Lezione di Incantesimi A.S. 2022/2023 (dal IV in su)Luogo di ambientazione: Indocina

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    Prof.ssa Olivia "Liv" Vane

    – La ringrazio ancora per aver accettato di affiancarmi, a questo giro. Spero, in realtà, che non ci sia bisogno di disturbarla, e che possa semplicemente godersi questa piccola avventura dall’altra parte del mondo. – sì, davo ancora dei Lei a Warmswizzler, il bibliotecario; nonostante fossero passati mesi da quella prima sera in cui ci eravamo tanto aperti l’uno con l’altra – qualcosa di così inaspettato – non avevamo ancora oltrepassato quello step che mi avrebbe permesso di manifestare una maggior confidenza nei suoi confronti, nonostante non potessimo certo dire, ormai, di essere degli estranei. Oltre alla mia abitudine di passare molte ore in biblioteca durante la settimana, infatti, avevamo iniziato a lavorare su un progetto ormai diventato comune a entrambi: la realizzazione di un incantesimo folle, forse persino impossibile da realizzare. Eppure, insieme, ci mettevamo una passione tale che forse non ne importava poi molto la riuscita, in quanto il viaggio fosse già di per sé “speciale”; a ogni passo in avanti che facevamo – perché per fortuna c’erano – la nostra gioia era incontenibile, tanto da sembrare due bambini che condividevano un segreto nascosto al mondo. Era una cosa soltanto nostra, qualcosa che ci aveva persino legati un po’, a quel punto, tanto che era stata la prima persona a venirmi in mente quando avevo constatato sarebbe stato utile un eventuale aiuto esterno, a quella lezione così “importante”: avrebbe, infatti, dimostrato quanto gli studenti avessero appreso durante l’intero anno, una sorta di “prova finale”. L’uomo, dal canto suo, aveva accettato senza farselo ripetere due volte, dimostrando sempre così tanta gentilezza e disponibilità nei miei confronti; eppure vi era sempre quell’alone di profondo rispetto che ricopriva ogni nostra interazione, un rispetto totalmente sincero che mi veniva del tutto naturale dimostrargli, difficile da “mettere via”. Era di certo, inoltre, l’occasione perfetta per fargli provare qualcosa di diverso lontano dalle mura di quel castello e, in particolare, della sua adorata biblioteca, che di certo non si sarebbe offesa nel permettergli di fare nuove esperienze; una carenza chiara nell’uomo, ma al quale non sembrava importare affatto.

    – I miei studenti hanno fatto passi da gigante, quest’anno: so che possono farcela. – assicurai al bibliotecario, portando avanti la nostra chiacchiera nel tragitto che andava dalla tavolata dei professori in sala grande al cancello del castello. Oltrepassato quello, guardai l’orario: mancavano ancora una ventina minuti alle 8:00 del mattino in punto, ma gli studenti avrebbero dovuto presentarsi prima del tempo, come da mia assoluta raccomandazione: avevano delle passaporte da prendere che, in caso di ritardo, sarebbero andate avanti senza di loro.
    – Vedrà, sarà divertente… Oh, ecco il primo! Buongiorno! – alzai una mano in direzione del primo studente, subito dopo seguito da altri due, finché man mano l’entrata del cancello non fu gremita di ragazzini ancora assonati.
    – Vedo che vi siete vestiti comodi, come vi avevo consigliato: bravissimi. – la mise scolastica, e in particolare il mantello e il tipo di scarpe, non sarebbero stati affatto idonei, né al clima né tantomeno al tipo di location scelto: si sarebbero sicuramente sporcati, bagnati e, più di tutto, avrebbero dovuto potersi muovere agilmente. Io stessa, per una volta, avevo optato per un dritto tubino nero, i capelli legati in un’alta coda di cavallo. Le temperature avrebbero reso difficoltoso sopportare qualsiasi strato in più.
    – Vedo che ci siete tutti, almeno credo: chi non c’è, si perderà una bella lezione. Peggio per loro. Per quest’occasione, ragazzi, abbiamo anche Kynthia Llolyd, del terzo anno: in quanto mia assistente personale, mi affiancherà anche lei, come il signor Warmswizzler, per questa lezione così diversa dal solito. Kynthia: le biglie, grazie – invitai la giovane ad iniziare a distribuire quelle che non erano altro che delle semplici biglie per giocare a “gobbiglie”, almeno all’apparenza. – Ragazzi miei, sono delle passaporte: ne riceverete una l’uno, che stringerete bene nel pugno in modo che, alle 8:00 in punto, potremo partire tutti senza lasciare nessuno indietro: in quel caso, suppongo che lo sfortunato tornerà alla propria sala comune con la coda fra le gambe. – estrassi dalla tasca le due biglie che avevo messo da parte, una viola e una nera, che porsi gentilmente al bibliotecario. Controllai per l’ultima volta il mio orologio da taschino, che tenni ciondolante ad altezza occhi con una mano, iniziando a contare: – Eccoci: cinque… quattro… tre… due… uno… –
    Le budella – come ogni altra cosa – si accartocciarono su sé stesse nell’atto del mio corpo di auto-risucchiarsi esattamente come una sorta di buco nero magico; questo si srotolò nuovamente alla volta della nostra nuova meta: l’Indocina.

    Il sole batteva forte, l’aria era umida, mista di odori che di certo agli studenti sarebbero apparsi del tutto nuovi, mentre una certa varietà di suoni arrivava alle orecchie di tutti: il frusciare delle foglie e degli altissimi alberi che delimitavano l’inizio di una giungla, lo scorrere dell’acqua alle nostre spalle, dove la striscia di terreno finiva (qualcuno si era smaterializzato direttamente piedi a mollo), uccelli tropicali del tutto estranei alla nostra terra di provenienza e una moltitudine di versi d’insetti non meglio identificabili; tutto questo faceva da sottofondo alle mie parole di benvenuto: – Vi trovate in Indocina, ragazzi, e sì, quest’oggi avrete quella che, con molta probabilità, sarà la vostra prima esperienza – e forse anche l’ultima – all’interno di una giungla. – spiegai ai ragazzi quello che era di certo l’ovvio, ma magari non tutti avevano messo bene a fuoco una posizione vagamente precisa. – Qui si terrà la seconda parte della lezione sull’elementalismo, un argomento che avevamo in parte trattato all’inizio del nuovo anno, ricordate? Spero di sì feci vagare uno sguardo serio e impassibile sull’intera classe, che di certo non avrebbe voluto deludermi dopo un’intero scolastico anno insieme. – Direi comunque di rinfrescare la memoria generale: chi si offre per illustrare alla classe ciò che ricorda su tale materia? Sono graditi molteplici interventi, soprattutto se quelli precedenti vengono considerati incorretti o incompleti. Per la Lloyd questa può considerarsi un’anteprima sul tipo di lezioni alle quali potrebbe assistere a partire dal prossimo anno. – un accenno di sorriso alla mia aiutante, di fianco a me, e diedi il via alla parola.

    Benvenuti ragazzi all’ultima lezione dell’anno dedicata ai bimbi dal IV anno in su (OFF gdr, mentre ON gdr ne hanno ancora per un bel po’).
    L’appuntamento ON gdr è il 5 Maggio, NON È IN CLASSE, ma oltre il cancello scolastico, entro e non oltre le 8:00 del mattino in punto. NON SARANNO AMMESSI RITARDATARI, NÉ ON GDR CHE OFF GDR. Dopodiché i bimbi stringono a sé la biglia che altro non è che una passaporta che li porterà tutti in Indocina, in una striscia di terra al limitare fra l’inizio di una giungla e la riserva di acqua dolce alle loro spalle. Il primo giro è piuttosto semplice: vi è richiesto soltanto di dire ciò che ricordate sull’argomento per rispolverarlo, visto che è la seconda parte di una lezione tenutasi a Gennaio o Febbraio circa.
    LA PROFESSORESSA HA RICHIESTO ESPLICITAMENTE UN ABBIGLIAMENTO COMODO.

    Giocate eventuali risposte coerentemente alle conoscenze che il vostro PG potrebbe avere in merito all'argomento trattato.
    Inoltre vi ricordo LO SPOILER, un elemento necessario che dovrà essere presente in OGNUNA delle vostre risposte.
    Esempio dello spoiler:

    “Nome, Cognome, la casa di appartenenza, l'anno frequentato, un velocissimo riassunto delle vostre azioni e/o interazioni con altri PG
    Esempio:
    Tizio Caio
    III anno, Dittorosa
    entrato in classe e risposto ad una delle domande, interagito con Pinco Pallo?”


    Per ogni mancato spoiler verranno sottratti dei punti alla casata del PG che non ha inserito lo spoiler.

    Avete la possibilità di rispondere fino a giorno sabato 13/05 alle ore 23:59; ricevete la mia risposta il 14/05.
    Anche in questo caso, verrà assegnato un malus alla casa di eventuali ritardatari.

    FOTO TIPO DELL'AMBIENCE (ne allegherò qualcuna ad ogni giro per rendere l'idea): un, dos, tres uno pasito adelante Maria.

    Accorrete numerosi bambolottihhhh

    Edit: specifico che la professoressa Lovecraft non è ancora presente a questo turno. La citerò a tempo debito.



    Edited by [bibliophile] - 13/5/2023, 19:22
     
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    Rey Shiny | 5° anno | Serpeverde


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    Sebbene era da molto tempo li a scuola, Rey aveva parlato tanto con poche persone.
    Ciò che la attirava di più alla fine era lo studio, e se non per il suo aspetto oscuro, il look dark e cose simili, nessuno si ricordava di lei, dopotutto a scuola si portava la divisa, e lei raramente si metteva del trucco.
    Anonima bomba ad orologeria, camminava per i corridoi quella mattina poco dopo aver mangiato la colazione a base di té nero ... e basta, come se potesse saziare, ma Rey mangiava così poco che era effettivamente sazia.
    Nei corridoi Rey camminava, per un primo momento senza meta.
    La sua mente era sempre fissa su difesa contro le arti oscure, sulla sua materia del cuore, non che il resto non le interessasse per nulla, ma non poteva essere paragonato.
    Infatti leggeva spesso i suoi appunti, colmi di informazioni tratte dai libri della biblioteca, il più delle volte informazioni su come fare incantesimi, specie da duello, o su creature oscure da affrontare, o oggetti maledetti e come riconosceri.
    Era al quinto anno dopotutto, la sua famiglia avrebbe voluto vederla come auror una volta uscita dalla scuola, la carriera da auror però non le piaceva, più a livello morale che altro, non aveva la minima intenzione di combattere i maghi oscuri, sebbene amava l'idea di base di combattere.
    La vera aspirazione lavorativa di Rey era l'insegnante, l'insegnante della sua materia preferita difesa contro le arti oscure, e avrebbe cercato di fare il possibile per avere quel posto un giorno, da qualche parte nel mondo.
    Chissà che voti bisognava avere, Rey aveva voti alti nelle materie dove si usava spesso la bacchetta, e ovviamente spiccava in difesa contro le arti oscure, ma sarebbe stato abbastanza per avviarsi verso la carriera di insegnante?
    Quella mattina Rey aveva le lezioni, per i corridoi camminava con il libro di incantesimi in mano e il taccuino degli appunti di incantesimi.
    In incantesimi, sebbene non era come difesa contro le arti oscure, Rey andava bene.
    Le piaceva come materia anche se a volte era noiosa, in classe stava prevalentemente in silenzio, raramente non capiva qualcosa e chiedeva, e ancor più raramente chiedeva approfondimenti, cosa che invece accadeva più spesso in difesa, il chiedere approfondimenti.
    Quel giorno non si sarebbe di certo persa le nuove lezioni, come ogni giorno ci teneva a partecipare a tutte le lezioni e apprendere il più possibile.
    Andò come richiesto, oltre il cancello, prima degli altri studenti, con un leggero sorriso in volto, in modo diligente e ordinato.
    Indossava la divisa scolastica, più comodo di questo alla fine non c'era, no?
    Incantesimi, materia di tutto rispetto, la seconda materia in cui andava meglio eccetto difesa contro le arti oscure, anche se quello che mancava alla fine, era la stessa quantità di passione. Ogni volta si imparava un'incantesimo nuovo ed a Rey non importava troppo quale incantesimo poteva essere, lo voleva apprendere, anche se a volte la spiegazione di quell'incantesimo risultava noiosa. Era sempre stata molto diligente nei compiti, ordinata e non chiacchierava mai, non tempestava la professoressa di domande ma era quasi invisibile, spesso al banco più vicino alla cattedra a prendere appunti, cosa più da corvonero che da serpeverde avrebbe detto sua madre.
    Ma alla fine una serpeverde poteva anche essere un po' quella che in classe veniva definita una secchiona, no?
    Rey ascoltò, in questa lezione ci sarebbe stata anche una studentessa e il bibliotecario, era una lezione particolare quella, già dalla scorsa volta ne aveva il sentore, e non vedeva l'ora di iniziare effettivamente la lezione con entusiasmo ben più evidente del solito.

    "Salve"

    Disse Rey educatamente, ad entrambi, dando alla fine del lei anche alla studentessa.
    Prese le biglie che stava distribuendo, chiedendosi quale incanto particolare avrebbero imparato, probabilmente avrebbero dovuto incantare queste biglie.
    La souspance era altissima anche se Rey non lo diede a vedere all'esterno, si studiava le biglie con attenzione mentre cercava di farsi venire in mente tutti gli infiniti incanti che nel corso di quegli anni aveva letto in biblioteca, ma la mente era così colma di possibili ipotesi convincenti da non riuscire a trovarne una più valida dell'altra.
    Fu solo quando la professoressa disse che erano passaporte, che Rey comprese.
    Sarebbero dovuti andare in un altro luogo, chissà che luogo, e dal suo viso si notò un gran sorriso.
    Alle otto in punto, seguendo la conta dell'insegnante, Rey si concentrò stringendo la biglia e tutto il mondo intorno a se incominciò a vorticare.
    Tutto sembrò accartocciarsi, per Rey era una sensazione strana, quindi pazzesca.
    Osservò attentamente fuori, ciò che sentiva nel suo corpo lo percepiva a livello mentale ma era come se non le desse fastidio, o avesse in qualche modo imparato a non farsi danneggiare da quella sensazione sgradevole.
    Il mondo sembrò risucchiato dentro qualcosa, per poi tornare tutto normale...ma tutto cambiato.
    Erano in un posto totalmente nuovo, immerso nella natura, si sentivano gli alberi, il rumore dell'acqua che passava, un fiume...
    Rey assaporò subito quei rumori rilassanti che volentieri avrebbe sentito prima di addormentarsi.
    Il luogo sembrava una giungla tropicale, si guardò intorno ancora, stupita e incuriosita, chiedendosi come mai erano stati trasportati in un luogo simile.
    Dopo un primo, breve sguardo al panorama, la professoressa iniziò a parlare, rivelando che eravamo in una giungla in indonesia.
    Indonesia?
    Se lo avesse saputo suo padre!
    La famiglia di Rey era in parte italiana, ma suo padre si era sempre rifiutato di farla andare a visitare l'italia, perchè troppo lontano. Se lo avesse saputo...
    A quel pensiero Rey ridacchiò appena, una beffa a suo padre era sempre ben accetta dato che non lo sopportava.
    Gli e lo avrebbe detto? Oh si che gli e lo avrebbe detto, con gusto anche.
    L'argomento poi venne a galla... l'elementalismo.
    All'inizio dell'anno lo aveva trattato, e a quel punto a Rey fu tutto chiaro.
    In quale luogo era più utile studiare gli elementi, se non in mezzo alla natura?
    Rey sorrise ancora, comprendendo lo scopo della lezione ed anche approvando in cuor suo, essendo che l'argomento era interessante, e quindi si sarebbe divertita.
    La professoressa chiese inoltre alla classe un ripasso, una delucidazione, cosa che Rey voleva lasciare a qualcuno di probabilmente più preparato di lei.


    Rey Shiny, Quinto anno serpeverde

    Arriva prima degli altri al cancello, non interagisce con nessuno per ora, si studia la biglia e quando si ritrova in indonesia si osserva intorno felice.
    Non risponde alla richiesta della prof di riassumere la precedente lezione credendosi non abbastanza preparata
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    A volte si chiedeva, come prima cosa appena aperti gli occhi, chi diavolo glielo avesse fatto fare di lasciare la comodità della sua casa per iniziare una scuola completamente nuova ad anno iniziato, con la consapevolezza di venir bocciati a fine anno come un somaro qualsiasi. Alzarsi quando voleva, colazione in camera, potersi dedicare ai propri interessi, relax totale insomma! Ecco, una cosa del genere era tollerabile per un mese, due al massimo, poi ci si frantumava le palle, almeno per lei era così. Non sarebbe mai stata in grado di sopportare quella vita, ecco perché non sarebbe mai stata adatta a fare la moglie trofeo di un uomo ricco, con l'unico compito di essere carina e sorridere rimanendo in casa a fare Merlino solo sa cosa, tipo sua madre. E a proposito della sua genitrice, ecco un altro motivo per mollare quella casa il più presto possibile per andare in Scozia a farsi segare a fine anno. Si sarebbe trasferita anche all'inferno piuttosto che stare un altro giorno a sopportare le occhiate che la donna le riservava. Ed infatti eccola li, con gli occhi ridotti a due fessure, pronta a fulminare chiunque avesse osato rivolgerle la parola prima di aver finito di bere il suo caffè, momento sacro della giornata. Quando sorseggiava quella bevanda corroborante, almeno cinque o sei volte al giorno, le altre persone dovevano mollarla e starle alla larga. Era il suo momento di massimo godimento, nessuno aveva diritto di rovinarglielo! In un luogo tanto affollato come Hogwarts, dove nemmeno le camere erano singole, era importante, per lei, prendersi i suoi spazi di solitudine e la colazione era uno di quei momenti in cui amava stare sola e non parlare con nessuno, avrebbe avuto tutto il tempo di socializzare e litigare nel resto della giornata. Posò la tazza ormai vuota sul tavolo, cominciando solo in quel momento a guardarsi attorno e prestare realmente attenzione a quello che succedeva e alle persone su cui posava di sfuggita allo sguardo: più o meno la stessa situazione di tutte le mattine, facce assonnate, facce disperate, un brusio timido rispetto a quello che si sentiva all'ora di pranzo e di cena ma, al contrario delle altre mattine, invece di prendere le solite scale che portavano ai corridoi con le varie aule, molti studenti stavano imboccando il portone per dirigersi all'esterno della scuola. La cosa più strana era vedere così tanti ragazzi senza la classica divisa in un giorno che non fosse nel weekend, ma ordini della Vane, e se per una volta poteva starsene comoda non se lo sarebbe fatta ripetere due volte. Per lei che aveva sempre caldo, fu scontato optare per un paio di pantaloncini e una semplice canotta, comoda era comoda e, una volta abbandonata la tavola di Serpeverde, si unì al gruppo che, come lei, si stava dirigendo ai cancelli per la lezione di Incantesimi.
    -'Giorno- salutò sia la professoressa che.. il bibliotecario? Ok, si, era un bel vedere e non se ne sarebbe lamentata, ma continuava a non comprendere il motivo della sua presenza. Magari sarebbe stata la cavia per i loro incantesimi, ma forse sarebbe stato meno crudele esercitarsi su un manichino. Ascoltò le parole dell'insegnante, per poi ringraziare con un cenno del capo la Grifondoro che le mise una palla in mano. Si rigirò l'oggetto tra le dita interessata, soprattutto quando apprese che altro non erano che passaporte. Bhè, che non sarebbero rimasti a scuola era stato evidente fin da quando vennero informati sul luogo dell'incontro, ora però restava da chiedersi dove aveva intenzioni di portarli. Giusto il tempo di fantasticare e ringraziare la giovane insegnante per la gita imminente, che si ritrovò a maledire tutti i suoi antenati, non appena i suoi piedi si ritrovarono belli freschi dentro l'acqua
    -Uooo!- si lasciò sfuggire suoni confusi mentre tentava di rimanere in piedi, e ci riuscì solo aggrappandosi al braccio destro di una ragazza bassina che, come lei era finita in mezzo all'acqua. Non ricordava nemmeno il nome della mora di Grifondoro, sapeva solo che era il vice della sua squadra di Quidditch. Non era la mora il problema, piuttosto Freya faceva abbastanza schifo a farsi degli amici, e ancora più difficile era per lei ricordare i nomi degli estranei, come al momento vedeva la maggior parte degli studenti del castello. Ma si sa come dice il detto, gli estranei non sono altro che persone che non abbiamo ancora traumatizzato, e da qualche parte bisogna sempre iniziare
    -Scusa, tesoro- optò per un nomignolo, così da non farsi subito riconoscere e spoilerare che non aveva idea di come avrebbe dovuto chiamarla, con un po' di fortuna qualcuno l'avrebbe salutata o cose del genere, e avrebbe potuto fingere di averlo sempre saputo. Ma poi anche no, le era servita per rimanere in piedi, non doveva mica invitarla a cena fuori! Che problemi si faceva.
    Indocina. Alberi, acqua, verde. Dove aveva già visto tutto questo? Ah si, a scuola, li dove c'erano un parco, una foresta e un lago. Scrollò le spalle ignorando il pensiero, era comunque carino viaggiare un po' e vedere altri posti, posti pieni di grossi ragni e fastidiose zanzare, ci avrebbe scommesso. Che gioia. Ma cercò di rimanere ottimista, mente permettendo. Uno sbuffo appena accennato le sfuggì dalle labbra alla domanda della professoressa, sull'elementalismo sapeva giusto le basi, ma era troppo presa a cercare di tirarsi fuori dall'acqua e dalla melma che avrebbe potuto entrarle nelle scarpe per perdere tempo a rispondere. In fin dei conti non era un'abilità che le competeva, non aveva grande interesse al momento.
    -Ehi- bisbigliò alla ragazza al suo fianco, ovviando di nuovo al problema non usando alcun nome -Hai un insetticida?- continuò sempre a bassa voce mentre la prof era presa a sorridere alla sua assistente. Si prospettava una lunga giornata.


    Freya Riis, V anno, Serpeverde
    Salutai la prof e il biblio all'arrivo e ringraziata Kynthia, si è smaterializzata direttamente con i piedi a mollo e si è aggrappata al braccio di Halley per non cadere con cui interagisce anche. Ascolta la domanda della prof ma sceglie di non rispondere.
     
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    Halley Wheeler

    Qual era il senso della vita? Soprattutto a quell’ora. Osservava la sua tazza vuota, attentamente, come se lì vi potesse trovare ogni risposta ai suoi dubbi. Ok, non so leggere i fondi di caffè. Amareggiata si arrese, consapevole di aver preso sottogamba la lezione di Divinazione che trattava quel tipo di chiaroveggenza. Che le importava, dopotutto? Il suo problema era ben più grave e non lo avrebbe risolto di certo, prendendosi una pausa dalla caffeina. Sbuffò mentre, in silenzio, volse lo sguardo alle sue compagna di stanza, anche loro intente a sorseggiare quel liquido poco magico ma ricco di sostanze in grado di tenerle sull’attenti per qualche ora. Quella mattina, dietro l’angolo, incombeva quella che aveva tutta l’aria di essere una gita fuori porta, messa a punto dalla Professoressa Vane la quale, in anticipo, li aveva pregati di indossare un abbigliamento comodo e pratico. Musica per le sue orecchie. Si alzò dalla sua postazione e dopo una rapida occhiata all’orologio richiamò l’attenzione di Aaron, il ragazzo entrato da poco nella squadra di quidditch, per sostituire Carrie che sembrava aver abbandonato la scuola per oscure motivazioni che non era mai riuscita ad approfondire. Si congedò dal resto del gruppo ed, insieme, uscirono dalla Sala Grande. “Spero di non aver esagerato.” Commentò, dando voce ai suoi dubbi riguardanti l’abbigliamento scelto per affrontare quella giornata la quale prometteva soddisfazioni. O forse neanche per il cazzo. Aveva imparato a non fare pronostici per evitare la delusone in caso, le cose, non fossero poi state di suo gradimento. In ogni caso, si era messa addosso i primi straccetti trovati sul fondo del suo incasinato armadio, ricco di capi che mai nella vita avrebbe potuto indossare con leggerezza. Un abito per ogni occasione, questo le era stato suggerito al principio, se non per poi accorgersi di avere una fissa sempre con le stesse tipologie in grado di porla a suo agio. Indossava una canottiera bianca -sovrastata da una camicia a quadri, sbottonoa- e un paio di fuseaux di colore nero e scarponcini camoscio il tutto in previsione di doversi immergere in chissà quale scenario insidioso. Lasciare scoperte le gambe, che mossa stupida e poi quei pantaloni le facevano un culo da urlo. All’ultimo legò i capelli in una cosa alta e il gioco era fatto. Fianco a fianco con il biondo, Halley, si avviò verso i cancelli che delimitavano la scuola, proprio come da istruzioni. “Sono curiosa. Dopo l’Africa mi aspetto di tutto.” E non era un bel presagio. Quel viaggio era stato un totale disastro, peggiorato anche dalla spiacevole situazione che si era andata a creare per colpa di David e il suo modo di fare violento. Senza contare la frustrazione che le aveva lasciato la visione avuta proprio in sua compagnia. Che importava? Le vie di Merlino erano pur sempre infinite, così come la sua rinomata sfiga.
    Ore 7.45. I dure ragazzi iniziarono a scorgere all’orizzonte alcune figure familiari già presenti sul luogo pattuito. “Qualcuno più in fissa di me per la puntualità!” Su quella non transigeva affatto, al contrario, si trattava di una delle mancanze di rispetto più grosse che un essere umano potesse porre in essere. Aumentò il passo, trascinandosi appresso il malcapitato compagno ed, in pochissimi istanti, raggiunsero l’allegra combriccola pronta a fuggire verso nuovi orizzonti. “Buongiorno!” Salutò i presenti, senza soffermarsi su nessuno in particolare, accorgendosi della presenza del Signor Warmswizzler. Un piacere per gli occhi. Che ci faceva con loro? Che fosse il compagno di vita della Vane? Il suo cavaliere dalla scintillante armatura, pronto ad intervenire in caso di pericolo imminente? Ma a che andava a pensare? Quante sciocchezze tutte in una volta però, doveva ammettere, che avrebbero formato una bella coppia in caso le sue supposizioni si fossero rivelate vere. A poco a poco quello spazio dimenticato da Merlino si riempì di studenti curiosi e, finalmente, la docente prese la parola dando –a grandi linee- la spiegazione di ciò che li aspettava. “Partire?” Non credeva in qualche cosa di troppo impegnativo e invece, la biglia/passaporta smentì categoricamente i suoi pensieri iniziali, gettandola ancora di più nel dubbio sul dove si sarebbero ritrovato quella dannata volta. “Di male in peggio.” Biasciò tra i denti, in modo che solo Aaron potesse avvertire quella smorfia di preoccupazione. Kynthia prese a consegnare quei piccoli oggetti ed Halley se la portò davanti agli occhi, osservandola nella sua totalità. Così piccola e con un gran bel potere. “Andiamo. Sono le otto” Strinse la biglia nel palmo e via, verso l’infinito e oltre.

    “Ma porca…” Si morse la lingua, prestando attenzione a trattenere quella palese volgarità che stava per trovare sbocco. Si voltò verso destra, proprio lì, dove avvertiva un peso a livello del braccio. “Unite dallo stesso destino, eh!” Constatò con disappunto. “Iniziamo bene.” In quanto le si sarebbero asciugate le dannate calze? Sbuffò e si assicurò che la sua bacchetta fosse intatta, dopo la scampagnata nel nulla. ”Scusa, tesoro.” Piegò la testa di lato, sorpresa che si fosse rivolta a lei chiamandola tesoro. Disgustoso. “Halley. Molto piacere.” O, almeno, lo spero. L’aveva notata bazzicare per i corridoi, di tanto in tanto, in solitaria e da lì aveva compreso che doveva essere un nuovo acquisto della scuola. Difficile ambientarsi così, su due piedi e senza aiuto. Alzò lo sguardo. Il sole splendeva e non le sembrava di riconoscere quel luogo ma aveva tutta l’aria di essere una giungla. “Che gioia infinita.” Amava andare all’avventura ma solo se quest’ultima rispettava i suoi standard. ”Siamo in Indocina.” Ah. Dietro l’angolo, insomma. La Vane, infine, sanò le sue lacune, confermando che quella che li circondava altro non era che una giungla. La lezione avrebbe riguardato l’elementalismo ma, la Wheeler, optò per rimanere in silenzio ed ascoltare qualcuno che ne sapesse di più di lei di quel dono innato di cui non conosceva alcun dettaglio, se non le poche righe studiate dal libro di testo. ”Ehi.” La ragazza cercò di catturare, nuovamente la sua attenzione. ”Hai un insetticida?” Purtroppo la risposta fu negativa. “E neanche le vaccinazioni, se è per questo.” Insomma, il pericolo di morte imminente le aspettava al varco, a quel punto, non le rimaneva che sperare che la lezione fosse, per lo meno, interessante.

    Halley Wheeler - IV anno - Grifondoro
    Interagito con Aaron con il quale è arrivata ai cancelli e salutato la proffa e il biblio. Una volta giunta in Indocina, interegaisce con Freya e ascolta le risposte altrui, in silenzio.
     
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    Axel
    C’è della musica nella stanza. Musica allegra, forse l’ultimo pezzo pop in cima alle classifiche delle radio babbane. Una voce canticchia ma la sua mente è troppo distante, troppo lontana per connettere quel suono al reale proprietario. L’oblio è più comodo, l’oblio è più confortante e l’oblio non fa male come quando pensa di essere lucido. Gocce cadono a terra rimbombando nella stanza in una piccola pozza che si è formata ai suoi piedi. È sangue misto a sudore che ne va a stemperare i colori fintanto che scivola lungo il suo busto nudo, inerme, per cadere al suolo. Quando è lucido le braccia tirano per tutta la loro interezza bruciando in particolar modo all’altezza di polsi, lì dove il metallo misto ad argento circonda i polsi, lo sorregge, e lì dove le spalle si connettono all’articolazione che hanno sorretto a lungo un corpo privo di sensi. Una parte recondita del bulgaro sa dove si trova ma la sua mente è troppo stanca, troppo confusa – o tenuta confusa? – per capire e mettere insieme i pezzi. Sa che ha perso il conto. Il conto di cosa? Una volta ricordava perché fosse lì, cosa avesse causato quella prigionia ma ora, se ci pensa, solo il niente. Non sa perché è lì, non sa perché Ethan – sì, Ethan! Ecco chi – lo tenga lì ma può intuirlo. Il mago l’ha già fatto in passato, quando era un ragazzino capriccioso a suo dire. Quindi aveva fatto qualcosa e quel qualcosa gli era costato il castigo supremo: la cella.
    Un mugugno esce dalle sue labbra, la voce smette di canticchiare e in un tramestio di passi che all’orecchio fine del mannaro, abituato a due mesi di silenzio, si tramuta in un rimbombo assordante quasi quanto lo è la sua voce quando gli si avvicina. Una mano gli schiaffeggia il viso e finalmente la luce – gli occhi che si aprono – sono in grado di mettere a fuoco qualcosa, un viso.
    «Oh! Finalmente la Bell’Addormentata si è svegliata!» Strizza il viso il mannaro in una chiara smorfia di dolore che gli costa altri schiaffi sul viso. «Ma che cazzo!» Sbotta scuotendo il capo, la testa ancora annebbiata, mentre in un secondo la pressione ed il bruciore ai polsi svanisce. Cade con un ginocchio a terra mentre i riflessi portano il pugno della dominante a fermare l’impatto col duro pavimento. «La pacchia è finita. È ora che te ne ritorni alla tua scuoletta per bambini speciali e levi il tuo culo pulcioso da casa mia!» Boh! Non capisce ma è ciò che fa.

    «Domani c’è lezione.»
    ?!
    Momento.
    «E tu chi cazzo sei?» Le sopracciglia del mannaro s’inarcarono quando, varcando la soglia della sua stanza, non ritrova le solite facce di Hardice o quella del nanerottolo, Norman, perennemente imbronciato quasi quanto lui ma il volto inespressivo di un nuovo elemento: un biondino, con il range emotivo ed espressivo, scoprirà, di un comodino. A quanto pare gli altri due hanno dato forfeit durante la sua assenza. Poco male, davvero, più spazio e soprattutto più privacy, anche se quella fa in modo di crearsela. «Sì, cià!» Non fece nemmeno terminare l’altro che trascinò il baule ai piedi del suo letto ed uscì di nuovo dalla stanza. Aveva altro da fare. «Alle otto! Fuori ai cancelli.» Ma per che cazzo poi parlava della lezione?

    Coso però una roba buona gliel’ha detta, insieme alla moltitudine di informazioni della quale gliene frega meno di un cazzo. Non indossare la divisa. E chi se lo fa ripetere? Tanto meglio. I vestiti da damerino di quella scuola da fighetti non gli sono mai piaciuti e di quella roba il massimo della tolleranza può riceverlo solo la camicia, punto. Pantaloni cargo, anfibi, ed una t-shirt con una felpa leggera – leggerissima o vi avrebbe sudato dentro – sono l’outfit messo insieme con la quale si reca, sigaretta appena rollata di fresco, ai cancelli della scuola pochi minuti prima dell’orario prestabilito dall’insegnante. Ecco, della Vane – di quellagnoccadellaVane – non avrebbe perso nemmeno l’indicazione più stupida, più inutile. «Professoressa», sorriso affabile, mezzo inchino del busto in sua direzione, «buongiorno.» Ed è solo perché la donna rappresenta una carica scolastica che non si becca anche un bell’occhiolino. Il rispetto prima di tutto ma cazzo se è figa! Il suo sguardo si posa anche sull’uomo al suo fianco alla quale rivolge però solamente un cenno, nulla più, ostentando sempre un più rigido rispetto per quanto non vi sia minimamente il calore dimostrato alla donna. Sfila la sigaretta da dietro la schiena aspirandone una grossa boccata prima di mettersi poco in disparte rispetto al gruppo riunito decidendo di affiancare e forse così importunare un’altra concasata. «Buongiorno bellezza, ti sono mancato?» Un nuovo sorriso gli increspa le labbra mentre affianca la Riis intenta a guardare in cagnesco qualsiasi anima viva parli. Gli allunga la sigaretta. Magari quella la addolcisce.
    «Lloyd», la biglia viene appoggiata sul suo palmo aperto con più foga del necessario scaturendo nel mannaro uno sbuffo divertito. A lei, di certo, è mancato moltissimo. Un occhiolino viene regalato alla Grifondoro, così, giusto per innervosirla ulteriormente e magari chissà ricavare una qualche reazione dopo il loro ultimo incontro. Ricorda di averla appesa al muro e ricorda d’averla baciata contro la sua volontà solo perché poteva. Una prova di forza la sua, ma scaturita da cosa? Ricorda che lei lo ha provocato a farlo ma... mmmh Ah sì! Parlava di un guinzaglio riferito a qualcuna. Chi, lo ignora ma l’ipotesi che il Dragonov sia tenuto al guinzaglio è a dir poco ridicola. Lui è uno spirito libero, col cazzo che gli metti un guinzaglio.
    La professoressa continua a parlare e gli occhi smeraldini si spostano con grande piacere sulla donna lasciando che lo sguardo scivoli lungo il suo corpo mentre le orecchie recepiscono vagamente le informazioni scandite con metodicità. Passaporte. Ancora. Ma in quella scuola non erano capaci di star fermi? Dovevano sempre andarsene a zonzo per il mondo? Una smorfia gli increspò i lineamenti. Odiava quel mezzo, gli ribaltava sempre le viscere. Sollevò lo sguardo, incontrando due occhi bicolore puntati, sconvolti? “Mbeh?! Cazzo ti guardi? Si voltò nuovamente. «Prepariamoci a ballare Riis!» Presto detto. Le membra vengono agganciate da una sorta d’uncino ed i piedi perdono la stabilità del terreno, questioni di attimo però che nuovo terreno, meno stabile si presenta al di sotto. Attutisce l’impatto molleggiando sulle ginocchia e spostandosi di un passo in avanti per riprendere completamente l’equilibrio e poi si rimette perfettamente ritto in piedi, le gambe larghe in una posa che richiama quasi quella di un militare a riposo. La sua compagna d’avventura è sparita.
    «Vi trovate in Indocina, ragazzi, e sì, quest’oggi avrete [...] vostra prima esperienza all’interno di una giungla.» Giusto quella gli mancava all’appello, Ethan se lo era portato appresso un po’ ovunque negli anni ma di certo la giungla gli mancava. Nella lista, non di certo al bagaglio di esperienze che avrebbe voluto fare anzi di quel caldo, di quell’umidità e di quegli insetti del cazzo che gli ronzavano attorno ne aveva già pieni i coglioni. «Qui si terrà la seconda parte della lezione sull’elementalismo...» Elementalismo. Gli occhi si stringono mentre qualcosa a livello del subconscio si agita, solletica. Solleva la mano slegandola dall’intreccio sostenuto all’altezza del petto. «È quella magia legata ai quattro elementi: terra, aria, acqua e fuoco», lo sguardo si sofferma solo alcuni istanti a provocare la Lloyd – “conosco il tuo segreto, bella” – «s’incanala uno di essi per utilizzarlo ai fini del proprio scopo.» Usare. Un verbo particolare che ancora una volta sottolinea il retaggio della vecchia scuola frequentata e che ancora impatta sulla forma mentis del lupo mannaro, Durmstrang, dove l’insegnamento principe è lo sfruttamento: che sia l’ingegno, la forza, un elemento o una creatura poco conta. Il raggiungimento del fine è l’unico elemento degno d’importanza. Un sorriso alla professoressa ed il suo intervento è chiuso. Già tanto che abbia preso parola ma per un pel di figa...


    Axel Dragonov - Serpeverde - VI Anno

    I'M BACK BITCH!

    Interagito direttamente con la professoressa, Freya e Kynthia. Più indirettamente con il biblio e Skylee.

    Nella prima parte fottesega. C'è parte di cosa ha tenuto Axel distante dalla scuola (Ethan) ed il suo immediato ritorno ad essa. Grazie ad un Aiden (PNG) scopre quanto di necessario per presenziare al mattino dopo alla lezione.
    Arriva nel luogo pattuito dalla professoressa Vane al quale rivolge un caloroso saluto, con tanto di mezzo inchino, mentre al biblio un cenno dall'alto del suo metro e un grattacielo giusto per spandere un po' di testosterone a caso.
    Si allontana di poco per continuare a fumarsi la sigaretta del buongiorno ed affianca Freya con la quale scambia alcune parole prima di cominciare a giocare con la psiche di Kynthia, la quale verrà punzecchiata per tutta la durata del post.
    Risponde alla domanda poiché l'elementalismo gli solletica qualche reminiscenza - noi player lo sappiamo che parliamo di Sky e Ky ma Axel chiaramente no - e si permette di rispondere sinteticamente alla domanda.

    Outfit: pantaloni cargo, anfibi, t-shirt (che siamo calienti), felpina da levare in 0,1 sec.

    P.S. I vari png sono stati mossi con il consenso dei propri genitori (?)
     
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    La sveglia suonò fin troppo presto quella mattina e sfortunatamente non era nemmeno la mia. Io avevo deciso di saltare volontariamente le prime lezioni perché con Mars eravamo reduci da una serata in un locale che ci aveva chiamati per suonare qualche nostro pezzo. Avevamo accettato solo perché il patto che ci aveva proposto, ci era sembrato onesto; cosa che ovviamente avevamo scoperto troppo tardi non essere così. Difatti avremmo suonato per ultimi per pochi spicci e il proprietario del locale per evitare che fuggissimo via ci aveva rinchiuso in una sottospecie di magazzino, reindirizzato a camerino per l'evento. Puoi spegnere la tua fottuta sveglia? Nascosi la testa sotto al cuscino, soffocando le imprecazioni che seguirono quel breve scambio di battute con il mio compagno di stanza. Quanto sadici si doveva essere per comprare una sveglia con un suono così fastidioso. Sentendo che il fastidioso rumore non cessava, mi alzai controvoglia per mettere fine con le mie stesse mani a quello strazio. Questa... Dissi sventolando in faccia al mio compagno di stanza, il piccolo oggetto dalla forma circolare. ...sparisce. Io, da quando avevo perso la memoria, ero nuovo al mondo della magia e mi domandavo se non ci fosse un sostituto magico a quell'aggeggio babbano probabilmente inventato dal demonio. Senza proferire altre parole, mi fiondai sotto la doccia per lavarmi rapidamente: a quel punto, visto che ero sveglio, dovevo muovermi per cercare di arrivare in tempo per la prima lezione di quel giorno che, tra parentesi, non avevo la più pallida idea di che materia si trattava. Una volta giunto nella sala grande, presi posto tra i mei concasati e mi affrettai nel riempire il piatto di qualsiasi cosa mi capitava davanti. La sera precedente per stemperare la noia e anche la rabbia per essere stati fottuti, Mars ed io ci avevamo dato dentro sia con l'alcol che con l'erba motivo per il quale, quella mattina, avevo una fame da lupi. Presi praticamente qualsiasi cosa compariva sul tavolo: dai muffin al cioccolato, al tortino al cioccolato bianco dal cuore morbino al pistacchio, per poi virare verso qualcosa di più salato come le uova strapazzate e il bacon ben croccante. Avrei passato volentieri la mattinata seduto a quel tavolo purtroppo il dovere, vestito da Halley Wheeler, mi richiamò sull'attenti. Prima di raggiungere la mora, mi guardai intorno alla ricerca del tassorosso con il quale avevo affrontato ogni singola lezione. Probabilmente dorme ancora e ci raggiungerà a breve, pensai mentre mi affrettavo a raggiungere Halley. Ciao! Le dissi mentre stavo finendo di bere uno smoothie alla banana e frutti di bosco. C-con cosa pensi di aver esagerato? La scrutai con un espressione confusa sul volto prima di rendermi conto che mi stava indicando i suoi vestiti. La scrutai con attenzione, cercando di non soffermarmi troppo sul suo sedere messo in risalto dai suoi pantaloni, Aaron concentrati sulla domanda. Io penso che vadano più che bene, sei uno schianto. Risposi cercando di mascherare al meglio la mia incertezza perché ancora non riuscivo a capire cosa cazzo centrassero i vestiti con una lezione. Che lezione abbiamo adesso? E perché non indossi la divisa? Quelle osservazioni, mi fecero immediatamente pensare che c'era qualcosa che non quadrava quella mattina. Non dirmi che Halley Wheeler, ha scelto di seguire la cattiva strada. La presi in giro mentre mi preoccupavo di capire cosa stava succedendo quel giorno e perché tutti sembravano non aver messo la divisa. In quel caso avresti un fedele braccio destro o...sinistro, insomma scegli tu. Ero sempre desideroso di allevare nuove leve ad abbandonare la noiosa strada della perfezione per seguire quella della negligenza e del divertimento senza limiti ma avevo dei seri dubbi riguardo la redenzione della mia compagna di squadra. E già, in preda alla smaniosa voglia di voler creare dei nuovi ricordi e avere qualcosa con cui occupare la mente, mi ero deciso ad iscrivermi alla squadra dei grifondoro prendendo il posto del portiere che aveva lasciato la squadra a mezz'aria. Arrivammo ai cancelli e in quel momento, ricordai delle parole di avvertimento della professoressa Vane. Cazzo, Halley! Imprecai, disfandomi immediatamente della divisa e gettandola alla rinfusa nello zaino. Me ne sono completamente dimenticato, non sai ieri cosa abbiamo dovuto passare Mars ed io. La Vane ci aveva annunciato che avremmo fatto una gita fuori porta e che per l'occasione avremmo fatto meglio a vestirci comodi. Fortunatamente sotto la divisa, ero solito mettere dei vestiti casual come quella mattina e togliendomi il mantello rimasi con la tenuta più sportiva che avevo: una maglietta nera a maniche corte -leggermente attillata-, jeans strappati e i miei fidati anfibi che in quel periodo primaverile non mi lasciavano mai, visto e considerando che le piogge non avevano ancora cessato di scagliarsi contro il territorio inglese. Alle ore 7.45 spaccate, ci ritrovammo a scorgere all’orizzonte alcune figure familiari già presenti sul luogo prestabilito. “Qualcuno più in fissa di me per la puntualità!” Aveva detto Halley e io con un sorriso divertito, le avevo risposto: Vedi, il ritardo è il primo passo verso la cattiva strada. Asserì, cercando di sembrare convincente. Ben presto, la professoressa iniziò a parlare e a presentarci il programma per quella giornata. Halley andrà tutto bene, visitare nuovi posti è sempre una gran cosa. No? Dissi, cercando di rincuorarla un po'. L'ultima gita, quella in cui ero stato vittima di un gruppo di avvincini, si era rivelata un grosso successo perciò mi aspettavo la stessa cosa da quella organizzata dalla professoressa Vane. Quello che avvenne dopo, accadde in così poco tempo che non ebbi nemmeno la percezione di quello che mi stava accadendo intorno. Avevo fatto appena in tempo a rimettermi in piedi dopo aver recuperato la biglia che mi ero ritrovato in un posto completamente differente da quello in cui mi trovavo qualche istante prima. Il sole batteva forte, l’aria era umida e nell'aria si sentivano degli odori del tutto nuovi rispetto a quelli che ero abituato a sentire ad Hogwarts. Le mie orecchie potettero percepire anche il frusciare delle foglie e degli altissimi alberi che delimitavano l’inizio di una giungla, lo scorrere dell’acqua alle nostre spalle, dove la striscia di terreno finiva. Mi guardai intorno alla ricerca della mia concasata che doveva essersi smaterializzata lontano da me ma venni rapito dagli uccelli tropicali del tutto estranei alla nostra terra di provenienza e ad una moltitudine di versi d’insetti identificabili; tutto questo faceva da sottofondo alle parole della professoressa che non ascoltai per niente. Halley, ti lascio sola per un secondo e ti ritrovo a sguazzare nell'acqua? Le porsi una mano, con l'intento di aiutarla ad uscire da quella sottospecie di acqua stagnante e melmosa. Meglio a lei che a me, mi ritrovai a pensare prima di accorgermi di una nuova presenza appartenente alla casata delle verdi argento. Non male. E tu sei? Le domandai mentre decisi di offrire anche a quest'ultima il mio aiuto. Meglio non seguire Halley, come vedi non sa dove mette i piedi. Cercai di sdrammatizzare tutta quella situazione, ignorando completamente il fatto che ci trovassimo all'interno della lezione.

    Aaron Schneider, V° anno, grifondoro

    - Nella prima parte del post Aaron litiga con il suo compagno di stanza, per colpa del suono fastidioso della sveglia che gli fa aprire gli occhi all'improvviso. Poi si dirige nella sala grande, dove incontra Halley e con la quale si dirige a lezione completamente ignaro di quello che sta andando a fare. Dopo di che, ricordandosi delle parole della professoressa Vane, si disfa della sua divisa scolastica rimanendo in abiti non del tutto consoni all'occasione. Per lui, però, sono comodi.
    - Verso la fine del post, dopo aver aiutato Halley, interagisce con Freya.

    Citato: Mars.
     
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    Oggi lezione di Incantesimi... Non è male, sicuramente è meglio di Divinazione, anche perché si va in gita.
    Non ricordo che incubi io abbia fatto stanotte ma mi sento osservato, non so da chi o da cosa. Il calamaro degli incubi non c'è piú, la grossa vespa cacciatrice dalle ali arancioni nel bel mezzo del deserto è tutt'ora un mistero, ma non ricordo ci fossero altre creature nei miei brutti sogni e nelle allucinazioni.
    Ad ogni modo, tanto per cambiare sono in ritardo, e non ho ancora scelto che scarpe mettere.
    Anfibi neri, Converse nere, Vans bordeaux?
    Opto per gli anfibi. Di conseguenza ci metto trentacinque ore ad allacciarli.
    Corro verso l'armadio saltando sui letti dei miei compagni di stanza per risparmiare il tempo di girarci attorno e non me ne frega proprio un cazzo del fatto che fossero rifatti e puliti.
    Spero che la suola degli stivali non fosse coperta di fango.
    Apro le ante del guardaroba e afferro la mia giacca di pelle... Ha qualche strappo, mannaggia a Kai.
    Quello stronzo ce l'ha fatta, a rovinarmela, però almeno mi sono divertito.
    Guardo sotto al mio cuscino per prendere il vecchio orologio di bronzo a conchiglia regalatomi da mio padre e noto che sono le fottutissime 7:52 del mattino.
    Devo essere fuori dalla struttura alle 8.
    Si corre.
    Chiudo con una delicatezza recitata e forzata la porta di quella catapecchia che è la stanza e poi inizio a correre per i corridoi della scuola fottendomene di eventuali regolamenti insensati, e non è assolutamente una frecciatina alle scuole babbane.
    I dipinti mi prendono per il culo chiedendomi se io stia vincendo la maratona.

    Almeno io ho le gambe, stronzi!

    Dico sorridendo col fiatone prima di raggiungere le scale.
    E... Ste cazzo di scale.
    Si muovono, tutto il tempo, tutto il diaminaccio di tempo, quello che io sto perdendo come un bastardo ritardatario.
    Attendo che la struttura torni verso di me per darmi la possibilità di scendere di sotto.
    Saranno circa le 7:55 adesso.
    Scendo tipo quattro gradini alla volta sperando di non lasciarci i denti o la fronte, e finalmente riesco ad arrivare giú in pieno stile parkour.
    Sorrido ai dipinti che fanno il tifo per me e mi fanno i complimenti per il fatto di non essere ancora inciampato.
    Sono giú!
    Percorro l'ultima parte del percorso a ostacoli ed esco fuori.
    Tiro una boccata d'aria mattutina che sa di pini e petricore, godendomi il profumo come se avessi tempo da perdere, poi mi dirigo verso il punto d'incontro, nel quale sono tutti in cerchio per capire il da farsi.
    I ragazzi stanno ascoltando la professoressa di Incantesimi e... Se c'è una cosa che adoro di Hogwarts è che i professori non sono uomini di mezza età noiosi, con le occhiaie e la bava alla bocca. Qui ci sono solo delle grandissime gnocche, e sarò etero ma non posso negare che Edmund non sia un bell'uomo. Questo non toglie che mi stia comunque sulle palle.
    Una ragazza, suppongo una specie di braccio destro della professoressa, anche lei spettacolare, distribuisce delle biglie, che come ci viene detto sono delle passaporte. La mia biglia è color bordeaux, mi piace. Il colore del sangue.
    Sono davvero curioso, se è una meta in stile spiaggia come quella di Erbologia potrei anche divertirmi.
    La gnocca pronuncia il solito conto tre due uno eccetera e poi CRACK!
    Mi sento le palle nello stomaco e il cuore in gola e... Per fortuna ho optato per gli anfibi.
    Sono atterrato in un fiume, e davanti a me c'è una giungla...
    Una giungla... Enormi alberi verdi intricati e natura ovunque!
    Io voglio restare qui... Ho deciso. Mi voglio costruire una casa di legno fra gli alberi, piattaforme collegate tra loro da ponti, muri di canne di bamboo e soffitto in foglie di palma. Potrei sdraiarmi lí fra le cime degli alberi in piena notte a suonare la chitarra guardando le stelle. Che meraviglia... Ascoltando i versi degli animali, fare a botte con i mandrilli, cavalcare tigri, insegnare le parolacce ai pappagalli.
    La professoressa ci spiega che siamo in Indocina, e fa la solita domanda sul riassumere le vecchie lezioni di Elementalismo, a cui io non ho partecipato, e delle quali non me ne può fregar di meno, quindi mi ritengo libero di esplorare.
    Vedo fiori di ogni colore, profumi simili a quello della vaniglia mischiato a vari generi di incensi, ma delicati, floreali, naturali.
    E i suoni... Canti di uccelli che non avevo mai sentito, vedo passarne due in volo con delle lunghissime code a ventaglio colorate. Ci sono ronzii e i versi di diverse specie di scimmie.
    Mi avvicino a un cespuglio di grossi fiori gialli e viola e vedo una specie di insetto simile a una falena e a un coleottero con un lungo corno, è coloratissima, dovrebbe essere una Pyrops spinolae.
    Su una foglia, appoggiata e mimetizzata, noto una grossa mantide del genere Hierodula, che faccio salire sulla mia mano delicatamente, mentre si mette in posa di combattimento come un piccolo ninja, come se io potessi ferirla. Non lo farei mai, cazzo.
    Scuoto uno dei rami della pianta e una decina di grosse farfalle dai colori esotici iniziano a svolazzarmi attorno, e alcune si appoggiano addirittura sulla mia testa, le sento sui miei capelli.
    Sul mio petto si posa una mosca scorpione, è una Panorpa nobilis.
    Ho dimenticato di ascoltare la professoressa, ma non importa... Sono felice, penso alla mia famiglia, alla ragazza... Vorrei che fossero qui, a cercare insetti con me, a contare quanti fiori rossi ci sono, a respirare il profumo della giungla.
    Sorrido.
    Cerco di non pensare a lei.
    Immerso dal verde, dagli insetti.
    Mi merito tutto questo? Ho ammazzato delle persone, ho spaccato la capoccia di un ragazzo con una chitarra, ho piú sangue fuori dal corpo che dentro, si meritavano ciò che gli ho fatto, ma io non sono migliore di loro, non piú.
    Torno a sentirmi osservato.
    Qualcosa si nasconde, da qualche parte, qualcosa mi sta seguendo. Sta per mostrarsi...
    Torno a concentrarmi sulla lezione.
    Oggi non farò battute pessime, non in questo posto splendido.
    Magari ci proverò con la professoressa, però...

    Mi scusi, professoressa, non per interromperla, ma ho dato un'occhiata a fiori e farfalle di questo luogo da urlo, ma nessuno di essi splende quanto il suo viso. Stasera a cena offro io...

    ––––––
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    Valentine Bonebird Espinoza, VI anno, Corvonero. Si sveglia tardi, si veste e fa quasi parkour per arrivare in tempo al punto d'incontro. Una volta arrivati in Indocina esplora i dintorni e decide di provarci con la professoressa.
     
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    Alcuni pensieri sono più rumorosi ed incasinati di altri, occupano più spazio, consumano più tempo e più energie. Quindi forse è per questo che mi sento così stanco? Nonostante mi addormenti profondamente ogni notte, è come se saltassi tutte le ore di riposo arrivando direttamente al giorno dopo senza aver recuperato minimamente le forze. Mi guardo allo specchio e si notano i risultati di questo periodo di stress che dura dal maledetto ricevimento dato dai miei nonni. Li incolpo di tutto, di tutto ciò che è successo quella sera e forse mi comporto un po' da codardo facendolo perché voglio liberarmi di quelle colpe che invece sono soltanto mie. Sento il bisogno di togliermi questo peso di dosso, di trovare un angolo di pace che non mi faccia sentire schiacciato sotto una pressa fatta dalle mie cazzate. La verità è che sono debole, troppo debole. Ho ceduto quando non dovevo e ho mostrato a Daphne il lato più brutto di me. Stupido idiota. Ho davvero toccato il fondo. Tutto nella mia figura riflessa mi disgusta, mi irrita, per istinto alzo una mano chiusa a pugno contro lo specchio cone se volessi rompere il naso a quella testa di cazzo che vedo, poi però la ritraggo interrotto da un mio compagno di stanza - sì... sì, tutto bene - il pugno si rilassa, indice e pollice massaggiano le tempie, torno al presente. Mi stavo preparando per la lezione di incantesimi, sì, oggi c'è incantesimi ed è raccomandata massima puntualità - io vado - ed è decisamente meglio così, prima che possa notare altri atteggiamenti strani di cui mi vergognerei in futuro.
    Scendendo dalla torre, è tutto un lungo e silenzioso esercizio di respirazione, conto i gradini per bloccare il flusso di pensieri che corrono come cani impazziti sulle praterie. Le orecchie si focalizzano sul rumore dell'aria che esce dalle narici, tutto inizia ad apparire ovattato, segno del fatto che sto riuscendo nell'intento di creare una bolla intorno a me che tenga tutti gli stimoli esterni fuori da me. Lei oggi non ci sarà e non pensavo che lo avrei mai detto, ma questa probabilmente è una fortuna per me. È come se tutto da parte sua fosse rimasto invariato, mentre invece da parte mia un'ansia crescente mi fa agire in maniera più insolita, innaturale. Non accade sempre, ma in maniera imprevedibile: sono momenti improvvisi, forti, confusionari, difficili da gestire. Il panico prende il comando costringendomi ad allontanarmi pur di non rischiare di mostrarle ancora quegli aspetti di me.
    Ho una lezione per fortuna, qualcosa su cui concentrarmi, qualcosa che se mi distraessi fallirebbe. Non sono im primo ad arrivare, la cosa non mi stupisce più di tanto, so che effettivamente avrei potuto metterci più impegno per essere puntuale - buongiorno professoressa. Signor Warmswizzler - il bibliotecario? È strano vederlo in un ambiente che non è il suo, non circondato dai libri impolverati della biblioteca. È un viso familiare e vista la frequenza con cui mi reco in biblioteca, è anche quello con cui ho più confidenza fra il personale scolastico. Considerando poi la quantità di libri sul mentalismo che ho divorato negli ultimi tempi, inizio a pensare che possa sospettare che si tratti di più di una semplice ricerca personale disinteressata. La cosa comunque non mi preoccupa, non penso che il bibliotecario vada in giro a raccontare gli affari miei.
    Ho indossato abiti comodi, quindi ho lasciato la divisa nell'armadio e optato per un jeans, una t shirt e una camicia. Non so cosa andremo ad affrontare, ma mi è sembrata una scelta valida. L'assistente passa fra di noi e la ringrazio quando ci poggia una sfera in mano, una banalissima sfera di vetro che riflette la luce del mattino. È una passaporti che si attiverà... praticamente a momenti, destinazione sconosciuta. Stringo l'oggetto e al mio arrivo per poco non perdo l'equilibrio cadendo su qualche mio compagno non meglio identificato - ah, scusami - faccio in tempo a scusarmi con il ragazzo che ho urtato, perchè si tratta proprio di un ragazzo. E quando lo guardo un po' meglio realizzo anche di conoscerlo, ma di non ricordarne il nome, affatto. È lui, è la causa di quella discussione idiota avuta con Daphne dopo la festa di San Valentino - ciao - e ammetto che il tono non fosse propriamente amichevole - vedo che la faccia sta meglio - mi riferisco alla fattura che la serpeverde gli aveva lanciato contro in seguito alle sue attenzioni non richieste. E non so precisamente perché l'abbia detto, di norma non sono tipo da provocazioni ma sembra che in questo periodo stia avendo davvero troppe difficoltà ad essere me stesso. Comunque sia mi allontano in fretta, non mi interessa continuare la conversazione. Ci mancava solo lui a mandarmi ulteriormente in tilt. La Vane inizia a darci informazioni più precise sul luogo in cui ci troviamo, ci da una localizzazione geografica e ci conferma che siamo proprio all'interno di una giungla come se le zanzare e l'umidità non fossero già un indizio abbastanza chiaro. Piego le braccia al petto in posizione di ascolto poi, quando arriva il momento di dire effettivamente qualcosa, mi pronuncio - è un antico tipo di magia che sfrutta i quattro elementi, acqua, terra, fuoco e aria. Ci sono persone che sviluppano una particolare affinità con questi elementi e riescono parzialmente a controllarli - è un'abilità senza dubbio curiosa - ci troviamo qui per entrare in connessione con la natura e sfruttare questo tipo di magia? -

    Hunter Moore, V anno, Corvonero
    Arriva fra i primi all'appuntamento dato dalla Vane, saluto sia lei che il bibliotecario.
    Interagito con Aaron che provoca leggermente visti i precedenti fra i due (sorry not sorry).
    Risponde alla domanda dell'insegnante e ne pone una a sua volta.




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    Ricevo un gufo in serata, un breve messaggio dalla Vane che richiede la mia presenza alla sua lezione del giorno dopo. Di mattina. Presto, molto presto, troppo presto. Vista la giornata che ho avuto oggi, un mix diabilico fra allenamenti e White, una parte di me cerca una scusa plausibile per rifiutare e andare avanti con l'intenzione di dormire tanto e profondamente. Ma l'altra parte di me, quella coscienziosa, si dice invece che non posso dirle di no. Non posso proprio per tutta una serie di motivi che prescindono dal mio ruolo di assistente, e quindi tecnicamente presentarmi davanti ai cancelli domani mattina alle sette e mezza rientra fra i miei obblighi. Ecco, fondamentalmente oltre a questo, ho anche un obbligo morale nei confronti dell'insegnante che ormai da mesi mi dedica alcune delle sue giornate per imparare a gestire quello che è un mio problema, e mio soltanto. Eppure la Vane ha un approccio particolare alla questione dell'elementarismo e l'impegno che ci mette nell'affrontare la cosa con me, fa sembrare il problema anche suo. Li ammetto, mi disorienta, ogni tanto mi capita di non sapere come reagire alla sua gentilezza e mi ritrovo a mettere su un'espressione sicuramente idiota mentre annuisco ai suoi complimenti per i miei progressi. Mai una volta si è tirata indietro dopo aver fissato un appuntamento con me, sembra che scelga sempre i giorni con cura e si preoccupi del fatto che possa dedicarmi il suo tempo al cento per cento. Quindi, potrei mai rifiutarmi solo per il mio desiderio egoistico di dormire un po' di più?... no, non posso, non sarebbe affatto corretto.
    E quindi fisso una sveglia alle sei e mezza,, esattamente un'ora prima rispetto all'appuntamento perché già prevedo che mi volterò dall'altra parte del letto quando suonerà. Infatti faccio esattamente così, lamentandomi anche del fastidioso suono stridulo della sveglia che inizialmente mi sembra solo un brutto sogno. Invece no, purtroppo non lo è. Mi piazzo il cuscino sulle orecchie per potesta, poi riprendo conoscenza e mi rassegno al fatto che mi devo sbrigare. Merda, è già mattina. Era da un sacco di tempo che non dormivo così profondamente e avrei tanto voluto prolungare l'esperienza. Ahimè la cosa non è per niente fattibile, mi do una spinta e mi schiodo dal letto tentando di non svegliare le altre che invece possono godere di qualche altro momento di riposo. Le guardo con invidia prima di lasciare la stanza e scendere giù per la torre alla velocità della luce. Mentre scendo i gradini medito sulle mie scelte future, tipo: farò tardi se faccio colazione? Probabilmente sì, sicuramente sì. Merda. Allora niente, allora passi dalla sala grande e afferro il primo muffin che mi capita a tiro decidendo di portarmelo dietro da asporto insomma e grazie sempre agli elfi.
    La giornata sembra buona, ma è caratterizzata dalla tipica pungente brezza mattutina che avvolge la scuola. Persino l'erba è umida, l'aria rarefatta forma una specie di leggera nebbia che attutisce tutto, colori e lineamenti. E a proposito di lineamenti... riesco a distinguere quelli della Vane, accompagnata da un uomo che in un primo momento non inquadro bene. Sto proprio dietro di loro e li seguo fin quando non si fermano davanti ai cancelli della scuola. Non so bene qual è il mio compito oggi, la docente non è stata molto precisa. L'unica cosa che conosco è la nostra destinazione di oggi, una gitarella che richiede abiti comodi e io ho obbedito indossando praticamente ciò che metto quando devo allenarmi sul campo da quidditch, t shirt e leggings comodi, capelli legati a liberare il viso e via. Comodi ed efficienti “buongiorno professoressa” saluto l'insegnante e ora che sono abbastanza vicina, riconosco anche l'altra persona “buongiorno” rinnovo il saluto e porgo un cenno del capo al bibliotecario dall'aria tormentata e il nome impronunciabile. Spero infatti che non mi venga mai richiesto di chiamarlo per nome, o potrei avere non pochi problemi a tirarmi fuori da una situazione parecchio imbarazzante. Quindi limitiamoci ad un buongiorno, semplice e pulito.
    Le prime facce iniziano a spuntare, uno dopo l'altro iniziano a palesarsi gli studenti degli anni superiori e io nascondo uno sbadiglio dietro ad una mano. Non posso farci niente, nonostante i miei sforzi non sono riuscita a trattenerlo. Ok forse ci siamo tutti... oh, merda. Oh, cazzo. Vengo colpita tra capo e collo da una realizzazione improvvisa. Oh, che due coglioni. Axel Dragonov. Lo avevo totalmente dimenticato, rimosso, ero rilassata e già proiettata verso la fine di questa lezione, quando avrei rincontrato il mio materasso per continuare ciò che avevo interrotto. Assonnata, pure affamata direi, e quindi concentrata su altro. La sua presenza mi fa irrigidire, mi risveglia l'attenzione come se fossi vicina ad un pericolo imminente. Ok, devo solo ignorarlo e procedere per la mia strada. Lo ignoro, guardo altrove e mi concentro sulle parole dell'insegnante “sì, le prendo” quindi recupero le biglie dalla borsa che porto a tracolla e passo fra i vari studenti. Vedo Halley, faccia amica a cui rivolgo un “chi si vede” ironico. Avremmo potuto venire qua insieme. Ah no, giusto, io avevo dei doveri a cui adempiere. Procedo , uno per volta finchè non tocca pure al serpeverde. Sbem, la biglia incontra il suo palmo aperto con forse più forza di quella che avevo intenzione di metterci. "Lloyd" dice. “...Tch” la mia risposta. Un verso infastidito e il capo che si gira dall'altro lato, pronta a passare al prossimo studente. Mi sta sulle palle, sì, e non faccio nulla per nasconderlo. Sono sempre stata una persona che delimita molto bene i suoi limiti, li annuncia forte e chiaro e quel bacio forzato è stato quel too much che decisamente ti fa guadagnare un posto fisso nella lista nera.
    Faccio il giro, torno al fianco della Vane e si fa giusto l'ora giusta per la smaterializzazione. E si sa, le smaterializzazione sono ottime per colazione.
    Passa un tempo minimo, inqualificabile, e il panorama cambia “oh, wow” siamo in Indocina annuncia la Vane. È tutto completamente diverso, ma non del tutto estraneo; ho visto qualcosa di simile nelle foto di viaggio di papà, ma essere presente sul luogo è una sensazione totalmente nuova. “Ah” lo stupore si consuma molto in fretta e viene sostituito da un bisbigliato “...cazzo, che sfiga” in breve, ho un piede a mollo, il sinistro. Il destro invece sembra essersi salvato. Beh, ad ogni modo non è un gran problema, è solo una coincidenza sfigata. Faccio un paio di passi in avanti per allontanarmi dal fiumiciattolo, e meno male che ho indossato degli anfibi sennò le mie scarpe si sarebbero tarsformate in palloncini ad acqua. Affianco nuovamente insegnante e bibliotecario ed è quando la Vane introduce l'argomento del giorno che capisco anche meglio il senso della mia presenza qui, oggi. Elementarismo, mh? Ah ah, che coincidenza divertente. Intreccio le braccia al petto pensando che oggi potrebbe essere utile anche per me è nel frattempo incontro lo sguardo di Dragonov. Oggi sta sfidando la mia pazienza, parrebbe proprio che dal nostro ultimo incontro non sia cambiato un cazzo. Anzi, ha la faccia così tanto come il culo che mi provoca pure, ancora. È chiaro che dopo avergli bruciato la maglietta abbia capito che forse, ma solo forse eh, fra me e il fuoco intercorre un legame particolare. Ed è proprio lui che doveva conoscere questo dettaglio? Sì, purtroppo sì, non proprio l'amichevole allegra con cui condividere i tuoi segreti, maledizione. Il mio sopracciglio sinistro schizza in alto, è come se il suo sguardo compiaciuto volesse dire "io so" e per quanto mi piacerebbe un sacco urlargli di smetterla di fare il coglione, ingoglio questo brutto nodo alla gola fatto di nervosismo e violenza e chiudo per un istante gli occhi. Quindi respiro e ricambio il sorriso della professoressa “sarà sicuramente interessante” rispondo giusto per dire qualcosa e distrarmi così dal mio nervosismo crescente. Che mattinata di merda.

    Kynthia Lloyd, assistente della professoressa Vane.
    Si presenta in anticipo rispetto all'arrivo degli altri studenti. Consegna le passaporte a tutti come da richiesta dell'insegnante.
    Interagito direttamente con Halley.
    Interagito (e imbruttito come da GIF) abbastanza direttamente con Axel, spè che prendo il forcone.



     
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    Montgomery Warmswizzler

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    « Sono io a doverla ringraziare, miss Vane. Non ho mai avuto il piacere di assistere a incontri accademici al di fuori di quelli tenuti dalla mia congrega, a Salem. » la professoressa di incantesimi ed io abbiamo stabilito di raggiungere insieme i cancelli il giorno prima, ritrovandoci all'ingresso. So che il programma di oggi prevede un approfondimento sull'elementalismo per gli studenti dal quarto anno in su e che, per tanto, è stata richiesta una visita all'esterno alla Presidenza ma non ho idea di come abbia intenzione di gestire i tempi, le nozioni, tanto meno le interrogazioni. Quanto sarà diverso l'approccio, quanto si tenderà ad esporre gli studenti alla pratica più cruda e brutale? Quanto spazio verrà invece lasciato alla parte teorica? Poco, suppongo, essendo fuori dalla classe.
    Confesso di sentirmi un tantino elettrizzato: quando ho espresso, in modo molto genuino, curiosità sul modo in cui nella scuola inglese si tenessero le lezioni non mi aspettavo di ricevere un invito a prendere parte ad una delle sue. Non così presto, almeno. Ho accettato quasi immediatamente, senza neanche bisogno di pensarci: posso permettermi di lasciare la biblioteca per un paio d'ore; al mattino l'affluenza è pari a zero e posso catalogare e riordinare al rientro, senza compromettere in maniera significativa le visite degli studenti o le ripetizioni. E poi, se proprio sentirò il bisogno di tornare nella mia zona di comfort, potrò farlo in qualsiasi momento. Siamo pur sempre a scuola. Quindi eccomi di buon mattino, vestito comodo come mi ha chiesto, che le cammino di fianco e le parlo. Il nostro legame si è evoluto da quando abbiamo cominciato a lavorare insieme: il suo sta diventando un volto conosciuto, amico, e la sua persona di fiducia. C'è solo un fatto che, ogni tanto, mi crea qualche problema: il suo profumo. Mi confonde.

    "I miei studenti hanno fatto passi da gigante, quest’anno: so che possono farcela. Vedrà, sarà divertente" Mi scopro a guardarla spesso mentre parla e a sorridere, coinvolto dal suo stesso entusiasmo.
    - Non ne dubito - rispondo con un filo di voce, osservando il suo profilo radioso, prima di accogliere tutti gli studenti mano a mano che arrivano. Distribuisco vari Buongiorno, primo tra tutti alla signorina Lloyd che, mi è stato spiegato, ricopre il ruolo di assistente della professoressa di incantesimi e in via del tutto straordinaria ci accompagnerà. Riconosco molti ragazzi, nonostante l'abbigliamento informale mi obblighi a tempi un po' più lunghi: noto il signor Moore che, proprio come la Prefetto del Corvonero, frequenta la biblioteca assiduamente e concentra le sue ricerche su un argomento fisso, in maniera quasi instancabile: il mentalismo; la signorina Andersen, che invece sembra dedicarsi ad argomenti con un singolo tratto in comune: il buio che può avvolgere e condizionare le intenzioni di un mago; dovrebbe esserci anche la signorina Metis, a cui rivolgerei in caso uno sguardo complice e intenso. Nonostante i nostri incontri si siano interrotti, avendo ottenuto le risposte alle sue domande (e anche alle mie), continuo a nutrire nei suoi confronti una spiccata disponibilità. Ho modo di studiare anche tutti gli altri: c'è un ragazzo particolarmente alto e piazzato che mi guarda dritto negli occhi mentre mi passa davanti. Fatico a capirne la ragione, ricambio lo sguardo con tranquillità, senza timore. Immagino sia per la sorpresa di avere un ospite esterno a lezione, o perché non mi ha riconosciuto. Lo capisco: neanch'io ho idea di chi sia. Mi ritrovo solo a battere le palpebre e a congiungere le mani dietro la schiena.
    In piedi di fianco a miss Vane, ascolto la spiegazione che precede la gita e, al momento delle presentazioni, rivolgo un sorrisetto generale ai presenti. Sono chiaramente intrigato quindi seguo con interesse la distribuzione delle biglie. Ce n'è una anche per me: sorpresa delle sorprese.
    Dopo un - Molte grazie - rivolto alla signorina Lloyd, prendo la biglia tra pollice e indice e la osservo cercando di capirne l'impiego: qual è il legame tra una biglia e l'elementalismo? Domanda fondamentalmente inutile perché è nient'altro che una passaporta. Le orecchie si muovono nel sentire questa parola, gli occhi si spalancano e subito cerco la professoressa con lo sguardo. Resto muto, benché sia lapalissiano lo stupore che provo. Occhiata agli studenti, di nuovo alla biglia, infine la Vane. Il conto alla rovescia inizia prima di poter fare qualunque cosa: vengo risucchiato con in faccia un'espressione sbalordita.

    Quando tutto intorno a me smette di girare vorticosamente - lo stato confusionale in cui mi sono trovato al momento della partenza ha di certo influito sull'uso della Passaporta - e mi ritrovo con i piedi per terra, allargo appena le braccia per non perdere l'equilibrio; la biglia è ancora stretta tra indice e pollice destri. Strabuzzo gli occhi per la differenza sostanziale di luce ed approfitto dei primissimi secondi per guardarmi intorno. Il paesaggio non ha niente a che vedere con quello a cui sono abituato, del cancello e del castello sullo sfondo non c'è più traccia, i rumori ambientali sono quelli che richiamano posti tranquilli ed incontaminati, dove la natura è padrona. Perfino la temperatura è nettamente diversa. Ho caldo, tutt'a un tratto. Avanzo di qualche passo, meravigliato. La voce della docente si alza sui vari commenti di sorpresa: annuncia che ci troviamo tutti in Indocina e che quella che vivremo sarà un'esperienza formativa nella giungla. Ho gli occhi che scintillano per lo stupore: non ne sapevo niente! E adesso? Una zanzara mi ronza intorno quasi subito: la osservo interessato mentre, dopo avere percepito l'odore del mio sangue, si avvicina al mio collo. Al contrario delle altre, deve aver decretato che sono di suo gusto: io però non sono dello stesso avviso. Con uno schiaffo secco pongo fine alla sua esistenza, salvo poi dover ricorrere alla magia - ad un aguamenti - per potermi lavare. Sfilo la giacca e sbottono il colletto della camicia mentre la lezione ha inizio, già in conflitto interiore. Avessi saputo mi sarei preparato. Fisso immediatamente il mio ruolo durante questa lezione: integrerò con spiegazioni occasionali, al momento opportuno. Sono fiducioso, divertito, finché un commento attira la mia attenzione ed interrompe lo studio ambientale.
    Mi scopro accigliato, con la fronte aggrottata e l'espressione un po' perplessa mentre indietreggio col collo per guardare e capire meglio: cosa vuol dire con "stasera a cena offro io"? Assottiglio lo sguardo. Miss Vane è oggettivamente incantevole, i suoi capelli sotto questa luce calda mostrano dei riflessi dorati che le illuminano il viso, perfino gli occhi hanno delle sfumature brillanti e molto belle. Mi avvicino piano e do un suggerimento importante al giovane mentre le dita della mancina stringono il muscolo dell'avambraccio e la mascella si contrae un po', in maniera del tutto spontanea.
    - Le suggerisco di restare concentrato: la giungla è un ambiente assai insidioso. -


    bibliotecario – mailboxpensatoio


    Interagito direttamente con Olivia, Kynthia, Axel e Valentin.

    In pillole:
    - Raggiunge i cancelli con Olivia, parlandole e ringraziandola dell'invito - lui non ha esperienze di istruzione al di fuori dell'ambiente della sua congrega, quindi è curioso. Ogni tanto perde colpi a causa sua, ma niente di serio.

    - Saluta subito Kynthia e man mano riconosce gli studenti che vede spesso in biblioteca, soprattutto Hunter e Daphne. Se c'è anche Sky, le rivolge uno sguardo più complice e prolungato degli altri per il proprio vissuto recente. Con Axel c'è questo scambio di sguardi, tra maschio alfa (axel) e creatura non definita (il biblio). Immagina sia solo confuso quanto lui, non avendolo riconosciuto e trovandosi fuori comfort zone.

    - Al momento della ricezione delle biglie, guarda interessato la sua finché scopre che si tratta di una passaporta: resta sbigottito, non aveva mica capito che si sarebbero allontanati dal suolo inglese!! Panik.

    - Non è vero, ci mette poco ad ambientarsi e a stroncare la vita di una zanzara quando vuole fare la pappa proprio con lui. Nota importante: a Valentin consiglia di concentrarsi sulla giungla.
     
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    OLLIE TURNER

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    Si preannunciava una giornata ricca di cose da fare, tanto che Ollie, in piedi già dalle 6 del mattino, se ne stava con il naso sul libro di incantesimi comodamente seduta nella sala comune della sua casa, accompagnata da una tisana al gelsomino. Pare infatti che vada a dare beneficio al sistema nervoso con le sue proprietà rilassanti. Le 7 erano sopraggiunte prima del previsto; il tempo volava sempre quando la sua attenzione era completamente rivolta ad una buona lettura. Aveva chiuso il libro alzandosi dal divanetto per recarsi nel dormitorio, dove lo aveva subito lasciato sul comodino per afferrare lo zainetto che avrebbe portato con sé alla prima lezione. Si era vestita comoda, proprio come la Vane aveva richiesto a tutti. Scarpe da ginnastica, pantaloncini sopra il ginocchio e una t-shirt bianca a strisce nere. Lo zaino conteneva invece una piccola borraccia, una pacchetto di fazzoletti, la bacchetta, una penna stilo ed un blocchetto per gli appunti. Che probabilmente non sarebbe servito, certo, però Ollie voleva essere preparata ad ogni evenienza. Non si sarebbe mica fatta cogliere impreparata. Era poi salita a fare una soddisfacente colazione in sala grande con tutta calma domando, nel tragitto, la lunga criniera mossa in una salda coda di cavallo medio-alta.

    Una volta finito, nonostante fosse in anticipo, si era avviata verso l'uscita del castello notando alcuni studenti correre di tutta fretta a fare colazione, perché forse la sveglia non era suonata o erano tornati a dormire una volta spenta, schivandone uno giusto in tempo grazie ai riflessi pronti. - Non si corre nei corridoi. - Si era premurata di rammentargli sebbene il tono di voce piatto e disinteressato, venendo ovviamente ignorata. Mancavano cinque minuti alle 8 e Ollie era già arrivata ai cancelli del castello, salutando con un - Buongiorno - la professoressa e il bibliotecario. Si era posizionata con la schiena contro il cancello e le braccia incrociate, osservando gli altri arrivare ma tenendo sempre un orecchio rivolto alle parole della Vane per non farsi sfuggire niente. Dove sarebbero andati di bello? Era curiosa. Fortunatamente non dovette aspettare molto per avere una risposta a quella domanda, e ringraziando Kynthia osservò la biglia prima di stringerla nella mano destra. Scostata la schiena dal cancello, aveva assunto una postura corretta tenendo saldamente i piedi a terra e la schiena dritta, pronta ad essere smateralizzata verso l'ignoto.

    Ignoto che, a quanto pareva, era risultato essere una pozza di acqua e fango. Sì, proprio così. Acqua. E. Fango. La faccia disgustata di Ollie diceva tutto. Trasmetteva alla perfezione la sensazione viscida e schifosa di avere non solo le scarpe completamente bagnate fradice ma anche i calzini, mezzi, e da buttare. Perché sì, li avrebbe buttati una volta tornata al castello. Strinse talmente forte le mani in due pugni quasi da rischiare di scheggiare la biglia, mentre le guance si facevano rosse di rabbia alzando il viso al cielo, trattenendo una parolaccia liberatoria. Eppure la giornata era partita così bene. Aveva alzato un piede alla volta per uscire da quella pozza, con una camminata che ricordava tanto quella di una papera con il bonus dello "splash" che facevano le scarpe ad ogni movimento. Qualcuno nelle vicinanze avrebbe potuto udire un flebile borbottare da parte della tassorosso; stava maledicendo la pozza, te stessa e il mondo intero. Era pronta a lanciare le scarpe in faccia a chiunque avesse osato fare un commento a riguardo. E no, non aveva avuto modo di risponde alle domande della professoressa. Non aveva neanche sentito la sua voce in lontananza, perché in quel momento era troppo, davvero troppo, occupata a fissare le scarpe e a domandarsi mentalmente cosa fare a riguardo, dal momento che i fazzoletti non erano abbastanza e quella sensazione di umido le faceva accapponare la pelle.


    tassorosso – mailboxpensatoio


    Ollie Turner - V anno - tassorosso
    > si prepara per la lezione
    > raggiunge i cancelli nel tempo prestabilito salutando la professoressa e il bibliotecario
    > si materializza in Indocina con le scarpe immerse dentro una pozza (perché sì, la sfortuna non è mai abbastanza)
    > borbotta e si guarda le scarpe
     
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    Hestia Anderson
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    Ricontrollò diverse volte il suo zaino prima di uscire dalla sala comune dei Corvonero. Il fatto che la professoressa Vane avesse chiesto a tutti di indossare abiti comodi, faceva presagire che probabilmente voleva che andassero da qualche parte. O almeno così aveva pensato la corva mettendo lo zaino in spalla, sistemando outfit comodo che aveva deciso di indossare per quella che si prefissava essere una gita.
    «Dai Perry, per stavolta ti porto a lezione solo perché non credo che staremo sui banchi di scuola.» ah sì, questa volta aveva deciso di fare una piccola eccezione, questa volta aveva scelto di portare Perry che a differenza di Kuro non era un pericolo pubblico.
    Era uno snaso educato, sperava solo che la Vane non lo scoprisse.
    Entrò silenzioso nello zaino della ragazzina, dato che i due non si separavano mai quando camminava per i corridoi aveva imparato ad essere estremamente celere anche perché la sua adorata padroncina lo ricompensava con oggettini sbrilluccicosi se si comportava bene, senza neppure dover fare la fatica di andarli a recuperare lui.
    Vantaggioso insomma.
    Quindi eccola raggiungere con calma, essendo mattiniera, il luogo in cui si sarebbe svolta presumibilmente la lezione. Anche perché, una volta lì, la ragazzina notò che c'era anche il bibliotecario ad accompagnarli dunque fece un «Buongiorno, professoressa Vane.» sorridente ed un «Salve signor Warmswizzler, anche lei parteciperà alla lezione?» scherzoso, perché fu decisamente inaspettata la sua presenza lì. Ancora più fuori luogo fu la presenza di Kynthia che decisamente non era del loro anno, ma il motivo per cui era qui fu presto rivelato dalla professoressa: era diventata la sua assistente.
    E da brava assistente, consegnò a tutti una bellissima biglia che sarebbe servita per raggiungere la meta di quella lezione: una giungla in Indocina.
    Hestia non era mai stata nella giungla, non aveva mai avuto modo di osservare in prima persona la maestosa bellezza degli alberi e della sua incontaminata natura. Ora poteva osservarla in prima persona, sentire l'odore pungente dell'umidità e lasciarsi travolgere dal verde delle foglie degli alberi che crescevano rigogliosi. Sarebbe stato quello il luogo dove avrebbero svolto la loro lezione di incantesimi ed Hestia proprio non capiva che cosa centrasse con la materia.
    Alcuni si erano smaterializzati direttamente nell'acqua, palesando il loro disappunto e frustrazione visto che avrebbero preferito materializzarsi sull'asciutto come era successo ad Hestia.
    Se si trattava di esplorare ancora una volta l'ennesimo tempio, piuttosto si sarebbe buttata volontariamente giù da un burrone. La sua esperienza in quel labirinto assieme ad Aaron era stata pessima, non vuole più avere a che fare con gli Inferi, neanche vederli in cartolina.
    Anche se... I vari insetti che stavano iniziando a ronzarle attorno stavano diventando parecchio fastidiosi.
    «Io ho qualcosa contro gli insetti.» aveva detto avvicinandosi alla Wheeler e alla Riis che erano nell'acqua, passando loro una boccetta da spruzzarsi addosso «Ehi ma chi si rivede! Se finisco per sbaglio in un tempio antico infestato posso contare di nuovo su di te?»
    Ed eccolo Aaron, meno male che c'era stato lui nella lezione di Divinazione sulla Piromanzia, sapeva il fatto suo ed era rimasta piacevolmente colpita dal suo essere così spiritoso, nonostante la voglia di flirtare praticamente con chiunque fosse vaginomunita. Non gliene faceva una colpa, anzi meglio lui di tanti elementi che respiravano la sua stessa aria all'interno della scuola.
    Lo sguardo ceruleo della ragazzina si posa poi sulla figura dell'insegnante, alzando rispettosamente la mano aspettò il suo turno prima di parlare.
    «L'elementalismo...» aveva iniziato lei «è un'antica forma di magia che prevede l'utilizzo dei quattro elementi: fuoco, aria, terra ed acqua. Gli incantesimi che prevedono l'uso di questa forma arcaica di magia sono molteplici: dal più semplice ma efficace Aguamenti al più complesso Confringo.»
    I libri che aveva letto sull'argomento erano stati utili, insomma una maledettissima secchiona come lei made in Corvonero non poteva non rispondere, almeno quando si trattava di un argomento che le interessava. Le piaceva trasfigurazione, tantissimo, e se poteva fare pratica con quel tipo di incantesimi ben venga così come Volo, le piaceva leggere delle cronache sportive e prenderse spunto dalle manovre dei grandi campioni, ma anche Incantesimi era una materia che conservava con sé molto fascino. Un fascino che si traduceva nel divorare libri sull'argomento, leggendo anche nelle profondità della notte prima di addormentarsi. I libri erano i suoi migliori amici, ovviamente aveva delle reali amicizie con cui condividere momenti speciali, ma lei preferiva molto di più immergersi in qualcosa di distante, diverso dove per un po' di tempo poteva essere al sicuro. Per molto tempo Hestia era stata in balia delle insicurezze, della tristezza e quando questo succedeva era sempre lì, con il naso tra i libri.
    Per fortuna aveva avuto il coraggio di tornare a vivere, di tornare a combattere contro chi in passato le aveva fatto del male, ma soprattutto di non lasciare più che qualcuno subisse la sua stessa triste sorte.
    «Come già specificato dal mio compagno di casa, Hunter Moore, esistono persone capaci di controllare gli elementi e vengono chiamati elementalisti. Tuttavia, ne possono controllare uno soltanto, non è mai stato registrata la presenza di un elementalista con la capacità di controllare più di un solo incantesimo.» e così si conclude il suo intervento, ma prima ha una piccola ma innocente domanda da sottoporre alla professoressa Vane, perché la sua mente curiosa di Corvonero non può restare all'oscuro di questo piccolo, ma importante dettaglio.
    Almeno per lei.
    «Professoressa Vane, scusi se glielo chiedo, ha detto che ci troviamo in Indocina, ma dove esattamente?» Birmania, Cambogia, Vietnam, l'Indocina era vasta ma Hestia voleva capire in che stato si trovasse quella giungla. Aveva fatto bene a portare, questa volta per lo meno, la sua macchina fotografica perché così avrebbe avuto modo di fare qualche foto di questo peculiare e curioso viaggio in territorio esotico. Non aveva avuto modo di portarsi dietro la sua fedele macchina fotografica quando erano andati in Africa, il suo unico trofeo e ricordo di quella giornata era stato una raccolta di conchigline che aveva preso dal fondale marino.
    Questa volta avrebbe scattato delle belle foto e le avrebbe mandate ai suoi genitori, che quasi certamente sarebbero stati entusiasti di sapere di ciò che la loro bambina aveva visto con i suoi occhi.
    «Ehi, Turner vuoi venire vicino a noi?» noi intese come Riis, Schneider e Wheeler, dopo aver concluso l'intervento per la Vane e aver ricevuto la sua risposta, Hestia si era guardata un po' intorno e aveva notato come Ollie Turner, di Tassorosso, sembrasse decisamente incazzata per via del suo atterraggio poco asciutto. Aveva tutte le scarpe bagnate, poverina.
    Magari avrebbe voluto anche lei un po' di anti-insetti e perché no, anche una piccola chiaccherata mentre si sarebbero addentrati all'interno di questa giungla infernale.
    code by frieda



    SPOILER (click to view)
    Hestia Jane Anderson - Corvonero Sesto Anno
    Hestia arriva e prende la biglia da Kynthia per poi raggiungere l'Indocina con tutti, ma sull'asciutto. Si avvicina ad Halley e a Freya passando loro uno spray anti-insetto. Fa un saluto ad Aaron che ce lo ricordiamo dalle disavventure alla Indiana Jones della scorsa lezione e rispondiamo molto felici alla professoressa Vane chiedendole anche dove siamo esattamente. Poi si rivolge ad Ollie per chiederle se vuole stare con il suo gruppetto per provare poi a parlarle un po'.


    Edited by Hestia. - 15/6/2023, 15:25
     
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    Kaeris Duval

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    Una zampata in faccia, ecco, quello fu il mio risveglio quella mattina. Kuro, dal nulla, aveva deciso di avere fame, e come farmelo capire se non infilandomi una zampa in un occhio per poi schiaffarmi l'altra sul naso.
    Lo afferrai per lanciarlo in fondo al letto per porer continuare a chiudere gli occhi un altro po', ma ovviamente fu inutile, perché la piccola belva tornò all'attacco.
    Aveva vinto. Lo appoggiai sulla mia spalla e gli riempii una ciotola di cibo per riuscire a godermi un minimo di pace.
    Mi diressi verso l'armadio e presi i vestiti piú comodi che avevo e li appoggiai sul letto, li avrei abbinati ai miei soliti stivali.
    Poi andai in bagno per farmi una doccia bollente, cosí calda da sfiorare l'ustione. Mi rilassava, il piacevole dolore mi ricordava che per quanto potessi lavare l'esterno del mio corpo, l'oscurità che hai nella mente non ti abbandona mai. Non si cancella facilmente.
    Uscii dalla doccia e asciugai i capelli per poi acconciarli in una treccia unica in modo che fosse piú comodo.
    Indossai pantalone, maglia e anfibi alti fino a sopra la caviglia.
    Mi guardai attorno e cazzo, capii che Kuro aveva capito che sarei uscita senza di lui. Prima o poi sarebbe successo, anzi, nelle precedenti lezioni ero stata fortunata a riuscire a trovarlo addormentato, era stato piú facile imprigiornarlo in una gabbietta. Stavolta non sarebbe stato cosí semplice.
    Iniziai a cercarlo dappertutto aprendo armadi, cassetti e controllai addirittura sotto ai letti. Si era fatto di nebbia, quel furbetto sapeva come nascondersi, però io, d'altro canto, sapevo come attirare a me una preda.
    Aprii il cassetto accanto al comodino, sapevo che lui nascondeva lí gli apparecchi e i denti rubati, quindi ne presi una grossa manciata.
    « Conterò fino a tre, Kuro, poi butterò il tuo bottino nel water.»
    Già una volta mi aveva sfidata e non era andata bene.
    « Uno... Due... Tre...»
    Iniziai a vedere il cuscino contorcersi finché non ne uscí una testolina
    « Eccoti»
    Dissi, e lui si fiondò sulla mia mano cercando di aprirne le dita.
    Non dovevo e non potevo tirarla troppo per le lunghe, in fin dei conti avevo lezione quella mattina, e sicuramente non sarei arrivata in ritardo con la scusa dello snaso.
    Quindi afferrai Kuro dalla collottola e lo lanciai nella gabbietta che fortunatamente avevo già riempito di cibo e acqua per poi richiuderla a una velocità impareggiabile.
    Mi incamminai verso la porta e girandomi guardai Kuro
    « A dopo, se troverò qualcosina di bello te lo porterò, promesso. E dimenticavo, tornata da lezione andremo in cerca di tesori, va bene bestia di Satana?»
    Dissi chiudendomi la porta alle spalle.
    Mi incamminai verso la sala grande dove feci un'abbondante colazione che conclusi con una tazza di caffè che era probabilmente piú grande della mia faccia.
    Poi andai verso il cancello della scuola, dove avremmo dovuto riunirci per prepararci alla lezione di Incantesimi.
    Ormai mi ero decisamente abituata alla noia, ero rassegnata, sapevo già che anche questa lezione sarebbe stata un lasciar scorrere il tempo finché non si finisce e si torna a rilassarsi.
    Arrivai lí e salutai la professoressa alzando la mano, poi presi la biglia che mi venne data da una ragazza.
    Iniziò poi il conteggio per partire, siccome la pallina era in realtà una passaporta. Se fossi stata fortunata saremmo finiti in qualche posto spettrale o ancora meglio in un cimitero.
    La professoressa contò, e di colpo, aprendo gli occhi, sentii la donna spiegare che ci trovavamo in Indocina.
    Paese affascinante... Avevo letto svariati libri storici riguardanti le torture che avevano utilizzato in Indocina durante le guerre combattute in quel luogo.
    Stranamente, gli esseri viventi, o almeno quelli "intelligenti", sono assai crudeli verso gli altri individui della stessa specie e anche verso le altre, cosa che non poteva non affascinarmi immensamente.
    Giungle... Aveva detto "giungle", pensai che finalmente avrei visto qualcosa di mortale, serpenti, ragni e qualsiasi altra cosa potenzialmente letale. Sarebbe stata un'ottima opportunità per ampliare la mia collezione anche se non dovevo montarmi la testa, sapevamo già come andavano a finire le lezioni, ovvero che solitamente mi ritrovavo ad annoiarmi, dunque dovevo limitare la mia fantasia, almeno per il momento, e rimanere ad ascoltare le spiegazioni e le risposte alle domande dell'insegnante.


    Kaeris Duval - Corvonero- V anno.
    Dopo una lotta per mettere Kuro( il suo snaso)nella gabbia arriva al luogo indicato, saluta l’insegnate con un gesto della mano.
    Prende la biglia, e una volta arrivata in Indocina rimane ad ascoltare le risposte degli altri.


     
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    Solita routine, sveglia alle cinque in punto della mattina, bagno rilassante nel più totale silenzio prima che una qualunque delle mie coinquiline si svegliasse per poi tornare in camera e prepararmi una fumante tazza di the nero, ma ciò che invece trovai ai piedi del mio baule lasciato socchiuso per evitare di far rumore richiudendolo dopo averci frugato dentro prima di recarmi in bagno fu uno snaso ficcanaso intento a rubare chissà quale oggetto da lui ritenuto di estremo valore. «Brutto papero peloso che non sei altro» Gli ringhiai addosso con fare minaccioso col tono ridotto a un sussurro per non svegliare le ancora dormienti coinquiline mentre con un balzo felino gli facevo abbastanza paura da farlo sgattaiolare via velocemente. Gliela avrei fatta pagare più tardi a Kaeris per aver lasciato ancora una volta la sua bestiola sguinzagliata pronta a combinare guai. Aprii l'armadio in legno scuro davanti al mio letto e vi ci tirai fuori gli abiti preparati la sera prima che consistevano in dei pantaloni cargo verde oliva e una canotta di tessuto leggero color grigio ghiaccio, uno dei miei colori preferiti in assoluto. Mi legai in vita un comodo supporto per la bacchetta e ai piedi mi infilai i miei fedeli anfibi stringati dei quali mi separavo quasi soltanto quando mi era imposto indossare gli abiti della divisa. Ne possedevo di svariati colori ma i miei preferiti erano probabilmente loro, i più semplici e consumati fra tutti dai molteplici utilizzi, perfetti per essere usati in un contesto imprecisato che richiedeva abiti comodi. Non appena terminai di prepararmi decisi che prima di uscire una piccola vendetta nei confronti della Corva disordinata fosse d'obbligo e quindi attirai a me Kuro con l'inganno fingendo di voler far pace regalandogli un gingillo luccicoso e quando fu abbastanza vicino lo catturai con un movimento secco delle mani per poi lanciarlo addosso a Kaeris in modo che la svegliasse. Sapevo ormai bene quanto non le piacesse alzarsi presto e quello mi sembrava un modo divertente di farle capire che forse e dico forse, avrebbe fatto meglio a tenere il suo snaso nella gabbietta durante la notte essendo decisamente troppo esuberante e imprevedibile, pazzo com'era non mi avrebbe stupito se prima o poi fosse sgattaiolato fuori dalla stanza per recarsi nella sala trofei per fare piazza pulita di tutto. Scesi poi verso la sala grande e una volta giunta lì notai con piacere che ero una delle prime ad essere arrivata e che quindi avrei potuto scegliere fra ogni sorta di ben di dio sulla tavola prima che altri vi ci affondassero le loro schifose forchette talvolta già insalivate per il boccone precedente. Mi riempii il piatto di uova strapazzate e bacon croccante per fare una sostanziosa colazione e poi attesi che la sala si riempisse di studenti rumorosi per intercettare con lo sguardo l'unica persona che nonostante il mio brutto caratteraccio sembrava aver trovato il modo di sopportarmi, ma di Harry non vi era traccia. Tirai fuori uno dei due gufetti in legno che fungevano da walkie talkie magici per raggiungere l'altro, ceduto a Harry in modo da riuscire a comunicare in giro per il castello senza troppa fatica. Avevamo deciso, dopo averci quasi rimesso le penne entrambi, che ignorarsi ed evitarsi non portava a nulla se non a guai e che parlare, soprattutto quando uno dei due era troppo insofferente nei confronti della vita -e caso voleva che spesso fossi io- fosse la scelta migliore e quindi avevo deciso di rispolverare quegli aggeggi strani comprati non ricordavo nemmeno più dove per poterci raggiungere senza l'ausilio di incantesimi o oggetti intercettabili. Il più delle volte quando mi sfogavo su qualcosa ricevevo solo del "silenzio radio", ma piccoli rumori di sottofondo mi facevano spesso capire che qualcuno dall'altra parte ascoltava e sapevo che si trattava di lui. Il resto delle volte ci scambiavamo invece offese, parecchio colorite, per un motivo o per l'altro e quello sarebbe stato proprio uno di quei casi. «Grandissima testa di cazzo dove minchia sei?» Parlai abbassandomi verso la panca in legno per non farmi udire da altri. «Fra nemmeno quindici minuti dobbiamo essere ai cancelli della scuola, coglione, muoviti a raggiungermi all'ingresso, ti porto del cibo io!» Ok, non eravamo ancora propriamente in ritardo ma come sua responsabile babysitter era mio dovere assicurarmi che non facesse tardi e che soprattutto non facesse far tardi pure me. Attesi che mi raggiungesse nel luogo indicato e guardandolo storto per i lunghi minuti d'attesa, certa che a quel punto lo avesse fatto quasi sicuramente di proposito, gli lanciai un sacchetto con all'interno un paio di brioche salate. «Zitto e ringrazia e se non ti piacciono la prossima volta ti impari a non fare tardi, scemo, odio fare ritardo» E ancora una volta potevo affermare con assoluta certezza che fossimo ben lontani dall'essere in ritardo ma secondo la mia filosofia di vita "puntuale" era già ritardo e quindi bisognava arrivare sempre con almeno cinque minuti di anticipo ovunque si andasse. «E giuro che se scopro che hai tardato perché ieri sera hai bevuto troppo e questa mattina eri ancora troppo sbronzo ti uccido, lo sai che l'alcol si condivide sempre» Sibilai divertita fingendo di annusare l'aria intorno a lui in cerca di sentori di una possibile sbronza in solitaria. Sì, certo, avevo sempre insistito sul non portare né alcolici né altre cose vietate dal regolamento dentro Hogwarts sia con lui che con l'altro mio "bimbo speciale" ma beh, se lo si faceva fuori nessuno si sarebbe potuto lamentare e anzi, io personalmente avrei apprezzato di sicuro visto la mia amicizia di lunga data con quel veleno tanto amato chiamato alcol. «Professoressa, signor Warmswizzler» Salutai entrambi gli adulti non appena arrivammo con un cenno rispettoso del capo e se con la professoressa mi limitai a quello, al bibliotecario rivolsi anche un sorrisetto di amichevole intesa, alla fin fine nonostante mi avesse quasi fatto affogare il suo metodo e le sue intuizioni si erano rivelati vincenti e solo grazie al suo cruciale aiuto ero riuscita a far chiarezza su di me.
    Presi la biglia gentilmente allungata da Kynthia alla quale rivolsi un timido sorriso. Era da tempo che quasi non ci rivolgevamo più la parola, al tempo avevo tenuto le parti di Rose su quanto accaduto con la Grifondoro, ma ora mi domandavo se il mio schieramento non fosse stato un po' troppo affrettato, essendomi fidata solo del parere della Tassorosso senza mai ascoltare la campana della ragazza. Non sapevo perché lo avessi fatto, probabilmente per cieca fiducia nei confronti della mia timida amica dagli occhi color oro, ma ora riuscivo a vedere forse più chiaramente quante scelte e decisioni affrettate avessi preso in passato e forse in parte avevo sbagliato sia con una che con l'altra.
    Mi allontanai di qualche passo con ancora il Serpeverde al mio fianco e quando i miei occhi si posarono su una bellissima ragazza verde-argento non riuscii a trattenermi dal punzecchiare un poco il Barnes. «Non è forse lei la ragazza più sensuale di me?» Cinguettai velenosa e divertita alla volta del ragazzo al mio fianco. «Forse dovresti provare a lanciarti pure tu... guarda il tipo al suo fianco, potresti imparare molto da...» Mi si gelò tutto in una volta il sangue nelle vene. «Axel...» Sussurrai con tono basso e atterrito. Era così poco probabile che lui si trovasse proprio lì in quel momento che inizialmente nemmeno ci avevo fatto caso al volto del ragazzo vicino alla focosa morettina, eppure lui era lì, era davvero lì. Avevo sperato così spesso che riapparisse per poi fare i conti con la realtà che ormai avevo quasi perso le speranze, eppure era lì e ora mi guardava con uno sguardo così freddo e distante che a stento lo riconobbi. Strinsi forte i pugni lungo i fianchi per trattenermi dal correre verso di lui per abbracciarlo dalla felicità o prenderlo a pugni per non avermi avvertito del suo ritorno e per il suo silenzio stampa tanto prolungato nel tempo, ancora dovevo decidere, ma prima che potessi fare l'una o l'altra cosa la passaporta nella mia mano si attivò e un sonoro crack mi avvertii che mi ero appena lasciata alle spalle la scuola per riapparire in una rumorosa e afosa giungla. Atterrai con agilità su un prato rigoglioso e pieno di piante mai viste prima e subito cercai Harry e Axel con lo sguardo, entrambi troppo lontani per poterli raggiungere prima che la Vane cominciasse a spiegare e a porci domande. Dirigermi ora verso il Bulgaro per riempirlo di domande sarebbe sembrato dannatamente inopportuno e nemmeno avvicinarmi all'altro Serpeverde in cerca di quel tacito conforto del quale avevo imparato a bearmi sarebbe passato inosservato e quindi decisi semplicemente di attendere, lo avevo fatto per così a lungo che qualche altro minuto non avrebbe di certo cambiato nulla. Mi sentii presto riavvolgere dalle tenebre ormai tanto conosciute e i miei palmi tornarono a serrarsi con forza facendo impallidire tutte le nocche delle dita per lo sforzo. Dovevo distrarmi. Dovevo pensare ad altro. Dovevo allontanare i miei pensieri da lui. «L'elementalismo è un tipo diverso di magia più improntato verso gli elementi naturali. Alcune persone sono in grado di entrare così profondamente in sintonia con un elemento da riuscire a controllarlo, talvolta persino senza lausilio della bacchetta. Tale potere, se incanalato attraverso incantesimi elementali castabili da qualsiasi mago munito di bacchetta, li renderà decisamente più potenti e duraturi nel tempo, ma per riuscire a farlo il mago in questione necessiterà di un lungo allenamento per imparare a padroneggiarlo, altrimenti rischierà di farsi controllare lui da tale magia finendo per farla esplodere in maniera incontrollata in momenti di forte stress o sovraccarico emotivo» Avevo deciso di concentrare tutta la mia attenzione sul rispondere alla domanda, ormai avrei potuto parlare per ore su tale argomento e seppure da fuori sarebbe sembrato uno dei miei soliti interventi da saccente secchiona quale ero, quella era in realtà una delle mie tipiche ondate di parole infinite generate da un fastidioso stato di stress e irrequietezza mentale.
    Purtroppo però i miei buoni propositi per evitare di fissare nuovamente il mio sguardo bicolore sul mannaro a svariati metri da me durarono esattamente il tempo di terminare il mio intervento e subito ripresi a guardarlo a tempi alterni spostando la mia attenzione prima su di lui e poi sulla professoressa e poi di nuovo su di lui con qualche breve pausa per cercare anche lo sguardo del Barnes che ancora faticavo a rintracciare fra la calca di studenti, forse troppo concentrata sul Bulgaro per mettere realmente a fuoco il volto di chiunque altro.

    ★ ★ ★
    Caposcuola Corvonero | Mailbox | Pensatoio

    Skylee Métis. Corvonero. V anno.

    Interagito con Kaeris, Harry, la Professoressa il Bibliotecario, Kynthia e Axel. Citata Freya.

    Dopo aver lanciato addosso a Kaeris il suo snaso Sky raggiunge la lezione con Harry, non prima di avergli rotto il cazzo tramite Radiogufo (oggetto vinto durante un evento del forum, trovabile nel pensatoio per maggiori info), saluta prof e assistenti e poi fa una battuta su Freya e il ragazzo accanto a lei salvo poi scoprire essere Axel e poi nulla, va in bug pesantissimo e cerca di distrarsi rispondendo alla domanda. Scusatemi non era mia intenzione sganciare un simile papiro, lo giuro.

    Nessun animale è stato maltrattato in questo post, nemmeno Harry.
     
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    Harry Barnes

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    18 anni - V anno
    *possibile violenza, linguaggio volgare o offensivo

    «Grandissima testa di cazzo dove minchia sei?» mi massaggiai stancamente le meningi, percependo l’irritazione salire già di prima mattina. – HO CAPITO, SMETTI DI ROMPERMI IL CAZZO, ADESSO – diedi una manata talmente forte a quel gufetto del cazzo da farlo schiantare dall’altra parte della stanza. La caposcuola mi costringeva a portarmi dietro quella radiolina dal suono gracchiante ovunque, poiché quando avevo evitato di farlo lei se l’era presa moltissimo, inventandosi che mi fossi perso una qualche situazione di emergenza: cazzate, più che sicuramente, ma questo mi fece rendere conto che avrei avuto meno rotture acconsentendo a denti stretti a tutti i suoi capricci, almeno fino a quando fosse stata ancora la mia “balia” secondo ordine di qualcuno (non avevo ancora capito bene chi) ai piani alti; possibilmente, il problema si sarebbe risolto con la fine dell’anno, quando avrei dimostrato a tutti che, ebbene sì, ero in grado di finire un anno scolastico senza combinare particolari danni.
    C’eravamo chiariti, io e la Métis… beh, più o meno. Diciamo che lei aveva smesso di fuggire, e io di rincorrerla… almeno per il momento: in quella specie di rapporto non meglio identificabile che avevamo, fatto di studio, punzecchiatine, urla, rivelazioni bizzarre e un certo grado di tensione sessuale non indifferente, era quasi sempre una caccia al topo a periodi e ruoli alterni: prima della serata al Wonderland, infatti, la bionda costretta a sopportarmi; subito dopo, cambiato il mio stato sociale e psicologico, aveva iniziato a rincorrermi lei (a detta sua perché avevo bisogno di qualcuno che mi stesse vicino, cosa che hey, non ha fatto); almeno fino alla giornata in Africa, alla fine della quale prese a sfuggirmi come mai prima, e infine, esattamente come la curva di chiusura di un cerchio che avevo ormai l’impressione si ripetesse all’infinito, ero tornato a convivere con i brividi di fastidio e i mal di testa causati dalla troppa irruenza della corvonero, di cui avevo quasi finito per dimenticare il carattere per nulla facile.
    – Buongiorno Milady, la vostra finezza è sempre musica per il mio udito delicato. Would you like some tea? mi rivolsi a lei con il mio impeccabile accento da altolocato londinese e un mezzo inchino sarcastico, il pugno stretto al petto, come se mi stessi rivolgendo a una nobildonna di altri tempi, una dolce creatura delicata bisognosa di attenzioni e buone maniere… certo, forse in un’altra vita. – Non le hai avvelenate, vero? – feci finta di rigirarmi una brioche tra le mani con fare sospetto, per poi addentarla senza preavviso. Una vera bestia.
    – Ops?…Che fai, mi spii? Comunque l'ho finito tutto. – mentii, lanciandole un’occhiata torva, di sott’ecchi. La stronzetta aveva fatto bene a ricordarmi di indossare abiti casual perché, dopo quella sorta di festino che era nato dal nulla nella mia camera di dormitorio - dopo che Kai era riuscito ad introdurvi una notevole quantità di alcool - non ero per niente in forma: avevo fatto le ore piccole, bevendo effettivamente più del dovuto, e mi ero svegliato con una serpe rossa distesa al livello della vita di cui neanche mi ricordavo; l’avevo spinta bruscamente facendola ricadere al lato opposto dell’ampio baldacchino dopo l’ennesime minacce della corva. Insomma, in quelle condizioni, quella mattina mi sarei ricordato appena il mio nome, figuriamoci l’outfit per nulla ordinario che avrei dovuto esibire.
    Mi ero presentato dunque ai cancelli del castello così abbigliato: maglietta smanicata, che avrebbe messo i bicipiti bene in vista, e pantaloni grigio antracite al ginocchio, con pesanti anfibi del medesimo colore e gli immancabili anelli che avrebbero aiutato a scombinare i connotati facciali di qualcuno nel caso se lo fosse meritato. O nel caso mi andasse, insomma. – Sei gnocca, vestita così – constatai come stessi parlando del tempo: quello stile le dava un’aria da dura che si scontrava curiosamente con la sua estetica pallida e delicata. In risposta quella, però, adocchiò l’unico membro femminile della nostra squadra di quidditch, beccandosi una bella gomitata da parte mia. – Taci. – sollevai un sopracciglio incuriosito quando la ragazza, però, parve gelarsi al mio fianco, e allungai il collo oltre la sua testa solo per vedere… il bulgaro. Ah. Non era morto, disperso, o qualcosa del genere? Feci ricadere lo sguardo sulla corvonero, notando il modo in cui la guardasse: neanche lei si aspettava di vederlo. Lui, però, non sembrò affatto interessato alla sua presenza, e l’onesta reazione della bionda fu stringere i pugni. Distolsi lo sguardo, mordendomi l’interno della guancia con aria visibilmente seccata. Dopodiché mi allontanai da lei, ma solo pochi istanti dopo la biglia stretta nella mia mano si attivò: odiavo quella sensazione così bizzarra del corpo che si accartocciava su sé stesso per scomparire da un ambiente per poi riapparire in uno nuovo e, anche quella volta potevo dirlo: decisamente inaspettato. Riaprii infatti gli occhi su un paesaggio completamente diverso, molto più selvaggio e umido rispetto al nostro arrivo in Africa di qualche mese prima. Il rumore di una moltitudine di insetti diversi si mise a solleticarmi fastidiosamente l’udito: speravo solo mi sarei abituato infletta, smettendo di farci così tanto caso.
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    La bionda non era a portata: tanto meglio, doveva essere atterrata lontana da me, che per poco non mi ero ritrovato gli scarponi all’interno di una pozzanghera fangosa. Riconobbi subito chi mi stava di fronte: la Wheeler, che quel giorno indossava dei feseux neri che le facevano un culo davvero niente male. Mica scemo, mio cugino.
    Splash. Un suono cremoso e bagnaticcio segnalò il contatto del corpo sexy della grifondoro con la pozza della quale si stava già lamentando prima del tempo, in seguito alla mia poco gentile spinta: se voleva fare la lamentosa, tanto valeva darle un motivo valido. – Ops, Wheeler, devo essermi smaterializzato proprio addosso a te… che disdetta – un ghigno bastardo mi increspò la guancia, mettendo in mostra l’irresistibile fossetta che mi rendeva così adorabile a un primo sguardo… cioè prima di conoscermi. – Ciao anche a te. – rivolsi uno sguardo malizioso alla Riis, fingendo di vederla per la prima volta. Poi il mio sguardo vagò incontrando la serpeverde-fantasma, quella che non parlava mai e preferiva starsene in disparte, quasi non si rendesse conto che fosse tangibile, che avesse una bocca e che gli altri potessero vederla. – Quella se cade in una di queste finisce col fango fin dentro la figa. – alzai gli occhi al cielo; “Vestitevi comodi”: le ultime parole famose…
    Vidi avvicinarsi Schneider, e con una smorfia mi tolsi di mezzo, manco uno scarafaggio alato dell’Indocina mi fosse appena volato addosso, e mi scontrai con una ragazza dalla pelle bronzea, che tanto mi ricordò la Scott, svanita dal castello da un giorno all’altro. Esattamente come lei, provocava in me delle strane impressioni: da una parte mi dicevo che doveva disgustarmi, per pura coerenza, ma quella particolare tonalità era così… sexy? Barnes ma fai davvero??!! Gratta e netta pronunciai dopo aver estratto la bacchetta dal fianco e averla puntata sugli stivali della mora. – Dubito che sarà utile sul lungo termine… ma forse, intanto, eviterai di uccidere qualcuno – diedi un’alzata di spalle, dandole le spalle e incrociando le braccia in direzione della professoressa, ascoltando eventuali interventi. Una mano si allungò per la seconda volta in quella mattinata a massaggiarmi la fronte: onestamente, non ero abbastanza lucido per rispolverare i cassettini della memoria in cerca di qualcosa di utile da dire; speravo solo che non mi sarebbe venuto un bel mal di testa fottuto.

    Harry Barnes, V anno, Serpeverde
    Interagito con Skylee, Halley, Freya, più o meno indirettamente con Rey, e infine con Ollie. Citati Axel e Aaron. Quando vede Axel, l’umore cala e si allontana da Sky prima ancora che le biglie si attivino. Ha buttato Halley nel fango fingendo che fosse un incidente e ha, al contrario, lanciato un gratta e netta sugli stivali di Ollie, distogliendo poi l’attenzione da lei consapevole di andar contro il suo stesso razzismo perché un po’ le ricorda quella gnocca della Scott che era un po’ la sua eccezione alla regola. Non risponde alla domanda perché ha troppo mal di testa a causa del fatto che ha dormito quasi un cazzo e ha bevuto decisamente troppo la sera prima. Potrebbe scoppiargli un mal di testa cane o vomitare da un momento all’altro, chi lo sa… nessuno lo sa(?)



     
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