Ballo di fine anno Aperta a tutti gli studenti.

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    Kai amava vedere quale reazione suscitava nelle ragazze perché sapeva di avere fascino da vendere. Mero e puro egocentrismo? Può darsi. Ma chi può dirlo. Kai era noto per essere imprevedibile e come tale passava dal vantarsi di essere il migliore in qualsiasi campo ad avercela con se stesso perché non si riteneva abbastanza e il tutto in pochi istanti. Il suo modo di fare sicuro, non era altro che una farsa per nascondere le insicurezze e i dubbi che suo padre per anni e anni gli aveva inculcato con il suo modo di fare. Era come se così facendo, volesse autoconvincersi di poter fare qualsiasi cosa ma la realtà era che non ci credeva davvero. Dopo aver richiamato l'attenzione della grifondoro, notò Halley afferrare il braccio di un ragazzo poco distante da lei e questo non poteva che significare che non le era indifferente. Il suo ego, già smisurato, non poteva che aumentare. Se ti fa piacere credere di aver ricevuto un complimento dal sottoscritto, fai pure. Non smise di sogghignare. Non lo avrebbe mai ammesso ma sì, le aveva fatto una sottospecie di complimento che aveva ben nascosto dietro il suo tono strafottente. Per la cronaca, non lo era. Ci tenne a precisare, nell'eventuale pericolo di essere scoperto a regalare complimenti a qualcuno che non fosse se stesso. Per di più ad Halley per la quale non provava alcun tipo di sentimento. Mentre pensava a qualcosa da dire, qualcosa che avrebbe sicuramente infastidito la grifondoro, venne colpito dalla risposta della ragazza. Ti presento il mio ragazzo. Ryuu. Il suo che cosa? Per un attimo, un nano secondo impercettibile, il suo sorriso svanì dal volto. Da quando Halley aveva un ragazzo? Oh attenzione! Miss iocredonellagiustizia ha trovato qualcuno da infastidire ogni giorno e non solo ad una stupida festa. Cercò di mascherare il suo fastidio che, pur se minimo, era percettibile. Non capiva perché questa affermazione lo avesse infastidito ma più pensava alla dichiarazione della ragazza e più sentiva il bisogno di rompere qualcosa. E come se non bastasse, dovette assistere ad un bacio. Già. Halley, senza perdere altro tempo, gettò le braccia al collo del ragazzo e lo baciò come se in quella stanza non ci fosse nessun altro se non loro due. Rimase immobile ad osservare quel bacio, nella speranza che finisse subito. Perché lo aveva fatto? Non poteva aspettare che si ritrovassero da soli per fare questo genere di smancerie? Perché farlo proprio davanti ai suoi occhi? Non capiva e più le domande si accavallavano nella sua mente e più creavano confusione. Sul serio, non riusciva proprio a capire il perché di quella patetica sceneggiata. Ci amiamo tanto, fu il commento di lui. Noto. Commentò stizzito Kai mentre un'improvvisa voglia di saltare addosso al ragazzo e suonargliele di santa ragione, prendeva il sopravvento. In quel momento qualsiasi cosa, gli dava fastidio e anche il modo in cui la grifondoro lo presentò a quella sottospecie di ragazzo gli stava facendo saltare i nervi. Oltre al danno pure la beffa. Ti stai divertendo? Molto maturo da parte tua. Avrebbe volentieri sfogato la sua rabbia su qualsiasi cosa ma non poteva far vedere che tutta quella situazione lo stava infastidendo. Complimenti! Avete assistito tutti quanti al penoso teatrino di Halley Wheeler, potete lasciare un contributo davanti ai suoi piedi. Fece un breve applauso, rivolgendosi agli altri studenti che alleggiavano intorno a loro. Dalla tasca estrasse una moneta e gliela lanciò ai piedi, poi avanzò di qualche passo verso la ragazza. Sei davvero patetica. Ridusse le sue labbra in una linea retta e fissò i suoi occhi grigi in quelli di lei. Ma d'altronde chi si somiglia, si piglia. Non è vero? Ricordami il tuo nome. Disse poi rivolgendosi al ragazzo e serrando le sue mani, applicando così tanta pressione che poteva sentire le unghia premere contro la carne sottostante. Sei uno che si accontenta o non riuscivi ad ambire più in alto? Ritornò poi a fissare Halley negli occhi. Mi dici che cazzo volevi dimostrare con questo? Kai non sopportava quando la gente si prendeva gioco di lui e gli sembrava che Halley stesse puntando proprio a questo.
    abito - maschera

    Interagito con Helley e Ryu e assistito al loro bacio. :botte:
     
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    «Non sto piangendo...» Brontolai nel tentativo di negare l'evidenza, dopotutto avevo la maschera a coprirmi il viso, non poteva essere certo delle mie condizioni sotto ad essa. Anche se, i leggeri singhiozzi che mi avevano scosso il petto fino a pochi secondi prima, grazie al suo super udito, potevano essere stati un valido indizio utile a trarre tale conclusione. «Non sto piangendo» Ripetei, questa volta con piu decisione portandomi le ginocchia al petto per stringerle con ambo le braccia. Non piangevo, no. Buttavo solo fuori un po' di frustrazione umida. Lui non avrebbe potuto capire, non era emotivo quanto me ed era così bravo a celare le sue emozioni dietro alla muraglia che ereggeva attorno a sé, che difficilmente si sarebbe mai potuto lasciare andare a quella, che inutile negarlo, pareva essere una crisi di nervi. Ero stufa. Stufa e piena di attirare sempre l'antipatia degli altri. Io ci provavo, ci mettevo la mia buona volontà per apparire amichevole e rilassata, ma poi tutto sfumava e alla minima provocazione il mio caratteraccio si risvegliava e mi imponeva di affilare gli artigli per poter rispondere a tono a chiunque. «Un amica?» Ripetei a bassa voce dopo che Axel chiarì i suoi rapporti con la ragazza assieme alla quale lo avevo visto ballare. «Quindi per poter stare assieme a te a un qualche ballo scolastico bisogna essere solo... "normali amici"?» Terminai la frase marcando lievemente le ultime parole, prima di scoppiare in una leggera risata per alleggerire ciò che avevo appena detto. Era gelosia quella che avevo appena esternato? Forse sì ma non ero certo intenzionata a farglielo capire. Non volevo risultare più nevrotica di quanto già non fossi sembrata scappando dal ballo. Soprattutto perché non era normale che mi sentissi più infastidita dal fatto che lui avesse amici con i quali magari poteva parlare serenamente, piuttosto che una donna diversa ogni notte, quando invece con me ci era voluta un'infinità di tempo già solo per ottenere uno straccio di parola sincera. In un qualche modo l'idea di essere speciale per lui mi faceva sare bene, pensare che solo con me riuscisse ad essere veramente se stesso aprendosi un po', ma forse ero stata troppo presuntuosa a pensare che fosse così. In fin dei conti era bello che avesse altri amici oltre a me, razionalmente parlando lo capivo ed ero felice che riuscisse a legare con qualcuno, ma emotivamente parlando... beh... emotivamente parlando era tutta un'altra storia. «Io?» Chiesi sorpresa che gli interessasse il perché fossi andata al ballo con una persona piuttosto che con un'altra. «Anche noi siamo solo amici, amici normali...» Copiai le sue parole voltando il capo verso di lui. «In realtà l'ho obbligato a venire con me solo perché sapevo che se nessuno si fosse assicurato di trascinarlo qui, non ci sarebbe venuto e non volevo che finisse nei pasicci per una simile sciocchezza, tutto qua» Feci spallucce mentre spostavo il mio viso verso i colori cangianti alle nostre spalle. «Sai cosa significano tutti questi colori?» Domandai curiosa di capire fino a che punto dovessi temere la verità celata dietro ad essi, se non avesse saputo leggerne il significato forse averi potuto tirare un sospiro di sollievo, mentre in caso contrario, mi sarei dovuta allontanare in fretta prima di essere tradita da madre natura in persona. «Cosa?» Esclamai sorpresa alzando la maschera fin sopra alla fronte per rivolgere uno sguardo interrogativo al ragazzo. «Da quando non posso uscire con altri se lo desidero?» Continuai facendo comparire un sorrisetto furbo sulle labbra, come se il muso della volpe modellato sulla maschera non avesse mai abbandonato il mio volto. «Axel Nikolai Dragonov, sei forse geloso di me?» Domandai scrutandolo attentamente e sforzandomi di non scoppiare a ridere compiaciuta di quanto appena detto dal Bulgaro. Mi faceva piacere vederlo geloso di me? Diamine sì. Glielo avrei lasciato capire? Figuriamoci. «Se non volevi che uscissi con altri avresti potuto chiedermi di farlo con te...» Sibilai con tono provocatorio diventando leggermente rossa in viso. «Non credo di aver ricevuto nessun invito simile da parte tua...» Forse questo non avrei dovuto dirlo. Sentivo le labbra farsi più secche e nel petto pareva essersi appena acceso un martello pneumatico pronto a distruggere tutte le dure mattonelle in pietra di una strada trafficata, ma non era un martello a farmi gonfiare così frequentemente il petto, era qualcosa di molto più pericoloso. Consapevolezza. Questo era. La consapevolezza di ammettere finalmente che a quel dannato ballo mi ci sarebbe piaciuto andare assieme a lui e non con un normale amico. Diamine. Che schifo la consapevolezza.
    ★ ★ ★
    Prefetta Corvonero | Scheda | Mailbox | Pensatoio

    Abito - Maschera
    Interagito con Axel. Modalità gelosah passivo aggressiva attivata.
     
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    JAEMIN WAN – 17 ANNI – SERPEVERDE (II/III)

    Il ritardo con cui arriva è direttamente proporzionale al suo essere totalmente fuori contesto in un ballo in maschera elegante e dignitoso. Arriva infatti correndo a perdifiato lungo tutto il sentiero illuminato, a cui possiamo dire con estrema certezza che non sta nemmeno facendo troppo caso. D’altro canto, bello quanto vi pare, eh, ma la vera stella nascente e luminosa qui è lui. Stateci. E quindi è lì tutto sorridente, in corsa verso l’ingresso del tendone, vestito con una di quelle tute (leggasi: pigiamone) total-body a forma di coniglio, dal soffice pelo bianco per la precisione, con tanto di cappuccio munito di lunghe orecchie sulla testa. L’una leggermente ripiegata con la punta verso il basso. La coda a palletta morbidosa sballonzola ad ogni passo muovendosi nella direzione opposta alla spinta della gamba che comanda. Beh oh, avete detto “ballo in maschera”? La prossima volta dovete spiegarvi meglio. O fargli un disegnino. (Non servirebbe a niente, comunque). Ma poi lo avete visto? E’ adorabile (?). Quindi è perfettamente in linea con il suo senso personale di “chiccheria”. Per altro le scarpe in cuoio, candidamente intonate al vestiario, sono di indubbia classe. La bacchetta di acero, sguainata, punta verso l’alto, direzionando qualcosa che si muove sopra di lui. Infatti ad una distanza di circa un paio di metri di altezza rispetto alla sua capoccia, svolazza un enorme drago in origami dal pancione sproporzionato che, se illuminato, rivelerebbe in trasparenza contenere piccoli oggetti non meglio identificabili al suo interno. In ogni caso sta per arrivare all’uscio, felice come se fosse Natale, ma esegue un cambio di rotta repentino quando manca ancora una manciata di metri. Il motivi sono molteplici. Uno: ci sono due tizi stazionati in mezzo ai piedi. Due: al loro fianco una coppia scoppiata, di cui lei in lacrime e l’altro che alza la voce. Tre: la ragazza che lo precede ha già avuto modo di prendersi la loro attenzione. No, no. Non è assolutamente questo il modo adatto con cui fare la propria entrata in scena. I drammi, se li tengano pure quei quattro babbei e la collega che ci sguazza. Quindi niente, scarta verso destra, optando per l’ingresso sul retro. Che ora che ci pensa, è anche una scelta migliore di quella iniziale, visto che da lì avrebbe sicuramente uno sfondo migliore, con tanto di spiaggia lacustre, sciabordìo delle onde, magari una bella luna specchiata. FANTASTIC! [YAAAAAAAAAH!!!] urla, in accompagnamento alla curva compiuta. Finisce così che il suo giro si fa più largo, e incrocia uno SEAN intento a darsi il contentino serale con quella cicca fra le labbra. Sarebbe meglio dire che a momenti ci finisce addosso, eseguendo all’ultimo un (per nulla) acrobatico saltello di riposizionamento mentre le orecchie conigliose gli finiscono davanti alla faccia. [Wooo, wooo, wooo! Cannella!] si impiccia immediatamente. Il tentativo di passare inosservato da parte di SEAN è andato in fumo (e d’altronde di questo si parla) prima ancora di cominciare a goderselo. Se non altro è fortunato che Jaemin sia intento a reggere il catalizzatore, che tiene su il drago che al mercato mio padre comprò, altrimenti gli avrebbe di sicuro già buttato le braccia al collo. [Dammene una! E anche una per il drago] glielo indica con la mancina, semmai non avesse notato il famiglio gigantesco e affatto invisibile che lo segue. [Anzi due, una per narice così pare che abbia appena smoccolato una fiammata!] alza tre dita, indice medio e anulare, contando quante, alla fine di tutto questo discorso, gliene vuole scroccare in attesa di una risposta affermativa. Non sia mai che gli si dica di no, quello non è contemplato. Però… per sicurezza gli occhi da Gatto con gli stivali e l’espressione da bambino speranzoso ce li aggiunge, sbattendo le ciglia a ripetizione.


    Percorre la passerella poco dopo Reina, vede quest’ultima, Jayden, Loki, Axel e Sky (nominati indirettamente), e quindi scarta verso il prato incontrando e interagendo con SEAN.
     
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    Jayden Falkhart – 15 – Grifondoro – III Anno



    Una randomica passante lì intercettò nel guardare il disastro di Ryuu e Halley nella sala, una passante che ebbe l’ardire di dal loro dei pervertiti? Ma come si permetteva? Aggiungendo che era un comportamento che le piaceva. Assurdo. Qualcuno quella sera aveva già le rotelle fuori posto, anzi in tutta quella scuola c’erano persone che sarebbe stato meglio resettare alle impostazioni di fabbrica. Prima Skylee, poi Halley e ora queste frecciatine, subito seguite dalla faccia giustamente schifata di un Loki che non voleva più averne niente a che fare; quella serata stava andando dalla padella alla brace come se il fuoco avesse bucato l’utensile proprio.
    Se non fosse stato per la maschera forse Reina avrebbe potuto vedere lo sguardo disgustato di Jayden al suo commento e forse le avrebbe anche detto dietro se non avesse avuto un problema più urgente di cui occuparsi. – Loki aspetta! – gridò dietro al ragazzo che si allontanava, ma decise di non rincorrerlo. Quel che aveva visto l’aveva demolito a dir poco, non aveva senso costringerlo a rimanere ad una festa dove lui stesso faceva fatica a divertirsi mentre veniva travolto a destra e manca dalla sorte.
    Quindi che fare? Poteva andare a scusarsi con Skylee al posto di Loki, ma non era nemmeno giusto che si intromettesse in una questione che era solo loro. Al massimo poteva avvicinarsi a Skylee per controllare l’efficacia o meno dell’incanto che le aveva scagliato addosso. E magari nel frattempo poteva lasciarsi sfuggire quanto appena successo. “Sai Axel la ragazza che hai baciato a san Valentino si sta facendo un altro”, poteva farlo, ma non era tipo da seminare zizzania. Poteva andare a parlare con Halley e Ryuu, ma di nuovo che centrava lui in tutto quell’intrigo amoroso che nemmeno Beautiful? Nulla. Inseguire Reina per dirle di non lanciare quelle frecciatine? Naaah, sarebbe stato come parlare al muro. No, No no e ancora no. Era l’ultima festa dell’anno prima della ripartenza verso casa, l’ultima notte al castello e cascasse il mondo si sarebbe divertito, magari avrebbe invitato qualcuno del suo gruppo di studio a ballare o a fare due passi al lago o altro, ma non c’era modo che quattro cretini rovinassero così la serata.

    -parlato-Pensato-Citazione parlato altro PG-
    scheda | mailbox | memo


    Una vaga idea del vestito e della maschera
    Riassunto: Jay urla (non così forte) per tentare di fermare Loki, ma alla fine decide di lasciarlo andare. Nel post valuta un paio di possibilità decidendo semplicemente che non vale la pena perdere il sorriso per tutte ste cose di gossip e torna nella tenda a cercare qualcuno dei suoi compagni per festeggiare con loro.
     
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    Ivory-Tempestra
    “Tu sei un CRETINO!”

    Quell’esclamazione, partita in sordina, per poi terminare con quell’epiteto urlato, venne immediatamente seguita da un sonoro ceffone.
    A ricevere quello schiaffo era stato Gedi Prime, uno studente del secondo anno, che il prossimo sarebbe passato al terzo.
    A darlo, era invece stata Ivory Song, una studentessa coetanea di Gedi.
    Incurante della scenata che stesse facendo, la Serpeverde scoccò un’ultima e velenosa occhiata al compagno, poi lo piantò lì, dove si trovava, allontanandosi con passo deciso verso l’uscita.

    -Quel maiale mi ha dato un bacio a tradimento, mentre ... mentre ... CAZZO ... mentre mi toccava il sedere!- pensò Ivory, mentre si privava della maschera con un gesto nervoso.

    -Ma la scema sono io, che ho acconsentito a ballare con lui!- continuò a dire, fra sè e sè, la ragazza, mentre cercava di guadagnare l’uscita del tendone, in modo da far sbollire la propria ira, respirando un poco d’aria fresca.

    -Porcatroia, sono incazzata nera!
    Si reputi fortunato quel Prime ... la prossima volta non mi limiterò da dargli uno schiaffo, ma lo evirerò direttamente, con una ginocchiata dove la sente bene!-

    Serrando la sua maschera nella mano destra, Ivory era ormai quasi giunta nei pressi dell’uscita, quando, senza accorgersene, incrociò l’incedere di un concasato, andando a sbattervi malamente contro.
    L’urto che seguì non fu violentissimo, ma fu tale da scuotere l’animo della Serpentina, riportandola bruscamente alla realtà.

    “CAZZO! Ma guarda dove ... dove ...”

    Il tono iroso di Ivory si spense quasi istantaneamente, quando vide contro chi fosse andata a sbattere e, soprattutto, contro chi stesse inveendo.

    ... vai ...” concluse la Serpentina, cercando di mostrarsi più sicura possibile, anche se, ormai, assomigliava più ad una gattina cucciola, piuttosto che ad una tigre inviperita.

    -Per Merlino! È Norman!- pensò, guardando il ragazzo che aveva di fronte con occhi tremolanti.

    Ivory non era affatto una ragazza paurosa, e non aveva problemi ad affrontare apertamente chi se lo meritasse, ma Loki Norman le faceva letteralmente paura.
    Sarà stato il modo di atteggiarsi di lui, oppure le vibrazioni cosmiche, che la ragazza percepiva quando lo guardava, ma quel tipo era uno dei pochi ad intimorirla.

    -----
    “Parlato”; -Pensato-



    Ivory porta una maschera a forma di mezza luna, che le copre la parte superiore del volto, arrivando ad occultare solo gli occhi.
    Ha interagito solo con Gedi Prime, un Png suo coetaneo, prendendolo a schiaffi ed a male parole, poichè esso l’ha baciata a tradimento.
    Tentando di uscire dal tendone, è andata a sbattere contro Loki Norman, prendendo a parolacce anche lui.


    Edited by Yorkie Lang - 23/6/2022, 10:33
     
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    Tassorosso
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    Era vero, non ci guardava nessuno ma a me andava bene così. Essere al centro dell’attenzione non faceva per me anzi mi metteva a disagio. Non era comunque un buon motivo per non essere eleganti ed all’altezza della situazione «Meglio che non ci guardano, non amo gli occhi addosso. Comunque non è per quello…siamo a scuola.» aggiunsi mentre lasciai cadere il discorso. La domanda che mi fece subito dopo mi lasciò sorpresa. Non mi aspettavo che David mi chiedesse una cosa così e non sapevo nemmeno cosa dire o come comportarmi. La mia salvezza in quell’istante e che mio Padre non era presente al ballo ma dovevo fare attenzione comunque. Mi avvicinai e provai a rispondere «A casa… spero di riuscire a spostarmi ma non lo so.» Si ero rimasta vaga avevo detto una mezza verità ma non potevo permettermi di dire altro in quel momento, volevo chiedergli altro ma non sapevo come e nemmeno se ci sarei riuscita. La serata era comunque iniziata da non moltissimo quindi avevo tempo, nel caso si fosse ripresentata l’occasione. «Tu hai impegni? » chiesi con gentilezza attendendo la sua risposta. Chissà dove sarebbe andato e con chi. Cosa avrebbe fatto? Forse aveva in programma qualche viaggio. La mia curiosità si stava accendendo ma dall’esterno non dimostrai nulla, rimasi calma e serena. Il serpeverde non perse l’occasione di rimbeccarmi tanto da farmi abbassare lo sguardo e girarmi leggermente dandogli le spalle «Sono fatta così…» risposi sottovoce alla domanda se sapevo solo scusarmi «E non faccio solo quello... tu, sai fare altro oltre che a trovare cose che ti infastidiscono?» Dissi con aria calma e un pochino da furbetta come a fargli notare che non era perfetto nemmeno lui. Nel momento in cui gli chiesi di ballare non mi aspettavo una risposta. Sapevo che era più propenso a dire di no che si ma non mi feci nessuna idea anzi glie la buttai a modo di sfida. Se volevo una chance dovevo giocare con un pochino di astuzia, stavo imparando a conoscere qualche suo lato e quindi ci provai. Sentii la presa alla mia mano farsi più stretta e in un secondo mi trascinò sulla pista da ballo. Non potei non sorridere e lo seguì senza complimenti. Mi guardai per un secondo in torno e poi sentì le sue mani appoggiarsi alla mia vita. Trattenni per un secondino il respiro abbassando la testa e guardando le sue mani e poi la rialzai ed i miei occhi si tuffarono nei suoi contornati dalla maschera. Iniziammo a muoverci mentre la musica si impossessava di noi e ci trascinava nel suo ritmo. Sotrrisi, sorrisi come non mai. I miei occhi divennero di un celeste brillante e i capelli presero un po’ di luminosità. Ero felice! Si, lo ero davvero senza se e senza ma. Feci due giravolte tenendo la mano di David e il vestito seguì il movimento e per un istante mi sentii al centro del mondo, come una principessa. Tutto sembrava leggero e perfetto, per quanto non ci credevo più tanto nella perfezione. Dopo l’ultima giravolta mi tirò a se e mi strinse forte. Una risata gioiosa e sonora mi fece leggermente piegare la testa all’indietro per poi riportarla verso il suo viso continuando a ridere. La sua frase non mi intimidii questa volta. però... Mi morsi il labbro ed aggiunsi «Il drink quella sera ha fatto il suo... e non solo quello.» Arrossì leggermente, ricordando quella serata dove ero mezza brilla. Cosa credeva che ero così sempre? Eppure doveva conoscermi un pochino sia da qualche lezione, sia da un pochino di mesi che ci eravamo visti più spesso. Certo quel lato di me esisteva e i drink lo avevano solo accentuato facendomi scoprire un qualcosa di nuovo ma non sapevo come farlo uscire e quella non era l’occasione, non era il momento giusto. «Comunque questo non è il luogo adatto, non credi? » Posai una mano sulla sua spalla ed aggiunsi «Non sono così male nemmeno in queste vesti no?» sussurrai questa frase mentre i nostri corpi erano vicini come i nostri volti ma in quell’istante non mi sentivo a disagio. Era strano ma era come se fossimo soli al centro della pista e nel tendone. Un secondo dopo, le sue labbra erano sulle mie in un contatto leggero e caldo per poi sentirmi scivolare in un casquè, mentre lui mi sorreggeva e mi guardava. I miei occhi erano fissi nei suoi e sorrisi. Dapprima sorrisi dolcemente e poi, quando mi fece rialzare, mi avvicinai e gli dissi «Tempo azzeccato mio cavaliere!» Era stato carino e non volgare. Lo guardai ed alzai leggermente le mani per posarle sulle sue spalle ed aggiunsi «Posso?» Attesi un suo cenno e se fosse stato positivo avrei posato le mie mani su di lui e mi sarei lasciata trasportare dalla musica. Mi guardai nuovamente in torno e feci per avvicinarmi come per dirgli una cosa sottovoce, ma mi allontanai leggermente restando sempre vicina a lui, mordendomi il labbro più a lungo del solito. Non stavo riuscendo a trovare il coraggio, volevo solo chiedergli se potevo mandargli una lettera quest’estate per sentirci ma come al solito la timidezza saltò fuori. Gli sorrisi «Grazie!» mi spostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio in velocità e continuai «Si, sai ballare... ma dovresti migliorare con l’esercizio...» gli feci una piccola linguaccia e poi una risatina allegra fuoriuscii fregandosene del contesto. Era chiaro che stavo giocando ma allo stesso tempo era un modo per dirgli che io c’ero per “un altro ballo.” o forse per stare bene per un altro pochino. La musica terminò e in un secondo ne iniziò un'altra... Guardai il serpeverde e lasciai a lui la decisione se continuare o no. Per un istante avevo scordato Sky e tutto quello che era successo e che stava accadendo intorno a me. Stavo bene e dal mio viso poteva ben intuirsi. Brillavo ed ero felice e serena. Forse il fatto che mio padre non fosse presente aveva molti pro.



    Interagito con: David.
    Nominata: Sky.

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    Grifondoro
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    In tutta quella merda, finalmente, Daphne, spezzò una lancia a suo favore. Qualcuno aveva compreso il suo dramma. Quel ballo la stava, ulteriormente, mettendo nei guai ma, doveva ammettere di essere abbastanza stanca di tutte quelle cazzate. Drammi. Drammi e sempre drammi. La regina del dramma. No. Era la solita Halley, solo più esposta ad agenti disturbanti. Non era abituata a presenziare a quel tipo di eventi e, nonostante l’impegno, non riusciva a sentirsi completamente a proprio agio. Sorrise alla Serpeverde che, messe da parte le divergenze, riuscì ad essere oggettiva nei suoi confronti. Quei drink erano stati modificati da terzi e, di certo, Halley, non era responsabile delle conseguenze. Forse sarebbe stato meglio ficcarlo nelle teste di cazzo che ancora non avevano compreso quel piccolo particolare e si divertivano a sguazzare nel mondo dei gossip, come se fosse la sola cosa che sapessero fare. “Preferirei essere altrove, ad essere sincera.” Rispose, senza troppi giri di parole. La sua presenza lì, era giustificata dal fatto che tutta quella follia fosse obbligatoria e, grazie a Merlino, avrebbe sancito la fine di un interminabile anno logorante. Un ultimo sforzo, insomma. Improvvisamente vide la bionda impallidire: “Daph, tutto ok?” Tralasciò tutte le discussioni, si stava preoccupando per la ragazza. La osservò allontanarsi verso Moore ma, conoscendola, prese la decisione di non fermarla. Sospirò, sperando che stesse bene.

    Dopo questa breve parentesi, la Grifondoro, riportò l’attenzione su Kai e sul suo amico. Che cazzo era lì a fare? Ma, soprattutto, perché, aveva deciso di comportarsi in quel modo assurdo davanti a quel ragazzo che, all’apparenza, non aveva nulla a che fare con lei? Sbuffò, sottolineando tutta la indignazione verso di lui. Era certa, però, che quello uscito dalla sua bocca, fosse per davvero un complimento nei suoi riguardi. Il suo volto cambiò espressione quando, la mora, prese il braccio del Corvonero, a tradimento. Una sorta di fastidio ma, forse, stava solo sognando. “Mi ferisci. Credo che stanotte dormirò anche senza un tuo apprezzamento.” Sorrise ironicamente, cercando di punzecchiarlo ancora un po’. Non si era data un vero e proprio limite, anzi, credeva di avere carta bianca in sua presenza perché, fondamentalmente, tra di loro non intercorreva nessuna relazione. Per questo motivo non compresa la stizza che si insinuò nel suo sguardo attento e giudicante. “Stai sollevando domande tra i presenti.” Il suo segreto non sarebbe dovuto, per forza, diventare di dominio pubblico ma, il suo atteggiamento, palesava che tra di loro ci fossero dei precedenti non troppo felici. “Comunque, sì!” Rispose trionfante. “Non sono di certo il tipo da una notte e via.” Come te, pensò. Lo tenne per sé, per evitare un ulteriore scontro a livello personale che avrebbe mal celato quella specie di gelosia che mai e poi mai avrebbe ammesso. Ryuu rincarò la dose, affermando tutto l’amore che provassero l’una per l’altro e, quasi, ciò, fece saltare la copertura. Sì, le venne da ridere improvvisamente ma, Kai, trovò il tutto fastidioso e per niente divertente. Prese la parola, contornato da una buona dose di cattiveria. “Abbastanza!” Ammise, non distogliendo mai lo sguardo da quello del Serpeverde, così per sfidarlo per bene, senza timore. E poi? Poi iniziò il melodramma. Non era a conoscenza di quella sfumatura del suo carattere ma, a quel punto, ne fu davvero incuriosita. “Detto da te è un complimento, mio caro!” Rispose a tono, senza pensare alle conseguenze che quella discussione avrebbe lasiato dietro sé. Perché arrabbiarsi così tanto per uno stupido bacio. Lui stesso aveva affermato di non avere nessun interesse nei suoi riguardi. Che gli importava? “Non so di cosa tu stia parlando. Mi sembri un po’ agitato, vuoi che ti accompagni in infermeria?” Chiese, fingendosi preoccupata per il suo stato di salute. Sapeva benissimo di aver toccato un tasto dolente ma, il suo intento, era quello di farlo uscire allo scoperto. Si rivolse nuovamente all’asiatico, in modo davvero provocatorio ma, Halley, decise di non intervenire, sapendo benissimo che l’amico avrebbe fatto da sé, fermando quel fiume di accuse inutili. Continuava ad essere dubbiosa. La insultava ma, nello stesso tempo, le sue parole erano colme di rabbia, come se quel bacio avesse destabilizzato il ragazzo, portandolo sull’orlo di una crisi di nervi. Rimase in silenzio, imperturbabile, convinta che prima o poi avrebbe fatto un passo falso, giocando a carte scoperte, una volta tanto. “Cosa volevo dimostrare? Dimmelo tu. Sembri sapere tutto, dall’alto della tua saggezza.” Quella serata si stava rivelando un vero disastro e, la Wheeler, non aveva la situazione sotto controllo. Qualche cosa le stava sfuggendo dalle mani, lasciandola disarmata davanti all’evidenza. Lo stava provocando e allontanando allo stesso tempo ed, in più, avrebbe dovuto mille spiegazioni ai suoi amici, così da sistemare le stronzate poste in essere in quel ballo che si stava rivelando peggiore del precedente e che, in tutta probabilità, avrebbe riportato degli strascichi non indifferenti. “Cosa devo dimostrare, Ryuu? Secondo te? Dovrei dimostrare qualche cosa a qualcuno?” Colpito e affondato.


    Interagito con Daphne, Ryuu e Kai.
     
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    Era una provocatrice nata. In tutto e per tutto. Quel ragazzo le interessava più del dovuto ma, in ogni caso, non avrebbe mai palesato la sua particolare attrazione nei suoi riguardi. Era, davvero, l’ultima cosa che avrebbe mai concesso. L’aveva già detto. Vero. Ma sperava avesse cambiato idea nel mentre. La speranza era sempre l’ultima a morire. “Tra il dire e il fare…” Moore, Moore, Moore. Doveva ancora fare dei progressi a riguardo. Gli aveva offerto un’occasione più unica che rara ma se la stava bruciando stupidamente. O forse no. Beh, la serata era ancora lunga ed interessante, in fondo. Avrebbe atteso pazientemente, da brava bambina educata. “Sei geloso?” Chiese sorpresa, puntando, nuovamente, lo sguardo verso di lui, mettendolo in qualche modo in trappola. “No. Solo tu e io. Se la cosa non ti disturba.” Non sembrava molto convinto. Probabilmente non ci sarebbe stato nessun dopo party ma sognare non avrebbe poi fatto così male. “Non mi dispiace parlare con te, sai?” Lo riteneva degno della sua attenzione e, non sapeva per quale motivo, lo sentiva affine a è, come se qualche cosa di indefinito li legasse profondamente. Forse un passato funesto. Chissà. Improvvisamente, Daphne, si sganciò dal gruppetto con il quale aveva intrapreso una discussione che sembrava interessare gran parte dei presenti e li raggiunse, scusandosi con lei e trascinando dietro di sé il Corvonero, strappandolo dalle sue grinfie. "Hunter? Se mi cerchi, sono fuori!" Che stava accadendo? Per un attimo le parve di vederla pallida in viso ma decise di passare oltre, senza ficcare il naso in affari che non la riguardavano neanche lontanamente.
    Passeggiava per la sala, senza aver ben chiaro dove stesse andando quando, a pochi passi da lei, incrociò una sua vecchia conoscenza: David. Ed eccolo, tutto mieloso in compagnia di una bella ragazza dai lunghi capelli castani. Un ghigno si disegnò sul suo volto e i suoi piedi iniziarono a muoversi nella loro direzione. “Ma buonasera, David.” Fece un sorriso alla sua accompagnatrice e, poi, rivolse, nuovamente la parola al Serpverde un po’ troppo intraprendente –da quel che aveva potuto sperimentare-: “Non mi presenti la tua ragazza?” Fece spallucce. “Faccio da sola. Ciao, cara. Io sono Chanel!” Le perse, educatamente la mano. “Non voglio fare il terzo incomodo, uscirò a fare una fumata. Buona serata, ragazzi!” Una toccata e fuga ma, prima di darsela al gambe, si sporse in avanti, verso l’orecchio del moro, per sussurrare un qualche cosa di inevitabile: “Carina la tua portata principale.” Sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi e si portò verso l’esterno. Sulla passerella fu intercettata da una ragazza dalla scura carnagione che, senza preavviso, le stampò un bacio sulla guancia, lasciandola del tutto interdetta. “Ciao anche a te!” Disse, quasi divertita. Le piacevano le persone spontanee ma avrebbe potuto fermarsi per due chiacchiere. La osservò da dietro e decretò che fosse una delle più belle ragazze incontrate quella sera. Complimenti a mamma natura e a papà.

    Finalmente. Fuori da quel caos. Avrebbe fatto meglio a starsene per gli affari suoi, chiusa in dormitorio a recuperare il sonno che aveva perso nelle ultime settimane. E invece no. Come una cretina a mescolarsi tra quelle persone che neanche destavano il suo interesse. Respirò a pieni polmoni l’aria fresca estiva. Per un secondo diede importanza ai ricordi che, subito dopo, svanirono, lasciando spazio alla consapevolezza di non essere sola in quella porzione del castello. Si guardò intorno e vide due ragazzi lì, non lontani dalla sua postazione. Decise di raggiungerli, senza un vero perché, giusto per rompere le uova nel paniere in caso di flirt. Tirò fuori la sigaretta elettronica, regalatale dal suo amico francese e sorrise, liberando una nuvola di fumo, aromatizzato alla vaniglia. “Buonasera.” Esordì. “Vi disturbo, o posso unirmi a questa allegra combriccola?” Sembravano tutto tranne che allegri ma perché non allietare la loro serata? “Cosa fate qui fuori? La festa non è di vostro gradimento?” Chiese incuriosita. Chissà perché tutti avevano l’istinto di fuggire da quella gabbia di matti? Aveva avuto la stessa sensazione. Non reggeva più di tanto quel casino ma, come sempre, ce la metteva tutta per non rischiare di cadere nel suo problema più grave: il panico. Prendere un po’ d’aria le avrebbe fatto, senza dubbio, bene, allontanando quel pericolo che, ogni giorno, pendeva sulla sua testa.


    Interagito con Hunter e avvertito che l'avrebbe trovata fuori dal tendone. Osservato Daphne che lo trascinava via. Interagito con David e Rose. Sopresa per il bacio di Reina, quindi commentato. Infine, una volta uscita: interagito con Sean e Jaemin.
     
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    Un duca, sì ok, ma un duca che porta scarponi trrecentosessantacinque giorni all'anno e fuma come un turco non me lo immagino proprio impegnato in attività come... il ballo.
    Comunque alla fine, chi sono io per giudicare i talenti nascosti di Axel. E poi, soprattutto, non è questo il momento per farlo: anche se gli parlo, con la testa lo sa soltanto lui dove sta. Tirando ad indovinare, direi che non sta assolutamente qua nei paraggi "anche l'aria mi sembra una buona opzione" ballo finito e, onestamente, la cosa non mi dispiace. Iniziavamo ad essere in una posizione decisamente troppo centrale per i miei gusti. Mi sgancio ipotizzando anche che il malessere di Axel sia collegato alla scena a cui ho appena assistito, quella che vedeva una ragazza (che ancora non so chi diavolo sia) uscire dal tendone. Quindi è lei, la donzella. Per forza. Il serpeverde le corre dietro e io, molleggiando sul posto evidentemente nel posto sbagliato, faccio in fretta a spostarmi più a lato in una zona che preferisco: lontano dagli occhi della gente. Però davvero, chissà cosa deve averlo fatto incazzare in quel modo... sembrava sul serio il ringhio di una bestia ferita.
    Non lo so. Magari più tardi mi assicurerò che non abbia commesso omicidi.
    La mia avanzata verso il lato della sala procede, direi anche indisturbata. L'unico avvenimento che la caratterizza, è il complimento volante di una ragazza che non conosco, sembra quasi una modella. Ed è rivolto proprio al mio vestito "grazie...?" rispondo girandomi in sua direzione, un po' esitante. Naturale, mi viene il dubbio di aver frainteso tutto e che in realtà si rivolgesse a qualcuno che sta proprio dietro di me. Sarebbe proprio una figura di merda. Il suo vestito comunque, prende come minimo dieci punti in più rispetto al mio a cui non ho prestato nessuna attenzione.
    Non faccio manco in tempo a finire quella considerazione che mi ritrovo a scontrarmi con la spalla di qualcuno... interrompendo anche il loro ballo a quanto sembra "cazz-" tendo le mani in avanti e... realizzo in un secondo momento contro chi, guarda caso, sono andata a scontrarmi: Rose ed il misterioso accompagnatore.
    Con loro c'è anche una ragazza bionda che decide di dileguarsi poco dopo, ci mancavo solo io ad ingrandire il gruppo "ah, ciao" e resto lì. Non me ne vado. E quindi, perché non me ne vado? Guardo prima una, poi l'altro come se aspettassi qualcosa. Mi sento terribilmente fuori posto in questo momento e non capisco cosa mi stia prendendo. Forse è passato così tanto tempo che adesso sembra strano ritrovarsi così vicine.
    Ehi ma.
    Aspetta un momento
    "tu sei quel serpeverde, vero?! Quella della gara di velocità!" lo stupore mi si legge in volto: si vede nella mia fronte corrucciata, le labbra leggermente schiuse che hanno lasciato la frase appesa nell'aria e quel dito che lo indica, proprio lui, proprio quel ragazzo scemo. Quello della gara fatta per le questionni di principio più stupide della mia vita. Sono tornata ad avere dieci anni dopo quel giorno. Ma con Rose poi, sul serio?!
    "Ti va di parlare un attimo?" la butto là, senza rifletterci un secondo di più: forse è un segnale divino che va colto o che so io. O forse manco mi ha riconosciuta e si chiede chi sia questa tipa che le ha rotto le uova nel paniere "se non ti va lo capisco, in effetti" aggiungo, sempre rivolta verso di lei, sempre rivolta verso Rose. Ormai c'è praticamente solo lei.
    Il mio fugace invito esclude automaticamente il serpeverde con cui non ho voglia di condividere i fatti miei. Il mio sguardo di traverso quindi è un gentilissimo invito ad allontanarsi. È così sottile da essere un messaggio subliminale in realtà, che cazzo, non sono così maleducata, se Rose accetterà sarà lei a decidere se deve smammare o meno.
    Anche se preferirei di sì.
    Cioè LUI e Rose?!
    Fantascienza.


    Interagito con Axel e rimasta al centro della pista da sola. Ringraziata Reina per il complimento e psservato in silenziosa ammirazione la sua figura.
    Sbattutto contro David, scuaate l'interruzione 🥰 interagito direttamente con David e Rose





    Edited by Kynthia - 28/6/2022, 12:52
     
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    Era uscito dalla sua camera, vestito di tutto punto, contento di aver scelto la persona che, secondo lui, meglio avrebbe saputo farlo divertire. Halley era divertente, sarcastica al punto giusto, spigliata e goffa al tempo stesso, le prospettive erano rosee e volte al divertimento, cosa avrebbe mai potuto andare storto?
    Two hours later..
    Quando quella pazza maniaca della sua amica lo aveva presentato al nuovo venuto come “suo fidanzato” avrebbe dovuto immaginare che le cose sarebbero solo peggiorate. Senza contare il quasi attacco di panico che gli venne al pensiero di trovarsi davvero in una relazione, ingabbiato in una prigione di limitazioni, di obblighi e consuetudini sociali che lo avrebbero invecchiato prima del tempo. Lui, che voleva rimanere giovane forevah. Ascoltò lo scambio di battute dei due, notando la stizza e il fastidio che si provocavano a vicenda, sarebbe stato divertente scoprire cosa succedeva tra i due, ma il cervello implose su se stesso quando la molestatrice mise le sue ossute grinfie sulla sua esile e delicata figura. Cavolo, a sapere che sarebbe stato usato così si sarebbe messo in bocca uno spicchio d'aglio, solo per il gusto di vedere fino a che punto sarebbe stata una brava attrice. Cercò quindi aiuto in Daphne, povera vittima delle circostanze, ma il suo viso mutò lasciandolo interdetto. La vide scappare via, letteralmente, prima che potesse dire qualcosa, indeciso se correrle dietro o meno. Stava per inseguirla quando la vide parlare con un ragazzo e, solo dopo essersi assicurato che non fosse sola, tornò a concentrarsi sui due ceffi che gli stavano offrendo un bello spettacolo di freccette. Che situazione scomoda. Ad osservarli sembravano due ex fidanzatini litigiosi. Il pensiero gli fece sgranare gli occhi, ma i due erano troppo concentrati ad insultarsi a vicenda per accorgersene, risentimento e fastidio erano troppo evidenti perché non fosse così. Se fossero ex fidanzati non sapeva dirlo, ma di certo un interesse era ormai evidente. Che bellezza, era passato dall'essere invisibile ad essere il terzo incomodo. Lo sguardo iroso di quella sottospecie di bulletto poi, gli fece anche pensare che entro fine serata gli avrebbe fatto saltare qualche dente. Fantastico. Gli occhi passavano dall'uno all'altra in base a chi, in quel momento, stesse parlando, ma finirono per soffermarsi su Halley, senza trattenersi dal pensare che avesse proprio dei gusti del cazzo. Sempre a fare la brava, povera vittima indifesa delle circostanze, e poi se la faceva con il primo ragazzaccio che le capitava per le mani. Tch. E aveva il coraggio di recriminargli i suoi passatempi. Che coraggio, proprio una Grifondoro.
    Guardò poi il ragazzo fare il suo teatrino alzando infine un sopracciglio quando lanciò a terra una moneta. Quanto cattivo gusto. Ryuu era, in linea di principio, una persona tranquilla e posata, capace di tenere la calma e il sangue freddo, ma dovette ammettere che quel tipo gli faceva prudere le mani. Si maledì per non avere con se dei guanti per schiaffeggiarlo. Bisogna sempre portare dei guanti, perché rissosi si, ma con stile. Non era un bifolco da risse da bar.
    -Il mio nome è Ryuu- chinò leggermente il capo come le sue tradizioni volevano, e figurarsi se gli avrebbe mai dato la mano, chissà dov'erano state fino poco prima. Quella sera si era presentato fin troppe volte, il suo stesso nome gli stava venendo a noia. Gli sorrise, comunque, mostrandosi cordiale e reggendo ancora il gioco all'amica fingendosi il fidanzatino innamorato
    “Sei uno che si accontenta o non riuscivi ad ambire più in alto?”
    La frase lo lasciò interdetto, avrebbe potuto ignorarlo per non dargli la soddisfazione di rispondere ad una provocazione, ma quella serata era già andata in vacca, tanto valeva divertirsi alle spalle di qualcuno che, doveva proprio dirlo, non gli piaceva per niente
    -Oh no, amico!- gli rispose con sguardo triste -Solo per essermi fermato a parlare con te insieme alla mia dolce metà? Non essere così cattivo con te stesso!- gli sorrise falso prima di stringere il braccio sul fianco della ragazza e portandosela più vicina senza staccare gli occhi da lui
    -Però da una parte lo capisco- con il capo gli indicò la giovane mora al suo fianco -Al posto tuo, anche io vorrei essere me- e gli sorrise di nuovo in quello che, in realtà, era più simile ad un ghigno.
    I due continuavano a battibeccare come marito e moglie, e sarebbe stato anche divertente se la vita a rischio non fosse stata la sua, ma Halley gli passò la palla, infine, che decise di cogliere per salvare le sue stanche membra
    -Non saprei- le lunghe dita le sfiorarono la guancia in una carezza delicata, cercando di apparire amorevole e anche solito a gesti del genere, cosa molto lontana dalla realtà, e le sorrise -Potresti dimostrare a me quanto mi vuoi venendo via con me- le sopracciglia, di nuovo, si alzarono e si abbassarono due volte velocemente, sperando che la ragazza cogliesse quello strano desiderio del giapponese di rimanere in vita e con tutta la faccia intatta.


    Citata Daphne, interagito con Kay e Halley a cui ha proposto di andarsene per fare gli sporcaccioni.. per finta, forse.
     
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    Corvonero
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    - Sono curioso - sì, esatto, sono curioso. Non so se sia gelosia, non credo e anche se lo fosse sarebbe troppo presto per ammetterlo e rendermi così tanto vulnerabile. Troppo presto per restare così tanto scoperto. Lei è così chiara e diretta che non servono vocabolari per tradurre le sue intenzioni, non servono riflessioni approfondite nè niente di tutto ciò. Lo sto realizzando solo adesso, lei non sta facendo nessun gioco: sta rivelando le sue attenzioni in modo così palese in modo che per me sia praticamente impossibile fraintendere - penso che potrebbe essere... - mi interrompo solo un attimo per scostarle una ciocca adagiata sulla sua spalla, la getto delicatamente all'indietro per farla ricongiungere al resto della chioma - ...interessante - e forse sono anche io che mi sto sbilanciando rischiando di perdere rovinosamente l'equilibrio ed inciampare sui miei stessi passi. Resistere a questo suo prtixolare modo di fare è... una grande fatica - io- - io mi interrompo.
    O meglio, vengo interrotto.
    Interrotto da un imprevisto di quelli veri, a cui non avrei potuto pensare neanche sforzandomi di farlo: Daphne, ecco il nome dell'imprevisto, la strana ragazza della stamberga, quella che mi lisciava i ricci per gioco, la stessa che ad inizio serata ha ignorato il mio saluto e adesso... cos'è che sta facendo? - sì, scusami. A dopo - scusami, a dopo. Non sono riuscito davvero a partorire nulla di megllio; un po' per via della fretta ed un po' sicuramente per la sorpresa, la risposta che rifilo a Chanel è come minimo fredda. Mi dico che comprenderà la situazione, è appena accaduto di fronte ai suoi occhi.
    La presa dell'altra corvonero, la solita strana ragazza, si fa salda sulla mia mano non lasciandomi possibilità di scelta: devo seguirla - che stai facendo?! - mi sembra una domanda tanto scontata quanto giustificata dal contesto di quanto sta accadendo, giusto?
    È una domanda legittima dopo un gesto così improvviso. E dopo essermi allungato un attimo a guardare la sua espressione, forse è pure stata la domanda giusta... se lo scopo è quella di lanciarla in uno stato confusionale ancora maggiore.
    Se mi fossi preso la briga di osservarla meglio qualche secondo fa, quando all'improvviso si è palestra decidendo di portarmi con sè, avrei capito subito che si trattava di un attacco di panico in corso, come quelli che mi colpiscono ormai da diversi anni nei momenti più disparati. Io ho imparato a conviverci, anche a contrastarli volendo. Lei invece, a che punto del processo è? È la prima volta o soltanto uno dei tanti? Non posso fare a meno di pensarci e, mentre ci penso, stringo leggermente la presa sulle sue dita per tenerla ancorata alla realtà, così come altri hanno fatto con me in passato. Al resto ci penso dopo, ad emergenza scampata. Adesso aiutarla mi sembra quasi un dovere morale - In the summertime when the weather is high, you can stretch right up and touch the sky e non mi ricordo più le parole - e così, come un idiota, mi metto a canticchiare il motivetto più allegro che mi viene in mente rendendomi altamente ridicolo ad occhi esterni ma anche ad occhi interni. Dopo questa, neanche io mi prenderei più sul serio. i fatti rodacchio continuando a non ricordare le parole della canzone.
    Mi chiedo perché lo stia facendo. Mi chiedo perché mi stia prendendo la briga di alzare le mie mani, ancora incastrate alle sue, per tapparle le orecchie continuando a mugolare quella canzoncina del caro vecchio Elton John che ho ripescato dalla playlist delle canzoni che mi aiutano a superare questi attimi. Concentrarsi sul ritmo, aiuta: dovrebbe riuscirlo a sentire vibrare fino alle sue orecchie, dovrebbe riuscire ad allontanare il resto e far sembrare tutto... un sogno. Uno strano sogno disarticolato e nonsense, effetto funghetti allucinogeni.
    Mi chiedo se lo stia facendo per lei o per me, di nuovo, mi chiedo se sia alla ricerca di riscatto personale. Oppure in caso contrario, non sapevo di essere tanto altruista.
    Ha funzionato per me e forse sta lentamente funzionando anche per lei: la sua espressione sembra leggermente più rilassata ma anche un po' smarrita. È normale, è il grande potere del panico.


    Interagito con Chanel e Daphne.
    Seguita Daphne fuori dalla sala e si sta rendendo ridicolo cercando di calmarla. Solo che per sbaglio, le fa dimenticare come è arrivata lì fuori. Sorry 🥰



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    La coniglietta era stata vaga nella sua risposta per quanto riguardava l'estate, eppure David aveva la sensazione che avesse in mente qualcosa, ma non disse nulla. Di base non erano cazzi suoi, però era meglio per lei che non si facesse prendere in custodia da qualcun altro, era compito suo quello. Cosa significasse esattamente non lo sapeva neanche lui, ma col tempo ci sarebbe arrivato. Forse. «Torno a casa una settimana, poi non lo so. »Non aveva voglia di rivedere nessuno della sua famiglia, ma doveva andarci per testare la situazione, e assicurarsi che le persone giuste sapessero che il gene l' avesse erediato lui e non suo fratello. Quello stronzo di suo padre aveva mandato un messaggio sbagliato, tutti i suoi parenti e collaboratori credevano che il capofamiglia sarebbe stato il secondogenito. Scosse la testa, che banda di imbecilli. Il tasso lo stava prendendo in giro, stranamente non gli diede fastiidio, fin quando non si toccavano certi argomenti e il suo orgoglio non ne risentiva, non aveva problemi a stare al gioco. «Sto ancora cercando in effetti.» Si poteva dire che gli dessero fastidio tutti, persino Axel da qualche giorno. Dopo il loro allenamento di Quidditch finito male, non si erano rivolti la parola più di tanto, e pensare che aveva ragione. Non aveva esitato a correre dietro all' avvoltoio prima, aspettava di vedere la sua faccia quando sarebbe uscito sul giornalino, con tanto di prima pagina magari.
    Nel mentre, aveva ceduto alla provocazione del coniglio, stavano ballando al centro della pista una specie di lento. Sembrava contenta, per cosa poi? Era solo uno stupido ballo. L'aveva stuzzicata un po', ed ecco che la sua insicurezza ritornò. David alzò gli occhi al cielo, non le avrebbe dato più conferme quella sera. Sviò la domanda,continuando a ballare e a farla girare con le sue mani esperte, era davvero un ottimo ballerino. L' aveva poi baciata velocemente per stuzzicarla un po', questa volta non lo colpì. Anzi. Sorrise. Strana reazione, coniglietta. Era arrossita, questo sì, ma il fatto che non l'avesse respito lo sorprese,infondo l'aveva fatto davanti a tutti. Che si stesse abituando? Così non sarebbe stato divertente, però. Se poi lo baciava lei, era diverso. Ghignò, chissà se paparino lo avrebbe saputo. E sopratutto, a lui conveniva? La voce di Rose lo distolse dai suoi pensieri, annuì con un cenno del capo alla sua domanda, portando stesso lui le sue mani sulle spalle. Altra giravolta, un'altra ancora e poi la strinse di nuovo a sé. «Ma fanculo, che sono bravissimo. »Era uscito un lato di lui che non vedeva da tempo, quello spensierato e allegro. Sorrise amaramente, quella era la quiete prima della tempesta, ogni volta che era così sereno dopo succedeva qualche tragedia. Era la sua prassi.
    D' un tratto qualcuno lo chiamò. Si allontanò da Rose e si ritrovò faccia a faccia con Chanel, la corvonero dalle chiappe d'oro. Ragazza? Scoppiò a ridere, lui non aveva una fidanzata e mai l'avrebbe avuta. Tuttavia, non era uno che dava spiegazioni e nemmeno si faceva prendere per il culo così facilmente. «E anche se fosse? Tu invece che mi dici, Chanel? Dov'è finito il piccolo bradipo con cui stavi parlando? Non è il tuo ragazzo lui, mi sembravi interessata. Non me lo presenti?» Occhio per occhio, dente per dente. L'aveva vista parlare prima con il tipo che lo aveva molestato a lezione, non credeva, però, che i suoi gusti fossero quelli. La bionda se ne andò subito, commentando con un "carina la tua portata principale." Voleva sempre avere l' ultima parola, eh? Beh, anche lui. «Non posso dire lo stesso della tua! » Era sicuro che l'avesse sentito. Riportò la sua attenzione sul tasso, sorridendo sorione. «Tutto bene, coniglietta? » Era propio curioso di vedere cos'avrebbe detto. Peccato che vennero interroti di nuovo, questa volta dal fenicottero. La guardò da capo a piedi, era molto meglio di quando l'aveva vista al campo, tuttavia sempre un uccellaccio rimaneva. Anche se aveva delle belle tette, quelle le notò. «Ci conosciamo?» Fece finita di nulla, infondo amava irritare le persone. Non si sorprese quando chiese al tasso di parlare in privato, quella ragazza conosceva tutte persone irritanti, davvero. Prima l' avvoltoio e adesso il fenicottero. Fantastico. «Che vuoi fare, tasso?» Un'altra prova del nove per il coniglio. David non amava essere messo da parte, se quella sera era andata con lui al ballo ci doveva restare fino alla fine. Una persona con più tatto avrebbe capito la situazione, inutile ripetere che lui non lo fosse. Quindi sì, indirettamente mise in coniglio di fronte a una scelta.




    Ha interagito con Rose, Chanel e Kynthia. Citato il compare e l' avvoltoio.
    Ha ballato con Rose, poi ha risposto a Chanel e sta aspettando di vedere che decide di fare il coniglio, se stare con lui o andare con la molestatrice di turno.
     
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    Aveva trascinato fuori il corvonero senza preavviso, se fosse stata in sé non avrebbe mai attraversato la sala per prendergli la mano e allontanarlo da Chanel, mai. Aveva deciso di mettere le distanze, già si era esposta troppo con lui. Eppure, questo non la fermò. L'aveva fatto perché era la scelta più ovvia, dato che sapeva già del suo segreto oppure, per la prima volta nella sua vita, aveva seguito l'istinto? Indipendetemente da ciò, strinse la mano di Hunter, non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare. Sostenne il suo sguardo, cercando di non farsi prendere dal panico. Quella canzone del cazzo stava ancora suonando, i ricordi di quel giorno tornarono ancora. Chiuse gli occhi con forza, voleva solo che quello strazio finisse. Sentì qualcuno cantare, aprì gli occhi e si accorse che era Hunter. Le sfuggì un sorriso, era davvero stonato. Si concentrò sul suono della sua voce, eliminado tutto il resto. Ad un certo punto, si dimenticò le parole, così Daphne continuò. «When the weather's fine you got women, you got women on your mind.» Le tremò leggermente la voce quando pronunciò la strofa, era ancora turbata. Prese aria, ricordando a se stessa che erano passati anni dal funerale, che sua nonna era morta e che non sarebbe tornata. Notò che Hunter aveva usato le loro mani intrecciate per tapparle le orecchie, così da non farle sentire quell' odiosa melodia. Quando le aveva preso l'altra? E come sapeva che era quella la ragione del suo malessere? Un caso. Non c'era altra spiegazione.
    Quando aveva gli attacchi di panico da piccola ed era sola nella sua stanza, guardava un punto fisso e pensava ad altro. Decise di fare la stessa cosa. Focalizzò la sua attenzione sugli occhi verdi del riccio, pensando che fosse davvero un pessimo cantante. Apprezzò, però, quello che aveva fatto. Gli sorrise dolcemente, in quel momento tutte le sue difese crollarono. Si rilassò e quando tornò in sé, si chiese cosa cavolo ci facesse là fuori con il mistero che, tempo fa, aveva deciso di evitare. Aveva avuto un attacco di panico e sì, aveva pensato di andare da lui, ma non ricordava di averlo fatto. Stava impazzendo di nuovo? Si guardò attorno spaesata, non ci stava capendo niente. Quando, poi, si accorse di avere, ancora, le dita intrecciate con le sue, fece un passo indietro lasciandolo andare. Si massaggiò le tempie, era ancora scossa ma si sentiva molto meglio. Fix you era finita. Lo guardò imbarazzata, ogni volta che interagivano finiva così. Ecco perchè aveva deciso di ignorarlo, e invece era punto e a capo. «Io non so come ci siamo finiti qui fuori, non mi ricordo. Però, grazie.» Accennò un sorriso. Tuttavia, una parte di lei desiderò che la terra la inghiottisse, aveva perso il conto di quante volte si fosse resa vulnerabile davanti a lui. Distolse lo sguardo, doveva fare qualcosa per smorzare la situazione, era estremamente a disagio e non era abituata ad esserlo. Così, fece la prima cosa che le venne in mente: gli toccò i capelli, ovviamente. Aveva i ricci tutti in ordine, non andava bene. Così, glieli mise in disordine, rendendo vano il lavoro del povero corvonero, sapeva che per sistemarli in quel modo ci aveva perso tempo, era scontanto. Felice del suo operato, si allontanò, adesso sì.«In questo modo cadranno tutte ai tuoi piedi. È il mio modo per ringraziarti.» Lei, però, non lo avrebbe visto, al massimo lo avrebbe letto sul giornalino. Era al ballo da quanto, un'ora? Ed già era successo il finimondo. Incorciò le braccia, cercando di riscaldarsi, era strano che facesse freddo in piena estate, ma non le dispiaque. «Stai meglio con i ricci al naturale, anche se mi hai ricordato una nonna una volta.» Lo disse senza pensarci, grave errore. Non diceva mai le cose senza riflettere, quell' attacco di panico l'aveva sfinita e ne stava ancora pagando le conseguenze. Bene, cos'altro ancora mi aspetta stasera? La cosa migliore sarebbe stata darsela a gambe. Come sempre.




    Ha interagito con Hunter. Non si ricorda di averlo portato fuori, ha dato di matto ed è confusa. Una povera anima sconsolata.


    Edited by Daphne. - 24/6/2022, 20:20
     
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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (III)

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    E’ ancora incerto sul da farsi, o meglio si sta decidendo ad andare a parlare con Skylee quando una REINA selvatica gli passa di fianco commentando verso di lui e Jayden. Solo che lui non ci sta capendo niente, in generale, di quella serata e quindi non coglie le motivazioni sottostanti quelle parole. Come, scusa? Ma in che senso? Le punta gli occhi addosso interrogativo, per poi virare lo sguardo sul GRIFONDORO alla ricerca di una spiegazione da parte di quello che ha appena eletto a maestro di vita. Che poi gli ha appena detto di non capire le ragazze, ma in assenza di luminari sull’argomento ci si accontenta di quello che offre il convento. Anzi il collegio, in questo caso. [Cioè?] domanda, oramai esasperato dall’essere così chiaramente inabile agli approcci umani. Ci rimugina più di quanto non dovrebbe, giungendo alla conclusione che la vicinanza col biondino potesse aver suggerito strane idee agli astanti, quindi con la scusa di occhieggiare la ragazza che si allontana, esegue un passetto laterale così da guadagnare una manciata di centimetri dal collega. Niente di personale, questo è ovvio. Comunque poi si accorge della presenza di Axel vicino a Sky, rimanda il colloquio con lei e sta per continuare la sua conversazione con Jayden ma succede il patatrac. Si avvede del bacio di Ryuu e Halley. A quel punto i suoi ingranaggi smettono di funzionare, il castello di carte che si era costruito sul Corvonero crolla inevitalmente e lui si ritrova a dover gestire le emozioni derivanti dalle ferite di una prima cotta naufragata. E, naturalmente, non lo sa fare. Quindi panica, e decide di tornare da dove è venuto, con un peso sullo stomaco in più e un cuore in meno. Non riesce ad articolare nulla sul momento, ma Jayden conosce più o meno la dinamica, ha visto ciò che ha veduto lui, e quindi spera che non siano necessari chiarimenti aggiuntivi. Anche se… sente il suo richiamo quando sta già compiendo i primi passi, e non può fare a meno di girarsi, sebbene non riesca neanche a guardarlo in faccia. Mantiene infatti gli occhi bassi, incapaci di sbattere le ciglia. Ci pensano da soli ad autoidratarsi, annacquandogli la vista, mentre non smette di camminare con il volto rivolto al ragazzo che lo ha sostenuto fino ad ora, ed è a quel punto che sbatte contro qualcosa. O meglio, qualcuno. La povera IVORY viene presa in un frontale in pieno stile. Si ferma solo perché impossibilitato a proseguire, ruotando la testa con una velocità esagerata dal nervosismo preesistente e le iridi vanno a depositarsi su quelle della ragazzina. Per mettere a fuoco ha bisogno di chiudere le palpebre per una frazione di secondo e... è una lacrimuccia quella che gli sta scendendo dall’occhio sinistro? Ebbene sì, e l’espressione sconvolta è anche tutto fuor che intimidatoria. Come distruggere un mito in poche semplici mosse. In verità prova a rimettere a posto le cose, stringendo le labbra e assottigliando lo sguardo. Non perché consapevole delle opinioni altrui sul proprio conto, quanto piuttosto per quell’accusa che gli rivolge che va ad aumentare la sua irritazione. Sospira sommessamente. E poi abbozza. D’altro canto c’ha pure ragione, non stava affatto guardando dove metteva i piedi, cosa le può dire? [Scusa…] ha la voce un po’ strozzata, e visto che comincia a sentirsi in colpa anche per lei (porca puttana, ha perso il conto di quante volte gli è successo negli ultimi cinque minuti), fa scorrere le pupille su tutta la sua figura, arretrando un poco per osservarla meglio. Non ha rotto niente, ve’? I cappelli, tutt’appost? Sangue non ne vede. Però nel dubbio si arresta lì per un po’, nel caso in cui lei dovesse chessò, scoppiare a piangere, o urlargli contro tutta la sua frustrazione. E’ pronto a tutto, tanto ormai stasera ha macinato, in pochi minuti, anni di esperienza sul campo. Anzi no. In verità è già saturo di per sé, ma lo stato confusionario in cui si trova lo rende più docile del normale. Diciamo pure che è esaurito e vorrebbe solo sparire dalla faccia dalla Terra. Ma purtroppo la fortuna non lo assiste e non ci sono asteroidi in vista per questa notte. O beh, potrebbe usare uno dei pianeti della sceneggiatura per tramortirsi da solo.

    Interagito con JAYDEN, e tacitamente con REINA. Nominati Sky, Axel, Ryuu e Halley (per la scena precedente, ignorabile). Poi si scontra con IVORY e interagisce anche con lei.
     
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    - Giusto, ecco come faceva - questo è un buon segnale, non è completamente scollegata dalla realtà ma anzi, ha persino riconosciuto la canzone e l'ha completata. Direi che ha superato il test e la cosa mi fa rilassare le spalle; è recuperabile, ha solo bisogno di respirare profondamente e allontanare qualunque sia la causa di questo attacco.
    Chi si sarebbe mai aspettato un risvolto del genere. Ancora non mi sono scrollato di dosso questa strana sensazione, mi sono ritrovato catapultato in problematiche non mie. Sto facendo da supporto morale ad una ragazza di cui non so niente, è quasi come reggere i capelli ad un estraneo che vomita nei sudici vicoli di una città, troppo fatto per riuscire a reggersi in piedi. Solo che questa volta non si tratta di semplice vomito, la causa è decisamente più profonda. Per fortuna Daphne in questa situazione riesce a reggersi in piedi da sola, e ha decisamente un aspetto migliore di quello di un drogato. Nel senso, non è neanche paragonabile ad un drogato... meno male che questo pensiero l'ho tenuto per me.
    - Non ci pensare - questa è colpa mia - non è importante - mi distanzio di un passo lasciandole l'aria di cui ha evidentemente bisogno, assecondo la distanza che impone un po' come era avvenuto quello strano giorno alla stamberga. Probabilmente era un'abitudine della ragazza, ma a questo giro sarebbe terribile sentirsi con il fiato sul collo subito dopo essersi ripresi da un attacco di panico. Come se non fosse abbastanza poi, ti ritrovi con un'amnesia improvvisa che al novanta per cento è stata causata dal sottoscritto. Dopo l'incontro con il professor Blackwood di circa un mese fa, ho finalmente scoperto che la mia ADHD non si sta aggravando, ma che il mio mentalismo è fuori controllo. Non sapevo di avere questa abilità e adesso ho qualcosa in più a cui pensare, un terreno da studiare e fare mio prima che sia lui ad appropriarsi di me. Mi ha dato non pochi problemi in tempi recenti, a cominciare dal fare figure di merda dimenticando i nomi di letteralmente chiunque, per concludere con il fare errori beceri nella preparazione di pozioni elementari. Che scemo, dovevo pensare che forse c'era qualcosa in più oltre alla ADHD, che i vuoti di memoria di cui sono stato vittima avevano in realtà radici più profonde.
    Comunque questa è un'informazione che ora come ora a Daphne non serve.: sarebbe inutile rischiare di condizionarla o farla agitare di più, è un dettaglio che è meglio omettere in quanto non utile alla causa. Come ho detto anche a lei, non è importante.
    Nell'atmosfera noto qualcosa di diverso, uno strano alone bianco che circonda lo spazio intorno a me e alla serpeverde: sono i fiori. Attirano l'attenzione verso di loro illuminandosi di un bianco candido ricordandomi anche un po' delle luminarie natalizie. E come poteva Daphne, la strana ragazza con una fissa per i ricci, non approfittare della mia distrazione? Non so se abbia aspettato il momento giusto per agire o se abbia semplicemente agito di impulso, sta di fatto che mi prende alla sprovvista andando, ancora una volta ad aggredire i miei ricci. Stavolta ci mette più convinzione, è chiaro che abbia il preciso scopo di scombinarmeli - prima ignori il mio saluto, e poi... oh, andiamo... - scuoto la testa. Sono stato sconfitto, ha approfittato della mia guardia bassa per muovere un secondo attentato ai miei ricci- beh, se è così allora... prego e grazie per l'assist...? - che poi conquistare qualcuno non rientra proprio fra i miei piani per la serata, nonostante prima dell'arrivo di Daphne si fosse creata una situazione piuttosto ambigua con una certa francese che ora è fuori da qualche parte, chissà dove.
    Comunque apprezzo la sua audacia, neanche il gel l'ha fermata. Stavolta però decide - o forse lo fa involontariamente? - di darmi qualche spiegazione in più. Prende anche freneticamente a strofinarsi le braccia, probabilmente infreddolita. Strano. Giuro che la sto ascoltando, la faccenda della nonna, solo che nel mentre sto cercando una soluzione per quest'altro piccolo problema: l'unica cosa che posso fare è togliermi la camicia e cedergliela. Direi che non è il caso - come posso stare meglio se ti ricordo una nonna? - l'unica cosa che posso fare e posizionarle una mano dietro alla schiena e spingerla a lato, a metà fra la sala e l'esterno. Diamine, ha appena avuto un attacco di panico, sconsiglierei di stare al chiuso ma almeno così dovrebbe essere più riparata.
    Dovrei chiederle come sta? No, credo che non lo farò, a me darebbe fastidio e mi sentirei costretto a dare spiegazioni. O peggio, magari prende male la domanda ed inizia a piangersi addosso. Non saprei gestire una cosa simile.
    Sono ipersensibile alle cause che conosco, ma questo... sarebbe too much per me.

    Interagito con Daphne. In seguito a questa situazione disagiata, i fiori nei dintorni sono diventati bianchi. Nominata Chanel.



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