarlo e poi, solo poi, cercare di tranquillizzarlo offrendogli del cibo. Nel migliore dei casi potrebbe scegliere spontaneamente di seguirci... Nel peggiore... » così è. Non camminiamo ancora molto, né giriamo a vuoto lungo i corridoi del labirinto, prima di vederlo di nuovo: lui sembra non averci percepiti visto che siamo piuttosto distanti, così dopo aver spento la punta della mia bacchetta faccio cenno a Kai di fermarsi. Punto alla creatura e sottovoce pronuncio:
    « Wingardium leviosa » credo di poterlo ufficialmente annoverare tra i comfort spells. La dolcissima creatura muove le sue zampette mentre viene sollevata dal freddo terriccio; immagino i suoi occhi, rotondi proprio come la luna piena, guardarsi intorno spaesati e impauriti per l'improvviso cambiamento e desidero per istinto di rincuorarlo e fargli capire che va tutto bene. Senza perdere il contatto visivo mi avvicino a lui, quasi innamorata.
    « Hei. Tranquillo, non siamo qui per farti del male. Ti va un... po' di sandwich? » ho lasciato il sandwich a Kai, che fine ha fatto?

    ––––––
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    Victoria Crain, terzo anno serpeverde

    Interagisce principalmente con Yuki, citati tutti gli altri.

    La prima parte è una conseguenza/risposta al commento della professoressa.

    Nella seconda, un po' preoccupata per le sorti del mooncalf, entra nel labirinto motivata a trovarlo e tranquillizzarlo. Nota importante: si ferisce alla mano sinistra per avere toccato i rovi, riesce a bendarsi e a continuare.
    Cercano la creatura con un obiettivo, ovvero quello di sollevarlo con un wingardium leviosa prima di tranquillizzarlo con del cibo (un sandwich che potrebbe avere kai come anche evocato con un accio o un generico incantesimo di evocazione.) e fare in modo che li segua con le buone verso l'uscita. Non mi sono spinta oltre ma, dopo, per ritrovare l'uscita seguirebbe la regola della sinistra spiegata a Yuki (di cui sbaglia ufficialmente il nome).

    Se qualcosa non dovesse andare bene, fate un fischio che modifico.
     
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    Oh I, I just died in your arms tonight
    It must have been something you said


    Ad essere sinceri, una volta recuperato l'uovo, pensavo che la lezione si sarebbe finalmente conclusa e che ci saremmo potuti ritirare in sala grande per consumare il pranzo e poter finalmente lasciarsi andare in un piccolo riposino pomeridiano dalla durata variabile (minimo 3 ore) per ricaricare le batterie. E invece no, col cazzo!
    Ad aspettarci questa volta non ci sarebbe stata qualche pericolosa creatura, ma un semplice e spaventato Moonclaf. Una missione di recupero in pratica, nulla di impossibile. Forse.
    Con la coda dell'occhio posai lo sguardo su Victoria per accertarmi che stesse bene, mi preoccupava l'idea che potesse sentirsi insicura ad entrare in un ambiente come quello indicato dopo ciò che era successo poco fa, ma con mia gioia la trovai con occhi scintillanti di meraviglia m osservare il Moonclaf come se fosse il più dolce degli animali domestici. Il suo sorriso era contagioso, e io, da vicino, potevo percepire la gioia che le illuminava il volto e il suo spirito. Non potevo fare a meno di sorridere nel vederla riprendere colorito e voglia di andare avanti.
    Ok forse un po' troppa voglia visto che appena il primo gruppo fece ritorno si buttò in avanti verso l'entrata, non lasciandomi altra scelta che fiondarmici subito anch'io.

    Attraversai l'arco d'ingresso, sentendo un sottile brivido lungo la schiena mentre si richiudeva dietro di me, imprigionandomi in questa dimensione notturna.
    Avanzai con cautela nell'ampia area, un intricato labirinto di rovi e alti arbusti che danzavano con il vento. La foresta, intorno a me, si rivelava come un teatro di natura selvaggia, e il susseguirsi di rami intrecciati faceva da guida nel percorso intricato. La luce della Luna piena- chiaramente fittizia visto il cambio drastico- ma affascinante, illuminava il percorso, creando ombre giocose tra i rami e le fronde degli alberi. Il terreno sottostante emanava un'atmosfera magica e il respiro del bosco si faceva sentire in ogni fruscio di foglie.
    Voltai nuovamente lo sguardo verso la Serpeverde, rimanendo sempre in silenzio. La luce della Luna piena proiettava ombre delicate sul suo volto, mentre lei, con occhi luminosi e curiosi, esplorava l'inesplorato luogo in cui si sarebbe svolta questa seconda prova. Illuminò il nostro percorso con la sua bacchetta e ruppe il silenzio, chiedendo come me la cavassi con i labirinti.
    Lasciai sospeso il pollice verso il cielo per qualche secondo, per voi rivolgerlo verso il terreno. Negativo. Assolutamente pessimo il mio rapporto con i labirinti.

    Sono ad Hogwarts da mesi e faccio ancora fatica a non perdermi tra i corridoi e le scale. Questa volta ti è andata male ad avermi come compagno, scusa

    Ed era assolutamente vero!
    Giorni, settimane e ora mesi erano trascorsi da quando avevo messo piede ad Hogwarts, ma il labirinto di corridoi, scale mobili e stanze incantate continuava a sfidare la mia capacità di orientamento. La magia del castello sembrava confondere i miei sensi, rendendo ogni tentativo di tracciare una mappa mentale una sfida ardua.

    I primi giorni erano stati un vortice di nuove esperienze e volti sconosciuti. Il Sortilegio di Smistamento aveva deciso la mia appartenenza a una delle quattro case, ma ancora mi sentivo come un ospite distratto in questo mondo magico. Corridoi che si sviluppavano in direzioni imprevedibili, scale che cambiavano destinazione con un capriccioso colpo di bacchetta e porte che conducevano a stanze segrete sfuggivano al mio tentativo di comprendere la logica di Hogwarts.

    Avevo cercato di creare mentalmente una mappa, di fissare i dettagli degli arazzi che adornavano le pareti o di riconoscere i ritratti animati che si susseguivano nei corridoi. Ma ogni tentativo risultava vano, poiché il castello sembrava adattarsi ai desideri del momento, giocando con la mia percezione come uno scherzo magico.

    Anche i fantasmi, con le loro apparizioni imprevedibili, non facevano altro che aggiungere un elemento di incertezza alla mia navigazione. Sir Nicholas, con la sua testa staccata che fluttuava in modo festoso, e il Sir Cadogan, il cavaliere dal comportamento eccentrico, sembravano divertirsi a rendere ancor più contorto il percorso attraverso le mura di Hogwarts.

    Nonostante tutto, ogni passo che facevo nel castello suscitava un senso di meraviglia. Le aule colme di storia e magia, le biblioteche affollate di libri incantati e i cortili dove la magia si materializzava sotto forma di creature fantastiche, tutto mi affascinava. Eppure, la mia incapacità di orientarmi in questo intricato labirinto magico persisteva, come se Hogwarts avesse deciso di celare il suo vero volto dietro veli incantati.

    Questione di abitudine, forse.

    La sua espressione delusa risultava quasi buffa, ancor di più lo fu la smorfia che fece quando, stupidamente (va detto), durante la sua spiegazione su come sopravvivere ai labirinti appoggiò le dita sulle siepi che ci circondavano, procurandosi una piccola ferita ai polpacci.
    Nel tempo in cui ci curò, io tirai fuori le mie cuffiette e mi misi a cercare nella bara di ricerca della Playlist quella che ormai consideravo la mia canzone preferita in situazioni che consideravo stressanti. Decine erano le notti passate, specialmente in estate dove vi era ancora il dubbio sulla scuola che avrei frequentato, assieme a questa stupida canzoncina e al suo irresistibile ritornello.
    Le offrì una delle cuffie, invitandola a metterla come avevo fatto io, facendo partire poi il motivetto.
    CHIPI CHIPI CHAPA CHAPA DUBBI DUBBI LABBA LABBA MAGICO BI DUBI DUBBI BOOM BOOM BOOM BOOM

    Ero convinto che potesse, in qualche modo, rassicurarla e disterle i nervi oltre che a distrarla dal fatto che effettivamente oggi per lei non fosse una bella giornata. E incredibilmente sembrava aver funzionato visto che mi chiese con un tono divertito se ascoltassi veramente questa roba

    Di base no, ma cavolo, dopo un'estate intera a guardare video di gatti con questa canzone in sottofondo sembra quasi essere diventata una necessità. Almeno cinque volte al giorno, come la peggiore delle dipendenze

    "Scherzai"
    Ero totalmente serio, ma meglio farla passare come scherzo che sia mai si sparga in giro la voce che Yuki Rhodes ascolti solo canzoni dallo zecchino d'oro spagnolo. Già avevo paura che la gente mi vedesse in modo strano per qualche motivo Pluribocciato, per dire. Anche se qui ad Hogwarts sembrava essere la normalità

    Dopo quel breve siparietto riprendemmo a camminare, sempre in silenzio, ma con un'aria diversa tra di noi. Decisamente più distesa. D'improvviso la sua domanda.
    La turbazione che provai fu immediata. Il cuore mi batteva furiosamente nel petto, e il mio stomaco si contorceva in un groviglio di emozioni contrastanti.
    Avevo creduto di aver superato l'angoscia, di aver sepolto quei ricordi nell'oscurità del passato. Tuttavia, quando il fantasma di quell'assassinio si materializzò nuovamente, il mio equilibrio emotivo vacillò. La sala grande, una volta luogo di gioia e convivialità, divenne un palcoscenico di ricordi dolorosi che risorgevano per tormentarmi che cercavo di evitare. Certo, era passato del tempo e si era consumato un omicidio di hna professoressa a me poco conosciuta ma la sola idea di aver assistito a tale evento mi gelava il sangue nelle vene. Specialmente l'idea che l'autore di tale azione possa essere ancora a piede libero.

    Effettivamente ora che ci penso tu non eri presente

    Dissi rompendo a mia volta il silenzio che si era creato nuovamente.

    Sì, non è stata una bella scena da vedere
    Specialmente per Rain, sembrava essere molto turbata
    Ma ormai quello che è successo è successo, non voglio parlarne più di tanto

    Avrei tagliato corto così, impedendole di fare altre domande. Comprendevo la curiosità, io stesso avevo chiesto a Halley tutte le news la prima volta che ci eravamo visti, ma dopo aver vissuto in prima persona una cosa del genere capì che non era la cosa migliore da fare.
    Chissà cosa ne pensano i miei genitori, probabilmente hanno già deciso di trasferirmi nuovamente...

    La stessa Serpeverde, capendo il momento, riportò la mia attenzione su quella che era la nostra "missione"
    Maaaaaaaaaaaaaa chi diavolo era Kai?
    Forse ho sentito male o magari semplicemente non sa il mio nome. Ah.

    Avevo attraversato gli stessi corridoi incantati e frequentato le stesse lezioni, ma il mio nome sembrava essere passato inosservato.
    La delusione fu come un sipario che cadeva su una scena di speranze e aspettative. Mi chiedevo se il mio arrivo ad Hogwarts fosse passato inosservato o se il mio nome si era disperso nell'aria carica di incantesimi che circondava la scuola.
    Stavo sicuramente esagerando con questi pensieri, ma sì, un po' faceva male. Un bel po'.
    Quest'ultimo avvenimento mi turbò e quando ci trovammo davanti alla creatura, non così carina come avrei immaginato, rimasi in silenzio immobile anche alle sollecitazioni di Victoria.
    Perché sì, io conoscevo il suo nome. Ero deciso a renderlo noto.

    Victoria, non credo che questo approccio possa funzionare
    In realtà era sicuro che potesse funzionare, nessuna creatura rifiuta del cibo ed un trattamento speciale ed accorto come quello che stava provando lei.
    Inoltre io non ho nessun sandwich con me. Se lo avessi avuto probabilmente lo avrei già mangiato. Ma se tu lo avevi, beh, lo hai scordato di là

    Avrebbe funzionato un Accio per recuperarlo vista la separazione che vi ers in mezzo? Beh, non che dipendesse da me visto che non sapevo nulla a riguardo di specifico per poterlo richiamare.
    Bah, ci penserà lei
    Io propongo di dirigerci verso l'uscita così, tanto non può fare chissà cosa se è sospeso in aria no?
    Dobbiamo pensare a come tornare indietro visto che entrambi non siamo bravi con i labirinti. Eppure mi ricordo un incantesimo che ti aiutava in questi casi, mi sfugge il nome però...

    Sì, me lo era presa. E ora che nella mia testa svolazzavano solo dubbi non riuscivo a mettere a fuoco l'incantesimo necessario per uscire da questo postaccio e andarmene FINALMENTE a dormire.




    Yuki
    Rhodes


    gryffindor - half japanese - 16yo

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    Yuki Rhodes, terzo anno Grifondoro.

    Sperava che la lezione fosse finita e che potesse finalmente andare a dormire, ma nada, altra prova.
    È contento per Victoria quando la vede gioiosa all'idea di poter "soccorrere" il Moonclaf. Si addentrando nella foresta e si fanno strada nel labirinto, rivela la sua pessima predisposizione per tali ambienti e per cercare di far sentire meglio la Serpeverde le passa una cuffietta e le fa ascoltare una di quelle stupide canzoncine che di tanto in tanto lo fanno sentire meglio nella loro stupida semplicità.

    Rivive per un attimo quello che era stato l'evento che aveva cercato di scordare inutilmente: l'omicidio avvenuto durante la cena e di come tale avvenimento gli facesse pensare che ormai per lui non ci sarebbe stata Hogwarts l'anno prossimo, i suoi genitori avrebbero insistito per mandarlo via.

    Ci rimane male quando Victoria lo chiama con il nome sbagliato e da lì in poi va in palla. Reagisce male, le da contro ad ogni proposta e non sa cosa fare. Non vede l'ora di andarsene.
    Sì, permaloso.


    Edited by Furuya Rei - 22/1/2024, 23:53
     
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    «Quindi sei stata tu» mormorò sorpresa, il tono nient’affatto accusatorio mentre un tassello di conoscenza volteggiava inserendosi al suo posto. Ricordava quella lezione, il disagio che le aveva lasciato il confronto con Mikhail per quelle strane immagini di pessimo gusto che il Serpeverde aveva pensato di propinarle ma una cosa, su tutte, ricordava alla perfezione: il modo in cui, sollecitata, la sfera aveva finito per scaldarsi e creparsi nella superficie. Immediatamente quella volta s’era arrestata e con un semplice Reparo era riuscita ad aggiustare la situazione per poi afferrarla al volo, e scottarsi, quando quel piccolo terremoto aveva scosso la stanza. Nulla di preoccupante ma all’epoca l’avvenimento non le aveva suscitato chissà quali domande presa com’era dalle vicissitudini e Rain non era la prima ad avere, soprattutto nei primi anni di studio, episodi di magia involontaria. Piccoli incanti di locomozione, problemi con la gestione degli elementi tipo il fuoco nel suo caso o checché si voglia erano pressoché all’ordine del giorno tanto da permettere alla Scamander di confondersi e distogliere qualsivoglia attenzione dalla sua persona. Annuì, pensierosa, mentre dentro di sé qualcosa – la consapevolezza – sedimentava permettendo ad un altro tassello interiore di raggiungere quello che era il suo posto. “Victoria!” Gli occhi si sgranarono mentre il pensiero corse all’amica poco distante. La fissò con i suoi grandi occhi azzurri mentre dentro di se la testa delineava un’urgenza che sentiva avrebbe dovuto condividere con la Serpeverde. E se quella condizione di Rain, l’elementalismo, fosse stata anche la loro? Doveva parlarne con la Crain, assolutamente, ma per fare questo avrebbe dovuto attendere il concludersi della lezione.
    «Nathan mi interessa realmente!» Le fece la rossa chinandosi al suo orecchio in quel breve attimo di pausa. «Non è un capriccio come credi!» Sottolineò ulteriormente. Grace si tirò indietro ponendo nuovamente della distanza e le lanciò una lunga occhiata indagatrice.
    «Ti conviene.» Una minaccia la sua? Beh, avrebbe lasciato che la rossa lo credesse in quanto non era affatto distante dalla realtà. L’avrebbe tenuta d’occhio e avrebbe vegliato sul suo amico perché Nathan poteva anche cascarci al suo sbattere di ciglia, al suo fare da femme fatale per cui tutti i ragazzi perdevano la bussola ma lei no, con lei non attaccava e se solo avesse fatto del male al suo amico le avrebbe fatto come minimo lo scalpo. Strinse lo sguardo sostenendo quello della rossa fino che una delle due non lo avesse distolto e poi, i pensieri, tornarono ad inghiottirla nuovamente facendole perdere la cognizione spazio-tempo. Troppe, troppe cose alla quali pensare poi un tonfo e solo in quel momento si accorse di una grossa gabbia coperta che si andò a depositare al fianco della professoressa Lancaster. Che diamine? Scosse il capo, accorgendosi solo in quel momento della professoressa intenta ad andare avanti con la lezione. Cosa si era persa? Qualcosa di fondamentale? Strinse le labbra guardandosi bene dal chiedere suggerimenti alla Scamander al suo fianco conscia che il loro armistizio poggiasse su labili basi e focalizzò la sua attenzione sulla docente cercando di evincere dalla stessa l’argomento di discussione.
    «Si tratta di un esemplare di Mooncalf. Classificato dal Ministero come due X. Addomesticabile e timida a quanto pare.» E ovvio! Sua Altezza Reale la Principessa So-Tutto-Io aveva inghiottito il libro di Cura. Si ravviò all’indietro la chioma bionda celando al suo sguardo la roteata d’occhi che le riservò. Le pungeva, chiaramente, ma questo perché a differenza dell’Occamy, sul Mooncalf, non era altrettanto preparata e non sentiva le sue conoscenze sufficientemente solide da poter elargire un intervento degno di tale nome. Rimase in silenzio facendo mente locale sulle poche sparse informazioni in suo possesso e confezionando il piccolo discorsetto alla fine sollevò comunque la mano:
    «Tendenzialmente sono creature schive per natura ma il loro carattere cambia durante le notti di luna piena. Durante i pleniluni infatti si cimentano in particolari danze sulle zampe posteriori» quel particolare le era rimasto impresso proprio per la sua peculiarità. «Dovrebbe essere un danza d-d’accoppiamento... se non sbaglio» fece incespicando sulla parola mentre un rossore andava lievemente diffondendosi sulle gote. Schiarì la gola incassando il capo e si zittì cercando di memorizzare gli altrui interventi in quanto lo sentiva, ed era piuttosto palese in fin dei conti, che la successiva parte della lezione avrebbe coinvolto la creatura dai grandi occhioni. Ed infatti... trova cattura e riconsegna (?) la creatura al mittente. Fantastico. Ed ora come lo acchiappavano quel coso da legate? L’uovo, in quanto inanimato, era stato relativamente semplice, ma quel cosino si muoveva saltando e correndo, come minimo si sarebbero rotte i denti nel tentativo di riprenderlo in quella boscaglia. Ma come avesse captato quel pensiero impanicato la Lancaster s’avvicinò loro spezzando l’incantesimo che le teneva legate l’una all’altra. Finalmente! La Johnson si massaggiò il polso e si voltò verso l’altra domandandole se avesse qualche idea in merito anche se, a rifletterci, per una strategia vincente avrebbero dovuto quantomeno conoscere le condizioni all’interno del recinto che questa volta parve inghiottirsi i primi partecipanti.
    «Ma quindi... Tu sai controllare quella roba che fai? L’elementalismo?» Le domandò. Forse se la Scamander fosse stata in grado avrebbe avuto una sorta di vantaggio in mezzo a tutto quel verde. Tipo una gabbia di rami o corde di liane... Cosa avrebbe potuto fare?
    Il tempo scorse e presto venne anche il momento della seconda coppia. Cercò lo sguardo della Serpeverde, che la salutò e ricambio il suo saluto con un incoraggiante «spacca!» e quando anche quella coppia uscì, con uno sbuffò, espirò l’aria alzandosi per prendere posizione al fianco della rossa. Si scambiarono una nuova occhiata d’intesa e, bacchette alte alla mano, s’inoltrarono nuovamente nel labirinto. Per fortuna che la Lancaster le aveva slegate! Non si vedeva ad un palmo di naso almeno non finché, dissipata la tenda di vegetazione innanzi i loro nasi non si trovarono avvolte dalla luce del plenilunio.
    «Meraviglioso» commentò in risposta al sarcasmo dell’altra passando poi ad accendere la punta della sua bacchetta. E adesso? Da dove potevano cominciare per trovare il Mooncalf?
    «Non sono Harris.» Si voltò a fissarla nell’oscurità illuminata appena dalle loro bacchette e dalla luce lunare. «E fin qui» me n’ero accorta. Sospirò. Quanta pazienza!
    «Begli occhi il tuo ragazzo, comunque!» L’irritazione le montò dentro. Ovviamente lo aveva notato, figurarsi! Come qualsiasi essere vivente di sesso maschile, in quanto tale, riusciva ad attirare la sua attenzione e Michael dal canto suo era tutto meno che anonimo. Il suo Mike era bellissimo e ben più di una ragazza lo aveva notato ma lui l’aveva scelta. Lui vedeva solo lei.
    «Sì. Grazie.» Replicò secca cercando di mettere da parte il fastidio ai fini del compito. «Secondo me di...» Ecco, esattamente ciò che stava per dire. L’istinto le diceva quello fosse un vicolo cieco. Spostò altre ramaglie illuminando con la bacchetta il terreno in cerca di tracce. «Ti ricordi come faceva l’incantesimo di localizzazione? Se non sbaglio ne avevano parlato una volta.» Avec? Aven? Non se lo ricordava proprio. Sbuffò alla risposta negativa dell’altra ed il silenzio tornò a piombare tra loro rotto solo da foglie e rami spezzati sotto i loro passi.
    «Per Merlino cos’è tutto questo interesse?!» Sbottò infastidendosi di tutte quelle attenzioni rivolte al suo Serpeverde. Non aveva detto che Nathan le interessava davvero? Quindi perché andare ad indagare nel suo? «Stiamo insieme da maggio» più o meno. Cioè maggio era il mese in cui era tornato da quella dannata settimana passata con la sua famiglia, il mese in cui le aveva detto di Marshall e... il mese del loro primo bacio, quello vero che avrebbe poi sancito la loro indissolubile unione fino a quel momento. «Tu e Nate invece?» Chiese un po’ brusca ma curiosa. Il biondino s’era tenuto dentro per lungo tempo di quella frequentazione ma Grace non aveva avuto cuore d’infierire, almeno non sulle tempistiche di quel rapporto. Quando era diventato un di più? «Come mai lui? Il colosso... lì... non ha funzionato?» Tra tutti e due non sapeva chi avesse una fama peggiore. Poi la Scamander la chiamò d’improvviso e, seguendo la sua bacchetta vide all’orizzonte due scintillanti occhioni puntati al cielo. Ed ora? Come potevano attirarlo loro? Ma sempre la rossa ebbe un’idea. Inaspettatamente l’afferrò per il polso cominciando a muoversi al ritmo di una musica che sentiva solo lei ed al contempo avvicinandosi verso la creatura.
    «Sì lo so! L’ho detto prima!» Ed ecco l’idea geniale anche se... discutibile ma magari il fascino della rossa avrebbe attratto anche quel vitello bitorzoluto.
    «Muovi quelle anche! Fallo innamorare di te!» Per Merlino e Morgana a braccetto cosa toccava loro fare. Però Grace non era in grado di improvvisare una danza come lo stava facendo lei perciò dapprima stentatamente e poi facendosi prendere dalla melodia cominciò ad intonare un motivetto:
    «But I keep cruisin’ / Can’t stop, won't stop movin’ / It’s like I got this music / In my mind sayin’, “It’s gonna be alright”!» Si voltò verso la rossa oramai completamente immersa ad imitare I movimenti della sua beniamina. «’Cause the players gonna play, play, play, play, play / And the haters gonna hate, hate, hate, hate, hate / Baby, I’m just gonna shake, shake, shake, shake, shake / I shake it off, I shake it off» Ed eccolo lì il loro amico che, saltellando, s’incuriosì quel tanto d’avvicinarsi ma dovette cogliere le intenzioni della Serpeverde poiché di scatto si ritrasse cominciando a battere in una sfrenata ritirata che costrinse le due giovani a mollare il “piano A” per dedicarsi ad un più concitato “piano B”: corrergli appresso.
    «MOON! Fermati!» Come se questi gli avesse dato retta. Seh! Corsero a perdifiato per un tempo scagliando incantesimi a raffica. Allungò il braccio e socchiuse un occhio cercando di prendere la mira prima di castare un Falsabuca nel momento opportuno che avrebbe portato l’animale ad inciampare quel tanto da consentire al successivo incantesimo, un Incarceramus, di legarlo come un salame. Mai mettersi contro una cacciatrice, bitch! Raggiunsero l’animale che si dimenava come un ossesso ma a nulla servirono i vari tentativi per calmarlo. «Andiamo... shhh! Buono!» Ma fu la Serpeverde a risolvere il tutto afferrando il frutto del suo incantesimo impigliato poco più in là. Afferrò il sacco di iuta e lo piazzò sulla testa oblunga della creatura che si immobilizzò. «Drastico» commentò la Grifondoro ammirata, «ma efficace.» Si passò una mano sulla fronte asportando il sudore. «E adesso da che parte sarà l’uscita? Un volta alla tv ho sentito che per uscire da un labirinto basta toccare il muro con la destra e continuare a seguire la parete.» Era l’occasione per provare quella teoria. «Aiutami a tenere Moon utilizzando le corde tipo guinzaglio avrebbero guidato la creatura tra loro mentre Grace protendeva la mano dominante, quella con la bacchetta, a sfiorare la muraglia di vegetazione sulla destra.


    Grace Johnson – III Anno – Grifondoro

    Interagito con la proffa, Victoria e Rain

    Reacta alla rivelazione sull'elementalismo di Rain la cui implicazione le da da pensare e farsi degli enormi voli pindarici che si concludono con: devo parlare con Vic. Questa la porta a distrarsi da cosa sta succedendo e non si accorge immediatamente della gabbia poi, comunque sia, si prepara na risposta decente giusto per non farsi vedere impreparata ed abbozza un intervento. Incoraggia Victoria al suo turno e successivamente, quando è il suo entra nel labirinto con Rain con la quale continua un po' a pizzicarsi soprattutto quando questa tira fuori il suo ragazzo - piccolo delfino geloso - cercando di restituirle la palla (e no elisa non puoi chiedere solo tu dei tuoi stessi pg, a questo gioco si gioca in due! è__é)
    Individuano il mooncalf e si mettono a ballare a ritmo di Nostra Signora TayTay (Shake it off) tanto da attirarlo ma il testadipene capendo le loro intenzioni fugge ma le due riescono a fermarlo e imbavagliarlo(?)
    Anche Grace ricorda la cosa della destra e si accingono a mettere in pratica il suggerimento, prof permettendo 👀


    Edited by Dragonov - 23/1/2024, 18:00
     
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    Onestamente non so che cosa sia successo con Kai: un attimo prima era molto amichevole, mi ha perfino fatto ascoltare una canzone dalla sua playlist per tirarmi un po' su di morale, mentre adesso è scontroso e bastian contrario. Abbiamo intravisto dopo non so quanto tempo passato a camminare tra corridoi tutti uguali la creatura che cerchiamo, lo invito ad affrettare il passo per non perderlo e lui cosa fa? Si inasprisce. Davvero, non capisco. "Victoria, non credo che questo approccio possa funzionare." senza contare poi il tono con cui sottolinea il mio nome: sembra quasi polemico.
    « Perché non dovrebbe? » rispondo senza smettere di camminare per seguire l'adoratissimo Mooncalf, salvo poi fermarmi nel realizzare che continuando di questo passo non riusciremmo mai a raggiungerlo. "Inoltre io non ho nessun sandwich con me. Se lo avessi avuto probabilmente lo avrei già mangiato. Ma se tu lo avevi, beh, lo hai scordato di là" A questo punto, mi volto verso di lui con un'espressione dubbiosa che vira all'acido.
    « Da quando non avere con sé qualcosa rappresenta un problema? Pronto: sei un mago, Kai. Senti: se non hai un'idea di riserva da proporre, faremo come ho detto. Posso concederti il beneficio del dubbio, ok? Magari su due piedi può essere difficile escogitare un piano... Hai modo di far trotterellare i cricetini le meningi e mettermi al corrente delle novità finché non vediamo il Mooncalf. Prenderò il tuo silenzio come un tacito accordo sulla validità della mia strategia. » insisto chiamandolo col nome sbagliato, perché davvero non ricordo quale sia il suo. Proprio come quello di tutti gli altri che non siano l'innominabile, Grace e Alan.
    « Accio sandwich. » non mi serve sventolare la bacchetta; sono sufficienti concentrazione e un movimento deciso del polso perché l'incantesimo funzioni.

    Sapere di avere rubato dallo zaino di qualcuno non mi crea problemi: avevo bisogno di una cosa e l'ho attratta. Si fa di necessità virtù, se si dice così. All'effettivo, mi tocca aspettare qualche manciata abbondante di secondi prima che l'oggetto richiamato spunti nel mio campo visivo. Non riesco ad afferrarlo al volo nonostante il tentativo; per fortuna la persona a cui l'ho sottratto l'aveva impellicolato per bene. Mi chino, sedendomi sui talloni, per poterlo raccogliere e lo squadro in breve prima di porgerlo al Grifondoro. Che si renda utile, quanto meno, facendo il porta-sandwich.
    « Tienilo tu, per favore. » il solo aver chiesto per favore dovrebbe fargli capire che sto cercando di tenere la nostra situazione su un piano civile e collaborativo, nonostante la categorica bocciatura della mia proposta senza avere ancora neanche provato ad avanzarne una di riserva e il suo tono fastidioso. In questo modo è automatico, lecito e legittimo che la strategia che attueremo sarà la mia. Sto per aggiungere dell'altro, un chiaro invito a non mangiarlo perché attraversata da un leggerissimo sospetto che però decido di ignorare. Non può essere così idiota da mangiarlo, se sa che mi serve. Gliel'ho detto chiaramente! Così, in silenzio e con un'aria tagliente tra di noi, continuiamo la ricerca del Mooncalf perduto finché non lo intravedo e m'illumino. Almeno è vivo, non mi sembra inseguito da qualche immonda creatura che se ne voglia cibare e, cosa più importante di tutte, se riuscissimo a trattenerlo potremmo considerare terminata la nostra spedizione. Senza proferire parola, spengo quindi la mia bacchetta e uso l'incantesimo Wingardium Leviosa contro la dolcissima creatura per rendergli impossibile l'ennesima fuga. Sono soddisfatta per essere riuscita a fermarlo senza imprigionarlo, o pietrificarlo, e quindi mi avvicino per una prima interazione. Voglio che sia tranquillo con me, non desidero costringerlo a seguirmi. Kai è rimasto indietro, nel frattempo: neanche ha pensato di avvicinarsi per accattivarselo o per passarmi il panino, avvantaggiandomi.
    « Tacito accordo, ricordi? Passami il panino, su » mi volto appena verso il Grifondoro, non voglio interrompere il contatto visivo con il Mooncalf rischiando di perdere la presa. Il mio compagno di squadra non accenna però a farsi avanti, sembra sparito e così mi ritrovo costretta a cercarlo. Quando lo ritrovo, sento le fiamme dell'inferno ardere con prepotenza nelle viscere. Ha le guance piene, la mascella in movimento, lo sguardo da idiota fisso su di me che in questo preciso momento potrei ucciderlo.
    Il mio pensiero si realizza: lui ha mangiato il panino, il mooncalf approfitta della mia bassa concentrazione per liberarsi e scappare di nuovo, io resto come la scema con la vena della tempia che mi pulsa violentemente.
    « Si può sapere che problema hai?! Quello non era il tuo spuntino, era la mia esca! » sbatto il piede sinistro a terra in preda alla frustrazione e gli punto la bacchetta contro.
    « Non ho intenzione di fallire per colpa tua! Se osi intralciarmi ancora ci saranno conseguenze » che cela, in realtà, un ti do fuoco prepotente. Schietta come poche altre volte da quando sono qui ad Hogwarts, determinata ad "eliminare" gli ostacoli sulla strada del successo, gli do le spalle e riprendo da sola la ricerca del mio lasciapassare per la libertà senza badare se lui mi stia seguendo o meno.
    Riaccendo la bacchetta - che vibra e pulsa, animata dalla mia energia in crescita - e sento lo stomaco in tumulto, la testa piena di pensieri recalcitranti - alcuni dei quali cattivi - e con l'ansia del tempo residuo che mi pesa.

    Il nuovo approccio con il Mooncalf è diverso, irruento, pratico. Ricorro ad un Incarceramus quando lo vedo, incantesimo che lo immobilizza sul posto permettendomi di raggiungerlo. Ho l'affanno sia per la lunga camminata che per l'agitazione, un'espressione dura in volto; sono stanca e sono delusa dalla mancata partecipazione di Kai nel progetto.
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    « Mi hai fatto penare. E sudare. E io detesto sudare. » sbatto le palpebre e l'incontro con i suoi occhioni spaventati che mi guardano un po' mi rompe dentro. Sono diventata il mostro della sua storia probabilmente, cosa che non ho mai voluto. La prima cosa che penso di fare è abbassare la bacchetta insieme alle spalle e provare un approccio fisico, allungando la mano verso la sua bocca e il suo naso perché mi annusi; l'albore di un contatto.
    « Non volevo farlo, il wingardium leviosa era meno aggressivo, ma non ho avuto scelta. Sei veloce per avere i piedi piatti » inclino la testa di lato e provo ad accarezzargli la testa spelacchiata.
    « E la mia pazienza ha avuto un brusco calo. Adesso ti libererò e faremo come ho detto, non scappare. » quella di parlare agli animali come fossero miei pari, persone, è una vecchia abitudine. In periodi bui della mia vita mi ha fatta sentire meno sola e tutt'ora la pratico, mi viene naturale e anche più facile rispetto alle interazioni con gli esseri umani. Comunque sia, dopo un Finite incantatem il Mooncalf torna libero di muoversi. Lo guardo e dentro di me fumo ancora dalla rabbia per il panino che non ho potuto offrirgli e al primo accenno di fuga uso di nuovo Wingardium Leviosa per poterlo portare con me senza rischi.
    Il Grifondoro è rimasto dietro di me per tutto il tempo. Mi accorgo della sua presenza quando cerco di capire la direzione da prendere: corrugo la fronte e mi acciglio, senza rivolgergli la parola.
    Che mi segua o no, non fa alcuna differenza: deve solo considerarsi fortunato che non gli abbia davvero dato fuoco. Cerco una via di uscita seguendo la stessa regola pensata all'inizio, quella che mi ha fatto guadagnare una benda alla mano sinistra: giro sempre a sinistra tenendo sempre il contatto con la parete mentre ripeto tra me e me una frase che ultimamente avevo messo da parte, ovvero "posso contare solo su di me".


    ––––––
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    Victoria Crain, terzo anno serpeverde - parte 2

    Interagisce principalmente con Yuki che se la prende con lei per una ragione non chiara. Le fa da bastian contrario senza apportare un contributo effettivo alla "spedizione", di conseguenza Victoria si ritrova ad agire da sola seguendo il suo piano. Recupera con un Accio un panino generico, appartenente a qualcuno di non ben definito (il mio Liam va benissimo, è tipo da avere sandwich in cartella), e lo affida al compagno per dividersi i compiti. Non l'avesse mai fatto: la prima volta che fermano il mooncalf con il wingardium leviosa, al momento di usare il panino si scopre che Yuki l'ha mangiato. Da qui, l'inesorabile crollo di pazienza e fiducia di Vic che lo minaccia di incorrere in conseguenze serie se solo oserà ostacolarla ancora. (un po' esagerata ma capiamola).

    Alla fine, dopo tante pene e tanto affanno, trova il Mooncalf. Usa incarceramus per fermarlo ma si fa intenerire dal suo sguardo; prova a socializzare facendosi annusare ed accarezzandogli la testa spelacchiata, lo libera e usa di nuovo wingardium leviosa per portarlo con sé a cercare l'uscita rigorosamente seguendo la regola della sinistra tenendo il contatto con la parete. Kai è alle sue spalle ma non gli parla più. (almeno per il momento).


    Edited by aquamärine - 30/1/2024, 21:07
     
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    Una volta usciti da quella strana foresta, Kynthia gli lasciò immediatamente la mano. Aiden la guardò con i suoi imperturbabili occhi neri per qualche istante, studiandone il comportamento. A differenza di Freya, la grifondoro non aveva mai invaso il suo spazio personale e, dal gesto che aveva appena compiuto, ipotizzò che un contatto prolungato di qualsiasi tipo avrebbe potuto darle fastidio. Fece, dunque, un passo indietro, tenendo ben a mente che al suddetto caso studio non piacevano le persone troppo fisiche. Dopo aver consegnato l'uovo alla professoressa, gli pose una domanda strana. Perché avrebbe dovuto scomporsi? Aveva subito di peggio. Essere rincorso da un Occamy era stato divertente. «In questo momento le sto studiando, quando le avrò capite, lo farò.»Kynthia aveva utilizzato un'espressione gergale molto interessante per riferirsi ad una persona che, solitamente, non mostra mai quel che prova o che, a giudizio del parlante, è sgombra di emozioni. Aiden sapeva di dare l'impressione di essere un robot, il Sig. Depp glielo diceva sempre, ma che poteva farci? Niente. Doveva ancora ambientarsi in quella strana società, in fondo, era solo da qualche mese che aveva iniziato a rapportarsi con i suoi simili. Ci voleva tempo e lui, di certo, non aveva alcuna fretta. Di dati raccolti velocemente, senza criterio, solo per imitare alla perfezione gli altri non se ne faceva niente. Doveva capire ciò che stava raccogliendo, analizzarne ogni singolo dettaglio, solo così avrebbe potuto comprendere, almeno in parte, l'irrazionalità umana.
    Annuì alle parole della docente che, dal nulla, fece apparire una gabbia con all'interno un Mooncalf. I suoi occhi vuoti incrociarono quelli della creatura che, tremante, si guardava attorno impaurita. Si sentiva in trappola. Non aveva vie d'uscita. Proprio come lui, rinchiuso in quella fredda stanza dalle pareti bianche. Sbatté le palpebre e tornò al presente. Non era il momento di pensare al passato, aveva un compito da portare a termine. Non gli piaceva vedere quel piccolo animale dagli occhi enormi richiuso in una gabbia, ma non disse nulla al riguardo, astenendosi persino dal rispondere alla domanda della Lancaster e dall'ascoltare le risposte degli altri. Questa emozione la conosco. Si chiama fastidio. La sentiva, la stava provando, eppure, l'espressione sul suo volto, non cambiò di una virgola. Forse non era abbastanza forte. Non aveva il tempo per analizzare tutta quella situazione, era tempo di passare all'azione. Erano anche i primi a partire. Si assicurò che la sua partner fosse pronta, poi, con sicurezza, entrò all'interno del recinto che, questa volta, aveva assunto la forma di un labirinto pieno di rovi, simile a quello del Torneo Tremaghi. La luna splendeva alta nel cielo, luminosa e rassicurante, al contrario dei rumori che si udivano in lontananza. Aiden stese le labbra, divertito da quella situazione. Dovevano risolvere un'enigma: trovare il Mooncalf e una via d'uscita visto che, l'arco da cui erano entrati, non c'era più. Applicando la regola del wall-following, poggiò la mano alla parete coperta di rovi e arbusti e allungò l'altro verso la grifondoro. Solitamente avrebbe mantenuto le distanze, ma per non perdersi la cosa più logica da fare era stabilire un contatto. «Potremmo perderci.»Nel caso, le fornì anche una spiegazione. La scelta era sua. Poco dopo, continuarono ad avanzare in silenzio senza una destinazione precisa. Camminarono per un po', svoltarono due volte a destra e una a sinistra, seguendo il muro. D' un tratto, vide qualcosa muoversi davanti a loro. «Forse è lui» Sussurrò a bassa voce alla sua compagna. Insieme, si avvicinarono lentamente all'obiettivo, peccato che Aiden, non volendo, calpestò i rami di una pianta che aveva tutta l'aria di essere il Tranello del Diavolo. E infatti, subito dopo, i suoi viscidi rampicanti si strinsero attorno alle sue gambe. Non si mosse, non parlò, non fece niente, si limitò ad alzare la bacchetta per generare un fascio di luce ma Kynthia fu più rapida. «Così hai saldato il tuo debito.» Provò a scherzare. Non sapeva se ci era riuscito. Vabbè, pazienza, andiamo avanti. Ripresero a camminare, ma il buio insieme alla foschia che aleggiava nell'aria non erano proprio le condizioni ideali per vedere una creatura che, al minimo sentore di pericolo, scappava via. Cosa potevano fare? Non c'era un incantesimo, a parte il Lumos, che potesse migliorare la loro visuale? Non ebbe neanche il tempo di formulare quel pensiero che Kynthia risolse il problema. Voltò meccanicamente il capo verso di lei e la fissò. «Devo imparare anche io questo incantesimo, mi piace.» Senza aggiungere altro e con la mano ancora poggiata alla parete, Aiden avanzò, deciso, verso il centro del labirinto finché non giunse ad uno spiazzo con una grossa roccia in mezzo. Poco distante, il Mooncalf osservava malinconicamente la luna. Che aveva? Gli mancava sua madre, per caso? Se era così, non poteva capirlo. Lui, della sua, non ne aveva mai sentito la mancanza, non sapeva nemmeno chi era la donna che lo aveva messo al mondo. Ma andava bene così, la sua scelta l'aveva fatta e Aiden l'avrebbe rispettata. Però non doveva tornare da lui, per quanto gli riguardava era morta nel momento stesso in cui l'aveva lasciato davanti alle porte di quell'inferno. «Giù.» Nel modo più silenzioso possibile, si stesero per terra e, lenti, iniziarono a strisciare verso la creatura che, ignara, continuava a fissare il satellite. Non voglio metterla nel sacco, dev'esserci un altro modo...Ah sì, giusto. Ora ricordo. Stese il braccio e con voce decisa pronunciò: «Imaginem.» Accanto al Mooncraft apparvero delle proiezioni dei suoi simili. Non appena li vide, iniziò ad eseguire una complicata danza sulle zampe posteriori. Era uno spettacolo meraviglioso, quasi si incantò a guardarlo. Le creature erano davvero affascinanti, tutte, non solo i serpenti. Si scambiò uno sguardo di intesa con la ragazza che aveva di fianco prima di strisciare come una lumaca verso quel piccolo animale così simile ad un vitello. Questo fu quello che fece lui, almeno, visto che Kynthia si era appena alzata in piedi per mettere nel sacco, anzi no, per far lievitare il povero malcapitato. A quel punto, si alzò anche lui, guardandolo mentre si dimenava a mezz'aria. C'era qualcosa che non andava. «Portiamolo fuori di qui, non gli piace questo posto.» O, forse, a non piacergli erano proprio loro. Aveva i suoi dubbi a riguardo; prima l'Occamy e adesso il Mooncraf, qual era il collegamento tra loro?



    Aiden Walker, III anno, serpeverde
    Interagisce con Kynthia. Insieme sono i primi ad andare nel labirinto. Prima si imbattono nell'Tranello del Diavolo che carinamente inizia a stritolare le sue gambe, viene, però, salvato dalla sua compagna che lancia un altro incantesimo per vedere meglio di notte. Camminano ancora, poi arrivano dove sta la pietra. Davanti ci sta il Moon. A quel punto, Aiden lancia un imaginem per trarlo in inganno, si avvicinano e poi Ky lo fa fluttuare in aria . Lui, intanto, fa le sue congetture e.e


    Edited by Aiden; - 25/1/2024, 00:06
     
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    Buona l'idea della buiopesto, ottimo, grazie! Ma sarebbe stato meglio se l'avessi usata... già, come darle torto. E invece la fretta del momento mi ha fatto scordare di averla in tasca. Annuisco all'insegnante con l'orgoglio un po' ferito, perché effettivamente sono stata un po' scema. Ma alla fine non tutti i mali vengono per nuocere, credo, voglio dire, adesso ho un sacchetto di buiopesto in più che posso sfruttare per dopo. Infatti la lezione non si conclude affatto qui e, una volta che tutti i gruppi hanno fatto rientro, si riparte con la lezione. Mooncalf che mi domando cosa mangino per avere uno sguardo così allucinato. Siccome non mi sembra un tipo di domanda da fare, lascio perdere. Questa volta sto in silenzio ad assimilare le informazioni di chi è più veloce di me a dire qualsiasi cosa e intanto resto pronta per un'eventuale ripartenza, accanto al serpeverde. Sento le mani più calde del solito, è insolito per me ma allo stesso tempo ci sto quasi facendo l'abitudine, perché non è la prima volta che capita. Mi sollevo le maniche guardando in direzione di quel mooncalf che sicuramente ha visto giorni migliori. “Una caccia al tesoro quindi” commento fra me e me, kggi gli tocca fare il coniglio mentre noi saremo i sadici segugi che gli stanno alle calcagna. Non molto piacevole, sicuramente.
    Questa volta la professoressa vuole che entriamo in un labirinto e che, appunto, troviamo la creatura e la riportiamo a casa base. Stop, istruzioni semplici e lienati, vai, catturalo e riportalo illeso. Ci intima a rispettare lo stesso ordine di prima quindi anche questa volta, io e Aiden apriamo le danze. Osservo un po' l'arco prima di attraversarlo, lascio che Aiden mi preceda di qualche passo e poi anche io lo raggiungo. Un fruscio di foglie e rami mi fa intendere che qualcosa si è chiuso alle nostre spalle e infatti... “ah, ok, ho capito” mi guardo alle spalle e il passaggio di prima è stato sostituito da un muro di fogliame misto “la Lancaster non scherza... però piuttosto brava a creare l'atmosfera giusta” per qualche strana ragione abbasso la voce, non lo so, sarà la luce flebile. Sarà il labirinto. Tutto mi suggerisce di fare passi piccoli e tenere un profilo basso, quindi facciamo che mi fido del mio istinto. “Mai stato in un labirinto?” io, sinceramente, no. Prima volta. Lui, boh, non lo scopriremo mai visto che non ricevo nessuna risposta. Però sappia cosa fare, o almeno, sembra avere un'idea: si muove verso la parete e poggia una mano contro di essa. Annuisco capendo la sua intenzione, credo di aver visto questa cosa in qualche film, se tieni sempre il contatto con una parete non dovresti perderti all'interno di un labirinto, o una cosa del genere. Sto per affiancarlo ma lui è più veloce nel prendermi la mano. Sta diventando per caso un'abitudine? Prima guardo in basso in direzione delle nostre mani e poi, quando parla, alzo lo sguardo su di lui. Ha effettivamente ragione, ma, ecco “gentile, ma non ti preoccupare ” non mi sento molto a mio agio a camminare così, ci facevo meno caso quando mi ha semplicemente tirato via per salvarmi il culo dall'occamy. Mi chiedo quando potrò finalmente condividere un contatto a cuor leggero, che poi, non è chissà quale contatto questo. Eppure che cos'è, semplice disagio, un assolutamente non sano spirito di indipendenza un po' troppo alto? Quella mia mania di non volermi far aiutare? Non lo so, fatto sta che semplicemente lascio, la presa, mi sposto avanti e poggio la mano destra contro la parete ramosa esattamente come lui “ecco, sto davanti, così al massimo mi tieni sott'occhio visto quello che è successo prima” mi riferisco all'incidente con le giunchiglie, per adesso questa formazione è la migliore.
    Procediamo abbastanza in silenzio, la luce della luna illumina leggermente la zona ma insomma, neanche tanto. Ad un tratto sentiamo un suono entrambi accompagnato da un movimento sospetto proprio davanti ai nostri occhi “forse, ma muoviamoci piano” se è veramente il mooncalf abbiamo avuto una fortuna spropositata: prima ci si palesa davanti l'uovo d'oro, adesso la creaturina timida... troppa, troppa fortuna. Infatti, troppa: in una frazione di secondo, Aiden si abbassa di qualche centimetro. E non è perchè è effettivamente lui a diventare più basso, ma perché una pianta dagli scuri tentacoli minacciosi si è particolarmente affezionata alla gamba del serpeverde. C'è solo una cosa da fare “Lumus Maxima!” una coincidenza incredibile che anche io stia usando lo stesso incantesimi per lo stesso motivo ma per cause diverse. Davvero, una coincidenza incredibile. Comunque agisco immediatamente tendendo il braccio oltre la spalla del biondino, in direzione delle sue gambe. La luce dà fastidio al tranello del diavolo, ed è cosa risaputa. Infatti eccolo che in seguito al bagliore di luce che lascia la mia bacchetta, si ritira via liberando la presa “ottimo, non amo essere in debito... però a questo punto forse è meglio se ci scambiamo di posto. Dopo di te” con un gesto della mano invito ironicamente il serpeverde a precedermi e così eccomi alla posizione iniziale, alle spalle del mio collega. Che si è persino cimentato in quella che voleva essere una battuta? Wow, forse si sta leggermente ammorbidendo? NAAAH, magari è stata solo un'illusione.
    Man manco che avanziamo sembra che la luce della luna non sia più sufficiente, gli occhi iniziano a farsi stanchi per lo sforzo e ho paura che tra poco potrei scambiare un arbusto per una volpe... ah, ma quanto sono scema! Ma certo!
    Visibula Noctambulus"
    gli incantesimi sono due, uno per me e uno per Aiden che sicuramente apprezzerà il pensiero. Credo. Si volta verso di me in maniera tanto improvvisa che faccio uno scatto indietro “appreso di recente, chi lo avrebbe detto che sarebbe tornato subito utile” adesso è tutta un'altra storia! Appare subito tutto più chiaro il che ci permette di procedere in maniera leggerete più spedita, dobbiamo comunque stare attenti a non fare troppo casino.
    Giungiamo finalmente ad un punto di svolta “sarà il centro del labirinto?” chi può dirlo... non è che è un'arena? No dai, certo che penso davvero sempre al peggio eh. Però, istintivamente, rafforzare la presa sia sulla bacchetta che sul sacchetto di buiopesto che continuo ad avere in tasca come se potessero servirmi da un momento all'altro
    Presto però mi accorgo che per adesso posso rilassarmi: all'orizzonte si vede solo il mooncalf che fissa la luna nel cielo come se fosse la più bella delle apparizioni “eccolo! Bene, ora pensiamo a come fare” la risposta del serpeverde è molto rapida: giù. Giù? Inizialmente non capisco bene che intende ma quando si abbassa praticamente a stendersi sul terreno come un marines allora capisco. Io effettivamente mi abbasso restando però piegata sulle ginocchia, più comodo per muoversi, la scelta di Aiden mi appare piuttosto strana... come molte delle cose che fa in realtà. Vabbè comunque non è questo il momento di pensarci, anche perchè subito dopo gli viene un'idea davvero figa: lancia un imaginem proiettando davanti al mooncalf le immagini dei suoi simili. Ed ecco che la creaturina si rilassa facendomi anche piuttosto sorridere eor le movenze strane che fa “ehi, bella idea! Così non si accorgerà nemmeno di noi” bella idea davvero. Bene, adesso che il diversivo è stato creato, arriva il momento della cattura. Continuiamo ad avvicinarci, piano, con cautela e quando siamo abbastanza vicini penso a come fare per evitare che sgusci via. Forse un sacco? Oppure, oppure mmh... intanto un'idea aletarnativa si inizia a dleineare nella mia testa, quindi mi avvio: mi sollevo un po' facendo un cenno sulla spalla ad Aiden per avvertirlo della mia intenzione. Mi muovo, cerco di avvicinarmi il più possibile, e poi quando ce l'ho a tiro
    “levicorpus!” ecco che l'animaletto viene tirato su, in alto, sospeso a mezz'aria. Non sembra divertirsi molto, non deve essere super piacevole, ma sarebbe stato meglio chiuderlo in un sacco?? Dubito “è il meglio a cui sono riuscita a pensare ” un pensiero durato effettivamente poco“non volevo fargli male ” e questo è vero, Faccio in modo che il piccoletto voli basso “ehi ehi, adesso ti portiamo via. Hai qualcosa tipo una caramella? Per calmarlo” adesso che si fa, wingardium leviosa fino all'uscita? A proposito “dobbiamo anche capire come tornate indietro... con lui”








    Kynthia Lloyd, grifondoro, quarto anno.

    Interagito con al prof e con Aiden. Questa volta non fa nessuna domanda, si limita ad ascoltare e poi parte alla ricerca del mooncalf. Inizialmente aiuta Aiden a liberarsi dal tranello del diavolo con un lumos maxima, procedendo casta su entrambi un visibula Noctambulus per vederci meglio al buio. Avvistano la creatura e si avvicinano di soppiatto e mentre è distratta dall'illusione creata da Aiden Kynthia arriva a bloccare il mooncalf con un levicorpus per evitare di toccarlo e quindi fargli male (almeno questo lei spera)
     
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    Eveleen Lancaster | Professoressa


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    I Mooncalf, creature inutili che non avevano alcun motivo di esistere. Erano alla base della catena alimentare e nemmeno avevano un'utilità magica per cui valesse la pena mantenerli in vita. Praticamente il corrispettivo animale degli studenti che aveva di fronte che la fissavano con gli stessi occhi vacui del vitello dal lungo collo. Annuì alle parole della serpe acida, confermando quanto detto da lei e voltandosi, successivamente, verso la sua compagna. Secchione.
    -Accoppiamento, signorina Johnson, non balbetti non siamo all'asilo. È la stessa cosa che hanno fatto i suoi genitori per avere lei- le energie andavano calando minuto dopo minuto, avere a che fare con quel gruppo di smidollati era, per lei, fin troppo provante. Soprattutto perché non poteva rapportarsi a loro con la libertà che avrebbe avuto fuori dalle mura scolastiche, ovvero tappando loro la bocca con un cerotto e appendendoli ai rami più alti di qualche albero come cotechini. Era giunto il momento della seconda e ultima missione semplificata davanti alla quale li avrebbe messi, pronta a vedere chi fra tutti si sarebbe distinto e chi, invece, nella vita reale sarebbe morto dopo cinque minuti. Montò in scopa e, sorvolando il labirinto, osservò di volta in volta le coppie che vi si addentravano. La prima coppia stava andando bene, facevano gioco di squadra e sopperivano l'uno alle mancanze dell'altro, arrivando a scovare e bloccare l'animale senza troppa fatica. La seconda fu quella più problematica, la Lancaster rimase con le sopracciglia corrucciate per la maggior parte del tempo non riuscendo ad intravedere una logica dietro le loro azioni, a partire dalle cuffie nelle orecchie, grosso errore se ci si addentrava in una zona che non si conosceva e dove avrebbero dovuto stare attenti a qualsiasi rumore, per passare poi alle liti su un panino
    -É un tale privilegio osservare il vostro genio all'opera- sussurrò a se stessa osservando il Grifondoro asiatico mangiarsi quella che avrebbe dovuto essere un'esca o Merlino solo sa cos'altro. Si passò una mano sul volto, la vedeva proprio dura, eppure grazie alla Serpeverde riuscirono comunque a bloccare il Moon a mezz'aria. Ma se i primi andarono bene e i secondi la lasciarono basita, furono le ultime a sorprenderla più di tutti e non per forza in positivo. Si sarebbe aspettata i battibecchi e le frecciatine, magari discussioni su che strategia seguire, ma certo non avrebbe mai potuto immaginare quello che avrebbero fatto. Quasi cadde dalla scopa quando una delle due iniziò a ballare al centro del campo, le labbra si schiusero e gli occhi si sgranarono quando la seconda iniziò a cantare. Con due dita si massaggiò la base del naso tra i due occhi ora chiusi, sigillati, per non dover assistere ad un tale spettacolo. Perché a me? Eppure, contro ogni aspettativa, anche loro riuscirono ad arrivare a mettere le grinfie sulla creatura chiudendola in un sacco.
    La professoressa seguiva le azioni di ogni gruppo, facendo caso alle espressioni soddisfatte non appena raggiungevano la creatura indifesa, sorridendo di tanta ingenuità. Aveva detto loro che avrebbe alzato la posta, come potevano credere sarebbe potuta finire li? Ogni volta che una coppia raggiungeva il vitello piagnucoloso, la bacchetta scura della Lancaster veniva sfoderata, facendo comparire una seconda creatura all'interno del labirinto, poco lontana da loro, nascosta dalle ombre e dai rovi che formavano il labirinto: un Hodag. La creatura, principale nemico dei Moocalf, non perdeva tempo, avvicinandosi ai malcapitati avrebbe fatto di tutto per arrivare a quello che era il suo obiettivo a costo di far fuori anche gli studenti. O almeno, così sarebbe stato se non fosse stata una mera creazione della sua mente. Maledette regole scolastiche, toglievano sempre il divertimento
    -Ostacolatelo! Distraetelo! Ragionate e non perdete di vista il vostro compito, dovete portare il Mooncalf all'uscita!- abbassò il suo volo così che ogni coppia la sentisse mentre fronteggiava la bestiola con la faccia da rana -Interverrò se vi vedessi in difficoltà- strascicò l'ultima frase, celando malamente quanta poca voglia avesse di farlo. Intanto, dal lato opposto del labirinto rispetto all'entrata, un secondo arco andò a crearsi, pronto a fare uscire gli studenti e il loro bottino.



    Ultimo giro. Siete ancora nel labirinto, avete appena bloccato il povero Mooncalf quando una seconda creatura, fatta comparire dalla prof quando siete giunti al vitello, vi attacca. La prof seguirà le vostre azioni dall'alto su una scopa e interverrà solo se necessario. Gli studenti non sanno che le creature non sono reali e che quindi non potrebbero ferirli in ogni caso, ma l'ambiente lo è e potreste farvi male da soli, cadendo come pere.
    AMBIENTAZIONE
    Siete ancora nel labirinto ampio all'incirca come il campo da Quidditch, fatto di rovi e alti arbusti, sempre sul tema della foresta, al cui centro vi è uno spiazzo con una grossa roccia in mezzo. La Luna piena splende ancora in cielo, finta, e non incontrerete altre creature all'infuori delle due create dalla professoressa, piante pericolose. L'unica cosa che affronterete e con cui vi interfaccerete sono le due creature. Una volta che verrete attaccati dall'Hodag, un arco di uscita verrà creato esattamente dalla parte opposta rispetto a dove siete entrati.
    SVOLGIMENTO
    Dovrete scontrarvi con l'Hodag nel modo che riterrete più opportuno, potrete intralciarlo, incaprettarlo, o limitarvi a fuggire agitando le braccia, riuscendo comunque a portare il Moocalf con voi all'uscita. Di seguito lancerò un dado a tre facce per ogni coppia, per stabilire casualmente chi verrà attaccato per primo dalla creatura. Non ho inserito nessun elemento di disturbo o intralcio, siete liberi di inventare tutti gli imprevisti che vi torneranno utili ai fini della narrazione, vi chiedo solo di rimanere coerenti con l'indole e le abilità del vostro personaggio, sia esso fifone, goffo o particolarmente suonato. La velocità e la facilità con cui porterete a termine il compito dipende solo da voi e da quanto vorrete narrare.

    COPPIE:
    -Kynthia, Aiden;
    -Victoria, Yuki;
    -Grace, Rain.

    Ricordo a tutti che lo SPOILER è obbligatorio, dove andrete ad indicare nome e cognome del personaggio, anno frequentato e Casa di appartenenza, oltre ad un breve riassunto delle vostre azioni nominando i pg con cui avrete interagito. Ad ogni spoiler dimenticato verranno sottratti 10 punti alla Casa di appartenenza del pg.

    La scadenza è prevista per Mercoledì 31 Gennaio alle 23.59!


    ATTACCO DEGLI HODAG:


    1Kynthia, 2Aiden, 3Mooncalf: 3
    • 1d3
      3
    • Inviato il
      25/1/2024, 11:23
      -RedFlag-
    1Victoria, 2Yuki, 3Mooncalf: 1
    • 1d3
      1
    • Inviato il
      25/1/2024, 11:23
      -RedFlag-
    1Grace, 2Rain, 3Mooncalf: 3
    • 1d3
      3
    • Inviato il
      25/1/2024, 11:23
      -RedFlag-
     
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    mike
    Alzò le spalle, come per voler sminuire quel piccolo segreto –che segreto più non era-. Poco le importava. Non aveva mai tenuto particolarmente a mantenere il riserbo su quella che era la sua natura. Per niente, se vogliamo essere precisi. Nessuno aveva mai espresso l’interesse nel conoscerla e, per questo motivo, non reputava necessario lasciar trapelare la verità. L’eccezione si era riscontrata proprio nel rapporto con Nathan. Lui sapeva. Lui capiva. Lui si batteva per mantenere in lei quell’equilibrio necessario ad impedirle di provocare vere e proprie catastrofi naturali. Le mancava. Avrebbe affrontato quella giornata in maniera differente, se solo fosse stato al suo fianco. Una sorta di protezione. Rain con Nathan si sentiva completa, protetta e voluta. Mai e poi mai si sarebbe sognata, volutamente, di farlo soffrire. Su questo punto, la sua amichetta, avrebbe potuto dormire sonni tranquilli anche se, per un istante, le venne voglia di controbattere a quella specie di avvertimento che uscì dalla sua bocca eccessivamente larga. Strinse i pugni, ingoiando il rospo. In fondo, nella sua visione della vita, stava solo proteggendo il Grifondoro, da una possibile sofferenza e, parlando della rossa, dietro l’angolo doveva pur esserci l’inculata. L’immagine che dava di sé, non era neanche lontanamente simile alla realtà. Le piaceva piacere. Certo. Come tutte le ragazze della loro età, poche cazzate. Eppure la parte sommersa era presente. Quella parte che lasciava emergere solo con coloro ai quali avrebbe consegnato la sua stesse vita nelle loro mani. Pochi ma buoni. Punti di vista. Lasciarsi andare, in ogni caso, era escluso. Mantenere quella facciata le assicurava una barriera tra lei e il mondo circostante e, seppur si stesse impegnando a migliorarsi, ancora la meta sembrava essere così lontana da spaventarla. Annuì. La sua espressione seria, sarebbe dovuta servire a porre un punto a quell’argomento che, se approfondito, avrebbe dato vita a uno scontro –visto il contesto- tra titani. Con che utilità? Quella di metterle una contro l’altro. Più di quanto già erano.
    Tornarono al punto di partenza dove, accigliata, le attendeva la despota per eccellenza, con quel suo sguardo artico da far accapponare la pelle. Andiamo. Tutto quel rigore. Le avrebbe fatto venire le rughe prima del dovuto e addio gnoccanza. La lezione proseguì con un’altra domanda a prova di idiota ma, a quanto pareva, l’ignoranza, in quel tratto di terreno, dilagava e anche potente. Dissentì, lasciando che la sua chioma oscillasse e, alla fine, rispose alla domanda nella maniera più congrua, attenendo che qualcuno si svegliasse dal suo lungo sonno. Oh. Proprio la sua compagna. Si voltò verso di lei, analizzando le informazioni che, di punto in bianco, aveva deciso di condividere con i presenti. Inarcò il sopracciglio quando un velo di imbarazzo la colse. Piccola cara. Accoppiamento. La scrutò dubbiosa, mentre la Lancaster la incalzava sul termine che stentava ad utilizzare. Ok. Forse un po’ dura ma, effettivamente, non vi era nulla di eclatante. Un puro termine in chiave tecnica. Nulla a che vedere con i numeri privati, sperimentati con l’Harris intelligente. Almeno aveva avuto buon gusto, da quel lato. Soffocò l’istinto di metterla ulteriormente sotto pressione e si limitò a scostare lo sguardo, puntandolo verso il loro obiettivo seguente.
    ”… sai controllare quella roba che fai?” Doveva immaginarselo. La curiosità era più che lecita in quella circostanza. Rispondere? Un modo come un altro per ammazzare il tempo, intanto che gli altri si cimentavano nelle loro stronzate. Magari ci scappava il morto. Ah, no. Ne aveva avuto abbastanza con la bionda faccia da culo, Dorothea Lovecraft, durante la sua straordinaria interpretazione nei panni del cadavere. Forse si era calata troppo nella parte. “No.” Breve e risoluta. Sarebbe stata una bontà divina se avesse potuto gestire la sua condizione. Invece no. Tutto lasciato al caso e, soprattutto, alla mercé di una giornata no e dei suoi nervi tesi. Che culo. “Mi succede durante specifiche condizioni fisiche e psicologiche.” Non aveva neanche idea di come spiegarlo. “Temevo per la nostra vita, poco fa! E puffff.” Mimò una specie di funghetto atomico con le mani. Diceva il vero. Niente più e niente meno. “Succede spesso quando sono incazzata.” E da lì aveva compreso che qualche cosa non andava in lei. Beh, se così si poteva dire. Tornò a fissare le coppie che una dopo l’altra si addentravano tra le braccia di quel labirinto che aveva tutta l’aria di essere una vera e propria arena, oramai. Pochi attimi e fu decretata la fine della prova effettuata dalla Serpe ciclata e l’asiatico che, a forza di spogliarla con gli occhi, l’aveva consumata. Voleva dire solo una cosa: era di nuovo arrivato il loro fottutissimo turno. Una rapida occhiata d’intesa e di nuovo via, immerse in quella natura selvaggia che, diciamocelo, non giocava affatto a loro favore. Elementalista un cazzo. La luna splendeva sopra le loro teste, rendendo ancora più difficile la visuale. “Pensa se fossi stata una mannara, Johnson!” Commentò sarcastica. Certo, dovevano essere sotto l’effetto di qualche incantesimo, ma la cosa avrebbe davvero assunto una nota comica. La punzecchiò ancora un po’ sull’argomento che, da quel che poteva comprendere, non andava a genio alla sua compagna di avventura. Eppure sembravano così legati. Carini. Innamorati. Meglio per lei, tra l’altro. Almeno si sarebbe tenuta alla larga da Nathan. Non amava avere concorrenza da sbaragliare. Che male c’era prediligere una strada spianata? Insomma, si trattava pur sempre di una mente semplice. Come no. “Prego!” Piazzò un sorriso falso, uno dei suoi migliori, prima di tornare a concentrarsi sul loro operato o, almeno, sull’idea.
    “L'Avenseguim? Non funzionerebbe.” Tagliò corto. Per usufruire di quell’incanto era necessario possedere un oggetto appartenuto a colui che si trovava disperso. A meno che non avessero trovato i suoi escrementi, non avrebbe funzionato la sua idea.
    “Sto solo cercando di fare conversazione.” Mettendo da parte l’astio, sempre presente nei loro precedenti incontri. “O forse voglio solo conoscerti meglio.” Replicò secca. Non vi era ombra di presa per il culo nel suo tono. Si trattava pur sempre di una persona cara a Nathan e, forse, uno sforzo lo meritava. “Siamo in una fase di elaborazione. Sai, l'accettazione?” Minimizzò. Conosceva bene il punto di vista di Grace. La credeva una facile e il suo commento lo confermò. “Oh, no! Lui funziona molto bene.” Avrebbe dovuto farsi un giro. “Ma sono innamorata di un’altra persona! Di Nathan.” Cosa? Che cazzo aveva appena detto? “Voglio dire. Vabbè. Ma perché non ti fai gli affari tuoi?” Arrancò, mentre la sfumatura più intima dell'imbarazzo andò a colorarle le gote.
    Quel che avvenne dopo fu un gran casino. Stava di fatto che, dopo le maniere buone, giunsero quelle pesanti e il Mooncalf fu nelle loro mani.

    Si dimenava. Troppo per i suoi gusti. Si affiancò a Grace e con tutta la forza necessaria, tentò di inibire i movimenti epilettici di quel vitello dagli occhi troppo grossi. “E piantala per l’amor di Merlino.” Commentò con non poca agitazione. Che cazzo sarebbe successo da quel momento in avanti? Tutta una grande incognita. Si guardò in giro, come per cercare una via di fuga. Il loro obiettivo era pur sempre quello di portare fuori dal labirinto, sano e salvo, occhi belli. Insomma. Chi ben comincia doveva pur essere a metà dell’opera. Era proprio la restante metà che, però, arrecava un’insensata preoccupazione nella verde-argento. L’oscurità. La presenza di quella vegetazione che, a tratti, forniva delle strane ombre di diversa dimensione. Un senso di inquietudine crebbe in lei quando, a pochi passi da loro, notò una figura alquanto difficile da descrivere. Ridusse i suoi grandi occhi color nocciola a due piccole fessure, cercando di percepire le fattezze di quella che sperava fosse frutto solo della sua immaginazione. Una speranza che si infranse nello stesso momento in cui, improvvisamente, la creatura balzò fuori dal suo nido fatto di tenebra. “Porca troia!” Sfogliò mentalmente le nozioni che possedeva in merito alla materia e si accorse dell’immensa valanga di merda che, di lì a poco, si sarebbe rovesciata sulle loro misere vite. “Hodag a ore tre!” Annunciò, per niente felice della novella. Quella faccia da rospo non era altro che il predatore per eccellenza del povero vitello dal cervello poco sviluppato. Sì, dai. Non doveva brillare di intelligenza per diventare il cibo di un cazzo di anfibio così orrido, poi. Dovevano andarsene da lì. Più veloci della luce e portare fuori da quella trappola di sterpaglie quella bestiola indifesa. Sì. Peccato che coso non fosse poi così semplice da trasportare. Anzi. Per niente. “Dobbiamo andarcene!” Ma per farlo. Una lampadina le si accese nella testa. Strinse la bacchetta nella, finalmente, libera mano destra e si adoperò a lanciare un incantesimo che riducesse le dimensioni del loro carico. Grazie, Occamy. L’aggiusta spazio per eccellenza le aveva dato una piccola ispirazione. Prima che potesse proferire parola, però, il cacciatore (?) prese ad avanzare verso il Mooncalf ad una velocità impressionante. “NON TI PERMETTERE, PICCOLO BASTARDELLO!” Perentoria. Si scostò di lato trascinandosi appresso Grace e l’amichetto. “Reducio!” Finalmente il peso si alleggerì e tutto sembrò meno assurdo e complicato. “Grace! Tutto tuo!” Si ficcò il mini Mooncalf nella tasca della divisa e prese a correre, decisa, verso un punto indefinito del labirinto, lì dove era convinta di trovare l’uscita. O forse no. Ricordò ciò che le aveva suggerito la sua compagna pochi attimi prima. Mantenere la destra. Perché no? Tentare era l’unica cosa che potevano fare. “Cerco l’uscita. Conto su di te. Tienicelo alla larga!” Era la prima volta in assoluto che Rain, di sua spontanea volontà, si affidava a qualcuno che non rientrava nella cerchia delle sue conoscenze più strette, quelle alle quali si affidava solitamente. “Ma stammi dietro.” Prese a correre, prestando particolare attenzione a mantenere l’equilibrio, evitando cadute che, primo, l’avrebbero rallentata e, secondo, avrebbero messo in pericolo la salute un Moon di quelle dimensioni. Se fosse franata sul malcapitato con tutto il suo peso, sarebbe diventato un paté invitante, pronto da consegnare alle papille gustative dell’Hodag. Si assicurò di essere abbastanza lontana dal luogo dello scontro e si voltò indietro. Ringraziò Morgana di poter vedere ancora Grace alle sue spalle, intenta a duellare. Improvvisamente accadde qualche cosa che la impietrì. Una vampata. “Che cazzo? GRACE? STAI BENE?” Non poteva essere. O si? Beh, non era di certo il momento adatto per pensieri che non avessero nulla a che fare con il salvataggio di coso. Avrebbe rimandato. Uno spiraglio. Un bagliore. Sì. Doveva essere il sentiero esatto. “Ci siamo quasi!” Ti prego, resisti e non farti cavare un occhio, Johnson!

    Rain Scamander - IV anno - Serpeverde.
    Interagisce con Grace. Risponde alla domanda della prof. Attende impaziente il turno suo e di Graziella e alla fine entra. Tornano a sparlottare e a farsi unghie e treccine e alla fine affrontano faccia da rospo. O meglio, Rain si adopera a cercare l'uscita, lasciando nelle mani di Graziella il duello con la bestiaccia.


    Edited by acid rain. - 27/1/2024, 19:16
     
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    «Guarda che hai iniziato te» replicò tuttavia con un nemmeno troppo velato sorrisino soddisfatto ad incresparle le labbra. E così la Scamander si diceva innamorata del suo amico. Punto a favore per lui ma quel dettaglio lo avrebbe tenuto per sé dopotutto ciò che accadeva nel labirinto rimaneva nel labirinto... insieme alla professoressa che seguiva il tutto dall’alto con chissà quanto entusiasmo. Se si impegnava poteva scorgerlo, nell’oscurità, quel volto giudicante che le osservava infastidita da tutte quelle chiacchiere. Sempre così stoica la Lancaster, sempre così piccata. Sembrava non potesse provare felicità nella sua esistenza. Solo concentrazione e duro lavoro e, ovviamente, niente di ciò che avrebbero potuto fare lei o i suoi compagni avrebbe minimamente potuto compiacere quella donna dalla scorza tanto dura. Forse era anche per questo che non le piaceva del tutto: a causa di quel suo piglio sempre pronto a sminuire qualsiasi intervento sottolineando quanto fossero una massa di inetti. Non era l’approccio che le piaceva in quanto, caratterialmente, avrebbe preferito ricevere più rinforzi positivi che rinsaldassero il suo animo già di per sé portato all’autocommiserazione per certi versi.
    Il dialogo con la rossa era insomma partito e in quel tacito armistizio entrambe le giovani sembravano aver colto l’occasione per mettere da parte i reciproci disprezzi deponendo l’ascia di guerra in favore di quello che lo stesso Grifondoro in comune doveva aver chiesto ad entrambe. Quantomeno come compagna era cascata bene a differenza della Crain il cui piglio irritato e più serioso del normale le aveva dato da supporre che non ci fosse stato l’adeguato feeling con il Grifondoro. Sì le era andata bene ma da qui a rivelarlo all’altro ne passava d’acqua sotto i ponti!
    Acchiappato il vitello bitorzoluto questi non volle giustamente saperne di collaborare cominciando a dimenarsi muggendo (?) impaurito.
    «Ssssh! Sssssh! Tranquillo! Buono! Non vogliamo farti nulla!» Parole al vento che rischiavano di mettere in seria difficoltà entrambe le ragazza in quanto quel coso non era affatto piccolo ma a momenti alto proprio quanto la cacciatrice. E si dimenava. Violentemente. Rischiando più d’una volta di riuscire a liberarsi mandando in frantumi tutta l’umiliazione del balletto messo in atto poco prima e la corsa a suon di incantesimi per catturarlo. Fortunatamente fu proprio la Serpeverde a risolvere la situazione con il suo tatto alquanto discutibile quanto, almeno in quell’occasione, provvidenziale. Stufa delle continue rimostranze afferrò il sacco di iuta caduto nelle vicinanze e senza troppi complimenti lo infilò sul capoccione della creatura che, oscurato e senza la sua luna piena, si ammutolì inerme. Non avrebbero potuto chiedere di meglio e la Grifondoro, seppure non condividesse appieno i modi, non avrebbe in alcun modo potuto contestarli proprio perché sprovvista di valide alternative. Con un Lumos accese nuovamente la punta della bacchetta e facendo mente locale raccontò all’altra quanto appreso da ore ed ore di documentari mandati in onda dalla tv babbana – le gioie di avere una dittatrice come madre – e convennero entrambe, sempre perché sprovviste di alternative, per tentare quell’opzione. Ognuna afferrò una delle corde che legavano il Mooncalf quasi fossero delle briglie e la Johnson stese la bacchetta lungo il muro di destra cominciando a farsi strada tra la vegetazione nel più totale e – anomalo – silenzio.
    «Porca troia!» La Grifondoro s’arrestò di scatto voltandosi immediatamente verso la compagna che gli indicò la presenza di un’altra creatura. «Merda» borbottò la Grifondoro stringendo la presa sulla bacchetta. «Spegni la luce!» Suggerì all’altra sperando di guadagnare un po’ di vantaggio con l’oscurità.
    «Dobbiamo andarcene!» E quanto era d’accordo con lei! Il lucertolone le individuò girando lentamente il grosso corpo nella loro direzione con ogni probabilità attirato dall’odore del suo piatto preferito avvolto nella confezione regalo. «Dai Moon muoviti dobbiamo alzare i tacchi!» Cercò di spingere la creatura poggiando i palmi sul fondoschiena peloso per accelerarne il passo ma questi pesava, molto, e ancora una volta non sembrava avere nessuna intenzione di collaborare. L’Hodag scattò nella loro direzione e le ragazze, in uno slanciò d’adrenalina, si spinsero simultaneamente riuscendo ad evitarlo. Non andava bene così! Soprattutto non con il Mooncalf che non collaborava e questo doveva essere sintonizzato anche il pensiero della Scamander che, forse un po’ bruscamente, fece da parte la Grifondoro per puntare la bacchetta contro il vitello riducendolo immediatamente di dimensioni.
    «Geniale!» Adesso avrebbero potuto trasportarlo senza sforzo! Il tempo di ficcarselo in tasca che il lucertolone tentò un nuovo attacco:
    «STUPEFICIUM Non avrebbe voluto fargli male ma non gli lasciava molta scelta.
    «Grace! Tutto tuo! Cerco l’uscita. Conto su di te. Tienicelo alla larga!»
    «COSA?!» Ovviamente! Doveva aspettarsi una cosa del genere da parte della Serpeverde che colta l’occasione aveva optato per salvarsi il culo lasciando a lei la gestione della patata bollente.
    «Cazzo cazzo cazzo!» Borbottò tra sé rinsaldando la presa sulla bacchetta per ingaggiare una sorta di duello con la creatura lanciando fatture atte a difendere la loro ritirata mentre la Scamander avanzava alla ricerca spasmodica dell’uscita con la Grifondoro impegnata a coprire le retrovie. «E smettila dai!» Sbottò rivolta alla creatura che non sembrava minimamente intenzionata a lasciar perdere l’impresa d’impossessarsi del loro Mooncalf. Il richiamo del cibo era così potente per i predatori? Tutto dava ad intendere che così fosse costringendo la Johnson ad adottare misure non più solo difensive ma d’attacco nei confronti della creatura.
    «Reducto Scagliò facendo poi per correre all’indietro ma il piede poggiò in fallo scivolando sulla sporgenza di una radice che la mise immediatamente a terra, la bacchetta caduta a qualche passo da lei. Si metteva male, molto. Cercò di gattonare all’indietro mentre le mani tastavano il terreno alla ricerca del catalizzatore non riuscendo a trovarlo. «RAIN!» Chiamò in soccorso l’altra che si voltò nel momento in cui l’Hodag fece per buttarsi addosso.
    Buio.
    Istinto.
    Unicamente il battito cardiaco accelerato mentre paura e adrenalina scorrevano nelle vene ma non solo esse anche la sua magia. Avvertì come un flusso di liquido caldo scorrerle in circolo, i palmi farsi brucianti in quella frazione di secondo prima che le fiamme si ergessero al pari di un muro a separare lei dalla creatura. Ma Grace non rimase a guardare. Diede di spalle alla creatura e recuperò la sua bacchetto seguendo le urla dell’altra che la guidarono fino all’esterno. Cos’era stato? Guardò l’altra con occhi sbarrati, il respiro corto e pesante. Era stata lei?
    Lo sguardò si sollevò incontrando quello di Victoria.


    Grace Johnson – III Anno – Grifondoro

    Interagito con Rain. Citate la prof e Vic

    E che fanno? Ficcano il sacco di iuta in testa al pene-con-gli-occhi e cercano di trascinarselo dietro finché non compare il lucertolone faccia-di-rana che complica la situa. Ingaggiano una specie di duello per tenerlo distante ma la cosa non funziona. Rain lo rimpicciolisce e se lo ficca in tasca lasciando a Grace il compito di coprire le retrovie concentrandosi a parare il culo ad entrambe. L'Hodag non molla e manco Grace solo che inciampando in una radice sporgente finisce culo a terra e disarmata con il coso che vuole piombarle addosso but alla nostra amica parte la fiammata. Un muro di fuoco - elementalista di fuoco, biiiitch! - che lo blocca (cosa succede al lucertolone non è specificato di proposito, prof a te il suo eventuale destino) e raccatta armi e bagagli lanciandosi fuori dal labirinto dove gli parte un trip mentale su cosa sia successo. aquamärine a te lo spunto :<:


    Edited by Dragonov - 28/1/2024, 17:06
     
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    Lo stato d'animo non è dei migliori. Diciamocela tutta: questa lezione non è stata proprio come me l'aspettavo; per una come me, poco portata all'azione, le attività in dinamico divenire proposte dalla professoressa possono sembrare troppo; se a questo poi si aggiunge un compagno di squadra che non fa squadra, beh...
    « Se osi intralciarmi ancora ci saranno conseguenze » mai stata così seria. Kai il grifondoro è riuscito a farmi fare cento passi indietro sul piano dei rapporti sociali: ho per necessità dovuto fare affidamento su un'altra persona che mi ha remato contro proprio nel momento del bisogno e non solo. Messo di fronte al grave errore, mi attacca. "Senza di me non saresti nemmeno qui per poterti lamentare, dovresti fare come la tua compagna ed essere più gentile" La base di partenza è già agitata e le sue parole non possono che funzionare come benzina sul fuoco. Riduco gli occhi a due fessure mentre chiudo le mani in due pugni così stretti da far diventare le nocche gialle. Il calore che man mano mi irradia è divampante, quasi quanto il mio risentimento nei suoi confronti. In un altro momento nel mio recente passato, le probabilità che la sua testa saltasse come una zucca farcita al petardo sarebbero state molto alte. Oggi l'audace grifondoro corre un rischio un po' diverso ma non meno letale: potrei incenerirlo ma scelgo di andare via prima di ripetere l'errore commesso al falò. Non senza aver prima reso noto il mio giudizio rinnovato.
    « Stronzo. » e gli do le spalle, continuando da sola la mia ricerca del Mooncalf. Purtroppo quando guardo le mani sono praticamente infuocate, proprio come quel giorno. Fu così facile allora perdere il controllo e permettere alle fiamme di diffondersi: più volevo spegnerle, più tutto intorno a me prendeva fuoco. Oggi sono appena più consapevole: chiudo gli occhi e le spengo.

    Trovato l'animaletto, non passa molto tempo prima che l'ennesimo ostacolo si palesi. Dal buio infatti sbuca lentamente un'ombra scura e grossa, che avanza con pesantezza finché i timidi raggi lunari non rendono chiare le sue fattezze.
    L'ho sempre considerato un Bulbasaur evoluto male, fin dalla prima volta in cui ho visto la sua illustrazione. Non ricordo il suo nome ma le informazioni generali sì: avrei dovuto prevederlo, date le circostanze.
    Mi accorgo della sua presenza solo quando mi ha ormai caricata: il suo non è certo un passo felpato ed è forse proprio questo che mi salva, tuttavia sembra veloce ed anche forte. Non deve avvicinarsi. Lo fisso ancora una volta pietrificata dalla paura ma stavolta c'è in gioco qualcosa di diverso: non commetto due volte lo stesso sbaglio, ne va proprio del mio orgoglio. Indietreggio di un passo, con cautela; le sopracciglia, prima corrugate, si sollevano mentre gli occhi si spalancano. L'effetto del Wingardium Leviosa finisce nell'esatto momento in cui il mio braccio avvolge il corpo morbido del Mooncalf e lo stringo a me; con la bacchetta ancora in pugno ho la giusta prontezza per pronunciare un « Rictusempra! » rivolto alla new entry del labirinto. Il fascio di luce che nasce dalla punta del mio catalizzatore lo colpisce in pieno petto: aveva appena saltato. Lo vedo volare all'indietro e ricadere sulla schiena, dopo un paio di capriole, disturbato e distratto da un solletico invisibile e continuo. Ricomincio a respirare avida e incontro brevemente lo sguardo del Grifondoro. Senza proferire parola, iniziamo una corsa semi-disperata verso un'uscita che sembra lontana più che mai. Non ho mai usato il rictusempra prima d'ora e non ho idea di quanto duri il suo effetto: spero abbastanza da permetterci di uscire senza intoppi o, quanto meno, di costruire una netta distanza. Il Mooncalf, dal canto suo, piagnucola tra le mie braccia. Non credo gli convenga continuare a lamentarsi, l'alternativa allo stare con me è la morte. Vuole forse diventare la cena di bruttosaur?
    « Piangere non ti rende più leggero » è l'ultima cosa che dico prima di imboccare la curva che, fortunatamente, ci mostra l'uscita.

    ––––––
    scheda | mailbox | memo


    Victoria Crain, terzo anno serpeverde

    Dopo aver discusso con Yuki e manifestato il suo fuoco - stavolta senza incendi indesiderati - si trova faccia a faccia con l'Hodag (di cui non ricorda il nome ma le caratteristiche principali, avendolo collegato ad un bulbasaur uscito male è stato facile) che la carica per assicurarsi la cena. Pietrificata una volta è sufficiente: a questo giro, scottata un po' da tutto, mette il mooncalf sotto braccio e colpisce l'hodag con un rictusempra. Non sa quanto durerà il suo effetto per questo corre in cerca dell'uscita, che finalmente trova.
     
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    Un rompicapo è un passatempo che consiste in un problema o in un enigma che mette alla prova l'ingegno di chi è chiamato a risolverlo. Aiden, insieme al Sig.Depp, si era spesso cimentato nella risoluzione di questi enigmi. Uscire da un labirinto, in un certo senso, rientrava all'interno di questa categoria. Non avendo potuto vivere in prima persona questa incredibile esperienza, Aiden aveva letto libri di persone che lo avevano fatto. Il suo preferito era il racconto di Teseo e il Minotauro. «No mai, tu?» Guardò Kynthia con la coda dell'occhio. Nel mentre, poggiò la mano contro la parte e porse quella libera alla grifondoro affinché la stringesse. Per qualche istante non disse nulla, si limitò ad osservare la mano che aveva teso verso di lei. Declinò poi l'invito e si mise davanti a lui. Aiden annuì con un cenno del capo alle sue parole e, insieme, cominciarono ad avanzare.
    Dopo essersi liberati del primo ostacolo, il Tranello del Diavolo, e aver migliorato la loro visione notturna grazie ad un incantesimo scagliato da Kynthia, finalmente giunsero al centro del labirinto. Di fronte ad un enorme masso c'era il Mooncalf che stavano cercando. L'animale in questione era stato ingannato dalle proiezioni prodotte dall'incanto Imaginem e, adesso, si dimenava a mezz'aria.. «Forse sì, aspetta che controllo.» Infilò le mani nelle tasche della giacca della divisa e, per sua fortuna, vi trovò una caramella a limone in quella destra. La aprì e la offrì al Mooncalf che, cauto, avvicinò il muso alla sua mano. Annusò il cibo offerto, lo mangiò e, finalmente, smise di dimenarsi. Aveva capito che non gli avrebbero fatto del male. «Possiamo andare.» Meccanico si rivolse alla sua partner. . «Reducio.» Rimpicciolì il Mooncalf e lo prese in braccio con delicatezza. Insieme a Kynthia, si accinse a fare il percorso a ritroso. Le scarpe affondavano nel terreno, l'aria era umida e la sua mente continuava a dirgli che c'era qualcosa c'era qualcosa che non andava. Il piccoletto che aveva tra le braccia era irrequieto. Perché era così agitato? Di cosa aveva paura? «Che tu sappia, i Mooncalf sono sensibili al pericolo?»In natura, alcuni animali riescono a percepire un pericolo imminente prima degli umani grazie ai loro sensi più sviluppati. Per i suoi simili, i Mooncalf erano creature stupide; di conseguenza, non dotate delle sopracitate abilità. Aiden, tuttavia, avrebbe voluto dissentire, ma non aveva alcuna prova a sostegno della sua tesi. Non ne aveva neanche adesso che, davanti a loro, era apparso un Hodag. Era stato un caso? Oppure il Mooncalf aveva percepito, già da prima, il precursore di quell'imminente pericolo? Quella creatura con la testa di un rospo e i grandi occhi rossi, fissava con insistenza l'animale che aveva tra le braccia. Aiden fece un passo indietro, non gli avrebbe permesso di ucciderlo. Non ebbe neanche il tempo di formulare quel pensiero che l'Hodag prese ad avanzare ad una velocità impressionante verso il Mooncalf. «Serpensortia.» Pronunciò quella formula tre volte con voce atona. I quattro lunghi serpenti neri caddero pesantemente a terra e si rizzarono, pronti a colpire. Circondarono l'Hodag che, sentendosi minacciato, si scagliò contro uno dei serpenti, uccidendolo davanti ai suoi occhi. Uno dei suoi amici non era sopravvissuto. Il suo cadavere giaceva lì, inerme, mentre gli altri due serpenti sibilavano ricolmi di rabbia. Quel sentimento si stava impossessando anche di lui. Questa emozione la conosco bene. L'ho provata quando Nick ha ucciso con un sasso un serpente appena nato. Cosa ho fatto allora? Ah sì, è successo quello spiacevole incidente. «Engorgio.» Le dimensioni degli altri due serpenti aumentarono notevolmente. Stese le labbra in una linea sottile e, quasi come se i serpenti avessero intuito le sue intenzioni, presero ad attaccare la creatura attaccare fino alla morte. Non seppe se furono i serpenti se ucciderlo visto che Kynthia intervenne. Scosse il capo, avevano un compito da portare a termine e lui, stupidamente, si era lasciato quasi dominare dalla rabbia nel momento meno opportuno. Avrebbe voluto fermarsi qualche attimo per analizzare quella emozione. A cosa era dovuta? Perché diventava quasi un'altra persona durante i suoi scatti d'ira? I suoi genitori biologici avrebbero saputo rispondergli? Quelle erano le domande che gli ronzavano in testa mentre, insieme a Kynthia e con ancora il Mooncalf tra le braccia, si allontanava a grandi falcate dall'Hodag - che sperò essere morto - dirigendosi dall'altro lato del labirinto dove, calcolò, dovesse esserci l'uscita. Dentro era ancora un po' scombussolato per ciò che aveva provato in quei brevi attimi, ma non lo diede a vedere. Il Sig.Depp gli aveva detto di mostrare il suo lato peggiore solo a persone di cui si fidava. Esistono persone del genere? Non lo so. Aiden era alquanto diffidente nei confronti dei suoi simili. Voleva studiarli, farci amicizia e condividere con loro esperienze memorabili, ma i giorni che aveva trascorso in orfanotrofio lo avevano segnato. «Siamo una bella squadra, non trovi?» Sorrise in modo strano alla grifondoro mentre accarezzava il capo del Mooncalf che, finalmente, aveva smesso di tremare. Adesso tutto ciò che gli restava da fare era consegnarlo alla docente, dopodiché sarebbe potuto tornare da Lilith per raccontargli della sua giornata, come aveva sempre fatto da quando era diventata sua amica, anche se non poteva rispondergli. O sì? Ultimamente sentiva delle voci quando era con i serpenti. Sapeva a cosa era dovuto ma avrebbe dovuto approfondire la questione.«»



    Aiden Walker, III anno, serperverde
    Interagisce con Ky. Dà una caramella al Mooncalf che si calma, lo prende in braccio e con Ky cercano l'uscita. Appare l'Hodag e Aiden fa apparire tre serpenti pronunciando ripetutamente l'incanto Serpensortia e poi engorgio per rendere i due rimasti più grandi. Ky interviene e dopo si dirigono insieme verso l'uscita.


    Edited by Aiden; - 31/1/2024, 16:43
     
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    “Nemmeno, prima volta” insomma una coppia di inesperti alle presi con cose lette solo nei libri fantasy o al massimo di mitologia, che alla fine è praticamente la stessa cosa. Nonostante sia la prima volta per entrambi però, riusciamo a cavarcela secondo me dignitosamente. Mi sembra che si sia creata una certa collaborazione tra me ed il serpeverde, il che mi ha reso il lavoro decisamente più lineare e meno complesso. Quindi dandoci una mano a vicenda, arriviamo finalmente al cuore del labirinto, al cospetto del mooncalf a cui tendiamo fondamentalmente un agguato. Approfitto del suo momento di distrazione in cui è occupato ad avere i flash del Vietnam e arrivo con un incantesimo alle sue spalle. Missione quasi compiuta “ottimo! Speriamo basti a calmarlo un po'” l'intenzione sarebbe prima quella di comprare la fiducia del mooncalf con la caramella, e poi procedere con tutta calma alla ricerca dell'uscita. Si spera almeno. Comunque un minimo la caramella lo fa, lui si calma e Aiden si preoccupa di prendere in braccio la creatura nonostante questa chiaramente si agiti ancora un po'. Però gestibile, bene così “sì possiamo andare... mi chiedo verso dove però" non vedo archi o passaggi vicino a noi, probabilmente saremo costretti a trovare l'uscita attraversando di nuovo il labirinto “cavolo, quanta fatica che ci costi!" mi riferisco al mooncalf dagli occhioni giganti che ogni tanto si agita e ogni tanto pare spegnersi quando guarda in direzione della luna. Beh, ci basta che faccia il bravo ancora per un po'.
    L'aria è densa, la terra umida e tutto troppo silenzioso. A meno fino alla domanda di Aiden “non saprei... sono anche delle prede però, magari hanno un'innato spirito di sopravivvenza. Perchè me lo chiedi?” c'era un motivo nello specifico? Il piccoletto faceva versi strani? Istintivamente prendo a guardarmi intorno e presto capisco il motivo della domanda. Lo sapevo che era una cazzo di arena, lo sapevo che c'era la fregatura! La faccia della Lancaster urla "vi odio" da ogni poro, sembrava troppo facile lasciarci andare così. Eccolo là, il predatore naturale dei mooncalf, un'orribile Hodag che sembra frutto di uno di quegli esperimenti dove si combinano parti di animali diverse. Brutto davvero. La prima cosa che adocchia è la sua cena: il mooncalf tra le braccia di Aiden rivolge a sua volta lo sguardo all'altra creatura, giustamente terrorizzato “merda” succede tutto in quella che mi sembra una frazione di secondo: l'hodag abbassa la testa e carica occhi-del-cuore (il mooncalf, per intenderci) come fosse un ariete impazzito e quest'ultimo inizia a dimenarsi più agitato che mai “petrificus totalus!” ci serve fermo. Ancora qualche attimo e si sarebbe svincolato dalla presa del serpeverde andando incontro a morte certa. Intanto il mio incantesimo si sovrappone a quello di Aiden, che fa spuntare tre serpenti dalla bacchetta. C'è uno strano momento in cui mi sembra che i serpenti siano molto più interessati al mi compagno piuttosto che all'hodag, ma non ho sicuramente il tempo di indagare. Indietreggio, mi volto e la Lancaster si dimostra essere anche abbastanza simpatica “l'uscita, da questa parte!” mi muovo verso l'arco e urlo in direzione di Aiden che però non sembra sentirmi “Aiden che cazzo fai, muoviti!” niente. Sembra immobilizzato. E l'hodag sembra aver iniziato a farsi strada verso di lui. È con uno scatto veloce, quasi un salto, che mi frappongo fra Aiden e la creatura incazzata “incendio!” mi viene spontaneo richiamate quell'incantesimo, forse il rapporto tra me e il fuoco sta davvero cambiando. Infatti l'incantesimo è subito responsivo: una una luminosa e vivida fiammata momentanea, si scaglia davanti a noi facendo indietreggiare l'hodag che sembra anche essere stato ferito dal fuoco. Non riesco bene a vedere oltre le fiamme, so solo che adesso mi sembra più incazzato di prima. Solo allora mi ricordo del sacchetto di buiopesto che ho ancora in tasca. Beh, quale migliore occasione. La lancio davanti a me, quasi in faccia all'hodag. Questo ci servirà per guadagnare un po' di tempo. Strattono il braccio di Aiden, me lo tiro così che mi segua verso l'arco apparso poco prima. Sento i versi dell'hodag ferito che nonostante tutto, continua a provare a farsi strada nella coltre di fumo nero che ci fa da muro. Prendo a correre in direzione del varco, i versi dell'animale si fanno sempre più lontani e non sembra che ci stia anfora dietro. Forse sta morendo? Quei serpenti erano parecchio aggressivi... Non importa, ci bastano le ultime falcate per uscire definitivamente dal labirinto e lasciarci il resto alle spalle. Prendo aria e, appena mi volto in direzione del mooncalf, casto un finite che lo libera dal mio incantesimo. Ed eccolo di nuovo qua, il tremante animaletto ritorna a tremare in libertà. Sano e salvo “sì, una bella squadra” guardo la strana espressione di Aiden e ripenso al quel blocco momentaneo che ha avuto poco prima “ma cos"è successo poco fa?” la professoressa ci raggiunge subito dopo, quindi non so se Aiden abbia sentito la mia domanda o se mi risponderà mai. Fosse successo ad un'altra persona non mi sarei stupita, ma Aiden? Il meccanico Aiden immobilizzato davanti ad un hodag, questo si che è davvero insolito.







    Kynthia Lloyd, grifondoro, quarto anno.

    Quando l'hodag si palesa, lancia un petrifucus totalus sul mooncalf che si dimena rischiando di riuscire a liberarsi dalla presa di Aiden. Prima usa un incendio (i dettagli citati sull'incanto sono dovuti al fatto che Kynthia è un elementalista di fuoco) per allontanare l'hodag, probabilmente ferendolo nel tentativo. Poi usa la buiopesto per aiutare Aiden che sta per essere attaccato dalla creatura e inizia a correre a tutta birra verso l'uscita. Fuori dal labirinto, usa un finite per liberare il mooncalf dal petrifucus.
    Interagito con Aiden, claro.
     
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    Oh I, I just died in your arms tonight
    It must have been something you said


    Ero irato, furibondo. Non solo perché la mia compagna non riusciva a ricordare il mio nome, un semplice gesto di rispetto e cortesia, ma ora anche perché, nonostante avessi rischiato la mia vita per salvarla poco prima, non sembrava darmene il minimo credito.
    E ad essere sinceri, in un contesto leggermente diverso, non me ne sarebbe fregato minimamente. D'altronde lo avevo fatto perché era ciò che era giusto da fare, non Perché mi aspettassi un qualche tipo di riconoscimento da quell'azione. Ma era bastata una sua risposta per mandarmi su tutte le furie.

    Se osi intralciarmi ancora ci saranno conseguenze

    Se osi Intralciarmi ci saranno conseguenze. Solo ripetere quella frase faceva ribollire furiosamente il sangue nelle mie vene e urtare i miei nervi.
    Digrignai i denti, infastidito. Ogni battito del cuore, un martello nella mia testa che mi ricordava il mio sdegno nei confronti della mia compagna. Era come se ogni movimento, ogni respiro, portasse con sé un carico di tensione che minacciava di esplodere da un momento all'altro. Stavo perdendo il controllo sulle mie emozioni, di nuovo. Ma almeno questa volta ne ero consapevole.

    Senza di me non saresti nemmeno qui per poterti lamentare, dovresti fare come la tua compagna ed essere più gentile

    Il cenno alla compagna era ovviamente riferito a Rain che, nonostante tutte le cattive voci a riguardo e il fatto di essere una Serpeverde, si era comportata in maniera decisamente più rispettosa di lei.
    Sputare quella frase, piena di veleno, mi fece sentire decisamente meglio sul momento. Sicuramente più contento.
    Eppure, nonostante la rabbia che lentamente andava via scemando, c'era anche una vaga sensazione di tristezza a cui ancora non avevo dato un significato.


    Ignorata la sua legittima risposta, tornai anche io sul focus principale della lezione. Recuperare quello sgorbio e fuggire.
    Facile a dirsi, ovviamente molto meno facile che a farsi.
    Individuato e "catturato" il Moonclaf, ovviamente senza l'ausilio del panino, sbucò dal nulla una nuova bestia.
    Un animale con la testa simile a quella di un rospo, con corna di bue, occhi luminosi e denti aguzzi dal corpo grosso e tozzo, con zampe artigliate e una coda robusta. Tipo un drago che non ci ha creduto tanto.
    La professoressa Lancaster dall'alto ci informò della novità, come se fosse stato necessario, e di come dovessimo fuggire con il Moonclaf da portare in salvo.

    Le bestia incrocia i suoi occhi verso di noi, caricandoci. Mi voltai verso Victoria, che ora portava tra le braccia la creatura da salvare e che probabilmente il finto drago lucertola bramava. In un contesto diverso, uno in cui ero a conoscenza del predatore di tale creatura, avrei agito come con l'occamy. Un semplice incantesimo come Imaginem risultava essere molto efficace con bestie dalla mente semplice, ma in questo caso risultava impossibile agire come desiderato. Un brivido di timore mi attraversò la schiena. Non sapevo come agire.
    La determinazione , il fuoco, nei suoi occhi era diverso. E così, con un gesto elegante e potente, la Serpeverde puntò la sua bacchetta verso la creatura e l'incantesimo si materializzò, scagliandosi contro la bestia con una forza che mi lasciò senza fiato.
    Questa volta è lei a voltarsi verso di me e bastò quel piccolo contatto per metterci, per il momento, sulla stessa linea di pensiero: Scappare.
    Corsi senza sosta, attraversando le tenebre fitte del labirinto, evitando qualche buca ma non i rami penzolanti che mi procurarono qualche taglietto sul viso. Una corsa casuale, senza un reale obbiettivo, ma con la speranza di incontrare l'uscita. E questo fu, Una fortuna.
    Trovata l'uscita uscimmo di corsa, fiondandoci nuovamente in una dimensione in cui non era più mezzanotte e la luna non splendeva alto in cielo.



    Yuki
    Rhodes


    gryffindor - half japanese - 16yo

    i want a raccoon


    Yuki Rhodes, terzo anno Grifondoro.

    Fa lo stronzo con Victoria, ma crede di essere nel giusto. È scazzato perché, oltre a non essersi ricordata il suo nome, lo "tratta male" non riconoscendo i suoi sforzi che poco prima le hanno salvato la vita.
    Quando appare l'Hodag rimane impressionato dalla forza e dalla determina di Victoria che lo spazza via con un incantesimo e si mette a correre con lei verso l'uscita
     
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    Eveleen Lancaster | Professoressa


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    Doveva ammetterlo, era stato difficile decidere dove tenere la sua lezione, se in un ambiente creato per l'occasione o se svolgerla direttamente nella Foresta Proibita, con le sue creature, la sua vegetazione, i suoi pericoli e i suoi trabocchetti. Così come non era stato semplice decidere se piegarsi o meno davanti alle preoccupazioni parentali che non avrebbero mai voluto vedere i propri “bambini speciali”messi in pericolo. In quel momento, mentre sorvolava il labirinto osservando i ragazzi in azione, arrivò alla conclusione che mai scelte furono più azzeccate, dubitando sarebbero mai riusciti a cavarsela in un vero ambiente fatto di mille veri pericoli. Non erano in grado di organizzarsi tra loro, collaboravano a fatica ed era raro che utilizzassero la testa. Storse il naso davanti alla prima coppia e a quella che aveva tutta l'aria di essere una caramella, ringraziando Merlino che fosse solo un animaletto illusorio e di non dover passare le ore successive con qualche magizoologo ma, a parte quello, i due sembravano procedere abbastanza bene. Un vero peccato non essersi portata dietro dei popcorn per intrattenersi mentre assisteva agli scontri ma, si sapeva, una parvenza di interesse doveva essere mantenuta. Una cosa, tuttavia, la colpì più di altre: lei aveva detto loro di bloccarlo, ostacolarlo, magari raggirarlo, non credeva che avrebbero puntato alla morte della creatura. Anche in questo caso, la scelta di utilizzare delle illusioni risultò quella giusta, non poteva certo utilizzare creature reali come vittime sacrificali. Quelle, sarebbero dovute essere gli studenti, al massimo.
    -Curiosa la scelta dei serpenti- si rivolse direttamente al biondino una volta smontata dalla scopa una volta che furono fuori -E ottimi riflessi- questa volta guardò la sua compagna rosso-oro -Ma a che serve salvare il Mooncalf da un predatore, se poi me lo dovete intossicare con dei dolci?- un sopracciglio si sollevò mentre lo sguardo balzava da uno all'altra senza aspettarsi davvero una risposta. Con uno schiaffo sul sederone, il Mooncalf venne spedito di nuovo all'interno dell'arena e, non appena si librò di nuovo in volo, l'Hodag venne fatto sparire per preparare il campo alla coppia successiva.
    Divertente osservare la coppia del momento battibeccare come una vecchia coppia sposata, o lo sarebbe stato se la Lancaster avesse avuto senso dell'umorismo. Invece, osservandoli discutere tra loro, riusciva solo ad alzare gli occhi al cielo a minuti alterni, riuscendo in ogni caso ad apprezzare la Serpeverde che prendeva una posizione, facendosi strada a suon di incantesimi e lasciando che il pavido Grifondoro si limitasse a seguire la strada da lei spianata. Un ottimo recupero rispetto la prima prova
    -Davvero? Ascoltate la musica in un ambiente che non conoscete e limitando l'utilizzo di uno dei pochi sensi che potete sfruttare in caso di pericolo?- che mossa da idioti. La volta successiva avrebbe scelto qualcosa di più subdolo e meno rumoroso di un Hodag solo per dare loro una dimostrazione pratica, sembrava che ne andassero pazzi -Comunque, molto meglio che nella prima prova, signorina Crain- si voltò quindi verso il signor Asia, sollevando le sopracciglia e soppesandolo con sguardo gelido. Dov'era il ragazzo della prima prova? Quello con i riflessi pronti e un briciolo di inventiva. Che tipo di decadimento cerebrale aveva subito per passare da un'azione brillante a mangiarsi l'esca e seguire la compagna come un cagnolino? -Peccato- solo l'ennesima delusione della giornata. Ancora una volta, il cacciatore venne fatto sparire e il vitello venne fatto entrare di nuovo nel labirinto. Coppia dopo coppia, il rituale era sempre lo stesso ma, finalmente, venne la volta dell'ultima. Dall'alto della sua posizione osservò le ultime due ragazze imbarcarsi nella semplice impresa, anche loro intente a parlare e battibeccare come altre. Tanto valeva lanciarsi un incantesimo e aumentare il volume della voce, possibile che nessuno di loro fosse mai andato a caccia? Che diavolo insegnavano loro i propri genitori? Non c'erano più gli hobby di una volta. Tuttavia, contro ogni pronostico, riuscirono a collaborare discretamente e ad aiutarsi nella divisione dei compiti fino a quando, di nuovo, l'attenzione della professoressa venne attirata da una delle due e dal suo muro di fuoco che, anche in questo caso, investì il povero Hodag che aveva l'unica colpa di seguire la sua natura, rischiando di colpire anche la stessa insegnante che si era avvicinata vedendo la Johnson in difficoltà. Quanti studenti violenti e interessanti. Si passò la lingua tra i denti affascinata da quel potere e scese, per l'ultima volta a terra
    -Al di la dello spettacolo pietoso del vostro balletto- non poteva credere di aver assistito ad una scena del genere, non avrebbe scommesso uno zellino che qualcuno avrebbe potuto fare una cosa del genere -Non riesco a dire se sia stata una scelta geniale o terribilmente stupida. Non mi capita spesso di rimanere senza parole- di sicuro era rimasta disturbata dalla vista delle loro movenze legnose. Guardando i lati positivi, avevano finalmente terminato
    -Disorganizzati. Chiassosi. Lenti. Presi più dalle chiacchiere che dal motivo per cui eravate li- il capo si mosse lentamente da destra a sinistra e viceversa un paio di volte, a sottolineare la delusione generale della professoressa -Ma devo dire che sono sorpresa di come alcuni di voi non si farebbero problemi ad uccidere una creatura per salvarne un'altra- l'arco alle sue spalle si aprì di nuovo e, finalmente, l'Hodag uscì alla luce del sole reale, mostrandosi in tutta la sua bitorzoluta bellezza. Con quello che sembrò un ringhio basso e gutturale, si avvicinò agli studenti pronto a spiccare il balzo, quando scomparve con uno schiocco di dita della Lancaster -Beh? Credevate davvero che mi fidassi di voi e delle vostre capacità a tal punto da lasciarvi interagire con creature reali?- dietro di lui, il muso del Mooncalf che faceva capolino dal labirinto subì la stessa sorte, svanendo alla vista una volta per tutte. Osservò l'ora dall'orologio che aveva al polso e, passando lo sguardo sugli studenti un'ultima volta, si portò le mani sui fianchi -Abbiamo finito. Per la prossima settimana voglio una relazione su quelli che secondo voi sono i migliori incantesimi difensivi che potrebbero tornarvi utili contro creature violente senza che questi feriscano le creature stesse, potete farcela. E ora liberatemi dalla vostra vista- con un gesto della mano li invitò ad andarsene. Poteva tornare a rilassarsi.



    Lezione terminata. Andate in pace.

    In on la prof vi assegna un compito, che chiaramente non dovrete fare davvero in off. Ve prego.
    Grazie a tutti per aver partecipato, ve se ama! A breve pubblicherò i voti
     
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30 replies since 2/1/2024, 10:12   875 views
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