Kynthia Lloyd

Mio nonno rimase molto sorpreso quando mia madre tornò a casa con Oliver Lloyd, un alto ragazzo biondo cenere, pacato (almeno in apparenza) che aveva conosciuto durante uno dei suoi viaggi a Londra per provare a vendere qualche quadro. In effetti aveva funzionato: funzionò così bene che Londra divenne la sua casa e Oliver Lloyd, mio padre. Non sono una persona sentimentale, ma quando rivedo le foto, non posso fare a meno di pensare che fossero davvero carini insieme, una di quelle coppie che pensi resterà unita per sempre. In verità, non è stato così: mia madre non riusciva più a sostenere le stranezze di mio padre e la sua lontananza da casa e sembrava quasi che dovesse fare a gara con i draghi per ricevere qualche attenzione in più. Per DRAGHI in questo caso, intendo dei draghi veri; le differenze tra mia madre e mio padre non si limitavano all’aspetto caratteriale - quella era una di quella differenze che compensava il carattere dell’uno o dell’altro- ma fu un incontro/scontro tra due mondi: quello comunemente conosciuto e quello della magia. Quando la differenza è di questo tipo, le discrepanze iniziano a pesare: mia madre inizialmente accolse la cosa con l’entusiasmo di un bambino che scopre una nuova dimensione e pensava, con molto ottimismo, che avrebbe potuto far coincidere le loro nature così differenti. A riempire e complicare le loro giornate, arrivai poi io, la notte tra il 23 e il 24 luglio, la loro unica figlia: mia madre non ne volle sapere per il nome, doveva essere originario della sua terra e sinceramente penso che così facendo mi abbia trasmesso anche qualche sua caratteristica. Mio padre non lo vedevo spesso, ma non per questo non ho costruito un buon rapporto, anzi, per sua fortuna rimasi subito affascinata dalla magia vedendola come una cosa del tutto normale. lui era così felice, che un giorno decise di portarmi a vedere dei "cuccioli" di drago nati da poco. Purtroppo uno di loro mi balzò addosso, ferendomi al braccio. Mamma rimase molto più sconvolta da quell’evento di quando non fossi io e a quel punto, dopo aver sopportato una serie di compromessi, decise che era il momento di smetterla ed iniziare a vivere una vita da persone normali. Avevano deciso in comune accordo di non coinvolgere troppo le rispettive famiglie, in particolare quella di mio padre che fin dal principio non aveva accolto di buon grado il loro rapporto; quando finì la loro reazione, i nonni ripresero mio padre con un freddo “noi ti avevamo avvisato”. Quanto a me, non la presi benissimo, ci misi un po’ a perdonare il gesto di mia madre perché lei non poteva comprendere: avevo 9 anni e scappai addirittura di casa per raggiungere papà. Venni ritrovata appena 2 ore dopo.
Il fratello di mia madre, zio Ethan - questo era il nome che aveva quando venne adottato da bambino - fu quello che prese peggio di tutti questa unione. Non mi è mai piaciuto, è sempre stato terribilmente possessivo nei confronti di mamma... quel tipo di possessività del tutto ingiustificabile da parte di un fratello, anche se non di sangue. Quando papà si trasferì in Scozia allontanandosi ancora di più da me e mia madre, si impose in casa nostra con la scusa di volersi prendere cura di noi e segnando così l'inizio del mio declino e non solo: fu l’unico che riuscì a spegnere la luce di mia madre che di conseguenza, ripose al loro posto i pennelli ed iniziò a lavorare presso una galleria d’arte come organizzatrice di mostre. Per quanto riguarda me invece, senza troppi giri di parole, diventai violenta quando iniziai a manifestare i primi segni di magia: avevo sperato di non averla ereditata e così iniziai a sopprimerla pur di tentare di condurre una vita assolutamente normale. Comunque il culmine lo raggiunsi una sera in cui li sorpresi a litigare, accadde qualche mese fa: stavo rientrando da scuola quando al mio solito “sono a casa” non ricevetti risposta. In cambiò, sentì delle voci che discutevano animatamente provenire dalla cucina. Origliai, lui le stava mettendo le mani addosso. Le rinfacciava di aver abbandonato la Grecia per un inglese strambo e fallito, avrebbe dovuto scegliere lui che le era sempre stato vicino, che era normale, che non l’avrebbe abbandonata neanche per un secondo. Insieme a tutta una serie di insinuazioni su di me. Cazzate. La tirò violentemente verso di sé ancora una volta mentre mia madre gli urlava di tacere e tentava di difendersi. Non ci ho pensato due volte: non sapevo precisamente cosa avrei fatto ma stare lì a guardare, mai. Uscì dall’angolo dietro cui guardavo la scena, rossa di rabbia e con i sensi offuscati. Urlai di lasciarla stare e lui rise. Lo dissi una seconda volta, gli dissi di tacere. Ancora una volta, rise. Mia madre non ebbe nemmeno il tempo di provare a difendermi che si ritrovò per terra. Non ci vidi più, letteralmente: la mia vista si annebbiò, strinsi i pugni, le luci iniziarono a tremare i bicchieri sul tavolo esplosero e alcune schegge si fiondarono a tutta velocità su Ethan. Riuscì a parare con le mani gran parte del viso ma un paio di schegge gli si conficcarono violentemente sulle gambe facendogli cacciare un urlo di dolore. Provò ad avventarsi su di me, ma finì schiena al muro. Il mio nome fu l'ultime cose che sentì prima di svenire. Al mio risveglio, mi trovavo distesa sul letto della mia stanza e sul ciglio della porta, entrambi i miei genitori che discutevano su ciò che era appena successo. Mio padre non la smetteva di colpevolizzarsi, era così agitato che si prendeva colpe neanche sue. Ricordo che avevo ancora un mal di testa bestiale. Emisi un lamento e si accorsero che mi ero svegliata. Sono stata costretta a dirgli che quella non era la prima stranezza che avevo fatto e che ormai da qualche anno se mi innervosivo avvenivano cose particolari, difficili da nascondere. Alcune cose erano talmente grandi da non poter essere nascoste, ma sia i miei genitori che quei due psicologi a cui mi avevano indirizzata, avevano attribuito tutto ad un problema comportamentale... insomma, una ragazza rabbiosa e a tratti violenta che per ovviare al problema aveva cambiato più scuole facendosi una nomina non proprio carina. Avevo sempre evitato di dire tutti i piccoli episodi sparsi però, nel vano tentativo di minimizzare la cosa. Sapevo che mi avrebbero mandata ad Hogwarts e in questo modo come avrei potuto vegliare su mia madre? Quindi ho continuato a frequentare una scuola comune e i miei genitori, incredibilmente e quasi stupidamente, hanno continuato a credere che non avessi ereditato alcun potere… fino ad oggi, al giorno in cui la goccia ha fatto traboccare il vaso.

- 2021 -

Avrei preferito che i miei genitori mi avessero sempre creduta una persona senza poteri magici, così forse oggi mia madre non sarebbe stata uccisa senza un apparente motivo e io non starei lottando per capire chi l'ha uccisa.

PV: Alba Baptista