Lezione di Cura delle Creature Magiche A.S. 2023/2024

Ammessi tutti gli studenti fino al IV anno

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    Eveleen Lancaster | Professoressa


    Perché avesse accettato quell'infausto compito, non era ancora sicura di averlo inteso del tutto. Soldi facili, ai quali non avrebbe mai detto di no salvo per giusta causa, e non di meno la possibilità di dare uno sguardo alle nuove menti, la futura generazione che avrebbe preso in mano il destino del mondo magico inglese e, magari, qualche brillante personalità che avrebbe potuto appoggiare la causa in cui credeva. Tempo perso, in sostanza. Delusioni su delusioni, era partita con la giusta carica e le giuste motivazioni, ma tutto si era infranto al suolo in meno di una settimana, dopo aver visto in che condizioni vertevano quei giovani, spocchiosi, allievi. Idioti, incapaci, fastidiose pulci inette che non sapevano nemmeno quanto erano lunghe. Ogni minuto sprecato con quei ragazzini non era che un minuto perso che avrebbe speso più che volentieri in qualche hobby anche se meno proficuo: fare l'uncinetto, leggere un buon libro, o torturare e piegare i filo-babbani, la vergogna dei maghi. Invece no, l'ennesima rottura di cazzo che non le avrebbe creato altro che stress e giramenti vari ed eventuali. Con l'aiuto del catalizzatore, piantò a terra un cartello che avrebbe dovuto guidare i ragazzini verso il punto in cui si sarebbe svolta la lezione, aveva bisogno di un posto ben più ampio, ben più protetto, ben più contenuto, per svolgere quella lezione che sarebbe dovuta essere diversa dalle ultime che aveva tenuto. Non potevano sbagliare, superata la capanna del guardiacaccia avrebbero dovuto mantenere il sentiero fino ad imbattersi, infine, in un grosso recinto le cui mura erano alte siepi incantate dietro cui non era possibile vedere nulla per quanto alte fossero. A prova di imbecilli, insomma, ma se qualcuno si fosse perso nel tragitto non si sarebbe nemmeno sorpresa più di tanto.
    “A cuccia. Non entrare!” recitava il secondo cartello piantato a fianco dell'entrata del recinto. Quasi ci sperò che qualcuno disubbidisse all'ordine scritto, le sue urla sarebbero potute servire agli altri come monito e, la Lancaster, si sarebbe potuta intrattenere con qualche risata sbarazzina, peccato solo per le possibili lamentele di qualche genitore che avrebbe avuto da ridire, soprattutto perché non sarebbero state le creature a farli urlare. Senza attendere oltre, varcò l'ingresso incantato, oltre il quale non era possibile osservare il contenuto, e vi rimase il tempo necessario per constatare che tutto fosse pronto e che i marmocchi arrivassero a destinazione. Le udiva bene quelle vocette stridule e divertite, poco alla volta aumentarono di numero e, con esso, anche di volume, facendole intendere che il tempo fosse ormai giunto e che sarebbe dovuta uscire dal suo momentaneo nascondiglio.
    Sj7A0
    -Silenzio- attraversò di nuovo il fumoso ingresso, in quel caso uscita, e palesò la sua presenza agli studenti -Buongiorno- merde, accennò un sorriso, che apparve più come un ghigno distorto, ma che nessuno dicesse che non si stesse sforzando a mantenere un barlume di apparenza. Un peccato che White non le avesse mai dato il permesso di organizzare uno scontro faccia a faccia con un drago, sarebbe stato molto più divertente. Almeno per lei.
    -Come avrete potuto notare, almeno lo spero per voi, oggi faremo una lezione un tantino diversa- avevano passato gli ultimi incontri a concentrarsi soprattutto sulla teoria e sullo studio di creature che avrebbero incontrato proprio quel giorno ma, dopo tanto studiare, era anche giusto avere una dimostrazione pratica di ciò che avevano imparato, tanto per capire se avessero appreso qualcosa o se fosse stato tempo buttato come temeva -So che a molti di voi non interessano le creature, che pensate che non per forza vi capiterà di averci a che fare, che magari non scegliereste mai un lavoro che vi porti ad incontrarle, ma rimarreste stupiti nello scoprire quante volte vi capiterà proprio il contrario- afferrò la sedia che si era portata per l'occasione, voltandola, e sedendovisi a cavalcioni poggiando le braccia sullo schienale -Prima di venire ad Hogwarts ero una spezzaincantesimi, lo sono ancora, e all'inizio non credevo avrei mai avuto problemi con loro, e invece..- allungò il collo così che tutti potessero notare l'antiestetica cicatrice che dal mento arrivava fino alla clavicola destra -Questo mi porta alla prima domanda, niente che trovereste sui libri, solo un vostro parere personale: cosa fareste nel caso in cui, magari domani, vi trovaste davanti ad una creatura magica e potenzialmente pericolosa?- li osservò con il suo solito sguardo serio e glaciale, attendendo che qualche mente eccelsa facesse capolino, magari passata inosservata fino quel momento. All'inizio le piacevano le creature, le trovava affascinanti e per certi versi persino utili ma, dopo anni a trovarsele contro nelle situazioni più impensabili, le aveva prese per quello che erano, bestie infimi senza raziocinio che si sarebbe divertita a fare esplodere. E spesso lo faceva. Ma non ad Hogwarts, li avrebbe dovuto mantenere il sangue freddo e addirittura parlarne, la beffa.
    -Ma veniamo al motivo per cui siete qui, non fatemi pentire di tutte le lezioni teoriche che abbiamo tenuto fino ad oggi- meglio per voi che sia così -Cosa sapete dirmi degli Occamy? Graziosi, non trovate?- rimase seduta, immobile, iniziando già a contare i presenti e suddividendoli nella sua mente per prepararsi al giochetto che aveva deciso di organizzare. Magari si sarebbe divertita.



    HOLA! Ben arrivati. La lezione è ambientata al mattino, è l'ultima lezione prima del pranzo, così sarete belli carichini. Non si terrà nel solito posto a cui gli studenti sono abituati, ma molto più avanti, e lo capiranno grazie ad un cartello che indicherà loro la strada. Una volta arrivati sul posto, noteranno un muro fatto di siepe oltre il quale non riusciranno a guardare, con un arco a farne da ingresso ma incantato così che non si veda cosa si trova al di la, un altro cartello vi invita a non entrare. Al vostro arrivo non troverete la professoressa ad attendervi, adeguatamente nascosta oltre la siepe, e siete liberi di dedicarvi alle vostre ciance.
    Una volta fatta la sua comparsa, vi invita al silenzio e vi mostra un ricordino che si porta dietro da uno scontro sfortunato, quindi vi fa un paio di domande, la prima libera, la seconda su un argomento che si suppone i ragazzi abbiano studiato con la stessa professoressa nelle lezioni precedenti.
    Ricordo a tutti che lo SPOILER è obbligatorio, dove andrete ad indicare nome e cognome del personaggio, anno frequentato e Casa di appartenenza, oltre ad un breve riassunto delle vostre azioni nominando i pg con cui avrete interagito. Ad ogni spoiler dimenticato verranno sottratti 10 punti alla Casa di appartenenza del pg.

    La scadenza è prevista per Martedì 9 Gennaio alle 23.59!
     
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    mike
    Avvertì una fitta a livello dello stomaco. Cazzo! Il suo volto si deformò in una smorfia di fastidio e, dopo qualche istante, si decise a muovere le stanche membra. Le lezioni mattutine l’aveva prosciugata e il desiderio di infilarsi a letto stava per prendere il sopravvento. Bella vita. Una gioia. Certo, se solo fosse stata la sua. E invece no. Si alzò dalla poltrona con fare elegante, il suo solito, mascherando la stanchezza che si portava dietro da quelle stupide vacanze natalizie, passate a destreggiarsi tra l’ansia provocata dai recenti avvenimenti e il nuovo lavoro al Wonderland. I momenti liberi erano stati veramente pochi e, ora come ora, il suo fisico iniziava a cedere. Fermarsi? Impossibile. Da quando aveva rimesso piede in quel dannato castello, si era imposta di prendere parte a ogni singola attività scolastica, in maniera tale da ricevere un’istruzione più che valida per un futuro diverso da quello che, altrimenti, l’avrebbe attesa dietro l’angolo. Una disfatta dietro l’altra. Era rimasta sola al mondo o, almeno, questo era ciò che credeva. I suoi genitori biologici le davano la caccia e di quelli adottivi non aveva alcuna notizia da troppo tempo. Strinse il pugno sinistro e avanzò verso l’uscita della Sala Comune. Distratta. Fin troppo. Tanto da non accorgersi di essere finita addosso a qualcuno. Alzò lo sguardo e lì, davanti a lei, vi era il ragazzo stralunato che da un po’ di tempo si era unito all’allegra combriccola dei Figli di Salazar. “Walker! O forse sarebbe meglio: The Walker Dead?” Vista la flemma mostrata. Lo salutò con finto entusiasmo, così da celare il suo reale stato d’animo. La folta chioma della Serpe ondeggiò e, con delicatezza, posò la mano sulla spalla del compagno, mentre con l’altra andò a sistemarsi la scarpa che sembrava volerle dare problemi. La comodità prima di tutto, soprattutto visto il luogo che avrebbe dovuto raggiungere per conoscere il destino che la Signorina Lancaster aveva in serbo per loro. Sì. L’aveva sentita nominare spesso. Aveva una vaga idea di chi fosse e quali fossero le sue mansioni a livello lavorativo ma, mai e poi mai, si sarebbe immaginata di poterla avere lì, in carne ed ossa. Forse li avrebbe messi tutti in difficoltà. Chissà. Affrontare qualche cosa di pericoloso, per Rain, sarebbe stato motivante. Sentirsi viva, giorno dopo giorno, l’aiutava a perseguire quelli che erano i suoi obiettivi e ritrovarsi immersa in qualche difficoltà non la spaventava affatto. La vita era fatta di ostacoli, in fondo. “Cura delle Creature Magiche, eh!” Affermò mentre, insieme, si apprestavano a raggiungere la zona del castello in cui si sarebbe svolta quella che aveva tutta l’aria di essere un’esercitazione vera e propria. “Ti onorerò della mia compagnia!” Scherzò ma neanche troppo, andando a stringersi nel suo mantello pesante. Gennaio. Un bel mese di merda. Il freddo pungente le tagliò la faccia non appena scostò l’uscio. Sbuffò e rimpianse immediatamente il tepore dei sotterranei che, seppur gelidi, infondevano quel senso di sicurezza una volta posizionata davanti al fuoco. Chi gliel’aveva fatto fare? Avrebbe potuto tranquillamente darsi malata, in fondo anche Nathan lo era. Stupide difese immunitarie. “Spero ne valga la pena. Ho fame!” Fece spallucce. “Mi immagino qualche cosa di interessante!” La personalità della donna, lasciava presagire per il meglio ma, in fin dei conti, non vantava una conoscenza a trecentosessanta gradi di colei che avrebbe messo in piedi chissà quale missione da cedere a loro povere vittime inconsapevoli. Camminarono svelti. I minuti scorrevano via inesorabili e arrivare in ritardo non era di sua consuetudine, anzi, la rendeva inquieta. Trascinò il compagno e, finalmente, giunsero a destinazione. Dietro di loro altri studenti si apprestavano a fare il loro ingresso in quell’area dall’atmosfera strana. Rimase in silenzio, arrestando la propria corsa davanti al muro costituito da una siepe, al di là della quale vi era, forse, il motivo di tutta quella segretezza. Si sfregò le mani eccitata. “Mi piacciono le prove organizzate in esterna!” Diede una spallata amichevole ad Aiden e si piegò leggermente per leggere l’avvertimento di rimanere fuori dai piedi. Bene ma non benissimo. “Ok. Ok. Territorio ostile.” Commentò con fin troppa allegria. Aveva già cessato di proporre battute inutili quando, improvvisamente, lei, fece la sua entrata trionfale, invitandoli a fare silenzio. Giustamente. Una super star aveva bisogno di silenzio per brillare. Quante stronzate. La osservò attentamente mentre si apprestava a spiegare quanto non le fregasse un cazzo del loro eventuale non interesse per le creature magiche. Un ghigno le si disegnò sulle labbra. Quel modo di fare la incuriosiva. Aveva ragione. Imbattersi in qualche creatura particolare non era poi così impossibile. Ricevere qualche dritta, quindi, non appariva più così inutile. Piegò la testa di lato e si focalizzò sulla cicatrice mostrata dall’insegnante. Mille domande le balenarono nella mente ma si limitò a quella più scontata: “Cosa è stato?” Sinceramente incuriosita, sì, e poi le cicatrici le aveva sempre trovate interessanti. Segni sulla pelle con un significato, insomma. Ognuna di essere avrebbe potuto raccontare una storia e una come quella donna, di certo di storie ne avrebbe potute raccontare a bizzeffe. Finalmente fu avanzata la prima domanda. Si voltò verso la Johnson, giunta anche lei –purtroppo- sul luogo del delitto e sorrise sarcastica, un gesto riservato spesso alla biondina insipida con la lingua affilata e la parlantina fastidiosa. “Gli darei in pasto una Grifondoro a caso. Un pranzetto con i fiocchi. Chi lo disprezzerebbe?” Avere salva la vita era pur sempre l’obiettivo utlimo. Il fine giustifica sempre i mezzi. Sacrificare una vita, quindi, non sembrava poi così sbagliato. O forse sì. Ma quella non era una lezione di morale, no? “Che c'è? Meglio lei di me!” Fingere che quella ragazzina le piacesse non l’avrebbe portata da nessuna parte, soprattutto quando si era sentita in dovere di andarle contro per far la parte della paladina della giustizia. Disgustoso! Sorrise ancora in direzione della sua nemesi e le rifilò un occhiolino. Ordinaria amministrazione. Ascoltò le risposte provenienti dalle mente eccelse che la circondavano ed, infine, decise di prendere in mano le redini della situazione, riportandola su un binario percorribile quando l’insegnante fece riferimento a qualche cosa che catturò subito il suo interesse. Gli Occamy. Creature affascinanti. “Stupendi!” Azzardò. “Pericolosi ma stupendi!” Si corresse. “L’ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche ha classificato queste creature con quattro X.” Richiedevano un trattamento da parte di qualcuno che se ne intendesse veramente, di certo non potevano considerarsi animali da compagnia, anche se… Quando compie gli anni la piccola Johnson? Poteva essere un regalo azzeccato. “Posseggono un corpo da serpente piumato e possono raggiungere una lunghezza pari a quattro metri e mezzo su per giù.” Centimetro in più o in meno. Poco importava. Si trattava pur sempre di esserini ingombranti e capaci di mutare la loro stazza ma quel dettaglio l’avrebbe lasciato a qualcun altro. Che ragazza magnanina.

    Rain Scamander - IV anno - Serpeverde.
    Arrivata a lezione con Aiden.
    Interagito con la Professoressa esponendo la sua curiosità in merito alla cicatrice.
    Risposto alla prima domanda per dare fastidio a Grace. (TVB, LU!) e poi alla seconda seriamente.
    Addio <3
     
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    Tutti ammalati. Un’epidemia quella che sembrava essersi spanta nel castello e che aveva portato la Johnson, quel mattino, a trotterellare sconsolata giù dalle scale del dormitorio maschile. Nate era a letto con l’influenza da quanto aveva potuto intravedere dallo spiraglio di porta che il suo compagno di stanza, William, le aveva lasciato aperto. Il Grifondoro era poi uscito richiudendosi quella stessa porta alle spalle e, con il suo solito fare estroso, l’aveva in qualche modo consolata rifilandole un’arringa sullo spirito combattivo dell’amico in comune e la finale promessa che lo avrebbe portato anche di peso al successivo allenamento. «Oh andiamo! Halley non è così cattiva! Capirà... forse!» Aveva riso lei indugiando in quelle battute totalmente prive di cattiveria dietro che altro non facevano che alimentare la fama della “Tiranna”. Oramai era più un mito quello affibbiato all’amica che vera e propria rigidità da parte sua in quanto sapevano tutti quanto il prefetto fosse intransigente sul ruolo ed in campo ma fosse, una volta svestita di quei ruoli, una delle persone più dolci e comprensive presenti in quel castello. «Va bene, va bene Liam. Ci vediamo dopo allora o faccio tardi!» Congedò l’altro Grifondoro affiancandosi a Kynthia che avrebbe avuto la sfortuna di subire le totali attenzioni della compagna di stanza sempre fin troppo iperattiva. «Anch’io ho Trasfi alla prima ora!» Pensa te che fortuna! Si prospettava una mattina pregna per la solitaria Lloyd che si sarebbe trovata l’ingombrante compagnia della Johnson il cui becco faticava a rimanere chiuso durante le lezioni, anche se, c’era da dire, in quelle di Trasfigurazione forse complice proprio un certo professore di bell’aspetto, la biondina rimaneva stranamente muta in totale adorazione per il bel professore. Per una volta avrebbe persino potuto goderselo senza particolari sensi di colpa in quanto, a quanto pareva, anche il suo ragazzo, Michael, non sembrava stare affatto bene. Se da un lato l’occhiata penetrante di Michael la imbarazzava e la sua assenza le permetteva di sentirsi più libera di vivere quella crush del tutto innocente dall’altro lato il non poterlo vedere poiché chiuso nel suo dormitorio – per quanto ne poteva sapere – le faceva percepire la mancanza costante del suo tocco delicato o la sua rassicurante presenza alle spalle. Era una sensazione nuova quella, o meglio l’aveva già sperimentata in precedenza quando l’apprensione per la sua sorte saliva indisturbata sul gradino più alto del podio delle sue emozioni. Era come un fuoco che sotto pelle la logorava in quell’attesa snervante del loro prossimo incontro. Era possibile percepire una mancanza così bruciante? Ardere per qualcun altro? Grace non sapeva spiegarselo per certo ma ciò di cui era certamente sicura era che le lezioni senza il Serpeverde non avevano lo stesso gusto. Con un sospiro malinconico uscì dall’aula e istintivamente si guardò attorno prima di schiaffeggiarsi interiormente: era malato, come avrebbe potuto trovarlo lì? Sciocca, sciocca, sciocca!
    «Tu cos’hai adesso?» Fece voltandosi verso la compagna di stanza. «Ah però, inseparabili!» E se la giornata fosse continuata a quel modo sarebbero state insieme fino a cena. Ma non ti senti un po’ fortunata, Kynthia?
    «Tu che ne pensi della Lancaster?» Posizionò meglio la tracolla in spalla appropinquandosi verso gli scalini e, per estensione, verso l’uscita del castello dove la professoressa li avrebbe attesi in prossimità della casupola del guardiacaccia. Da ciò che aveva capito e racimolato tramite il vario gossip, dilagante nel castello, era spuntato una sorta di recinzione fatta interamente con vegetazione e questo non rappresentava nulla di buono. Non che avesse paura – figurarsi! Era pur sempre una figlia di Godric – ma non aveva ancora capito se quella donna le piacesse o meno. Austera, tagliente... decisamente un’approccio differente rispetto alla zia di Halley.
    «Non so, non ho ancora capito se mi piace» confidò all’altra titubante. «È sicuramente diversa... Più aggressiva, mh» non voleva sbilanciarsi ma era innegabile per lei che le preferenze fossero rivolte tutte verso la precedente insegnante. «Secondo te che ci farà fare?» La richiesta era abbastanza insolita poiché Cura si teneva in tre luoghi precisi: in classe, per la classica teoria; ai recinti, per prendersi ovviamente cura delle creature e poi rimaneva parte della foresta o del lago quando erano autorizzati a mettervi piede. Di recarsi in quel luogo dove sapeva non esserci nulla – almeno solitamente – lasciava presagire ben poco di buono.
    Giunsero quindi al luogo stabilito e lì, seppur in orario, con sommo fastidio notò la presenza – difficile non farlo – della sua nemesi per eccellenza: Rain. Mugolò un verso di fastidio che, in quel contesto, privo del suo migliore amico non avrebbe scaldato nessun animo ed alzò gli occhi al cielo. Ovviamente, era lì. Sbuffò, facendo del suo meglio per non degnarla di ulteriori attenzioni e, salutando discretamente le facce note, si mise poi in ascolto della docente quando quest’ultima prese parola. Il preambolo le parve chiaro sin da subito: avrebbero affrontato una prova più o meno pericolosa e l’idea del pericolo mandò immediatamente in circolo una scarica d’adrenalina non indifferente che le risvegliò i sensi soprattutto quando la Lancaster espose lo squarcio che dal collo le dilaniava la pelle fino alla clavicola. «Wow» commentò in un soffio ricolma d’ammirazione per quella donna così cazzuta.
    «Cosa è stato?» Signore e signori: la delicatezza. Sgranò i grandi occhi cerulei prima di sbattere più volte le sopracciglia soffocando un commento arcigno rivolto alla sua nemesi. «Che tatto!» Compito che chiaramente non le riuscì in quanto il fastidio provato per la verde-argento dalla chioma fulva superava qualsiasi cosa. «Wow, anche a simpatia ne abbiamo a buttare» chiaro sarcasmo il suo, incapace di poter proferire di più sotto lo sguardo arcigno della donna. Ancora una volta si trovò a domandarsi cosa ci trovasse Nate in lei. Okay, era sicuramente bellissima ma poi? Antipatica e snob come pochi, acida, insensibile e dio quanto le faceva salire il crimine quando faceva la gatta morta! Tipo con quel biondino che si portava appresso anche in quel momento. Doveva essere lui il tipo con cui ce l’aveva Nathan. Sì, per forza, dal modo in cui orbitava attorno alla Scamander. Non aveva nessun rispetto per Nate! «Concordo, persino i mostri ti schiferebbero» ribatté all’occhiata che la rossa le riservò. Quanta superbia. Fosse stata almeno motivata poi!
    «Secondo me, a parte le sciocchezze» le stava dando della stupida? Sì. «Cercherei di mantenere la calma per evitare che l’animale percepisca la mia paura e si metta sulla difensiva e poi cercherei di allontanarmi se la situazione lo consentisse senza scontri» di certo non avrebbe attaccato per prima. Al più si sarebbe difesa lasciando il territorio della creatura. Tutto cambiava se era la creatura ad infrangere il suo di territorio, lì il suo istinto l’avrebbe guidata a contenere la stessa creatura prima di affidarla alle cure di un magizoologo o chi per esso. Insomma! Tutta teoria ma poi nella pratica che avrebbe fatto davvero?
    «... Oppure rimpicciolirsi in quanto Aggiustaspazio! Le loro dimensioni possono variare in base al... mh... alla stanza o contenitore che li contiene» lanciò un’occhiata di traverso alla Scamander, questa non se la ricordava? Peggio per lei! Poi il suo tono e sguardo si fecero più grevi quando aggiunse di quanto l’animale fosse preda ambita tra i bracconieri per la purezza del materiale di cui erano costituite le sue uova. Si lasciò andare in un sospiro mentre rabbia e tristezza di mescolavano in un connubio denso quanto plumbeo come tutte le volte in cui l’argomento andava a toccare lo schifo commesso dal genere umano. Com’era possibile? Solo persone di merda potevano pensare d’attaccare esseri così innocenti, privi della cattiveria altrimenti insita nella sua specie. Con un altro sospiro si fece da parte lasciando la parola ed ascoltando passivamente gli interventi altrui.

    Grace Johnson – III Anno – Grifondoro

    Arriva a lezione con Kynthia (rob ho supposto venissi, spero d'aver fatto bene 👀) con la quale interagisce.
    Risponde ad entrambe le domande della Lancaster ovviamente punzecchiandosi con la gallina dai capelli rossi (tvb vacca 🖤)
     
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    Arrivo a lezione da sola e non nel migliore degli stati d'animo. Trasfigurazioni è stata difficile per me oggi: l'ultima relazione che ho presentato non è risultata brillante come mi aspettavo e la cosa mi ha molto infastidita. D'accordo, potrei essermi ridotta all'ultimo momento e quindi non avere dedicato all'elaborato il giusto tempo facendo confusione con le varie caratteristiche degli incantesimi in oggetto, ma è la prima volta che "fallisco" in questo modo e palesemente. Mi brucia e tanto. Per quanto il professore abbia cercato di rassicurarmi, spronandomi a far meglio la prossima volta, a me non piace sbagliare e quindi adesso sono nera. Con molta probabilità lo sarò fino a domani o finché non dimostrerò di essere di nuovo una strega promettente anche da un punto di vista accademico.

    Ho un'espressione dura sul viso quando mi fermo accanto ai pochi compagni già arrivati; ho le braccia conserte, il sopracciglio sollevato e le labbra strette. Siamo rimasti in pochi per colpa di una piccola epidemia esplosa nella scuola subito dopo il rientro dalle vacanze di Natale; niente che la guaritrice non possa risolvere con una pozione ma data l'abbondante domanda i tempi di risposta per la somministrazione si sono dilatati; di conseguenza siamo rimasti letteralmente quattro a seguire. Se non fosse per l'amara prospettiva di un'altra ora di scamander-show e di una lezione come dire privata, forse arriverei meno distrutta all'ora di cena. Oggi davvero la mia batteria sociale è a terra e rasenta di scavarsi la fossa da sola. La guardo splendere nella sua chioma fulva e l'aria di chi non può essere attaccato o distrutto da niente, mentre ride e civetta con Aiden. Ultimamente fanno coppia fissa: è riuscita perfino a risvegliare il morto penso. Un tipo solitario, interessato al particolare, che sceglie improvvisamente di accompagnarsi al suo opposto. Assottiglio lo sguardo e con cattiveria mi chiedo cosa gli abbia dato per riuscirci e, con altrettanta cattiveria, trovo la mia risposta senza dover andare troppo a fondo nella psiche, meschina. Faccio un cenno a Grace con la mano per salutarla. Quando la professoressa Lancaster fa la sua comparsa allargo un po' di più gli occhi e mi volto a cercarla, seguendola finché non trova posto davanti a noi e mettendo da parte almeno per il momento i miei pensieri. E' austera ed elegante, severa e allo stesso tempo graziosa: non saprei come definirla, se non affascinante. Non posso dire lo stesso sulla materia che insegna.
    Io adoro le creature. Davvero. Ho intenzione di dedicare la mia vita alla sensibilizzazione e al rispetto di esse e delle loro vite. Il mio problema sta nel doverci avere a che fare nel modo previsto dal programma scolastico: io voglio proteggerle ma stando lontana, a debita distanza. Controsenso? Può darsi ma la vita nella natura e all'aria aperta, tra nidi ed escrementi, non è per me. Secondo l'esperienza da spezzaincantesimi della professoressa, le probabilità che in un futuro ognuno di noi avrà un incontro ravvicinato con una creatura magica più o meno pericolosa sono molto alte così come la possibilità che da questi stessi incontri ne usciremo feriti, mutilati o addirittura moribondi. A dimostrazione di ciò, mostra a tutti la cicatrice sul collo. Mi limito a toccarmi, turbata, lo stesso punto. Confermo il mio voler salvare le creature a debita distanza.

    "Se vi trovaste davanti ad una creatura potenzialmente pericolosa, come reagireste?" ci chiede. La prima a rispondere, ovviamente, è Rain. Come cambiano le cose, mhm? Un tempo i suoi siparietti al vetriolo mi stavano anche simpatici, trovavo perfino spassosa la sua personalità pungente; oggi invece se potessi incollarle la lingua al palato senza conseguenze lo farei. Inumidisco le labbra e con nonchalance stringo l'impugnatura della bacchetta, solleticata all'idea di lanciarle contro una fattura. Mi schiarisco la voce e gratto il palmo sinistro: ho preso molto seriamente il ruolo che mi conferisce la spilla che luccica sulla divisa quindi devo per forza trattenermi e trovare un escamotage. Essere un Prefetto implica che il mio comportamento sia d'esempio per gli altri: non me lo posso mica permettere, ecco. Oggi sarà solo più difficile perché il suo ragazzo non c'è a placare la sua lingua biforcuta, distraendola ed impedendole di rompere il cazzo al prossimo. Pensa alla tua carriera accademica immacolata, Vic.
    « Perché, esiste davvero una creatura che sia disposta a morire con la bava alla bocca e in preda alle convulsioni mangiandoti? » freno la bacchetta ma non la lingua. Braccia ancora incrociate, sguardo ridotto a due fessure. Dio, vorrei davvero non essere costretta ad averci a che fare.
    « Le creature reagiscono ad un'eventuale minaccia: se non mi attacca, considerandomi un pericolo per la sua incolumità, non vedo perché dovrei farlo io per prima. Valutare la situazione ed i rischi è fondamentale. » rispondo alla domanda generale quando mi rendo conto che sia il mio turno - siamo pochi, impossibile sfuggire al dibattito - e poi passiamo agli Occamy. Creature interessanti, gli Occamy: il loro corpo, nonostante sia enorme, può diventare piccolissimo e riuscire ad entrare addirittura in una teiera.
    « Sono creature schive che popolano le terre orientali, trovarne da queste parti è assai difficile a meno che non si tratti di esemplari cresciuti in cattività o di contrabbando. Diventano aggressive quando si cerca di rubare loro le uova, famose e ambite per il guscio in argento puro. Il Ministero della Magia si occupa del loro commercio, che personalmente trovo assai controverso e disgustoso. » come l'avorio per i babbani, insomma. Potranno cambiare le culture e le possibilità ma il succo della storia è sempre lo stesso: l'essere umano fa schifo.

    ––––––
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    Victoria Crain, terzo anno serpeverde

    Arriva nera a lezione per ragioni sue.
    Interagisce direttamente con la professoressa, rispondendo alle domande, e con Rain cui vorrebbe incollare la lingua al palato per non doverla più sentire.
     
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    Dopo l'omicidio della professoressa Lovecraft, a scuola era successo il panico. Aiden era rimasto indifferente di fronte al corpo bianco e freddo della donna, per lui la morte faceva parte del ciclo della vita di ogni essere vivente, indipendentemente dal modo in cui essa avvenisse. Certo, era curioso di sapere chi avesse osato tanto e perché, ma il suo interesse si fermava lì visto che, a conti fatti, la docente di Divinazione non era un suo caso studio. Il sibilare di Lilith lo riportò alla realtà. Le picchiettò la testa con le dita, prima di posarla sul cuscino del suo letto e uscire per andare a lezione di Cura, impaziente di raccogliere informazioni su una nuova creatura. Arrivato in Sala Comune, una rossa di sua conoscenza gli finì addosso e, quasi in automatico, le circondò le spalle per non farla cadere. Era la seconda volta che la salvava da una caduta certa, anzi no, se si considerava il falò e i tacchi vertiginosi che aveva indossato per l'occasione, era la terza. Qualche esercizio di coordinazione le sarebbe stato utile o, più semplicemente, avrebbe dovuto optare per un paio di scarpe più comode. «Ciao Rain. No, sono vivo, il mio cuore batte.» La fissò con i suoi imperscrutabili occhi neri e lasciò che si appoggiasse a lui per sistemarsi una scarpa, anche questa volta munita di tacco alto. Inclinò leggermente il capo, chiedendosi perché, ad una lezione in cui era importante potersi muovere liberamente, la ragazza si ostinasse ad indossare quei trampoli. C'erano altre occasioni per farlo. «Non so se ammirarti per la tua forza di volontà nell'indossare queste scarpe quando non dovresti, o pensare che tu sia un po' scema, senza offesa.» Diretto come sempre, disse alla sua concasata esattamente ciò che pensava. «Stupida, però, non dovresti essere, altrimenti lo sarei anche io dato che prendo ripetizioni da te, quindi ti ammiro.» Aiden sapeva di essere diverso dagli altri, a tratti strano, ma non si riteneva affatto stupido, quindi ci tenne a chiarire la sua posizione. Nel mentre, si avviarono insieme verso i recinti delle creature dove la professoressa Lancaster attendeva i suoi studenti. Rain continuava a parlare e lui ad ascoltare. Durante le ore passate in biblioteca, aveva avuto modo di osservare il suo modo di fare, e si era accorto che la rossa, malgrado la schiettezza e la sicurezza mostrata, nascondeva una tristezza di fondo che, di tanto in tanto, veniva fuori attraverso battute sarcastiche. Non le aveva mai chiesto niente, nemmeno come si sentisse riguardo i suoi genitori biologici e adottivi. Come lui, era stata adottata, ma il Sig. Depp gli aveva detto di contenere la sua curiosità perché non tutti erano entusiasti di parlare del loro passato. Ovviamente, gli aveva dato ascolto. «Ogni creatura ha qualcosa interessante, non trovi?» Decisamente più dei suoi simili. Aumentarono il passo e, una volta arrivati a destinazione seguendo i cartelli che indicavano la via, Aiden osservò l'enorme muro di siepi davanti a lui. Che c'era dentro? Qualche animale pericoloso o dalla taglia grossa? «Anche a me.»Stese le labbra in un sorriso. Gli piaceva stare all'aperto a studiare le abitudini degli animali in diversi habitat. Non a caso, aveva appuntato in un quaderno tutto ciò che aveva scoperto su di loro senza l'aiuto dei libri così, a fine anno, avrebbe fatto un confronto con le informazioni da lui raccolte per vedere se aveva ragione.
    «Perché ti sta così antipatica quella ragazza... Grace? » Già al falò si era accorto dell'ostilità che c'era tra le due, ma non era ancora riuscito a risalire alla causa. La grifondoro non tardò a risponderle per le rime, al che Aiden si chiese perché quelle due si parlassero se non nutrivano stima reciproca. Non era meglio far finta che l'altra non esistesse? Lui avrebbe fatto così, anche perché non voleva avere uno dei suoi scatti d'ira qui a scuola; i suoi genitori gli avevano detto di tenere un profilo basso altrimenti lo avrebbero fatto tornare a casa. Non voleva. «Anche Victoria non ti trova simpatica, è per Nathan giusto?» Si girò verso la rossa, in attesa della sua conferma, salvo poi tornare a concentrarsi sulla lezione. Prima, però, guardò in direzione di Kynthia che, al falò, lo aveva seguito ai confini della Foresta. C'era qualcosa che attirava entrambi lì dentro. «Ciao Kynthia.» La salutò da lontano con la mano, e poi nella sua mente si palesò la creatura con cui, probabilmente, si sarebbero relazionati oggi: un Occamy, un bipiede dal corpo di serpente piumato, generalmente descritto come un uccello magico per via delle sue ali. Sapeva qualcosa sul suo conto ( come non poteva, si trattava, in fondo, pur sempre di una specie di serpente) ma in questa specifica occasione, più che rispondere alle domande, decise di farne una. «Professoressa, esiste la possibilità che gli Occamy, a causa del loro aspetto così simile a quello di un serpente, possano parlare il Serpentese?» Avendo una passione per i rettili, in particolare i serpenti, era assai curioso di scoprire se una creatura ritenuta un volatile, potesse effettivamente conoscere quella lingua.



    Aiden Walker, III anno, Serpeverde
    Interagito con Rain e Kynthia. Citato Grace e Victoria.
    Va a lezione con Rain, le chiede poi delle sue ostilità con le due nemiche poi saluta Kynthia e fa una domanda alla proffa e.e


    Edited by Aiden; - 8/1/2024, 07:33
     
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    Oh I, I just died in your arms tonight
    It must have been something you said


    Che dire, che dire, che dire...
    Nulla
    Cioè, che diavolo dovrei dire dopo che un fottuto omicidio è stato commesso davanti a tutti durante una cena e non si sa ancora nulla per quanto riguarda i/il colpevole. Letteralmente in questo momento in cui ci si stavamo muovendo all'unisono, più o meno, verso la lezione di Cura delle creature magiche ci poteva tranquillamente essere l'assassino. E se non era qui si trovava comunque nel castello!

    Bel posto di merda oh

    E dire che mi ci stavo trovando davvero bene, tutto stava andando alla grandissima. Dopo un primo momento di assestamento, grazie ad Halley prima e Willy poi, ero riuscito a trovare la mia strada e il percorso da seguire qui ad Hogwarts. Qui stav- Sto bene!
    Il clima scozzese, per quanto criticato, a me piaceva molto. L'organizzazione scolastica anche, nulla a che vedere con il travolgente calendario di Mahoutokoro e la gente sembrava essere decisamente più alla mano!

    Parlando di gente, beh, come ignorare, come qualcuno la chiamava, la Dea? Impossibile.

    Come la gran parte dei miei coetanei ero affascinato da quella che veniva considerata da molti la ragazza più bella di Hogwarts, Rain Scamander, anche se la sua aura intimidatoria e il suo atteggiamento definito da tanti "Da stronza" spesso mettevano in ombra la sua bellezza. Ogni volta che attraversava i corridoi del castello, sembrava una regina in mezzo ai suoi sudditi. I suoi tratti delicati e lo sguardo fiero la rendevano affascinante come il riff di una chitarra di un brano dei Nirvana.
    Nonostante la sua fama di essere una bitch, non riuscivo a ignorare il suo magnetismo. Era come il ritornello della canzone che interrottamente da stamattina risuonava nelle mie cuffie, semplicemente intossicante. Anche se sapevo che il suo cuore non era accessibile Io, un semplice studente, osservavo da lontano, ammirando la sua bellezza come un dipinto incorniciato in una galleria, senza mai avere il coraggio di avvicinarmi, consapevole del fatto che mi sarei sciolto davanti a lei come neve al sole.
    O mi sarei messo ad abbaiare invece che parlare e scandire le parole, opzione decisamente da non escludere.

    Una persona normale avrebbe approfittato delle poche persone a lezione, causa epidemia di qualcosa, per provare ad instaurare un dialogo o cose socievoli del genere. Ma tra io che sono io e lei che si portava con sé Detective Aiden, non fu assolutamente il caso. Tutt'altro in realtà, ora che eravamo così pochi, mi sarei fatto se possibile ancora più piccolo piccolo!

    Seguite le indicazioni per il luogo che avrebbe ospitato la lezione arrivai leggermente più tardi rispetto agli altri presenti, mettendomi affianco dell'altra Serpeverde presente, togliendomi subito le cuffiette ed interrompendo la musica.
    A seguire la professoressa Lancaster, unica del corpo docenti a mettermi in soggezione, fece la sua comparsa ed iniziò la lezione. Dapprima con una premessa riguardante la tipologia, poi continuò mostrandoci la sua cicatrice dovuta ad un incontro con la creatura magica di cui avevamo parlato nelle ultime lezioni ed infine pose le sue domande.
    Essendo molto diffusi in Asia, avevo già avuto il piacere di incontrare quel tipo di creatura. Anche se il fatto che avesse inghiottito la scimmietta di un mio compagno di corso, che quel giorno ahimè aveva deciso di seguire il suo padroncino di nascosto, come se fosse nulla mi aveva turbato.

    Yuki e le avventure nel Sol Levante, dovrei assolutamente scriverci su un libro.

    Tali pensieri mi aveva tenuto distratto tanto quanto bastava da non farmi sentire lo scambio di battute tra Rain e Grace, ma fortunatamente non troppo da farmi perdere le loro risposte alla domanda della professoressa. Tutte e tre le risposte si completavano a vicenda, quindi optai per starmene zitto zitto in attesa del seguito.

    Se ha cambiato location un motivo ci sarà, no? E se quel motivo è metterci di fronte a tali creature, beh, speriamo non ci siano animali in giro questa volta!



    Yuki
    Rhodes


    gryffindor - half japanese - 16yo

    i want a raccoon


    Yuki Rhodes, terzo anno Grifondoro.

    Piccolo recap per quanto ciò che è successo nella role di Natale e di come un cazzo di assassino sia in giro per la scuola.
    Fa il simp per Rain e arriva a lezione, si mette vicino a Victoria e ascolta la professoressa.
    Non aggiunge altro per quanto riguarda le domande perché pensa che le risposte delle tre siano state ottime.
     
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    Che giorno è? Che ora è? Oddio, sono in ritardo? No. Ok, fiù, meglio così. Un risveglio non dei più morbidi quello di questa mattina, causato da un aggressivo raggio di sole che è riuscito ad oltrepassare l'unico angolino di finestra rimasto scoperto dalla pesante tenda che la copre. Con una precisione millimetrica, riesce a colpirmi proprio sugli occhi svegliandomi brutalmente prima del suono della sveglia stessa. La peggiore delle cose che possano capitarmi la mattina. Comunque fra uno sbadiglio e l'altro cerco di captare le frasi dei miei compagni di casata, di squadra e ormai praticamente di vita ma alla fine sembra proprio che io non abbia iniziato a carburare come si deve perchè il mio unico contributo alla conversazione è qualche mugulio non meglio definito e un saluto finale con la mano a Liam. Poi mi affianco a Grace per iniziare questa maledetta giornata “chi è quel sadico che mette trasfigurazione a prima ora? Ci vuole decisamente troppo impegno” è più quasi un bisbiglio a me stessa, ma l'attentissima grifondoro alla mia destra lo capta alla perfezione “pare che siamo dirette nello stesso posto allora” e ancora una volta... sbadiglio. Volente o nolente insomma, devo darmi una svegliata. Tra i corridoi della scuola si respira un'aria diversa: nella pratica non sembra essere cambiato chissà che cosa, gli studenti percorrono in gruppetti la strada che li porta alle aule, qualche incantesimo di poco conto continua ad essere lanciato in giro per ingannare il tempo e la noia, eppure sembra che queste siano diventate solo parentesi. La gente si guarda intorno quando cammina, si guarda alle spalle, ci pensa due volte prima di girare gli angoli. Ho iniziato a farci caso quando ho notato che fosse un atteggiamento quasi di massa. Come biasimarli, c'è soltanto stato un omicidio all'interno dell'impenetrabile Hogwarts, cosa vuoi che sia? Mi sembra un'esperienza assolutamente normale per dei ragazzini in età adolescenziale. Ma sì, alla fine quasi se non tutti qua fanno a gara tra chi ha vissuto più traumi nella vita, uno più uno meno non sarà poi 'sta gran cosa. Eppure nonostante ciò, tutti si fanno più guardinghi sospettando che fra di noi possa esserci un assassino. La mia opinione a riguardo è che non ho voglia di avere ansia per questa cosa, in parte sospetto (e spero) che il responsabile abbia lasciato la scuola. E in parte, anche perchè anche se fosse ancora qui non so quanto interesse possa avere nel far fuori dei ragazzini. Avrà uno scopo, no? Se fosse stato davvero pazzo avrebbe commesso qualche omicidio di massa... non lo so, credo di essere ancora in modalità investigazione dalla vigilia.
    Ed è così fra una divagazione e l'altra che passa la prima metà della giornata. Esco dall'aula e tiro su le braccia per sgranchirmi la schiena “cura delle creature” il che non è male, perchè è effettivamente una di quelle materie che non mi pesa seguire “non è che mi stai stalkerando?” un commento ironico a Grace, che anche quetsa volta si affianca a me in direzione della lezione successiva. L'unico problema di questa lezione è l'orario, solo perchè sono proiettata verso il pranzo che invece dovrà aspettare ancora un po', Usciamo dal castello, sembra che la lezione avverrà in un posto realizzato ad hoc per l'occasione. Mi piace quando è così, significa che si prospetta qualcosa di interessante “mmmh, non saprei. L'approccio aggressivo in realtà non mi dispiace” faccio a Grace allungando il collo per osservare meglio le siepi in lontananza “è che non rieso bene ad inquadrarla. Non capisco se sia solo severa o solo stronza” ed è per questo che la lezione che prevedo non è affatto pacifica “...il cibo per le sue creature” rido della mia stessa battuta, qualche passo e raggiungiamo la piccola folla che intato si è formata. Per prima coa leggo distrattamente il cartello di avviso posto proprio all'ingresso della zona preparata dalla Lancaster. La mia compagna di stanza non sembra molto contenta di vedere alcune facce in particolare, le si può leggere in faccia. Ed è per questo che le dò una piccola spallata, per riportare la sua attenzione sulla docente che ha appena fatto il suo glorioso ingresso uccidendo sul nascere ogni nostro possibile brusio. Che la lezioni di oggi sarebbe stata interessante l'avevo già mezzo intuito, ma la Lancaster ci tenne comunque a ricordarcelo. Poi prese a fare il suo discorso e così, giugiamo ai primi interrogativi della giornata e con essi, le prime dimostrazioni: una lunga cicatrice in questo caso, che segna in maniera diefinitiva il corpo della professoressa. Istantaneamente l'occhio cade sulla mia di cicatrice sull'avanbraccio destro che tuttavia sporge appena dalla manica della camicia. Ehi, posso iniziare a chiacchierare amichevolmente con la proff riguardo le rispettive ferite di guerra. Iniziano presto ad arrivare anche risposte pregne di sarcasmo “oh, ma perfavore” a mia reazione è immediatamente quella di far ruotare gli occhi verso l'alto in maniera piuttosto spontanea, insomma, non prendo le parti di nessuno ma trovo terribilmente noioso questo meccanismo da mean girl“wow, quanta voglia di litigare. Sospetto sia rabbia repressa” e incrocio le braccia al petto. Mi è scappata, mi è scappata la solita riflessione fra me e me che comunque credo che Grace sia riuscita a sentire, vista la vicinanza con me. Ed è allora che noto anche la presenza di Aiden, segue il suo saluto quasi militare. Cazzo, questo ragazzo è un fantasma, è sempre stato qui?“Ehi Aiden, non ti avevo visto” più onesta di così si muore. La sua presenza riesce ad essere tanto discreta quanto paradossalmente invadente a volte, non so, sarà l'insistenza con cui ti fissa con quegli occhi inespressivi.
    Beh, cerchiamo di fare qualcosa di produttivo invece: provo a prendere la parola per dire la mia, così, giusto per ingannare il tempo “intanto osserverei l'ambiente circostante, per capire se trovo una posizione ottimale per me e meno comoda per l'animale. Poi ne osserverei i micro-movimenti, beh, spesso si possono comprendere le intenzioni dell'animale se guardiamo attentamente il suo modo di muoversi o il modo in cui ci osserva” un po' come con i cani, no? Non ti avvicini ad un cane che ti guarda di sbieco mostrandoti i denti. A meno che tu non sia uno scemo totale.
    Questa breve introduzione ci porta dritti dritti alla seconda domanda, quella di natura più scolastica direi “sono sicuramente molto belli...” da lontano “effettivamente, somigliano a dei serpenti ma sono piumati. Sono classificabili più come uccelli o come rettili? Hanno pure le ali” domanda lecita, cme è anche lecito chiedere “professoressa, c'è un limite di dimensioni che un occamy può raggiungere? Cioè, potenzialmente potrebbe diventare piccolo quanto un granello di sabbia e grande quanto un grattacielo?” in qualche modo credo che trapeli il fatto che l'argomento è riuscito ad attirarsi la mia curiosità.

    Kynthia Lloyd, IV anno, Grifondoro
    Arriva a lezione cn Grace (assolutamente non contro la sua volontà, giuro) e inetragisce con lei lungo la strada.
    Quando arriva sul luogo della lezione si guarda intorno e commenta con Grace il battibecco del trinagolo Rain-Grace-Victoria, chi è vicino a lei potrebbe sentirla.
    Interagisce con Aiden e lo saluta quando si accoge della sua presenza, e infine pone due domande all'insegnante.
    Baciotti.





     
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    Eveleen Lancaster | Professoressa


    S0LVE
    -Una Manticora, signorina Scamander-
    rispose tranquilla alla curiosità della Serpeverde, era stato in uno dei suoi primi giorni di lavoro, quando non era così preparata a trovarsi davanti le situazioni più bizzarre, se così si potevano definire -Aveva fatto il nido dove non avrebbe dovuto- una ragazza passeggiava tranquilla per delle catacombe, ed ecco che si trovava davanti un imprevisto a cui non aveva nemmeno lontanamente pensato. Almeno, aveva imparato a concentrarsi di più su dove metteva i piedi e a prestare più attenzione a ciò che si trovava di fronte. Concetto che, i suoi allievi, faticavano ad apprendere. Ragazzini del cazzo. Tutti uguali, tutti così spavaldi, forti delle loro convinzioni, erano bastati pochi mesi perché la Lancaster arrivasse alla conclusione che erano tutti dei palloni gonfiati. Non era stato sufficiente che si compiesse un omicidio davanti ai loro occhi, le loro bocche ridondanti non smettevano di sprecare inutile fiato nemmeno davanti alla possibilità reale di venire trucidati anche li, ad Hogwarts, il posto che avevano sempre ritenuto sicuro e che da pochi giorni aveva dato prova di non esserlo più. Nemmeno in quel momento avevano la lucidità di mordersi a sangue quelle lingue velenose che possedevano. Aveva fatto una semplice domanda, elementare, a cui sarebbero dovute seguire risposte altrettanto semplici ma ragionate, invece no, riuscivano sempre a trovare il modo di mettere in scena i loro teatrini. Quanto avrebbe voluto dare loro una lezione invece che tenerne una.
    -Avete finito?- il tono di voce si abbassò, graffiandole quasi la gola come fosse un ringhio mal celato intanto che gli occhi, stretti in due fessure, puntarono come spilli una alla volta le tre ragazze che credevano fosse il momento adatto per lanciarsi battutine. Che mossa stupida. Non aggiunse altro, in quel momento, limitandosi ad ascoltare le altre risposte dei presenti a quella che sarebbe dovuta essere una risposta aperta per incentivare un dibattito, sollevando di tanto in tanto un sopracciglio interessata. Annuì ad ogni risposta invitandoli a prendere la parola e, solo quando anche l'ultima proposta terminò, riprese la parola
    -Se vi trovaste davanti ad una creatura che non conoscete, con le capacità che avete al momento, quello che dovreste fare è smaterializzarvi via- finì con un tono di voce che sottolineasse l'ovvietà di quel semplice concetto -Ma visto che tra di voi ci sono molti incapa.. voglio dire, visto che molti di voi non hanno la licenza per la smaterializzazione, una ritirata strategica è la cosa più sensata da fare. Congratulazioni, signorina Johnson, sembra essere quella con più senno da queste parti- con un cenno del capo indicò il suo apprezzamento prima di continuare -Ma nel caso in cui questo non fosse possibile, allora avrebbero ragione le vostre compagne, studiateli e, se servisse, scovate i punti deboli, spesso sono visibili- ma quello sarebbe stato il tema di un'altra puntata. La seconda domanda andò meglio, meno battute e più fatti, e tutti sembravano aver centrato l'obiettivo. A pizzichi e bocconi erano riusciti a dare un quadro completo della creatura che aveva nominato, una simpatica bestiolina che le aveva fatto guadagnare velocemente e con molta facilità un mucchio di galeoni per, beh, comprarsi qualche ninnolo, diciamo così
    -Fa piacere vedere che ogni tanto aprite i libri- ghignò soddisfatta delle risposte ricevute. La sua attenzione venne attirata dal biondino che si fece avanti con la prima domanda, sospettava la prima di molte che sarebbero seguite andando avanti con la lezione. Il capo accennò ad un piegamento verso la spalle, sbattendo le palpebre sorpresa per quell'insolita domanda -Direi che hanno le stesse possibilità che ha un gatto di iniziare ad abbaiare- corrucciò le sopracciglia, spiazzata, non capendo se la sua fosse o meno una battuta e se, nel caso, avrebbe dovuto punire anche lui. Preferì pensare fosse serio, ma non ne era ancora sicura. -E si, signorina Lloyd, c'è un limite anche se non è sempre lo stesso. Come le ha suggerito la compagna,- con lo sguardo indicò Rain -possono arrivare all'incirca a quattro metri e mezzo di lunghezza e, più sono grandi le loro dimensioni naturali, se così vogliamo chiamarle, più grandi saranno gli spazi che saranno in grado di riempire. Al contrario, gli esemplari più piccoli saranno in grado di ridursi maggiormente rispetto ai primi. Le abilità di ogni esemplare dipendono anche dal loro stesso talento, come i maghi e le loro capacità e propensioni con gli incantesimi-. Bene, si, bravi. Tuttavia era ora di darsi una mossa o non sarebbero mai arrivati alla fine di quella lezione. Si sollevò dalla sedia, prendendo a camminare avanti e indietro scrutandoli uno ad uno e facendo mente locale di come proseguire
    S0LVA
    -Immagino che qualcuno si sarà chiesto cosa ci sia dietro il recinto, ebbene, non mi è stato dato il permesso per portarvi con me in una tomba, quindi ho pensato di creare per voi una situazione analoga- si fermò con le mani giunte dietro la schiena, non era stato facile organizzare i preparativi e l'ambiente interessato, soprattutto visti i cambiamenti che avrebbe subito in corso d'opera, ma era abbastanza sicura che fosse tutto pronto -In realtà è molto semplice, vi basterà fingere di avere un obiettivo da recuperare e vi dovrete scontrare con gli ostacoli che vi si porranno di fronte. C'è un motivo se vi ho chiesto degli Occamy- indicò l'ingresso ancora oscurato con un mezzo sorriso soddisfatto -Vi troverete in una foresta fatta e finita. Fango, buche, sassi e cavoli vari, al cui interno è nascosto il nido di una di queste creature con le sue adorabili uova argentate, tra loro ve ne sarà una dorata- una fortuna che almeno sapessero quanto potevano diventare aggressive quelle creature se avessero avvertito un pericolo per la loro covata. Peccato che non fossero reali, una semplice illusione magica di quelle ben fatte, tangibili, fandonie insomma, e tutto perché i genitori avrebbero avuto da ridire per l'incolumità dei loro eccetera, eccetera, ma questo i ragazzi non lo avrebbero saputo -Io voglio quell'uovo. Non mi importa come vi organizzerete, che strategia adotterete o con quali mezzi, c'è una sola condizione: non ferite l'animale o vi tirerò fuori da li e la prova verrà considerata non superata- un colpo di bacchetta fece apparire un tavolo con sopra gli oggetti più svariati -Siete liberi di prendere in prestito qualunque cosa potreste pensare vi tornerebbe utile ma tranquilli, non lo farete da soli. Lloyd, Walker, voi sarete la prima coppia- sembravano giusti insieme, si sarebbero fatti strada a suon di domande -Crain e Rhodes, voi sarete i successivi- entrambi seri, per quanto la ragazza si fosse dimostrata alquanto mordente -Quanto a voi due- si voltò verso l'altra accoppiata, la più improbabile -Visto che sembrate amarvi così tanto non disdegnerete passare un po' di tempo l'una con l'altra. Ma aumentiamo la posta, vi va?- sorrise, un sorriso sghembo che faceva intuire che a divertirsi sarebbe stata soltanto lei. Un altro colpo di bacchetta e il polso destro della Serpeverde andò a legarsi con una cordicella magica a quello sinistro della Grifondoro -Lamentatevi e vi legherò anche i piedi. Prego, unitevi agli altri e organizzate la vostra strategia- così imparavano ad interromperla per battibeccare come galline tra loro -Avete dieci minuti e poi la prima coppia entrerà, io vi osserverò dall'alto nel caso ci fossero problemi e tanto per informarvi, se mai fosse necessario, visto che sono una ex Serpeverde, i Grifondoro saranno i primi a morire- ciondolò la testa ridacchiando -Sto scherzando- forse. Afferrò la scopa nascosta al lato dell'entrata e si librò in cielo, attendendo così che la prima coppia facesse il suo ingresso e, successivamente, la riuscita dell'esercizio.



    Iniziamo. Dopo avervi diviso in coppie, vi viene richiesto di entrare nell'area creata per l'occasione e collaborare per riuscire a rubare un uovo dorato nascosto nel nido di un Occamy. L'obiettivo è riportare l'uovo intatto, molto semplice. La prof seguirà le vostre azioni dall'alto su una scopa e interverrà solo se necessario. Gli studenti non sanno che la creatura non è reale e che quindi non potrebbe ferirli in ogni caso, ma l'ambiente lo è e potreste farvi male da soli, cadendo come pere. Prima di iniziare, vi vengono messi a disposizione una serie di oggetti che potreste utilizzare come no, a voli la scelta, e potete inventarvi qualsiasi oggetto reale che pensate potrebbe tornarvi utile oltre a, ovviamente, la vostra bacchetta.
    AMBIENTAZIONE
    Entrerete in un'area ampia all'incirca come il campo da Quidditch, è una foresta fitta e poco illuminata, ricca di tutti gli elementi naturali che trovereste girando per la Foresta Proibita con la differenza che non vi saranno altre creature all'infuori di quella che dovrete affrontare o evitare.
    SVOLGIMENTO
    Entrerete una coppia alla volta, la successiva inizierà quando la prima uscirà dal recinto. Non ho inserito nessun elemento di disturbo o intralcio, siete liberi di inventare tutti gli imprevisti che vi torneranno utili ai fini della narrazione, vi chiedo solo di rimanere coerenti con l'indole e le abilità del vostro personaggio, sia esso fifone, goffo o particolarmente suonato. La velocità e la facilità con cui porterete a termine il compito dipende solo da voi e da quanto vorrete narrare, così come la riuscita o meno dell'esercizio, siete liberi di tornare all'uscita se i vostri personaggi volessero scappare via.
    COPPIE:
    -Kynthia e Aiden;
    -Victoria e Yuki;
    -Grace e Rain a cui sono stati legati i polsi per obbligare le due a stare viscine viscine.

    Ricordo a tutti che lo SPOILER è obbligatorio, dove andrete ad indicare nome e cognome del personaggio, anno frequentato e Casa di appartenenza, oltre ad un breve riassunto delle vostre azioni nominando i pg con cui avrete interagito. Ad ogni spoiler dimenticato verranno sottratti 10 punti alla Casa di appartenenza del pg.

    La scadenza è prevista per Martedì 16 Gennaio alle 23.59!


    Edited by -RedFlag- - 9/1/2024, 15:02
     
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    I convenevoli. Il male del mondo. Perché sforzarsi tanto per interagire con persone che, in fin dei conti, mai e poi mai sarebbero rientrate nella rosa dei favoriti? Una totale perdita di tempo. Roteò gli occhi e, finalmente, poté lasciarsi alle spalle quella fatica superflua, andandosi a concentrare su argomenti di un’importanza superiore: quelli provenienti dalla bocca della Professoressa Lancaster. ”Una manticora…” lo sguardo color nocciola della Scamander s’illuminò d’immenso. Quella donna. Quella dannata donna. Stava catturando la sua attenzione, sollevando in lei dubbi e domande che, prima o poi, avrebbe dovuto sanare. In qualche modo. Da buona orfanella, forse, l’avrebbe convinta ad adottarla. Sarebbe bastato allenarsi un po’ nei pianti. Uno qui e uno là. Ben assestati e, chissà. Fare centro nel suo cuore, ad occhio e croce, pareva pressoché impossibile. La sua aria austera, a tratti, riusciva a metterla a disagio. “Interessante!” Commentò in un sussurro. Lavorare a stretto contatto con quel tipo di pericolo, senza dubbio, aveva il poter di far sentire vivi e la sua aspirazione la spingeva proprio in quella direzione, forse mossa dalla semplice ingenuità. Eppure no. Non le importava un cazzo. L’estate appena giunta al termine l’aveva posta davanti a uno di quei pericoli potenzialmente mortali ma, senza alcun ripensamento, si era buttata a capofitto verso l’ignoto. Stupida idiota. Allontanò malamente i pensieri che attanagliavano la sua anima e decise di rimandare il tutto a tempo debito quando, inevitabilmente, si sarebbe trovata a dover affrontare il suo destino, anche contro il suo volere. Poco importava. Una presenza. Un’oscura pre… ah, no. Si accorse improvvisamente che un ragazzo, a pochi passi da lì, aveva posato i suoi occhietti asiatici su di lei. Gli riservò una specie di sorrisetto compiaciuto e alzò la candida manina, mimando un “ciao” con la bocca. Carini. Così giovani e così attratti dalle ragazze stronze ed inavvicinabili. Quelle anime pure. Incorreggibili. Quanto desiderio ardeva in loro. Quanto avrebbero voluto essere traviati verso lande più interessanti. Stava divagando e non poteva permetterselo. Assolutamente. Tornò a focalizzarsi sulla figura autoritaria davanti a lei che, come da manuale, prese ad avanzare quesiti più che pertinenti e che, con un po’ di buona memoria, sarebbero stati liquidati in pochissimi attimi. Certo, se solo avesse deciso di resistere all’impellente bisogno di sottolineare quanto la biondina Grifondoro –per lo più amica di Nate-, le stesse sullo stomaco. Una battutina. Innocente. Sì, insomma! Sarebbe potuta essere molto più cattiva ma, con estrema gioia, si rese conto di essere andata a segno e, ehilà, non solo per quanto riguardava il suo target. Le sue labbra si piegarono in un sorriso maligno. Molto maligno. Lanciò un’occhiataccia all’avvocato del diavolo e poi rilassò i muscoli del viso, tornando ad osservarle con assoluta indifferenza, la stessa che provava nei confronti di quasi tutta la popolazione del Castello che, sfortunatamente per loro, li voleva sotto lo stesso tetto ancora per anni. Ops. Forse sarebbero finite tutte in terapia, chissà. Una bella scommessa. “Dici? Credo che qualcuno non la pensi esattamente come te!” Più di qualcuno, se avesse voluto puntualizzare ma rimase umile. Mostrò un sorriso tirato. Falso. Uno dei suoi migliori, prima di voltare la testa verso il Prefetto verde-argento. Perplessa più che mai. Tutto quell’astio verso la sua amabile persona? Quale avvenimento aveva avuto luogo, così grave, per aizzare la Crain? Certo, a volte le bastava respirare per portare scompiglio in quella società abituata alla pace e all’amore. Ma no. Non riusciva a comprendere quale fosse la causa scatenante di quell’avversione. Forse stava in quel periodo del mese ma ciò non le dava il diritto di rivolgersi a lei con quell’arroganza. Gratuita. O forse si trattava solo, davvero, di voler difendere la sua amichetta. In quel caso, una ventata di tenerezza l’avrebbe pervasa, alzandole la glicemia ad un livello preoccupante e disturbante. Si portò una mano al petto, con fare melodrammatico, subito dopo aver incassato il commento sarcastico della moretta, dalla faccia perennemente imbronciata. “Mi ferisci!” O almeno, potresti farlo se solo mi interessasse la tua opinione! Un fendente dritto al cuore. Il teatrino durò troppo poco, avrebbe voluto cimentarsi in una o più scene drammatiche e, invece, la docente, pose fine al divertimento, richiamando all’ordine il pollaio. Lì dentro, in pochissimo, potevano vantare un senso dell’umorismo quantomeno accettabile. Che tristezza. Come previsto, del resto, Cosa poteva mai aspettarsi da quella gentaglia, se non una vita triste e monotona? ”Perché ti sta così antipatica quella ragazza… Grace?” Puntò l’indice sul mento, atteggiandosi da donna pensante. Che dire? Le motivazioni non erano poi molte. Si riducevano al suo ostentare quell’atteggiamento da salvatrice della patria. Intollerabile. Fece spallucce, sminuendo le eventuali ragioni. “Parla troppo.” O più semplicemente, credeva fosse una specie di polo opposto. Due rette parallele che non si sarebbero mai incontrate. Per quanto riguardava Vic, invece, rimase basita dal tentativo buttato lì dal biondino. La Crain l’aveva con lei. Dal suo punto di vista totalmente a caso. E se invece… Lasciando oscillare la chioma, Rain, si voltò furtivamente verso la ragazzina ciclata. E se… Uoooooo. Tornò a fissare il putto. “Credo tu abbia fatto centro.” Allora non in quella testolina, gli ingranaggi funzionavano realmente. Ben per lui. Gli posò la mano sulla spalla e la picchiettò delicatamente, come se il suo aiuto fosse stato utile a farla riemergere da qualche guaio. In realtà, alla luce di quelle nuove scoperte, il suo temperamento sarebbe drasticamente mutato, lasciando che la gelosia entrasse in gioco indisturbata. Una sana gelosia, certo. L’isteria l’avrebbe lasciata a coloro che, a quanto pareva, sembravano avere più dimestichezza con essa. In ogni caso, si rese conto di rischiare uno sconfinamento in territorio ostile e no, teneva al suo rendimento scolastico, metterlo a repentaglio per chi vendeva un’immagine di sé diversa dalla vera essenza che albergava in loro. Le risposte date ai suoi punzecchiamenti, ne erano state la prove inequivocabili. Dissentì con il capo e rivolse all’insegnante le sue più sentite scuse. Sincere.
    Le domande si susseguirono. Una dopo l’altra. La rossa non face altro che annotare mentalmente tutte le nozioni a lei sconosciute, nella sua attivissima mente. Lì, dove avrebbero riposato fino a quando, in qualche circostanza particolare, sarebbero servite a qualche cosa. Inarcò un sopracciglio quando, Aiden, domandò qualche cosa che aveva tutta l’aria di essere assurda. “Questa tua passione per i serpenti, comincia a farmi riflettere!” Nascondeva qualche cosa? Non che le importasse più di tanto, certo. Ma non amava aver a che fare con qualcuno, senza sapere chi fosse realmente. E lui era inquietante. In quel momento, più del solito. Altro argomento di secondaria importanza. Certo.
    Si mise a braccia conserte, cercando di immaginare quale creatura si trovasse al di là di quella struttura così… straordinariamente vegetale. Un punto a suo favore. Tra l’altro. Scostò lo sguardo solo quando percepì la possibilità sfumata di essere portati in una tomba. Faceva sul serio? Beh, qualcuno se lo sarebbe meritato. Seria. In silenzio. Elaborava una specie di strategia per giungere indenne alla meta, ovviamente senza ferire sua maestà Occamy cagatore di uova d’oro. Incassò un po’ meno bene la notizia di dover lavorare in una specie di società con… Cazzo! La sua espressione non mutò. Non si lamentò. Non le importava con chi e come. Una volta uscite da lì, nemiche come prima. ”… aumentiamo la posta, vi va?” Cambierebbe qualche cosa se rispondessi negativamente? Domandò tra sé, senza però spiaccicare una parola. Questione di un attimo. Il suo polso destro fu bloccato in una devastante mora al sinistro della Grifondoro. Abbassò le iridi su quel legame magico e si rese conto che in tutto ciò, la problematica più ardua da affrontare sarebbe stata la sua impossibilità di usare la mano predominante. La destra. Fanculo! L’ennesimo ghigno malefico. Si passo la lingua sua denti e sorrise sadicamente. “La questione si fa interessante!” Laconica. Quasi indifferente a quell’handicap che l’avrebbe comunque limitata.
    “Non farla lunga, Johnson.” Neanche si trovavano d’accordo sulla direzione da intraprendere per pensare a una strategia. Insomma. Chi ben comincia è a metà dell’opera dicevano.

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    L’ora X era scoccata. Il loro turno era giunto inesorabile ed, insieme, varcarono la soglia di quell’area organizzata appositamente per attentare alle loro inutili vite. Grace arrestò la sua camminata e, Rain, proiettata al fare in fretta, la strattonò. “Non abbiamo tutto il giorno.” Prese a camminare più veloce, infischiandosene delle lamentele provenienti dalla rosso-oro. “In questo momento, se non si fosse capito, il mio problema sei tu!” L’area, ad occhio e croce, presentava un’ampiezza considerevole e, come portatrice di sventura, avvertiva lo sguardo indagatore della Lancaster su di loro. Preoccupante, considerando il fatto che da lei dipendeva la loro riuscita o disfatta. Cercò di orientarsi. Ma come? Si trattava di un ambiente ostile, alla stregua della Foresta Proibita ma, grazie a Merlino, nessuna insidia le aspettava dietro l’angolo. Fatta eccezione per l’Occamy. Certo. Come scordare il bel serpentone. Le suole delle scarpe della divisa solcavano il terreno, lasciando impronte visibili e lasciandole uno spiraglio di speranza di poter tornare indietro, senza particolari problemi. Si trovava a proprio agio. La tranquillità di quel luogo, però, iniziava a risultare sospetta e i suoi sensi si sintonizzarono su una stessa onda. Incamerò aria e, improvvisamente, sentì un fruscio provenire dalla sua destra. Bruscamene arrestò la sua camminata e virò, infischiandosene della rotazione che avrebbe dovuto compiere la biondina. “Johnson!” La ammonì. “Pensa meno al tuo ragazzo e più a muovere quel culo!” Harris sarebbe stato ancora lì. Loro forse no. E Rain non avrebbe esitato. Tra lei e Grace, avrebbe salvato sé stessa in caso di difficoltà. Poche stronzate mielose. “Ti ho fatto male? Ops.” Il sarcasmo uscì e smorzò la tensione che, sotto sotto, iniziava a farsi largo in lei, soffocando la fiducia in sé stessa e in quell’altra. “MI STAI FAC…” Non fece in tempo a terminare la frase. I suoi piedi urtarono quello che doveva essere una radice superficiale e barcollò, trascinandosi appresso la compagna. “Sei stata tu!” La accusò. Aveva percepito lo strattone. Ne era certa. “Quanto sei fastidiosa!” Non riusciva a comprendere cosa ci trovasse Nathan in quella ragazzina troppo loquace per i suoi gusti. Amica. Come no. I toni si alzarono. I battibecchi divennero così evidenti che, di lì a poco, correre sarebbe diventata l’unica loro salvezza. Un fruscio. Ora più forte. Si guardò intorno, avvicinando a sé Grace. Dovevano esserci. Il nido del fantomatico uccello/serpente non doveva essere così lontano. E quanto avevano camminato? Non ne era certa. Aveva perso il conto della distanza e del tempo trascorso dalla loro entrata. “Siamo nella merda!” Il pericolo. Era lì dietro l’angolo. Pronto ad attaccarsi a loro come una fottuta sanguisuga. Ed infatti. “Eccola!” Dava per scontato che fosse una femmina, visto il temepramento. Estrasse la bacchetta con la mancina, così per precauzione. Sapeva bene di essere menomata da quel lato ma tentare non avrebbe fatto male. O forse si. Si spostò a sinistra e quella mamma gelosa, le inseguiva senza sosta. Diretta e ligia al proprio dovere: quello di proteggere il proprio tesoro. “Stronza isterica!” La possibilità di uno scontro diretto era molto alta. Lo sapeva sin dal principio ma non riusciva a credere che potesse essere così reale. Panico. Totale. Stava per aprire bocca quando sentì la paura pervaderle ogni singola terminazione nervosa del suo corpicino. I nervi saltarono e la sua incolumità, insieme a quella di Grace, era in grave pericolo. No. Sentì una forza crescere in lei. Una forza che conosceva molto bene. Le sue mani presero a bruciare e la sua testa si concentrò su un unico obiettivo: salvarsi. Dal nulla, proprio a pochi passi dalla loro postazione, un muro di rovi si interpose tra loro e la creatura che cercava di raggiungerle, imprigionandola momentaneamente. Era stata lei. Il suo potere si era rivelato sotto forma di ostacolo utile a rallentare l’Occamy incazzato ma, di certo, non sarebbe bastato a tenerlo a bada il tempo necessario per sottrargli l’oggetto del loro desiderio. Questo Grace sembro comprenderlo anche se, ne era certa, le domande iniziavano ad annidarsi in quel cervellino da leonessa. Annuì, in un tacito armistizio che sarebbe durato fino alla fine della prova. Insieme puntraono la bacchetta verso la gentil bestiola. "Immobilus!" Fu costretta a prestare molta attenzione al movimento della sua bacchetta, in quanto mossa dalla macina e non dalla sua mano predominante. Per questo fu grata alla Grifona quando capì le sue intenzioni. La bionda puntò la sua arma contro il coso squamoso e lo pietrificò, ponendo fine alle sue mosse assassine contro di loro. Si avvicinarono all’uovo: “Tienilo tu.” La esortò, cercando di non incontrare il suo sguardo, temendo domande scomode ma, oramai, tanto valeva ammettere la realtà. “Sono elementalista di terra, se è questo che ti stavi chiedendo.” Fece spallucce, sminuendo la condizione nella quale versava. “Possiamo tornare con calma! Il bestione starà nel mondo dei sogni per qualche ora!” Tutto sommato non era andata così male, no? Ma la lezione non era ancora giunta la termine e gli occhietti malefici dell’insegnante, ancora, pendevano su di loro come una fottuta Spada di Damocle. "Ottimo lavoro, comunque!" O forse no. Almeno era stato divertente.

    Rain Scamander - IV anno - Serpeverde.
    Interagito con Grace, Vic e Aiden. Salutato Yuki da lontano.
    Inizia l'esercizio. Si scanna un po' con Graziella, facendo battutine. Le loro voci celestiali attirano l'Occamy ed insieme lo attaccano (?) senza fare male a quel povero cuore. Si prendono l'ovetto e se levano dal caz <3 baci e abbracci.
    Addio <3
     
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    Qualcuno le aveva detto “buongiorno” quella mattina? Perché di “buon” fino a quel momento non vi aveva visto nulla. Le sue persone preferite al castello erano in totale k.o. tecnico a causa dell’epidemia che era andata diffondendosi a macchia d’olio e più, durante Cura, i minuti passavano più, nella sua mente, si faceva largo serpeggiando attraverso la sua etica il desiderio che anche una certa verde-argento si fosse trovata vittima della peste. Invece no! Diamond Scamander brillava in tutta la sua fulgida essenza intrisa di fastidio – per la Johnson – e malignità. Non ce l’avrebbe fatta a reggere a lungo e a riprova di quell’ulteriore pensiero fu la risposta al vetriolo che servì all’altra coadiuvata dall’intervento di un’altresì piccata Victoria Crain, la cui ferita inferta durante il falò d’inizio anno doveva ancora bruciare a giudicare dal modo in cui la moretta era andata a rivolgersi alla concasata. Sulle labbra della Grifondoro si dipinse un ghigno soddisfatto. “Ben fatto, Vic!” Se quell'arpia pensava d’essere la regina del mondo per motivi del tutto noti solo che a lei si sbagliava di grosso e di certo lei non avrebbe lasciato che la rossa le mettesse i piedi in testa o la intimorisse con il suo fare da bulla. Per come la vedeva la Johnson altro non faceva che mostrare la sua natura e presto o tardi anche il suo amico Nathan si sarebbe risvegliato dall’incanto dell’innamoramento vedendo la verde-argento per ciò che era: marciume. Un bel contenitore sì, innegabile, ma privo di contenuto.
    «Probabile, qualcuna non ha niente di meglio da fare» replicò sottovoce alla compagna di stanza piuttosto infastidita da tutto quel battibeccare ma davvero, almeno in quell’occasione, la colpevole non era da ricercare nella Johnson che aveva optato per evitare qualsivoglia forma d’interazione con l’altra peccato che proprio l’altra avesse scelto la strada della provocazione. La sua colpa, insomma, era stato solo cedervi ma sufficiente da ottenere un rimprovero da parte della docente che, con i suoi occhi taglienti come la lama di un coltello, zittì tutte le parti interessate.
    'Sta stronza, della Scamander! Riusciva a tirarla dentro anche quando partiva con tutte le buone intenzioni!
    «Mi scusi» bofonchiò chinando il capo dinanzi l’occhiata della professoressa tuttavia stirando le labbra in una smorfia che avrebbe palesato tutto il fastidio provato per quella situazione. Che palle! Tutto voleva meno che attirarsi le attenzioni in negativo dell’insegnante di una delle materie che più le stava a cuore. Non aveva ancora un giudizio sulla donna, per quanto la intimorisse ed attraesse allo stesso tempo, ma di certo non avrebbe compiuto l’azzardo di mettersela contro. A prescindere sembrava ed era un tipo tosto e quantomeno sarebbe stato auspicabile averla dalla propria parte che contro. Però forse, nonostante il pessimo siparietto, qualcosa di buono doveva averla fatta perché proprio la docente riconobbe l’assennatezza della sua risposta. Il sorriso tornò ad incresparle le labbra e lo sguardo non poté fare a meno di cercare la figura fulva della sua nemica. “Prendi e porta a casa!” Una soddisfazione! Ma non disse niente evitando di accendere gli animi e quindi di beccarsi ulteriori richiami. Si sarebbe fatta bastare quella gioia e chissà magari avrebbe trovato modo in un secondo luogo di farglielo presente. Buona sì ma non fessa e quella ragazza riusciva a mandarla in bestia come pochi.
    Si schiarì la gola ascoltando i successivi interventi lasciandosi andare qui e lì da piccoli commenti che fungevano da rafforzo positivo per i propri compagni prendendo qualche sporadico appunto estremamente schematico.
    «Immagino che qualcuno si sarà chiesto cosa ci sia dietro il recinto» esordì dopo qualche istante di pausa l’insegnante prendendosi il giusto tempo per fissarli uno ad uno. Poteva dirlo forte! E nel caso specifico della Johnson era dall’apparizione di quell’intricato groviglio di vegetazione che la curiosità era stata risvegliata portandola ad intercettare tutti i vari pettegolezzi che aveva recepito nei corridoi. «Non mi è stato dato il permesso per portarvi con me in una tomba, quindi ho pensato di creare per voi una situazione analoga.» WHAAAAAT?! In che razza d’avventura li stava cacciando? Gli occhi della Grifondoro brillarono immediatamente d’eccitazione ricercando lo sguardo della Lloyd quasi a chiederle un parere: “ma che figata?” Strinse le labbra trattenendo l’entusiasmo ed allungò il collo per ascoltare il proseguo del discorso: «vi troverete in una foresta fatta e finita. Fango, buche, sassi e cavoli vari...» easy insomma. Non avrebbero dovuto aspettarsi chissà cosa ma era proprio qui che la Johnson sbagliava e non poteva nemmeno immaginare di quanto!
    «Quanto a voi due... Visto che sembrate amarvi così tanto non disdegnerete passare un po’ di tempo l’una con l’altra.» In men che non si dica i polsi delle due ragazze andarono a legarsi lasciando sgomente le due giovani.
    «Ma!»
    «Lamentatevi e vi legherò anche i piedi!» Dannazione! Grace si morse immediatamente la lingua abbozzando mentre cercavano, spingendo in direzioni opposte, un luogo dove studiare la strategia in attesa del loro turno.
    «Per l’amor del cielo!» Sbottò in seguito all’ultimo tirone che il suo polso ricevette strattonato dalla Scamander. Ma non poteva trovarsi legata con Mike? Avrebbe collaborato decisamente meglio con il Serpeverde seppur, immaginava, avrebbe avuto l’orticaria come in qualsiasi situazione in cui l’incolumità della rosso-oro veniva messa in discussione. Fino a quel momento la Johnson gli aveva sempre dato contro, più o meno fervidamente, ma da quando entro quelle mura si era addirittura commesso un omicidio la Grifondoro non s’era sentita di ribattere con la stessa enfasi. Qualcosa non andava. A scuola come nel mondo magico ed un leggero timore cominciava a serpeggiare minando la stoica sicurezza che l’aveva sempre distinta.
    «Come?» Toccava a loro? I pensieri l’avevano distratta facendole perdere la cognizione del tempo e parte del farneticare della rossa. Spazientita si sentì tirare ed ingollando il rospo – almeno davanti alla Lancaster – entrarono all’interno di quello che scoprirono essere un vero e proprio labirinto. Fantastico. Grace si fermò un attimo sulla soglia nel tentativo di valutare la direzione ma il polso le venne strattonato nuovamente e bruscamente.
    «La smetti di tirarmi?! So camminare benissimo» Replicò a sua volta strattonando la Serpeverde per il puro spirito d’infastidirla a sua volta. Glielo aveva già detto: era in grado di camminare anche da sola ma la Scamander non sembrava dello stesso avviso.
    «Si può sapere che diavolo di problemi hai?»
    «In questo momento, se non si fosse capito, il mio problema sei tu!» Che stronza! Che gigantesca, intergalattica stronza! Con che faccia Nathan le chiedeva pure di fare uno sforzo nei suoi riguardi e, magari, riuscire a vedere ciò che vi vedeva lui. Ma precisamente cosa ci vedeva lui? La gentilezza, la simpatia di cui le aveva parlato non sembravano nemmeno fare parte dei suoi possibili pregi.
    «Smettila Rain!» Di tirarla, di aggredirla… Tutto quanto! Rapidamente il budget pazienza di cui la leonessa disponeva stava scendendo ai minimi storici. La strattonò a sua volta per il puro spirito di restituirgliela ma tuttavia la seguì cercando di mantenere lo stesso passo svelto tenuto dalla Serpeverde che faceva d’apripista in quella foresta di buche, sassi, rovi e radici semi nascoste dalla vegetazione. «Va piano!» La esortò al fine di farla ragionare che così facendo, presto o tardi, una delle due sarebbe inciampata portandosi l’altra dietro e così poco dopo accadde quando Rain, mettendo il piede in fallo, inciampò in una radice portandosi dietro la Johnson addosso. «Te l’avevo detto, cretina!» Sbottò sempre più nervosa constatando i graffi che la caduta le aveva procurato sui palmi. «IO? “Pensa meno a” Nathan!» Continuò infervorata per poi lasciarsi scappare un commento ben più maligno ed acceso. «Ah no è vero! Già non t’interessa più. Ha già puntato un altro? Tipico…» Commentò acida riferendosi al ragazzo con la quale era venuta accompagnata. L’input, com’era prevedibile, mandò su tutte le furie la rossa che non mancò di rispondere per le rime attirandosi a sua volta la collera della Johnson. Presto i toni s’alzarono e con esso, il rumore, attirò anche il o la – come la etichettò la Scamander – protagonista di quello che sarebbe stato l’esercizio: l’Occamy. Mosse da un unico spirito le ragazze, inaspettatamente, presero a collaborare correndo nella medesima direzione scagliando fatture alla rinfusa atte a rallentarla ma sembrava tutto inutile. Il serpente piumato riusciva ad evitare ogni colpo sgusciando rapidamente a lato, avvicinandosi pericolosamente a loro in quello che all’apparenza sembrava un vicolo cieco. Erano fottute. O forse no. Le mani di Rain proiettarono una luce inaspettata, potere, che parve legarsi al proprio elemento innalzando dal terreno un grezzo muro di rovi proprio davanti al muso della bestia che ruggì indispettita.
    «Di qua!» Grace tirò la Serpeverde in quello che apparve come un sentiero nascosto dalla vegetazione che riuscì a farle spuntare nel nido della creatura ma non c’era tempo da perdere perché ancora, la bestia, fu loro alle calcagna! Annuì a sua volta alla compagna sancendo quello che aveva l’aria d’essere un armistizio ed impugnando al meglio la bacchetta si prepararono allo scontro che vide la rossa rallentare visibilmente la creatura e la bionda pietrificarla con un preciso Petrificus.
    «CE L’ABBIAMO FATTA!» Esplose quando la creatura si pietrificò e fu in quel momento che la Scamander la stupì cedendole l’uovo:
    «Tienilo tu» Inaspettato. Grace afferrò quell’uovo d’oro contemplandolo qualche istante prima d’infilarselo sotto braccio.
    «Quella roba con i rovi…» Tentò per poi rimangiarsi la domanda. Era giusto chiedere? Eppure, quello strano avvenimento le aveva sollevato molteplici domande ed una stretta non indifferente alla viscere, quasi un richiamo. Anzi! Un richiamo vero e proprio, innato, come se qualcosa le stesse urlando al medesimo modo. Abbassò lo sguardo scrutando le proprie di mani. Quelle che si scaldavano quando s’innervosiva e che, poco prima, avevano cominciato a pizzicarle quando il battibecco aveva superato il limite. Calore. Fuoco. Quel fuoco che rispondeva alla sua magia come un serpente al proprio incantatore. Possibile ci fosse un nesso anche per lei?
    «Elementalista?» Questo voleva dire… «Cioè sei affine alla terra… ?» Non era del tutto una domanda ma il modo in cui lo pronunciò lo rese tale.
    Annuì stringendo l’uovo sotto il braccio e con la verde-argento s’incamminò verso l’uscita. «Come hai… Lascia stare» Ancora una pausa. Quante cose avrebbe voluto chiederle ma era pur sempre Rain. Non era tenuta e men che meno con lei. Poi non voleva nemmeno confidarsi con lei per quanto quell’argomento la stesse a cuore. Che fare? Quanto avrebbe voluto Mike al suo fianco in quella circostanza. Lui avrebbe saputo che dire, che fare. La mancanza le montò dentro bruciandola ardentemente per qualche istante. Espirò ed i pensieri presero a rincorrersi, accavallarsi, sommarsi. «Sì… Nemmeno tu sei stata male» La fissò lasciando poi che un sorriso divertito s’aprisse naturalmente sulle labbra.
    «Professoressa» ancora un sorriso all’inaspettata compagna.
    «A lei!»

    Grace Johnson – III Anno – Grifondoro

    Interagito brevemente con Kynthia, Victoria e la proffa. Interagito principalmente con la Gallina, citato Aiden.

    Si punge ferocemente con Rain con la quale è costretta a svolgere l’esercizio. Inciampano, s’insultano, si fanno male (?) e così facendo attirano l’Occamy che le insegue. Cercando di rallentarlo grazie anche all’elementalismo di Rain che accorre in loro aiuto. Rallentano definitivamente (???) il Biscione volante con una combo Immobolus+Petrificus Totalus e gli fottono l’uovo che portano allegramente alla proffa. Amaci, grz 🖤


    Edited by Dragonov - 16/1/2024, 16:14
     
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    Ci vuole poco a far degenerare una discussione. Un temperamento fumantino, una risposta al vetriolo in più, un intermediario incapace et voilà, les jeux sont fait. Per fortuna la professoressa Lancaster non lascia molto spazio al siparietto tra Grace, Rain e me, stoppandolo con poche parole ed uno sguardo eloquente. La sua severità mi annichilisce, anche se non lo do molto a vedere: non è necessario alzare la voce o minacciare qualcuno per incutere timore ed ottenere rispetto e lei ci riesce benissimo, senza scomporsi. Dal canto mio posso dire di tenermi lontana dalle grane come Ronald Weasley dai ragni eppure, ormai è chiaro, ho trovato il mio infallibile acciarino: Rain Scamander. Essere una presenza molesta sarà forse lo scopo della sua vita, se ogni qual volta che apre la bocca riesce ad infastidire più di qualcuno. No, è riduttivo spiegarla in questo modo: lei ha il talento più o meno straordinario di individuare in un gruppo di persone quella più fragile e delicata, punzecchia e infierisce nei punti deboli con una crudeltà becera e gratuita finché non ottiene il suo scopo, ovvero l'annientamento della sua vittima. La conosciamo tutti: i più furbi imparano subito a starle lontani (a meno che non ottengano qualcosa in cambio), i più temerari - come Grace, ad esempio - non riescono proprio a lasciarsi passare la mosca sotto al naso e sono quindi destinati ad alimentare i suoi giochetti. Ed è proprio per "colpa" di Grace se oggi mi sono esposta anch'io, in una veste quasi del tutto nuova: sono passata dall'attaccare io stessa la Madre Teresa dell'accademia di arti magiche al darle man forte contro quello che è, a tutti gli effetti, diventato un "nemico comune". Onestamente non credo lo resterà per molto: ora è facile fare di lei il mio punchball, con il dente ancora un po' avvelenato per la storia dell'innominabile, ma presto tornerà ad essere una presenza marginale nella mia esistenza. A meno che non mi capiterà di assistere ancora ad uno scontro che veda coinvolta Grace Johnson.

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    Zitta e a braccia conserte, cerco di capire di cosa ci occuperemo oggi. Mi capita di rivolgere appena un'occhiata al tipo alto del Grifondoro che mi affianca - un'occhiata che, come al solito, sembra giudicante ma non lo è - e alla strana coppia formata da Aiden e Rain, ma mi dedico per lo più alla lezione: la cura delle creature magiche in teoria è una materia fondamentale per le mie future aspirazioni professionali oltre che inclinazioni, ed è anche per questo che mi impegno a guardare oltre le specifiche richieste della scuola, tuttavia sono quel tipo di persona che desidera curarle ed assicurarsi che tutto sia fatto come si deve a debita distanza. Non mi ci vedo proprio con secchi di alluminio e scarponi a dar da mangiare ai Thesral, a spalare cacca di Ippogrifo tra un inchino e una carezza o a cercare nidi di Augurey nelle foreste (benché mi sia profondamente affezionata all'esemplare di cui conservo ancora la gemma). E nemmeno credo che partirei per missioni animaliste per difendere le uova di Occamy. Oltre ad essere schizzinosa sono anche poco coraggiosa. Punto a mio sfavore, visto che la lezione prevede un'avventura nella foresta.
    « Chiaramente. » mormoro tra me e me, guardando l'ingresso e la torcia della professoressa vedendomi già immersa nel verde scuro, in balia di insetti più o meno grandi che con buona probabilità incendierò, a lottare contro lo scopo dell'escursione che non infastidisce soltanto la creatura ma anche me. Perché proprio un uovo, che l'Occamy può riconoscere istintivamente come suo, e non un banalissimo calamaio nascosto comunque nel suo nido? Alzo quindi gli occhi al cielo, insicura su quello che farò e senza bluffare il mio malcontento. Almeno la Lancaster ha deciso di farci entrare in coppie. Sbatto le ciglia un paio di volte sperando in cuor mio di fare coppia con Grace - con lei ho scoperto di avere un certo feeling, un'inspiegabile connessione e sincronicità - salvo poi realizzare che entrerò col Grifondoro accanto a me. Non ricordo il suo nome ma non credo faccia molta differenza: quel che conta è riuscire a portare a termine l'esercizio pratico. La Johnson sembra essere stata lasciata indietro o dimenticata dalla fortuna: dovrà fare tutto stando legata a Rain. Guardo entrambe di sbieco e alzo il mento prima di voltarmi verso... com'è che l'ha appena chiamato la Lancaster? Argh. Penso molto sinceramente che la professoressa abbia frainteso luogo e contesto: siamo studenti, non allievi dell'accademia Auror o spezzaincantesimi. Quale diavolo di strategia pensa che dobbiamo elaborare? Cosa ne è stato del guidare dando l'esempio? Tutti che vogliono buttarci nella fossa dei leoni avendo dalla nostra solo conoscenze teoriche... Vincere d iventa una questione di principio.
    « Tu hai idee? » nessun saluto, nessuna presentazione. Non sono brava nei convenevoli quindi meglio passare direttamente al nocciolo della questione.
    « La Lancaster ha detto che dobbiamo recuperare l'uovo d'oro nascosto nel nido dell'Occamy. Non sappiamo quanto sia grande o dispersiva la foresta, quindi direi che la prima cosa da fare sia localizzare il nido con un incantesimo. Dopo di che... Come possiamo distrarre in maniera efficace una creatura tanto attenta e padronale? » picchietto l'indice sull'avambraccio mentre provo a riflettere, con lo sguardo diretto verso il recinto ma in realtà concentrato su un'immagine mentale. Il Grifondoro suggerisce una strategia che in un primo momento mi sembra assurda: si tratta di distrarre l'Occamy con dei ghiotti topolini (trasfigurati partendo da fili d'erba), sollevare magicamente l'uovo d'oro ed attirarlo con un Accio.
    « Vorresti sacrificare dei topi?» l'espressione che ho è un mix tra l'incerto e lo sconvolto. Deve essere proprio impazzito se pensa che accetterò una cosa simile. Questo Grifondoro, dall'alto della spavalderia che contraddistingue lui e tutti i membri della sua casata, ha avuto il barbaro coraggio di proporre a ME una cosa simile. Me, che ho rischiato la bocciatura in pozioni perché mi sono rifiutata di schiacciare delle lumache cornute o di tagliuzzare corpi vivi per produrre unguenti e pozioni. Fortuna che Fletcher - il mio amato Alan - ha capito e trovato una soluzione ideale per il mio proseguimento. Porto allora indietro i capelli tenendoli con entrambe le mani, segno di disagio, e chiudo gli occhi prima di scuotere la testa con vigore.
    « Non mi va di servire la cena ad un Occamy per ottenere uno stupido uovo e una stupida A. Cazzo » ma qui entra in gioco il conflitto di interessi: sono davvero disposta a non superare l'esercizio per una cosa che, in effetti, avviene per natura? Sbuffo un po' prima di inumidire le labbra e voltarmi a cercare Grace.
    « Ok, ok, ok, ragiono. Se i topi avranno il solo scopo di far scivolare l'Occamy fuori dal suo nido quel tanto che basta per recuperare l'uovo d'oro, allora sì. Si può fare. Spero che te la cavi bene in Trasfigurazioni. » e da qui lascio bene intendere che della trasfigurazione da filo d'erba a topolini dovrà occuparsi lui: credo fallirei miseramente pensando a cosa potrebbero servire. Quindi, una volta definito il tutto, assisto all'ingresso di Kynthia e Aiden ed aspetto il mio turno con la stessa ansia e mal di vivere che precedono un qualunque esame. Incrocio le braccia, picchietto le dita sugli avambracci, vorrei socializzare ma credo di avere sprecato già tutte le batterie. Lo sguardo cade su Grace e Rain di nuovo: un duo così assurdo e mal assortito che mi fa solo ringraziare di non essere io in una situazione simile. Così legate non so come potranno cavarsela.
    Quando tocca a noi, a me e al Grifondoro, mi sento come appena ridestata da un sogno ad occhi aperti. Hanno già finito? Ce l'hanno fatta? Studio le espressioni di entrambi, ma che dico... guardo Kynthia, che è la più affidabile sotto quest'aspetto; Aiden sembra sempre così piatto, apatico. E' capace di provare qualche emozione o vede sempre tutto grigio? mi chiedo, perché proprio non lo capisco. Bando alle ciance: la professoressa ci esorta a prendere la nostra strada. Faccio qualche passo e poi un rapidissimo check per assicurarmi che il collega mi stia seguendo, prima di imprecare mentalmente contro la Lancaster che a tutti i costi ha voluto metterci di fronte ad una situazione simile.
    « Per Merlino... » mormoro, sguainando la bacchetta e addentrandomi nella misteriosa foresta.

    Sono silenziosa, non mi piace parlare quando voglio restare concentrata su un obbiettivo e ancora meno con chi non conosco. Quella brava a farsi amici anche i sassi è Grace! Io ho bisogno di mesi, se non addirittura anni, prima di poter considerare amico qualcuno. In più sono fermamente convinta che in attività di questo genere rendano molto meglio coppie di persone già abbastanza affiatate. Costruire un'affinità in pochi minuti è davvero roba grossa, troppo grossa.
    Inchiodo dopo neanche un minuto di cammino prima di alzare la bacchetta e puntarla casualmente verso il Grifondoro: mi si è parato davanti, cosa posso farci?
    « Direi che ci siamo. » Sbatto le palpebre un paio di volte, ricordo la formula letta su qualche libricino casuale in biblioteca e con tono risoluto la pronuncio.
    « Avenseguim! » non sono proprio sicura di quali dovrebbero essere gli effetti di questo incantesimo, per cui resto in attesa a guardare il vuoto. Mi aspetto una sorta di scia luminosa, magari puntellata, che porterà me e il Grifondoro (non vorrei sbagliarmi ma sono quasi sicura che il suo nome contenga una k. Kevin? Kyle? Kai?) proprio davanti al nido dell'Occamy ma non succede niente. Assolutamente niente. Allora ci riprovo, perché sia mai che stia facendo una figura di merda davanti a questo tizio e alla professoressa? Sguardo fiero, spalle dritte, maledizioni e fatture sulle future sette generazioni di chi ha scritto il nome di questo incantesimo inutile.
    « Avenseguim » zero assoluto: la bacchetta si muove appena nell'aria fredda di gennaio, scandendo movimenti decisi ma fondamentalmente inutili. Sento già le guance diventare rosse per la vergogna e gli occhi di Kai fissi su di me in attesa di un risultato che non esiste.
    « Beh, che c'è? A te riescono sempre tutti? » voglio proprio vedere come te la caverai con i topolini. Assottiglio lo sguardo e muovo qualche altro passo, stizzita.
    « Non che m'importi, ci sono tanti altri incantesimi da poter utilizzare. Ad esempio... » - - sì, ad esempio cosa Vic? Fatti venire un'idea e subito! Guardo tra i fusti, i cespugli, le zone d'ombra fitta senza riuscire ad andare oltre. M'illumino e ghigno, puntandomi la bacchetta addosso.
    « Focus. »

    La vita in 4k non è poi così male. Posso vedere tutto e in maniera meravigliosamente nitida: i fili d'erba, le gocce di rugiada, la polvere sui sassi, i capelli sulla divisa di Kai.
    « In questo modo dovrei riuscire a vedere in maniera nitida fino a trenta metri e, spero, anche il nido dell'Occamy con un po' di anticipo. » e muovo qualche passo in avanti per liberare la visuale, guardando tra gli arbusti mentre faccio un giro su me stessa, in cerca di un qualche indizio sulla direzione da prendere.
    « Per essere una foresta è molto silenziosa. » considero, non riuscendo a scorgere alcuna altra creatura a parte noi due man mano che ci facciamo strada nella vegetazione. Ho ancora la bacchetta in pugno quando finalmente scorgo qualcosa tra gli arbusti più fitti. Rallento e faccio segno al Grifondoro di fermarsi: è il momento in cui lui si occuperà dei topi mentre io andrò dalla parte opposta e cercherò di recuperare l'uovo. Ce lo diciamo a bassa voce, raccomandandoci di non fare rumore per non rovinare il piano, prima di separarci. Accade tutto molto in fretta: lui riesce ad evocare i suoi topolini, io a posizionarmi a debita distanza - forte del mio incantesimo - ma con una prospettiva perfetta che dovrebbe tenere i sensi della creatura non allertati da una minaccia. Ci siamo detti di lanciarci segnali luminosi a cose fatte, per avvisare l'altro di aver portato a termine la "missione". Il Grifondoro illumina quindi la punta della sua bacchetta dopo avere trasfigurato dei semplici fili d'erba in topi (o furetti?) ed averli indirizzati prima verso l'Occamy e poi distante dal suo nido; dopo essermi assicurata che la creatura sia effettivamente scivolata via - e la guardo mentre lo fa, con una morbidezza senza eguali - sbatto per bene le palpebre per mettere a fuoco, individuo l'uovo d'oro e casto un Wingardium Leviosa: l'oggetto tanto ambito fluttua a mezz'aria, non mi resta che usare un Accio per attirarlo a me.
    Tutto va per il verso giusto finché non calpesto e rompo un rametto. Essere agile e silenziosa non rientra nei miei talenti e nel momento in cui alzo le braccia per poter accogliere il "premio" indietreggio quel tanto che basta per disturbare il religioso silenzio che ci circonda. Attiro così l'attenzione della creatura che si volta subito, imbestialita, nella mia direzione. Il sorriso si spegne all'istante: la vedo muoversi veloce e strisciante, imponente e quasi inevitabile. Ammetto di provare paura nei pochi istanti che mi separano da una fine orribile: non era così che volevo andasse. Resto pietrificata di fronte a questa enorme figura, in altissima definizione, che mi punta; vorrei correre ma ho le gambe pesantissime; difendermi con un incantesimo ma ho la mente vuota. Stringo soltanto l'uovo più forte che posso. Chiudo gli occhi e trattengo il fiato.
    Ci ha pensato il Grifondoro a fermarlo. Non so come ma ce l'ha fatta.
    Lo ringrazio e con lui mi avvio verso l'uscita, stringendo l'uovo con entrambe le braccia e un colorito cadaverico. Lo consegno in silenzio alla professoressa e torno al mio posto, rincuorata dal fatto che nessun altro abbia visto niente.


    ––––––
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    Victoria Crain, terzo anno serpeverde

    (è stato un parto orribile e complicato, lo confesso.)

    Interagisce principalmente con Yuki, di cui non ricorda il nome, mentre elaborano la loro strategia.
    Quando entrano nella foresta prova un incantesimo letto da qualche parte che fallisce (non è presente nella lista, ho dato per scontato fosse inutilizzabile) e alla fine opta per aguzzare la vista e intravedere con fortuna e vantaggio il nido dell'Occamy, al fine di indirizzargli contro degli appetitosi topolini che lo distrarranno e lo porteranno a spostarsi quel tanto che basta per sollevare l'uovo d'oro ed attirarlo con un accio.
    Sul finale purtroppo Vic fa rumore, l'Occamy si accorge di essere stato ingannato e fa per attaccarla. Lei sopravvive perché non è da sola, e perché è tutto finto, altrimenti bye bye. Torna dagli altri bianca pallida e da l'uovo alla prof.
    Addio.
     
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    Aiden osservava il peculiare scambio di battute tra Rain e Grace, in silenzio, senza caprine il senso. In quei mesi di studio e osservazione dei suoi simili, si era accorto che le ragazze si comportavano in modo diverso dai ragazzi. Aveva ragione il Sig. Depp quando gli diceva che le donne erano creature difficili da capire, eppure, a lui, tutto questo non dispiaceva: infatti, più era complesso il caso, più aveva voglia di studiarlo. Nel mentre, la risposta che gli diede la sua concasata non lo convinse del tutto. Le stava antipatica perché parlava troppo? Non aveva senso. Per odiarla, non avrebbe dovuto farle un torto? Ferirla? Deriderla? Forse no. In fin dei conti, gli esseri umani erano influenzati dalle loro emozioni, pertanto la risposta di Rain, per quanto irrazionale potesse essere, aveva una sua logica. Semplicemente non la sopportava. Ma poi, di cosa si meravigliava? I bambini dell'orfanotrofio lo avevano escluso e giudicato per lo stesso identico motivo. Socchiuse leggermente gli occhi, ripensando a quei momenti e a come avrebbe reagito se mai, un giorno, li avesse incontrati: cambiando strada. «Pensavo lo sapessi.» Guardò Rain, alzando impercettibilmente il sopracciglio. Era arrivato a quella conclusione semplicemente osservando le dinamiche e le interazioni del piccolo gruppo che si era formato al falò. Victoria aveva avuto una reazione forte e non aveva nascosto il suo fastidio quando era arrivato con la rossa; forse era gelosa del rapporto tra i due perché voleva essere l'amica - o forse la persona - più importante per Nathan? Il caso studio principale? Questo non lo sapeva e, a conti fatti, non erano nemmeno affari suoi dato che, almeno per adesso, non stava raccogliendo informazioni su nessuno dei soggetti coinvolti. L'unica persona che rientrava tra le sue ricerche, era Kynthia. Infatti, la salutò. Non mi ha visto? Quindi non fa molto caso a chi le sta intorno. Rispose con il suo singolare sorriso per poi tornare a concentrarsi sulla lezione, deluso dalla risposta alla sua domanda. Era certo che gli Occamy non potessero parlare il Serpentese? C'erano prove scientifiche a riguardo? Non poteva dipendere dalla genetica? Non potevano impararlo, o almeno emularlo, se ne erano esposti sin da piccoli? Voleva dare una risposta concreata a quelle domande ma, per adesso, si sarebbe accontentato della spiegazione della docente. Ora come ora non aveva prove a sostegno della sua tesi. «Sono creature meravigliose, non trovi? C'è ancora così tanto da scoprire su di loro.»Nella sua voce c'era una punta di emozione. Aiden aveva sempre avuto un legame speciale con i serpenti, gli sembrava di capirli e, finalmente, ne aveva compreso il motivo: era un rettilofono. L'attivazione di questa abilità non è sempre immediata, in quanto necessita di un legame particolare con un serpente per potersi sviluppare appieno. Nel suo caso, si era manifestata più tardi del solito, forse perché, per un lungo periodo, aveva deciso di non avere contatti con nessun altro essere vivente. Per quanto, infatti, fosse legato ai serpenti che abitavano nell' giardino dell'orfanotrofio, non aveva mai approfondito il loro rapporto. Lo aveva fatto solo con Lilith. Era il suo serpente.
    La lezione di oggi si sarebbe svolta in gruppo, pertanto Aiden affiancò la sua compagna di avventura, Kynthia che, nel frattempo, aveva preso uno degli oggetti esposti sul tavolo. «Quando ci incontriamo, c'è sempre di mezzo una foresta.»La fissò, e poi prese la bacchetta dalla tasca posteriore della divisa, pronto a partire. «Quando vuoi.»Aspettò che lo fosse anche lei poi insieme, si addentrarono nella tomba-foresta. Camminava adagio, non aveva alcuna fretta di arrivare all'obiettivo, piuttosto si guardò attorno, studiando il territorio perlopiù costituito da alberi ad alto busto. Il terreno era abbastanza fangoso, in alcuni punti c'erano delle buche sulle quali era facile inciampare ed era possibile la presenza di qualche pianta semi-senziente, come il Tranello del Diavolo, visto l'ambiente buio e umido nel quale si trovavano. Aveva, però, chiesto a Rain qualche notizia in più sul tipo di lezioni tenute dai professori, quindi qualche modifica all'ambiente o la presenza di qualche pianta peculiare non era da escludere. Non era facile orientarsi in quel posto, ma la cosa più logica da fare era andare verso Nord, quindi proseguire diritto. «Kynthia» Pronunciò il suo nome a bassa voce, un rumore assordante avrebbe potuto mettere in allerta l'Occamy. «da quel che ho potuto osservare penso che potremmo trovare piante simili al tranello, ci conviene fare attenzione soprattutto a dove mettiamo i piedi.» I dati erano stati raccolti, metabolizzati e comunicati. Iniziarono, dunque, a cercare il nido contenente l'uovo dorato richiesto dalla professoressa. Per adesso, era tutto tranquillo, forse anche troppo, ma se la fortuna aveva deciso di stare dalla loro parte, perché lamentarsene? Nel frattempo, avrebbe potuto fare qualche domanda alla ragazza accanto a lui per approfondire il suo studio su di lei, ma non appena intravide, a pochi metri da loro, qualcosa scintillare, si bloccò. Doveva essere il nido. Anche Kynthia doveva essersene accorta, ora dovevano solo capire come avvicinarsi furtivamente senza far rumore... «Ma cosa?» Impassibile, fissò la mora che, senza accorgersene, aveva appena calpestato una giunchiglia strombazzante che, ovviamente, intonò la sua stonata melodia. Che suono fastidioso. E poi non era nemmeno la loro stagione, come potevano crescere in questo tipo di habitat così inospitale? Ne rimase affascinato. «Che ci fanno qui questi fiori? Comunque penso che dovremmo muoverci.» Non ebbe neanche il tempo di pronunciare quelle parole, che il rumore di un battito d'ali giunse alle sue orecchie. L'Occamy doveva essersi accorto di loro. Aiden non si lasciò prendere dal panico, in realtà, non vedeva l'ora di trovarsi faccia a faccia con quella bellissima creatura, ma non era da solo e aveva un compito da portare a termine. Fece due passi indietro e, cauto, alzò la bacchetta. «L'uovo.» Sussurrò. Con la coda dell'occhio si assicurò che Kynthia avesse capito, quando ne fu certo, passò all'azione. Avvenne tutto in rapida successione: l'uovo che ora era nelle mani della grifondoro, l'Occamy arrabbiato iniziava a crescere sempre più e ad avanzare verso di loro, al che con voce ferma e atona disse: «Lumos Maxima.» Con la speranza di guadagnare tempo. Veloce, prese poi per mano la sua compagna e iniziò a correre.



    Aiden Walker, III anno, Serpeverde

    Interagito con Rain e Kynthia. Citato Vic e Grace.
    Dopo aver risposto a Rain, si avvina a Kynthia e insieme entrano nella foresta. Calmo, si guarda intorno e parla con lei, dopo un po' si accorge di qualcosa che brilla e intuisce possa trattarsi del nido. Kynthia capesta una giunchiglia che li fa scoprire, quindi si passa all'azione: aspetta che la sua compagna recuperi l'uovo e nella speranza di guadagnare tempo casta un Lumos Maxima, poi iniza a correre e.e
     
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    Insomma, se la lezione inizia su queste note pacate può soltanto andare a migliorare, giusto? Non lo so, staremo a vedere. Lanciando un'occhiata rapida a Grace non mi sembra che abbia tutta questa voglia di discutere, alla fine la definirei un tipo un po' troppo esuberante per essere appassionata alle liti. Semmai è la serpeverde che mi aspetto non abbassi tanto facilmente l'ascia di guerra. Oppure sì? No perchè sarebbe necessario: caso vuole che, dopo il nostro bellissimo giro di domande e risposte sull'argomento del giorno, la mia coinquilina debba proprio essere costretta a collaborare con la rossa di serpeverde per l'esercizio di oggi. Insomma, che culo. E vista questa scelta, posso concludere che la professoressa sia effettivamente un po' sadica “credo che tu abbia bisogno che ti dica buona fortuna” faccio ironica alla grifondoro per poi darle le spalle e andare invece verso il tavolo su cui sono disposti svariati oggetti, più o meno di uso comune, più o meno babbani. Di lì a poco sento qualcuno raggiungermi, è Aiden, il compagno che mi è toccato per questo compito. Non so se sia una cosa positiva o no; non posso fare grandi previsioni, a parte che con i serpenti non so se con gli animali in generale se la cavi bene. Sicuramente se è bravo con le creature tanto quanto lo è con le parole, siamo spacciati. Che poi, chissà come mai ha così tanta difficoltà a comunicare. Non so, un ragazzo strano questo Aiden, un po' troppo difficile da inquadrare. Mi chiedo in effetti se sia possibile farlo “effettivamente, hai proprio ragione” erano già, quante, tre volte? "almeno è originale, le sale da tè sono decisamente troppo mainstrem” ironizzo sorridendo in sua direzione e prendendomi ancora qualche attimo per scegliere l'oggetto migliore per l'occasione. Non lo so, molti mi sembra che possano essere sostituiti da un incantesimo, come cesoie e torce... io sto cercando qualcosa di -oh “che abbiamo qui” un sacchettino nero. Lo sollevo per aprirlo e vederne il contenuto: polvere buiopesto. Ehi, sempre meglio di niente! Siccome mi sembra la cosa più interessante che il tavolo ha da offrirmi, la prendo e me la metto in tasca, non si sa mai.
    Siamo proprio noi ad aprire le danze quindi dopo un ultimo sguardo alla professoressa, passo a fare un cenno al mio compagno “ci sono, andiamo” e così faccio camminando in direzione dell'ingresso di quello che, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere un labirinto. E invece neanche tanto; certo, non è il massimo, non è equiparabile ad una passeggiata in pianura. Ci sono buche, sassi, piante dall'aspetto sospetto e Dio chissà quanti altri modi per spaccarsi un braccio. Insomma, ancora una volta si ostinano a provare a farci passare la notte in infermeria. Procedo dritto scostando i rami di qualche albero in mezzo alle scatole, quando vengo richiamata dalla voce di Aiden e mi giro quindi in sua direzione “sì hai ragione, non è da escludere” arrivare all'occamy non poteva essere troppo facile, dai, da qualche parte la fregatura deve pur stare. Eppure passano pochi minuti da lì a quando vedo in lontananza un flebile ma chiaro luccichio “oh, ehi, guarda lì!” senza alzare troppo la voce, richiamo l'attenzione del serpeverde dandogli una pacca sulla spalla e puntando con l'indice in direzione di un punto non meglio definito fra le fronde di un albero a pochi metri da noi. Tutto bene, abbiamo una direzione! Peccato che a forza di guardare in alto, mi siano scordata di guardare meglio dove mettevo i piedi: un acuto, fastidiosissimo suono simile a quello di una tromba stonata, improvvisamente risuona facendomi scattare all'indietro “...cazzo” non appena mi accorgo su cosa ho messo i piedi, ovviamente li sposto. Ma il danno è già stato fatto. Il serpeverde dal canto suo non muove un muscolo, non ha grandi reazioni e nonostante ciò la sua faccia impassibile mi fa comunque sentire colpevole. Mannaggia, non potevo stare un po' più attenta?! “è sicuramente opera della Lancaster, si sarà divertita a mettere cose del genere in giro” ed è così che l'occamy incazzato si palesò al nostro cospetto, ingrandendosi a vista d'occhio e con espressione incazzata. Dai, guarda lì come batte ferocemente le ali, quell'occamy è decisamente incazzato. Il primo istinto è indietreggiare, allontanarsi di lì ma giustamente, come anche Aiden ci tiene a ricordarmi, c'è un compito da portare a termine. La mano destra quindi scivola sul mio fianco a cui ho attaccato la bacchetta e la prima cosa a cui penso è “accio uovo d'oro!” il nido è troppo in alto, l'uccello-serpente troppo incazzato. Com'è che diceva la prof? Nel caso in cui incontrate un animale pericoloso l'opzione migliore è scappare, no? E quindi. Non appena sento il peso dell'uovo fra le mie braccia, un bagliore di luce si frappone fra me e la creatura pericolosamente vicina. Purtroppo resto mezza accecata anche io, motivo per cui devo affidarmi alla guida di Aiden per uscire di lì: fondamentalmente prendo a correre trascinata dal serpeverde, alle mie spalle sento l'impetuoso sbattere incessante delle ali dell'occamy. Appena riesco a riaprire gli occhi, scorgo l'arco da cui siamo entrati e così copro gli ultimi metri velocizzando il passo.
    E siamo fuori. Ho il fiatone. Mi sembra di non correre così neanche durante gli allenamenti. Mollo la presa sulla mano di Aiden, ho il fiatone “grazie per avermi trascinata” faccio ironica ad Aiden. Però davvero, letteralmente, trascinata come un sacco di patate. Riprendo aria e cammino in direzione della Lancaster, tutto sommato abbastanza soddisfatta perchè all'occamy non è stata staccata nemmeno una piuma “ecco l'uovo” sorrido al mio compagno, non è stata male l'idea del lumos, ancora non capisco come abbia fatto a lanciarlo con questa immensa tranquillità. Ok gestire bene le situazioni di stress, ma fino ad una certa “com'è che tu non sei minimamente scomposto?” per carità, c'è stato di peggio, ma un minimo di agitazione mi sembrerebbe normale “cavolo Aiden, mangiatela un'emozione ogni tanto!” ovviamente, il tutto con tono spiccatamente ironico. Non so se lo trovo più strano, divertente o inquietante. So solo che ripensare alla sua faccia impassibile mentre lancia quel lumos... beh, decisamente divertente.
    Kynthia Lloyd, 4° anno, grifondoro.

    Interagisce con Grace e poi quando è il suo turno, recupera dal tavolo degli strumenti un sacchetto di polvere buiopesto.
    Interagisce con Aiden e insieme a lui entrano nella foresta in cui, sbadata lei, calpesta una giunchiglia strombazzante che fa incazzare l'occamy. L'idea è quella di rchiamare l'uovo dal nico usando un accio, così da non sfiorare nemmeno la creatura.
    Quindi non l'affrontano ma scappano tornando da dove sono venuti.
    Visto che brava prof, ho ascoltato la lezione.



     
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    Oh I, I just died in your arms tonight
    It must have been something you said


    Il mio cuoricino inesperto perse un battito. O due. O si fermò totalmente per un paio di secondi.

    Ah, mi ha salutato

    C-ciao Rain, Dea che illumini e riscaldi questa foresta umida e fredda con la tua sola presenza. Sono pronto a sacrificare la mia vita all'Occamy!
    Ma per questa volta avrei dovuto aspettare e riservare il mio gesto eroico nei suoi confronti per un'altra volta, come era successo alla cena di Natale. La professoressa aveva deciso infatti che avrei dovuto fare con l'altra Serpeverde, Victoria Crain.
    Voltai lentamente di lato gli occhi in sua direzione, incrociando i suoi che sembrano in quel momento davvero poco contenti di stare con me.

    È ricambiata la cosa

    Quando il primo gruppo entrò la Serpeverde finalmente mi parlò e mi chiese se avessi qualche idea. Da parte mia, ingenuamente, proposi la seguente idea:

    Direi qualcosa di rapido ed indolore. Entriamo, identifichiamo la posizione del nido, speriamo l'occamy dalle uova attirandolo con dei topi trasfigurati e tu fai lievitare l'uovo d'oro e ce ne scappiamo a gambe levate

    GG direi. Una strategia degna del miglior Auror. Se solo i sensi di colpa della Crain non si fossero messi in mezzo.

    E allora cosa proponi tu?

    La domanda non trovò risposta visto che dopo qualche minuto a rimuginarci su decise di approvare il mio piano, anche perché in assenza di alternative non si poteva fare altro.
    E ora toccava a noi. Un sospiro profondo e via!

    Avanzai con passo furtivo tra le fronde intricatamente oscure della Foresta. Il suolo sottostante era una sinfonia di rami secchi, foglie secche e rametti fruscianti sotto i miei piedi. La penombra danzava tra gli alberi, filtrando attraverso le foglie fitte che quasi oscuravano completamente il cielo sopra di me.

    Il mio respiro si mescolava al sussurro del vento, creando una melodia silenziosa che permeava l'atmosfera magica del luogo. Le ombre giocavano sul terreno, creando illusioni inquietanti di creature invisibili che si muovevano nell'oscurità ma che effettivamente non erano presenti. I tronchi degli alberi, scolpiti dal tempo, sembravano custodi silenziosi di segreti antichi.

    Il richiamo lontano di qualche creatura notturna risuonava nell'aria, contribuendo a creare un'atmosfera di mistero.

    Il cricchiare dei rami al di sotto dei miei passi si univa al lamento occasionale del vento, creando una sinfonia silenziosa di presenze invisibili. Il profumo terroso della foresta si fondeva con il dolce aroma di muschi e licheni, avvolgendomi in una sensazione di connessione profonda con la natura selvaggia.

    In questa camminata, ogni passo diventava un'immersione nel cuore segreto della Foresta Oscura, un viaggio tra le ombre e le luci di un mondo incantato, senza la presenza di animali o insetti a disturbare il nostro passaggio. Insolito.

    Per qualche motivo la mia compagna di avventura aveva deciso che sarebbe toccato a lei trovare un modo per identificare il nido e la creatura, nella mia mente avremmo vagato a caso fino ad imbatterci in loro, ma effettivamente la sua idea era sicuramente migliore. Dopo qualche tentativo fallimentare con incantesimi di cui non conoscete nemmeno l'esistenza, la Crain riesce ad identificare l'esatta posizione. Impressive.

    Toccò a me completare l'opera, trasfigurando delle foglie in dei rumorosi topini di medio-piccole dimensioni che avrei liberato in direzione dell'Occamy che attirato da tali bontà si sarebbe tuffato alla loro rincorsa scatenando un effetto a catane con gli animali trasfigurati che si misero a scappare lasciandoci libertà d'azione. Personalmente mi allontanai un po' dalla Crain per seguire le azioni della creatura, così da poter avvisare un Lumus la mia compagna in caso di improvvisò ritorno. E lei se la cavò benissimo, seguì le mie istruzioni e attirò a sé l'uovo d'oro dopo averlo fatto fluttuare. Ahimè però, in un momento di disattenzione la ragazza andò a schiacciare un rametto che attirò l'attenzione della creatura.

    CORRI!

    Unica cosa da fare sul momento, no?
    Con l'adrenalina in circolo, scatenata dai rumori che la bestia stava facendo e per la velocità con cui si stava avvicinando a noi, mi sarei sicuramente messo in salvo prima che potesse raggiungerci ma Victoria sembra essere totalmente pietrificata dalla paura, incapace di muoversi.

    Preso da un colpo di inaspettata ed intensa lucidità mi misi davanti a lei, puntando la bacchetta in avanti pronto a fare la mia mossa.

    Imaginem!

    Con il cuore pulsante di paura, l'Occamy si lanciò verso di noi con rapidità serpentina. In quel momento di pericolo, impiegai l'incantesimo Imaginem per proiettare dalla mia mente un'illusione spaventosa del suo stesso predatore, il Basilisco.
    L'ombra imponente del Basilisco, con occhi fiammeggianti e squame minacciose mise in allerta l'occamy, inducendolo a esitare nel suo attacco, anzi lo costrinse alla ritirata immediata.

    Confuso e con i battiti accelerati dallo scenario appena scampato rilasciai l'incantesimo.
    In quel momento di lucidità mi tornarono in mente le parole del professore Matsushita durante la lezione di CDCM in Giappone in cui ci disse che il suo predatore naturale era, appunto, il basilisco. Tirai un sospiro di sollievo e mi voltai verso Victoria, allungando la mano per aiutarla ad alzarsi.

    Per ora è andato via, ma dobbiamo muoverci anche noi prima che torni

    La ragazza annuì e ci dirigemmo a passo svelto e in silenzio verso l'uscita con lei che si teneva con forza l'uovo d'oro tra le mani.

    Forse l'ho giudicata male, sembra molto spaventata

    Sei stata bravissima prima, senza di te non avremmo mai trovato il nido

    Le dissi prima di uscire ed unirci nuovamente alla classe. Non erano parole di pena nei suoi confronti per farla stare meglio, lo pensavo veramente, ma dubitavo che lei la pensasse così. Sembrava il tipo di ragazza che queste cose non se le faceva passare subito.



    Yuki
    Rhodes


    gryffindor - half japanese - 16yo

    i want a raccoon


    Yuki Rhodes, terzo anno Grifondoro.

    Entra nella foresta con Vic, nota come sia strana l'assenza di altre creature e mettono in atto il loro piano.
    Nel momento del bisogno, quando Victoria si freezza e l'occamy le va incontro, si mette di mezzo ed usa l'incantesimo Imaginem per proiettare una gigantesca immagina di un basilisco che sa essere il predatore dell'Occamy per ciò che aveva imparato in Giappone dove tali creature sono più frequenti da incontrare.
    Torna con Vic verso l'uscita e cerca di rincuorarla per ciò che è successo.
     
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    Eveleen Lancaster | Professoressa


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    Che pesantezza. A quell'ora si sarebbe potuta trovare a banchettare con la vendita di almeno metà della refurtiva trovata in qualche catacomba che non avrebbe certo consegnato alla Gringott, suoi datori di lavoro ufficiali, invece no. Incastrata con quella marmaglia di piccoli inetti che saltellavano agitati da tutte le parti facendo casino e non prestando nemmeno attenzione a dove mettevano i piedi. In una situazione reale, alcuni di loro sarebbero schiattati nel giro di pochi minuti ma, da una parte, forse sarebbe stato meglio così: aria più pulita e meno consumata da esseri inutili. Alla lezione seguente avrebbe potuto provare a metterli di fronte a qualche esemplare di Acromantula, così avrebbero avuto un buon motivo per agitarsi. Un Occamy, un uccellino anche relativamente tranquillo, era riuscito a farli agitare più del dovuto e davvero non se lo spiegava. Aveva concesso loro tempo per organizzarsi e tutto il materiale che avrebbero potuto desiderare se solo avessero posseduto un briciolo di inventiva, invece nulla, il vuoto, era evidente che non avessero uno spiccato senso di analisi, troppo protetti da professori mammolette che li facevano crescere sotto una campana di vetro. Che disagiati. Sorvolava il recinto incantato, osservando le varie coppie che vi si addentrarono e facendo attenzione nel notare chi facesse cosa, prestando particolare attenzione alla Lloyd, unica fra tutti ad aver attinto al tavolo e ad i suoi oggetti che aveva messo loro a disposizione, era forse una perla tra i porci? No.
    -Non male l'idea di accecare l'animale, signor Walker, ma le suggerirei qualcosa di più incisivo o permanente per la prossima volta, correre potrebbe non essere sufficiente e, signorina Lloyd..- la scrutò dall'alto in basso una volta smontata dalla scopa per recuperare l'uovo -Ottima idea quella polvere buiopesto, meglio ancora se l'avesse utilizzata- fece schioccare la lingua sollevando un sopracciglio e rimontò in sella alla scopa dopo aver dato il segnale alla coppia successiva di entrare. Anche in questo caso seguì le azioni dei due ragazzi con attenzione, apprezzando l'inventiva del diversivo e la fermezza con cui riuscirono ad arrivare all'uovo dorato. Peccato che, davanti ad un imprevisto, la ragazza se la fosse fatta sotto, forse anche letteralmente. Scattò in avanti per raggiungere la posizione e tirarla fuori da li prima che saltasse la copertura della sua illusione ma, per fortuna, occhi a mandorla sembrava avere ottimi riflessi, salvando la situazione e risparmiandole un intervento
    -Curiosa scelta d'incantesimo- gli occhi dell'insegnante erano socchiusi mentre soppesava la figura del ragazzo rosso-oro, era così raro che qualcuno usasse la testa e venne spontaneo chiedersi cosa avesse fatto vedere all'animale ma, in ogni caso, aveva funzionato e tanto le bastava -Signorina Crain, che dire, furba ad usare un incantesimo per aumentare le sue capacità, ma dovrebbe ringraziare il suo compagno, in molti avrebbero lasciato lei in dietro come diversivo- deludente da parte di una Serpeverde. Poteva capire non avere il sangue freddo per affrontare una creatura arrabbiata, ma da una figlia di Salazar si sarebbe aspettata più spirito di conservazione. Avrebbe potuto richiamare il suo compagno ed usarlo come scudo umano, per esempio. Il tempo scorreva e le delusioni aumentavano, poco sangue, pochi scontri, mai una gioia insomma, e venne il momento dell'ultima coppia di quel semplice esercizio, la più svantaggiata. Montò in sella di nuovo, curiosa di vedere come avrebbero affrontato il loro handicap e rimase in attesa. Altri battibecchi, tipico, sembravano non imparare le lezioni più semplici. Eppure avvenne qualcosa che la fece bloccare, rimanendo a mezz'aria ad osservare la rossa plasmare il terreno attorno a sé senza l'utilizzo di particolari incantesimi. Interessante. Si leccò le labbra immaginando gli impieghi possibili di un''abilità del genere, continuando a seguire le due mentre recuperavano l'uovo e bloccavano sicure la creatura. Attaccare senza ferire, buoni riflessi, ed erano riuscite a collaborare
    -Non male- si limitò a dire prima di dare loro le spalle una volta atterrata e depositato l'uovo insieme agli altri. Cazzo volevano? Un biscottino per aver fatto il loro dovere? Un peccato che nessuno avesse pensato ad approfittare della caratteristica di aggiustaspazio degli Occamy per mettere la bestia nel sacco, letteralmente, e tornarsene alla base fischiettando ma, in un modo o nell'altro, erano tutti riusciti a portare a casa l'incarico
    -Bene, ora che vi siete riscaldati direi che possiamo andare avanti- sguainò la bacchetta e la puntò verso le siepi che nascondevano la foresta che, per tutta risposta, cominciò a mutare intanto che l'insegnante proseguiva con la lezione
    -Qualcuno sa dirmi cos'è questo?- con un incantesimo fece avanzare quella che sembrava una cassa nascosta da un telo che, non appena toccò terra, venne sollevato dalla Lancaster rivelando così una gabbia contenente una piccola creatura, terrorizzata e tremante com'era insito nella sua natura, con occhi enormi di un pallido azzurro ed un manto grigio chiaro. Un Mooncalf. Attese che i più secchioni si facessero avanti con le loro manine alzate per cercare di impressionarla, cosa che non sarebbe mai avvenuta e, una volta stabilito di cosa si trattasse, avvicinò la gabbia all'entrata del nuovo recinto e la liberò all'interno
    -Nuovo gioco, simile al primo in effetti: trovatela, catturatela e poi cercate l'uscita- un sorrisetto sadico si fece strada involontario sul suo viso, forse ad indicare che questa volta non sarebbe stato semplice come con il piccolo, delicato, Occamy -Lasciamo invariate le coppie e l'ordine di entrata. Quando la prima coppia si sentirà pronta entri pure, vi seguirò dall'alto come prima. Per le altre coppie, attendete il mio segnale- detto ciò, si voltò verso la sfortunata coppia legata insieme e, con l'ennesimo colpo di bacchetta, pose fine all'incantesimo lasciandole così libere di muoversi -Non fatemene pentire- inforcò di nuovo la sua ormai inseparabile scopa e si portò al di sopra della nuova arena, se così si poteva definire, pregustandone lo spettacolo.



    Terzo giro. Questa volta vi viene richiesto di entrare nel recinto, che sarà diverso dal precedente, per cercare un Moonclaf impaurito come per sua natura e portarlo sano e salvo all'uscita che sarà dall'altro lato rispetto al punto da cui entrerete. La prof seguirà le vostre azioni dall'alto su una scopa e interverrà solo se necessario. Gli studenti non sanno che la creatura non è reale e che quindi non potrebbe ferirli in ogni caso, ma l'ambiente lo è e potreste farvi male da soli, cadendo come pere. Entrerete una coppia alla volta, sarà la professoressa ad avvisare la successiva di partire, una volta che avrà gettato di nuovo la bestiola nel labirinto.
    AMBIENTAZIONE
    Entrerete in un'area ampia all'incirca come il campo da Quidditch, è un vero e proprio labirinto fatto di rovi e alti arbusti, sempre sul tema della foresta, al cui centro vi è uno spiazzo con una grossa roccia in mezzo. Anche l'ora sembra mutare nel momento in cui entrerete, perché sarà notte e una Luna piena splenderà, finta, in cielo. Una volta entrati, l'arco che attraverserete si richiuderà alle vostre spalle e sarete costretti a cercare una nuova uscita dopo aver trovato il Moonclaf che dovrete portarvi dietro.
    SVOLGIMENTO
    Entrare, trovare, catturare o quantomeno tenervi stretta la creaturina. Non ho inserito nessun elemento di disturbo o intralcio, siete liberi di inventare tutti gli imprevisti che vi torneranno utili ai fini della narrazione, vi chiedo solo di rimanere coerenti con l'indole e le abilità del vostro personaggio, sia esso fifone, goffo o particolarmente suonato. La velocità e la facilità con cui porterete a termine il compito dipende solo da voi e da quanto vorrete narrare.
    ATTENZIONE:
    Il compito spiegato dalla professoressa verrà diviso tra questo e il prossimo giro, dovete narrare SOLO fino a quando troverete/catturerete il Moonclaf, NON l'uscita dal labirinto.

    COPPIE:
    -Kynthia e Aiden;
    -Victoria e Yuki;
    -Grace e Rain.

    Ricordo a tutti che lo SPOILER è obbligatorio, dove andrete ad indicare nome e cognome del personaggio, anno frequentato e Casa di appartenenza, oltre ad un breve riassunto delle vostre azioni nominando i pg con cui avrete interagito. Ad ogni spoiler dimenticato verranno sottratti 10 punti alla Casa di appartenenza del pg.

    La scadenza è prevista per Mercoledì 24 Gennaio alle 23.59!

    Yuki Rhodes: -20 punti a Grifondoro per il ritardo.
     
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