Lezione di Difesa Contro le Arti Oscure A.S. 2022/2023 - IIammessi studenti FINO AL 3° ANNO.

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    Phoebe Emily Smith

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    Il Professore White era intervenuto presto quando aveva compreso che Phoebe non sarebbe riuscita a fronteggiare il molliccio di sua madre per la prima volta. Così la ragazzina lasciò il posto ad un altro studente mentre cercava di ricomporsi e di non far vedere le sue lacrime che si erano ben posizionate all’attaccatura delle ciglia inferiori ma non andavano oltre. Prese un bel respiro mentre nella sua mente la confusione regnava da padrona. Era vero che era andata via a causa sua? Questo se lo chiedeva da sempre ed era una delle paure più grandi, in oltre non sapeva dove fosse, se fosse viva oppure no, se si fosse creata un altra famiglia. La cosa peggiore era che si sentiva responsabile senza sapere il motivo e che voleva sconfiggere e reprimere ogni brutta sensazione perché lei era forte, anche se oggi non aveva proprio dimostrato di avere tutta quella forza. Doveva migliorare e doveva sconfiggere quel mostro o forse doveva sconfiggere la sua paura. E come si sconfiggeva la propria paura?
    Tutti gli studenti avevano affrontato la prova e quasi tutti sembravano scossi, anche chi era riuscito nell’incanto sembrava comunque non essere al cento per cento. Phoebe prese un bel respiro per calmare i nervi e quando la voce del professore echeggiò nell’aula si rimise in ascolto e lo guardò con i suoi enormi occhioni.
    Non era finita, anzi avrebbero dovuto fronteggiare ancora il molliccio, all’inizio la grifondore rimase sorpresa poi pensò che forse era proprio il modo per affrontare qualcosa. Certo, non si sarebbe tirata indietro, voleva provarci e chissà se ci sarebbe riuscita, una cosa era certa non si sarebbe arresa, non era nel suo carattere, ci avrebbe provato. Quando sentì il suo cognome uscire dalla bocca del professore insieme a quello del suo compagno con cui avrebbe affrontato la prova, strinse la bacchetta nella destra e si guardò intorno. Lo individuò e andò a posizionarsi vicino a lui. «Dobbiamo riprovarci a quanto pare!» disse sottovoce la ragazzina sorridendo con curiosità. Questa volta erano in due chissà cosa sarebbe accaduto. Era spaventata, certo, ma la voglia di riprovarci stava superando la paura, almeno un pochino. «Voglio riprovarci, spero in bene, in caso contrario sarò triste ma mi allenerò.» Certo, dire a Phoebe di smetterla di provarci e arrendersi era un’impresa ardua. Poteva esser visto come un pregio ma a volte era un difetto come la sua enorme curiosità. Rimase così a guardare fissa il punto davanti a sé, sapeva bene che non sarebbe stato per nulla semplice e il risultato più scontato era la non riuscita ma, mai dire mai.
    Una volta arrivati vicino al baule entrambi, Phoebe guardò il suo compagno «Pronto?» chiese facendo un bel respiro, e qualche secondo dopo il baule si aprì e apparve un miscuglio. Il molliccio cercava di trasformarsi in qualcosa ma sembrava non riuscirci e non si comprendeva bene fino a quando un qualcosa apparve. Phoebe fece un piccolo balzo portando la bacchetta in avanti mentre la sua faccia gridava la parola “PAURA” insieme al “CHE SCHIFO”.
    Quello che apparve era un essere orribile. Una specie di Scarafaggio misto a una libellula. Un animale di colore marrone con zampe scarafaggiose e ali ed occhi enormi. Il cuore le batté in petto e trattenne il respiro. Bene, ecco l’ennesima paura, gli insetti, tra cui la più grande gli scarafaggi, almeno per lei.
    Il battito delle ali produceva il classico rumore delle libellule e quelle zampette erano decisamente spaventose, come la sua forma allungata e ovale, mentre i suoi occhi enormi e pieni di ommatidi proprio come quelli delle libellule ma sproporzionati alla forma del corpo che assomigliava allo scarafaggio, in più era enorme. Doveva ritornare in sé anche se un pochino le gambe le tremavano e la gola era secca. Non lo avrebbe ammesso ad alta voce ma era spaventata. «Co-cos’è?» chiese titubante al compagno. Non voleva voltarsi per non perdere di vista quell’insetto gigante. La grifondoro sembrava nuovamente pietrificata ma non poteva restare così e nemmeno provarci. «Dai… dobbiamo provarci! Te la senti adesso?»chiese con la sua vocina «Qualcosa di divertente… su!» cercava di darsi forza e di coordinarsi con il suo compagno «Quando sei pronto, ci-ci proviamoooo» Disse mentre quell’insetto aveva fatto un movimento brusco. Phoebe prese un bel respiro e «Dai… uno…» iniziò il conto alla rovescia e quando arrivarono al tre disse ad alta voce, quasi urlando, puntando la bacchetta contro l’insetto «RIDDIKULUS!» Non si sa come ne perchè ma si era ritrovata molto vicina al compagno come se cercasse protezione o meglio sostegno, era quello che di solito faceva con suo fratello maggiore.



    Phoebe Emily Smith, Grifondoro, II anno
    - Ryuu e Phoebe.

    Ha interagito con il suo compagno di paura Ryuu.
    Il molliccio si è trasformato in un insetto doppio mezzo scarafaggio e mezza libellula prendendo la paura di entrambi e unificandole. (Insetti Bleah!)
    Ha lanciato il Riddikulus! Attende il risultato lasciando sospesa la trasformazione dell'incantesimo nel caso riuscisse per il prossimo post!

    Dado:

    Risultato del Riddukulus: 4
    • 1d5
      4
    • Inviato il
      21/3/2023, 14:36
      Phoebe Emily Smith
     
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    Gioia e giubilo, furono le sensazioni provate dal giapponese quando il professore mostrò interesse per la sua domanda. Si ok, magari è una descrizione esagerata ma ci siamo capiti. A volte, la curiosità pagava. In realtà non si trattava solo di curiosità, piuttosto di un pararsi le chiappe per quando avrebbero dovuto mettere in pratica ciò che avevano studiato, più informazioni aveva più sarebbe stato sicuro della buona riuscita della prova, senza contare che un successo nel lato teorico avrebbe potuto alzare la media nel caso di un fallimento pratico. Il suo era solo buon senso condito da un po' di sana preoccupazione.
    A nulla servirono i pensieri e le idee che gli vennero mentre si trovava in fila con tutti gli altri studenti perché, come lo stesso vicepreside gli aveva confermato, il molliccio non sarebbe stato in grado di prendere la forma della sua più grande paura essendo essa "astratta", per così dire. Ciò che Ryuu più temeva era il fallimento. Era il primo pensiero che si teneva dentro ogni volta che terminava un test o svolgeva un compito, l'immagine degli occhi dei suoi genitori che lo guardano delusi, le loro aspettative infrante, il dolore che avrebbe causato loro. Razionalmente sapeva bene che le aspettative che gli altri riponevano su di lui non erano qualcosa di cui si sarebbe dovuto preoccupare, non spettava lui soddisfare i loro sogni o le loro idee, non poteva farsi carico di essere o di diventare la persona che viveva nelle loro fantasie eppure, a volte, faticava a rimanere razionale. L'idea di dare loro un dispiacere lo faceva sentire sbagliato. In un certo senso il fatto che avessero messo sulle sue spalle il peso di ciò che si aspettavano che sarebbe diventato, gli faceva credere che, in un certo senso, i suoi genitori pensassero che sarebbe stato in grado di ottenere quello che loro desideravano, e non riuscire a soddisfarli era come se non ci avesse provato abbastanza pur avendone le capacità. Per il nipponico, fallire era una colpa, era un non essersi impegnato abbastanza, e mai avrebbe provocare una delusione o un dolore ai suoi genitori solo per mancanza di impegno, era come ammettere di non tenere a loro. Fallire non era un’opzione, anche quando, purtroppo, le loro idee e i loro obiettivi non corrispondevano ai suoi. Era così preso dai suoi pensieri più o meno profondi, che nemmeno gli vennero in mente le altre paure, quelle irrazionali e inspiegabili che tutti avevano, magari perché significativamente più piccole della paura principale. Fu quindi sorpreso ma non troppo, di trovarsi a dover fronteggiare un pagliaccio inquietante in mezzo alla stanza, sicuramente fu ancora più stupito di vedere quello che la sua mente aveva partorito per riuscire a riderne. Fu con estremo disagio ed imbarazzo che si voltò ad osservare l'espressione di Rain, ma ormai il danno era fatto. Avrebbe dovuto fermarla dopo la lezione per rivolgerle delle scuse come si deve? Forse si, ma rischiare che si mettesse a fare degli animali con i palloncini? Anche no!
    L'imbarazzo lasciò presto il posto alla soddisfazione, era riuscito nell'esercizio e ora avrebbe potuto tirare un sospiro di sollievo. Molto bene, la messa era finita, potevano andare in pace, no? No. Perché mai avrebbe dovuto pensare che, una volta riuscito nel compito sarebbe potuto andare in camera o a fare chissà che, invece di ricominciare di nuovo dal principio ma in coppia? Sciocco, Watanabe, ma quando la voce seria e distaccata del professor White terminò la spiegazione di quello che sarebbero andati a fare con quel suo imperioso “Disponetevi”, cos'altro avrebbe dovuto fare se non pensare molto forte un “Yes, daddy!”?
    Vide avvicinarsi la ragazza a cui solo poco prima aveva sorriso, deducendo che fosse lei la compagna designata, faceva proprio pena a ricordare i nomi.
    -Che fortunelli, eh?- sussurrò Ryuu a sua volta approfittando della distrazione del professore che controllava le coppie. Avrebbe voluto urlare all'ingiustizia, lo aveva già fatto ed era anche riuscito, perché rifarlo? Ma la parte più stacanovista di lui gli ripeteva che la pratica rendeva perfetti, approfittare della lezione per migliorare era un privilegio che qualcuno non aveva. E se anche si fosse rifiutato, dubitava che White sarebbe stato comprensivo anzi, probabilmente lo avrebbe pure punito. Anche se, non avrebbe rifiutato una sculacciata dal professore, doveva ammetterlo. Ghignò prima di scacciare l'immagine di Dylan versione sadomaso con frustino dalla sua testa, meglio non pensare a certe cose, tornando così a concentrarsi sulla biondina al suo fianco.
    -Mi è già andata bene una volta, spero anche nella seconda!- ammise lui, ora curioso di vedere cosa ne sarebbe uscito nell'affrontare il non-essere in due. Sapeva che la presenza di più persone era un buon modo per confonderlo, chissà come avrebbe reagito davanti ai due ragazzi. Rimase al fianco di Phoebe mentre, insieme, avanzavano verso il grosso baule, era pronto? Manco per il cazzo.
    -Insomma..- le rispose titubante mentre il baule si apriva lasciando il via libera al molliccio -Che Merlino ce la mandi buona-
    Il non essere vorticava su se stesso, nascondendo si la sua vera forma, ma allo stesso tempo senza assumere le sembianze di niente che avessero visto in precedenza, sembrava indeciso, disorientato. Ci volle più tempo di quanto ne aveva impiegato in precedenza, quando era solo, sembrava che non riuscisse a capire quale delle paure dei due ragazzi potesse avere la meglio, nonostante lui sperasse fortemente che vincesse la paura della bionda, così avrebbe avuto un incubo in meno quella notte, ma non avvenne. Secondi interminabili passarono senza che Ryuu riuscisse a distogliere lo sguardo da quel piccolo turbine così, quando poi finalmente si fermò, non riuscì ad evitarsi di vedere in cosa quel molliccio aveva deciso di trasformarsi. La faccia del Corvonero si contorse in una smorfia a metà tra l'Urlo, di Munch, e quel bambino di quel film babbano in cui perdeva l'aereo. Le mani andarono a posarsi ai lati delle guance, mentre la bocca si apriva come a voler urlare, ma fu abbastanza furbo da non emettere un suono. Un gigantesco coso marrone e bitorzoloso torreggiava davanti a loro, cosa diavolo avevano creato? Osservò quegli occhi grandi e disgustosi, quando poi lo sguardo cadde su quello che, a parer suo, fosse la cosa più raccapricciante di tutte: ali. Grosse, sottili, rumorose ali che gli ricordavano una.. libellula? Quell'affare doveva morire, e subito!
    -E io che ne so!- commentò il corvo sconvolto senza distogliere l'attenzione da quella creatura che gli faceva tremare le ginocchia -Somiglia tutto alla mia ex!- cercò di sdrammatizzare -Grande personalità, però!- la ragazza attirò di nuovo la sua attenzione e, mosso dalla sua determinazione, le concesse un'occhiata fugace mentre annuiva convinto. Strinse la bacchetta con la mano dominante e la puntò sul corpo orrendo che torreggiava su di loro
    -Qualcosa di divertente, come no!- commentò sarcastico in preda alla paura. Serviva una grossa racchetta, altro che! Questo si che se lo sarebbe sognato di notte!
    -Ohh, e va bene!- la sentì iniziare a contare, si vedeva chi dei due facesse parte della casa di Godric, ma non volle essere da meno -.. due.. tre!- c'era un'immagine che gli era rimasta appigliata tra i pensieri, qualcosa che, se fosse riuscita gli avrebbe strappato almeno un sorriso. Si tenne stretta quell'immagine mentre, con voce forte e sicura pronunciava finalmente l'incantesimo
    -Riddikulus!- rimanendo a pregare che, almeno uno dei due, potesse riuscire a portare a casa il risultato. Quel coso doveva sparire, in un modo o nell'altro!


    Ryuu Sora Watanabe, Corvonero III anno
    Ryuu – Phoebe
    Si è perso nei suoi monologhi interiori e si è fatto qualche pensiero interessante sul prof. Ha interagito direttamente con Phoebe e, dalle loro menti malate, è nato una scarafellula, o un libefaggio, insomma un OGM a metà tra una libellula (paura di Ryuu) e uno scarafaggio (paura di Phoebe). Ha lanciato l'incantesimo contemporaneamente alla ragazza tenendo bene in mente la forma che avrebbe dovuto prendere la bestiola


    Risultato del Riddukulus: 1
    • 1d5
      1
    • Inviato il
      21/3/2023, 23:51
      .Cielo.


    Edited by .Cielo. - 21/3/2023, 23:51
     
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    Michael Harris

    Un istante di totale accecamento. Disprezzava quell’uomo. In ogni sua forma. Persino un molliccio aveva quello stupido ascendente su di lui, una volta presa la forma del padre. Ridicolo. Trovava davvero tutto quanto assai assurdo. Eppure, le circostanze, non lasciavano spazio a dubbi: aveva fallito per colpa sua e la figura di merda davanti a tutta la classe, l’avrebbero reso lo zimbello di sto grandissimo cazzo. Quello stronzo entrava nella sua quotidianità nonostante, Mike, ce la mettesse tutta per evitare qualsiasi riferimento che potesse anche solo lontanamente rievocare quel maledetto. Niente da fare. Il suo destino era stato decretato a priori dalla genetica, senza che lui potesse ribellarsi. Gli occhi si trovavano ancora chiusi, impazienti di ricevere il colpo di grazia. Un pensiero totalmente irrazionale che si era impossessato della sua mente, lasciandolo lì, in balia degli eventi. Reagire non fu tra le opzioni vagliabili e tutto andò tremendamente a rotoli. L’incubo terminò ma la sensazione di disagio lo pervase, riportandolo nuovamente in quella fottuta foresta che aveva segnato la fine delle sue speranze che gli avevano permesso di arrivare a quel punto sano e salvo, con un obiettivo che era sfumato miseramente, in poche ore. Rilassò la mascella, tentando di riportare il battito cardiaco ad una velocità tale da sincronizzarsi con il suo respiro, mascherando la rabbia che, anche il quella situazione, se si fosse palesata, sarebbe stata la sua fine. Conficcò le unghie nei palmi della mano, serrando le mani. Quel dolore gli ricordava la sua parte umana, riaccendendo i sentimenti che, poco prima, si erano eclissati. Fu tutto più semplice quando toccò a Grace, mettersi in gioco. Osservò in silenzio, senza poter muovere un muscolo in favore della ragazza. Il suo volto lo ferì, quasi come se riuscisse a provare quella che, i comuni mortali, chiamavano empatia. Quanta merda si celava dietro le loro brevi esistenze? Manco a chiederlo. Che importava? Ognuno di loro era condannato a portare la sua croce e nulla avrebbe cambiato quello che sembrava essere un’atroce eredità del passato. Lasciò correre, maledicendosi di tanto in tanto. Che si aspettava? Il livello di esperienza era pur sempre quel che era. Le lezioni, sebbene ben approfondite dalla sua mania di controllo, niente avevano a che vedere con la realtà dei fatti. Dean Harris continuava ad essere il suo tallo d’Achille. Lui. Lui. Sempre e solo lui. Se qualche tempo prima, Michael, incolpava David della sua vita di merda, a distanza di qualche mese, aveva compreso che il fratello, come lui, era solo una vittima, una marionetta nelle mani sapienti e sadiche di colui che non aveva conosciuto mai sentimenti considerati buoni dalla comunità intera.
    Finalmente tutti portarono a termine il compito assegnato dal professor White e, mentre quelli del terzo anno, sembravano esserne usciti nel migliore dei modi, quelli del secondo avevano arrancato, fallito e si erano umiliati a tal punto da vergognarsi –almeno, per lui era proprio così-. Bella merda. Quella debolezza l’avrebbe pagata cara. Davanti ai suoi occhi si insinuò il volto divertito del padre, intento a schernirlo dopo il fallimento. Oh, sì. L’aveva fatto nella foresta, godendo nel vederlo a terra, vittima della sua maledizione. Si passò una mano tra i capelli castani, spettinandoli leggermente. ”Adesso lavorerete in coppie.” Mike non vantava la capacità di lavorare facilmente in un team ma, in fin dei conti, lamentarsi non avrebbe cambiato le carte messe in tavola dal vice preside in persona. ”Harris, Pierce!” Alexis Pierce, una Grifondoro che, stranamente, non gli aveva mai dato problemi, svolgere il lavoro in coppia con lei, quindi, non sarebbe dovuto essere così complicato. Forse. Si voltò per un secondo, cercando la Johnson con lo sguardo e, poi, si lasciò sopraffare dal dovere.
    “Pierce.” Si avvicinò con aria cupa, la solita. Il suo tono piatto non lasciò intendere la natura del suo umore. Non era sua intenzione risultare in dito in culo ma, a quanto pareva, non riusciva a farne a meno, come se una forza interiore riuscisse a muoverlo verso quell’atteggiamento che, alla fine, fuoriusciva incontrastato. Provato. Sì, ma la colpa non era di certo della ragazza con la quale, di lì a poco, avrebbe condiviso una parte della sua sfiga. “Pronta?” Domandò, senza tergiversare. Temporeggiare non sarebbe servito a nulla.

    Insieme raggiunsero il baule, il quale andò a schiudersi per la seconda volta. Cosa ne sarebbe uscito? Ed eccolo, dopo questo dubbio, che il battito cardiaco accelerò ancora. Le mani iniziarono a sudare freddo e il respiro si fece affannoso. Non riusciva minimamente a comprendere come una situazione che, all’apparenza, risultava facilmente gestibile, riusciva a gettarlo in quel baratro fatto di angoscia e terrore. Una sensazione del tutto irrazionale. Si tratta di un fottuto molliccio, pezzo di coglione che non sei altro! Continua a ripeterselo nella testa, senza, però, riuscire in quell’opera di auto convincimento da quattro soldi. L’oscura presenza dava l’impressione di non essere preparata all’eventualità di trovarsi di fronte a ben due individui e molto diversi tra loro e, quindi, potenzialmente insidiosi per la sua trasformazione. Un punto a loro favore e se la fossero giocata bene, probabilmente, sarebbero riusciti a gestire quello stronzo nel migliore dei modi. Tutto facile sulla carta, certo, come sempre. Peccato che la realtà fosse ben diversa. In gioco entravano parecchi fattori emotivi difficilmente trascurabili per persone come loro, con poca esperienza in materia. Il suo vissuto l’aveva segnato così a fondo che gli era impossibile, in alcuni frangenti, spegnere i sentimenti come era solito fare da anni a quella parte. Sospirò. Sentì una forte morsa allo stomaco come se le sue viscere si fossero aggrovigliate. La gola si chiuse e il respiro mancò il suo dovere di ossigenare il cervello. Fermo. Impassibile. Così come era stato fino a quel momento. La mano stringeva la bacchetta come se fosse consapevole di impugnare l’unica arma che lo avrebbe allontanato dal pericolo. Sentì il panico pervadere le sue membra ormai stanche dall’esercizio precedente. Un fremito lo scosse ma non abbastanza da risvegliarlo da quello schifo di turbamento. Avrebbe voluto urlare, dimenarsi e addirittura fuggire da quella trappola voluta da colui che dirigeva quella lezione. Non lo fece ma, allo stesso tempo, esplose qualche cosa in lui, tanto da non riuscire più a darsi un contegno. Il molliccio, dopo varie avversità, si decise ad assumere la forma che più avrebbe dato fastidio a coloro che aveva davanti.
    Lì, davanti ai suoi occhi algidi si materializzò una luna piena. Immagine da cartolina per molti. L’immagine del dolore e della sofferenza per Mike. Che male avrebbe potuto fare quello stupido satellite, all’apparenza innocuo? Tanto male. Viaggiò nel tempo, trovandosi disteso a terra, pervaso dal dolore alle ossa che sembravano rompersi come se fossero di cristallo. Tutto ciò che poteva osservare era quell’enorme luna regnare sovrana in quel merdoso cielo invernale. Niente altro. Un ricordo impresso nella mente. Marchiato a fuoco in quella testa di cazzo. Da quel momento non aveva mai più alzato lo sguardo al cielo.
    Prese fiato. Lasciarsi sopraffare non era di certo la cosa migliore da fare ma, a quanto pareva, non aveva il controllo delle sue azioni, né dei suoi pensieri. Tutto a cazzo. Porca troia. Ancorato alla realtà, Harris. Sempre e comunque. Uno sguardo fugace ad Alexis, in tutta probabilità interdetta dal modo di rubare la scena di Mike e, come aveva fatto in precedenza, si conficcò le unghie nel palmo della mano libera dal pezzo di legno. “Scusami!” La forza del flusso delle emozioni, inarrestabile, lo travolse. Alzò la bacchetta e la puntò verso il nemico, questa volta consapevole che la fretta lo avrebbe indotto al fallimento certo. Cercò l’assistenza della compagna: “Pierce. Ora!” La collaborazione era d’obbligo, in fondo. “Riddikulus!” Stoccò in modo deciso per il suo standard e poi? Beh, dopo la lezione si sarebbe assicurato di non incontrare mai più la Pierce, se le cose non fossero andate per il verso giusto.

    Michael Harris, II anno, Serpeverde.
    In coppia con Alexis Pierce.
    Mike si strugge per il risultato imbarazzante del giro precedente e, alla fine interagisce con Alexis.
    Si appresta ad eseguire gli ordini di White ma, una volta aperto il baule, la sua paura prende il sopravvento su quella della compagna, trascinandola appresso e, dopo averle chiesto scusa di sfuggita, prova a lanciare il riddikulus al meglio che può.

    Risultato del Riddikulus: 1
    • 1d5
      1
    • Inviato il
      21/3/2023, 23:48
      Harris Jr.
     
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    Affrontare le proprie paure non era qualcosa che la giovane Rosier aveva pensato di fare quel giorno entrando in classe. E specialmente non davanti a tutti. La paura è qualcosa di intimo che merita di essere conservata, custodita dentro al proprio essere fino a quando non sarebbe diventata così ingestibile che affrontarla restava l'unica cosa da fare. La paura lavorava in silenzio, ti mangiava dall'interno non lasciando trasparire nulla all'esterno. Era così che ti fregava, era così che ti manteneva legata a lei. La sua paura avrebbe davvero voluto mantenerla per sè, non condividerla con nessuno ma il professor White aveva piani diversi per quel giorno. Restando in fila, la tensione cresceva e guardare gli altri affrontare le proprie paure non aiutava per niente. Iniziò Kynthia e la corvonero non riuscì a comprendere bene cosa stava accadendo lì davanti ma era convinta dovesse trattarsi di una paura profonda, di quelle importanti. «Tutto bene?» Le chiese mentre la ragazza tornava al suo posto. La guardò con un mezzo sorriso, messo lì sul suo volto quasi a voler rassicurare la compagna. Fu poi il turno di Alexis e la sua paura sembrava essere molto più definir rispetto a quella di Kynthia, quella di Alexis aveva le sembianze di un uomo. Alla giovane Rosier le venne in mente suo padre e il suo volto consumato dalle notti insonni che probabilmente stava passando dentro il carcere. Ricordò il giorno dell'arresto e di come la guardava supplicandola di fare qualcosa, di dire alla polizia di non allontanarlo. Mackenzie non fece niente per impedire l'arresto perchè lo shock fu così forte che i piedi le si incollarono al pavimento, l'aria le si bloccò in gola e dalle sue labbra non usciva alcun di tipo di suono. Quando Alexis tornò al posto, le prese la mano e la guardò sperando che fosse tutto ok. Più la guardava e più si convinceva che quell'esercizio l'aveva scossa come aveva fatto con altri studenti. Il contatto durò pochi secondi, la fila continuava ad avanzare e la corvonero stava per affrontare la propria paura. Non voleva e specialmente non cosí, non davanti a persone con cui non aveva mai avuto a che fare. Ma cosa poteva fare? Scappare e lasciare la classe nel bel mezzo della lezione? No. Anche se appariva una ragazza libertina, frivola non aveva mai lasciato una lezione a metà e mai sarebbe successo perchè ci teneva alla sua media scolastica. Il problema così restava comunque ma, poco prima di fronteggiare il molliccio, le venne in mente che poteva concentrarsi su una paura più piccola, più insignificante come la paura dei serpenti. Valeva lo stesso, no? Lei pensava che poteva andare bene ma non ebbe abbastanza tempo per stamparsela bene in mente così, quando il professore, liberò il molliccio esso si trasformò nella sua paura piú grande: l'abbandono, la solitudine. Si presentò sotto forma di un velo bianco e anche se l'immagine non era spaventosa, la giovane Rosier si sentì ugualmente sopraffatta dall'emozione al tal punto di bloccarsi dimenticandosi completamente di star svolgendo un esercizio. C'erano solo lei e il velo bianco. Il tutto durò una manciata di minuti, poi trasformò il suo molliccio nelle tende fiorate di sua nonna e tornò al suo posto. Avrebbe voluto dire qualcosa alle sue compagne ma le mancavano le parole e ironizzare non le sembrava la cosa migliore da fare. Il professor White però non sembrava contento di quello che aveva visto perciò decise di dividere gli studenti in coppie e far affrontare loro una nuova paura. «Buona fortuna.» Disse ad Alexis mentre rimase con Kynthia con la quale avrebbe affrontato l'esercizio. Era felice e da una parte rassicurata nel poter fare l'esercizio con una persona che bene o male, aveva già conosciuto. Il come si erano conosciute non era certo dei migliori ma almeno non doveva fare l'esercizio con una completa estranea. «Facciamo in fretta.» Annunciò alla grifondoro, ancora abbastanza provata per l'esercizio di poco fa. «Prima lo facciamo e prima possiamo tornare al nostro posto. Pronta?» Doveva essere una cosa rapida ed indolore, così si alzò e insieme all'altra ragazza andò vicino al baule. Cosa ne sarebbe uscito? Scambiò uno sguardo di intesa con la ragazza e poi sentì il click degli ingranaggi del baule: il molliccio stava per uscire fuori e attaccarle. Ingoiò la saliva, la gola stava diventando già terribilmente secca e le mani presero a sudare. Proprio quello che ci voleva, pensò mentre cercava di mantenere la respirazione regolare. Ed eccolo lì: il mollicciò uscì dal baule e si avvicinò a loro fiutando le loro paure più nascoste pronte ad utilizzarle contro di loro. Prese la forma di un velo, lo stesso velo bianco di prima che continuava a galleggiare inesorabile verso il basso. Questa volta, peró, invece di posarsi sul fondo di un ipotetico fondale marino sembró posarsi su una figura invisibile. Dopo pochi istanti il velo prese le sembianze di una donna che minacciosa avanzava verso di loro e a quel punto, Mackenzie, prese saldamente la sua bacchetta e la puntò contro di lei. La mano le tremava leggermente ma non smise di puntare la donna: «Riddikulus!» Pronunciò l'incantesimo al momento opportuno e speró che questo funzionasse davvero.

    Mackenzie Rosier, III anno, corvonero.

    In coppia con: Kynthia Lloyd.

    – Mackenzie ha interagito sia con Kynthia che con Alexis;
    – Poi si è unita a Kynthia per fronteggiare il proprio molliccio che all'inizio sembra prendere la forma di un velo bianco, dando l'impressione che la paura di Mackenzie avesse prevalso su quella della grifondoro ma poi il velo si trasforma in una donna che prende fuoco e minacciosa avanza verso di loro. Mackenzie recita l'incantesimo cercando di sembrare ferma e decisa.
    esito: 4
    • 1d5
      4
    • Inviato il
      22/3/2023, 08:07
      mackenzie.


    Edited by mackenzie. - 27/3/2023, 17:04
     
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    Pensavo di rivedere Ethan, ero pronta a ritrovarmelo davanti con il suo ghigno soddisfatto. Invece no, mi ritrovo di fronte ad una mia immagine astratta, di quelle che non si capisce bene da che lato dovresti guardarla ma che alla fine riesce nel suo scopo di lasciarmi interdetta e turbata. È come se le mie paure collaborassero tra di loro per dare forma al molliccio. Istintivamente la presa della mano destra si fa più salda sull'impugnatira della bacchetta e così, dopo averla puntata sull'obiettivo, lancio l'incantesimo che colpisce la figura infuocata. Questa si dimena, si piega, si espande, cambia colore e finalmente prende la forma di quello che ci avevo visto nelle sue forme indefinite. L'incantesimo è riuscito insomma, me lo conferma anche il White che oggi sembra essere on fire (come la mia paura) con le frecciatine inappropriate, questo stronzo “sembrerebbe di sì” peonuncio a denti stretti restando con lo sguardo sul risultato del mio riddikulus e poi, dopo essermi rilassata un attimo, mi accodo al resto della fila.
    “Sì, tutto bene” accenno un sorriso a Mackenzie che gentilmente si preoccupa del mio stato. Sembra tesa, lo siamo tutti in realtà “non è facile per nessuno” aggiungo mettendoci un po' tutti sullo stesso piano. Ritrovarsi di fronte alla forma più pura della propria paura senza poterla celare agli altri, è un esercizio mentale piuttosto stressante. Continuano a susseguirsi svariati scenari e situazioni, per alcuni il molliccio si trasforma in una persona, per altri si trasforma nella concretizzazione di una sensazione probabilmente. Il mio in cosa si è trasformato? Perchè è così poco definito? Ammetto di essere un po' confusa, il resto dell'esercizio lo passo a riflettere su quell'immagine strana. Ammetto anche che rivolgerei ttti questi quesiti all'onsegnante, se quest'ultimo non fosse il mitico vivepreside White. Mi isolo un po' insomma, abbasso la testa, non voglio conoscere le paure degli altri e ho già la mia a cui pensare.
    L'ultimo della classe completa il giro e considerando che è ancora passato troppo poco tempo, mi domando quale sarà la prossima tortura pensata dal docente.
    “In coppia?” ripeto bisbigliando fra me e me cercando di figurarmi il risultato dell'esercizio. Quel molliccio diventerà rincoglionito cercando di capire su cosa focalizzarsi prima e magari si autodistruggerà per lo sforzo. È così confuso da colpirsi da solo. Ok, non accadrà, ma la possibilità mi farebbe ridire.
    Mi sposto insieme alla corvonero quando White annuncia le coppie. Qual era la sua paura? C'era una specie di velo bianco sospeso nell'aria... non so cosa accadrà adesso “sì, sono d'accordo” è una fortuna che Mackenzie sia così pratica e abbia l'intenzione di terminare velocemente il compito, proprio come me “restiamo concentrate” e così faccio io puntando lo sguardo sul baule “sì, pronta. Tu? ”Eccolo che trema un paio di volte fino a quando il rumore metallico della chiusura non ci informa che il coperchio si è sbloccato e il molliccio sta per uscire. Non appena lascia il baule in cui era contenuto, inizia a muoversi confusamente per un po'. Evidentemente cerca di individuare le nostre paure allo stesso momento. Poi eccolo di nuovo, lo stesso velo che mi è sembrato di vedere prima. Non è roba mia, questo appartiene alla corvonero verso cui mi giro come a volerne vedere la reazione. Scende lentamente esattamente come ha fatto in precedenza, quindi il molliccio deve essersi concentrato su di lei... almeno fino a quando il velo non sembra poggiarsi su... una statua invisibile? Delinea il profilo di una donna e poi, all'improvviso, prende fuoco. Questa è decisamente roba mia. Il profilo si anima iniziando anche a definirsi sempre con più precisione, e io non riesco a non vederci una somiglianza con me. Si anima, cammina, avanza in nostra direzione con uno sguardo per niente simpatico. Istintivamente mi muovo di nuovo all'indietro, stringo saldamente le dita intorno alla bacchetta per far sì che non mi scappi, e poi mi concentro sulle sue figure, strane: sembra una specie di torcia umana con un mantello. Un mantello, oppure anche una gonna svolazzante. Effettivamente sembra una ballerina di danza del ventre con me convulsioni, scoordinata ed impacciata. Ecco! Ce l'ho, l'immagine su cui concentrarmi “riddikulus!”.


    Kynthia Lloyd III anno, Grifondoro.
    Mi scuso se sto postando così all'ultimo!
    Interagito direttamenge con Mackenzie. Affianca la corvonero e il molliccio si trasforma in una fusione delle due paure. Il velo sembra una gonna intorno alla donna infuocata e il mix fra velo e fiamme, le ricorda una ballerina di danza del ventre che non sa ballare.
    Kynthia punta la bacchetta contro il molliccio, recita la formula e speriamo bene.



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      Kynthia
     
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    Alexis Pierce

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    «Penso bene ma con il professor White non puoi essere mai così sicura di aver fatto un buon lavoro.» mi confidò Mackenzie ed io non potei che sospirare, profondamente d'accordo. Quell'uomo era un vero e proprio muro. Rigido, inflessibile, intransigente: nessuno studente lo aveva mai visto esprimere una qualsiasi emozione positiva. Era capitato di vederlo corrucciato per via dei pessimi risultati di Serpeverde durante il quidditch, quello sì, o compiaciuto per il fallimento di tutte le altre casate, ma per il resto era e restava un vero e proprio enigma, almeno per me. Non avevo ancora ben compreso se la sua severità avesse un qualche scopo educativo, se fosse un suo personalissimo (e discutibile) tentativo di prepararci a quello che avremmo potuto affrontare nel "mondo reale", o se quel suo modo di fare facesse semplicemente parte del suo carattere. In ogni caso, erano in molti a temerlo, in pochi invece sfidavano la sua autorità. Personalmente, cercavo sempre di impegnarmi al massimo per non finire nel suo mirino, cosa che invece Khyntia sembrava non voler fare. Non ero sicura di cosa avevo visto poco prima, quando avevo intercettato la mia compagna guardare minacciosamente il professore e viceversa, ciò di cui ero piuttosto certa riguardava la piega che avrebbe preso quella situazione se solo la Lloyd non ci avesse dato un taglio. Se c'era una cosa che avevo imparato nella mia breve ma intesa esistenza era che i professori avevano sempre il coltello dalla parte del manico e beh, il professor White non sembrava una persona da farsi nemica. La risposta di Khyntia al mio sguardo fu breve ed evasiva, ma decisi di farmela andar bene e le annuii. «Siamo circondati da fatti, persone, elementi vivi e non che possono generarci uno stato d’ansia, di tormento. Lei di cosa ha paura signor Watanabe? E lei... miss Pierce?» sentii tuonare il professore, quasi potesse leggere nei miei pensieri. Alzai lo sguardo sul White e indurii brevemente la mascella, cercando di concentrare i miei pensieri su qualcosa che non fossero le mie paure. Non stava facendo riferimento a quelle, giusto? «Credimi, non sei l'unica.» bisbigliai a Mackenzie, prima di mettermi in fila indiana, pronta ad affrontare il mio molliccio. Trovarsi faccia a faccia con le proprie paure non piace a nessuno. Doverlo fare davanti ad una platea di studenti che, potenzialmente, avrebbero potuto usarla contro di te... faceva seriamente schifo. Mi preparai così mentalmente a quello che avrei affrontato di lì a poco e piegai il collo prima in direzione della spalla destra e poi della sinistra, poi estrassi la bacchetta.

    Vedere l'uomo che aveva abusato di me conciato in quel modo ridicolo riuscì a strapparmi un breve sorriso, ma a giudicare dal boato di risate che si sollevò alle mie spalle, quella vista ebbe il risultato sperato sui miei compagni che invece non potevano sapere quale fosse la reale identità dell'uomo. Sollevata e contemporaneamente tesa, cercai di raggiungere gli ultimi della fila, insieme a chi aveva già svolto l'esercizio. Durante il tragitto però fui fermata dalla Corvonero che - scorta la mia irrequietezza - mi afferrò le punte delle dita prima che potessi abbandonare la fila per assicurarsi che stessi bene. Presa alla sprovvista, annuii soltanto nella speranza che il mio sorriso seppur debole l'avrebbe rassicurata. In fondo, malgrado le pessime aspettative che avevo prima dell'esecuzione dell'incantesimo, ero riuscita a cavarmela abbastanza bene ed ero soddisfatta di me stessa. Erano passati anni dall'ultima volta che avevo visto il mio aggressore, anni in cui avevo vissuto più forte di prima, anni in cui avevo dovuto lottare contro i miei demoni e contro le sensazioni che la violenza subita mi aveva lasciato addosso. Riuscire a liberarmi di tutto quello schifo non era stato semplice, tutt'altro. Come una macchia indelebibile, per molto tempo mi ero sentita sporca, marchiata a vita da qualcosa che non mi ero cercata, che non sarebbe dovuta succedere a nessuno, tantomeno a me, specialmente all'interno delle mura di casa propria, sotto agli occhi delle persone che avrebbero dovuto proteggermi. Un episodio che mi aveva costretta a crescere in fretta, ma che cominciavo a pensare di potermi lasciare definitivamente alle spalle. Quella nuova consapevolezza mi faceva sentire libera.

    «Harris» lo salutai con un cenno del capo, prima di unirmi a lui in quello che sarebbe stata l'ennesima esercitazione sul tema caldo del giorno: le nostre fottutissime paure. Fui quasi sollevata di finire in coppia con qualcuno che non sapeva praticamente niente di me, avrei sentito meno la pressione del giudizio. «Abbiamo altre alternative?» domandai a Michael, sfilando la bacchetta dalla divisa prima di raggiungere il suo fianco, pronta a fronteggiare qualsiasi cosa fosse uscita dal baule non appena fosse stato il nostro turno. L'attesa fu più breve del previsto e, quasi senza rendercene conto, arrivò il nostro turno. Armati di fronte a quella creatura diabolica, alzammo entrambi la bacchetta non appena quello cominciò a roteare su sé stesso in cerca delle giuste fattezze per spaventare entrambi, o così immaginavo. Per questo, rimasi quasi interdetta quando - dopo un gran numero di secondi in cui il molliccio non fece altro che murare forma così velocemente da renderci impossibile capire quale fosse la sua reale essenza - davanti a noi apparve quella che sembrava essere una...luna? Confusa, cercai lo sguardo di Mike che, platealmente preso alla sprovvista e probabilmente anche un po' in contropiede, pareva in imbarazzo. Aveva davvero paura della notte? Insomma, un ragazzone grande e grosso come lui? Certo, anche a me era capitato di spegnere una luce durante la notte e di cercare di raggiungere la mia camera praticamente correndo per evitare qualunque presenza incorporea - pensavo - si sarebbe potuta palesare in quel breve frangente, ma non mi sarei mai aspettata potesse riguardare anche un Serpeverde come l'Harris, non con la fama che precedeva il fratello. A meno che... - e mi parve quasi assurdo il solo pensiero, lui non fosse un lu-«Pierce! Ora!» lo sentii urlare, distogliendomi dai miei pensieri. Senza perdere altro tempo, agitai con decisione la bacchetta ed insieme urlammo: «Riddikulus!» E se il mio incantesimo avesse funzionato, la luna piena si sarebbe dovuta trasformare in una grossa palla fitness color ocra, la prima cosa che mi era venuta in mente.
    Alexis Pierce, III anno, Grifondoro.

    - 1 paragrafo: citata Khyntia e il prof, interagito con Kenzie;
    - 2 paragrafo: riflessioni di Alexis riguardanti la sua paura;
    - 3 paragrafo: esecuzione dell'esercizio insieme a Mike col quale ha interagito!
    Quale sarà l'esito del Riddikulus: 1
    • 1d5
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      22/3/2023, 15:48
      camden.
     
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    Dylan
    Si poteva dire piuttosto frustrante. Quei ragazzini erano la definizione stessa di frustrazione. Non lo esternavano a voce ma i loro pensieri, le loro urla interiori erano a volte difficili da ignorare soprattutto se di qualcuno con pensieri piuttosto... irruenti. C’era poco da dire, come al solito si erano focalizzati sul punto di vista errato dell’esercizio disegnando in lui il sadico che era, nell’effettivo, ma che in quel caso specifico stava dando loro ancora una volta il metodo per affrontare le proprie paura. Difesa era questo per lui: anestetizzare e affrontare la propria paura più recondita rendendola banalmente il nulla. La paura doveva rimanere un monito, un campanello d’allarme ma mai avrebbe dovuto rappresentare un debilitante blocco. Era questo che tentava di far entrare nelle loro teste bacate e poteva dire che al novanta percento dei casi, per lui, questo rappresentava un fallimento. Ragazzini troppo pieni di sé ma che nel concreto non sapevano nemmeno lontanamente stare al mondo e che alla prima insidia andavano nascondendosi dietro le sottane di mamma e papà. Ne aveva visti molti così, troppi ed il suo obiettivo in quella scuola era sovvertire quella tendenza. Crescere uomini e donne forti che non si sarebbero lasciati mettere in scacco da cose di così poco conto come... un molliccio. La fila di coppie di fronte a sé era nuovamente formata, gli studenti si osservavano tra loro timorosi mentre i pensieri variegano da insulti alla sua persona – roba che oramai filtrava per noia – a paturnie varie sui possibili pensieri della folla che avrebbe guardato alla scena. Questo temevano: l’opinione altrui. Ma erano tutti sulla stessa barca, tutti a nudo uno di fronte all’altra. «Cominciamo. Disponetevi», sentenziò andandosi a posizionare sul retro del baule dalla quale avrebbe osservato impassibile la scena... Yes, daddy! Quel pensiero, quella risposta così disturbata lo turbò portandolo a corrucciare le folte sopracciglia scure. Che diavolo di problemi avevano quei ragazzi? Espirò sonoramente. «Come potete immaginare questo è uno step indietro rispetto all’esercizio svolto prima. Alcuni di voi non sono riusciti ad affrontare in solitaria la propria paura quindi, a coppie, disturbando il molliccio dovreste poter riuscire a ridimensionare le cose e a portare a termine l’esercizio.» Quella era la speranza che sapeva essere fin troppo vana. Avanzò la prima coppia, Watanabe-Smith, alla quale il mangiamorte riservò un’occhiata piuttosto dura e, al seguito di un breve conto alla rovescia, aprì il baule lasciando che la creatura informe fuoriuscisse dallo stesso vorticando e spandendosi prima verso uno e poi verso l’altra nel tentativo di percepire ed assorbire la paura più predominante. Ma non fu ciò che accadde, l’essere plasmò la sua essenza al modo da dar vita ad un animale inesistente, un ibrido di quella che era la paura dei due ragazzi che basiti, ora, osservavano la creatura con le bacchette a mezz’aria.
    «Somiglia tutto alla mia ex!» Replicò alla Grifondoro il Corvonero, lo sguardo fisso sul molliccio. «Grande personalità, però!» Continuò cercando di allentare la tensione. «Si concentri signor Watanabe», lo riprese pigramente all’ordine Dylan che, a braccia conserte, osservava con il suo occhio critico la scena. Occhio che rimase deluso nel vedere che il ragazzo, per quanto strambo e con pensieri discutibili che fosse, stava soccombendo contro quell’insetto mentre il tempestivo incantesimo della ragazzina, quella noiosa Grifondoro, stava riuscendo a trasfigurare l’essere generando una risata generale. «Mi aspetto più serietà e concentrazione da parte sua», concluse rivolto all’orientale mentre il baule si chiudeva con un grosso tonfo decretando la fine di quel turno per darne inizio ad uno nuovo. Gli studenti si succedettero e sotto il suo occhio passò nuovamente in esame Kynthia Lloyd questa volta accompagnata da un’altra studente di Corvonero. Le due ragazze lavorarono bene compensando l’una tempestivamente l’altra quando il molliccio aveva tentato di focalizzare la sua attenzione cercando di scovare l’anello debole della coppia, non c’era riuscito. La lieve ombra di un sorriso sollevò gli angoli delle sue labbra mentre annuiva alla volta della Grifondoro. Questo, esattamente questo le chiedeva con la sua durezza. Il metodo, alla fine, portava risultati. «I prossimi!» Fu quindi il turno della coppia Harris-Pierce che, a differenza delle precedenti, si rivelò essere un fallimento. Le emozioni del ragazzo, Dylan lo percepiva dal modo in cui era rimasto turbato dall’esercizio antecedente, erano in fermento. Michael non era concentrato davvero, troppo alterato da quella visione di suo padre per anestetizzare il suo sentito e focalizzarsi su ciò che c’era davvero da fare e beh il destino con lui non fu clemente. L’agitazione dei due portò gli incantesimi castati ad essere deboli sortendo unicamente l’effetto d’ingrandire il disco lunare che ora, sembrava volersi avvicinare pericolosamente al Serpeverde. «Riddikulus», un semplice colpo di bacchetta ed il satellite scoppiò in mille coriandoli biancastri che vennero raccolti dal baule. «Focalizzi la paura signor Harris, la assorba e la usi freddamente come un monito a sé stesso. La paura è un campanello d’allarme per non permetterci di sottovalutare le situazioni ma badi bene, la mente è potere Disse al giovane toccandosi la tempia e successivamente rivolse un’occhiata indecifrabile alla Grifondoro che, in quanto tale, non meritava altro. «Oh no, non sfaldate le coppie. Abbiamo ancora un ultimo step prima di lasciarci», abbozzò un sorriso, «vi chiedo uno sforzo d’immaginazione. Il vostro compagno è ora il vostro nemico poiché potrà capitare di stringere delle alleanze discutibili, alleanze atte unicamente a fronteggiare un male comune», con i palmi indicò il baule del molliccio, «ma, nel momento in cui il problema viene rimosso questo “amico” forse non si dimostrerà più tale e vi attaccherà. Dovrete quindi essere bravi a difendervi. Gli ultimi quindici minuti della lezione saranno destinati ad una simulazione di duello, mantenete le coppie e, al mio via, potrete cominciare.»


    ULTIMO GIRO!


    Oh, ce l’avete fatta a sopravvivere. Che bravi. Ora però è giunta l’ora di morireh. :pecorahell:
    Vi ricordate la quest di Halloween? Ecco, una cosa simile: ora vi darò un elenco di incantesimi per il vostro duello, ogni incantesimo corrisponde ad un punteggio, il quale può essere sia positivo che andare in negativo. Quanto sarete fortunati?

    Lo scopo del gioco questa volta è simulare un duello. Potrete scegliere TRE incantesimi dalla lista proposta che si compone di incanti di attacco e di difesa e, ovviamente, dovrete raccontarmi il duello nel modo più avvincente che vi riesce!

    Riepilogo coppie:
    - Alexis e Michael;
    - Kynthia e Mackenzie;
    - Ryuu e Phoebe.
    Questa volta nessun dado da tirare unicamente la fortuna, ponderate bene le vostre scelte (come se questo vi potesse dare certezza di dove si nascondono i malus :pecorahell: :pecorahell:) Gli effetti degli incantesimi li trovate nel topic dedicato e sono un mix di incanti tra il primo, secondo e terzo anno. In via eccezionale anche gli studenti del secondo potranno eventualmente scegliere tra gli incanti della lista del terzo anno e utilizzarli, ma solo per questa lezione!

    INCANTESIMIANNO STUDI
    Diffindo1
    Dissendio1
    Expelliarmus1
    Falsabuca1
    Jutem1
    Levicorpus1
    Protego1
    Crustremulus2
    Flipendo2
    Impedimenta2
    Stupeficium2
    Waddiwasi2
    Incarceramus3
    Locomotor Mortis3

    A causa del ritardo Grifondoro perde 13 punti per non aver rispettato la scadenza:
    -13 punti Grifondoro

    Fine delle comunicazioni di servizio.

    ---



    Ricordo a tutti le regole basilari di una role multipla: LO SPOILER.
    Per ogni spoiler dimenticato verranno sottratti 10 punti alla casa d'appartenenza del player dimentico.
    Siete tenuti a scrivere: Nome, Cognome, la casa di appartenenza e l’anno frequentato. In più, una breve descrizione delle vostre azioni nominando i pg con cui avete interagito o solamente citato.
    Esempio:
    “Tizio Caio, III anno, Dittorosa
    Entrato in classe e risposto ad una delle domande, interagito con Pinco Pallo”

    Non esistono risposte propriamente giuste o sbagliate, sbizzarritevi con i ragionamenti e DIVERTITEVI!

    Per dubbi circa lo svolgimento di una lezione invito a leggere il regolamento di cui di seguito riporterò un estratto circa i ritardi:
    CITAZIONE
    “Indi per cui, post che arriveranno oltre la scadenza saranno valutati con un MALUS FINO A -30 PUNTI alla casa di appartenenza dello studente e, a discrezione del professore master della lezione, la cancellazione del post stesso con annesso punteggio dimezzato alla voce presenza e obbligo di recuperare entrambi i giri.”

    Scadenza mercoledì 29 entro le ore 15.
    Posterò la chiusura entro breve. :flow:
     
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    Phoebe Emily Smith

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    L’insetto mostro che era davanti ai due ragazzi era un qualcosa di grande, pauroso e disgustoso. Si muoveva come ad attaccare i due studenti, ma Phoebe questa volta era agguerrita e per quanto avesse paura non si sentiva sola e la condivideva con qualcun’altro al suo fianco. Questo gli provocò come un muoversi dentro di lei, non voleva fallire, non senza provarci almeno. Si concentrò e nella sua testa immagino una scena che le fece venire un sorriso sulle labbra mentre con gli occhi puntati su quella schifezza pronunciava l’incanto «Riddikulus!» Dalla sua bacchetta un leggero fascio di luce fuoriuscì e la sua idea sembrò prendere forma sul molliccio e funzionare. L’insetto si bloccò di colpo come a mezz’aria e alle sue orribili zampette apparvero delle scarpe nere da tip tap, mentre un papillon gli si posizionò tipo collare con una bombetta sul “capo”. Iniziò un ballo di tip tap ridicolo, scivolando di tanto intanto e incrociando le sue zampette pelose, mentre la sua forma strana con le ali, ormai in quella situazione sembrava una pagnotta bruciacchiata che saltellava e si muoveva cercando un equilibrio precario. Quando si trasformò Phoebe non riuscì più a trattenersi e scoppiò in una risata allegra e di pancia, si voltò verso il compagno con i suoi occhioni celesti «Guardalo! E’ così imbranato e senza senso!» Non riusciva a non ridere e le sue gote si colorarono di Rosso. «Ci siamo riusciti!»
    All’ennesimo segno del professore Phoebe si spostò lasciando il posto a chi veniva dopo di loro. Si sentiva orgogliosa di se stessa e non perchè il suo incanto fosse riuscito, un pochino anche per quello, ma perchè non si era arresa e aveva dimostrato caparbietà e alla fine ci era riuscita.
    Si sentiva rilassata adesso, perchè aveva terminato il compito e poi sperava di aver anche fatto una nuova amicizia, ma la sua espressione mutò quando il professore White annunciò che non era ancora terminata la lezione. Il sorriso scomparve e ritornò attenta verso il volto dell’insegnante. Rimase un secondo sbalordita al suono della parola “duello” qualcosa scattò in lei e si sentiva davvero emozionata. Certo non era molto felice di dover affrontare il suo compagno ma bisognava anche imparare ed iniziare da qualche parte e facendo così erano al sicuro senza danni. Perchè erano al sicuro, no?
    Comunque era “pronta”, emozionata e un pochino titubante. In qualsiasi modo fosse andata avrebbe imparato qualcosa e non avrebbe di certo lasciato che la paura prendesse il sopravvento. Era più piccola ma questo non significava molto nelle emozioni.
    Guardò il suo compagno e fece un mezzo sorriso come a dirgli “scusami e so che anche tu lo fai per la lezione” Almeno lo sperava, in caso contrario non avrebbe trovato un amico ma qualcuno da tenere d’occhio.
    La sua curiosità si attivò, voleva sapere come sarebbe finita. Lei ce l’avrebbe messa tutta ma sapeva che poteva perdere, anzi la percentuale di perdita poteva essere alta nei suoi confronti.
    «Ok! Proviamoci? » Chiese sottovoce a Ryuu. Si posizionarono, fecero un inchino e poi erano pronti. Al via del professore non se lo fece ripetere due volte e la piccoletta scagliò il suo incantesimo: «Impedimenta Disse decisa mentre il colpo partiva dalla sua bacchetta e andava verso l’avversario. Qualora fosse andato a buon segno Ryuu si sarebbe trovato con movimenti rallentati, altro che bradipo. Chiaramente poi sarebbe toccato a lui e la piccola Phoebe avrebbe provato a difendersi tramite un incantesimo attuo a ciò, di fatti urlò con grande enfasi «Protego nel farlo con quella sua grande vivacità lo stesso l’avrebbe fatta scivolare leggermente indietro e goffamente perdere l’equilibrio, riuscendo a mantenere una posizione retta ma con gambe divaricate e braccia che cercano di mantenere l’equilibrio del suo corpo in perpendicolare al pavimento. «Fiù! stavo cadendo da sola. Che Forte! Non mi arrendo!» disse a bassa voce ma udibile. Si stava concentrando per quello che poteva e si stava divertendo allo stesso tempo perchè sapeva di essere in un luogo protetto. Adesso sarebbe dovuto toccare nuovamente a lei e non se lo sarebbe fatto ripetere due volte e con la grinta di Godric Grifondoro disse «Stupeficium!» Che grinta la ragazzetta. Non era una che le mandava a dire di certo e dai suoi incanti lanciati, si poteva dedurre che andava di attacco. Se l’incanto fosse andato a buon fine il povero Ryuu avrebbe avuto qualche problemino, in caso contrario, tutti avrebbero notato la delusione sul volto della piccoletta e la fronte corrucciata a modo di rimprovero contro se stessa e forse a "gambe all'aria" distesa sul pavimento o in qualche modo senza potersi muovere, insomma con l'effetto dell'incantesimo altrui. Avrebbe preso la decisione di allenarsi ancora di più per non perdere la prossima volta, ma avrebbe in quel momento accettato la sconfitta e si sarebbe complimentata con il suo degno avversario. In caso di un’ipotetica vittoria, avrebbe fatto un inchino finale e sarebbe corsa dal suo compagno a complimentarsi per il bellissimo duello e per la sua forza e ad aiutarlo in caso di bisogno. «Fantastico! In ogni caso mi sono divertita ed ho imparato che non devo distrarmi. Sei davvero un ottimo compagno!» Questo avrebbe detto al suo compagno di lezione per quella giornata a Difesa.
    Adesso però la ragazzina si sentiva abbastanza stanca e provata, ci aveva messo tutto l’impegno in quella lezione. Il suo corpo però chiedeva un attimo di tregua e alla fine della lezione sarebbe corsa per qualche attimo a sedersi e a mangiarsi una cioccorana che i suoi fratelli le avevano comprato da Mielandia.




    Phoebe Emily Smith, Grifondoro, II anno
    - Ryuu e Phoebe.

    Ha interagito con il suo compagno Ryuu.
    E’ riuscita a trasformare il molliccio/insetto in un insetto ballerino di tip tap strambo.
    Si è sorpresa della lezione non finita ed ha preso la notizia del duello con curiosità e grinta. Ha lanciato i seguenti incantesimi:
    Impedimenta
    Protego
    Stupeficium

    *Ho scritto un ipotetica reazione in entrambi i casi, sia di vittoria che di sconfitta al duello*
     
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    Serpeverde
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    Michael Harris

    Aveva preso il sopravvento, spiazzando totalmente Alexis che, d’altro canto, non ebbe la destrezza di fronteggiare la situazione che si era avventata su loro. La forza delle sue emozioni risultò incontrollabile e la stanchezza cominciava ad indebolirlo anche dal punto di vista fisico mentre, la mente, si era già arresa all’evidenza provata.
    Il satellite, apparso in seguito all’apertura del baule, non dava segno di volersi trasformare in qualcosa che non infondesse in lui quel terrore viscerale. Si face più vicino, guadagnando terreno sui due ragazzi. Come la prima volta, Mike, chiuse gli occhi e attese semplicemente di essere inghiottito da quell’infausto destino che, pareva così reale. ”Riddikulus!” Fermo, solenne. Il tono di voce del Signor White ruppe l’illusione.
    ”Focalizzi la sua paura, signor Harris…” Trasalì. Una goccia di sudore gli percorse, lentamente, la tempia e, nonostante il palese disagio, fece ricorso a tutta la sua buona volontà per non cadere, miseramente, nel vortice delle sue emozioni contrastanti. L’apparenza rappresentava tutto per uno come lui. Aveva fatto dell’indifferenza la miglior arma alla quale ricorrere ogni volta che ne sentisse il bisogno, costruendosi una facciata che, paradossalmente, si discostava di gran lunga dalla sua vera essenza. … la assorba e la usi freddamente […]” Il suo tentativo era stato vano e ciò che rimaneva, non era altro che quel retrogusto amaro di sconfitta, misto al disorientamento che, a quel punto, l’avrebbe condotto a dubitare della sua intera esistenza. ”… la mente è potere!” Si limitò ad annuire a quello che aveva tutta l’aria di essere un consiglio prezioso per il suo futuro, dopo Hogwarts. Voltò lo sguardo verso la compagna, probabilmente, dubbiosa sul deplorevole spettacolo al quale aveva dovuto assistere, senza poter muovere un dito per ribaltare a loro favore quella triste circostanza. Dissentì con il capo, grattandosi la nuca e temporeggiando sul da farsi. Quella visione, molto probabilmente, aveva sollevato parecchi dubbi in chiunque avesse avuto la sfortuna di assistere a quello scempio. “Non è il tuo giorno fortunato, leonessa!” Le era capitato il caso umano di turno, senza neanche la possibilità di rifiutare e, alla fine, il risultato non poteva che essere quello che era stato. Tirò un sospiro di sollievo, lasciandosi sfuggire un’espressione estremamente colpevole. Non solo era scivolato nel turbinio dei suoi disagi ma, addirittura, si era portato appresso colei che, solo per puro caso, si era ritrovata associata a lui. La rabbia, l’ostinazione e la repulsione verso la sua irreversibile condizione non gli davano modo di ragionare lucidamente, privandolo della sua solita riflessività che per lui significava tutto. L’equilibrio si era spezzato e il giovane Harris, magicamente, lasciò trapelare il suo lato problematico, divenendo l’ombra di sé stesso. Le tempie pulsavano. Il battito cardiaco non accennava a voler diminuire e tutto ciò sembrava non avere mai una fine. Sbirciò fugacemente in direzione della Johnson, prestando attenzione a non farsi beccare dalla diretta interessata e, subito dopo, riportò l’attenzione sulla compagna che, ancora una volta, avrebbe dovuto cimentarsi in chissà quale sadico esercizio, proprio con lui che già le aveva dato del filo da torcere. “Indivisibili, Pierce!” Ironico ma provato. Un passo in avanti, tutto sommato. “In caso te lo stia chiedendo, no, non ho paura del buio!” La luna, ovviamente, avrebbe ricondotto alla notte e quest’ultima alla tenebre. Fosse stato quello il problema, forse, sarebbe bastato uno psicologo e una fottuta luce notturna per ovviare al problema iniziale. “Cerchiamo di concentrarci.” Fare schifo, ok, ma a tutto ci doveva essere un limite. Una gioia la meritavano anche loro, in fondo.
    Il sopracciglio sinistro del ragazzo schizzò all’insù quando, improvvisamente, udì la parola duello. Non poteva crederci. Cimentarsi in quella prova, con le sue evidenti problematiche di gestione della rabbia, sarebbe stato deleterio. Cercò, rapidamente, di ricostituire una condizione mentale, quantomeno, accettabile e attese le precise disposizioni da parte del Vice Preside. Più lapidaria di lui, vi era solo la morte. “Non abbiamo molta scelta.” Commentò disinteressato, accompagnando quell’ovvietà con un’alzata di spalle. “Niente di personale.” Strizzò l’occhio ad Alexis che, come lui, si andò a posizionare come da istruzioni. Impugnò la sua fedele bacchetta in legno di Carpino ed elaborò una semplice strategia: giocare in attacco ma non senza ricorrere ad alcuni, elementari accorgimenti. Non ebbe il minimo dubbio a riguardo. Il dolore fisico non rientrava nelle sue preoccupazioni. Ci aveva fatto il callo durante gli anni. Qualsiasi cosa, Alexis, avesse deciso di utilizzare contro di lui, non l’avrebbe smosso dal suo obiettivo primario. Accennò un sorriso e diede il via alle danze. “EXPELLIARMUS!” Affermò con enfasi, stoccando. Un fascio di luce di color cremisi si liberò dalla punta dell’arma in direzione della sua nemica temporanea. Optò per l’incantesimo di disarmo, così da assicurarsi una protezione inziale e non finire, al primo giro, subito con il culo a terra, in balia del volere della sua avversaria che non ci sarebbe andata leggera con lui. Non aveva una conoscenza a trecentosessanta gradi della Pierce ma qualche cosa gli suggeriva che non fosse una ragazzina ingenua e delicata ma senza bacchetta? Che avrebbe fatto? Prudente, come sempre. Mike sembrava aver recuperato la sua solita pacatezza, così da poter ragionare sulle mosse da compiere. Prendeva molto sul serio quel tipo di esercitazioni e la sua ossessione per il ragionamento, lo portava a calcolare tutti i pro e i contro del caso. Il ritmo aumentò. “INCARCERAMUS!” La sua intenzione stava proprio di levare il respiro alla giovane, sfruttando il tempo a suo vantaggio. Nonostante ciò, Mike, si tenne alla larga da incantesimi troppo brutali che, potenzialmente, avrebbero potuto provocare un danno fisico a chi lo fronteggiava. Fece un passo in avanti, cercando di tenere i piedi ben ancorati a terra, senza sollevarne mezzo, per non perdere il baricentro che, se perso, lo avrebbe portato a sbandare, mettendo a repentaglio anche la riuscita del suo tentativo. Cosciente del fatto che si trattasse di un mero compito, Mike, si lasciò andare ad un ultima avanzata contro la Grifondoro: “LEVICORPUS!” Farle male era fuori discussione ma il divertimento, sempre che l’incantesimo fosse andato a buon fine, di vederla levitare a mezz’aria appesa per le caviglie, sarebbe stato ben gradito. Chissà come sarebbe finita quella battaglia.

    I quindici minuti terminarono e, così, anche il duello tra le coppie formate all’inizio. Si portò vicino alla mora e le porse la mano, per stringerla. “È stato un piacere, Pierce!” Tutto ciò che passava il convento, sarebbe finito nel suo bagaglio fatto di esperienze più o meno felici. Cercò per l’ultima volta Grace con lo sguardo, per sincerarsi che non avesse ucciso il suo avversario si fosse fatta male in seguito al duello ma la vide integra e reattiva. Perfetto. Il lieto fine si era appena esaudito. L’ora era giunta al termine e la solita routine lo avrebbe aiutato a lasciarsi alle spalle quelle disfatte. Amen.

    Michael Harris, II anno, Serpeverde.
    In coppia con Alexis Pierce.
    Mike cerca di trattenere il suo disppunto per il fallimento precedente e si scusa, a modo suo, con la compagna per non essere riuscito a controllare le sue emozioni.
    Accoglie con un cenno i consigli del Professore e interagisce con Alexis.
    Si rilassa incuriosito dall'esercizio successivo.
    Utilizzati e seguenti incantesimi:
    - Expelliarmus
    - Incarceramus
    - Levicorpus

    Qualunque sia il risultato del duello, Mike, afferma che è stato un piacere affrontare Alexis <3
     
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    Non riusciva a spiegarsi cosa fosse andato storto. Forse l'essere riuscito nell'incantesimo solo pochi minuti prima gli aveva fatto abbassare la guardia, credere che ormai fosse padrone di quella particolare formula e che, l'aver avuto successo una volta, gli garantisse la vittoria sul non-essere così, per partito preso, senza metterci il giusto impegno. Era sconcentrato, aveva deciso di sdrammatizzare la situazione improvvisandosi comico, cosa per nulla da lui, almeno non a lezione. Non avrebbe nemmeno saputo dire per chi lo facesse, se per se stesso o per mettere più a suo agio la compagna, ma sembrava che quest'ultima avesse tutto sotto controllo e, anzi, persino più abile di lui. Una fortuna che almeno uno dei due non avesse perso tempo in chiacchiere e che, al contrario del giapponese, sapesse cosa stava facendo. Osservò il mostruoso insetto gigante trasformarsi in un ballerino di tip tap, ridacchiando allo stesso ritmo del ticchettio delle numerose scarpette sul pavimento duro, così precario con il suo enorme corpo bitorzoluto sostenuto solo da quelle gambette esili e pelose. Quasi gli invidiò il farfallino attorno a quello che, in teoria, sarebbe stato il collo, era diventato un insettino molto elegante e quasi gli dispiacque vederlo inciampare sui suoi stessi piccoli piedi. Le risate dei due giovani vennero quindi accompagnate da quelle del resto dei compagni, indebolendo così il mostro-molliccio, ma quella di Ryuu si spense in fretta dopo che le parole del professore lo raggiunsero. Aveva ragione, niente da obiettare. Come aveva potuto distrarsi per sciocchezze del genere? Soprattutto a lezione. Soprattutto alla lezione del vicepreside. Lo aveva sempre detto che se la cavava meglio con la teoria, ma questa volta non era colpa delle abilità personali, era solo stato stupido.
    -Bhe, almeno tu di certo- sorrise alla compagna prima di farsi da parte e lasciare che la prossima coppia prendesse il loro posto. A braccia conserte, poggiò le spalle contro la parete dietro di lui, osservando il molliccio cambiare forma di volta in volta, partecipando appena alle risate collettive quando la situazione diventava sul serio divertente. Era turbato, pregò solo che la lezione finisse presto così da poter rimettersi in focus e tornare preparato la volta successiva, eppure il professore fece loro un'ennesima sorpresina. In effetti, come potevano un esame a sorpresa e fare pratica contro la propria paura essere sufficienti? Ma non scherziamo, su! Vuoi non metterci pure un duello? Il professore aveva quel tocco di sadismo che a molti, era sicuro, sarebbe piaciuto. A lui i sadici piacevano solo a letto, e nemmeno sempre.
    Da una parte aveva la possibilità di rifarsi del risultato appena ottenuto, dimostrando al professore di essere capace a concentrarsi e di avere qualche abilità pratica. Dall'altra, non era per niente sicuro delle use capacità pratiche. Insomma era un terno al lotto. Posò gli occhi sul Phoebe, se la ragazza avesse fallito poco prima si sarebbe sentito più tranquillo ora. Invece, tra i due, era ormai sicuro che fosse quella con più possibilità di riuscita.
    -Non farmi troppo male- le sorrise mentre si andava a posizionare di fronte alla ragazza a qualche passo di distanza, mettendo spazio tra loro per poter duellare come si deve. Già non gli piaceva lanciare incantesimi in faccia alla gente, figuriamoci poi a qualcuno che non gli aveva fatto niente e che, anzi, gli sembrava pure simpatica. Rispose al mezzo sorriso, che situazione scomoda!
    -Eh.. proviamoci- non era per nulla convinto. Fece il classico inchino di rito e, subito dopo, si mise in posizione con un piede avanti e uno dietro per mantenere l'equilibrio e alzò la bacchetta con la mano dominante, stringendola saldamente così da non farsela strappare dalle mani al primo colpo.
    Con le parole del professor White a martellargli il cervello, corrucciò le sopracciglia per la concentrazione. Non avrebbe voluto utilizzare incantesimi aggressivi, allo stesso tempo non era giusto si facessero degli sconti solo per la simpatia, sperava che la ragazza non si trattenesse. Al via del vicepreside, lo scontro partì. La stanza si riempì di fasci di luci dai colori diversi e delle urla più di sparate, ma cercò comunque di mantenere la concentrazione sulla persona davanti a lui e su quello che stava facendo
    -Falsabuca!- enunciò con voce sicura puntando la punta della bacchetta verso la bionda. Farla inciampare poteva essere una strategia valida, se fosse andato a segno, così da renderle difficile l'azione successiva. Ryuu non credeva nel botta e risposta, non si sarebbe potuto sapere contro chi si sarebbero potuti imbattere fuori dalla scuola, nessuno avrebbe aspettato il turno dell'avversario per attaccare a sua volta, sarebbe stato il caos e, siccome suo padre gli aveva sempre detto che la miglior difesa era l'attacco, non perse tempo. Mirò di nuovo con il catalizzatore e provò a lanciare un secondo incantesimo
    -Levicorpus!- come prima, l'idea era sempre quella di impedirle i movimenti così da limitare i danni che avrebbe potuto causargli, fosse andato a segno avrebbe avuto gioco facile per l'ultimo incantesimo che avrebbe usato
    -Flipendo!- ancora una volta pronunciò la formula con voce ferma, sperando che andasse a buon fine.
    Sia in caso di vittoria che di sconfitta, Ryuu si sarebbe ritenuto soddisfatto. Sapeva da sé di non essere il miglior duellante della scuola, avrebbe avuto modo di migliorare ma, a differenza di poco prima, sapeva di essersi impegnato e di aver fatto il meglio che in quel momento potesse.
    -Si, la lezione del distrarsi l'ho imparata anche io!- ammise lui annuendo verso la biondina -Sono contento di aver potuto fare pratica con te!- le sorrise di nuovo. Senza rancore, fuori dalla lezione non le avrebbe torto un capello, figuriamoci, ed era piuttosto sicuro che la cosa fosse reciproca. Non sembrava una pazza che moriva dalla voglia di far del male agli altri. Ora ci sarebbe proprio voluto un bel bicchiere di succo di bolle.


    Ryuu Sora Watanabe, Corvonero, III anno.
    Ryuu - Phoebe

    Si è fustigato mentalmente per aver fallito il riddikulus, poi ha interagito solo con la sua compagna ed è stato molto poco felice di scoprire che la lezione non era ancora finita. Ha scelto gli incantesimi:
    -Falsabuca
    -Levicorpus
    -Flipendo
     
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    Inavvertitamente chiuse gli occhi nel momento in cui vide la figura della donna avvicinarsi pericolosamente verso di loro, sembrava parecchio minacciosa e anche spietata. Pronunciare l'incanto le dava comunque la certezza che non sarebbe successo loro nulla di così grave, poi al suo fianco aveva anche la grifondoro che le era sembrata preparata e coraggiosa. Riaprì gli occhi solo quando sentì le risate dei suoi compagni e vedendo la figura di una danzatrice del ventre, scoppiò a ridere anche lei. Portò le mani al cielo nella speranza che Kynthia le battesse il dieci in segno di vittoria. «Siamo state grandi e poi.....una danzatrice del ventre? Da dove l'hai tirata fuori questa idea?» Ancora non riusciva a credere di ciò che aveva visto con i propri occhi ma era contenta di aver svolto un buon lavoro, a confermarlo furono le parole del professore. «Ma hai visto come ti ha sorriso il professore?» Sussurrò estasiata verso la sua compagna di squadra che si era beccata un bel segno di approvazione dal professore, era davvero felice per lei. Dopo le lezioni del professor White, solitamente, si sentiva demotivata e non riusciva a smettere di pensare che era un'incapace ma quella volta sarebbe stato diverso. Uscendo dalla stanza di sicuro nessuno sarebbe riuscito a toglierle dalla faccia quel sorriso soddisfatto e colmo di fierezza per aver fatto un buon lavoro, quella lezione le sarebbe rimasta impressa per sempre e l'avrebbe aggiunta alla lista dei suoi ricordi felici, quelli a cui si aggrappava quando tutto le sembrava buio, sfocato. Vide con attenzione il lavoro di Alexis che era finita in coppia con un serpeverde e sperò che anche con loro la sorte fosse benevola perché sentiva che quella ragazza aveva delle enormi capacità. Purtroppo non fu così. Notò che la visione della paura del serpeverde, lo aveva destabilizzato fino a non riuscire più a focalizzarsi su quello che dovevano fare. Poi fu un crescendo e l'umore teso e agitato dei due, li portò a recitare incantesimi che avevano un potere troppo debole per poter sconfiggere il molliccio. La Rosier si dispiacque per la ragazza e quando la vide tornare la suo posto, non seppe esattamente cosa fare così si limitò a sorriderle sperando di poterle infondere un po' di fiducia. «Questa lezione, è quasi finita. Che avete dopo?» Domandò alle due prima di porre la sua attenzione sull'ultima parola pronunciata dal professore: duello. «Pure?» Esclamò sorpresa per quello che era una ciliegina sulla torta con i controfiocchi. Di certo la corvonero, non si aspettava di concludere in quel modo la lezione. «Il professor White ne sa una in più del diavolo.» Commentò prima di recuperare la sua concentrazione per cercare di svolgere al meglio il duello. Non riusciva ancora a capire se era portata per i duelli oppure no, quindi quella era l'occasione per vedere di che pasta era realmente fatta. Sicuramente non si spaventava davanti alle sfide e non era nemmeno da lei tirarsi indietro, la Rosier infatti era una ragazza dotata di quel pizzico di competitività che bastava per far accendere in lei la voglia di prevalere sull'altra. Si posizionò davanti alla grifondoro e alzò la sua bacchetta davanti al viso, poi l'abbassò verso il basso con un movimento deciso del braccio. Scambiò uno sguardo d'intesa con la sua compagna e quando entrambe diedero il via al duello, la Rosier scagliò subito il primo incantesimo: «STUPEFICIUM!» Quello era uno degli incantesimi preferiti di Mackenzie e lo scelse non solo perché era sicura di saperlo padroneggiare abbastanza bene ma anche perché, se sarebbe andato a buon fine, avrebbe schiantato l'avversaria a diversi metri di distanza. Il suo intento non era quello di farle del male e si sarebbe scusata una volta terminato il duello ma, quello a cui puntava erano: rallentare la sua avversaria, portarsi a casa il rispetto del professore e perché no, anche la vittoria. Doveva pensare velocemente al da farsi e a non permettere alla grifondoro di colpirla, così dopo aver studiato la situazione puntò la bacchetta contro di lei e gridò: «FALSABUCA!» Sperò di essere riuscita a far inciampare Kynthia o almeno, nel peggiore dei casi, di farle perdere l'equilibrio. Non aveva dubbi che la ragazza con cui si trovava a doversi confrontare, fosse una tosta e perciò doveva puntare tutto sull'attacco. Come si dice: la miglior difesa è l'attacco? E fu proprio quello che fece, sfoderando l'incantesimo di disarmo: «EXPELLIARMUS!» I giochi erano fatti e alle due non restare che vedere chi tra le due, avrebbe avuto la meglio. Chiaramente la corvonero sperava che fosse lei ma alla fine, ciò che più le importava era riuscire a dare la prova di saperci fare con i duelli. Terminato l'esercizio, si avvicinò alla grifondoro porgendole la mano. «Sei stata una degna avversaria.» Commentò, rivolgendole un sorriso sincero. La lezione, a quel punto, poteva definirsi finalmente conclusa.

    Mackenzie Rosier, III anno, corvonero.

    In coppia con: Kynthia Lloyd.

    – Mackenzie ha interagito sia con Kynthia complimentandosi per essere riuscite nello svolgere un buon lavoro e dopo essere tornata al suo posto, ha cercato di confortare Alexis;
    – Poi ha seguito le istruzioni del professore e ha sfidato la grifondoro nel duello, gli incantesimi da lei utilizzati sono:

    1. Stupeficium;
    2. Falsabuca;
    3. Expelliarmus


    Edited by mackenzie. - 28/3/2023, 16:16
     
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    Ormai con i mollicci sto stringendo un rapporto di conoscenza abbastanza stretto. Stretto al punto da non farmi prendere dallo sconforto quando davanti a me se ne para uno assumendo la forma della mia paura più profonda. La mia paura più profonda... avrò molto su cui meditare, come al solito in questo periodo, costellato dai momenti di riflessione. Che odio, questi pensieri non fanno che rallentare il ritmo delle mie giornate.
    Comunque, il riddikulus colpisce in pieno il molliccio che assume la forma di ciò che avevo immaginato: una danzatrice del ventre con le crisi di epilessia. Le fiamme diventano braccia, pancia, e gonna della ballerina e tutto si muove nel modo più scordinato possibile. La scena è decisamente esilarate, quindi me la rido insieme a qualche compagno e alla mia alleata di corvonero “decisamente niente male” che dire, è stato un successo. Ricambio il dieci a Mackenzie con un movimento forse poco naturale. Non sono abituata a fare squadra, nè tantomeno ad esultare con qualcuno per una vittoria conquistata. Ho avuto la stessa sensazione di difficoltà e velato disagio quando la squadra ha vinto la partita di quidditch “boh, le forme delle fiamme impazzite evidentemente” mi rilasso e mi godo quel momento quasi dimenticandomi che siamo ad una lezione del White. Che starà lì ad osservare dispiacuto che la cosa non si si sia conclusa almeno con un'ustione di terzo grado e... “...oh” un sillaba lascia le mie labbra. Mai e dico mai avrei pensato di vedere quell'espressione sulla faccia del docente. Che cazzo? “sì, ho notato” e mi è venuto un brivido “sicuro che non stesse sorridendo a quello dietro di me, sì?” rispondo ironicamente alla corvonero e distolgo subito lo sguardo dal professore, per carità, deve essersi ammalato di botto per aver avuto una reazione del genere, sennò non me lo spiego. A che gioco sta giocando, quell'espressione compiaciuta non può essere sincera.
    Non voglio dare troppo peso alla cosa, lui lo saprebbe. E non voglio, mi rompe. Quindi faccio la spettatrice attenta alle performance degli altri, qualcuno sembra rischiare di farsi male. Alla fine il magico terzetto accumunato da un'esperienza imbarazzante, si riunisce prima del concludersi della lezione “pozioni” un orario scolastico fatto dal diavolo in persona “che idea sadica metterla subito dopo difesa” e guardo Alexis alla ricerca del suo appoggio. Ceh, il professore alla fine non può essere più diverso da Dylan White, tutto sorridente e a tratti anche rincoglionito, ma la materia resta comunque un bel macigno.
    A proposito di macigni, sento la testa pesante e mi chiedo se non sia per colpa degli esercizi appena svolti. Probabilmente un riddikulus consuma più energia di quel che credevo possibile. Ed è mentre sto stirando il collo inclinando la testa verso destra che scopro che non è ancora finita. Dio. Mio. Che lezione lunga. Sono indecisa se classificarlo come amore per l'insegnamento o come hobby di un sadico, fatto sta che il professore non ci lascerà andare finchè non avremo completato anche questa parte della lezione. L'ennesima. “Lo troverei anche divertente se non mi sentissi così stanca” i duelli amichevoli mi erano sempre piaciuti, vincere poi ancora di più. Penso che i l'ultima volta risalga a quando mi allenavo con Logan fino a quando uno dei due non si decideva ad alzare la bandiera bianca. Ovviamente non accadeva mai, e la cosa andava avanti ad oltranza. Quando riguardo indietro ricordando questi momenti, mi sembra di vedere un'altra persona e non posso fare a meno di chiedermi se riuscirò mai a tornare ad esserlo, almeno un po'.
    “Comunque vada, senza rancore” faccio alla mia compagna prima di mettermi di fronte a lei. Convenevoli, un saluto, un sorriso beffardo e divertiamoci. Confido nel fatto che gli allenamenti di quidditch mi abbiano resa più veloce non solo sulla scopa ma anche con i piedi: mi muovo, cerco di non restare fissa in un punto prefrendo piuttosto spostarmi a destra o a sinistra per rendermi quantomeno un bersaglio un pelo più difficile da colpire “incarceramus!” l'unico ed inimitabile incarceramus, uno degli incanti che si è posizionato in cima alla mia lista delle preferenze. La corvonero non inizia con la mano leggera e io intendo cercare di bloccarle i movimenti prima di agire di conseguenza con un attacco diretto “Crustremulus!” il piano adesso sarebbe non permetterle proprio di rialzarsi. E chissà, magari nello schianto al suolo ci perde pure la bacchetta. Spero che la mora non sia un tipo permaloso, ma si sa, dicono che in guerra sia tutto lecito. Se tutto è andato come volevo, adesso non dovrebbe più riuscire a muoversi per evitare l'ultimo incantesimo “stupeficium!” come ho già detto, nessun rancore. Infatti l'espressione sul mio viso resta rilassata e anche divertita. Quando ho iniziato questo duello ero più stanca di adesso, sembra che la cosa mi abbia aiutato a rilassare i nervi “sentimento ricambiato” faccio alla corvonero piegandomi sulle ginocchia per prendere un profondo respiro.
    Divertente.

    Kynthia Lloyd grifondoro III anno.
    In coppia con Mackenzie Rosier.
    Interagito direttamente con Mackenzie alla fine del secondo esercizio e interagito poi con Alexis.
    In maniera indiretta, possiamo dire che ha interagito anche con il professore.
    Inizia il duello contro la corvonero lanciandole addosso:
    -incarceramus
    -crustremulus
    -stupeficium



     
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    Quanto era stato stupido, da parte mia, sottovalutare la paura di Michael? Ve lo dico io: immensamente stupido. Così tato che - alla fine - avevamo fallito, entrambi. Forte del successo che avevo ottenuto contro il mio molliccio personale e distratta dalla forma che aveva assunto il non-essere davanti al Serpeverde, avevo lasciato - involotariamente - che il nuovo molliccio attingesse alla memoria fin troppo stanca dell'Harris, il quale - malgrado gli sforzi - non era riuscito a concentrarsi abbastanza per superare l'esercizio di coppia. Una delusione che probabilmente traspariva dal mio volto, perché dopo aver riservato qualche suggerimento al serpe-argento, il professor White si soffermò brevemente anche su di me, lanciandomi uno di quegli sguardi criptici che forse solo Khyntia, abituata alle vessazioni dell'uomo, avrebbe potuto tentare di tradurre. Così, grata che non mi fosse toccata una qualche ramanzina, annuii al professore - fingendo di aver appreso una qualche nozione che magari aveva provato a infilarmi direttamente in testa con la forza del pensiero (?). «Potrei dire lo stesso, serpe feci notare a Mike, sorridendogli ironica. Malgrado il nostro esercizio non fosse andato come sperato, non me la sentivo di mettergli il muso. In fondo, sapevo di essermi distratta nel momento meno opportuno e, come Trasfigurazione insegna, la concentrazione è di fondamentale importanza nel momento in cui devi imparare a destreggiare la magia. Provavo sentimenti contrastanti nei confronti dell'Harris Junior. Eravamo compagni di corso da un anno ormai e sebbene non avessimo mai parlato più di tanto, lo trovavo un tipo ok, tutto sommato. Eppure, non riuscivo ad ignorare gli sguardi torvi che Grace pareva lanciargli ogni volta che le iridi verdi di lui si posavano sulla figura di lei. Sapevo ci fosse stato qualcosa tra i due, mi era capitato di vederli insieme durante la festa della Vigilia, ma l'unico dettaglio che ero riuscita a carpire dalle conversazioni con Halley riguardavano il fatto che avessero interrotto la loro frequentazione piuttosto bruscamente. Il che mi dava da pensare che doveva aver fatto lo stronzo in qualche modo, vista la purezza d'animo che contrastingueva la mia compagna di dormitorio... Sì, ecco, la mia parte più protettiva sentiva di dovergli essere ostile, ma dall'altro lato ero pur sempre una Grifondoro e non me la sarei presa con Michael senza un buon motivo.
    «Pozioni anche io, e tu, Kenzie? Vieni con noi?» domandai alla Corvonero, dopo aver accolto lo sguardo eloquente della Lloyd. A differenza di Khyntia, io ero piuttosto eccitata all'idea della lezione successiva. Pozioni era una delle mie materie preferite e per la quale mi sentivo anche abbastanza portata. Magari, mischiare intrugli vari e sporcarmi un po' le mani mi avrebbe permesso di rifarmi per gli insuccessi di quella giornata scolastica. «A proposito, ma quanto manca?» bisbigliai alle due ragazze, convinta che un'ora fosse già bella che passata. E fu proprio in quel momento che il White annunciò un'ultima esercitazione da svolgere col compagno della prova precedente, che questa volta si sarebbe trasformato in un nostro rivale. Un duello, era così che aveva deciso di salutarci. Alzai un sopracciglio, soddisfatta e piegai le labbra in un nuovo sorriso. Le lezioni del professor White erano spesso fatte di teoria, compiti a sorpresa, relazioni da consegnare, ma la realtà era che tutti noi studenti non aspettavamo altro che poterci mettere alla prova, l'uno difronte all'altro, pronti ad agitare le bacchette. «Fossi in te mi toglierei quel sorriso dalle labbra, Harris.» ammiccai, divertita da quell'improvviso cambio di ruoli. Michael era l'avversario perfetto, non il classico arrogantello, ma comunque Serpeverde, il ché avrebbe reso la sfida ancora più avvincente. Attendemmo che altri si cimentassero in quella che sarebbe dovuta essere l'ultima parte della lezione e, quando finalmente fu il nostro turno, ci posizionammo uno difronte all'altra, cercando - inutilmente - di nascondere l'espressione compiaciuta di chi nonostante tutto deve salvare le apparenze. «Niente di personale.» disse Mike, facendo una sorta di cenno d'intesa, dando per scontato di essere più furbo, o magari più abile di me. Scossi il capo e alzai gli occhi al cielo, mentre - su ordine del White - presi posto a qualche metro di distanza dal Serpeverde. Cercai di camminare più lentamente che potei, ritagliandomi così del tempo necessario per riflettere sulla strategia che avrei usato per far pagare all'Harris l'errore di avermi sottovalutata, poi - raggiunta la posizione - estrassi nuovamente la bacchetta dalla divisa e annuii al professore (come se fosse in mio potere dare il via al duello, mpf). Puntata la bacchetta dritta difronte a me, fissai Mike anche dopo il cenno del professore che voleva dare il via al duello. Come ogni appartenente alla casata dei verde-argento, lo sapevo, Michael avrebbe giocato d'attacco. Così, pronta a reagire, lo studiai finché lui, come previsto, non accennò a voler scagliare un incantesimo. «Protego!» urlai, muovendo la bacchetta proprio difronte a me, lasciando che uno scudo di luce azzurra si mettesse tra me ed il mio avversario. Se tutto fosse andato come immaginato, il mio incantesimo mi avrebbe permesso di difendermi dal primo tentativo del ragazzo di mettermi in difficoltà e quello mi avrebbe dato l'occasione di continuare a studiare paziente i movimenti del mio avversario. Ero sempre stata molto impulsiva nella mia vita e c'erano state volte che la mia impazienza mi avevano quasi condannata alla morte, non avrei rifatto lo stesso errore - sebbene, col professore presente, non c'era quel rischio. Forse.
    «Tutto qui, Harris? Sul serio?» lo provocai, nella speranza che abboccasse e facesse nuovamente la prima mossa. Un trucchetto che ebbe il risultato sperato perché Mike agitò nuovamente il suo legno e, prima che potesse terminare di pronunciare l'incanto, cercai di precederlo col mio: «Impedimenta!» Rallentare i suoi movimenti mi avrebbe dato un vantaggio non indifferente, permettendomi perfino di diventare offensiva. Fu così che, senza aspettare oltre e per evitare che Mike avesse il tempo di riflettere, giocai nuovamente d'attacco e «Stupeficium!» urlai con decisione, sbilanciandomi in avanti con tutto il corpo, come se quel mio movimento avrebbe potuto - in qualche modo - favorire la buona uscita del mio schiantesimo. Il fascio di luce rossa illuminò la stanza e si scontrò con l'incantesimo del mio avversario. Chi avrebbe avuto la meglio?

    Strinsi la mano di Michael con un sorriso. «Tutto mio, Harris.» risposi sincera.
    Alexis Pierce, III anno, Grifondoro.

    - Interagito con Mike, Kenzie e Khyntia. Citato il profff.
    - Alexis ha giocato in difesa, castando prima un Protego e successivamente un Impedimenta, per poi passare alla mazzata finale: Stupeficium!
     
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  14.  
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    ★★★

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    Professore
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    Kylkenny, Irlanda

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    Dylan
    Ultimi venti minuti di lezione. Pochi per certi versi, quelli considerati da Dylan soprattutto, che guardava a quel tempo come una pausa di sfogo che aveva concesso agli studenti a modo che armeggiassero come scimmie selvatiche agitando i loro legni al vento. Passeggiava tra loro osservandoli silenzioso e di tanto in tanto rompendo quel silenzio per dispensare consigli al vetriolo per questo o quel movimento. Al contempo segnava tutto: movimenti, pronuncia, gestualità e attitudine con la quale gli studenti andavano approcciandosi al compito. Poteva sembrare, unicamente all’apparenza, un momento per loro di scaricare la tensione ma non era mai così con il vicepreside nei paraggi. Per Dylan era sempre un momento formativo e qualsiasi cosa passava sotto il suo attento sguardo carico di giudizio. Studenti migliori, ragazzi migliori che sarebbero poi evoluti in adulti migliori con le giuste conoscenze ed attitudini e non un branco di mocciosi viziati pronti a correre dietro le sottane dei genitori. Ce ne erano fin troppi così, aveva dovuto constatare con una certa amarezza ma confidava che sotto la sua austera guida le cose sarebbero cambiate e lo avrebbero fatto ancora di più quando l’attuale preside in carica sarebbe stato finalmente tolto dai giochi. Tempo al tempo, frase che continuava a ripetersi dentro di sé come un mantra. Tempo al tempo, non bisognava avere fretta di fare poiché le cose migliori maturavano e arrivavano con il tempo proprio come i frutti di un albero.
    Osservò i ragazzi. Alcuni formulavano il tutto correttamente e riuscivano ma altri, nonostante tutto mancavano di sufficiente volontà. Così giudicava Dylan traendo spesso e volentieri risultati più severi del dovuto. Una mancanza d’impegno e non ciò che probabilmente era ovvero la stanchezza dovuta alle ore pressanti che gli aveva fatto vivere. Dapprima un compito in classe a sorpresa, a testare le loro conoscenze, poi, come se non bastasse, la sfida con la propria paura più profonda e recondita e, nonostante quella parte fosse stata svolta a step a causa delle difficoltà di alcuni, comunque aveva insistito perché quell’ultima parte fosse dedicata ai duelli. Una pratica che era affidata ancora alla sua giurisdizione ma che rimaneva limitata ad una singola ora settimanale dedicata. Potevano quindi baciarsi le mani per quei venti minuti extra! Per il mangiamorte era più che sufficiente un’intera ora che non avrebbe tolto minuti preziosi allo studio della teoria della vera materia fondamentale tra le due, Difesa. «Più su la bacchetta miss Smith», cantilenò con una certa noia passeggiando al fianco della coppia che, dimostrando un certo spirito, andava battendosi con il sorriso sulle labbra. Quel sorriso non era gradito dal docente, era come se ai suoi occhi non stessero prendendo seriamente l’ottica nella quale aveva dipinto l’esercizio. Dovevano guardare all’altro come fosse un tradimento da parte di una persona fidata, una persona che fino all’attimo prima era stata alleata – durante lo scontro con il molliccio – e successivamente aveva voltato loro le spalle – il duello – eppure, come dimostravano i due ragazzi, per loro era un gioco, un passatempo. La cosa lo infastidiva oltre modo. Rimase impalato a guardarli prendendo appunti mentali sulle loro prestazioni prima di passare alla successiva coppia. Le due ragazze ebbero uno scontro quasi alla pari e solo per un soffio, davvero questione di attimi legati alla prontezza dei riflessi riuscì ad avere la meglio sulla Corvonero. Anche lì evito di pronunciarsi inviando tuttavia alla ragazza uno sguardo criptico dalla quale trapelava una certa soddisfazione. Il White era profondamente convinto che i progressi dimostrati dalla Grifondoro fossero unicamente frutto della pressione che aveva gravato su di lei. Pressione, che fosse positiva o che fosse, come in quel caso, oggetto del fastidio o meglio dire l’odio della ragazza nei suoi riguardi, eppure, questo, stava dando dei risultati sulla sua media quindi che gli piacesse o meno, era merito suo. Sistemò meglio la stretta delle grandi mani posta sul retro della schiena e spostandosi ancora esaminò un’altra coppia, l’ultima, decise, prima di porre definitivamente fine ai loro supplizi. Li osservò a lungo e mano a mano che li guardava la mandibola andò irrigidendosi dal nervoso che stava germogliando in lui a vedere come uno dei figli di Salazar fosse in difficoltà contro una mocciosetta insignificante di Grifondoro qualunque. Era disgustato. «Basta così!» Tuonò la sua voce stentorea interrompendo quasi nell’immediato i vari fasci di luce che volavano a destra e a manca nell’aula. «La lezione è terminata. La settimana prossima vi riconsegnerò entrambi i compiti... per questa volta», mera pietà la sua, «siete liberi. Ma studiate, come vedete qualsiasi momento e ottimale per testare le vostre conoscenze. Rimanete vigili.» Ergo, che non festeggiassero troppo quella libertà poiché, probabilmente, la lezione successiva avrebbe regalato loro un nuovo compito a sorpresa o magari – meglio – quel giro sarebbe stato riservato per un’interrogazione verbale. «Buona giornata.»


    LEZIONE TERMINATA!


    Lezione finita! Andate in pace e rendete grazie a... mh. Meglio che mi fermo. Passiamo alla parte che vi interessa e procedo con lo svelarvi la tabella:

    INCANTESIMIPUNTEGGI
    Diffindo3
    Dissendio5
    Expelliarmus-2
    Falsabuca2
    Jutem3
    Levicorpus-5
    Protego3
    Crustremulus-1
    Flipendo2
    Impedimenta4
    Stupeficium1
    Waddiwasi4
    Incarceramus3
    Locomotor Mortis-2


    La vincitrice del premio sfigata dell'anno è ancora Elisa. Grande Eli! 😂😂 Che è riuscita ad andare di ben quattro punti sotto lo zero. Proprio per questo, in via del tutto eccezionale, verranno assegnati 4 punti pietà a Serpeverde (tanto siamo sotto di mille...)

    +4 Serpeverde

    Andiamo ai vincitori che saranno evidenziati dal grassetto:
    - Alexis e Michael;
    - Kynthia e Mackenzie;
    - Ryuu e Phoebe.

    Grazie per la partecipazione, di seguito trovate il registro voti.




    Registro Voti Difesa Contro le Arti Oscure

    fino al III anno

    Metratura punteggi:
    Casa
    Nome studente
    Presenza: ON/OFF (0 o 10)
    Partecipazione: fino a 20
    Esercizio: fino a 20
    Voto ON GDR: E, O, A, S, D, T →
    (indipendente dal player, si attiene alle azioni del pg ON ed eventuali preferenze del prof)

    Corvonero


    Mackenzie Rosier
    Presenza: 10
    Partecipazione: 17
    Esercizio: 17
    Voto ON GDR: A+

    Ryuu Watanabe
    Presenza: 10
    Partecipazione: 18
    Esercizio: 18
    Voto ON GDR: A


    Grifondoro


    Alexis Pierce
    Presenza: 10
    Partecipazione: 18
    Esercizio: 18
    Voto ON GDR: A

    Kynthia Lloyd
    Presenza: 10
    Partecipazione: 18
    Esercizio: 18
    Voto ON GDR: O-

    Phoebe Smith
    Presenza: 10
    Partecipazione: 17
    Esercizio: 18
    Voto ON GDR: A

    Serpeverde


    Michael Harris
    Presenza: 10
    Partecipazione: 18
    Esercizio: 19
    Voto ON GDR: A

    Tassorosso


    Non Classificabili


    Totale per casa:
    Corvonero 150 - Grifondoro 139 - Serpeverde 161 - Tassorosso 0
    (Il totale dei punti è una media di quelli ottenuti da ogni studente di una determinata casa, moltiplicati poi per dieci, così da non penalizzare quelle con pochi membri)



    Edited by Dragonov - 30/3/2023, 21:22
     
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28 replies since 1/3/2023, 08:30   748 views
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