Following the crumbs

Dormitorio maschile - Mike

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    871

    Status
    spymode

    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


    S4g1p
    Era riuscita a farsi incastrare, e senza nemmeno troppi sforzi. Era diventata una spia in incognito che lavorava sotto commissione solo che, al contrario delle vere spie, nemmeno la pagavano! Certo, la sua curiosità ferina era stata stuzzicata per la voglia di vederci chiaro, ma di solito era più il tipo che si sedeva in disparte con i popcorn in mano ad osservare la situazione srotolarsi davanti ai suoi occhi, era raro che andasse in prima persona alla ricerca di qualche pettegolezzo facendo domande in giro. Invece, contro varie aspettative, Rain era riuscita a convincerla. La compagna di casa dalla testa scarlatta l'aveva convinta ad indagare su quale relazione ci fosse tra il piccolo di casa Harris e una cacciatrice di Grifondoro. All'inizio era rimasta piuttosto sconcertata, credendo che l'interesse della rossa fosse rivolto verso Mike e, la cosa, le aveva messo quasi i brividi. Le sarebbe sembrato quasi incestuoso, come se avesse beccato sua sorella andare a letto con suo fratello, ci sarebbe stato qualcosa di profondamente sbagliato in quel rapporto, come se i due avessero avuto la stessa madre insomma ma, per fortuna, non era così. No perché persino Rain aveva messo gli occhi su un tipo un po' anonimo dei rosso-oro. Sembrava che l'interesse per i grifoni divagasse tra i membri di Serpeverde, era come una malattia, un giorno eri una normale serpe che si faceva i fatti propri, e il giorno dopo ti ritrovavi a fare da babysitter ad un pazzoide con la sindrome dell'eroe sapendo già che si sarebbe fatto ammazzare in qualche modo.
    Uscì dalla camera in fretta e furia o meglio, venne spinta letteralmente fuori dalla porta, costretta ad indossare i panni del detective per fare luce su quel nuovo caso studio. La Sala Comune era pressoché deserta, e visto l'orario era anche comprensibile, in pochi erano rimasti alzati a fare Merlino solo sa cosa visto che le lezioni erano appena ricominciate e non avevano tutto questo carico di compiti già sulle spalle. Gente strana i Serpeverde, non si sapeva mai cosa avessero in mente. Si fece un giro tra le varie poltrone e i divanetti che adornavano la grande stanza subacquea alla ricerca di quella testolina bionda che aveva il compito di importunare, ma di Mike non vi era traccia. La sua attenzione, invece, venne attirata da un moro dalle spalle larghe che, senza guardare in faccia nessuno, era uscito dal dormitorio maschile per dirigersi a passo svelto fuori, in barba al regolamento scolastico. Pareva che David avesse un incontro clandestino, magari proprio con quell'Alina che frequentava ma, almeno, questo le dava il via libera. Senza dare peso alle occhiate che avrebbe ricevuto, si addentrò nel dormitorio maschile con tranquillità. Il fatto che solo quello femminile fosse off limits per il sesso opposto lo aveva sempre trovato esilarante, come se le ragazze fossero fiori delicati senza la benché minima traccia di malizia, o di picchi ormonali, e fosse lungi da loro introdursi nella camera del loro interesse amoroso. Quanta ingenuità era nascosta dietro questo pensiero? Non sapeva se considerarlo tenero o patetico, ma non ebbe modo di pensarci a lungo, in pochi attimi si trovò davanti alla porta dietro la quale, in teoria, avrebbe trovato la persona interessata. Ora, Mike era un tipo strano tutto mistico e silenzioso, riuscire a tirargli fuori le informazioni poteva non essere un lavoro facile e, come minimo, Rain le doveva una cena, ma sicuro Freya ci avrebbe provato. Strategia: prenderla larga. Si ma non troppo. Bussò alla porta sperando di trovarlo li e attese paziente per tre lunghi secondi, poi si spazientì e aprì direttamente la porta di sua iniziativa. Entrò richiudendosi la porta alle sue spalle tenendo una mano davanti agli occhi per evitare di beccarlo in atti che le avrebbero bloccato la crescita
    -Sei nudo?- chiese per poi aprirsi uno spiraglio tra le dita ed osservare lei stessa -Ok, no. Bene- per fortuna il biondo era in casa, avanzò fino al grande letto a baldacchino e, dopo essersi tolta le scarpe, vi si arrampicò sopra e si sedette a gambe incrociate poggiando la schiena contro uno dei sostegni per le tende
    -Che stavi facendo? Daphne ha una ronda e Rain russa, e io mi annoio- cominciò a giustificare la sua presenza nella stanza del ragazzo, una scusa zoppicante ma che stava in piedi, come se questo avrebbe dovuto bastargli per motivare la sua presenza non richiesta sul suo letto -Ti sono mancata quest'estate?- sorrise sorniona senza aspettarsi alcuna risposta affermativa. Il piccolo Harris non era uno di tante parole, non si capiva mai cosa pensasse o cosa cercasse. Al contrario del fratello, a cui spesso si leggeva in faccia quello che stava pensando, di solito rabbia o fastidio, Mike aveva una faccia da poker h24 che difficilmente concedeva il lusso di renderlo comprensibile ma, Freya, non si era mai fermata davanti questo relativo scoglio -Allora? Qualche novità interessante?- dubitava avrebbe cominciato a raccontarle della Grifondoro di sua spontanea iniziativa, ma mai dire mai nella vita.

     
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping
    mike
    “Cerca di non fare a pugni con nessuno!” Affermò lascivo, evitando il contatto visivo con quello che, a tutti gli effetti, era un soggetto pericoloso. Le raccomandazioni, quindi, parevano d’obbligo da parte sua che, essendo il fratello dotato di buon senso, avrebbe fatto bene a vegliare su David. Una vera sfida. Come ogni sera, comunque, il battitore della squadra di quidditch verde-argento, si apprestava a lasciare il dormitorio alla volta dell’ennesimo incontro clandestino con la grifondoro che, da quel che poteva notare, lo aveva strappato a quel poco di ragione che gli era rimasta in testa. Se fosse un bene o un male, ancora non era riuscito a comprenderlo ma, tutto sommato, l’assenza di quell’armadio a quattro ante dalla stanza, gli permetteva di compiere attività mentali quali studiare, riflettere ed elaborare un piano che potesse mettere fuori gioco il loro paparino. Un cenno del capo e, finalmente, si trovò immerso nel più completo silenzio, proprio ciò che ci voleva per conciliare quei pensieri che, giorno dopo giorno, apparivano sempre più pressanti. Dopo la morte del giovane Auror, la vita del minore degli Harris, era mutata. Radicalmente. Irrimediabilmente. La sua volontaria decisione di macchiarsi le mani con il sangue di un uomo innocente, aveva posto fine alla sua tranquillità, tramutando la sua purezza nella più viscida corruzione. La sua anima era ridotta in mille e più brandelli e, lui stesso, faticava a riconoscere il riflesso che ogni mattina poteva osservare al suo specchio. Una sensazione orribile, un incubo. Ogni notte, nel suo mondo onirico, vi era spazio solo per l’immagine agonizzante di Coleman. Osservava i suoi occhi imploranti, spegnersi. Si alzò e raggiunse la bottiglietta d’acqua posata sulla scrivania. Ne bevve un sorso e poggiò i palmi delle mani sul legno, a testa bassa così da non dover essere costretto ad incrociare la sua stessa fisionomia. Che avesse commesso un errore? Se uccidere quell’uomo non fosse valso a nulla? Il suo tentativo di accaparrarsi la fiducia di Dean sembrava essere andato a bon fine, sì, ma quale prezzo? Ripulire la sua coscienza sarebbe stato impossibile e il suo dolore sarebbe giunto al termine solo in un caso e uno soltanto. Con la sua morte. Solo così avrebbe espiato le sue colpe per intero. La sua fine, per quanto ne poteva sapere, sarebbe potuta essere più vicina di quanto pensava. Lo scontro con suo padre, prima o poi, ci sarebbe stato e se l’avesse colto impreparato e in quelle condizioni, non avrebbe avuto nessuna possibilità di averla vinta, neanche con l’aiuto di David il quale, seppur ampiamente più esperto nella lotta, non ventava le carte in regola per pareggiare la forza e la distruzione in corpo al loro vecchio, decisamente più tirannico e dotato di una spiccata astuzia. Satana sceso in terra. Un pericolo reale che non avrebbero potuto fermare, certamente, con la diplomazia. Si voltò e raggiunse il letto, afferrando uno dei libri portato da casa e mai iniziato. Forse leggere avrebbe riempito la sua mente, respingendo il resto e salvandolo per qualche minuto dalla follia. Chissà. Fece in tempo a sfogliare le prime due pagine, sintonizzandosi sulla prima riga e nulla più. Qualcuno bussò alla porta. Rimase in silenzio, convinto che si trattasse ancora del suo compagno di stanza, forse a corto di preservativi. Sbuffò e tentò di proseguire. La maniglia scattò e di istinto s, senza volgere l’attenzione dovuta, gli scappò la battuta: “Nel cassetto.” Si ammutolì quando comprese che l’ospite di quella sera non aveva nulla a che fare con la sua famiglia. ”Sei nudo?” Freya Riis. Lì, in piedi davanti a lui con le mani sul viso, fingendo di volergli riservare quella privacy alla quale, normalmente, non avrebbe badato. Il sopracciglio sinistro di Mike si inarcò, mentre la sua mente elaborava una motivazione valida che l’aveva spinta a scomodarsi a quell’ora per raggiungerlo. Che fosse accaduto qualche cosa? La scrutò interrogativo mentre, con disinvoltura, si liberava delle scarpe, palesando la sua intenzione di volergli tenere compagnia. “Mi godevo l’assenza di David.” Ammise semplicemente, riponendo il libro sul comodino, così che non rischiasse di sciuparsi. “Cogliere l’attimo, insomma.” I suoi impegni serali li apprezzava in fondo e forse anche lui stesso. Insomma, tutti felici e contenti. Alzò le spalle, tralasciando le scuse delle mora. L’espansività della ragazza, solitamente, l’avrebbe trovata fastidiosa ma, non sapeva per quale assurdo motivo, Freya non rientrava nelle sua personalissima lista nera. Al contrario, la giovane era riuscita a ritagliarsi la sua fiducia e, da qualche mese a quella parte, la considerava una persona alla quale rivolgersi in caso di difficoltà. Un grande passo in avanti per una personalità diffidente come quella dell’Harris. Un limite che, con non poche difficoltà, era riuscito a superare. “Un po’. Di tanto in tanto.” Sminuì, cercando di rimanere serio davanti a quel faccino fintamente ingenuo. L’estate appena terminata era stata, per molti versi, difficile. Si era prodigato a fare la spola tra l’America e l’Inghilterra e, poco ma sicuro, il tempo a sua disposizione era stato pochissimo, anche per mantenere i rapporti con gli amici. “E tu? Mi hai pensato o eri troppo impegnata a destreggiarti tra un pretendente e l’altro da non trovare spazio per un amico?” La incalzò, stampandosi sul volto una finta aria di rimprovero. La simpatia non era il suo punto forte ma ci provava e, per lo meno, era convinto che si notasse la profonda differenza tra il principio e il presente. Se inizialmente, il suo comportamento era quasi paragonabile a quello di qualsiasi ragazzino poco incline a raccontare i cazzi propri ai quattro venti, ora, rimaneva lo stesso ma con una punta in più di sforzo per evitare di apparire un freddo stronzo, menefreghista nei confronti del mondo circostante. ”Qualche novità interessante?” La osservò incredulo, come se un gigantesco punto interrogativo fosse appena apparso sulla sua testa. No. Non si era mossa esclusivamente per via della noia. Sostenne il gioco. “Direi di no.” In fondo non aveva realmente nulla da dichiarare. “Dipende. Cosa intendi per interessante?” Domandò al fine di scavare in direzione di ciò che non gli voleva dire. “Mi stai nascondendo qualche cosa?” E diciamocelo, Mike, ventava u certo fiuto per le stronzate o, per lo meno, per le mezze verità che gli si propinavano. Era vissuto così. Anno dopo anno. Lui era il campione di questo tipo di situazioni e non ci sarebbe caduto vittima.
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    871

    Status
    spymode

    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


    S6pIV
    Era uno strano rapporto, il loro, lei parlava e lui ascoltava per lo più, lui grugniva e lei alzava gli occhi al cielo, lei proponeva cose e lui rifiutava costringendola a fare la mammina intransigente e obbligandolo, un po' come quando lo aveva convinto ad andare al falò di inizio anno. Non avrebbe mai permesso che facesse l'asociale in camera da solo! Non sembravano avere nulla in comune a parte i colori della divisa, anzi, una come Freya, per un tipo come Mike, sarebbe potuta risultare fastidiosa e fin troppo espansiva, e forse all'inizio era stato proprio così, era naturale quindi chiedersi come mai ora potessero considerarsi persino amici. La risposta era una, e una soltanto: per sfinimento. Altrimenti non se ne sarebbe capacitata nemmeno lei. Passetto passetto, approfittando anche degli allenamenti che li coinvolgevano, aveva corroso quel suo guscio ricavandosi uno spiraglio, guadagnandosi il privilegio di riuscire addirittura a scherzare con quella mummia emotiva dalle movenze frigide. Mike era in superficie, in tutto per tutto, una figa di legno. Non avrebbe trovato altri termini per descriverlo meglio. Per riuscire ad avvicinarsi a lui si doveva prima seguire una via crucis di prove e test per stabilire se, questi pretendenti che attentavano alla sua amicizia, ne fossero degni. Nulla di nuovo, la brunetta aveva notato che fosse uno dei tratti tipici della fauna maschile di Serpeverde, tutti così impassibili e illeggibili da costringere gli altri a rimboccarsi le maniche per capirci qualcosa. In questo Mike era un campione, forse a parimerito con Axel.
    Non si era fatta problemi ad entrare in stanza non invitata, era più il tipo di persona che preferiva chiedere il perdono che il permesso accettando le possibili conseguenze, sorridendo sorniona mentre si appropriava del suo spazio personale sedendosi sul letto del ragazzo come fosse cosa già fatta
    -Giusto, cogliere l'attimo- annuì poco convinta osservando il libro ora posato sul comodino -Cosa c'è nel cassetto, Mike?- sorrise inclinando appena il capo verso la spalla destra con uno sguardo dolce e angelico che poco le si addiceva. Sentiva di essersi resa tollerabile agli occhi del biondino, solo per questo sentiva di meritare una spilla, e in virtù di questo continuava a prendersi libertà con lui nonostante ancora non fossero mai scesi nei dettagli più infimi delle proprie vite. Certi segreti erano ancora tali, tante cose non sapevano l'una dell'altro ma per scoprire quali fossero i torbidi segreti contenuti nei cassetti, forse, poteva provare a fare un tentativo, intanto si sarebbe divertita ad infastidirlo con domande assurde
    “Un po'. Di tanto in tanto” le sopracciglia della ragazza scattarono verso l'alto, sorpresa per quella frase che, da uno come lui, di certo nessuno si aspetterebbe -Ma che falso!- ridacchiò non credendo nemmeno per un secondo a quell'affermazione ma apprezzando lo sforzo di una bugia bianca -Farò finta di crederci comunque, così saremo entrambi contenti- abbandonò la posizione, stendendosi prona al suo fianco come fosse di casa, sorridendo sotto i baffi alla domanda che le era stata rigirata e, soprattutto, per quello che aggiunse. Il pensiero andò diretto a Seth, a quello che era successo in Romania e che era ormai stampato a fuoco nella sua testa ma si sa, quello che era successo in Romania, rimaneva in Romania, e certo non avrebbe potuto parlare di un suo professore, obbligandosi così a tenerlo per sé
    -Una volta o due, nei momenti di noia tra un incontro e l'altro- scherzò, ovviamente, anche lei. Solo due volte si era incontrata con qualcuno quell'estate, una volta per lavoro se così si poteva dire, e una volta che sarebbe rimasta un suo piccolo segreto irrivelabile, i momenti di noia si sprecavano proprio. Certo, c'era stato Axel, che difficilmente avrebbe potuto scordare anche solo per la differenza lampante dovuta alla loro condizione, dubitava si sarebbe mai potuta sentire in quel modo se non con un altro mannaro, ma visto che era successo dopo l'estate, poteva non farne parola -Figurati, sono stata da sola tutta l'estate- ammise sbuffando subito dopo. Da quando i fratelli avevano abbandonato il nido si sentiva sempre sola in quella grande casa, ma non aveva l'ardire di invitarsi a casa loro, occupati a portare avanti le loro vite e sempre impegnati con il lavoro vista anche la differenza di età. Ma non era li per lamentarsi! Aveva un compito da svolgere e si stava distraendo. Fletté le gambe verso l'alto, convenevoli a parte, era ora di iniziare a fare gli indaghini e, poco alla volta, avvicinarsi al vero argomento che le interessava
    -Mh- commentò nella sua reticenza al voler parlare di sua spontanea iniziativa di quello che interessava alla Serpeverde. Che diavolo. L'avrebbe fatta faticare -Io? E cosa potrei mai nascondere?- domandò tornando a scrutarlo in volto con un sorriso ad incurvarle le labbra. Nascondeva solo l'interesse di un'amica nel voler capire qualcosa della sua vita amorosa, o meglio, della ragazza che sembrava stesse frequentando
    -Interessante, che ne so come definirlo!- mosse una mano per aria come a scacciare una mosca -Insomma, niente di nuovo che meriti un'attenzione? Hai passato tutta l'estate con David?- non aveva la minima idea di che rapporto avessero i due. A volte sembravano squadrarsi come a volersi picchiare, altre volte sembravano complici, un'intesa tipica di chi condivideva il sangue e che conosceva i segreti dell'altro. Era cambiato Mike da quando l'aveva conosciuto, sempre di poche parole e mai casuali, pieno di silenzi e sguardi disinteressati ma, al contrario della prima volta che aveva avuto modo di parlarci, lo vedeva quello sforzo che stava provando a fare. Anche la battuta di poco prima, c'era stato un periodo in cui mai sarebbe uscita dalla sua bocca proprio perché non gli sarebbe importato di portare avanti una conversazione, ora ci provava. Sorrise appena osservandolo come una mamma fiera, gli avrebbe anche fatto pat-pat sulla testa se solo questo non avesse poi sollevato domande, oltre al fatto che si sarebbe guadagnata una cuscinata in faccia
    -Ehi, Mike- afferrò un cuscino e se lo portò vicino per stare più sollevata e riuscire così ad osservarlo meglio -Ce l'hai una ragazza?- le sopracciglia scattarono verso l'alto, rapide, un paio di volte. Così, a bruciapelo, senza tanti giri di parole.



    Edited by -RedFlag- - 4/10/2023, 05:07
     
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping
    mike
    Ricca di iniziativa. Non si poteva dire altrimenti sul conto dell’intraprendente Serpe che, come di consueto, si era adoperata per trovare espedienti che la portassero dritta in quella stanza. Chissà per quale motivo, poi. Quell’entrata in scena teatrale lo aveva spiazzato, sì, da un lato ma dall’altro era riuscita a farlo sorridere dopo un’intera giornata passata a rimuginare su quanto merdosa fosse la sua vita. Cosa che, per altro, accadeva spesso dopo ciò che era accaduto in territorio americano, episodio che aveva dato una svolta clamorosa a un’esistenza già in bilico tra follia e solitudine. Leggerezza. Un concetto al quale non poteva affidarsi. La sua anima era appesantita dal senso di colpa e, spesso, avvertiva risalire la sensazione di non meritare quel mondo che, nonostante tutto, sembrava non escluderlo del tutto dai suoi piani. Strano ma vero. La dannazione poteva attendere. Un sorrisetto appena accennato comparve tra i suoi algidi lineamenti, cercando di porre in evidenza il fatto che non nutriva nessun avversione verso quell’intrusione ma che, anzi, le doveva un favore per il semplice fatto di essere riuscita a strapparlo dall’oblio serale che, di certo, l’avrebbe inghiottito di lì a poco, quando avrebbe realizzato di dover fare i conti con la sua coscienza e il silenzio. Annuì. Non disdegnava affatto la tranquillità che le mura della Sala Comune infondeva, calmando la sua irrequietezza e conciliando i pensieri smossi dall’irruenza di quel fratello, incapace di porsi limiti e comprendere quanto, a volte, la semplice quiete avrebbe funzionato più di mille parole. “Preservativi.” Inarcò un sopracciglio. Avrebbe potuto scrivere un libro sulle gesta sessuali di suo fratello, il passero scopaiolo, che evincessero quanto importante sarebbe stato preservare l’incolumità del resto del mondo. Un’ipotetica moltiplicazione degli Harris, sarebbe stato un problema davvero grande per chiunque e, per questo motivo, sperava ardentemente che non compiesse azioni azzardate in quel senso. Fece spallucce, come se fosse qualche cosa di dannatamente normale che un ragazzo della loro età, più o meno, si assicurasse di non mettere incinta la prima passata per strada. “A cosa alludevi?” Domandò fingendosi ingenuo. Gli scheletri? Troppo grandi per un semplice cassetto e per la dimensione dei suoi, anche un intero armadio non sarebbe bastato a contenerli facilmente. Che burlona la vita. Stranamente il disagio iniziale abbandonò la stanza, lasciandosi appresso un clima disteso, mite, respirabile. La sua misantropia sembrava un lontano ricordo e si lasciò cullare dalla certezza di riuscire a gestire le emozioni e le espressioni, tanto da non rischiare di sollevare dubbi sulla sua condizione psichica compromessa. Non si trattava di una questione di fiducia, quella poteva affermare con fermezza di riporla nella mani della persona giusta ma, contro di lui, vigeva sempre l’impossibilità di accettarsi per ciò che era divenuto a causa di una forza maggiore che, invece di proteggerlo –così come avrebbe fatto qualsiasi padre- si era prodigato a farlo scendere in quella guerra personale, volta alla ricerca di una grandezza incontrastabile. Un pazzo. Ecco come considerava il buon vecchio Dean. Un personaggio pericoloso, capace di qualsiasi cosa pur di raggiungere la sua auto realizzazione, anche a discapito dei suoi stessi figli. ”Ma che falso.” Un pochino. Durante l’estate si era interrogato sulle attività estive svolte dai suoi amici, sperando che fossero più fortunati di lui ma, da lì ad ammettere di pensare a qualcuno, beh, ne passava. “Quando vuoi. Sempre pronto a farti felice.” Amica mia! Ci avrebbe provato, certo, riuscirci? Tutta un’altra storia. Le relazioni sociali erano un argomento tabù. Una specie di campo inesplorato e minato. Se da un lato l’esigenza di avere qualcuno al proprio fianco, soprattutto in quel frangente, si affacciava in maniera ardente, dall’altro, il timore di deludere coloro che entravano nella sua sfera più intima, si innalzava esponenzialmente, ponendolo sulla difensiva. “Incontri?” Più di uno? Non avrebbe indagato ulteriormente sull’argomento ma, quasi quasi, punzecchiarla sarebbe servito a capire fino a quanto Freya fosse sfacciata e pronta a mettere in piazza la sua vera essenza. “Non mi dire che qualcuno è riuscito a fare breccia nel tuo cuoricino velenoso.” Perché no? Si sentiva come uno di quei gossipparo da quattro soldi, pronto ad acchiappare l’occasione per sbattere in prima pagina la news che avrebbe cambiato l’ordine cosmico. Come no. Ridicolo. ”Figurati sono stata da sola tutta l’estate.” Partì uno sguardo indagatore, seguito da un mugugno di disapprovazione. “La verità sta nel mezzo, vero?” Probabilmente qualche incontro interessante lo aveva pur fatto ma, subito dopo, Michael ebbe l’impressione di addentrarsi in territorio nemico, ostile. Tutto sommato, però, se avesse detto il vero, l’estate non aveva fatto altro che passare indisturbata. Quanto avrebbe voluto un periodo tutto suo, lontano da tutto e da tutti, senza preoccupazione alcuna. Una stupida utopia perché, come ben sapeva, finché la figura paterna avesse avuto il privilegio di respirare il loro stesso ossigeno, la pace non si sarebbe mai potuta palesare davanti a lui. “Mh.” Un flebile suono. “Non mi convinci affatto.” Ripose ordinatamente il libro sul suo comodino, allineandolo perfettamente, quasi maniacalmente. Quel che era certo stava nel fatto che le donne, in un modo o nell’altro, vantavano una spiccata abilità nel tergiversare e prendere alla larga i discorsi per poi fornire la classica stoccata disarmane. Una domanda apparentemente innocua, però, giunse chiara al mittente. “Viviamo insieme fuori dal castello.” E anche se i vari impegni individuali li avevano visti costretti da un allontanamento temporaneo, poteva affermare di aver trascorso la maggior parte del tempo in compagnia di quel ragazzo dispotico e irrazionale. “Sto imparando a conoscerlo meglio. Difficile. Ma sono nato per questi supplizi!” Il loro legame di sangue, infatti, non significava affatto che tra i due vi fosse un rapporto idilliaco ma, con estremo sforzo, si stava adoperando a cercare di comprendere un punto di vista così lontano da quello adottato da lui stesso. Piano piano. Con calma. “Mi sembri stupita.” Fu la prova che nella sua testolina frullasse un qualche cosa di indefinito. Il silenzio. La quiete prima della tempesta o quel che era. ”Ce l’hai una ragazza?” Mantenne la calma, così come la sua espressione apatica, come se il quesito appena posto non provocasse un conflitto interno, dal quale scaturivano meri dubbi e nessuna certezza. Come definire la relazione intrapresa con Grace? Esclusiva? Vi era qualche cosa di profondo, sì, ma dall’altro lato come veniva vista la situazione? Senza contare il livello di omertà così alto che, quasi, arrecava conati di vomito tanto non riusciva a guardarla in faccia senza cadere preda dei sensi di colpa. “In un certo senso.” Lasciare intendere. Ecco come uscire dai guai. “Sì.” Ma perché interrogarlo in quella materia astrusa, se non entrava in gioco un secondo fine? “Credo sia possa definire frequentazione.” Senza allargarsi più di tanto, così da non rimanere deluso davanti a un potenziale palo. “Perché?” Così. A bruciapelo. Svuotare il sacco? Dovuto.
     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    871

    Status
    spymode

    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


    S8zS3
    -LALALALALALA- serrò gli occhi e si portò, rapida, le mani alle orecchie per tapparle nel vano tentativo di non permettere alla voce di Mike di raggiungerla -Non voglio sapere!- peccato che fosse troppo tardi. Che immagine strana, era come una madre che beccava il proprio figlio a fare bisboccia sotto la doccia con qualche ragazza, Mike ai suoi occhi non era altro che un tenero fiore delicato incapace di certi atti e, sapere cosa teneva nel cassetto, apriva tutta una serie di scenari a cui non era preparata -Ma che ne so, magari qualche segreto tra fratelli, un minuscolo scheletro nell'armadio o magari foto di voi due da piccoli con cui prendervi in giro- ecco a cosa alludeva, niente di porno insomma. Se non altro ora sapeva che quei due facessero sesso sicuro, Hogwarts non era pronta a vedere una nuova generazione di Harris, l'attuale bastava e avanzava. Le piaceva avere un amico tranquillo come lui in mezzo a quel miasma di ragazze velenose da cui era circondata, il che non era negativo, un po' di veleno lo apprezzava, ma Michael riusciva ad infonderle quel poco di tranquillità che, per una sempre in balia degli sbalzi d'umore legati al flusso lunare, non era per niente male. Era una di quelle amicizie che avrebbe voluto approfondire e che, sperava, avrebbe potuto portare avanti per gli anni a venire ma, per quanto all'apparenza pacifico, non era affatto un ragazzo semplice. Avevano due caratteri che, dopo una leggera forzatura iniziale, aveva intuito si potessero incastrare senza troppi problemi, ma la loro era ancora una conoscenza superficiale. Non aveva idea cosa il Cacciatore nascondesse dietro quella sua facciata di indifferenza verso il prossimo, se era solo il suo carattere introverso o se ci fosse dell'altro. Non sapeva quale fosse la sua situazione familiare che, aveva intuito, per i suoi concasati era quasi sempre un mezzo casino e, soprattutto, non aveva idea di quanto avrebbe potuto chiedere prima che il biondino si indisponesse e si chiudesse a riccio in quel suo mutismo selettivo
    “Non mi dire che qualcuno è riuscito a fare breccia nel tuo cuoricino velenoso” un sorriso appena accennato le incurvò le labbra, quasi nostalgico, mentre i pensieri la riportavano di nuovo in Romania e a Seth. Era innamorata di lui? No, non lo era. Lo era stata almeno nel modo in cui era riuscita ad esserlo all'età in cui quei sentimenti si erano presentati prepotenti, facendo in modo che l'uomo che era diventato avesse comunque un posto speciale nel cuore della mannara che, finalmente, era anche riuscita ad averlo chiudendo quel cerchio ormai aperto da troppo tempo. Era stato il primo per cui avesse provato qualcosa di reale, certo non una di quelle cottarelle leggere che erano stati i ragazzi che aveva frequentato a Durmstrang, ma ora si domandava se sarebbe mai riuscita a provare più qualcosa di simile. Era difficile potersi legare a qualcuno sapendo già di non poter mai essere sincera al cento per cento, impossibile pensare di poter instaurare un rapporto con qualcuno basato sulla menzogna. Persino li, fissando gli occhi celesti del piccolo Harris, si domandava se mai un giorno sarebbe divenuto una persona a cui poter rivelare ciò che era. E quando? Non lo sapeva. E cosa sarebbe successo se avesse cominciato a guardarla in modo diverso? Non sapeva nemmeno quello. Solo una persona si innalzava sopra tutti gli altri, Dragonov, quello strambo e dannatamente sexy ragazzo con cui condivideva la stessa maledizione e con cui poteva permettersi di togliere ogni freno, mentale e non, e con cui poteva sentirsi libera più di quanto non fosse con Oliver, suo fratello iperprotettivo che si atteggiava quasi a padre con lei, mettendole paletti a cui Axel nemmeno avrebbe mai pensato. Certo, non era innamorata nemmeno di lui, questo era ovvio, però era intenzionata ad esplorare quella chimica naturale che aveva scoperto i due possedessero
    -Il mio cuoricino velenoso è sigillato e al sicuro direi- ridacchiò convinta che le cose non sarebbero potute cambiare in breve tempo -Vuoi forse propormi qualche tuo amico?- sarebbe stato il colmo, soprattutto perché avrebbe voluto dire che il Serpeverde avesse avuto degli amici, quando in realtà lo vedeva sempre piuttosto in disparte o, al massimo, a confabulare con l'altro musone con cui condivideva il DNA. Si lasciò sfuggire quanto la sua estate fosse stata priva di incontri amichevoli, un po' per sbaglio, un po' per vedere quanto il ragazzo si sarebbe sbottonato addentrandosi in discorsi un po' meno giocosi del solito
    -Direi di no- mugugnò dopo aver nascosto il viso contro il materasso. Sollevò di nuovo il volto, iniziando a tracciare con le dita le linee ricamate sul copriletto -I miei genitori sono.. poco socievoli e, diciamo, un po' restrittivi. Niente visite per me quest'estate- mai avrebbe potuto pensare di invitare amici a casa e far loro incontrare sua madre e suo padre, non che glielo avrebbero mai potuto permettere in ogni caso. Non sapeva nemmeno come sarebbe potuta andare, forse sua madre avrebbe colto l'occasione per mettere in luce la natura di questa figlia disgraziata che le era capitata, come amava dire, esponendola e pensando che così avrebbe perso anche quelle persone. Ci godeva a saperla sola e, in un angolino della sua mente, era convinta anche che fosse stata felice di quel morso che l'aveva condannata, dandole così l'opportunità di poterla detestare senza nascondersi dietro falsi sentimenti che avrebbe dovuto provare per il suo stesso sangue, anche se il fatto che il suo primogenito fosse stato compromesso era un effetto collaterale che non si sarebbe augurata nemmeno lei -E i tuoi? A te è andata meglio?- riportò l'attenzione sul verde-argento, domandandosi che tipi fossero due che erano riusciti a crescere due figli tanto diversi come il duo Harris.
    Mike ci aveva visto lungo, faceva bene a non essere convinto perché Freya era li per un motivo ben preciso e lo stava ancora nascondendo. In sua difesa poteva solo dire di non essersi impegnata più di tanto a voler cercare un alibi che la scagionasse da ogni sospetto, ma ogni cosa a suo tempo. Perse tempo domandando informazioni casuali su David ma, le risposte, furono certo più curiose di quanto si sarebbe aspettata. Corrucciò le sopracciglia intanto che Mike parlava e le spiegava a grandi linee, anzi grandissime, la situazione e, questo, non fece altro che sollevare nuove domande
    -Non dovrebbe essere normale vivere con tuo fratello? Non vivete più con i vostri genitori?- la confusione non fece che crescere per la brunetta che, forte dei suoi rapporti con Logan e Oliver, non riusciva a comprendere come potessero due fratelli conoscersi solo ora. Nessuno la conosceva meglio di quei due vecchietti che l'avevano coccolata per tutta la vita, non che si aspettasse che David coccolasse il suo fratellino, ma addirittura che non si conoscessero era un concetto del tutto estraneo a quello che la ragazza potesse concepire. Non domandò altro, limitandosi a ricambiare il suo sguardo confusa, inclinando appena il capo ed invitandolo a continuare o a spiegarsi meglio nel caso in cui avesse voluto. Sembrava un discorso così strano che era scontato che fosse stupita ma, per sua grande magnanimità d'animo, pensò fosse giusto alleggerire il clima e tornare al motivo principe che l'aveva condotta li: la vita sentimentale di Mike. In realtà no, la sua vita sentimentale era solo motivo di curiosità da parte di Freya, quello che era stata mandata a scoprire era la situazione di quella biondina Cacciatrice di Grifondoro che, si diceva, se la facesse con il qui presente che la fissava con la sua solita faccia da raviolo, muto e distaccato -É una domanda complicata?- chiese notando la sua incertezza nel rispondere. Lo capiva, era usciti da quella fase in cui per fidanzarsi bastava mandare un angolo di pergamena con la fatidica domanda e i due riquadri tra cui scegliere, definirsi era molto più complesso, purtroppo.
    -Capisco- annuì gonfiando le guance e cercando di capire come uscire da quella situazione strana in cui si era dovuta ficcare -E questa ragazza che frequenti, si chiama forse Grace?- per Merlino, era così difficile strappargli fuori informazioni che decise di prendersi una buona dose di vendetta per quel lavoraccio infame che stava facendo -Ecco, non credo che dovrei dirtelo e non so nemmeno come fare- abbassò lo sguardo contrito, fingendo di non riuscire a guardarlo, si prese poi il viso tra le mani e aspettò ancora qualche secondo per far crescere la suspense in modo graduale -Senti, non c'è un modo semplice per dirtelo quindi farò in fretta- sospirò, prima di ridarsi un contegno e tornare ad incastrare gli occhi chiari in quelli di lui -Si tratta di Rain- ancora silenzio -É innamorata di te, non fa che parlarmi dei tuoi occhi di zaffiro e dei tuoi capelli del colore del grano, ti giuro è vomitevole- si alzò dalla sua posizione rimettendosi seduta a gambe incrociate sul letto ed allungandosi fino ad afferrare una mano di lui -Vuoi che le parli io?- sorrise gentile cercando di apparire rassicurante, la ciliegina nella sua opera massima di recitazione. Così quella rossa imparava a farle fare questi sporchi lavori.

     
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping
    mike
    Una reazione più che giusta. In fondo chi avrebbe voluto sapere dell’attività sessuale di suo fratello che, tra l’altro, spesso appariva chiara davanti agli occhi di tutti, grazie al suo fare esibizionista e stupido. Imbarazzante. Certo che si. Avrebbe fatto qualche cosa per porre fine a quell’atteggiamento idiota? Ovviamente no. Senza contare i gusti beceri che lo inducevano a scegliere ragazze dalla dubbia morale, fatta qualche rara eccezione. Rabbrividì ripensando agli ultimi giorni delle vacanze quando, senza nessun preavviso, aveva deciso di imporre la presenza della Wheeler in casa. Ottima mossa. Vi era da dire che, almeno, non si trattava di una delle poco di buono alle quali era stato abituato. Meglio così, sì, ma sempre fastidiosa in quanto anche cara amica di Grace. Posò lo sguardo artico sulla Riis che, nel frattempo, andava dicendo castronerie su scenari altamente improbabili che vedevano come protagonisti lui e David. Foto di famiglia. Scappò un sibilo nel quale vi era tutto il disagio possibile. Se solo avesse saputo quali fossero stati i rapporti tra loro, non si sarebbe soffermata su battute del genere ma, allora, perché non vuotare il sacco di tanto in tanto? In fondo che male vi era nel raccontarsi a colei che, fino a prova contraria, si era rivelata essere quella persona sulla quale poter contare, senza per forza ricevere in cambio un giudizio non richiesto? Sospirò e lasciò scivolare via un’affermazione che avrebbe colpito chiunque sano di mente. “L’ho quasi ucciso.” Nessuna spiegazione. Il vuoto. Alzò la testa, assicurandosi che non vi fosse neanche un accenno di paura nei suoi occhi chiari, così espressivi da suggellare qualsiasi verità o stato d’animo. “Il mio piccolo scheletro nell’armadio.” Continuò, sminuendo ciò che, in cuor suo, occupava gran parte dei suoi sensi di colpa. “Un modo come un altro per dimostrare affetto.” La loro crescita era stata caratterizzata dal volere di un uomo che di umano aveva estremamente poco. La cattiveria, la sete di potere. La tirannia. Dean Harris aveva lasciato a loro non solo un’eredità genetica discutibile ma anche principi morali che esulavano da quelli condivisi dalla maggioranza della popolazione appartenuta al mondo magico –e non-. Alzò le spalle, come se i suoi ricordi non riuscissero a scalfire la persona che era diventato. Eppure le tenebre, ancora una volta, si erano insinuate nella sua quotidianità e, ora, Michael Harris, altro non era che uno sporco assassino, esattamente come suo fratello, l’individuo che si era ripromesso di non emulare neanche a costo della sua vita. Buoni propositi gettati al vento. Tutto si era frantumato e la sua unica certezza aveva un nome, anche se il soggetto in questione non immaginava neanche lontanamente quanto fosse importante per la sua redenzione. Grace, infatti, non sospettava nulla della sua natura contro natura (?) e, grazie a Merlino, l’estate appena trascorsa non aveva lasciato rimpianti sulla via. In ogni caso le differenze con la figura fraterna erano lì, alla luce del sole, tanto da poter mettere in dubbio la linea genetica. Il loro rapporto, comunque, si trovava sulla buona strada per un miglioramento. Niente di così marcato fino a quel momento ma, l’idea di perseguire lo stesso obiettivo, aveva smosso in loro quella coscienza utile a unire le forze per sconfiggere quel padre padrone così infernale da non permettere uno scontro faccia a faccia. Troppo. Aveva parlato troppo. Forse sì. Forse no. Il timore di annoiare con quelle stronzate si faceva largo ma, fortunatamente, con Freya, non mancavano le argomentazioni che aiutassero a spaziare per una conoscenza completa l’una dell’altro, punto da non sottovalutare in un’amicizia. La osservò dubbioso mentre, tra sé e sé, parve riflettere probabilmente si qualche avventura estiva di poca –o meno- importanza. Meglio per lei, in caso. L’età che stavano vivendo lo permetteva, in fondo. Neanche il tempo per lasciar fluire questi pensieri dalle note empatiche che, subito, arrivò la solenne smentita della mora, con annessa una domanda alquanto bizzarra. Lui? Presentare a lei degli amici? Come se ne avesse. Scosse la testa, esasperato in quanto la stessa Freya si trovava a conoscenza dei suoi limiti sociali e poi, al falò, chiunque fosse presente aveva notato la sua vicinanza a Dragonov. “Pensi di essere passata inosservata?” Lo stava solo coglionando, così come al suo solito. “Sono discreto, non idiota.” Finse indifferenza. Di certo non l’avrebbe esortata a parlare se non fosse stata sua intenzione ma, d’altra parte, lo spettacolo era stato sotto gli occhi di tutti e le malelingue non si sarebbero risparmiate sullo sparare sentenze. Indurì la mascella quando, via via, si andò a scavare nei meandri di quei ricordi estivi, riportando a galla i legami familiari dei quali quasi nessuno amava parlare. Non lui, per lo meno. ”… poco socievoli.” Sempre meglio che brutali assassini ma ognuno poteva anche avere il suo punto di vista, non per forza uguale al suo. E i suoi? Dei profumati fiorellini di campo. Oh, no. Non voleva davvero sapere la realtà sul suo discutibile albero genealogico ma, tutto sommato, una più che mezza verità sarebbe bastata a liberarlo di qualche grammo di quel peso che gli opprimeva il petto. “Mio padre è un coglione.” Sibilò a denti stretti. Non aveva nessuna intenzione di andarci piano con gli epiteti quando al centro dell’attenzione vi era, per l’appunto, quel gran coglione di un alfa. “Mia madre è colei che mi ha salvato dall’essere come David.” Più sincero di così non poteva essere. “Famiglia disfunzionale, mettiamola in questo modo.” Un gioco di potere che sarebbe finito in quella tragedia annunciata che si aspettava da un momento all’altro. “Per questo sono rimasto a Londra e ho limitato i contatti con l'esterno.” Certo, la presenza di suo fratello gli ricordava, giorno dopo giorno, gli atti commessi in nome della sua famiglia, così da potersi assicurare la fiducia in quell’uomo che, altrimenti, non sarebbe mai stato sconfitto. Colpire dall’interno gli sembrava la strategia adeguata per mettere fine a quel regno di terrore e, finalmente, liberare sé stesso e quell’indifferenze del cazzo con il quale aveva condiviso l’utero materno. “Dovrebbe.” Fece spallucce. “È complicato, Freya!” La puntò serio, come mai era mai stato. “Non stavo scherzando quando ti ho detto che l’ho quasi ucciso.” E non si sarebbe scusato con lui per quell’episodio. David si era comportato da stronzo nei suoi riguardi, accanendosi contro di lui, dandogli la colpa per le differenze tra i corrispettivi metodi educativi utilizzati durante la loro crescita. “Stiamo cercando di sanare il nostro rapporto.” Con estrema fatica e dedizione. Solo così avrebbero potuto raggiungere un discreto livello, tale da potersi definire nuovamente fratelli nel vero senso di quella parola così importante. “Non ti preoccupare.” Non si trattava di una domanda difficile. Più che altro portava un senso di disagio e vergogna per via dell’istinto distruttivo che l’aveva spinto ad afferrare quel coltello ed incidere la carne del fratello maggiore, senza alcuna pietà. Il dolore. Le botte. Tutti gesti che avevano contribuito a quella decisione drastica. Dopo la sua trasformazione si era ritrovato spesso a combattere contro quegli impulsi e, ora, comprendeva il perché di quella rabbia cieca provata quella notte. Si rilassò quando l’attenzione parò sulla sua situazione sentimentale, come dire, non ben definita, anche se nella sua testa aveva ben chiaro cosa volesse. Quando fu nominato il nome della piccola Johnson, le sue iridi tornarono attente a specchiarsi in quelle della curiosa verde-argento. “Esattamente.” Altro segreto di pulcinella. Alla festa di inizio anno, entrambi, non si erano nascosti e, a dirla tutta, neanche l’anno precedente trascorso tra alti e bassi, mandate al diavolo eclatanti e allontanamenti vari. In lei vi era qualche cosa che lo fece dubitare dell’ingenuità mostrata nel rivolgersi alla sua persona. ”Si tratta di Rain.” La Scamander? Che ci azzeccava con lui? La sua perplessità fece capolino tra i suoi lineamenti, facendogli assumere un’espressione insolita. “Occhi zaffiro. Capelli colore del grano?” Era certo di aver sentito parlare più e più volte la rossa Figlia di Salazar ma la vena poetica proprio non le si addiceva per nulla. Era più tipa da commenti sul didietro di un ragazzo. “Devi fargliela pagare? Ti ha fatto qualche cosa di così grave?” Domandò inclinando la testa di lato, così da avere una visuale migliore su quello sguardo furbo, attendendo impaziente quella verità che, altrimenti, le avrebbe rubato in un’altra maniera.
     
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    871

    Status
    spymode
    [CODE][/CODE]

    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


    SRp6j
    Una croce che avrebbe attanagliato la sua vita: uomini imperscrutabili. Non riusciva a capire se fosse un caso, una prova che la vita le metteva davanti quasi fosse un ostacolo, o se fosse proprio lei a trovare piacere nel complicarsi la vita cercando di interagire con i soggetti più complessi e, allo stesso tempo, meno propensi al dialogo che potesse trovare. Fosse stata onesta almeno con se stessa, sarebbe dovuta giungere in fretta alla conclusione che fosse questa terza opzione quella più veritiera, spinta dal piacere della scoperta e del voler conquistare la loro fiducia se li avesse considerati meritevoli di attenzioni come lo stesso Mike, a cui aveva imposto la sua presenza finché non si arrese a questa, o un Aiden, così gentile e al tempo stesso misterioso, per non parlare di Axel che era la definizione di indecifrabile fatta a persona e che rimaneva ancora un enorme punto interrogativo di quel periodo. Eppure no, ancora giocava a fare finta che fosse un caso, una burla del destino, e non una sua naturale propensione a volersi complicare la vita. Mentiva a se stessa e ne era consapevole, quell'attrazione che sentiva verso i casi complessi non sarebbe mai svanita.
    “L'ho quasi ucciso” lo sguardo di Freya indugiò sulla figura del Serpeverde in religioso silenzio, studiandone i dettagli, cercando di carpire sfumature dalle sue espressioni, tentando di capire se la stesse prendendo in giro o meno, ma il piglio del ragazzo non cambiò, risultando difficile da decifrare. Che stava dicendo? Scostante, impassibile, a tratti ruvido, tante cose si potevano dire di Michael, ma certo non era una persona cattiva, almeno non secondo lei -Scemo- ridacchiò arrivando alla conclusione che la stesse prendendo in giro, non potendo credere a quelle parole -E poi sfido chiunque a non aver pensato, almeno una volta, a voler uccidere un proprio parente- non dubitava che David potesse portare il fratello minore all'esasperazione e che questo potesse far scattare anche una persona dall'apparenza pacifica come Mike, ma da qui al provare fisicamente a farlo fuori ce ne passava. Persino lei aveva avuto pensieri simili, verso sua madre, quando la Luna piena si avvicinava ed il suo umore era più altalenante, quando sentiva la rabbia ribollirle sotto la pelle ad ogni umiliazione, ad ogni accanimento, ma le piaceva credere che non sarebbe mai stata in grado di mettere in atto quei pensieri disturbanti. Tuttavia era consapevole che una parte di lei, non sapeva quanto grande e quanto nascosta, lo avrebbe fatto davvero, anelando quella voglia di sangue e carneficina che era propria di quella natura maledetta. Un brivido le percorse la schiena, come sempre quando arrivava a quella conclusione, decidendo però di ignorarla e sopprimere quella consapevolezza che l'agitava. Meglio cambiare argomento, evitando così di rabbuiarsi dietro quella scomoda realtà che la faceva sentire un mostro, passando così dalla padella alla brace con un altro tema che non sapeva bene come prendere. Facile capire a cosa e a chi si stesse riferendo visto il poco tempo trascorso dal falò di rientro
    -Non so di cosa tu stia parlando- d'improvviso, le tende dell'imponente baldacchino sembravano così interessanti da essere difficile distogliere l'attenzione da loro. Bastò un singolo momento, un attimo in cui i suoi occhi incontrarono quelli limpidi del verde-argento, che quella voglia di fingere crollò su due piedi e a gran velocità. Al contrario di Mike non era stata affatto discreta, restando incollata ad Axel tutto il pomeriggio e non solo, ma parlarne rendeva la cosa reale e la costringeva a dover capire la situazione e, più di ogni altra cosa se stessa
    -Oh, e va bene!- sospirò -Non lo so nemmeno io cosa sto facendo- abbassò lo sguardo sul copriletto dei colori della loro Casa, lo stesso verde scuro che le ricordava gli occhi del bulgaro, ma era una bugia. Sapeva bene cosa stava facendo. Non era mai stata una ragazza da una botta e via, non si concedeva quasi mai, non a caso non aveva mai intrattenuto rapporti del genere e nessuno avrebbe mai potuto avanzare ipotesi su sue eventuali frequentazioni da quando aveva messo piede ad Hogwarts, con nessuno a parte Dragonov. Dal momento che lo cercava, che si lasciava avvicinare da lui, che non si fermava al mero flirt e che andava decisamente oltre, rendeva chiaro nella sua mente che vi fosse dell'altro. Non lo conosceva, non bene per lo meno, ma già solo il fatto che fosse interessata a voler sapere di più di lui la rendeva cosciente di qualcosa di terrificante e inspiegabile che non era sicura di voler ammettere: Axel le piaceva. Un concetto semplice e allo stesso tempo complesso, che lo stesso Axel non avrebbe mai dovuto sapere
    -Non è niente di che, mi sto solo divertendo credo. Non è certo il mio ragazzo, e immagino nemmeno lo sarà mai- un sorriso poco sincero si impossessò della sua bocca carnosa inseguendo quel tentativo di sminuire la cosa. Sapeva bene com'era Dragonov in quel senso, così come si intratteneva con lei lo faceva con altre cento, per esempio con la sua stessa compagna di stanza con cui non aveva parlato e certamente non aveva intenzione di farlo ancora. Fosse stata furba avrebbe già da subito dovuto mettere distanze, ma forse non era poi così furba come amava definirsi.
    “Mia madre è colei che mi ha salvato dall’essere come David” che sua madre avesse provato a salvarlo, qualunque cosa questo implicasse, era per lei un concetto del tutto nuovo, che l'amore materno non sapeva neppure cosa fosse, ma da cosa lo avesse salvato non sapeva dirlo
    -Brindiamo a tua madre allora!- cercò di alleggerire la tensione che vedeva farsi strada nelle espressioni del biondo che, era probabile, non stava affrontando il suo discorso preferito -E.. cosa ha reso Daivd, bhe, David?- si azzardò a domandare. Ora che l'argomento era venuto fuori, non le sarebbe dispiaciuto capirne qualcosa di più. Le famiglie disfunzionali, almeno tra i purosangue, sembravano un concetto all'ordine del giorno. Chi più, chi meno, si ritrovavano tutti a dover fare i conti con qualcosa che veniva loro imposto e che nessuno sano di mente avrebbe mai scelto. Poi, di nuovo, Freya si bloccò fissando Mike con calma apparente
    “Non stavo scherzando quando ti ho detto che l’ho quasi ucciso” domande su domande si impossessarono di ogni spazio cerebrale disponibile nella testa di Freya. Quando? Perché? Come? E una tra tutte spiccava tra le altre: Chi sei? Qualcosa che non avrebbe mai potuto chiedergli. Lo fissò, mantenendo il volto rilassato, sicura che la persona che aveva davanti non era la stessa che aveva provato a fare quello che aveva quasi fatto o, ad oggi, non avrebbe nemmeno provato a riallacciare quei rapporti. Non sapeva cosa fosse successo tra loro, non sapeva quanto disfunzionale potesse essere la loro famiglia, ma voleva fidarsi delle sue impressioni, e nessuna di queste le faceva anche solo pensare che Michael potesse essere un assassino da cui doversi guardare le spalle
    -Non ti chiederò cosa è successo se non ti va, ma Mike, se vuoi puoi parlare con me- dubitava avrebbe mai accettato l'invito, i ragazzi erano strane creature che, di solito, evitavano di sfogarsi preferendo risolversi le cose da soli. Tuttavia, se mai avesse avuto voglia o bisogno di farlo, lei era li -O se ti servisse qualcuno che lo prenda a calci- si portò una mano al petto, solenne -Basta che tu me lo dica, che mi dia un motivo, e lo farò più che volentieri!- Freya non poteva sapere, che di li a qualche giorno, un motivo lo avrebbe trovato anche da sola.
    Meglio passare oltre, distrarre il ragazzo tormentato da quei pensieri e quei ricordi, rivelandogli così il vero motivo per cui aveva deciso di piombargli in stanza. Ecco, “vero motivo” non era poi così sincero, preferendo mentire in modo plateale per cercare di incasinare Rain che, in ogni caso, era in effetti la mandante che l'aveva spinta a compiere quell'improvvisata. Ridacchiò tornando seduta, abbandonando la comodità che quel materasso offriva -Certo che no, è davvero innamorata di te! Non sai che le ragazze diventano romantiche e smielate quando si tratta di sentimenti? Ora canta sotto la doccia e scrive “Rain Harris” sul suo diario in continuazione- stava morendo dentro all'idea che la Scamander venisse a sapere di quello che stava dicendo, ovviamente nulla di vero -Sarà un duro colpo per lei sapere che sei fidanzato, e con una Grifondoro per di più!- Grace Johnson, la ragazza che aveva conquistato le attenzioni del suo dispotico amico, doveva avere per forza qualcosa di speciale o non ci sarebbe mai riuscita. Mike era carino, i suoi modi silenziosi e distaccati attiravano le attenzioni di un sacco di ragazze che avrebbero voluto sfoggiarlo come un trofeo per il solo gusto di accrescere il proprio ego per essere riuscite nell'impresa non da poco di averlo conquistato. Non la conosceva affatto, sapeva solo che era una brava giocatrice grazie alle partite a cui aveva assistito, aveva anche le palle per come aveva gestito certe situazioni complicate durante il campionato precedente, almeno più di alcuni giocatori della squadra di Serpeverde
    -La tua ragazza mi guarda sempre storto, non credo di starle molto simpatica- ridacchiò di nuovo davanti quella realtà -Immagino sia gelosa che ti ronzi sempre attorno, guarda che effetto che fai alle ragazze!- lo canzonò divertita senza smettere di ridere sotto i baffi -Magari uno di questi giorni le chiedo che problema ha, se non ti da fastidio- si stiracchiò allungando le braccia verso l'alto e, solo in quel momento, prese a spaziare con lo sguardo sul resto della stanza, ben più ordinata di come lei lasciava la propria -Ehi, qual è il tuo?- domandò indicando gli armadi dall'altro lato della stanza mentre un'idea cominciò a prevalere sulle altre, ragione compresa.



    Edited by -RedFlag- - 14/11/2023, 16:13
     
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping
    mike
    Scemo. Già. Forse neanche lui avrebbe creduto a quell’affermazione così, su due piedi, senza ulteriori informazioni che la avvalorassero. Era uscita più come battuta che altro e, Freya, non aveva perso l’occasione per trasformarla in qualche cosa di leggero ma, allo stesso tempo, veritiero. Chi non aveva mai avuto una fantasia del genere, magari durante un litigio, guidati da un impeto d’ira? Beh, per lui era stato differente. L’aggressione notturna, ai danni di suoi fratello, era avvenuta in seguito ai ripetuti atti vessatori di quest’ultimo, forse per via della sua natura non propriamente umana, la stessa che era radicata nel loro DNA. Si era sfogato su di lui, cogliendolo di sorpresa, durante il sonno e le cicatrici, ancora, si delineavano sulla sua pelle, chiare come fosse il primo giorno. Se ne era pentito? No. Iniziava a credere che non fosse servito assolutamente a nulla? Sì. Le circostanze erano, lentamente, mutate ma il loro rapporto si trovava ancora sul filo del rasoio come se, nonostante gli sforzi, la loro conoscenza non riusciva ad andare oltre a ciò che era accaduto in quel passato ricolmo di collera e gelosia per via delle differenze che vi erano state nel modo di crescerli. Come fosse stata colpa sua. Il moro lo riteneva colpevole e, per questo, probabilmente, non sarebbe mai riuscito a perdonarlo. Una questione, però, li aveva uniti: la distruzione di quel padre padrone che, se in circolazione, avrebbe impedito loro di crearsi un’esistenza reale, degna di essere vissuta. Un punto di incontro che, con un po’ di fortuna, sarebbe riuscito ad incentivare quel legame portandolo su un livello diverso. Un livello che, un giorno ancora lontano, li avrebbe resi fratelli. “David è…” Ce ne sarebbero stati di aggettivi da affibbiare al battitore dei verde-argento, ma non riusciva a trarre piacere dall’insultarlo. “… David. Lo merita un po’ più degli altri.” Tentò di dissimulare la cruda realtà dietro ad un appena accennato. Che avrebbe pensato di lui, se fosse stata sfatata la possibilità che si trattasse meramente di una battuta infelice? Mostrarsi la sua parte proibita non era scontato per lui e, per qualche motivo, aveva riposto nelle mani della sua amica una scomoda autenticità che forse non avrebbe neanche voluto gestire. Una bella responsabilità. Fortunatamente la discussione ebbe una svolta in direzione della ragazza che, proprio in quell’istante appariva più interessata ai particolari appartenuti al baldacchino che li ospitava. Strano. Mettere in piazza i propri affari sembrava essere un qualche cosa di dannatamente difficile, soprattutto se in ballo vi erano i dannati sentimenti, quelli difficili da comprendere, gli stessi che provocavano comportamenti che in condizioni normali, mai e poi mai, sarebbero scaturiti. Mike li aveva notati al falò ma, come era abituato, si era tenuto per sé il proprio pensiero, in attesa che fosse proprio la diretta interessata a vuotare il sacco, magari davanti a una sua ipotetica espressione soddisfatta. Non si erano nascosti. Il tutto era avvenuto sotto gli occhi dei presenti ma, per lui, la situazione non cambiava. Sarebbe rimasto nel suo anche in quel momento se avesse notato anche solo un accenno di disagio nel tono di voce della Riis, magari ancora impreparata ad affrontare l’argomento. Ed eccola. A nudo. Lasciar trasparire i suoi dubbi. Non aveva alcuna idea di cosa stesse facendo, almeno, a suo dire. La osservò con interesse, esortandola tacitamente a parlare, se ne avesse avuto voglia. Tese la mano, delicato, senza alcuna malizia ma solo per riportare quello sguardo nel suo, alzandole il mento. Non era lì per giudicarla e non si sarebbe mai permesso di avanzare congetture su una vicenda che non gli apparteneva da vicino, come era giusto che fosse. “Perché?” Domandò di getto, quasi colpito dalla sua affermazione che non faceva altro che sminuire la sua bellezza ma, soprattutto, lei come persona. Non conosceva bene il bulgaro, loro compagno di squadra, ma solo un idiota si sarebbe fatto scappare la possibilità di imbastire un legame con lei, di qualsiasi natura potesse essere alla fine. “Smettila di sminuirti!” Vantava, certo, una marcia in più rispetto alle tante che passavano sotto le mani di un Dragonov chiaramente sulla piazza. “Non sei come loro.” Decretò. Per quel poco che aveva compreso, se non fosse stata interessata almeno un minimo, mai si sarebbe lasciata andare a gesti plateali come quello alla festa, dove avevano palesato la loro vicinanza, senza troppi complimenti. Poche parole che non davano spazio a dubbi che riguardassero il suo punto di vista in relazione a lei e alla sua personalità, per molti versi, opposta a quella che possedeva lui. Ma si sa, gli opposti si attraggono, no? Così era nata la loro amicizia. Lui taciturno e lei fastidiosa in maniera simpatica. Sempre così. Era riuscita a scalfire quella corazza con la sua testardaggine e, alla fine, si era lasciato andare dando una possibilità a sé stesso di uscire dalla sua solitudine imposta da chi? Da sé stesso, per non rischiare di deludere coloro che decidevano, di loro spontanea volontà, di legarsi a lui e a ciò che ne derivava. Il brindisi a sua madre, trascinò il fulcro ancora dalla sua parte. Male. Molto male. La sua situazione familiare, rasentava lo schifo totale ma avrebbe dovuto sapere che, tra amici, risultava argomento di interesse, per conoscere un po’ meglio il proprio interlocutore. Quanta sofferenza avevano reso suo fratello ciò che era. Era stato forgiato a immagine e somiglianza di Dean e, con il passare del tempo, si era trasformato in un essere senza anima, capace esclusivamente di arrecare danno a sé stesso e a chiunque orbitasse intorno a lui e, proprio per questo motivo, nutriva forti dubbi che la sua relazione con la sua ragazza sarebbe durata abbastanza per fargli conoscere il mondo da una prospettiva differente da quella alla quale era abituato. Peggio per lui, non era di certo la sua baby sitter. “Nostro padre. L’ha plasmato, se così si può dire!” Biascicò distrattamente ma per niente infastidito da quel quesito più che legittimo. In tanti se lo chiedevano, ne era certo eppure nessuno si era mai azzardato a prendersi la briga di addentrarsi in quel labirinto senza uscita. “Non ti preoccupare.” Alleggerire l’animo era ciò che stava aspettando anche se con la consapevolezza di doversi limitare per ovvi motivi. Sorrise. Prendere a calci David sarebbe stato un ottimo modo di sfogare la frustrazione ma, per quel che valeva, credeva che suo fratello avesse bisogno ben altro per imparare a vivere la vita in maniera decente, da vero essere umano. “Per quanto trovi la tua proposta invitante, penso che David abbia la necessità di essere amato.” Così da poter comprendere che l’odio riversato su di lui dalla figura materna, non fosse l’unico sentimento riservato a lui. “Non lo voglio giustificare.” Ma riconosceva le sue mancanze. “Insomma, è pur sempre uno stronzo.” E aveva pure raggiunto un’età nella quale il bene e il male erano facilmente distinguibili. “Non è solo l'indole del cazzo che si ritrova per natura.” Ciò che gli era stato insegnato era ciò che era diventato. Credenze assurde che, fortunatamente, lui stesso era riuscito a non lasciar fluire nella sua mente, tanto da comprometterla. Ragionava lucidamente, senza lasciarsi avvolgere dalla tentazione di partire in quarta e risolvere gli eventuali problemi con la forza. “Siamo diversi. Opposti.” Siamo cresciuti diversamente. Stava a lui, però, riscattarsi. “Famiglia disfunzionale, ricordi?” Ribadì, alzando le spalle e arrendendosi alla realtà, servita su un piatto d’argento, tralasciando le espressioni dubbiose dipinte su quel volto che urlava dal desiderio di porre domande su quale fosse la vera identità di colui che si trovava davanti.
    Fu come risvegliarsi da un incubi quando, per chissà quale motivo, Freya si adagiò su argomento che non aveva alcun senso. Rain Scamander innamorata di lui. Ridicolo. Una ragazza prepotente, concentrata su sé stesse e sui pochi satelliti che giravano intorno a lei. Poche persone e scelte in base a canoni ben definiti da lei stessa. Canoni molto lontani da quelli rappresentati da Michael Harris. Inarcò il sopracciglio, lasciando terminare quel fiume di idiozie, sparate per quale motivo? Ancora doveva comprendere quale fosse l’obiettivo della sua migliore amica. Quelle che stava presentando, però, erano immagini davvero divertenti. Donne. “Non mi pare disdegnasse i Grifondoro.” Tra i suoi ricordi vi era un’immagine sfocata della Scamander svanire da qualche parte in compagnia di Knox, uno dei cacciatori della squadra di quidditch rosso-oro, lo stesso che aveva raccolto Grace dopo lo scontro epico con la Wheeler, durante la finale del campionato. Si trattava pur sempre di un abile osservatore. Come competere? In ogni caso non ci aveva mai pensato all’etichetta che, dopo il suo impegno con Grace, ne sarebbe derivata. Fidanzato. Un colpo al cuore. Eppure vi erano tutti gli estremi. Un rapporto esclusivo. “Forse, sì, dovreste conoscervi meglio.” Grace non aveva idea di come stessero le cose tra lui e Freya e, d’altra parte, non si era mai posto il problema di una possibile nota di gelosia nella sua ragazza, forse per la sua poca esperienza in materia ma, Mike, non si era trovato nella posizione di dover rendere conto ad una controparte così importante. “Dovrei parlarle?” Glielo stava chiedendo, così da schiarire quelle idee confuse a dir poco. “È la prima volta che mi impegno seriamente con una ragazza.” E per l’amor di Merlino e Morgana, che diavolo ne poteva sapere? Leggere il manuale del fidanzato perfetto, non era di certo tra le sue priorità. “Mi rendo conto che il mio essere ermetico non giovi affatto alla nostra relazione.” Molte cose erano state omesse, a partire dalla sua natura, fino ad arrivare al piccolo particolare che lo vedeva vestire i panni di uno spietato assassino e nel limbo sarebbero rimaste.
    ”Ehi! Qual è il tuo?” Richiamò la sua attenzione, domandandogli quale fosse il suo armadio. Non si scompose, limitandosi ad indicare lo spazio a lui riservato per riporre il suo vestiario, per niente elegante. “Perché ti interessa?” E tornava punto a capo. Cosa passasse nella mente di quella ragazza, non era dato a sapere.
     
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    871

    Status
    spymode

    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


    Sik3e
    C'era un detto: se volete passare la vita contenti, state lontani dai parenti. Uno di quei modi di dire assurdi che, tuttavia, avevano sempre un fondo di verità almeno per la maggior parte delle persone. Ciò che lasciava Freya stupefatta, invece, era che ci fossero delle persone per cui quel detto non valeva, che vivevano bene tra le mura di casa, che non avevano niente da recriminare ai loro parenti e che, anzi, si sentissero addirittura protetti da loro. Era chiaro che nessuno di loro si era mai ritrovato a dover affrontare discorsi scomodi, punizioni immeritate, torture, psicologiche e non, od offese gratuite ed umiliazioni. Non fosse stato per i suoi fratelli, per i quali provava un affetto smodato, sarebbe stata totalmente d'accordo con quel modo di dire che riscontrava verità solo nel suo rapporto con i genitori, ma i due giovani Riis non vivevano più li, in quella che ora chiamava casa, era sola e lo era da molto tempo. Aveva perso il conto delle litigate in cui si era vista protagonista senza nemmeno aver fatto nulla, le parole che si era presa e che, ancora oggi, le facevano chinare la testa, ricordava bene la rabbia che montava sempre di più, difficile da gestire e che le avrebbe persino fatto fare cose orrende se solo vi avesse ceduto. Gli sguardi più crudeli arrivavano sempre dalle persone da cui ne avrebbe fatto a meno. Non aveva mai avuto la pretesa che, tutto ad un tratto, potessero diventare l'allegra famiglia felice, quella dove tutti potevano parlare liberamente, raccontarsi e chiedere aiuto, non le interessavano le grandi parole o i grandi gesti, le sarebbe bastato poter tornare a casa e sentirsi davvero a casa. Ma, nonostante tutto, a parte alla rabbia spesso riconducibile alla sua condizione, non li aveva mai odiati. Limitati e perfidi sotto tanti punti di vista, non riusciva comunque a provare odio nei loro confronti, anzi, in certi momenti li capiva anche, ed in altri avrebbe dato loro persino ragione. La chiamavano mostro ma, per quanto facesse male, non poteva nemmeno dare loro torto. Era quello che era, in qualunque modo la si chiamasse. Non fu una sorpresa che Mike le rivelasse di non avere questo rapporto idilliaco con David, al contrario, si stupita se non fosse stato così. Erano davvero diversi, persino per un occhio meno addentro ai caratteri dei due Harris, oltre che nell'aspetto lo erano anche nei modi, bastava anche solo vederli camminare, il modo diverso in cui scrutavano gli altri, quello in cui si atteggiavano, come parlavano e, per quanto vi fossero cose ancora misteriose sul loro conto e che Freya non poteva sapere, era chiaro chi dei due fosse il suo preferito e, molto presto, avrebbe capito ancora meglio il perché.
    Inaspettato come il discorso virò su tutt'altro, un argomento che non credeva che sarebbe stato tirato fuori dallo stesso Mike, sempre così discreto da non andare mai a solleticare temi che sarebbero potuti risultare scomodi o indiscreti ma, quel suo modo di palesare di aver notato qualcosa, la fece sorridere. Era il tipo di persona che si faceva i fatti suoi e che non si mostrava interessato a qualcosa nemmeno per semplice cortesia per cui, il semplice fatto che ora la invitasse a parlare, seppur senza risultare insistente o fastidioso, voleva dire che qualcosa di buono con lui l'aveva fatta. Non era stato facile, all'inizio, approcciare con quel biondino impenetrabile ma, ora, poteva dire di aver fatto finalmente breccia nel Re dei ghiacci ed essersi ricavata il suo posticino. A forza, in modo fastidioso e costante, aveva corroso quella barriera poco alla volta e cominciato a vedere cosa nascondesse dall'altra parte. Poté solo essergli grata per averglielo permesso
    -Non mi sto sminuendo, Mike, dico solo le cose come stanno- ridacchiò mentre lui la costringeva a guardarlo in volto -Te l'ho detto, ci siamo solo divertiti, nulla di serio. Non ci sono sentimenti o altro in mezzo- bugiarda. Non stava sminuendo se stessa, solo quello che sentiva, così che non ci sarebbe rimasta male quando la cosa sarebbe finita o nel vedere Axel amoreggiare con qualche ragazzetta in mezzo ad un corridoio. Non voleva darvi importanza ma, allo stesso tempo, non voleva nemmeno che la cosa finisse di punto in bianco così com'era iniziata, non prima di aver capito cosa effettivamente volesse ottenere da quel rapporto -Semplicemente non mi aspetto nulla, faccio male?- scrollò le spalle come a volersi liberare anche di quell'ulteriore peso
    “Non sei come loro” gli occhi della lupa si fissarono sulla figura mezza stesa del Cacciatore che non aveva idea di quanto si fosse avvicinato alla realtà. Sarebbe stato bello, un giorno, essere così sicura del loro rapporto da potersi sentire libera di rivelargli la sua natura ma, per quella sera, si limitò a sollevare un angolo delle labbra rosee in un ghigno furbo di chi nascondeva qualcosa -Non puoi nemmeno immaginare quanto- rimase ad osservarlo ancora qualche secondo, domandandosi se o quando avrebbe potuto svelargli quella parte di lei, con la palese espressione di chi vorrebbe dire qualcosa ma che, infine, non disse niente, concentrando le attenzioni sul libro appena riposto sul comodino dall'amico. Una tipica serata alla Mike quella che aveva interrotto, non si sarebbe aspettata nulla di diverso. La famiglia, e i legami che essa comportava, sembrava diventata il fulcro di quella conversazione bizzarra che stava andando in tutt'altra direzione rispetto quella che si era prefissata, essendo lei li per un motivo specifico, ma non se ne lamentò affatto. Era piacevole scoprire qualcosa in più sulla vita del piccolo di casa Harris, pure se per arrivarci sarebbero dovuti passare attraverso il discorso “Davide” per cui, in quel momento, non provava alcun interesse
    -Sarà pure stato plasmato, come dici tu, ma sfogare le proprie frustrazioni sugli altri è da stronzi e basta- non le interessava cosa potesse aver passato il moro, tante volte i suoi atteggiamenti erano solo indisponenti, e nulla che gli avevano fatto poteva giustificare il modo arrogante con cui si atteggiava senza nemmeno reali meriti. Non le faceva simpatia, questo era evidente, ma non aveva abbastanza informazioni su di lui per farsi un'idea più oggettiva, e non le interessava nemmeno troppo. Lo sgomento arrivò poco dopo, davanti quell'ammissione di Mike che la lasciò in un primo momento senza parole. L'acqua cheta distrugge i ponti, quel giorno andava avanti a modi di dire, ma era un'immagine che ben descriveva il Serpeverde dallo sguardo azzurro ghiaccio. Lui, all'apparenza così tranquillo è pacato, aveva quasi ucciso suo fratello, e non aveva dubbi che fosse stato portato ad arrivare ad un'azione del genere, e il fratello maggiore era molto bravo ad esasperare gli altri, ma fu comunque una confessione che non poteva lasciare gli altri indifferenti. Ascoltò le parole successive di Michael, quelle di un fratello che cercava di dare una spiegazione agli atteggiamenti di qualcuno a cui, volente o meno, si sentiva legato. Anche Oliver, tra i suoi due fratelli, era quello più burbero e scontroso, non era un chiacchierone e quando parlava era sempre per dire qualcosa per cui valesse la pena spendere fiato, salvo con lei e i suoi amici più stretti, era persino difficile vederlo ridere, ma non era mai cattivo e non si sfogava mai su nessuno, eppure anche lui non aveva avuto vita facile
    -Uffa- alzò gli occhi al cielo empatizzando con il verde-argento che desiderava il meglio anche per uno come David -Proverò ad essere gentile- una possibilità a quel pompato poteva pure dargliela, non le costava poi tanto -Ma non ti prometto nulla. Ci tieni a lui? Non è che sembri molto simpatico- alla fine, essere fratelli non voleva dire piacersi per forza. Divertente come, solo pochi giorni dopo, si sarebbe presa a picconate sugli alluci piuttosto che dargli una seconda possibilità
    -E Mike- tornò di nuovo a studiare le espressioni del biondino, ripensando a quel quasi omicidio che, per fortuna per lui, non era andato a buon fine -Abbiamo fatto tutti cose orribili- il tono si abbassò mano a mano che le parole uscivano di bocca. Non poteva dirgli cosa senza rivelare anche la sua maledizione, ma non voleva che credesse di essere l'unico ad essere scivolato in quel senso.
    Sperò tanto, in futuro, di riuscire a fare altri discorsi del genere con il bello e dannato che le stava davanti, per capire meglio cosa si nascondesse dietro a quel mutismo e quella calma che emanava. Le facevano bene persone così tranquille e, il pensiero, vagò di nuovo verso il bulgaro che, allo stesso modo nonostante quei silenzi a volte frustranti, le trasmetteva tranquillità e che la ispirava. Al contrario di lei, sempre iperattiva e frenetica nei pensieri come nelle azioni, sempre sull'orlo di una crisi che rischiava di farla esporre, sembrava sempre riuscire a mantenere il controllo, come avesse la situazione perfettamente in pugno. Avrebbe voluto essere un po' di più come lui, anzi, come entrambi quei due ragazzi che si assomigliavano non poco. Meglio, a quel punto, cambiare discorso su qualcosa di più soft e leggero, oltre che reale motivo per cui si era recata in quella stanza in cui non sarebbe dovuta essere per alcun motivo, soprattutto ora che aveva appreso essere impegnato con qualcuno. Questo cambiava qualcosa? No, la sua ragazza si sarebbe dovuta mettere l'anima in pace.
    -Beccata- ammise in fine mettendo un punto a quella farsa che voleva la Scamander innamorata di Mike. Che poi, sarebbero pure stati una coppia buffa ma, per come era Harris, lo avrebbe portato all'esasperazione e allora si che nessuno lo avrebbe fermato da un omicidio -Però sono davvero qui per conto suo, voleva sapere se davvero tu e Grace vi steste frequentando visto che gira sempre attorno a quel biondino slavato- questa ritrovata passione di tutti per i Grifondoro non la capiva. Erano così schifosamente ingenui, sempre pronti ad affidarsi al loro coraggio da fessi che li avrebbe solo messi nei guai. Mettevano sempre prima gli altri davanti a se stessi, mossa stupida. Era evidente che fossero dei Serpeverde che non ci avevano creduto abbastanza -In pratica era gelosa- sollevò un sopracciglio e sorrise maliziosa in direzione del ragazzo -E tu? Sei un po' geloso che abbia un amichetto?- altro aspetto di Mike che era curiosa di scoprire. Tutto era un'occasione per conoscerlo meglio
    Sik3f
    -Mmm, non saprei- arricciò le labbra pensando ai dubbi di lui, teneri in un certo senso -Cioè non parlarle per me, a quello ci penso da sola, ma se ha qualche dubbio potresti provare a farle capire che le cose non sono come pensa, immagino lo apprezzerebbe- si alzò, cominciando a vagare per la stanza approfittando del fatto che fossero soli -Va bene essere ermetici, ma se ci tieni, fai in modo che lo sappia, non per forza a parole. Sappiamo che non sei bravo con quelle!- ridacchiò dandogli le spalle e concentrandosi sull'armadio indicato dal biondino. Lo aprì, cominciando a valutarne il contenuto e, una volta adocchiato quello che stava cercando, cominciò la sua opera. Continuando a dargli le spalle, cominciò a sbottonarsi la camicia della divisa fino a sfilarsela, stando attenta a non mostrare le sue grazie a quel ragazzo dall'apparenza suscettibile. Afferrò la maglietta più lunga che riuscì a trovare e, solo dopo averla indossata si sfilò anche la gonna. Raccolse la divisa appena levata e la ripiegò prima di infilarla sotto al cuscino nel lato libero del letto del Serpeverde
    -Non vorrei che David si facesse strane idee, meglio chiudere le tende- come se nulla fosse si infilò sotto le coperte ignorando gli sguardi dell'amico -Mettiti l'anima in pace, stanotte dormo qui- non aveva alcuna voglia di mettersi a fare le scale a quell'ora. Non esisteva, era fuori discussione -E stai tranquillo, non ti tocco! E non farlo nemmeno tu se ci tieni alle mani- sorrise angelica mentre scivolava fino a stendersi completamente, portando le coperte al mento -Ecco, molto meglio! Mi racconti una storia?- ridacchiò.

     
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping
    mike
    Un albero genealogico discutibile. Ricolmo di problematiche irrisolvibili. Le stesse dalle quali si era meticolosamente tenuto alla larga fino a quando ne aveva avuto la possibilità. Ci erano voluti anni prima che Dean, all’apice della sua arroganza, si lasciasse andare alle vessazioni anche nei suoi confronti. Non bastava più il figlio maggiore. No. Il suo obiettivo si era spostato su di lui, così da poter rovinare anche la sua esistenza, rimasta illibata per troppo tempo grazie allo sforzo materno di tenerlo al sicuro. Le circostanze, però, erano drasticamente mutate e, in seguito alla sua trasformazione, non vi poteva più esistere alcuna scusa che lo tutelasse dalla realtà che, a prescindere dal suo volere, gli si sarebbe infranta contro, senza troppi complimenti. Il suo trattamento di favore era cessato e il pericolo si trovava lì, dietro all’angolo, pronto a indurlo nelle più disparate difficoltà. Poteva dire di averci fatto l’abitudine, nonostante non fosse passato così tanto tempo dalla sua prima volta legato in quel sudicio scantinato. Ricordava ogni dettaglio. La posizione delle sue ferite. Il sapore metallico del sangue che zampillava copioso dalle numerose lacerazioni sul suo viso. Il dolore al livello degli arti inferiori dove, meschinamente, si era accanito suo padre per insegnarli cosa volesse dire la parola “obbedienza”. Tutto si trovava impresso nella sua mente, spaventosamente limpido. Aveva subito. In silenzio. Non fatto parola con nessuno del suo martirio ma, in quel momento più che mai, dare voce al disprezzo nei confronti della sua famiglia, lo faceva stare bene. Tirò un sospiro di sollievo quando, forse mossa da pietà, l’amica cambiò discorso, trascinandolo verso argomenti potenzialmente leggeri che, però, non si rivelarono del tutto tali. Accolse taciturno il suo pensiero, tentando di elaborarlo per consegnare nelle sua mani, se non una risposta esaustiva, quantomeno un output utile a placare il dubbio che attanagliava la sua coscienza. Proprio lui. La classica tipologia di persone non omologate a intrattenere conversazioni di quel calibro! Eppure, una voce flebile in lui, gli suggeriva che fosse giunto il momento di esporsi, così da lasciarsi andare ad esperienze che uscissero dal suo seminato, accompagnandolo verso nuove ed interessanti prospettive. Attese che il suo monologo rassegnato giungesse al termine e prese a riflettere su quanto era stato esposto. Analitico. Logico. Basava le sue teorie su dati oggettivi, come sempre. Né più, né meno. Lui che ne pensa?” Ingenuo. Come se Axel fosse davvero a conoscenza della situazione di difficoltà vissuta dalla sua, come poteva definirla, amica speciale. I sentimenti. Brutta faccenda. Lui in primis si era ritrovato invischiato tra i meandri di quella sfera affettiva, mai conosciuta in precedenza. Una selva oscura. Un territorio inesplorato nel quale, per uscirne vittorioso, era necessaria una preparazione che evidentemente non vantava affatto. Che fosse la stessa situazione vissuta da Freya? Approfondire la faccenda, però, avrebbe potuto arrecarle un disagio tale da portarla a chiudersi a riccio, evitando la scomodità dell’oggetto posto sotto la loro attenzione. Bene ma non benissimo. Le donne. Gioielli inestimabili, caratterizzate da quell’alone di mistero impossibile da sciogliere. “Solitamente direi di no…” Non aveva mai avuto la presunzione di aspettarsi qualche cosa dal prossimo, chiunque egli fosse. In suo possesso, però, non aveva molte notizie in merito alla loro “relazione”. Esporsi, quindi, sarebbe stato impossibile, così come consigliare una possibile strategia per fare breccia nel cuore del bulgaro, se mai ne fosse stato in possesso. “… ma dipende da molte variabili, in effetti!” In base a quale fosse il suo obiettivo finale. “Dal livello del tuo interesse.” Per cominciare. “Se esiste in te il desiderio di buttarti una relazione seria.” Tutte possibilità da passare al setaccio, così da assicurarsi un quadro della situazione definito e chiaro. Posò i suoi occhi su di lei, cercando di studiare un minimo il linguaggio del suo corpo. Un semplice gesto. Un sospiro. Qualsiasi cosa che potesse dare una spiegazione a quel suo apparire affranta per un’esperienza che sarebbe dovuta essere vissuta come un qualche cosa di eccitante. Non riusciva a comprendere quella sua insicurezza di fondo. Diceva il vero. Dragonov sembrava prediligere la compagnia femminile. Le ragazze che lo circondavano, seppur bellissime, non vantavano neanche lontanamente la classe della Riis. Forse sarebbe servito lottare quel tanto che bastava contro il nulla cosmico rappresentato da quelle zucche vuote. Belle senza sostanza. Un classico da evitare. Almeno, dal suo punto di vista. Freya, comunque, si distingueva da quella massa sculettante per carattere e portamento. Motivazioni che avevano fatto in modo di farlo avvicinare a lei. “Allora non lasciare tutto alla mia immaginazione!” La esortò. “Illuminami.” Sembrava predisposta al dialogo, come se stesse cercando una via d’uscita per liberarsi di qualche sassolino lasciato in sospeso. Obbligarla ad aprirsi era l’ultima cosa che voleva ma era lì, le sarebbe bastato un cenno per farlo entrare in modalità ascolto, disattivando ogni tipo di giudizio. Anche lui si era adoperato ad aprire uno spiraglio sul suo mondo, mostrandoglielo cautamente, partendo dal dare una spiegazione di quale fosse la reale condizione intercorrente tra lui e suo fratello maggiore. Annuì, trovandosi completamente d’accordo con le parole della sua ospite notturna. Il battitore della loro squadra non perdeva occasione di seminare tempesta, ovunque andasse. Un atteggiamento stupido, se analizzato attentamente. Cosa si aspettava? Di avere tutto il castello ai suoi piedi? Dove l’avrebbe condotto quel suo fare scostante? Come minimo alla solitudine. Evitato da tutti e abbandonato da chi, comunque, si era offerto di intraprendere un percorso al suo fianco. Come controbattere, quindi? “Ci è abituato.” Poche parole che volevano dire tutto per lui ma, purtroppo, poco e niente per lei. “È insito in lui.” Un mostro. “Non può farne a meno.” Per quanto, però, fosse dispiaciuto per suo fratello per il modo in cui era stato trattato da coloro che l’avevano messo al mondo, Mike, non riusciva a capacitarsi di come potesse perpetrare ancora, a distanza di anni, quella condotta. Il tempo era trascorso e la maturità avrebbe dovuto insegnargli la differenza tra bene e male, anche solo attraverso il trattamento ricevuto da parte di coloro che si sforzavano ad andare oltre quell’aria dura e impenetrabile. “Ragione per la quale ho smesso di credere che ci possa essere qualche cosa di buono in lui!” Le esperienze l’avevano segnato. Svuotato a tal punto da non esserci più nulla di recuperabile o, almeno, questo era il suo modesto pensiero. Tentare? Tempo sprecato. Così come lo sarebbe stato nell’impiegarlo in atteggiamenti gentili nei suoi confronti. “Ha subito quello che nessun figlio dovrebbe subire!” Quello che, sfortunatamente, stava toccando lui in prima persona. “È mio fratello, Frey!” Per quanto non stessero vivendo un idillio, non sarebbe stato in grado di augurargli il peggio ma, d’altra parte, non credeva fosse compito suo condurlo alla redenzione. Ghignò sul suo reputarlo poco simpatico. “Oh, no! È esattamente ciò che sembra!” Neanche si sprecava a fingere, figuriamoci. Il suo disinteresse cosmico era, oramai, leggenda per chiunque fosse anche solo entrato in collisione con lui per puro caso. D’altra parte, vi era sempre quel filo conduttore che li univa. Un filo costituito dai loro atti condannabili e barbari.
    ”Abbiamo fatto tutti cose orribili.” Forse sì, ma loro un po’ di più. Abbassò lo sguardo colpevole, nonostante non avesse alcuna intenzione di nascondersi dietro a un dito. Qualche cosa in lui non andava, era evidente, negarlo sarebbe stato sintomo di una codardia che non gli apparteneva. “Forse hai ragione!” Chi era senza peccato, avrebbe dovuto scagliare la prima pietra, no? Almeno, così si andava a professare. Il senso di colpa si liberò sotto forma di lancinante fitta al petto che lo costrinse a deglutire a fatica. Come avrebbe fatto a vivere il resto dei suoi giorni ignorando il delitto da lui compiuto in maniera così efferata? Vi era poi un modo per indorare la pillola, nell’andare a spiegare qualche cosa di così complicato? Immaginava di no. La scelta di Freya di cambiare direzione verso la leggerezza, fu apprezzata dal biondo, ancora indeciso sul da farsi.
    ”Baccata.” Un sospiro di sollievo. La focosa rossa, figlia di Salazar, non nutriva alcun interesse nei suoi confronti. Un problema in meno da affrontare in mezzo a quel mare di merda. Apprese la realtà, la stessa che gli provocò un sorriso spontaneo. Allora era una sorta di fissazione quella da parte dei verde-argento per i loro antagonisti per antonomasia. Ironia delle sorte. Nathan Knox. Il cacciatore, amico di Grace e anche della ragazza di suo fratello. Un personaggio tranquillo e affabile, facilmente avvicinabile. Riteneva che fosse un tipo per bene, per niente interessato a mettere zizzania tra le persone. Aveva ammirato il suo istinto di intervenire in soccorso di Grace durante la finale del campionato di quidditch e, a modo suo, si era preso anche la briga di ringraziarlo per esserci stato. Un gesto dovuto. La gratitudine questa sconosciuta al fratello che, a suo dire, avrebbe reagito in maniera differente. Tragica. Assurda. “Geloso?” Beh, se si fossero presentati i giusti motivi probabilmente, anche lui, sarebbe stato pronto a compiere le proprie mosse ma, di base, la fiducia restava un elemento cardine sul quale basava la relazione intrapresa con la Johnson. “Non direi.” Se poi si fossero approfittati della sua fede, beh, le conseguenze sarebbero state dure da scontare, come in qualsiasi caso. “Dovrei preoccuparmi?” Inarcò il sopracciglio, incerto. Le donne, sicuramente, vantavano una spiccata dimestichezza in materia di gelosia e, forse, avrebbe potuto dargli qualche dritta. Grace, d’altra parte, per prima, non sembrava felice del legame con la prorompente Riis, così espansiva da lasciar intende un flirt in realtà inesistente. Questo dettaglio non sfuggì all’attenzione della compagna. “Credi possa credere che io e te…” La stupidità in persona. “Oh, cazzo!” Come aveva fatto a non pensarci prima? L’unica spiegazione sensata e più che semplice. Senza contare che, oggettivamente, Freya non sarebbe passata inosservata. “Mi piaci!” Gli era uscita decisamente male. “Voglio dire…” Che fatica. “Ti voglio bene.” Era pur sempre la sua più cara amica. “Ma Grace…” Cosa? “Credo di esserne innamorato.” Dirlo con certezza? Impossibile. Era pur sempre la prima volta e metterci la mano sul fuoco sarebbe stato un azzardo. Una bomba di una portata non indifferente che, a distanza di un anno, era giusto sganciare con chi avrebbe potuto aiutarlo a prendere consapevolezza dei suoi sentimenti. Certo che se fosse venuta a conoscenza della presenza di Freya nella sua stanza, di notte per lo più, probabilmente avrebbe dato in escandescenza, nonostante l’innocenza di intenzioni da parte di entrambi. La giovane si alzò, dirigendosi verso quello che, Mike, indicò come suo armadio. Prese a frugare al suo interno, lasciandolo lì, confuso. “RIIS!” Alzò di poco il tono di voce, ammonendola non appena la vide slacciarsi i bottoni della camicia. Con la mano si coprì gli occhi e, immediatamente, le diede le spalle per assicurarsi di non incrociare neanche lontanamente la sua fisicità. “Che diavolo…” Si rivoltò una volta che avvertì la pressione sul materasso che indicò il suo ritorno. Chiuse le tende e con estrema sicurezza si infilò accanto a lui, vestita solo di una delle sue magliette, decisamente troppo grande per lei. “Sei incorreggibile e sfacciata!” Commentò, esasperato. Come poteva cacciarla dalla stanza? Scosse il capo e portò le braccia dietro la testa, accomodandosi al meglio che poteva. “Vediamo…” Percorse mentalmente il suo repertorio e, alla fine si sentì in dovere di avanzare una battuta che, da parte sua, non era altro che un tentativo di esorcizzare la sua condizione. “Vampiri? Streghe crudeli? Serial killer?” Personaggi gettonati. Lupi mannari?” Il silenzio calò nella stanza mentre, con un colpo di reni, si voltò verso la mora, rimanendo in silenzio a guardarla negli occhi, mentre con la mano sorreggeva la testa spettinata. “Cosa scegli?” Sorrise con espressione stanca.


    Edited by Harris Jr. - 8/12/2023, 23:25
     
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    871

    Status
    spymode

    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


    Si0Wn
    Inaspettato. Tutto si sarebbe immaginata meno che, quel biondino tanto schivo, mostrasse del reale interesse per un'altra persona. Michale Harris, così freddo e distaccato - il vero re dei ghiacci - era invece lì a farle da psicologo mentre, lei, si era trasformata nella ragazzetta bisognosa di rassicurazioni, nemmeno si trovasse davanti alla sua prima cotta. Eppure era abituata a tenerle per sé, non era solita parlare di ciò che sentiva anche per forza dell'abitudine, a Durmstrang le persone erano chiuse, schive, persino dure, forse temprate dai metodi d'insegnamento che erano li impiegati, non aveva mai avuto delle amicizie strette abbastanza da fare loro confidenze. Le cose erano cambiate con l'arrivo ad Hogwarts, trovandosi tutto ad un tratto in compagnia di persone molto meno riservate e, anzi, curiose quanto lei. Da quel giorno anche il suo mondo era divenuto un po' più grande, ma la sua tendenza a parlare di cose personali non era migliorata di molto. In sostanza, erano ben poche le persone su cui avrebbe potuto contare per un'opinione sincera e con cui non si sarebbe sentita poi così a disagio: c'era Rain, ma come avrebbe potuto parlare di sentimentalismi con lei, visto e considerato che il soggetto in questione era lo stesso che la Scamander si portava a letto ogni volta che non aveva voglia di tenersi le mutande addosso? Sorprendente come anche Axel fosse una delle persone che le venivano in mente dovendo pensare a qualcuno che la conoscesse, o almeno una parte di lei di cui non avrebbe parlato a nessun altro, ma certo non avrebbe potuto parlarne con lui. Ultimo, ma non per importanza, Mike. Il piccolo Harris si era guadagnato in fretta un posto speciale pare agli altri, forse proprio per quei modi schivi che tenevano tutti a distanza, non era una persona interessata ai pettegolezzi e, questo, creava in Freya una sorta di rete di sicurezza che la facesse sentire al sicuro ma, ammettere quello che sentiva ad alta voce, pur avendo la certezza che non sarebbe uscito da quella stanza, avrebbe fatto sembrare tutto reale, e non era pronta ad affrontarla, non con quelle premesse
    “Lui che ne pensa?” lo sguardo di Freya tornò a puntarsi su Michael, tendendo le labbra mentre la testa si inclinava appena e le sopracciglia si sollevavano. Andiamo, Harris era più sveglio di così!
    -Oh si, sai, dopo esserci fatti le treccine e una maschera alla bava di lumaca carnivora, ne abbiamo parlato a lungo e a fondo- Dragonov, il latin lover del castello, quello che bastava che schioccasse le dita per trovarne una nuova ragazza ogni sera, se solo Freya avesse accennato alla cosa temeva lo avrebbe visto saltare dalla torre di Astronomia pur di evitare l'argomento. No, decisamente non avrebbe sollevato l'argomento con lui, si sarebbe accontentata di vivere la cosa, qualsiasi essa fosse, così come veniva, improvvisando sul momento e osservando dove questo l'avrebbe portata, cercando di non crearsi aspettative
    -Una.. una relazione seria?- spesso, sulla Terra, avvenivano le cose più inspiegabili, episodi così assurdi da meritare studi specifici che richiedevano persino anni, e Mike poteva dirsi fortunato perché un fatto più unico che raro stava avvenendo in quella stanza, proprio li, davanti a lui: Freya arrossì appena, niente di esagerato, ma avvertì il sangue affluirle alle gote lasciando di sasso lei stessa, tanto che si sentì costretta a distogliere lo sguardo e puntarlo altrove, fissandosi sui poster alle pareti -Non ci avevo mai pensato in realtà- ed era sincera, non aveva mai preso in considerazione l'ipotesi, con nessuno, forse perché l'idea di basare un rapporto su segreti e bugie non la invogliava di certo a provarci, ma quella era una scusa che si poteva applicare a tutti tranne al bulgaro, per l'appunto. Voleva un'evoluzione nel loro rapporto? Ora che il Cacciatore le aveva fatto scoperchiare il vaso, era qualcosa a cui avrebbe dovuto pensare ma, per il momento, sembrava prematuro, anche perché una parte di lei era convinta che stesse succedendo tutto solo nella sua testa, Axel non le aveva mai chiesto altro oltre a quello che lei gli stava dando, e magari era giusto così
    -Non credo di volerci pensare per ora- ammise, infine, chinando il capo mentre i suoi occhi saettavano sul copriletto senza davvero guardarlo, frenetici mentre seguivano il flusso dei suoi pensieri. Non seppe quanto tempo passò prima di proferire ancora parola, sollevò il volto e sorrise al biondino quasi a voler dimostrare una pace interiore che non aveva -Va bene così, per ora- troppi pensieri per un'unica sera che, in teoria, sarebbe dovuta servire solo per carpire informazioni utili a quella strega della Scamander e, tra l'altro, non sapeva nemmeno se avrebbe dovuto esserle grata o meno per l'occasione ricevuta con Mike. Magari si, ma figuriamoci se glielo avrebbe mai detto, si sarebbe fatta strane idee e poi avrebbe creduto che le doveva un favore. Il rischio era troppo grande
    -Facciamo così- se c'era una cosa, tra tutte, che Axel era stato in grado di insegnarle indirettamente, era proprio sviare le domande -Un giorno ti racconterò un sacco di cose curiose e affascinanti, ho parlato fin troppo per una sera sola- non era ancora pronta a rischiare di perdere anche Mike.
    -Mai pensato ad un percorso di terapia?- non ci stava, proprio no. Non conosceva il passato dei due fratelli, non poteva sapere esattamente cosa avesse passato il maggiore dei due, non era a conoscenza di quanto stronzo potesse essere il padre di cui Mike non sembrava avere una buona opinione, e da una parte poteva capire anche il suo tentativo di giustificare gli atteggiamenti del moro ma, per quanto si trovasse nell'ignoranza più totale, quelli erano dei discorsi che non facevano per lei. Era combattuta se dire o meno il suo reale pensiero per non rischiare di ferire l'amico su un argomento per lui, evidentemente, sensibile. Eppure tutti, chi più e chi meno, avevano passato situazioni difficili, per non dire di merda, e se avesse dovuto trattare male una persona per ogni volta che mammina e papino l'avevano trattata male, per usare un eufemismo, allora non sarebbero bastati gli studenti del castello.
    “Non può farne a meno” Era facile legittimare un atteggiamento riversandone le colpe ai traumi subiti -Non può o non vuole? Perché, Mike, alla fine penso sia una scelta- manipolatore, crudele, o qualsiasi altro termine avesse per descrivere il signor Harris, l'opzione di seguire il suo esempio restava nelle mani di David e sue soltanto. Possibile che si fosse accontentato dell'alternativa più semplice? Forse si, ma chi era lei per giudicare visto quanto aveva appena ammesso a se stessa di provare verso Axel, e scelto comunque la strada meno ostica restando in silenzio? Ascoltò le restanti parole del verde-argento, pensierosa, senza perdersi una virgola persino delle sue espressioni abbattute
    -Non smettere di cercare, io con i miei fratelli non lo farei- poteva solo augurargli di arrivare, un giorno, ad avere un rapporto come il loro -Puoi anche prenderlo a schiaffi se serve, tra fratelli si fa- ridacchiò cercando di stemperare il momento. E quale modo migliore se non cambiare argomento in via direttissima? Inscenò una recita degna di un oscar, si sarebbe fatta grasse risate se mai il piccolo Harris si fosse bevuto la storia su Rain ma, purtroppo per la Svedese, Michael non era così facile da intortare con un mezzuccio del genere. Peccato, sarebbe stato divertente vedere come si sarebbe comportato con la sua compagna di stanza se avesse creduto che, Rain, era innamorata di lui. Era strano immaginare il biondino in una relazione, lui così silenzioso, l'altra così, bo, esagitata come tutti i Grifondoro, era naturale per Freya chiedersi di cosa mai parlassero o se, con lei che rappresentava qualcuno di speciale per lui, fosse diverso e meno glaciale. Ora che lo sapeva, era certa li avrebbe osservati da lontano solo per soddisfare quella sua morbosa curiosità ereditata da non sapeva bene chi
    -Visto come mi guarda- e ridacchiò ricordando tutte le squadrate che la nanerottola le rifilava ad ogni occasione -Credo tu possa dormire sogni tranquilli. Però, Mike, non credevo fossi un tale seduttore- continuò a sorridere prendendolo bonariamente in giro. Michael, proprio lui, il pacato e taciturno ragazzo ombroso, un seduttore fatto e finito. Questa era bella, era una di quelle situazioni in cui rimpiangeva non possedere un mantello dell'invisibilità solo per seguirli e farsi i fatti loro lasciandoli, per l'amor del cielo, nel momento in cui avessero iniziato ad amoreggiare. Quello era un segreto che non si sarebbe spinta a voler conoscere.
    -Merlino, Mike! Sul serio non ti è venuto nemmeno in mente?- certe volte, quel ragazzo, riusciva a farle cadere le braccia. La Riis era consapevole di girargli spesso attorno, di abbracciarlo e rifilargli anche un bacio sulla guancia ogni volta le venisse voglia o volesse solo dargli fastidio, per lei era ovvio che la cosa potesse dare fastidio alla sua ragazza ma, come a lui il pensiero non lo avesse nemmeno sfiorato, faceva ben capire l'innocenza che avvolgeva il misterioso ragazzo che, nonostante il cervello funzionante, era un caso disperato come tutti quelli del suo stesso sesso. Le sopracciglia si arcuarono in modo naturale mentre il biondo si incespicava sulle sue stesse parole, faceva quasi tenerezza vederlo in difficoltà e, la bruna, faticava a non scoppiargli a ridere in faccia. Si trattenne, solo per evitare di affossarlo di più nella sua riscoperta mancanza di empatia
    -Rilassati, Michael. Sei carino, ma nemmeno tu mi interessi in quel senso- arricciò il naso al pensiero che ci fosse qualcosa tra loro e si, Mike era un gran bel ragazzo, ma non lo aveva mai guardato in modo che esulasse dal mero rapporto d'amicizia che già avevano e, per lei, era perfetto così. Senza contare che, la sua testa, era proiettata verso altri lidi. Lidi frastagliati, scivolosi, forse anche dolorosi, ma così stavano le cose in quel momento.
    Si0WQ
    “Credo di esserne innamorato” la facilità con cui lo ammise fece ammutolire la ragazza che, per tutta risposta, si limitò a fissare lo sguardo in quello di lui. Sarebbe stato bello, un giorno, provare quelle stesse cose, e ammetterle con quella semplicità genuina da farle solo invidia -E lei lo sa?- figuriamoci. Ammetterlo era una cosa, rivelarlo alla diretta interessata era un altro paio di maniche, e Mike non era per niente sveglio in questo senso -Dovresti proprio farglielo sapere, e chissà che non smetterà di avercela con me!- comunque un proprio tornaconto ci voleva. Era stanca, sembrava che tutto in una volta il peso di quella giornata le fosse piombato addosso. Sentiva gli occhi pesanti e il pensiero di dover affrontarne un'altra, identica, l'indomani, la metteva già di cattivo umore. Si alzò, incamminandosi verso l'armadio e cominciando l'opera di svestizione
    -E non guardare, pervertito!- gli intimò mentre questo la riprendeva quasi avesse combinato un guaio. Uomini, non erano mai contenti.
    -Sono simpatica e tenera- lo rimbeccò mentre si accomodava sotto le coperte del grande letto a baldacchino in cui sarebbero stati comodi anche in due e senza sfiorarsi. La richiesta di una favola della buonanotte arrivò spontanea, magari come quelle che suo padre era solito raccontare e leggere a lei prima di cominciare a causargli repulsione, di quel periodo in cui era ancora umana per lui, di quando aveva un valore ma, certo, non si sarebbe aspettata che lui accettasse, e ancora più certamente, che nominasse i Licantropi anche solo per pura casualità. O forse no? Perché quelli, tra tutti? Perché si voltò verso di lei dopo averli nominati? Gli occhi della lupa si dilatarono appena, un'ombra di terrore li attraversò prima di riprendere il suo naturale self control e voltarsi a sua volta sul fianco per fronteggiare l'amico, supponeva, ignaro della sua condizione. O così sperava.
    -Licantropi- enunciò infine con un mezzo sorriso -Ho sempre avuto un debole per gli incompresi- e, non di meno, avrebbe voluto vedere in che modo ne avrebbe parlato.



    Edited by -RedFlag- - 13/12/2023, 16:45
     
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping
    mike
    Mike. Pura apparenza. Per anni era stato costretto a mascherare la sua vera essenza. Appariva distaccato. Freddo. A tratti incurante dei sentimenti di coloro che, nonostante la sua apatia, si ostinavano ad orbitargli intorno, come se si sentissero in dovere di cambiarlo. Nessuno, però, si era mai domandato il perché di quell’atteggiamento algido. Forse per mancanza di interesse nei suoi confronti? Chi lo poteva dire con certezza. Concretamente non gli era mai importato niente di essere interrogato in merito al suo stato d’animo ma, ultimamente, le circostanze avevano subito una radicale mutazione. Si sentiva debole. In balia di emozioni che neanche era sapeva di riuscire a provare. Il suo arrivo ad Hogwarts, le nuove conoscenze e l’appena accennato riavvicinamento a suo fratello, l’avevano indotto a credere di non avere la benché minima idea di quale fosse la sua vera natura, prescindendo da quella evidente, incisa a fuoco nel suo DNA. Abbassò per un attimo lo sguardo sul materasso, chiedendosi se quella ragazza, all’apparenza spavalda, una volta venuta a conoscenza delle azioni deplorevoli da lui messe in atto, sarebbe rimasta lì a parlare del più e del meno come se nulla fosse stato. Dubitava fortemente ma, al momento, non riteneva necessario metterla al corrente di ciò che lo aveva reso un assassino. A lei non avrebbe mai e poi mai fatto del male. Al contrario, lei era una delle persone per le quali avrebbe lottato fino all’ultimo sangue, per liberarli da un male capace di radicarsi nelle viscere più profonde di quel mondo corrotto. I sensi di colpa lo paralizzarono quel tanto che bastava per attirare l’attenzione e, quando se ne accorse, cercò di scuotersi, focalizzandosi su un argomento che, per quel che lo riguardava, poteva definirsi accomodante. Non per Freya, ovviamente. Chiamata a porre sul tavolo da gioco le sue carte, forse troppo intime per essere svelate con così tanta leggerezza. O forse no. La impalò con un’occhiata, in risposta al sarcasmo utilizzato per nascondere la sua poca audacia nell’entrare a conoscenza delle idee scaturite nella controparte di suo interesse. Un male necessario. Meglio una scomoda verità, che vivere nell’illusione. No? Non condivideva quel modo di affrontare gli ostacoli ma, in quel momento, vestiva i panni dell’amico comprensivo. Quello libero da ogni forma di giudizio. Si limitò a piegare la testa. Il suo sopracciglio schizzò all’insù, mostrano un flebile disaccordo ma non si azzardò ad imboccare quella strada senza uscita. Aveva imparato a sue spese a non mettersi contro a una donna. Mai. In nessun caso. Attese che l’opera di auto convincimento giungesse al termine e poi fece un sospiro, prendendo la parola. “Hai paura?” Domandò senza alcun filtro. A quell’età sarebbe stato fin troppo facile confondere una stupida infatuazione con il vero amore. Doveva ammetterlo, era proprio ciò che temeva fosse accaduto a Grace. Se il sentimento provato dalla Grifondoro non fosse stato altro che una parvenza di innamoramento? Una semplice illusione, pronta ad essere distrutta da quella che, poi, si sarebbe rivelata la realtà dei fatti. Non si era sbilanciato. Non aveva calcato la mano e in estate era stato molto attento a non appropriarsi della sua prima volta, proprio per il terrore di divenire, improvvisamente, il suo rimpianto più grande. Il loro rapporto andava ben oltre la meta attrazione fisica. In quel caso sarebbe stato tutto semplice, anche porre la parola fine alla frequentazione. Quando, però, i veri sentimenti avevano fatto capolino nella faccenda, tutto si era rivoluzionato in maniera tale da non lasciare via di scampo. Almeno, non a lui. La sua glacialità aveva lasciato il posto a una passione destinata a bruciare a tal punto da imporgli una scelta. Lì. Davanti a un bivio, Mike, combatteva con i pro e i contro. Combatteva e soffriva. Indeciso sul da farsi e convinto di non essere i grado di risultare esaustivo in nessuno dei casi. “Rischiare fa parte del gioco.” La sua preparazione in materia, rasentava lo zero assoluto. Eppure, per qualche motivo, aveva deciso di cercare una sua ipotetica utilità nei tormenti della sua amica. “Ti va bene o è più facile?” Una differenza sostanziale. Quante volte aveva maledetto la decisione di cambiare vita? Se solo non avesse raggiunto David per la sua sete di vendetta, in quel preciso istante non gli sarebbe importato nulla di ferire coloro che, in chissà quale maniera, erano riuscite a far breccia in quella stupida corazza che si era assicurato di cucirsi addosso, proprio per non essere scalfito da niente e da nessuno. Una stupida utopia. Nei suoi calcoli avrebbe dovuto includere quella dannata variabile ma, proprio come avrebbe fatto David, si era concesso una leggerezza che si era, poi, rivelata fatale sotto molteplici punti di vista. “Andiamo, Frey!” Possibile non avesse mai pensato a un’ipotetica relazione? Proprio lei. Bella. Intelligente e con parecchi pretendenti al suo seguito? No. Non gliel’avrebbe data a bere. “Tempo al tempo. Le cose fatte di fretta non portano a nulla di buono!” Voler conoscere una persona a fondo, prima di sbilanciarsi era pur sempre un sacrosanto diritto di ognuno. Ecco perché, quando era venuto a conoscenza della relazione intrapresa da suo fratello con il capitano della squadra di quidditch rosso-oro, amica di Grace, le sue perplessità non erano rimaste latenti per troppo tempo. Halley non aveva la benché minima idea di che guaio si fosse intromesso nella sua placida esistenza. David, al contrario, sembrava trarne beneficio ma in che modo? Attraverso un’omertà che avrebbe pagato cara, una volta trapelata a verità. Ripensare alle Grifondoro lo metteva a disagio. Come avevano potuto comportarsi in quel modo? Mossi da quell’egoismo tipico degli Harris? E se non fossero stati in grado di proteggerle? Come avrebbero fatto? Sarebbero stati pronti a dichiarare guerra a colui che li aveva generati e plasmati a sua immagine e somiglianza? Beh. Non del tutto, fortunatamente. Domande che avrebbero, prima o poi, trovato una risposta. In ogni caso, l’astuta figlia di Salazar, gettò tutto sulla battuta, uscendosene con la sua solita indifferenza quando non si giocava a suo favore. “Vuoi che tra noi vi sia ancora un alone di mistero?” Forse si trattava proprio del segreto per un’amicizia duratura. “Mi pare giusto!” Tagliò corto, così da non rischiare di sconfinare in territori che, ancora, non trovava utile vagliare. Certo. Peccato che la sua bontà di cuore li riportò su un binario a lui sfavorevole. Il rapporto conflittuale con David. Che dire?
    ”Mai pensato a un percorso di terapia?” Una soluzione come un’altra, se solo fossero state persone normali, cresciute in un contesto normale. Loro invece? Non aveva ricordi nitidi su momenti felici vissuti durante l’infanzia. Nessuno. Il vuoto. Più ci pensava e più comprendeva che, forse, non ve ne fossero affatto di degni. Un po’ triste, sì. Ma ci era abituato. Fece spallucce, come per voler tralasciare quell’aspetto ridicolo. “Me lo vedo. Davanti a un terapista.” Come una coppietta di mezza età, impegnata a colpevolizzarsi l’uno con l’altro solo per la smania di volerla vinta. “Ci sto mettendo tutta la buona volontà!” Ammise a mezza voce. In fondo si stava davvero impegnando ad andarci incontro e consigliarlo nei suoi momenti “particolari”. “Non credo in una sua possibile redenzione.” Neanche per mano delle Wheeler. Suo fratello era ciò che era e, ne era certo, gli piaceva esserlo. Stronzo. Manipolatore. Giocava con la vita delle persone credendo, ingenuamente, di farla franca. Ma no. Prima o poi sarebbe rimasto solo a leccarsi le ferite che la vendetta, senza alcun dubbio, gli avrebbe procurato. “Non è altro che insicuro.” Un problema abbastanza grave per un tipo come lui. “Ha già scelto! Il mio intervento non servirebbe proprio a niente.” Anzi, probabilmente avrebbe solo peggiorato la situazione. Tutto sommano non aveva tutti i torti. Parecchie volte, in tenera età, si erano ritrovati ad azzuffarsi per futili motivi. Con il passare degli anni le cause dei loro conflitti si erano fatte decisamente più importanti e di difficile risoluzione. “Sono per la diplomazia ma ammetto che i nostri problemi di comunicazione sono d’intralcio, per utilizzare mezzi convenzionali!” Prima di accoltellarlo nel sonno, Mike, ricordava di aver provato ad avere un dialogo costruttivo con quel fratello che lo credeva la causa scatenante della riluttanza materna nei suoi confronti. Per David il problema erano sempre gli altri. Non lui. E stava proprio lì il suo errore di valutazione. Il momento serietà lasciò lo spazio a qualche cosa di più ostico. Districarsi nei casini esistenziali? Facile se ci si aveva avuto a che fare per diciotto anni. Ma quando si entrava in campo sentimentale. L’ignoranza regnava sovrana. Infatti non si era minimamente reso conto del possibile astio di Grace nei confronti della mora. Ancora una volta la sua espressione si fece dubbiosa. In vita sua era stato con altre ragazze ma il livello di coinvolgimento non era mai stato tale da destare preoccupazione. In quel caso, però, iniziava a non comprendere più come gestire la situazione, senza risultare un completo idiota. “Credevo che baci e abbracci fossero usanza della gente locale.” Ironizzò. “Sai, nel Bronx non siamo abituati a gesti di questo calibro,” Sicuro non nella sua famiglia. Non poteva dire di essere stato viziato. Nonostante sua madre l’avesse trattato sempre con un occhio di riguardo, non si era mai soffermata a regalargli gioie di quel tipo. Gioie di un normale bambino in tenera età. Le sorrise sinceramente per averlo strappato a quel suo attimo di imbarazzo. “Sei attratta dai cattivi ragazzi, dimenticavo!” La prese palesemente in giro, alludendo al discorso inziale e al suo protagonista. Dragonov sembrava così gettonato. Eppure l’aveva notato spesso in compagnia della rossa, sua compagna di stanza. Che se lo smezzassero? No. Non doveva essere un modus operandi di Freya. Forse della Scamander. Ce la vedeva di più, effettivamente. Mai dire mai e poi vi era sempre quell’ombra che aveva deciso di mantenere, per ravvivare l’amicizia. Forse un giorno gli avrebbe confessato di essere la regina dei Draghi o chissà quale astrusa creatura selvatica. Chi poteva mai sapere cosa si celasse dietro quella tormenta. Non come lui. Mente semplice che andò a svuotare il sacco in poco meno di un istante. Ammetterlo non fu così complicato. “No!” E come poteva esserne a conoscenza? L’atteggiamento del biondino era pur sempre quello di un anaffettivo del cazzo ma, d’altra parte, si era adoperato più e più volte per dimostrarle con i fatti quanto ci tenesse a lei, più che con le semplici parole che, a parer suo, lasciavano il tempo che trovavano. “Forse dovrei…” Se solo ne avesse avuto il coraggio. Lui. Mannaro di professione, si trovava disarmato davanti alla sua ragazza? Impossibile. Eppure era proprio un dato di fatto imbarazzante. “Ci guadagneremmo tutti quanti.” La verità era pur sempre gradita. “Oppure potrebbe mandarmi al diavolo ma lasciare il tutto intentato, sarebbe stupido!” Mica poteva predicare bene e razzolare male.
    Non fece in tempo a ribattere che Freya, mossa da chissà quale sagace idea balenata all’improvviso, si infilò la sua maglia, denudandosi praticamente davanti ai suoi occhi. Fece in tempo a voltarsi e, così, il pericolo fu scampato. “Sei una pazza furiosa!” La corresse con una nota di divertimento nel tono di voce. E poi? Poi la richiesta della favola della buonanotte. Come previsto, la Riis, scelse l’argomento che più gli importava. Licantropi. Che vi era di meglio per addormentarsi al tepore di quel letto comodo ed invitante? Assunse un’aria sera e si voltò versò di lei, poggiando il gomito sul cuscino e reggendo la testa con il palmo della mano. “Quindi credi che siano solo creature incomprese?” Stava giocando con il fuoco. Eppure quel fardello lo stava schiacciando. Gli importava, in qualche modo, il parere della sua amica. “Sfortunate, insomma.” Lui lo era stato. Nascere con quel fottuto gene, beh, non lo avrebbe augurato neanche al suo peggior nemico.
     
    .
  13.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    871

    Status
    spymode

    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


    SjVmh
    Una sorpresa, decisamente una sorpresa quel modo cortese con il quale il Serpeverde la stava indirizzando verso quel ginepraio che erano i suoi sentimenti inespressi che avrebbe voluto lasciare anche insondati. Sapeva che erano li, appena visibili sotto la superficie che non voleva infrangere e sotto cui nascondeva ogni argomento che, per un motivo o per un altro, le risultava scomodo. Non si sarebbe aspettata un interessamento da parte di Mike, men che meno dei consigli ma, con quel suo modo di affrontare ogni tema in punta di piedi, non risultava mai fastidioso né invadente. Tuttavia era scomodo, per una volta che avrebbe preferito trovarsi a chiacchierare con il silenzioso Mike, si era invece ritrovata con un chiacchierone, faceva domande persino sensate, era diventato curioso e, così facendo, incastrava Freya in una spirale di pensieri che non era pronta ad accettare. Non ancora. Sentiva qualcosa per Axel, di questo ormai ne era consapevole, ma non era chiaro quanto fossero radicati in lei o facili da estirpare, perché era a questo che puntava la brunetta: fare in modo di sopprimere quel suo sentire ma, per farlo, avrebbe dovuto troncare ogni rapporto con il bulgaro, riportandolo ad una più discreta conoscenza che li avrebbe confinati a semplici compagni di Casa e di squadra. Tuttavia era consapevole che, anche se era quello che avrebbe dovuto fare, non era quello che avrebbe voluto. Seppur non potesse certo dire di conoscerlo come le sue tasche, Axel era quell'angolo comodo, anche sicuro, in cui potersi liberare di ogni costrizione imposta dalla società perbenista e fin troppo spaventata dall'ignoto. Era difficile rinunciarvi, soprattutto se a questo si sommavano le altre qualità del ragazzo che era riuscita ad apprezzare.
    “Hai paura?” Freya sembrò pensarci su, presa in contropiede da quella domanda così diretta, non sapendo bene cosa rispondere. Paura, difficile a dirsi. Di cosa, per l'esattezza? Di non essere ricambiata? Di essere solo una visita di passaggio nella sua camera? No, non era qualcosa che temeva, soprattutto perché era convinta che fosse così, già lo sapeva. Il moro non le aveva mai fatto credere fosse qualcosa di diverso da quello, non l'aveva illusa con parole o gesti che non avevano mantenuto le aspettative anzi, le parole, non erano nemmeno il punto di forza del bulgaro silenzioso. Sorrise a quel pensiero, per assurdo era una delle cose che le piaceva -Per il momento no- ammise sicura. L'unica cosa che la poteva preoccupare era che quel piacere, quei sentimenti ancora in fase embrionale, crescessero e che, alla fine, si illudesse da sola che sarebbe potuto diventare qualcosa di più ma, ancora, si sentiva forte del fatto che non sarebbe potuto succedere
    -Rischierei se avessi un motivo per farlo ma, almeno per ora, è solo un gioco- una mezza verità con cui sarebbe riuscita a convivere, sminuendo il suo sentire, tenendolo piccolo e contenuto, mettendosi dei limiti per salvaguardarsi e realizzando, solo in quel momento, che nonostante Axel fosse la persona con cui potesse sentirsi più libera in assoluto, persino con lui non sarebbe potuta esserlo del tutto. Anche con lui avrebbe dovuto governarsi, darsi un freno, così da non arrivare a credere in qualcosa che dubitava ci sarebbe mai stato, così non finire per pensare di potersi affidare a lui, creandosi fantasie che si sarebbero poi sfracellate al suolo. Tra maledizione e genitori, Freya aveva già perso tanto e, ormai, era arrivata alla conclusione che fosse meglio non avere altro, così da non rischiare di perdere ancora -Mi va bene ed è più facile, una cosa non esclude l'altra, Mike- sorrise risoluta al biondino che, per assurdo, sembrava spronarla per ottenere qualcosa di più. Lui, l'apatia fatta a persona, che la invitava ad un salto nel vuoto, al rischio, a parlare. Cos'era successo a quel biondino riservato e schivo? O meglio, chi era capitato a quel biondino riservato e schivo da averlo cambiato così tanto? Parlava di relazioni serie, ma Merlino! Aveva solo diciotto anni, aveva tempo per fare tutto, o così avrebbe dovuto credere Mike, nonostante Freya sapesse che non fosse così. Non aggiunse altro sulla questione, abbracciando l'arte del silenzio che i due Serpeverde, il moro ed il biondo, perpetravano con così tanta maestria, limitandosi a sorridere così come fece quando parve risentito per il suo non essersi sbottonata portando alla luce cosa di diverso ci fosse lei. Aveva ragione Harris junior, meglio mantenere un alone di mistero per il momento, cambiando argomento e spostandolo più su di lui -Sei diverso, Mike. Da quando ti ho conosciuto, intendo- una constatazione a cui era già arrivata, ma che non era sicura il verde-argento avesse realizzato -Qualunque cosa sia, o chiunque sia, ti ha fatto bene- gli rivolse un'occhiata maliziosa che avrebbe preparato il terreno per quello che sarebbe arrivato solo in seguito, realizzando così lo scopo iniziale per cui era approdata nella sua stanza ma, si sa, per raggiungere ciò che realmente si vuole si doveva prima attraversare una rete di fitti ostacoli poco piacevoli che sarebbero serviti allo scopo. In questo caso, una chiacchierata su David, suo fratello. Quel ragazzo non era comprensibile, ma non in un modo curioso come per Mike o Axel, semplicemente non vedeva logica nel suo modo di fare o in quello che diceva e, per Freya, la mancanza di logica era uno scoglio troppo grande da superare. Non aveva mai avuto modo di approfondire la conoscenza con lui ma, il suo atteggiamento, non le faceva venire alcuna voglia di farlo. Se già lei non aveva un grande interesse nello scoprirlo, dall'altra parte il maggiore dei fratelli sembrava proprio dello stesso avviso, e non solo verso di lei, ma verso chiunque. Da quello che aveva avuto modo di vedere, l'unica cosa di cui gli importava era trovare un buco per sfogare le sue frustrazioni, non era nemmeno sicura che per lui avesse avuto importanza di chi fosse quel buco, finché avesse avuto modo di portare avanti le sue maialate. Persino nelle rare interazioni che aveva avuto modo di vedere con il fratello minore sembrava mancare quella voglia di sanare il rapporto contrastante tra i due, e a giudicare da quello che Mike le raccontò, vi sarebbe stato tanto da rimettere a posto. Sembrava che il moro facesse di tutto per starsene da solo e, se quello era il suo desiderio, lo avrebbe accontentato volentieri, seppur uno sforzo da parte della ragazza se lo sarebbe guadagnato solo per l'affetto che la legava a quel biondino bisbetico che aveva deciso di metterla in difficoltà tutta la sera. Gli Harris erano malefici, chi in un modo, chi in un altro
    -Redenzione, ma quella deve partire da lui, non puoi certo portarcelo tu- corrucciò le sopracciglia incontrando lo sguardo del ragazzo che sembrava farsi carico dei problemi del maggiore -Che sia insicuro è evidente a tutti, puoi solo decidere di essere presente se e quando deciderà di darsi una svegliata- sperò solo che Michael non ci restasse poi troppo male se questo non fosse avvenuto. Da parte sua, poteva augurargli solo che le cose si sistemassero, soprattutto vista la famiglia disfunzionale di cui le aveva parlato. Lo capiva bene, e non sapeva che avrebbe fatto se non avesse avuto al suo fianco Oliver e Logan. Anzi si, lo sapeva, perché ci aveva provato. Non era ancora chiaro se fosse loro grata o meno per averla aiutata, o salvata per meglio dire, era triste ammettere di non aver ancora chiaro se ne fosse valsa la pena oppure no. Ciò che sapeva con sicurezza era che, da quel giorno, aveva lottato a modo suo per diventare più tenace, mettersi una corazza come lo era quel suo modo repentino di cambiare umore e saltare da un argomento all'altro per evitare di sentirsi scomoda. Voleva sentirsi forte, solida, mai più fragile, aveva capito che i deboli non potevano scegliere neppure come morire.
    Mike, così serio e risoluto, e al tempo stesso così stupido. Tipico del genere maschile che non capiva cosa passasse per la mente di una ragazza, soprattutto se in preda agli sbalzi ormonali e ai picchi sentimentali. Come potesse non aver pensato, nemmeno una volta, che vederlo vicino ad altre ragazze potesse infastidirla era, per Freya, qualcosa di assurdo -Sei un caso disperato- si portò una mano alla fronte sospirando e facendo mente locale di tutto quello che avrebbe dovuto spiegargli per diventare un ragazzo migliore per quella povera biondina, pure se le aveva sempre riservato sguardi astiosi e pieni di rancore. Se solo uno sguardo avesse potuto ferire, la Riis si sarebbe trovata in infermeria piuttosto spesso grazie a Grace. O almeno sarebbe successo se non fosse stata in grado di guarirsi da sola -Bronx!- scoppiò a ridere in faccia al ragazzo senza riuscire a trattenersi -Ti prego! Non puoi dire New York? O America? O qualsiasi altra cosa? Merlino, quel nome è così ridicolo- continuò a ridacchiare da sola. Sarà stato anche il quartiere dove era nato e cresciuto, ma faceva troppo ridere per dirlo ad alta voce. Al suo posto avrebbe evitato quella parola come la peste -Ma se ti aspetti che da oggi smetterò di abbracciarti ti sbagli. Piuttosto dille che non c'è niente, che mi vedi come un amico (?)- per quanto carino e di piacevole compagnia, era quello il modo in cui vedeva il piccolo Harris in quel momento. La sua testa si era lasciata prendere da un altro ragazzo altrettanto problematico, due sarebbero stati troppo persino per lei -In realtà non troppo, i cattivi ragazzi sono così noiosi e tutti uguali- per quanto strano, e burbero, e a tratti dispotico, trovava Axel più buffo che cattivo. Non aveva i tipici modi dei ragazzi apprensivi e pacati, era scostante con chi voleva, ma sapeva essere gentile a modo suo, e lo aveva dimostrato in più occasioni. Al massimo poteva considerarsi una privilegiata per averlo notato.
    -Ma smettila, non ci tenesse nemmeno le importerebbe di vedermi vicino a te. Dovresti proprio dirglielo- ammise prima di iniziare il cambio d'abito che aveva appena ideato. Non era quello il piano iniziale, sarebbe dovuta entrare, fare le sue domande, e poi andare a riferire il risultato alla sua amichetta dalle gambe allegre, ma aveva sempre apprezzato i pigiama party. Si infilò nel letto del malcapitato Serpeverde con tutte le intenzioni di restarvi e di addormentarsi con una favola della buonanotte, nonostante il tema non fosse proprio ciò che la rilassava più di ogni altra cosa. Si girò supina, evitando così lo sguardo del ragazzo, puntando ai tendaggi che li sovrastavano e pensando a cosa dire senza rivelare troppo -No, non penso che siano solo creature incomprese, ma penso che siano anche quello- sospirò appena. Era un argomento difficile -Penso che possano essere delle bestie crudeli se cedono agli istinti che devono sentire, ma rimane una loro scelta. A parte quelle tre notti, sono solo.. persone sfortunate- si strinse le spalle prima di voltarsi di nuovo ad osservare quel viso impassibile con la coda dell'occhio -Voglio dire, solo perché tutti pensano che siano dei mostri crudeli, non devono esserlo per forza, no?- una domanda all'apparenza retorica, che tuttavia cercava solo una conferma nei lineamenti dell'altro. Si mise comoda chiudendo finalmente gli occhi stanchi e rimanendo in attesa di un racconto -Vai, ti ascolto. Vedi di non russare dopo, però!- come finire in grande stile una giornata pesante.


    Conclusa :pipa:
     
    .
12 replies since 20/9/2023, 09:13   203 views
  Share  
.
Top
Top