Lezione di Cura delle creature magiche A.S. 2022/2023Tutti gli studenti fino al III° anno

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    [Lezione ambientata nei pressi della foresta proibita, ore 06:00] Un suono metallico e gracchiante, giunse alle mie orecchie lanciando segnali al mio cervello per costringermi ad aprire gli occhi. Emisi un verso di disappunto, prima di aprire gli occhi e rendermi conto di che ore siano. Allungai il braccio per spegnere la sveglia che mi era stata gentilmente concessa dalla mia sorellastra Seira, un vecchio orologio che utilizzava durante il periodo scolastico per non fare tardi a nessuna lezione. Chissà quante cuscinate deve aver ricevuto dalle sue compagna di stanza, vittime di quel suono così fastidioso. Mi misi a sedere e allungai le braccia per sentire quel piacevole suono delle ossa che scricchiolano che mi conferivano una strana sensazione di rilassamento. A quel punto, misi i piedi giù dal letto e mi alzai dirigendomi verso il mio bagno privato. La stanza era illuminata da un timido raggio di sole che disegnava appena i profili dei vari sanitari presenti, permettendomi di non accendere nessun tipo di luce. Mi concessi il piacere di accendere soltanto una piccola candela al profumo di lavanda prima di entrare nella doccia e lasciare che il getto tiepido, risvegliasse il mio corpo dal torpore del sonno. Quella nuova routine, creata di proposito per quel lavoro, riusciva a darmi la carica giusta per affrontare una nuova giornata di lezioni e studenti in preda agli stupidi ormoni adolescenziali. Giunti a maggio, la mia pazienza stava pian piano decadendo e solo l'arrivo imminente delle vacanze estive mi dava la forza di andare avanti.
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    Amavo avere davanti delle giovani menti a cui insegnare tutto quello che sapevo, non fraintendetemi, però vederli tutti i giorni stava diventando davvero estenuante. Ma forse, per quella mattina avevo trovato una soluzione per sentirli parlare di meno: circa una settimana fa, avevo mandato personalmente a ciascuno studente un bigliettino per avvisarli che lunedì la lezione si sarebbe tenuta nei pressi della foresta proibita nelle prime ore del giorno e che la loro presenza era obbligatoria. Infatti, qual ora non si fossero presentati, avevo pensato anche qualcosa per gli assenti o per i ritardatari. Non amavo particolarmente i ritardatari ed ero stata chiara con ciascuno studente fin dalla prima lezione: "chiunque di voi si presenterà in ritardo alle mie lezioni, si guadagnerà un voto in meno nella valutazione finale". Mi ero riscoperta un insegnante intransigente ma non troppo severa perché sapevo o provavo ad immaginare quali erano i problemi che doveva provare, vivere e sopportare un ragazzo o una ragazza della loro età. Anche io ero stata un adolescente e quell'età era davvero particolare, poiché era proprio in quel periodo che si forgiava il carattere di una persona. Proprio per questo cercavo di mostrarmi comprensiva nei loro confronti, non troppo però perché cercavo di educarli al mondo che li aspettava una volta usciti di qui. E il mondo lì fuori era crudele e per nulla intransigente. Dopo aver scelto dei vestiti comodi, mi affrettai a raggiungere la foresta proibita. Erano esattamente le sei del mattino, i ragazzi sarebbero iniziati ad arrivare a breve così da far iniziare la lezione alle seie mezza e non oltre. Avrei considerato dei nostri chi si sarebbe presentato lì con cinque minuti di ritardo, dopo di che avrei innalzato la barriera protettiva e nessuno più sarebbe potuto entrare. Sapevo a che genere di lezione miravo e così avevo organizzato una piccola sorpresa per loro, qualcosa che potesse dargli la carica giusta per affrontare l'argomento di quel giorno. Avevo allestito un vero e proprio banchetto per accogliere gli studenti e tenere le loro bocche occupate nel mentre che aspettavamo gli altri. C'era di tutto: due grosse teiere che versavano le bevande -bastava avvicinarsi e pronunciare il nome della bevanda scelta (té, cioccolata calda o cappuccino) per vedersela apparire nella propria tazza-, muffin al cioccolato con mirtilli, una chiffon cake ricoperta da panna e frutti di bosco, frutta varia e qualche altro dolcetto. Buongiorno ragazzi! Prego accomodatevi. Accolsi i primi arrivati e gli invitai ad avvicinarsi al tavolo per servirsi, io avevo già fatto così potevo monitorare al meglio la situazione e tenere d'occhio quelli che arrivavano. Attenti a non ingozzarvi troppo, ricordate che questa è pur sempre una lezione e ho bisogno della vostra massima attenzione. C'era il rischio che avrebbero dovuto correre durante quella mattinata perciò era meglio restare leggeri. C'era una piccola clessidra che pendeva dal ramo di un imponente quercia e segnava i minuti che mancavano all'inizio della lezione, quindi anche all'innalzamento della barriera protettiva. Iniziai a scrutare i volti degli studenti per prendere le loro presenze e segnare il loro orario d'arrivo, l'avevo detto che odiavo i ritardatari e avevo avvisato i vari studenti che la loro puntualità avrebbe influito sulle votazioni finali. Perfetto ragazzi, ci siamo. A quel punto il banchetto che avevo organizzato, scomparve e la barriera protettiva si innalzò rendendoci invisibili agli occhi dei presunti ritardatari. Questa barriera aveva una duplice funzione: reindirizzare i ritardatari ai loro dormitori e tracciare un limite entro il quale si sarebbe svolta la lezione, così da evitare plausibili incidenti. Ci tenevo alla loro incolumità e alle loro pelli ma anche, e soprattutto, non volevo avere a che fare con i loro genitori che sapevano essere davvero insopportabili quando i loro adorati figlioletti venivano appena appena scalpiti o feriti. Vi do il benvenuto ad una delle ultime lezioni di cura delle creature magiche. Annunciai, guardando uno ad uno i volti ancora assonnati dei vari presenti. A Durmstrang, spesso e volentieri, ci facevano svegliare prima dell'alba per far sviluppare la nostra mente ad essere sempre ligia e attenta agli imprevisti del mondo esterno che di certo non aspettavano che tu fossi sveglia per poterti colpire. Ci troviamo nei pressi della foresta proibita, qualcuno sa dirmi qualche informazione su questo luogo e sulle creature che ci vivono? Domandai, sicura di ricevere delle risposte esaustive visto e considerando che avevo accennato qualcosa durante la lezione precedente. Se non mi avessero risposto, avrebbero avuto dei grossi problemi durante quella lezione perché quello che avrebbero dovuto affrontare riguardava proprio le creature che abitavano quel luogo.

    Buongiorno e benvenuti a questa lezione di CDCM! :metal:

    Questa è l'ambientazione: sono le sei del mattino e ci troviamo all'inizio della foresta proibita. Mikhalia nei giorni precedenti alla lezione, ha inviato a ciascuno di voi una lettera per avvisarvi che oggi la lezione si sarebbe tenuta a queste condizioni. Visto e considerando che ci troviamo alle prime ore del mattino, ha preparato per il vostro arrivo una bella colazione che potrete gustarvi all'arrivo dei vostri pg. [Non vi dirò che questo è solo un modo per trarvi in inganno per quello che affronterete in questa lezione. No, non ve lo dirò! *risata malefica*] Durante quest'anno avrete sicuramente imparato a conoscere la professoressa Dobrev perciò sapete che odia i ritardatari e conoscete le condizioni alle quali vi ha sottoposti per ricevere un buon voto in pagella. :occhioni:

    Quello che dovrete fare in questo primo post è: giocarvi l'entrata e poi rispondere o no -questo a vostro rischio e pericolo- al quesito che vi è stato posto. Potete anche decidere di giocarvi di arrivare in ritardo e quindi essere rispediti nel vostro dormitorio per poi giocarvi una role con la professoressa per recuperare la lezione.

    IMPORTANTE! Essendo una lezione, quindi una role di gruppo, ricordo di segnare in spoiler tutti i dati del vostro pg e un breve riassunto delle azioni che compie.

    SCADENZA LEZIONE: DOMENICA 14 MAGGIO, ORE: 23:00


    Edited by outsider. - 8/5/2023, 11:41
     
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    Madoka Yamashita | 3° anno | Corvonero


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    Qualche giorno fa, Madoka era andata in giro per il castello da sola.
    Oddio... da sola... non proprio.
    Camminava lungo il corridoio con i movimenti tipici dei personaggi dei cartoni animati che mettevano un piedino dopo l'altro, in punta di piedi, sperando di non farsi beccare.
    Era però pieno giorno, e il comportamento agli occhi delle altre persone risultava bizzarro.

    "Shhh non facciamoci sentire, Madokino"

    Disse lei, rivolgendosi col viso verso il muro

    "Oooh adoro quando mi chiami Madokina, Madokino"

    Continuava a camminare in punta di piedi, questa volta rimanendo a fissare il muro mentre continuava a camminare.
    Fissava il muro accanto a se, senza vedere realmente dove stava camminando

    "Se vuoi quando sarà possibile andiamo da madama Piediburro, dopo averle messo i piedi in frigo ci potrebbe ballare sulla pasta per condircela"

    Disse, baciando il muro con un bacino, immaginando un bacio a stampo.
    Non si curava delle persone attorno a se, immaginava il suo bel fidanzatino che stava dall'altra parte del muro, come in una realtà parallela specchiata a quella reale, e lui stava facendo la stessa cosa

    "Mannò! Piediburro se ha chiamato addirittura così il suo locale, non soffrirà per il fatto che le hanno trasfigurato i piedi, suppongo"

    Si, per Madoka quel negozio era gestito da una signora con i piedi trasfigurati in panetti di burro.
    Era un idea carina, una trovata di marketing niente male, infatti oltre che essere il luogo perfetto per gli innamorati, come Madokino e Madokina dopotutto, era anche un ottimo luogo per capire finalmente che mistero c'era dietro i piedi della commessa.
    Tuttavia però Madoka camminava, e camminando scontrò contro un compagno, cadendo poi per terra.
    Da quel giorno, Madoka non parlava più con Madokino, offesa per il fatto che non le aveva detto che rischiava di scontrare con qualcuno.
    Beh... non era proprio offesa, faceva l'offesa, la verità era che già pensava ad altro.
    Madoka Yamashita, quel giorno, aveva la lezione di cura delle creature magiche.
    Essendo andata a dormire tardi il giorno prima, si svegliò con la testa stordita il giorno dopo.
    Doveva presentarsi a cura delle creature magiche molto presto.
    La settimana prima aveva ricevuto una lettera dalla professoressa che la avvisava che la lezione si sarebbee tenuta nei pressi della foresta proibita.
    Madoka era stupita di ciò, ma forse avrebbero potuto imparare qualcosa di favoloso, di nuovo.
    A quella lettera Madoka aveva pure risposto: "Madoka Yamashita detta Desu è felice e non vede l'ora di partecipare alla lezione. Evviva!" In risposta alla professoressa, ed essendo la sua materia preferita, si sarebbe presentata sicuramente prima degli altri tutta felice.
    Di solito Madoka era una ragazza vivace e curiosa, disturbava le lezioni a volte, ma non smetteva mai di voler imparare. Questo in praticamente tutte le lezioni, specialmente cura delle creature magiche che le piaceva particolarmente.
    Quella mattina Madoka andò li nei pressi della foresta proibita vestita con la divisa scolastica come sempre piena di spille di ogni tipo che si muovevano con scritte e smile che sembravano essere state comprate da qualche negozio di scherzi.
    La professoressa oltretutto era stata davvero molto gentile, quella mattina Madoka non era riuscita a fare colazione in tempo, e quando andando sul luogo dell'incontro, vide quei dolci su graziosissimi tronchi, le venne uno sguardo felice, entusiasta.

    "Oh grazie professoressa, che delizie meravigliose!"

    Disse Madoka, prendendo subito in mano quattro cupcakes e mangiandoli tutta felice, esprimendo con la voce e i gesti quanto erano buoni.
    Amava il dolce, lo amava alla follia, e non importava che tipo di dolce era, se sentiva dolce, le piaceva

    "Popo bobo"

    Disse, cercando di dire le parole "proprio buono" con la bocca piena

    "Pendete tutti! Son pelipiofi"

    Strillò, sempre con la bocca piena, cercando di dire ai compagni che quei dolci erano deliziosi e che potevano prenderli tutti.
    Si avvicinò poi ad una teiera, era magica, e Madoka conosceva il meccanismo.
    Prese la teiera, con ancora metà cupcake in bocca

    "Cioccolata"

    Disse, e dalla teiera fuoriuscì proprio la cioccolata che lei aveva chiesto, versandola sulla tazza che subito dopo prese in mano

    "Che bello mangiare all'aria aperta ~Desu"

    Commentò ancora Madoka, iniziando poi a bere la cioccolata, riuscendo a mandar giù quel metà cupcake che non sembrò proprio voler scendere.
    La professoressa, dopo averli salutati, si raccomandò di non ingozzarsi troppo ma...
    Troppo tardi

    "Fcufi plofeffoleffa"

    Disse ancora, con la bocca piena, mangiando a forza l'ultimo cup cake che le era rimasto in mano.
    Quello sarebbe stato l'ultimo, nella sua mente lo rassicurava all'insegnante, niente più cibo, ora lezione.
    Madoka sapeva che la professoressa odiava i ritardatari, la clessidra piccola appesa gli e lo ricordava.
    All'inizio della lezione, il banchetto scomparve magicamente, Madoka avrebbe voluto mangiarne ancora di roba, ma accettava l'inizio delle lezioni.
    Madoka vedeva cose magiche intorno a se, come una barriera, e si chiese a cosa serviva.
    Quando poi, fece la domanda su quali creature ci vivevano nella foresta proibita, Madoka alzò la mano con un sorriso per rispondere

    "Ci vivono unicorni, bicorni e tricorni, e anche le stelline oscure"

    Sembrava quasi una frase per ridere, ma Madoka era seria, felice, ma seria, e la professoressa ormai lo sapeva. La realtà che Madoka si costruiva era spesso più convincente di quella reale



    SPOILER (click to view)
    Madoka Yamashita, terzo anno corvonero.

    Entra li prima di tutti perchè non vede l'ora

    Prontamente si abbuffa ed esprime con la bocca piena il fatto che le piace la lezione

    Risponde alla domanda in modo strano 🤣

    Ps: l'insegnante sarebbe a conoscenza, dai genitori adottivi come tutto lo staff, del passato traumatico di Madoka e del suo rifugiarsi in una realtà parallela per riuscire a vivere sfuggendo al suo forte trauma.

    Andateci a parlare quando volete ^^
     
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    Rain Scamander

    “Che cazzo succede?” Si alzò a sedere di scatto, alla ricerca di quella fonte di disturbo che era giunta alle sue delicate orecchie. Chi aveva osato svegliarla in quel modo brusco e insolente? Porca troia. Scostò una ciocca di capelli rossi dal viso e si passò la mano tra di essi, riprendendo pian piano la consapevolezza di quello che era appena accaduto tra quelle quattro mura. La sveglia, per Merlino. Si era completamente scordata di averla puntata la sera prima, convinta che potesse esserle utile per non rischiare di arrivare in ritardo alla lezione fissata per le sei, al limitare della Foresta Proibita. Socchiuse gli occhi color nocciola e si spinse con il bacino, scendendo dal letto e stiracchiandosi le stanche membra le quali erano chiamate, di buon ora, a portare il peso del duro lavoro che la lezione avrebbe comportato. Che incubo. E la colazione? Chi avrebbe rimediato a quel salto di passo? E se il suo stomaco si fosse messo a brontolare nel bel mezzo della spiegazione? Che imbarazzo. Almeno un caffè me lo meritavo. Con queste occhiaie poi! I suoi viaggi mentali si interruppero a causa del secondo trillo della sua sveglia, volto proprio a prevenire quel mare di cazzate che l’avrebbero, senza dubbio distratta dal suo obiettivo principale. Sbuffò e si rese presentabile in meno di una decina di minuti. Perfetta, come sempre e modesta, non vi era altro che dire. Il caso è chiuso. Si lasciò alle spalle le due compagne, ancora beatamente tra le braccia di Morfeo brutte stronze e, dopo qualche maledizione, uscì dal covo di vipere per ritrovarsi nella penombra dei sotterranei. Costava fatica, doveva ammetterlo. Tutto quanto, la vita in generale, soprattutto se doveva essere affrontata a quell’ora dove a svegliarsi erano solo lei e le galline –e quei poveri sfigati che si sarebbe trovata tra i piedi, una volta giunta sul luogo della futura strage-. Un rumore di passi la fece voltare, riducendo gli occhi a fessura per riuscire a mettere a fuoco l’eventuale viso di chiunque si stesse dirigendo verso la sua personcina. Che sollievo. Nessuno di potenzialmente letale o meritevole del suo disprezzo. Bene, molto bene. La visita ad Azkaban sembrava poter attendere. “Vic. Credi sia legale tenere una lezione a quest’ora?” Se così fosse stato, quel regolamento scolastico aveva bisogno di essere rinfrescato, seguendo l’importante punto di vista di quei poveri ragazzi maltrattati da una docenza senza scrupoli. Sì, sì. Una vergogna. Si accostò alla compagna ed, insieme di avviarono al patibolo, perdendosi in sciocchezze che, per lo meno, servivano a distrarla da quel malumore con il quale aveva avuto la sfortuna di svegliarsi. Mai una gioia, come al solito. Che voleva? Anche la fortuna? Aveva già la bellezza, dalla sua e l’intelligenza, le tette e il sedere sodo. Insomma, fattori di un’importanza vitale. Eh eh. “Che brave ragazze. Siamo tra le prime. Venti punti a Serpeverde!” Mancavano ancora una manciata di secondi allo scoccare delle sei e poteva dirsi soddisfatta di non aver fatto una figura di merda dal minuto zero. “Buongiorno!” Salutò i presenti ed, in seguito, le ragazze furono invitate a servirsi al meraviglioso banchetto messo a disposizione della giovane Professore. Il suo viso si illuminò di immenso, mentre le sue labbra colorate di un rosso acceso, si incurvarono in un sorriso compiaciuto. “Le mie preghiere sono state ascoltate.” Che la Dea Bendata avesse smesso di comportarsi da emerita bastarda, decidendo di prenderla tra le sue braccia e cullarla verso l’ascesa. Non ci allarghiamo, era pur sempre solo una colazione. Ottima, certo ma pur sempre una colazione. “Lei è di certo la mia Professoressa preferita, Signorina Dobrev!” Commentò mentre si appropriava di un muffin al cioccolato, sovrastato da deliziosi mirtilli. “Cerca di mangiare. Dobbiamo essere in forze.” Senza esagerare, ovviamente. Troppi zuccheri avrebbero messo a repentaglio la perfezione del suo corpo sul quale lavorava da tempo. Insomma, pro e contro ovunque. “Caffè.” Quella piccola dipendenza le stava sfuggendo di mano, trasformando quel liquido in qualche cosa di assolutamente necessario per avviare la giornata nei migliori dei modi. La tazza si riempì e in meno di un minuto, venne svuotata avidamente, mettendo fine a quella goduria infinta e spostando il fuoco dell’attenzione verso la lezione che avrebbe preso il via di lì a poco, una volta che tutti si fossero rimpinzati di quelle leccornie.

    La materia le interessava più del dovuto e, per questo motivo, non aveva perso occasione di informarsi su creature di varia natura, provenienti da ogni angolo del mondo magico. La sua curiosità andava assecondata e, per farlo, spesso, si trovava a dover affrontare guai nei quali entrava con le sue sole forze. Insomma, una grande abilità.
    ”… qualcuno sa dirmi qualche informazione su questo luogo e sulle creature che ci vivono?” Luogo pericoloso per ragazzini impreparati come loro. Mica come Rain che nutriva il profondo desiderio di scoprirla, centimetro per centimetro per poter osservare da vicino ogni suoi abitante, anche quello più terrificante. Una manina pallida schizzò all’insù, prendendo la parola. ”Ci vivono unicorni, bicorni e tricorni e anche le stelline oscure.” Un brivido le percorse la schiena. Un brivido di schifo si intende. Non riusciva a comprendere quegli interventi a sproposito, giusto per segnalare la presenza di una bocca parlante ma l’assenza di un cervello pensante. “Tesoro, da quale reparto di psichiatria sei scappata? Hai pure gli amichetti immaginari. Come sei ingenua. Le Acromatule amano le ragazzine come te, sai? Carne tenera...” Le bisbiglio al termine di quell’idiozia. “Lascia parlare chi ne sa qualche cosa! Per l'amore di Merlino.” La intimò prima di alzare la mano, per catturare l’attenzione della mora. “La Foresta Proibita circonda gran parte del castello di Hogwarts. È un luogo oscuro e rischioso ed è per questo motivo che è vietato l’accesso agli studenti.” Prese fiato, prima di regalare un mezzo sorriso alla Corvonero troppo bizzarra per essere descritta in modo esaustivo. “Tra le creature che la abitano, possiamo trovare i Centauri organizzati in veri e propri villaggi e le Acromantule situate nelle loro orrende caverne.” Bleh. Eppure vantavano delle gran belle gambe anche se nere e pelose. “Ho finito, grazie dell'attenzione.” Sempre e comunque in modo teatrale esplicò il minimo indispensabile per mettere in mostra un briciolo delle sue conoscenze, delle quali andava fiera. Era lì, ferma, in attesa di scoprire l’argomento trattato quel giorno.


    Diamond Rain Scamander - III anno - Serpeverde.
    Arrivata a lezione con Vic. Banchetta allegramente, ringraziando la professoressa. Interagisce con Madoka (sorry, non è simpy) e alla fine risponde alla domanda posta dalla proffa. Fine. <3
     
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    Una sveglia cominciò a trillare nell’oscurità, il volume al massimo che sveglia praticamente tutta la camerata femminile delle Grifondoro. Un mugugno indefinito proviene da un letto ed una mano sposta il cuscino calcandolo pesantemente al di sopra del capo. «Nnnn... ore s...?» Non fa nemmeno in tempo ad ultimare la frase che il sonno fa calare pesantemente le palpebre al di sopra degli occhi azzurri. Grace ha preso sonno tardissimo quella notte, così come anche le altre da ormai diversi giorni a questa parte tanto che dei cerchi violacei cominciano a fare capolino in maniera piuttosto evidente. Le tende intorno al baldacchino sono tirate e le cuffiette sparse e annodate tra le lenzuola testimoniano la dura lotta avvenuta anche quella notte che l’ha vista finalmente vittoriosa solo verso le due. Il buon proposito era addormentarsi almeno almeno alle dieci, come le galline in vista della lezione che si sarebbe tenuta incredibilmente presto quel mattino ma i fatti erano andati in tutt’altro modo. Per fortuna non aveva il Quidditch nel pomeriggio, Halley era stata clemente da comprendere la situazione capendo che non sarebbe mai arrivata viva (o lucida) quel tanto da sostenere anche un allenamento. Probabilmente a metà pomeriggio sarebbe crollata e forse, forse, sarebbe riuscita a chiudere decentemente occhio. Il motivo della sua insonnia? I pensieri. Incessanti, martellanti e fissi su un unico soggetto: Michael Harris. Quel gigantesco problema di Michael Harris.
    È successo tutto un paio di giorni dopo la lezione di pozioni, dopo l’appuntamento al labirinto. Così, semplicemente, una notte si era addormentata e nel cuore della stessa si era svegliata aspirando in un urlo l’aria, il respiro affannato mentre i ricordi di quanto accaduto sotto l’effetto della polvere erano andati dipanandosi in un sogno fin troppo reale. Non aveva più chiuso occhio da allora. I pensieri erano andati rincorrendosi. La mente era andata ripercorrendo ancora ed ancora ogni singolo istante mentre non si capacitava di sé stessa, delle sue azioni e di cosa l’avessero spinta. Ma ciò era successo, polvere o non polvere ed il danno era stato fatto. Dannazione. Come avrebbe dovuto gestire le cose con Mars? Poteva considerarsi tradimento? Anche se era stata la polvere ad alterare i suoi sensi? Perché lei non avrebbe mai fatto una cosa del genere da lucida. Assolutamente. Ma intanto... cosa doveva fare?
    Una presenza del tutto più vitale piombò sul suo letto e la voce allegra della Smith riecheggiò nella stanza. «Cinque minuti», quella che fuoriesce dalle labbra della Grifondoro è letteralmente una supplica. Se tutto va bene quella notte è riuscita a chiudere occhio poco meno di quattro ore. Ma la biondina non desiste e, incurante delle proteste, afferra le coperte nella quale la Grifondoro è sepolta e le strappa via senza pietà alcuna. «EDDAI PHOEBE!» La clemenza non è pervenuta.

    Venti lentissimi minuti dopo le due Grifondoro sono in procinto di scendere la scalinata dei dormitori. Chi delle due sia quella mattiniera è evidente. La piccola Smith è una molla che a momenti non smette persino di parlare, mentre la Johnson a stento riesce a riprodurre suoni riconducibili alla razza umana. È distrutta, mentalmente incapace di intendere e volere. Non sono nemmeno le sei. «Mi serve un caffè, ettolitri di caffè», mugugna con un certo cipiglio torvo alla volta dell’amica salvo poi venire distratta da un rumore di passi. Qualcuno, come loro, sta scendendo le scalinate dalla parte opposta e i rumori provengono dal dormitorio maschile. La Grifondoro guarda perplessa l’altra e all’unisono si voltano a guardare il ragazzo che esce dall’arco dove gli ingressi ai dormitori si dividono. «Hei! Anche tu diretto a cura?» La domanda è lecita seppur a quell’ora di quel giorno unicamente loro sono gli sfigati chiamati a uscire prima del dovuto dai loro letti. Non è umano, non è naturale. «Ciao, non credo di averti mai visto finora... sei arrivato adesso?» Le ragazze si avvicinano e presto Grace allunga una mano al ragazzo terminando le presentazioni. «Secondo voi ci sarà la colazione da basso?» Chiede agli altri due mentre avverte lo stomaco protestare per i crampi della fame ma basta una rapida occhiata alle luci spente in Sala Grande per intuire che non ci sarà nessun banchetto ad attenderli. «Morirò.» Che mestizia. A testa china raggiungono il punto prestabilito al limitare della foresta dove una leggera brezza fredda zigzaga tra gli alberi del folto arrivando ad intirizzire nel midollo la Grifondoro. “Sarà dura” dice a sé stessa prima di intravedere il nutrito banchetto che la professoressa ha imbastito per loro. «Professoressa. Io la amo!» La mano di Grace tira quella di Phoebe e presto le due ragazze si fiondano sul cibo dove la Grifondoro si serve un paio di muffin e una gigantesca tazza di caffelatte che sorseggia chiacchierando amabilmente con i due compagni. «Prova questo Nathan, è...», la frase si ferma un attimo a mezzaria mentre una figura familiare si unisce alla comitiva. Lui. Michael. «squisito.» La frase termina in un sussurro affettato mentre le labbra si piegano in un sorriso di saluto rivolto al ragazzo prima di voltarsi e rimanere interdetta dalla visione di una giovane Corvonero che sta letteralmente sbranando qualsiasi cosa le capiti a tiro. «Ehm...» Lo spettacolo è piuttosto comico ma allo stesso tempo un alone di disagio si diffonde tra i partecipanti che rimangono un po’ tutti privi di parole. Lo sguardo della Johnson serpeggia tra quello dei presenti scambiandosi un breve cenno, quasi il breve stralcio di una conversazione silenziosa, con il Serpeverde prima che un’altra Serpeverde attiri la sua attenzione. E non in positivo questa volta.
    «Da quale reparto di psichiatria sei scappata? Hai pure gli amichetti immaginari. Come sei ingenua. Le Acromatule amano le ragazzine come te, sai? Carne tenera...» Rain Scamander, eccola qui. La bulla di quartiere che non vede l’ora di atteggiarsi contro una ragazzina più piccola di loro e con evidenti peculiarità a renderla ciò che è. «Scamander che c’è la dose di zucchero stamattina non l’hai presa? Rimedia, magari diventi più simpatica» Detto ciò le pianta in mano il muffin totalmente ricoperto di cioccolata che forse la fighetta ha scartato per mantenere la linea. «Gallina», commenta più a bassa voce rotando gli occhi al cielo mentre un’occhiata del tutto istintiva ritorna a quella di un certo Serpeverde, quasi a controllarne la reazione e poi alla Corvonero soggetto del diverbio. L’espressione sul volto della Johnson si congela – “certo che è strana forte” – seppur conscia che non esista motivo per la quale debba subire dei soprusi gratuiti.
    «Dovrebbero esserci anche le creature classiche della fauna babbana, no? Tipo... lupi?» Non è propriamente un intervento quello apportato dalla ragazza, più una curiosità che troverebbe conferma – e relativa eccitazione dopo la svegliata data dalla caffeina – in quanto confermato o smentito dall’insegnante. Quali creature avrebbero approcciato? Scambiò un’occhiata trepidante con la Smith prima di porgere l’attenzione ai successivi interventi.


    Grace Johnson - II anno - Grifondoro

    Interagito direttamente con Phoebe, Nathan, Rain e la professoressa. Indirettamente con Michael.

    TRIIIIIN! Suona la sveglia ma non si sveglia un cazzo di nessuno se non Phoebe che scatta come una molla e va a tediare una povera Grifondoro che non è buona di chiudere occhio poiché, ahiahiahi, i ricordi a luci rosse di quanto successo in una certa serra numero cinque hanno deciso di tediarla nei momenti meno opportuni. Cerca di darsi una svegliata ed una sistemata e mentre percorrono la strada per uscire di dormitori femminili incontrano un altro - sfigato - come loro diretto alla lezione, Nathan che viene chiamato ad unirsi al duetto per raggiungere la destinazione.
    Breve momento di sconforto per la Sala Grande priva di cibo.
    Momento di gioia quando si scopre che la prof gli ha allestito la colazione che presto svanisce quando avverte i commenti di Rain rivolti alla povera Madoka. Da brava e prode Grifondoro accorre in salvataggio della ragazzina rimbeccando la Serpeverde.
    Successivamente tenta una risposta al quesito della professoressa.


    Edited by Dragonov - 9/5/2023, 01:03
     
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    Michael Harris

    Si alzò dal letto, scuro in volto, reprimendo la voglia di recidere la gola a quel coglione di suo fratello che non aveva fatto altro che russare per l’intera nottata. Il tutto di prima mattina, quando ancora il castello giaceva nel silenzio assoluto. L’oscurità faceva da rifugio. Osservò l’ora e con suo grande disappunto si accorse che mancava ancora un’ora all’inizio della lezione di Cura delle Creature Magiche. La Professoressa li aveva pregati di raggiungerli al limitare della Foresta Proibita alle sei precise e, Mike, non si sarebbe mai perdonato di arrivare in ritardo, andando contro alla sua etica che gli impediva di trasgredire quei semplici ordini, a prova di idiota. Si voltò ad osservare i due belli addormentati e, dopo essersi portato accanto al Parker, lo scrollò con discreta forza, per riportarlo nel mondo dei vivi. “Parker, hai lezione pure tu tra poco.” Sussurrò tra i denti, così che quell’idiota del fratello non potesse sentirlo e, dopo aver lanciato questo banale avvertimento, si diresse verso i bagni, dove avrebbe passato il quarto d’ora successivo a sistemare quei capelli in modo decente. Ne uscì una persona nuova, pronta per affrontare qualsiasi cosa gli si parasse davanti, indistintamente. Sbuffò e riemerse dai sotterranei, immerso nei suoi più profondi pensieri, incentrati per lo più su ciò che era avvenuto in quella dannata serra. Confuso ma per niente pentito, il giovane Harris, non riusciva a spiegarsi cosa fosse accaduto, tutt’un tratto per fargli perdere il controllo in una maniera che mai e poi mai avrebbe pensato di perderla. Non in forma umana, si intende. Aveva trascorso molto tempo a riflettere ma, da un lato, qualsiasi fossero state le cause del suo comportamento avventato, erano servite per fargli capire cosa volesse davvero dal legame instaurato con Grace. Certo, in questa ottica la situazione si complicava e non di poco, visto e considerata la scomoda presenza di un terzo incomodo tra loro. In che cazzo di situazione ti sei cacciato? Ancora non si capacitava del fatto che fosse stato lui, di sua spontanea volontà, a fare il primo passo verso la Grifondoro, arrivando addirittura ad invitarla ad uno stupido evento da quattro soldi. Doveva essersi bevuto per bene il cervello, così come pensava David il quale non mancava mai di sottolineare la cosa, così, per sentirsi intelligente puntualizzando l’ovvio. Moscerino fastidioso. Camminava distrattamente fino a quando non si vede Jacob, un concasato, occupare lo spazio vuoto al suo fianco. “Sembri in forma.” Sentenziò piatto, anche se la sua affermazione altro non era che una palese presa per il culo, fondata sul fatto che il volto del compagno pareva sfatto, come se avesse dormito solo un’ora o poco più. Meglio che niente in fin dei conti. Lui sapeva bene cosa voleva dire passare le notti in bianco, tenuto sveglio dalla preoccupazione di ricevere all’improvviso una coltellata che ponesse fine alla sua vita. Così era cresciuto ed, ora, sembrava difficile anche abituarsi a quella quiete sognata per anni. Proseguirono in silenzio, imboccando il sentiero che li avrebbe portati dritti verso quell’oscura distesa infinita di alberi, dai quali gli studenti più saggi si guardavano bene a tenersi alla larga. Conigli. Le creature che la abitavano non arrecavano lui nessun tipo di timore, essendo naturalmente come loro: un predatore assetato di sangue, altra motivazione che arricchiva la lista dei contro di un’ipotetica relazione romantica con la Johnson. ”Ehi, ciao, sono un mannaro! Andiamo a prendere una burrobirra?” Più che ridicolo. Tenerlo nascosto restava l’unica soluzione papabile per parare il sedere s è stesso e all’intera famiglia di cui si sarebbe volentieri liberato. “Che vita, Walker. Che vita.” Affermò, su due piedi, cogliendo di sprovvista il povero Serpeverde che sarebbe voluto essere da tutt’altra parte che non su quel selciato battuto male. Si accese una sigaretta e continuò il suo monologo interiore, senza lasciar trasparire quel mal di vivere cucito addosso da quel gennaio passato a leccarsi le ferite inflitte da quel padre che di amorevole non aveva niente e mai lo avrebbe avuto. Accese la prima sigaretta della giornata, proprio in reazione a quel pensiero assillante e, pian piano, ritrovò l’equilibrio necessario ad assicurare la concentrazione della quale aveva bisogno per affrontare Cura.
    Giunsero a destinazione giusto in tempo per prendere parte a quella divertente scenetta che li vedeva tutti intenti a circondare il piano sul quale era poggiato la colazione pensata proprio per quell’occasione particolare. Fece l’ultimo tiro, liberando il fumo nell’aria e, prima di spegnere quella cosa tossica, i suoi algidi occhi, incrociarono quelli della Grifondoro tutta felice di banchettare in libertà. Tirò le labbra, formando un sorriso appena accennato, che non sarebbe passato inosservato e questo fu il suo soluto. ”Prendi qualche cosa?” Dissentì con il capo. “Sono a posto così.” Rifiutò la gentile offerta del ragazzo, andando a prendere posto, con il solo desiderio che la lezione prendesse il via, mettendo fine a quel flusso inutile di pensieri e dubbi che attanagliavano quella mente già precaria. “Crain, Scamander.” Il massimo che poteva fare era quello, salutare con disinteresse coloro che aveva avuto modo di incrociare più e più volte in Sala Comune e non solo.

    Finalmente gli animi si quietarono e la concentrazione fu tutta verso la professoressa Dobrev. Via il dente, via il dolore. Di lì a poco sarebbe stato svelato l’argomento del giorno, sperando esulasse da qualsiasi cosa lo potesse riguardare da vicino, così da evitare il disagio che avrebbe comportato l’ennesima figura di merda, dopo quella di Difesa. ”… qualcuno sa dirmi qualche informazione su questo luogo e sulle creature che ci vivono?” Molte furono le mani che si allungarono, per catturare l’attenzione della giovane donna a capo di quella disciplina per molti versi affascinante. Ascoltò con attenzione tutti gli interventi, storcendo il naso dopo quello di una Corvonero bizzarra e atipica. ”Gallina.” Lo sentì indistintamente quel commento dopo aver apostrofato l’acidità della Scamander in malo modo. Possibile che quella ragazza fosse una calamita per i guai? Puntò lo sguardo in quello chiaro della Johnson, dissentendo con il capo e portandosi la mano tra i capelli, come di consueto per scostare il ciuffo. Non era la prima volta che, Grace, si atteggiava a paladina della giustizia e per quanto riuscisse a farlo sorridere, credeva che prima o poi si sarebbe cacciata in guai difficili da gestire. ”Dovrebbero esserci anche le creature classiche della fauna babbana, no? Tipo... lupi?” Un colpo al cuore. La mascella si indurì e i suoi occhi fissarono un punto indefinito, così da non dover per forza avere a che fare direttamente con quello dei presenti. Rimase impassibile, muto, fingendo disinvoltura che lo aiuto persino a prendere la parola, nel tentativo di portare la discussione verso altro. “Volevo aggiungere che nonostante la Foresta Proibita venga considerata come l’habitat naturale di varie specie di creature oscure, in realtà è abitata anche da creature docili e benefiche.” Quanto gli piaceva puntualizzare? “Come gli unicorni.” Quella parola uscita dalla sua bocca, faceva quasi ridere, effettivamente. Si limitò a terminare il suo interventi a quello, lasciando al resto della classe la parola, convinto che qualcuno potesse essere molto più ferrato di lui sulla materia che non risultava nella sua top three. Qualche cosa stava solleticando la sua curiosità, tanto da portarlo all’impazienza vera e propria.

    Michael Harris, II anno, Serpeverde.
    Arrivato a lezione con un PNG rifiutata la colazione e salutato Grace con un mezzo sorriso. Salutate Vic e Rain e osservato con molte riserve Madoka mentre diceva cose, rimanendo impassibile. Alla fine ha cercato di rispondere alla domanda, completando quella di Rain.


    Edited by Harris Jr. - 9/5/2023, 11:19
     
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    Phoebe Emily Smith

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    DRIIIIIIIN DRIIIIIN! La sveglia iniziò a suonare nella camera delle grifondoro senza cura, faceva il suo sporco lavoro, ma avevo aperto gli occhi da prima e mi ero messa seduta sul letto come una molla ad aspettare quel suono, cercando di non svegliare nessuno anche se era una noia restare zitte e ferme, così nel mentre mi ero andata a lavare e a preparare, con qualche piccolo rumorino quando la scarpa mi scivolò di mano, ma sembrò non destare nessuna dal loro sonno profondo «meno male…»dissi a bassissima voce controllando le compagne.
    Questa volta la lezione di Cura delle Creature Magiche era alle sei, orario leggermente anticipato ma ci stava, era una nuova avventura e le avventure non hanno orario. Mi guardai intorno e sembrava che le ragazze non volessero svegliarsi, soprattutto Grace. Così mi alzai dal letto e le saltai letteralmente sopra «Buongiornoooo! Svegliaaaa!» Ero letteralmente sopra Grace che saltellavo. No, non era pimpante e non voleva svegliarsi «Suvvia! La lezione ci aspetta… in piedi! SIiiiiiii!» Scesi da sopra Grace e andai verso il mio letto per sistemare le ultime cose prima di partire pimpanti.
    Bene, non sapevo quanti minuti furono passati ma eravamo pronte e stavamo scendendo le scalinate. «Chissà cosa faremo! Tu hai idee? Certo che alle sei… è emozionante no?» Ero presa a mille mentre cercavo di non inciampare nei gradini. «Oh Si! Ho fame anche io!» risposi alla mia compagna mentre dei passi si sentono echeggiare dalla parte opposta. I nostri sguardi si incrociano prima di voltarci a guardare chi fosse. Un bel sorriso si stampò sulle mie labbra «Buongiorno!» dissi allegra e poi in velocità mi aggiunsi a Grace porgendo la mano al ragazzo «Piacere mi chiamo Phoebe… e tu?» Ero allegra e con tanta energia anche se lo stomaco fece un piccolo rumorino da fame di fatti la domanda della mia amica capitò a fagiolo «Non lo so, ma ho fame!» dissi mentre ci stavamo affacciando verso alla sala grande che era spenta e vuota… «Questo non è bello…»aggiunsi al “morirò” detto da Grace. Continuiamo a camminare per raggiungere il luogo che la professoressa aveva indicato e arrivate nelle vicinanze rimasi qualche istante ferma senza parole. Grace inizia a tirarmi per mano e non me lo faccio ripetere due volte, la seguo senza sforzo e mi ci fiondo sopra un muffin guarnito. Mordo a pieno e riempio le mie guanciotte tenendo in mano il dolcetto. Mi volto verso la professoressa e le sorrido. Dopo aver ingoiato a fatica provai a parlare «Questo si che è un buongiorno Professoressa!» Arrivano gli studenti e alzai lo sguardo per un secondo «Ehi Buongiorno Michael, ti garantisco che sono buoni provali dai.» dissi con una piccola macchiolina di panna al lato destro della bocca mentre lo vidi non afferrare nulla. Mi fermai un secondo quando la voce della serpeverde di nostra conoscenza prese parola. Rimasi a fissarla ma avevo la bocca piena per poter parlare, ma intervenne Grace e quasi non mi andava di traverso un pezzetto, tossì e mi diedi qualche colpo sullo sterno prima di prendere aria e soffocare una risata. «Grace, sei bella attiva eh! La colazione ha avuto effetto!»
    La voce della professoressa mi riporta a ricordare che sono a una lezione e non a pic nic mattutino, così bevvi e mi misi in ascolto.
    Ascoltai gli interventi degli altri compagni e poi alzai la mano a molla quasi saltellando «Ci sono anche diversi tipi di piante curative e grazie agli alberi alti e fitti, più presenti in alcune zone, la luce fa fatica ad oltrepassarli ed a illuminare il luogo del tutto. La maggior parte delle creature presenti sono pericolose per gli studenti o per maghi non esperti.» Avevo provato a ricordare le diverse nozioni. Finito il mio intervento rimasi ad ascoltare gli altri e aggiunsi verso Grace a bassissima voce «credi che entreremo nella foresta?» i miei occhi si illuminarono pensando all’avventura e alle cose avrei potuto vedere e scoprire.





    Phoebe Emily Smith, II anno, Grifondoro.
    Interagito con: Grace, Nathan, Michael e la Professoressa.
    Fissata Rein.

    Buongiornoooo popolo di Hogwarts!
    Phoebe si sveglia e salta sul letto di Grace per svegliarla.
    Scendono dopo un po’ di tempo e incontrano Nathan che viene salutato con allegria.
    Si dirige con i compagni verso il punto stabilito per la lezione e quando vede la colazione non può che fiondarsi insieme a gli altri per mangiarne. Saluta anche Michael e gli dice che è tutto buono su quel tavolo e poi fissa Rein mentre un pezzo di muffin le va quasi di traverso.
    In fine prova a rispondere alla Professoressa con altre nozioni oltre a quelle dei suoi compagni.
     
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    Le lezioni di CdCM dovrebbero essere le mie preferite: a contatto diretto con esseri viventi nel loro habitat naturale, con meravigliose creature dotate di capacità straordinarie tutte da scoprire, imparare a relazionarsi a loro nel modo giusto e riuscire a ricavarne qualcosa di buono. Invece no. Innanzitutto, benché ami gli animali forse più di quanto sia capace di fare con gli altri della mia stessa specie, detesto stare all'aria aperta; l'idea di sporcarmi anche solo la suola delle scarpe col terriccio umido o di dover combattere con piante e fiori potenzialmente letali non mi entusiasma. In più, dovrò lasciare la stanza e la scuola senza aver messo niente sotto ai denti. Non riesco a carburare senza aver mangiato, né ad esprimermi se non a versi se non ho bevuto almeno una tazza di caffè; figuriamoci sopportare il genere umano che mi circonda, con le sue stramberie ed esigenze. Ok, lo ammetto: sono affascinata dall'idea di avere a che fare con animali che non ho mai visto prima - la professoressa Dobrev, infatti, fa in modo di presentarci ogni volta qualcuno di diverso - molto meno dalle bizzarre richieste che spesso avanza come se fossero normali. Come l'ultima, ad esempio, di presentarci al limitare della Foresta Proibita alle sei del mattino. Alle sei. Passi l'idea di tenere la lezione in un luogo proibito, lo dice il nome, (ho scoperto infatti che infrangere le regole può portare a grandi cose, se fatto con furbizia e un briciolo di criterio) ma non l'orario. I commenti a caldo non sono stati dei più comprensivi e, come mi aspettavo, ho trovato riscontro in diversi compagni di corso.
    Ho aperto gli occhi schiaffeggiando la sveglia analogica tre volte (non riuscivo a trovare l'interruttore) e mi sono concessa dieci minuti di sonno extra, come al solito. Sono di umore già grigio, quasi nero, semplicemente perché so di non poter mangiare. In bella vista, appeso al muro come promemoria, il messaggio della professoressa Dobrev. Vorrei avere la stessa costanza e motivazione di Cassie Howard nel prepararsi per la scuola - doccia, skincare, trucco e parrucco - ma sfortunatamente sono a corto: lego i capelli in un mezzo bun disordinato, mi concedo appena un filo di trucco e indosso la divisa. Recupero al volo la borsa a tracolla ed esco dal dormitorio.
    In corridoio, mentre cerco di muovermi a passo svelto per non arrivare in ritardo, riconosco l'inconfondibile chioma rossa della Scamander. Neanche a dirlo, si volta. Non aspetto che si fermi ad aspettarmi, accelero il passo e l'affianco. Vic. Credi sia legale tenere una lezione a quest’ora? mi chiede la rossa.
    - No. - quasi ringhio. L'ho detto che senza la prospettiva di una colazione entro i venti minuti dal risveglio sono intrattabile, monosillabica e soprattutto inadatta alle interazioni umane. Rain mi sta simpatica, proprio a pelle, vorrei poter parlare di più ed essere di compagnia ma la cosa richiede energie che al momento non ho; o meglio, che voglio riservare per il tragitto. Farò uno sforzo, però: ne vale la pena.
    - È fuori di testa. - distolgo gli occhi da lei solo al passaggio di Michael Harris, che con ampie falcate ci supera e si avvia da solo a lezione. Sempre schivo, faccio fatica a relazionarmici avendo lo stesso temperamento: difficile che due rette parallele si incontrino, no? Lo studio un po' mentre si allontana di spalle e non posso fare a meno di chiedermi: *chissà quale guaio ha passato. Col fratello che si ritrova...* Me ne curo poco, però: preferisco dedicarmi a Rain.

    Arriviamo al limitare della foresta che sono quasi nera. Fa freddo, c'è umido, ho fame e soprattutto ho perso l'occasione di vedere Fletcher a colazione. Ho dei piccoli riti per iniziare al meglio le mie giornate e tra queste c'è l'incontro, almeno visivo, con chi rientra nella mia rosa di preferiti: in tutta la scuola ce ne sono diversi a dire il vero, ma Fletcher è il primo. L'immancabile. La sottile ironia di Rain aiuta, mi strappa un sorriso leggero. Non sarebbe male, in effetti, premiare anche la puntualità. Quei venti punti ci farebbero comodo.
    - Salve - non mi spreco nei saluti alla professoressa né a chi è già presente: sono ancora nella fase dei monosillabi (o quasi). Quel che fa la differenza è il tavolo imbandito a cui la Dobrev c'invita a sedere. Non nascondo la gioia: gli occhi si illuminano e il viso si distende alla vista di tutte quelle cose buone. Partecipo alle ovazioni in silenzio e non faccio complimenti.
    - Evvai! - Mi accomodo di fianco a Rain e recupero immediatamente un dolce alla crema, il mio preferito. Ha ragione: dobbiamo essere in forze. Ho modo finalmente di guardarmi intorno e di capire chi c'è: cerco in particolare Astrid - che ho finito col prendere sotto la mia ala protettiva non so neanch'io perché - e Grace, che si è rivelata niente male come persona. Una vera e propria calamita, attira chiunque rientri nel suo raggio: e ci credo, si prodiga per gli altri in maniera del tutto disinteressata ed è buona quasi da far schifo. Io sono l'opposto ma ammetto che mi piace, per com'è. Chi attira davvero la mia attenzione però è un tipo, nuovo, con cui proprio la Johnson parla e si intrattiene. Un Grifondoro anche lui, pare. Capelli biondi, occhi chiari, un profilo niente male. Carino, parecchio constato. Li guardo finché almeno uno dei due non ricambia, a quel punto accenno ad un sorriso che vale anche come saluto. Toh, c'è anche la Smith: ecco, guardando lei mi inasprisco come se avessi appena assaggiato una fetta di limone. Sono sicura sia stata colpa sua se, tra i capelli, mi sono ritrovata pezzi di lumache. L'ho notato solo una volta in bagno, diverso tempo dopo la lezione di pozioni. Vedo anche la Corvonero stramba che mangia a sbafo. Distolgo lo sguardo - contrariato - e mi dedico alla colazione, che gradualmente riporta il mio umore e la voglia di interagire e socializzare a dei livelli semi-accettabili.
    Non c'è molto tempo per il ristoro, comunque: la lezione deve cominciare. Restando sempre di fianco a Rain, con il bicchiere di cioccolata calda ancora in mano, ascolto gli interventi e poso gli occhi su chi di volta in volta parla. La professoressa, la Corvonero stramba, Rain, Grace e poi Mike. A un palmo dal mio naso si consuma uno scontro semi-acceso proprio tra la Scamander - le cui battute in risposta alla Corvonero mi strappano un sorriso complice, in principio - e Grace, che soprannomino la paladina.
    - Grace! - la richiamo a bocca aperta nel momento in cui, irritata, schiaffa nel palmo della mia concasata un muffin al cioccolato, più per paura che qualcosa mi schizzi addosso in verità. Sembrano averci preso l'abitudine... L'accaduto comunque non scoraggia la Serpeverde dall'intervenire a lezione. Incrocio le braccia, piccata, e scuoto la testa, poi abbasso lo sguardo sul terreno. Anch'io, alle elementari, avevo delle uscite strane per i miei compagni. Dicevo di poter fare cose incredibili, impossibili per le persone comuni, e non mi credeva nessuno benché fosse la verità. Potevo davvero fare cose incredibili, non ero in grado di controllarle ma potevo. I miei nonni, piuttosto che dirmi la verità e permettermi di abbracciare fin da subito la mia parte magica, hanno preferito farmi credere per anni di essere pazza e imbottirmi di medicine nel tentativo di reprimerla. Gli altri nominano le varie creature che popolano la foresta proibita: acromantule, centauri, perfino gli unicorni. Lupi... chissà se ce ne sono davvero. Si tratta di un bosco, dopotutto: ci saranno anche animali comuni. Penso alla volpe, sarebbe bello vederne una da vicino. Lo prenderei come un buon segno!
    - Professoressa, è vero che la Foresta Proibita è diventata territorio dei Centauri? - intervengo. Alzo gli occhi sulla professoressa e poco dopo, sotto sotto, dico alla mia concasata:
    - Vacci piano con lei, Rain - ho un tono più spento, serio. Quasi grave. La guardo e stringo le labbra. E aspetto che la professoressa ci dica che cosa fare. Se è vero che è diventata territorio dei Centauri, quanto sarà sicuro addentrarcisi? Non mi sembra d'aver letto che siano bendisposti verso i maghi.


    Victoria Crain, secondo anno Serpeverde

    Interagisce con Rain, la professoressa e Grace. Indirettamente con Astrid, Nathan, Mike e Phoebe. Guarda Madoka da lontano e se ne tiene a distanza per ora.

    NB: prima che metta qualcosa sotto ai denti si esprime a monosillabi e guarda tutti come se volesse ucciderli.

    Arriva a lezione in compagnia di Rain, saluta la Dobrev e si raddolcisce un po' dopo aver messo qualcosa sotto ai denti. A tavola, cerca e saluta Grace e scopre Nathan, che è nuovo non lavato con Perlana e molto carino per i suoi gusti. Phoebe invece la guarda in modo strano: ce l'ha con lei per via delle lumache nei capelli a pozioni.
    Sorride alla battuta di Rain su Madoka e richiama Grace quando da il muffin alla concasata - più per paura che questo esploda e la sporchi, di nuovo.
    Fa una domanda alla professoressa per pura curiosità. Poi chiede alla Scamader di andarci piano con Madoka, ricordando di essere stata anche lei la stramba per qualcuno. E di essere davvero stata in psichiatria.

    Se ho scordato qualcosa o qualcuno mi scuso in anticipo, rimedierò al prossimo giro <3
     
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    Sarebbe stato bello aprire gli occhi e prendersela nuovamente con uno dei compagni di stanza per averlo svegliato, prendersela con lui, sfogarsi, riservargli i migliori e più fantasiosi epiteti ed incolparlo per i mali del mondo, magari tirargli pure una scarpa in faccia. Invece no, la stupida sveglia dal suono fastidiosamente analogico aveva preso a tremare e fare casino, facendogli sbarrare gli occhi e causandogli un'improvvisa voglia di lanciarla contro il muro. Davvero sarebbe dovuto andare ad una lezione a quell'ora? Non era tutto uno scherzo? Cosa era reale, cosa non lo era? Ormai non lo sapeva più. Si alzò controvoglia aprendo finalmente le tende del baldacchino e scoprendo che nemmeno il sole aveva avuto ancora il coraggio di farsi vedere, com'era giusto che fosse. Eppure lo aveva voluto lui, perché sarebbe anche potuto rimanere a letto e scegliere di fare altro ma invece nooo! Andiamo a lezione di Cura delle Creature Magiche per capire come funzionano le lezioni, geniale! Il preside, oltre a dargli la possibilità di vivere al castello iniziando una sorta di orientamento per il cambio di scuola, gli aveva concesso di frequentare qualche lezione a sua scelta e lui, masochista inconsapevole, aveva optato per le materie che era convinto gli sarebbero piaciute di più. Perché perdere tempo a controllare gli orari quando poteva scoprirlo giusto la sera prima e morire dentro? Ma diciamocelo, forse non aveva controllato anche perché non credeva che i professori sarebbero stati tanto sadici. Gli studenti avevano fatto qualcosa di male durante l'anno e ora la professoressa Dobrev volesse farla loro pagare? Ormai non si sarebbe stupito più di niente.
    Indossò la divisa con i colori di quella che ormai, a tutti gli effetti, era la sua Casa dopo essersi ovviamente lavato. Doveva ammettere che era piacevole alzarsi e non dover aspettare il proprio turno per il bagno, avere tutto a disposizione subito quasi come fosse tutto suo, da quel giorno avrebbe potuto mettere sempre la sveglia qualche minuto prima degli altri così da approfittare del vantaggio ed essere il primo in tutto. O magari no, ed ogni minuti per dormire era comunque sacro. Una volta pronto uscì dalla camerata, finalmente libero di non camminare più in punta di piedi per non rischiare di svegliare i belli addormentati, in fin dei conti solo perché questo supplizio toccava a lui non vedeva perché farlo pesare a tutti gli altri. Scese le scale quasi di corsa, ora che era in piedi era sinceramente curioso di svolgere la lezione e scoprire cosa avevano in serbo per quella mattina e, soprattutto, perché proprio a quell'ora del mattino, ma la sua avanzata si arrestò alla vista di altre rosso-oro che, attirate dai suoi modi di certo non aggraziati, si erano voltate verso la sua figura
    -Non si nota dalle occhiaie?- scherzò lui verso la mora che per prima gli rivolse la parola. Finì di scendere le scale e si apprestò ai convenevoli, sempre la parte che più trovava strana ma, purtroppo, indispensabile
    -Ciao, sono Nathan, sono qui da poco in effetti. Periodo di orientamento mi pare si dica- strinse le mani ad entrambe le ragazze sorridendo impacciato. Promemoria per una futura guida pratica su come entrare in un contesto sociale già avviato: cominciare dalla propria Sala Comune. Forse era il caso di farsi vedere un po' più spesso.
    -Non sono sicuro ci sarà la colazione, ma almeno del caffè sarebbe gradito- purtroppo i sogni vennero prontamente distrutti alla vista della Sala Grande deserta e ancora poco illuminata, era eticamente accettabile iniziare la giornata così? Non era sicuro nemmeno che fosse legale!
    -Immagino potremo fare colazione quando torneremo dopo la lezione, con tutti gli altri, freschi e riposati- e invece no. Nonostante il suo ottimismo e buonumore, la professoressa aveva preparato per loro un regalino inaspettato. Bastone e carota insomma!
    -Buongiorno professoressa- fu con gli occhi a cuoricino che si avvicinò al banchetto preparato per loro, si versò una tazza di te e solo in quel momento i suoi occhi si posarono su una testa rossa di sua conoscenza, a cui rivolse un sorriso e che salutò con un cenno del capo dall'altra parte del tavolo imbandito. La voce di Grace lo distrasse, riportando l'attenzione sulla compagna appena conosciuta, al muffin che teneva in mano e, solo in seguito, seguì lo sguardo della mora per capire cosa fosse così squisito ai suoi occhi e, quando i suoi occhi azzurri si posarono su un biondino alto quanto lui, annuì comprensivo
    -Già..- sollevò le sopracciglia prima di tornare a rivolgersi alla Johnson -Magari solo il muffin per me stamattina- le strizzò l'occhio divertito prima di afferrare un muffin ai mirtilli e fare un passo in dietro per lasciare alla ragazza campo libero. Ah, i giovani amori! Si vedeva che era Primavera! È con questo pensiero che notò una ragazza, non conosceva il suo nome ma dalla divisa era chiaro che fosse una Serpeverde. Non era sicuro che stesse davvero guardando lui, non era affatto pronto a lanciarsi in un saluto per poi scoprire che, la mora, stava guardando qualcuno alle sue spalle. Quindi le sorrise, con le punte delle orecchie che presero ad assumere una ormai familiare gradazione di rosa, sperando di non fare l'ennesima figura barbina.
    La lezione cominciò, apparentemente tranquilla, con qualche semplice domanda. Una situazione tranquilla, cosa poteva andare storto? Presto detto, una strana ragazza rispose per prima alla domanda della Dobrev, e prima che avesse anche solo il tempo di capire che cosa avesse detto, che una voce familiare gli fece chinare il capo ed espirare pesantemente dal naso. Ma perché? Quella lingua velenosa lo aveva divertito, ma credeva che almeno a lezione l'avrebbe tenuta a freno, contro una povera ragazzina poi! Non sapeva se ridere o passarsi una mano sugli occhi, ma non fece nemmeno in tempo a porsi il quesito, che una delle due ragazze con cui era arrivato non si fece scappare l'occasione di riprendere Rain. Non conosceva la Scamander abbastanza da prevedere una sua reazione ma, per non saper né leggere né scrivere, svicolò veloce e silenzioso tra gli studenti, raggiungendola in soli pochi passi. In un attimo fu al suo fianco, facendo scivolare il braccio destro attorno alla sua vita nel caso avesse voluto raggiungere Grace. Non conosceva bene le sue reazioni, è vero, ma sempre meglio prevenire
    -Ti ricordi cosa succede quando ti arrabbi? Non vorrai aprire una voragine e seppellirci tutti? Come tuo bodyguard è mio compito salvarti da questa fine nefasta- le sussurrò all'orecchio facendo attenzione a non essere udito da altri, mentre un ghigno appena accennato gli incurvò le labbra. Solo quando fu sicuro che le acque si fossero calmate mise di nuovo qualche passo di distanza tra lui e la verde-argento, rivolgendo poi le sue attenzioni alla più tranquilla -all'apparenza- Phoebe
    -Sempre così tranquille le lezioni?- divertenti eh, per amor del cielo, ma impegnative.
    Ascoltò le altre risposte alla domanda dell'insegnante e, alla fine, decise di unirsi anche lui
    -Vista la presenza di alberi, è facile supporre che vi siano anche creature più piccole docili, come gli Asticelli, che fanno da guardiani principalmente agli alberi da cui si ricava legna per le bacchette, o le fate, che depositano le loro uova proprio sulle foglie- sulla foresta in generale non sapeva troppo a parte che fosse, appunto, proibita, ma le motivazioni erano per lui ancora un mistero.


    Nathan Knox, III anno, Grifondoro

    Partecipa alla lezione come sorta di orientamento per capire come funzionano le cose ad Hogwarts. Si sveglia felice come un uomo al patibolo, sulla strada per la lezione incontra Grace e Phoebe con cui interagisce più volte. Salutata la proffe, fa colazione e sorride a Victoria imbarazzino, poi cerca di calmare Rain prima che possa strappare i capelli a Grace. Tenta anche una risposta alla domanda della professoré.
     
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    Astrid Fairychild

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    16 anni - III anno

    Mi rigiravo la bacchetta fra i lunghi capelli biondo pallido, riscaldata in modo da rendere le ciocche che abbracciavano l’intera lunghezza del catalizzatore, a turno, delle belle onde morbide. Ogni cambio di ciocca, mentre ero intenta a spostare il mollettone giallo canarino da un punto ad un altro, era accompagnato da un gran sbadiglio: okay che ero una tipa mattiniera, ma quel giorno avevo fatto gli straordinari svegliandomi alle quattro e mezza pur di avere tutto il tempo per prepararmi a dovere: bagno ricolmo di bolle, trucco, piega e scelta degli orecchini e delle sottili collanine che avrei usato quel giorno. A quello, andava contato l’intero tragitto da lì al limitare della foresta proibita dove, comunque, riuscii ad arrivare senza eccessivo anticipo: dovevano essere infatti le 5:45 quando alzai un mano in cenno di saluto verso quella che era forse la mia insegnante preferita in assoluto: cura delle creature magiche, dopotutto, era la materia che più di tutte mi affascinava, e ogni volta fremevo d’eccitazione all’idea di quali creature avremmo potuto conoscere e, possibilmente, approcciare durante quelle ore che avrei voluto durassero il doppio delle altre. – Buongiorno, professoressa – mi rivolsi alla professoressa elargendo un gentile sorriso alla classe, reso forse meno allegro e più timido rispetto al solito per la stanchezza che ancora mi pervadeva. Notai solo in quel momento il grazioso buffet che era stato allestito in mezzo a noi, e praticamente mi illuminai d’immenso, gli occhi luccicanti: quella sì che era una sorpresa. Quei coloratissimi cupcake bramavano l’incontro con le mie papille gustative, e di certo non glielo avrei fatto chiedere due volte! – BOO! – toccai la spalla della Smith nell’atto giocoso di spaventarla, ridendo della sua eventuale espressione di sorpresa, facendomi spazio in mezzo a un gruppetto di grifondoro intenti a rimpinzarsi di dolci – La Dobrev guadagna sempre più punti! Non credete? – mi rivolsi a tutti loro, allungando una mano per versarmi un po’ di cioccolata calda che, nell’arietta fresca del primo mattino, presi a gustare lentamente, ad occhi chiusi, godendomi ogni istante come una coccola. Quando la Smith richiamò l’attenzione di quel serpeverde so-tutto-io, però, feci una smorfia e mi allontanai di qualche passo, notando qualcun altro che mi fece tornare il sorriso. – Vicky! Mi passeresti quel cupcake rosa? Sarà alla fragola – dedussi speranzosa. In ogni caso riuscii ad impossessarmi di quel graziosissimo cupcake, a cui però arrivai a dare solo un morso, prima di prendere a masticare con estrema lentezza, i tratti molli e, con una lieve nota di disgusto, andai a riposare il pancake dopo essere stata spettatrice dell’ingordigia caotica di una corvonero ormai divenuta famosa per le sue stramberie.
    – Nessuno te lo ruba, il cibo, sai… – le rivolsi uno sguardo accigliato ma pacato, cercando di farle capire che forse stesse esagerando e, soprattutto, avrebbe fatto meglio a lasciare anche qualcosa per gli altri. Mi presi infatti la libertà di toglierle gentilmente un dolce ancora intatto dalle mani per riporlo insieme agli altri, anche perché rischiava di caderle tutto dalle braccia.
    Non arrivai dunque a toccare molto di quel cibo, a parte la cioccolata, che tutto quel ben di Morgana ci svanì davanti agli occhi, lasciandoci tutti visibilmente delusi. Guardai le lancette in alto, e capii perché: era giunto il momento di iniziare la lezione.
    Mi unii dunque agli altri, posizionandomi vicino a Phoebe, mentre con occhi curiosi vagavo dal volto grazioso della professoressa agli altissimi e fitti alberi della foresta proibita, passando mentalmente a rassegna tutte le possibili congetture in merito.
    Quando la professoressa iniziò con le domande, ascoltai i vari interventi e, dopo aver alzato una mano pallida, aggiunsi: – Ci vivono anche gli unicorni, no? Ho sempre voluto vederne uno. – i miei occhi brillavano di speranza evidente, anche se sapevo che, potenzialmente, entrare lì dentro sarebbe potuto essere pericoloso. Non volevo, però, far la parte della fifona, dunque lo tenni per me.
    Quando una voce scontrosa e supponente arrivò alle mie orecchie, mi piegai leggermente in avanti solo per incontrare lo sguardo altezzoso della Scamander che, anche lei, come sempre, ci teneva a farsi riconoscere. Annuii alle parole della Johnson, aggiungendovi: – Lasciala stare, Rain. Che cattiva… – mormorai quell'ultima parte tra me e me, avvolgendo un braccio protettivo attorno a Madoka, che infondo aveva solo il difetto di avere troppa immaginazione; cosa che comunque, per me, era un dono naturale.

    Astrid Fairychild, III anno, Tassorosso
    Arriva in orario, fresca e pettinata con tanto di trucco perfetto e messa in piega, ma assonnata da morire poiché sveglia dalle quattro e mezza. Si avvicina al buffet e interagisce col gruppetto di grifondoro: Phoebe (che cerca scherzosamente di spaventare), Grace e Nathan; fa una piccola smorfia quando si avvicina Mike, vede Vicky e interagisce anche con lei. Riesce a bere solo un bicchiere di cioccolata, godendoselo in stato di estasi, prima di addentare un cupcake destinato ad essere riposto dopo solo un morso a causa del piccolo disgusto che l’abbuffata pazza di Madonna le genera. Ci interagisce e posa il cibo di troppo che l’asiatica tiene in mano senza essere stata ancora morsa, facendole capire di andarci piano. Va comunque in sua difesa, cingendola con un braccio quando, dopo aver personalmente risposto alla professoressa, sente il le frecciatine di Rain, con la quale interagisce, ed entra in protezione.





    Edited by bunnÿ - 16/5/2023, 01:43
     
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    Puntai lo sguardo in lontananza, iniziando a scorgere i primi studenti giungere nei pressi della foresta proibita. La prima ad avvicinarsi fu la signorina Yamashita, una studentessa dei corvonero un po' sopra le righe e leggermente...ambigua. La osservai mentre si avvicinava, notando la sua innocenza e il suo modo di porsi rispetto alle cose che, a volte, mi lasciava un po' interdetta. Buongiorno Madoka! Le sorrisi cordiale mentre appuntavo sul mio registro la prima presenza di quella mattinata mentre continuavo a tenere d'occhio l'orizzonte, in attesa di vedere se qualche altro studente si accingeva a raggiungere il luogo stabilito per quella lezione. Apprezzavo l'entusiasmo della ragazza per la mia materia ed ero felice di notare che l'orario scelto non le avesse creato molti problemi, a differenza delle altre due studentesse che si apprestarono a raggiungerci: la signorina Scamander e la signorina Crain. Loro, come già premeditato in precedenza, non erano molto d'accordo per quella scelta. Buongiorno a voi, sono molto contenta di vedervi. Ma non vi darò quei venti punti, a meno che non mi avrebbero dimostrato di meritarseli per davvero. Rain mi lasciava sempre senza parole: come faceva ad avere quell'aspetto di prima mattina? E soprattutto come faceva a trovare il tempo e la voglia di sistemarsi? Se fossi stata una studentessa, avrei sicuramente preferito dormire quei cinque minuti in più piuttosto che riservare del tempo al trucco e parrucco che, ai miei tempi, risolvevo con una coda alta. Ah, beata gioventù! Si avvicinarono anche la signorina Johnson, accompagnata dalla signorina Smith e anche dal signor Nox. Ad essere sincera ero partita un po' prevenuta per quella lezione, credendo che non avrebbe riscosso così tanto successo. Invece mi dovetti ricredere. Chiaramente sapevo benissimo che volente o nolente, gli studenti dovevano partecipare per forza di cose alla lezione -a prescindere dall'orario o altre cose- ma a quell'età, la maturità non sempre aveva la meglio sulla mente di quei ragazzini. Persino io, una volta, avevo deliberatamente deciso di saltare una lezione programmata per le cinque del mattino perché non avevo ancora sviluppato il senso del dovere. Solo negli anni successivi, dopo essere stata scelta come prefetta e come capitana della squadra di quidditch, mi ero sentita in dovere di diventare un buon esempio per gli altri. Ricordiamoci che avevo comunque sedici anni e che avevo ben altri scopi oltre a quello di studiare.
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    Guardai i vari studenti osservare con profonda ammirazione la colazione che avevo preparato per loro, o meglio, che gli elfi avevano preparato per loro. Ero sicura che avrebbero apprezzato e poi diciamocelo, non ero così crudele da fargli svegliare presto senza dargli una specie di ricompensa. A Durmstrang, non avevano mai avuto questa premura ma io non sarei mai stata come i miei vecchi insegnanti. Anche il signor Harris e la signorina Fairychild, fecero il loro ingresso: uno a capo chino come se avesse patito chissà quali pene dell'inferno e l'altra con un umore decisamente opposto al precedente. Gli salutai cordialmente, appuntando i loro nomi sul mio registro e rivolgendo uno sguardo alla clessidra che segnava lo scorrere del tempo. Ancora pochi minuti e poi, avremmo iniziato la lezione. La mia momentanea distrazione, portò un po' di scompiglio tra gli studenti che non passò inosservato al mio sguardo vigile. Che succede qui? Domandai seria, avvicinandomi a loro e interrompendo quello scambio di frecciatine varie. Serve che vi ricordi il contesto in cui ci troviamo? Sono qui in veste di insegnante e non vengo di certo pagata per farvi da badante, perciò comportatevi a modo e lasciate questi comportamenti infantili ad altri luoghi. Che la signorina Yamashita, avesse dei comportamenti non proprio "normali" era sotto lo sguardo di tutti, ma questo non doveva portare gli altri ad offenderla. Mi aspettavo delle scuse, da entrambe le parti. Vi voglio concentrati ragazzi e soprattutto non voglio dover perdere tempo nel dovervi richiamare per ogni singola sciocchezza, su questo non transigo. Posai il mio sguardo su tutti i presenti, in particolar modo sui responsabili di quella piccola parentesi che aveva interrotto la tranquillità di quella mattinata. Cercate di non deludermi ulteriormente. Alzai un sopracciglio e incrociai le braccia al petto, per poi dare il via alle danze. L'ultimo granello di sabbia scese e senza perdere altro tempo, feci sparire il banchetto e innalzai la barriera che ci avrebbe resi invisibili agli occhi dei ritardatari. Questi ultimi, mi sarei preoccupata di contattarli personalmente e li avrei invitati alla mia lezione di recupero che avrei svolto nei recinti delle creature magiche. Posi il mio quesito e ascoltai la risposta della corvonero, osservandola senza batter ciglio. Decisi di non interrompere quel flusso di coscienza ma mi preoccupai di ascoltare attentamente tutte le risposte degli studenti, per poi rispondere alla fine. Davvero molto bene ragazzi. Mi congratulai con loro prima di prendere nuovamente la parola: Come potrete notare, la Foresta Proibita circonda parte del castello di Hogwarts ed è famosa per la sua vasta estensione. Vista la sua generosa espansione, al suo interno ci sono diversi ecosistemi complessi: i villaggi dei centauri o le caverne delle acromantule, citati dalla signorina Scamander. La guardai con riguardo, apprezzando il fatto che avesse ricordato una delle varie cose che avevo già accennato nelle lezioni precedenti. Ci sono anche draghi e giganti ma non solo, abbiamo anche creature benefiche come gli unicorni... A quel punto rivolsi uno sguardo ai due studenti che avevano accennato queste nozioni, specialmente a Micheal che era stato il più esaustivo. ...un centinaio di Thestral e anche un branco di Ippogrifi. Ma non solo, infatti, ci sono animali non magici come cervi e lupi. Guardai anche Grace, complimentandomi mentalmente con lei per la sua intuizione. Come già ampiamente accennato dalla signorina Smith, la foresta presenta anche una flora molto consistente. Qui possiamo trovare svariate piante magiche come la centinodia che cresce in folti cespugli ed è, inoltre, un ingrediente della Pozione Polisucco. Così come per la fauna, anche la flora è composta da piante e fiori non magici come margherite, funghi comuni, pini e via dicendo. Alle mie spalle, una lavagna appuntava e disegnava in maniera meticolosa tutto ciò che veniva detto sia da me che dagli studenti, così da dare un quadro chiaro e decisamente preciso del luogo in cui avremmo svolto la lezione. E avrei voluto finalmente proseguire con la lezione e arrivare al suo fulcro ma la domanda della signorina Crain, meritava una risposta quanto meno esaustiva. Dopo la battaglia di Hogwarts, questa è diventata la terra dei centauri anche se resta ignota l'esatta posizione del loro luogo di ritrovo. La classificazione assegnata loro dall’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche è XXXX. Questo non non perché siano molto pericolosi o aggressivi, ma in base al fatto che devono essere trattati con estremo rispetto. In quanto a loro non c'era da preoccuparsi perché avevo delimitato io stesso la zona in cui gli studenti avrebbero affrontato la prova e non c'era nessun pericolo che centauri o altre creature magiche venissero ad attaccarli. Adesso che abbiamo un'idea più completa di quello che è il luogo che ci ospita, veniamo a quello che ci interessa veramente. Gli studenti non sapevano che avevo preparato un compito a sorpresa per loro, se così vogliamo definirlo. Qualche sera fa, come ben saprete, c'è stato un piccolo incidente che ha portato un po' di scompiglio all'interno della foresta proibita. C'era stato uno scontro tra centauri e troll, questi ultimi avevano sbagliato sentiero e si erano ritrovati ad invadere il terreno dei centauri, tutto ciò aveva spaventato a morte le varie creature che abitavano nelle vicinanze che si erano ritrovate costrette a fuggire prima di essere coinvolte in quella lotta. Il loro frastuono, era giunto fino al castello seppur in maniera ovattata e aveva attirato l'attenzione sia di insegnanti che di studenti. Da questo scontro né i centauri né i troll sono rimasti feriti -o almeno non gravemente- mentre le creature più piccole e indifese, sì. Alcune creature magiche sono dovute fuggire dall'epicentro di questo scontro per trasferirsi in luogo più sicuro, purtroppo non tutte le creature sono riuscite a trovare la loro nuova abitazione. Ed era proprio in quel momento che entravano in gioco loro. Mi sono occupata personalmente delle creature messe in condizioni più gravi che ora vivono tranquille e serene nel loro nuovo habitat. Alcune tra queste, però, le ho tenute sotto osservazione ma ora che si sono riprese sono pronte per ritornare dai loro simili ed è di questo che vi occuperete oggi. Nulla di troppo difficile ma che richiedeva comunque la loro massima attenzione e preparazione sull'argomento. Passerà un sacchetto e, a turno, estrarrete il modellino della creatura magica della quale vi dovrete occupare durante questa lezione. Con un movimento leggero della bacchetta, un sacchetto di juta iniziò a volteggiare in direzione dei vari studenti che sicuramente non si aspettavano di dover affrontare un compito così importante. Sono creature che abbiamo già studiato. Ci tenni a sottolineare la parola studiato. Perché loro le avevano studiate, vero? Il vostro modellino non ha solo il compito di illustrarvi la creatura con la quale vi confronterete ma vi indicherà la direzione verso cui potrete incontrarla. Iniziai a spiegare. Prima di andare, però, dovrete scrivere una relazione sulla vostra creatura e dopo che me l'avrete consegnata partirà il tempo: avrete un'ora per portare a termine il vostro compito. Facile, no? So che addentrarvi nella foresta può spaventarvi ma non dovete temere, la barriera che ho innalzato non ha solo lo scopo di tenere lontani i ritardatari ma delimitano anche una zona entro la quale potrete muovervi senza incontrare nessun tipo di pericolo. Non avrei mai messo in pericolo la loro vita perciò avevo progettato tutto affinché potessero concentrarsi sul loro compito ma anche esplorare una parte di foresta proibita in completa tranquillità. Io vi seguirò da lontano, così da potervi raggiungere nel caso in cui qualcosa vada per il verso sbagliato. Avevo chiesto alla professoressa di divinazione di prestarmi una delle sue sfere di cristallo, da esse avrei osservato i comportamenti che gli studenti avrebbero adottato verso le creature magiche. Ma non solo. Avrei saputo per filo e per segno anche se avessero deciso di imbrogliare, sancendo così la sottrazione di punti utili all'assegnazione del voto finale.

    SECONDO GIRO
    Ebbene ci siamo, anche la lezione di cura prosegue con il secondo giro! Il post sarebbe dovuto arrivare prima ma internette ha smesso di funzionare questa mattina. Ovviamente! :cxz:

    Nella prima parte del post: Mikhalia interagisce con ciascuno studente e lo invita a presiedere al banchetto, dopo di che appunta le presenze sul suo registro. Si accorge di cosa accade tra Rain, Grace e Madoka, intervenendo per ristabilire l'ordine. Come primo "ammonimento", si ferma semplicemente al rimprovero ma nel caso in cui dovesse ricapitare durante la lezione, verranno tolti i punti alla casata dello studente interessato. Nella seconda parte del post: Mikhalia innalza la barriera protettiva e si presta ad ascoltare le risposte degli studenti al suo quesito, dopo di che, approfondisce l'argomento con delle precisazioni. A questo punto, introduce agli studenti ciò che dovranno fare in questa lezione, ovvero prendersi cura di alcune creature (sono tutte classificate xx o x, quindi sono innocue) rimaste ferite durante l'incidente avvenuto nelle sere precedenti all'interno della foresta proibita. Veniamo a voi, a questo punto:

    - ho utilizzato questo sito per creare gli abbinamenti tra studenti-creature. I vostri pg sono stati inseriti in base all'ordine in cui avete postato (quindi: Madoka; Rain; Grace; Mike; Phoebe; Victoria; Nathan e Astrid) mentre le creature sono state inserite in ordine alfabetico (asticello; augurey; clabbert; fata; horklump; jorbeknoll; mooncalf e vermicolo), l'ordine in cui sono stati rimescolati è il seguente:

    1 Astrid - Fata
    2 Victoria - Augurey (è ancora un cucciolo, perciò è facile da trasportare)
    3 Madoka - Mooncalf
    4 Phoebe - Clabbert
    5 Grace - Vermicolo
    6 Rain - Asticello
    7 Nathan - Jorbeknoll
    8 Mike - Horklump

    COMPITO: Dopo aver giocato il pescaggio della creatura magica dal sacchetto, i vostri pg riceveranno carta e penna e dovranno scrivere una relazione sull'animale con i quali sono stati abbinati. Essendo un compito in classe si presuppone che queste creature siano già state trattate, studiate e apprese nelle lezioni precedenti. A vostra discrezione, potrete scegliere se i vostri pg hanno effettivamente studiato oppure no. Terminata la prima prova, inizierete ad addentrarvi nella foresta fino a quando non vedrete vari sentieri: sinistra, centro, destra. Li percorrerete e ad un tratto, sul vostro sentiero, troverete la vostra creatura messa al sicuro in una specie di trasportino; dovrete cercare un modo di avvicinarvi a lei ed entrarci in confidenza. Esplorate pure la foresta e godetevi la natura che vi circonda, gioite fino a che potete! :occhioni:

    PRECISAZIONE: fermatevi al recupero del trasportino con dentro la vostra creatura magica, citando solo la tecnica che volete utilizzare per "farvela amica" ed entrare in confidenza con lei. Io nel prossimo post, vi dirò se è la tecnica giusta oppure no. Solo al prossimo giro vi giocherete il tutto con le dovute conseguenze. :ehm:

    LEGGENDA ESTRAZIONE DIREZIONE: 1=sinistra; 2=centro; 3=destra

    SCADENZA: 21 maggio alle 23:00
    IMPORTANTE! Ricordo che essendo una lezione, quindi una role di gruppo, alla fine di ogni post dovete segnare in spoiler tutti i dati del vostro pg (+ direzione: sinistra, centro o destra) e un breve riassunto delle azioni che compie. Esempio:
    CITAZIONE
    Aaron Schneider, V° anno, grifondoro.
    DIREZIONE: destra

    Aaron ha interagito con tizio, ha fatto questo e quell'altro e bla bla bla.

    Buon divertimento e per qualsiasi cosa, non esitate a domandare :sisi:
    Astrid: 1
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    • Inviato il
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    Victoria: 1
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      outsider.
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      outsider.


    Edited by outsider. - 15/5/2023, 17:05
     
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    Grifondoro
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    Distraendosi appena dal discorso in corso con il concasato sollevò timidamente una mano per rivolgere un saluto al Serpeverde che non passò affatto inosservato agli occhi del compagno Grifondoro. «Già», cominciò il biondino attirando nuovamente l’attenzione della Johnson. «Magari solo il muffin per me stamattina!» Concluse schiacciandole un occhiolino che mutò immediatamente il colorito di Grace che da pallido e tirato per la levataccia, prese immediatamente vita colorandosi di un rosso intenso. «No! Io non... Non intendevo!», che disastro. Fiato sprecato poiché il Grifondoro si allontanò con un sorriso stampato che lasciava pensare ben diversamente da quanto avessero proferito le scuse stentate della Grifondoro.
    Imbarazzata afferrò quindi dell’altro cibo, due cupcake, prima di ricongiungersi alla compagna di stanza. «Oh sì, decisamente adesso si ragiona!» Confermò prima di mettersi in ascolto salvo dover deviare l’attenzione quando una Serpeverde, Rain Scamander, decide di alzare la cresta prendendola deliberatamente e del tutto gratuitamente con uno dei membri più “deboli” della classe. Grace non aveva mai sopportato quel tipo di vessazioni a maggior ragione contro quella ragazzina i cui problemi, personali o mentali che fossero, erano piuttosto palesi. Ciò non era una motivazione valida per prendersela con lei. Niente avrebbe rappresentato una ragione sufficiente e proprio per questo non ci aveva pensato due volte prima di schierarsi in sua difesa alzando il tono proprio contro colei che si atteggiava a reginetta del loro anno. Ma chi si credeva di essere poi con tutta quella spocchia? Immediatamente in suo aiuto si schierarono la fida Phoebe, solo di presenza poiché intenta a strozzarsi con del cibo – ma hei conta la presenza! – e Nathan che si spostò verso la Serpeverde cingendole la vita al fine di allontanarla prima che gli animi si potessero scaldare ulteriormente. Grace retrocesse mantenendo lo sguardo gelido, lapidario, rivolto verso la rossa prima di affiancare Astrid che avvolgeva a sua volta Madoka sotto la sua ala protettiva. «Sì, professoressa. Ci scusi», Fece meccanica alla professoressa che con ogni probabilità non aveva seguito bene le dinamiche dello “scontro” decidendo di ammonire entrambe le fazioni venute a crearsi. Lanciò un’ultima occhiata velenosa alla Scamander prima di rivolgersi sottovoce, per non disturbare la lezione, alla Tassorosso. «Grazie, Assie.» Rimase lì di guardia per qualche attimo prima di cominciare ad avvertire addosso l’occhiata fissa – inceneritrice? – di qualcuno. Spostò lo sguardo, immaginando chi fosse il proprietario ed incontrò l’espressione torva di Michael. Il ragazzo dissentì con fare serio e la risposta della Grifondoro fu tutt’altro che accondiscendente. Strinse lo sguardo, facendosi più severa e sollevò un palmo dalla stretta conserta al petto, “beh?”, parve chiedergli scaldandosi di un poco. Che avrebbe dovuto fare? Stare a guardare mentre quella poverina veniva bullizzata? Sollevò gli occhi al cielo voltandosi e spostandosi più vicino alla professoressa per non perdersi una parola e nel farlo affiancò un’altra Serpeverde, Victoria.
    «Hei?» Sussurrò a mo’ di salute dandole un leggero colpo di spalla. «Tutto bene?» Gli occhi di Victoria erano chini, come se fosse rimasta turbata da qualcosa che però Grace non riuscì a spiegarsi. Non in quel momento almeno. «Questa volta li aiutiamo!» Allargò un sorriso alla Serpeverde con cui, confrontandosi la sera della lezione incriminata di Pozioni, aveva scoperto di avere più in comune di quanto pensasse. Aveva cominciato a rivalutarla apprezzando alcuni aspetti di lei che in superficie non erano venuti a galla del tutto con quei pochi momenti d’interazione perlopiù piccati da ambo i fronti. «Che figata! Magari vedremo un lupo!» Continuò sottovoce alla Serpeverde cominciando a percepire l’euforia e l’impazienza di entrare in quel perimetro delineato e perfettamente sicuro messo a disposizione dalla docente. Quando sarebbe ricapitato di poter entrare all’interno della Foresta Proibita con la stessa tranquillità? Ne avrebbe approfittato guardandosi attorno, lasciando che il paesaggio la affascinasse. La professoressa proseguì spiegando loro, partendo da un preambolo, quale fosse la causa del trambusto che avevano avvertito poche sere prima provenire dal folto della boscaglia. Quella sera si trovava al campo, come di routine per quel determinato giorno della settimana. Grifondoro aveva appena terminato gli allenamenti e Grace si rilassava al di sotto del getto bollente di acqua calda. Il boato era stato fortissimo ma la cosa che più l’aveva stranita era stato il cinguettio simile ad urla degli uccelli della foresta che parevano scappare da essa. Ora tutto si spiegava. Quando il sacchetto volò in sua direzione, Grace vi infilò immediatamente la mano scambiando un’occhiata complice con la Serpeverde ma quando estrasse la stessa trovandosi in mano il modellino di un verme la sua espressione si fece piuttosto delusa. «Mh. Bello.»Che schifo.” Di tutte le creature interessanti e innocue proprio uno schifo di verme doveva capitarle. Si passò una mano sulla nuca, a disagio e prendendo il foglio, con un sospiro, cominciò a scrivere quanto ricordava della creaturina. Almeno le era capitata una bestiolina semplice. Tirò fuori dalla tracolla un libro a caso come base e utilizzando un masso come appoggio cominciò a scrivere la sua relazione:

    Grace Johnson, Secondo Anno, Grifondoro.
    La creatura a me designatami e con la quale approccerò quest’oggi è il Vermicolo. Il vermicolo fa parte della famiglia degli invertebrati. Generalmente sono vermi dal colorito marrone che possono raggiungere una lunghezza di poco meno di 30 cm. Sono erbivori, pertanto si nutrono di vegetali. Non possiedono dentatura e sono innocui. La loro classe, o tasso, di pericolo accertato è X. Le loro estremità, testa e coda, sono indistinguibili e secernono un muco maleodorante che è usato per alcune tipologie di pozioni.


    Aggiunse altre considerazioni più o meno corrette, in fin dei conti le era capitato un animale piuttosto semplice e consegnò il foglio alla docente accompagnando il gesto con un sorriso cordiale. Successivamente si schierò pronta a cominciare affiancando Michael che sembrava aver già finito anche lui. «Hei», mormorò, «hai finito di guardarmi male?» Sollevò le sopracciglia abbozzando un sorriso. «Piuttosto», lo interruppe ancor prima che potesse partire l’eventuale predica, «accompagnami.» Non una richiesta ma una affermazione alla quale era certa il Serpeverde non avrebbe saputo rifiutare e senza aspettarlo cominciò a mettere avanti alcuni passi. «A te cosa è capitato? A me questo», gli mostrò senza il minimo entusiasmo il modellino del suo verme. «Mi aspettavo decisamente qualcosa di più... mh... carino», magari qualcosa che non l’avrebbe potenzialmente ricoperta di schifoso muco puzzolente come il lombrico geneticamente modificato. Bella merda. «Tutto ok? Sei un po’ pallido», si sporse a fissarlo notando la faccia scavata di uno che aveva dormito poco e male. «Hai mangiato qualcosa? Servono energie...» Spesso era stato lui a rimbeccarla con premura ma in quel momento i ruoli parvero invertirsi. Si chinò sulla tracolla e da essa vi sfilò uno dei cupcake che vi aveva messo da parte nel caso le fosse tornata fame. «Mangia per favore. Non accetto un no», sentenziò allungandogli l’involto prima di rallentare il passo e attendere l’arrivo degli altri compagni con la quale, successivamente si divise prendendo il sentiero che volgeva più a sinistra. «Non cacciarti nei guai Phoeb. Ci vediamo dopo!» Schiacciò un occhiolino all’amica e raggiunse le altre due ragazze con la quale aveva deciso la strada da prendere.
    In compagnia di Astrid e Victoria, i cui modellini, come il suo, puntavano in quella direzione, si addentrò nel sentiero e chiacchierando amabilmente con le due commentò la fortuna delle compagne che avevano ricevuto creature ben più elettrizzanti e interessanti dello stramaledetto verme puzzolente. «Ma che figata Assie, parlerà la nostra lingua? Sarà spaventata, chissà come si sente... E comunque Vic lo volevo io l’Augurey!» E invece... il bruco. «Oh guardate.» Dopo qualche minuto di cammino arrivarono al punto designato trovando tre piccole gabbiette al cui interno erano protette le tre creature. Grace individuò immediatamente il Vermicolo e con un sospiro di rassegnazione si avvicinò ad esso sedendosi sul terreno accanto ad esso. «Secondo voi dovrei parlargli?» Forse l’idea era sciocca. Poteva un bruco capirla? Non ne aveva idea ma ci provò ugualmente. «Ciao Vermicolo, io sono Grace e oggi finalmente potrai tornare a casa.» Era ridicola? Certamente. Probabilmente il coso non la stava nemmeno fissando? Quello puntato nella sua direzione era la testa o la coda? Mah. «Ti chiamerò V.» Fece una smorfia mentre il coso, lentamente, con una lentezza così lenta da apparire disarmante, sollevò l’estremità. «Lo prendo per un sì. Andiamo.» Afferrò la gabbietta e con cura la sollevò da terra pronta ad incamminarsi non appena anche le altre sarebbero state pronte.


    Grace Johnson - II anno - Grifondoro

    Interagito con... tutti.

    Nella prima parte non prende benissimo la frecciatina di Nathan che coglie fin troppo nel segno, tenta di negare ma figù, quello c'ha visto lungo. Guarda malissimo Rain e si scusa a nome di entrambe con la professoressa seppur non pensa di essere in torto poiché ha difeso quella povera anima di Madoka che protegge fisicamente facendo da muro affiancando Astrid. Successivamente si sposta ancora, quando le acqua si quietano, per ascoltare meglio e nel farlo affianca Victoria, che trova turbata e alla quale chiede cos'ha che non va.
    Svolge la piccola relazione e dato che le è capitata una bestia semplice è tra le prime a finire. Si alza, consegna il compito e affianca Michael con la quale scambia qualche parola e alla quale, da piccola chioccia, appioppa del cibo perché sta sciupato a nonna.
    Insieme a Victoria e Astrid, con la quale condivide la direzione, si incammina nel sentiero a sinistra dove troveranno i trasportini con le creature. Non sapendo cosa sta facendo decide anche lei di approcciare il bruco parlandogli tranquilla, sedendosi accanto alla gabbietta. Magari così facendo eviterà che V - nome dato al Vermicolo, suo nuovo BFF - le starnutisca addosso lo schifo, chissà? Lo scopriremo nella prossima puntata.


    Edited by Dragonov - 16/5/2023, 00:38
     
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    Michael Harris

    ”Ehi! Buongiorno, Michael.” Scattò in direzione di quella fonte di allegria mattiniera e, con sua grande sorpresa si trovò davanti a una Phoebe Smith intenta ad assicurarsi quante più energie potesse. Una strategia come un’altra, niente da dire. Aveva passato gran parte della notte in bianco, afflitto da pensieri turbolenti che il messaggio del padre aveva provocato. Mille e più pensieri si erano annidati in testa, rendendolo insensibile al mondo circostante ma, d’altra parte, era consapevole di non poter tenere quell’atteggiamento da apatico per troppo tempo. Destare dubbi, non rientrava nelle sue priorità, soprattutto vista la presenza di Grace la quale, già da tempo, avanzava domande fin troppo specifiche. Un passo falso e sarebbe saltata l’intera copertura e non poteva permetterselo. Cercò di sforzarsi a sorridere, aiutato dalla buffa macchiolina di panna al lato della sua bocca. Doveva aver gradito quella colazione improvvisata al limitare della Foresta Proibita. Si cacciò una mano all’interno della tasca posteriore un fazzoletto di carta e lo porse alla Grifondoro con garbo, accompagnando il tutto con un sorriso appena accennato. Mica sapeva come ci si comportava in quel tipo di situazioni. Lui che era cresciuto a torture e insulti, totalmente ignaro che al di là di quel muro innalzato dalla famiglia, vi fosse qualche cosa di buono. Improvvisava, da quasi un anno a quella parte, cercando di non risultare un mero sociopatico. “Sei sporca. Proprio qui!” Indicò il punto esatto sul quale vi era posata quel rimasuglio di panna, così da poterle facilitare il lavoro di pulizia. Il simpatico momento fu spazzato via dall’intervento della velenosa rossa, chiaramente schierata contro la ragazzina di Corvonero autrice di un intervento bizzarro su quali potessero essere le creature insediate all’interno di quel luogo oscuro. La situazione iniziò ad assumere connotati interessanti, soprattutto quando Grace, prese le difese dalla povera Yamashita. In tutta risposta le riservò un’occhiataccia, ammonendola per quell’intervento che, se anche volto al bene, l’avrebbe fatta finire nei guai quasi sicuramente, sia con l’insegnante che con la compagna di casata che aveva tutta l’aria di non apprezzare il suo ruolo da paladina della giustizia. La testardaggine della Johnson, però, non mancò di far scaturire una reazione, portandola a serrare gli occhi chiari, lasciando intendere di aver fatto la cosa giusta, andando in soccorso della vittima bullizzata. Sì, certo. Ma anche no, se questo avrebbe potuto arrecare danno a sé stessa. Chi si fa gli affari propri, campa cent’anni, no?
    Quando fu soddisfatto del suo tacito rimprovero, Mike, tornò a prestare attenzione alla lezione, completamente assorto da quello che doveva essere l’argomento trattato proprio in quella mattinata che, a prima vista, prometteva davvero bene. O no. Lo avrebbe scoperto solo vivendola a pieno, pro e contro inclusi nel pacchetto. Che disdetta. Gli interventi non aggiunsero nulla a ciò che già sapeva –fatta eccezione per l’aneddoto sul caos provocato dai centauri accaduto in una delle notte precedenti- quindi, quando la Dobrev si apprestò a dare spiegazioni sul da farsi, il giovane Harris, non poté fare altro che accogliere la buona nuova con entusiasmo –invisibile ma pur sempre eccessivo per i suoi standard-.
    "Che figata magari vedremo un lupo!” Rimase immobile, senza lasciar trasparire nessun tipo di emozione. Zero. Quello di Grace doveva essere stato un semplice sussurro, un’affermazione posta a bassa voce ma, a lui, era arrivata forte e chiara, tanto da fargli perdere un battito ed innalzando la pressione arteriosa. La sua ingenuità lo lasciò basito. Stai attenta a quello che speri, Grace! Gliel’aveva ricordato più di una volta, quando si era esposto mettendola in guardia contro di lui, riducendo ai minimi termini un concetto che nascondeva dietro sé un intero mondo del quale, però, lei, non avrebbe dovuto mai farne parte.

    ”… estrarrete il modellino della creatura magica della quale dovrete occuparvi!” Riprese il filo, gettandosi alle spalle quel mezzo infarto. Reintegrare una specie nel proprio habitat naturale, dopo aver subito un trauma ed essere stata costretta a spostarsi? Bene ma non benissimo. Impresa ardua ma non impossibile se si utilizzavano metodi consoni. Si avvicinò al sacchetto di juta, andando coì incontro al suo destino. Mano destra in tasca, solita aria involontariamente strafottente e affondò la mancina all’interno, proprio dove si trovavano i modellini che avrebbero svelato la creatura con la quale si sarebbero dovuti approcciare. Quando riemerse, le falangi andavano a stringere che cosa? Senza aver nulla da ridire, si ritrasse e osservò quel sacchettino mentre spiccava il volo dal resto degli studenti che ancora dovevano compiere quella specie di rito che avrebbe portato a galla la realtà. “Interessante!” Fece spallucce, proprio un istante prima che comparisse la penna con la quale avrebbe dovuto descrivere l’Horklump.

    Michael Noah Harris, Secondo Anno, Serpeverde.
    La Creatura Magica con la quale dovrò confrontarmi quest’oggi è l’Horklump. Proveniente, in origine dalla Scandinavia, ad oggi conta molti esemplari anche in Nord Europa. Il suo aspetto somiglia a quello di un fungo dalla colorazione rosea e fornito di ispide setole nere. Si ciba di vermicoli terricoli che recupera affondando i suoi tentacoli nel terreno. Non si tratta di una Creatura pericolosa, ed è infatti classificato con una sola X. L’Horklump viene anche utilizzato durante la preparazione di alcuni tipi di pozioni. Ed, infine, è uno dei rari casi di Creature Magiche inserite anche nella categoria delle piante magiche.


    Non ricordava nulla di altro degno di nota. O forse sì. Era lui ad essere l’ideale pietanza per gli gnomi? Quegli esserini spregevoli? Boh, non ricordava esattamente come fosse la storia, quindi preferì sorvolare a riguardo, evitando che un errore sbavasse quella che sapeva essere la risposta corretta in tutto e per tutto. Stupido secchione. ”Hei!” Ed eccola, partire alla carica. Le loro interazioni, fino a quel momento, si erano limitate ad uno scambio di sguardi e, infatti… ”Hai finito di guardarmi male?” Le sue labbra si aprirono in un sorriso mal celato, accompagnato da un breve dissenso con il capo. Che poteva dirle? Grace non si sarebbe mai sottratta alla possibilità di dimostrare la sua perseveranza nel perseguire la giustizia divina e non. Se fosse un bene o un male, di certo, non stava a lui dirlo. Gli si affiancò e, velocemente, riprese la parola così da evitarsi una predica che, in circostanze differenti, nessuno le avrebbe tolto. ”Accompagnami.” Non gli diede scelta, altro atteggiamento tipico della Johnson. Mostrò con aria disgustata il suo modellino del Vermicolo, storcendo il naso. Non aveva avuto chissà quale gran fortuna ma, almeno, non sembrava così difficile da trovare. “L’Horklump.” Si limitò ad affermare, mostrandole la sua piccola riproduzione. “Per lo meno ha un colore, come dire, pittoresco.” Non si sbottonò più di tanto, contenendo quella frenesia che, ops, non aveva. Si girò tra le mani quei funghetti finiti e, alla fine, i suoi occhi algidi finirono riflessi in quelli della ragazza, chiedendosi come stesse realmente, dietro a quella specie di maschera che credeva che indossasse. “Pensa che poteva andarti peggio.” Che ne so, avrebbe potuto affrontare un lupo mannaro. Se solo avesse saputo.
    ”Tutto ok? Sei un po’ pallido.” Ma come, e pensare che si era premurato di passarsi il fondotinta quella mattina (?). Che simpatico burlone. Non le si poteva nascondere nulla. “Ho dormito male. Quando mi sono addormentato, sfortunatamente, era già l’ora di venire qui!” Un’altra mezza verità che, però, non prevedeva alcuna spiegazione sul perché avesse passato gran parte della notte seduto sulla seduto su una poltrona. Dopo avergli domandato se avesse fatto colazione, Grace, si chinò sulla tracolla, estraendo uno dei cupcake prelevati dal buffet offerto dalla professoressa, poco prima di iniziare quella specie di avventura. “Che fai? Ti sei data ai furti?”
    La rimbeccò, con una nota divertita in quel tono piatto. “Non ti facevo così bad girl Mi piace.” Si avvicinò al suo orecchio, sussurrandole le ultime parole in modo decisamente ambiguo. Sempre più interessante, arrivando ad esasperare quel lato ribelle che possedeva naturalmente. “Va bene, va bene!” Afferrò il dolce e ne addentò una parte, nonostante non ne sentisse il bisogno. D’altra parte non aveva nessuna intenzione di procurarle preoccupazioni per via di una delle sue tante condotte sconsiderate. “Contenta?” Domandò mentre, come al solito, posava la sua mano sulla testolina di Grace, facendo attenzione a non scompigliarle l’acconciatura.
    Attesero insieme l’arrivo dal resto della compagnia e, stando alle istruzioni, avrebbe dovuto proseguire dritto, proprio al centro. “Cerca di non cacciarti nei guai.” Avvertimento semi serio. “Non farmi preoccupare inutilmente.” Lentamente si avvicinò Phoebe, la quale ricevette un ulteriore raccomandazione mentre, subito dopo, l’occhiata della Johnson sembrava volergli suggerire qualche cosa. “Afferrato!” Affermò nella sua direzione. Avrebbe, senza dubbio, badato alla piccola Smith, troppo presa dalla sua voglia di fare per prestare attenzione ai minimi particolari che, forse, non passavano inosservati solo per lui, maniaco del controllo. “Andiamo, Phoebe!” Mancava un pezzo. “Yamashita. Fai attenzione.” Si raccomandò, sperando che non ponesse in essere atteggiamenti come quelli di poco prima, quando si era tirata appresso l’ira funesta della Scamander.
    “Ti senti bene? Cosa dovrai affrontare?” Domandò alla Grifondoro, con la quale non aveva mai avuto un confronto profondo ed esaustivo, Non la conosceva abbastanza ma, fino a quel momento, si era interfacciata con lui nel migliore dei modi e darle una possibilità, sembrava essere il minimo indispensabile per ripagarla di quella gentilezza. Mentre si trovava a scambiare quattro chiacchiere in compagnia, Mike, si accorse che lì, a pochi passi da lui, ci erano dei vermetti. “Proprio quel che fa a caso mio.” La pioggia nei giorni precedenti, era stata provvidenziale. Oh, sì. Quelle minuscole bestiole, gli sarebbero servite per riuscire a “convincere” la creatura magica a lui designata. “Possiamo continuare, scusa.” Si voltò indietro, per assicurarsi che la Corvonero non fosse finita inghiottita da qualche pianta carnivora trovata per sbaglio sul cammino ma no, si trovava ancora lì, sana e salva. Buffo da dirsi visto che, entrambe, si trovavano in compagnia di un vero mannaro e, quindi, potenzialmente esposte per tutto il tempo ad un alto rischio. “Ci siamo.” Ed eccolo quel funghetto dai colori sfavillanti. “Se avete bisogno, chiamatemi.” Ma quanta galanteria, inaspettata. “Soprattutto tu.” Si voltò verso Phoebe. Ora già meglio.
    Si accovacciò, reprimendo la voglia di accendersi una sigaretta prima di iniziare quel lavoro certosino di convincimento e si avvicinò a quelle simpatiche e innocenti creaturelle. Le osservò, in silenzio, cercando di non spaventarle e, quindi, assumendo un atteggiamento amichevole. Ma davvero lo sto facendo? Sì. Fece un buchetto nel terreno con il dito e andò a posizionare i vermicoli terricoli, come tributo, così che potessero comprendere che non aveva nessuna cattiva intenzione nei loro confronti. “Vengo in pace, amici!” Osservó le reazioni, senza toccare la gabbietta, per non spaventarli. Che poi, neanche era sicuro che potessero avere un apparato visivo. Andiamo. Che mi stia facendo troppi problemi? Forse sì, o forse no. In ogni caso non avrebbe dato nulla per scontato pur di assicurarsi un ottimo voto in quella materia. Sempre sul pezzo e disposto all’apprendimento. In tutto ciò, sperava fosse l’approccio migliore: quello con il cibo.

    Michael Harris, II anno, Serpeverde.
    Interagito con Phoebe e con Grace con un gioco di sguardi. Scritto quanto sapeva sula Creatura assegnata e poi interagisce direttamente con Grace prima e alla fine parte con Phoebe e Madoka. Cerca di corrompere i funghetti con il ciboH. <3


    Edited by Harris Jr. - 18/5/2023, 12:14
     
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    Phoebe Emily Smith

    josephine-langford-josephine
    Quanto cibo! Ero proprio felice e il cibo migliorava le mie giornate. Ero anche fortunata avendo un metabolismo veloce e quindi non mi restava niente sui fianchi. Certo amavo correre e mi muovevo sempre e quello aiutava ma non dicevo mai di no al cibo, o quasi mai. Lo sguardo della serpeverde Victoria mentre continuavo a mangiare mi fece salire un brivido e la guardai di rimando facendole un sorriso senza timore, “forse ha la luna di traverso.” Pensai ma non ci feci molto caso. L’ennesimo morso e quasi mi strozzai nel saltare dallo spavento per una voce alle spalle. Mi voltai, prendendo fiato, e vidi Astrid: «Ehi! Buongiornoooo! Volevi ammazzarmi con un dolce?» dissi scherzando e sorridendole con grande allegria. Il commento della Tassorosso mi fece spalancare gli occhi ed annuire «Si. Tanti punti!» conclusi mentre i miei occhi seguirono Nathan mentre si muoveva verso la compagna.
    Fu in quel momento che Mike mi si avvicinò come a volermi dire qualcosa. Mi voltai e lo guardai sorridendo e poi vidi la sua mano alzarsi e puntare il dito sul mio viso “Sei sporca. Propio qui.” I miei occhi seguirono la direzione e la mia faccia prese una buffa espressione. Presi un tovagliolo dal tavolo e mi pulì il lato destro della bocca «Grazie Mike! Sei stato gentile. Non volevo di certo andarmene in giro come un pagliaccio! » Scoppiai a ridere piena di energia facendo una piccola smorfia simpatica.
    Ma come sempre nella vita le cose belle finiscono e mentre avevo preso del cibo e lo avevo infilato nella borsetta il banchetto sparì e la Professoressa prese a parlare. Rimasi un secondo ferma a fissarla mentre con lo sguardo serio rimproverava per quello successo prima tra noi studenti e poi mi concentrai sul suo discorso per la lezione.Fui felice di aver risposto bene e non so per quale motivo mi voltai prima verso Grace e poi verso Mike sorridendo, come se avessi vinto la coppa delle risposte.
    Le nozioni furono interessanti ma il mondo intorno era molto interessante e a volte la mia attenzione si spostava altrove. Quando la Professoressa parlò del problemino accaduto nella foresta proibita qualche giorno prima la mia attenzione ritornò alta e vigile. Delle creature erano state ferite e questo mi fece perdere il sorriso per qualche attimo e portare il mio viso in un’espressione seria ma quando la Professoressa spiegò che erano state tutte messe in sicurezza e curate, ecco che le labbra si curvarono nell’ennesimo sorriso. «Che bella notizia, Professoressa!» disse con allegria come a ringraziarla del lavoro.
    In quell’istante spiegò il compito che avremmo dovuto portare a termine. Il cuore mi balzò in petto perchè questo significava un’avventura nella foresta proibita. Quando il sacchetto volò vicino a me afferrai un’animaletto in miniatura e lo tenni nelle mie mani. L’osservai e riuscì a capire di quale creatura si trattasse.
    Ero felicissima e pronta ad andare, quando le parole della Professoressa mi bloccarono sul posto: “ Prima di andare, però, dovrete scrivere una relazione sulla vostra creatura” Mi votlai e le spalle scesero in segno di scocciatura «Uffa! Eh va bene… facciamolo!» dissi a bassissima voce.

    Phoebe Emily Smith, Secondo anno, Grifondoro.

    La creatura che la sorte ha scelto per me è il Clabbert.
    Sono delle creature arboricole, ciò significa che trascorrono la maggior parte del tempo sugli alberi. Lo si può trovare in tutto il mondo perchè è stato esportato ma è originario dell’ America meridionale. Ha la pelle di color verde chiazzato e liscia, senza presenza di peluria, le mani che i piedi sono palmati così e i suoi arti sia superiori che inferiori sono molto lunge ed elastiche per fa si che abbia il pieno controllo nell’arrampicarsi e spostarsi sugli alberi. La sua testa non è di bell’aspetto, ha delle piccole corna e la sua bocca che sembra sorridere è piena di denti affilatissimi. Al centro della fronte ha come una bolla chiamata pustola che lampeggia e diventa di un rosso acceso, scarlatto, se avverte un pericolo Si nutre di piccoli uccellini e lucertole.
    La sua classificazione è XX (due X ). E’ un animale innocuo e può essere anche addomesticato.
    La pustola sulla loro fronte è ricercata per diverse pozioni e per alcuni studi e viene venduta.


    Finì di scrivere, mi misi a rileggere in velocità e poi andai a consegnare con grande entusiasmo, da li a momenti avrei iniziato una nuova avventura e questo non mi faceva stare nella pelle.
    Mi spostai per capire quale direzione prendere e guardare chi aveva la mia stessa direzione.
    Vidi Mike avvicinarsi e Grace andare dall’altra parte. La salutai con la mano e mi misi in ascolto delle sue parole «Ci proverò! Sono entusiasta! A dopo Grace!» Finì la frase e vidi che la direzione era quella CENTRALE. Mike mi chiamò per iniziare ad incamminarci e mi avvicinai ancora un pochino con una piccola corsa. Mi guardai indietro e vidi che Madoka era li con noi. Il ragazzo mi sorprese e in bene, finalmente spiccicava delle parole con me e io ne fui davvero felice. «Oh si! Mi sento alla grande! Siamo nella foresta proibita ma che oggi per noi non è proibita. Non lo trovi eccitante? »chiesi di rimando facendo un piccolo saltello e poi risposi ancora «Mi è capitato il Clabbert! Lo trovo affascinante e super movimentato.» Ad un tratto il ragazzo si fermò per raccogliere dei vermetti, che sicuramente servivano per la sua creatura e poi ripresero a camminare «La tua idea mi piace ma come le raccolgo le lucertole?» chiesi cercando di pensare a una soluzione. Mentre pensava Mike aveva trovato il suo e quando si raccomandò mi misi sull’attenti «Si signor Mike Harris! Nel caso controlla gli alberi!» Finì la frase ridendo e facendo segno con l'indice sinistro verso l'alto della foresta. Poteva sembrare una battuta ma io amavo arrampicarmi e chissà se insieme al Clabbert non avrebbero trovato anche me appesa a testa in giù.
    Dopo pochi passi Anche io trovai il trasportino «Sono arrivata Madoka. A dopo, fa attenzione.» E mi allontanai leggermente.
    Bene adesso cosa fare?. Mi avvicinai lentamente «Ciao! Sono Phoebe… e sono tua amica…» iniziai parlando sottovoce e con gentilezza. «Ehi! Come stai? Va meglio? Io voglio aiutarti. Non sono tua nemica.» Mi avvicinai ancora un po’ e poi mi inginocchiai cercando di far sentire la mia presenza e poi piano piano iniziai ad allungare una mano con grande calma. «Ti trovo affascinante. E abbiamo in comune l’amore per arrampicarci sugli alberi, anche se di solito vengo sgridata per questo ma…» mi fermai e sorrisi «ma tu no… tu vivi così!» Feci un piccolo passo ancora da inginocchiata e allungai ancora un pochino la mano continuando a guardarlo senza sembrare aggressiva. «Vuoi essere mio amico?» Chissà se questo metodo avrebbe funzionato.





    Phoebe Emily Smith, II anno, Grifondoro.
    Direzione numero 2 CENTRO
    Animale CLABBERT.

    Interagito con: Grace, Michael, Astrid, Madoka e la Professoressa.
    Interagito da lontano con Victoria e Nathan.

    !
    Phoebe ricambia lo sguardo di Victoria e si spaventa al boom con astrid e ci scherza su.
    Guarda Nathan quando si sposta.
    Interagisce con Mike e poi con la professoressa durante la spiegazione.
    Fa la relazione e la consegna
    Interagisce con Grace e poi si dirige (Centro) per la via con Mike e Madoka, dove interagisce con entrambi.
    Prova un approccio socievole e calmo con il CLABBERT.
     
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    Rain Scamander

    Ed eccole, le paladine della giustizia capitanate, niente poco di meno, da Grace Johnson la Grifondoro votata al bene e alla salvaguardia dei più deboli. Robe da matti, come se fosse umano lasciare la parola a gente neanche in grado di articolare una frase di senso compiuto. E allora, perché tutto quello sgomento? Posò i suoi occhi su colei che aveva azzardato un semi rimprovero nella sua direzione e si stampò un sorriso finto sul volto, mostrando la vastità del cazzo che le fregava del suo intervento. “Abbiamo un avvocato tra noi. Che emozione!” Le sopracciglia schizzarono all’insù, inarcandosi quanto bastava per sottolineare quel disappunto oramai chiaro a tutti i presenti. Come se non bastasse quel sopruso, Grace, le ficcò in mano un muffin al cioccolato, invitante se non fosse passato tra le due manine luride. Stava per affondare un colpo quando, improvvisamente, qualcuno le scivolò silenziosamente accanto e con grande abilità le passò il braccio intorno alla vita, come per voler bloccare ogni suo tentativo di andare a segno facendo ricorso a qualche mossa azzardata. Voltò il capo e fu lieta di poter scontrarsi con il ragazzo con il quale aveva avuto modo di passare del tempo, qualche giorno prima. Sì. Momenti ben investiti. Il suo tocco non la infastidì minimamente anzi, al contrario, la sua furia si placò, scampando il pericolo reale di finire per provocare qualche danno a seguito di un’emozione forte. “Sono calma, te lo assicuro.” Per i suoi standard, sì, poteva considerarsi più calma che in altre situazioni. Meglio di niente. “Grazie. Mio salvatore!” Affermò con fare del tutto teatrale. Mantenere il decoro, durante una lezione, sembrava essere dovuto ma qualcuno, in un modo o nell’altro, riusciva sempre a farle perdere il controllo, spingendola sull’orlo di una dannata crisi di nervi. L’intervento di Nathan, quindi, fu davvero provvidenziale. Beh, almeno le aveva restituito quel poco di buon umore utile ad affrontare quello strazio di compagni sempre pronti a rovinare l’atmosfera, rendendo una merda anche quella che era, sopra ogni cosa, la sua materia preferita dall’alba dei tempi.
    ”Vacci piano con lei, Rain.” Sbuffò, alzando le spalle in segno di resa. Non era sua intenzione creare tutto quello scompiglio ma, spesso, riusciva difficile controllare le sue reazioni davanti a quella che per lei non era altro che mera stupidità, messa in piazza per cercare attenzioni. Andiamo, tutto quel buonismo immotivato la lasciò perplessa. ”Lasciala stare Rain…” E poi? Che volevano fare? Condurla al rogo con la manina e appiccare quel fuoco infernale che l’avrebbe purificata da tutta quella innata cattiveria? Pfffff. Ignorò la Tassorosso, convinta che non ne valesse la pena e, alla fine, decise di scusarsi con chi di dovere: la professoressa Dobrev, l’unica meritevole della sua attenzione, soprattutto dopo che aveva notato quell’assembramento velenoso. Abbassò la mano e andò a cercare quella del Grifondoro, stringendola come se servisse per controllare quella rabbia che, a stento, cercava di reprimere. Socchiuse per un attimo gli occhi e prese fiato, incamerando più aria possibile, così da riuscire ad incanalare tutta l’energia negativa che le era giunta tra capo e collo, per colpa di quelle svampitelle, diffusori di pace e amore. Babbee.
    Andiamo oltre.
    La Dobrev, in seguito alla sua esaustiva risposta, le riservò uno sguardo di apprezzamento, per aver ricordato alcune delle informazioni impartite durante la lezione precedente. Le sorrise, di rimando. Si accorse improvvisamente di avere ancora la mano in quella di Nathan. “Oh, scusami! Non volevo.” O forse si? Ma che le era preso? Si guardò nervosamente intorno ma, fortunatamente, nessuno aveva potuto notare quel particolare, considerato quel luogo affollato di studenti molto simili ad armadi per stazza. Bene, molto bene. Il suo imbarazzo fu spezzato dall’arrivo del sacchetto di juta fluttuante. Grazie a Merlino. Al suo interno, come spiegato dalla professoressa, dopo aver illustrato il problema che vi era stato all’interno della Foresta tra i centauri e quelle zucche vuote dei troll, vi erano una serie di modellini raffiguranti diverse Creature Magiche. Una per ognuno. Allungò la mano e la tuffò all’interno di quel contenitore incantato e… “Evviva!” Ne estrasse la riproduzione dell’Asticello, saltellando sul posto per esprimere la sua gioia. Una mente semplice, pronta a partire in quarta, sfoggiando ogni informazione a lei conosciuta per risaltare agli occhi della giovane insegnante. Carta e penna e il gioco era fatto.

    ”Diamond Rain Scamander, Terzo Anno, Serpeverde.
    La Creatura Magica a me assegnata, e con la quale dovrò confrontarmi, è il piccolo Asticello. Queste creature possiamo trovarle principalmente nell’Ovest dell’Inghilterra e in alcune foreste della Scandinavia. Le sue dimensioni sono molto piccole, possiede due occhietti scuri ed è composto da corteccia e legnetti. È considerato come il custode degli alberi, è per natura profondamente timido e innocuo ma se la sua casa viene minacciata, si trova pronto a cavare gli occhi alla fonte di pericolo, con le sue lunghe dita affilate. La sua dieta non è varia, predilige i porcellini di terra ma anche uova di fata e di doxy, se capita."


    “Ed ecco fatto.” Pose il punto per terminare la frase. Prima parte portata a termine, anche discretamente, secondo i suoi calcoli. Che poteva sperare in meglio? Una gioia le era appena stata data ed, ora, sarebbe dovuta partire alla ricerca di quella piccola bestiola. “A destra. Ok.” Prese a camminare e quando tutti incanalarono verso il sentiero a loro destinato, la rossa si guardò indietro scoprendosi da sola in compagnia di lui. Neanche farlo apposta. Arrestò la sua corsa e sorrise al suo compagno. “Sembra che tu non possa stare senza di me!” Lo attese, riprendendo a muoversi solo una volta affiancatole. “Ti ringrazio per prima, davvero! Mi hai evitato dei gran problemi.” La gestione della rabbia non era mai stato il suo forte. La sua spontaneità le impediva di frenare quel temperamento burrascoso che ardeva in lei. Un bel problema se il tutto si contestualizzava a livello scolastico dove, le regole e la disciplina, regnavano sovrane e incontrastabili. Una bella grana. Sforzo dopo sforzo, però, Rain era riuscita ad accettare quei compromessi per un bene superiore chiamato futuro. Lo fissò negli occhi e gli regalò un sorriso sincero, uno dei pochi che avesse mai appioppato a qualcuno. “Io… Ehm…” Iniziò a balbettare qualche cosa, completamente in soggezione al solo pensiero che, durante il loro primo incontro aveva desiderato le sue labbra più del dovuto. Cazzo! Concentrati.. Sì. Avrebbe dovuto seriamente. Ancora una volta, però, il generoso Merlino le servì la via d’uscita. Senza neanche accorgersene, i due, si erano addentrati tra la boscaglia quel tanto che bastava per raggiungere la gabbietta del suo Asticello, appesa al ramo di un albero. “Asticello. È il mio. Ha bisogno di me!” Gli diede una pacca sulla spalla. “Buona fortuna. Ci rivediamo qui?” Ovvio che sì, mia lo avrebbe fatto andare in giro da sola per quella cupa Foresta, era pur sempre pericoloso.
    Di soppiatto raggiunse la sua bestiola e si alzò sulle punte per cercare di avere una visuale migliore. “Ehi, piccolino?” All’interno di quella Foresta, Rain, sentiva di poter essere sé stessa. Totalmente a suo agio. Un tutt’uno. Il suo elementalismo cresceva giorno dopo giorno, diventando sempre più una certezza e, lì, poteva esprimere il suo vero Io. “Non ti voglio fare del male!” La delicatezza con la quale si espresse, ad occhio esterno, poteva sembrare disarmante. Come se un’altra persona fosse entrata nel corpo della ragazza, cancellando quel suo lato acido. In un attimo fu chiaro il da farsi e il piano prevedeva, senza ombra di dubbio, fare uscire quella povera creatura da quella prigionia ingiusta. “Ti prometto che ti tirerò fuori da lì, così che tu possa fare ritorno a casa, sul tuo albero! Sai? Anche io sono stata costretta ad abbandonare la mia casa quando ero piccola.” Lo meritava, dopo essere stato costretto a lasciare il suo posto felice. L’animo della Scamander si agito e sul tronco comparve una pianta rampicante che, in un modo o nell’altro, sarebbe potuta servire all’Asticello per raggiungerla, utilizzandola come una sorta di scaletta. Si accovacciò e, dietro a una roccia trovò un paio di onischi. “Ho anche un regalo per te. Certo, non saranno uova di fata ma sono sicura che gradirai!” L’avrebbe capita, o stava dando aria alla bocca, così, giusto per sembrare più spostata del dovuto. Non lo sapeva ma, quella specie di discussione l’aveva liberata da pensieri ben più pesanti, distruttivi. Lì dentro non ce lo lascio. Si prese qualche istante per pensare a ciò che sarebbe stato meglio per lui.


    Diamond Rain Scamander - III anno - Serpeverde.
    Interagito con Grace e con Nathan. Interagito indirettamente con Vic e Astrid. Scritto il compito e preso il sentiero verso destra, in compagnia di Nathan, con il quale intreagisce fino a poco prima di intercettare il trasportino appeso al ramo più basso di un albero con all'interno l'Asticello. Lo raggiunge e ci parla per cercare di creare un legame e gli offre del cibo <3
     
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    V i c t o r i a C r a i n

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    Incrocio le braccia sotto al seno e inizio a fissare un punto non ben definito nel terreno: la sola presenza di Madoka - che non riesce a modulare la sua personalità e, probabilmente, neanche si accorge di quanto strana e inusuale possa sembrare agli occhi degli altri - mi fa tornare in mente i momenti più spiacevoli della mia vita. Anch'io sono stata "quella stramba" per qualcuno: quanto di straordinario fossi in grado di fare semplicemente non era vero, era il frutto della mia mente malata e contorta. *Certo, quindi adesso sto vivendo un'allucinazione* penso. È stato più facile farmi passare per pazza e assicurarmi alle cure di uno psichiatra insensibile, piuttosto che spiegarmi la verità e permettermi di seguire la mia strada. Ora che ci penso, nella mia sfortuna sono stata fortunata: avrebbero anche potuto farmi esorcizzare. O bruciarmi sul rogo, chi può dirlo: la belva ne sarebbe stata più che capace.
    Per questo chiedo a Rain di andarci piano: la dose di follia che alberga in Madoka sarà anche stratosferica ma, se posso scegliere, preferisco tenermi fuori dalla prospettiva di renderla lo zimbello della scuola, soprattutto di rendere la sua vita più difficile di quanto non lo sia già. *E poi ha già chi combatte per lei*. A Rain la cosa deve sembrare intrigante: credo si diverta proprio a provocare le persone, ad accendere la miccia di una bomba che esploderà e causerà una catastrofe. Se la professoressa Dobrev - e il Grifondoro carino - non fosse intervenuta, sono sicura che la situazione sarebbe degenerata presto. Per quanto riguarda me, assisto allo scambio di battute in silenzio e mi prendo il mio tempo per fare due considerazioni: la mia vita prima di Hogwarts è stata uno schifo; Madoka ha bisogno di sostegno psicologico, chissà se è stata obbligata a seguire la terapia con la professionista della scuola; la Johnson si conferma la crocerossina e Rain e il Grifondoro carino si conoscono. Direi perfino che sono in confidenza; non mi sfugge il contatto fisico che c'è tra loro, né il cambio d'umore repentino in Rain; un attimo prima è pronta a fare la guerra come la più feroce delle amazzoni, quello dopo la distruzione di Grace e del suo gruppo di paladine è finito in secondo piano.

    Francamente, in questo preciso momento trovo che fissare un punto non definito nel terreno sia più rilassante che interagire con gli altri; senza stare a pensarci troppo, muovo qualche passo. Sono assorta in pensieri confusi e incontrollati in sottofondo, una presenza-assenza la mia, quando qualcuno mi picchietta sulla spalla. È la Johnson. "Hei? Tutto bene?" incontro i suoi occhi limpidi. Mi limito a sorriderle, dopo avere chiuso gli occhi per un istante. "Questa volta li aiutiamo!" aggiunge, coinvolta. Mi fa sorridere.
    - Sì beh, altrimenti non avrebbe più motivo di chiamarsi Cura delle Creature Magiche! Sarebbe proprio brutto - e di tutta risposta sciolgo l'abbraccio solitario in cui mi sono chiusa poco prima, voltandomi un po' di più verso di lei. Intanto la professoressa spiega integrando le risposte che ognuno di noi ha dato: nella Foresta Proibita non ci sono solo piante ed animali magici, ma anche flora e fauna comuni. L'entusiasmo di Grace all'idea di poter incontrare un lupo travolge anche me, che mi ritrovo a guardare oltre la Dobrev speranzosa di incontrare durante l'escursione niente meno che una volpe rossa. Scopro che il compito di oggi prevede l'interazione diretta con un animale diverso per ognuno: lo scopo della lezione sarà quello di addentrarci nella Foresta - da soli - trovare la creatura e riportarla a casa sana e salva. Corrugo un po' la fronte.
    - Davvero c'è stato frastuono? Io non ho sentito niente - chiedo alla Grifondoro di fianco a me, perplessa. Nè un boato, né un tremore: nel sotterraneo io non ho percepito segni dello scontro avvenuto nella Foresta. Guardo Rain e Michael in cerca di conferme: il problema sono io o neanche loro hanno sentito? Per assicurare ad ognuno le stesse possibilità, pescheremo da un sacchetto. Nessuna sorpresa se abbiamo studiato, ci assicura la giovane esperta. Storco il naso: rispetto tutte le creature viventi. sono perfino affascinata dalla loro sfera sociale ed esistenza, ma per alcune vige una regola molto semplice e cioè "conduci la tua meravigliosa vita lontano da me". In questa categoria rientrano certamente gli aracnidi, insetti volanti grandi quanto il mio pollice e più, i vermi e le blatte. Ad Harris tocca un Horklump di dubbio gusto estetico, Rain si occuperà di un grazioso asticello, a Grace - che pesca poco prima di me - un vermicolo ed a me...
    - Un... Augurio? - mormoro tra me e me mentre mi giro la statuetta tra le mani; torno al mio posto di fianco a Grace e mi preparo a scrivere la piccola relazione sul volatile. Mentre afferro la piuma penso *come diavolo farò a trasportarlo, è enorme! Il suo becco, poi, spaventoso* Belli gli animali ma ho qualche riserva con quelli che non conosco e con cui non ho mai avuto contatti. Sarò sicuramente un tronco. Cerco Grace: come fa a prendere sempre tutto con filosofia? A guardare il lato positivo in tutte le cose? Non lo capisco proprio. Di una cosa sono più che sicura: dovrò tenere il mio animaletto lontano da Astrid e la sua fata se non voglio che la catena alimentare si attivi proprio davanti ai miei occhi.

    Victoria Crain, Serpeverde del secondo anno
    La fortuna oggi ha voluto che mi dedicassi ad un Augurio Agur Augurey. Il suo aspetto è piuttosto angosciante: appare infatti magro, con piume rade e verdastre e un becco pronunciato. Dettaglio particolare di queste creature è certamente il verso, basso e vibrante, che per lunghi periodi i maghi hanno creduto annunciasse la morte. In realtà non annuncia altro che la pioggia imminente. La loro dieta comprende grossi insetti e fate e, cosa molto interessante, lasciano il nido dalla peculiare forma di lacrima solo nei giorni di intensi rovesci: gli Augurey infatti possono volare solo sotto la pioggia fitta. Trascorrono il resto del loro tempo nei nascondigli dalla forma unica realizzati dentro i cespugli di rosa canina e rovo, poiché sono molto riservati.
    L'Augurey, chiamato anche Fenice Irlandese, popola i territori di Irlanda e Gran Bretagna; tuttavia è possibile incontrarlo anche in alcune zone del Nord Europa.


    Oltre ad aver sbagliato a scrivere il nome della creatura un paio di volte, direi che è andata bene: sono abbastanza soddisfatta di quello che ho scritto, l'Augurey è davvero affascinante. Mi ha incuriosito molto il "verso di morte" che l'ha reso tanto famoso: chissà se sarò abbastanza fortunata da sentirlo. Consegno la mia piccola produzione, la piuma svanisce e mi avvio - statuetta alla mano - insieme a tutti gli altri verso la Foresta Proibita dopo un ultimo sguardo alla professoressa. Questo suo volerci dare tanta fiducia mi spaventa un po': ha tenuto sotto osservazione delle creature fuggite al loro habitat e dal proprio gruppo e toccherà a noi riaccompagnarle a casa? Senza supervisione? Spero per lei che sappia cosa sta facendo.
    Per un po' facciamo tutti lo stesso tragitto. Mentre Grace parlotta con Harris e Rain s'intrattiene con il Grifondoro nuovo, io affianco Astrid. Guardo la mia statuetta e poi la sua, di fata, e tutta seria faccio:
    - Credi siano ingabbiati? Insomma... L'Augurey mangia le fate... Sarebbe davvero un peccato se tornassi dalla professoressa a mani vuote. Anzi, sarebbe un peccato assistere al banchetto di qualcuno - catena alimentare o no, sarebbe davvero un brutto spettacolo.
    Davanti ai tre famosi sentieri, ci dividiamo. Resto in compagnia di Astrid e Grace: commentano allegramente la pesca, Grace avrebbe preferito l'Augurey.
    - Lo credo bene - faccia super schifata - Il Vermicolo è oggettivamente brutto. Con quella sua bocca enorme sputa-muco - schifo più intenso. Qualche istante dopo ho il mento dritto e lo sguardo altezzoso.
    - Ma è pur sempre una creatura. Di venticinque metri. O erano quindici? Come diavolo faremo a portarceli dietro senza rischiare di farli sbattere o impigliarli dei rami? - pensa Vic, pensa.

    Pian piano ognuna di noi incontra il suo animaletto. Ci salutiamo, promettendoci di fare attenzione: Grace si dedica al suo vermicolo, Astrid alla sua meravigliosa fata - che destino dolce, affidare ad una bambina delle fate proprio una fata - io al mio
    - Cucciolo - gli occhi si spalancano. Dentro una gabbietta c'è un piccolo scheletrito Augurey. Mi avvicino piano e lancio di tanto in tanto delle occhiate a destra e sinistra, a volermi assicurare che non ci sia nessun'altra creatura pronta a banchettare con me e il povero piccolo. Mi fermo ad almeno quattro passi di distanza, per non invadere il suo spazio.
    - Oh, ciao - gli sorrido appena. Controllo d'aver trovato la creatura giusta confrontando la versione reale con quella scolpita; poi, metto in tasca la riproduzione e mi dedico al piccolo, sedendomi sui talloni, mani sulle ginocchia. Mi prendo del tempo per osservarlo: è davvero inquietante, così scarno in quanto a piume e massa. Benché proporzionato, non ha un aspetto accattivante. Osservo il collo lungo, gli occhi vispi, il manto con le note di verde di cui ho letto sui libri e...
    - Le piume! Ho scordato di scrivere delle piume! e mi porto una mano sulla tempia. Come ho potuto alla fine dimenticarmi di dire che le loro piume rigettano l'inchiostro e che quindi non possono essere impiegate? Quando riapro gli occhi lo trovo ancora lì, nascosto nel suo trasportino. Sbuffo.
    - Scusami... Ho una voce forse troppo squillante per questo silenzio. Sarai terrorizzato. Non temere, non sono qui per farti del male. Vorrei solo... riaccompagnarti a casa, dalla tua mamma. Ce l'hai una mamma? Uhm. Dovrei... accattivarti con un grosso insbleah insetto ma vedi uhm... sarei pessima come curatrice di animali - ciò nonostante, alzo le pietre più grosse che trovo negli immediati dintorni. Pumba e Timon insegnano che è sotto i tronchi ed i sassi che si trovano gli insetti più grossi e succosi... Bleah.
    - Io li odio gli insetti. Sono così... insettosi. Non stai per cantare, vero? Ci mancherebbe solo la pioggia, adesso. -



    Victoria Crain, secondo anno Serpeverde

    Interagito direttamente con Grace, Astrid e l'Augurey. Indirettamente con la Dobrev, Rain, Phoebe. Citati Mike e Nathan.

    Dopo essersi ritagliata dei momenti per sé, Vic risponde a Grace poco prima dell'estrazione. Scrive la sua relazione e si addentra nella foresta. Lascia Grace a parlare con Mike e Rain con Nathan - il feeling che hanno non le sfugge - lei s'intrattiene con Astrid. Teme per l'incolumità della sua fata - visto che l'Augurey se ne ciba - e per il trasporto delle creature senza danni.

    Raggiunge da sola il trasportino del volatile, che scopre essere un tenero cucciolo - inquietante comunque perché un po' spennato - e cerca di farselo amico cercando sotto i sassi con una faccia super schifata degli insetti da proporgli come pegno. Spera che non canti: ci mancherebbe solo la pioggia a completare il quadro.
     
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