San Vale Who? 2Festa aperta a TUTTI (multiverso incluso!)

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    Serpeverde
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    «Ne dubito.» Con un sorrisetto stampato in faccia, aspettò che scendesse dalla moto e la raggiungesse. Anche Mars, come lei, era andato da solo a quella festa, quindi gli propose di entrare insieme, seguendolo quando le fece cenno di seguirlo. Una volta varcata la soglia del locale, il tassorosso le offrì gentilmente un braccio per scendere le scale, probabilmente si era accorto dei trampoli che aveva ai piedi. Daphne avrebbe potuto anche declinare l'offerta, era abituata a quel tipo di scarpe visto che sua madre la obbligava ad indossarle ad ogni evento mondano a cui era costretta a partecipare, ma le sembrava scortese rifiutare, così poggiò delicatamente una mano sul suo avambraccio e si lasciò guidare. Una volta raggiunto l' interno del locale, si tolse il cappotto e si fece strada tra la folla per raggiungere il bancone dei drink. Non aveva intenzione di bere, per ora, però sarebbe stato divertente vedere in che modo avrebbe iniziato a comportarsi il biondo dopo aver mandato giù uno di quegli strani intrugli. «Non sei qui per farla tu?» Scherzò di rimando. Mars era un cantante abbastanza conosciuto da quel che aveva capito, brutto non era, quindi era scontato che qualche ragazza ci provasse con lui, soprattutto durante i tour se ne faceva. Suo cugino era un chitarrista, sapeva più o meno come funzionavano le cose in quel mondo. Ovviamente, non faceva di tutta un'erba un fascio, c'erano sempre le eccezioni, però nella maggior parte dei casi le band si divertivano parecchio in quei mesi, in molti modi. «Ti preparo così che possa farlo un'altra, sai solidarietà femminile.» Appoggiò il braccio sul bacone e gli sorrise sorniona. Con un po' di alcol in corpo, si sarebbe lasciato ancora di più andare e chissà, forse sarebbe anche riuscito a distrarsi dalla ragazza che al banchetto di Natale gli aveva rifilato un bel due di picche dopo la sua plateale dichiarazione. Quando nominò Aaron, Daphne alzò un sopracciglio, leggermente infastidita dal fatto che stesse per raggiungere l'amico. Dopo che gli aveva detto di conoscerlo e aver risposto ad alcune delle sue domande era sparito, di nuovo, senza dire una parola e, se per sbaglio si incrociavano nei corridoi, cambiava strada e la evitava. Che gentile. «No, non aspetto nessuno in particolare.» La persona che voleva accanto quella sera era da qualche altra parte, ma aveva voglia di andare ad una festa per distrarsi un po', quindi eccola lì. Poco dopo, vennero raggiunti anche da Aaron che non mancò di ribattere a ciò che l'amico aveva detto su di lui. Si limitò ad osservalo con indifferenza mentre se lo trascinava via, forse per chiedergli come e quando si fossero conosciuti. Senza la presenza dei due ragazzi davanti, aveva la visuale libera e incrociò lo sguardo di Halley che la guardava stranita, al che gli mimimò un "cosa" con la bocca, ma non ebbe il tempo di risponderle perché venne trascinata via da una delle sue amiche. Chissà che era successo.
    «Aaron.» Ricambiò il saluto solo per educazione quando si rivolse a lei. «Grazie, molto gentile.» Sorrise cordiale senza aggiungere altro, non aveva molta voglia di parlare con lui. Poteva capire se gli serviva del tempo per elaborare le cose che gli aveva detto nella Sala Eventi, ma non le era piaciuto come si era comportato, non la salutava nemmeno più. «Sei fuori strada, non è quello che pensi.» Chiarì subito la situazione, non voleva essere coinvolta in alcun tipo di dramma, soprattutto con la ragazza a cui Mars aveva palesemente espresso il suo interesse. Non sapeva com'era finita tra loro, ma lei non si sarebbe di certo messa in mezzo, e poi aveva già Hunter. Stava per dire al grifondoro che, per ora, non avrebbe bevuto, ma venne distratta da un braccio che le cinse il fianco. Si voltò di scatto e incrociò un paio di occhi verdi che la scrutarono con interesse. Sorrise e addolcì lo sguardo, spostandogli un riccio ribelle con le dita e dandogli un leggero bacio sulla guancia per ringrazialo del complimento. «Sei venuto.» Non si aspettava di vederlo lì. Sgranò leggermente gli occhi quando si rese conto di ciò che aveva fatto davanti a tutti, non era abituata a quel tipo di gesti in pubblico, però era stato del tutto naturale. Andava bene così. E poi le piaceva averlo vicino, quindi non si ritrasse al suo tocco anzi, si avvinò ancor di più a lui. Hunter, però, si stava comportando in modo un po' strano, da quando era così socievole? «Sì, stavamo per bere. Aaron ha già ordinato per tutti.» Sul bacone c'erano tre drink in attesa di essere bevuti. Trattenne una risata quando si presentò agli altri due ragazzi, era davvero interessato a sapere i loro nomi. Aveva una vaga idea del perché, però, per ora, avrebbe fatto finta di niente. Lo osservò con la coda dell'occhio, stava davvero bene quella sera, quel colore gli donava particolarmente. Aveva una strana voglia di baciarlo, ma si trattenne, non era il caso. Iniziamo bene. «Quindi beviamo?» Le serviva decisamente dell'alcol. Così prese uno dei drink serviti e lo buttò giù tutto d' un fiato, sperando di non andare in giro ad offendere la gente.


    Interagito con Mars e Aaron al bacone. Dopo che Aaron lo trascina via un momento, incrocia lo sguardo di Halley. Citata indirettamente Grace. Quando Hunter la raggiunse, parla con lui e poi beve, ne ha bisogno v.v
    Che drink malvagio?: 12
    • 1d17
      12
    • Inviato il
      17/2/2023, 00:08
      Daphne.


    Edited by Daphne. - 23/2/2023, 23:35
     
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    Alexis Pierce

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    I drammi di una, erano i drammi di tutte. O almeno così funzionava, generalmente. Come i fottuti moschettieri, pensavamo e agivamo come una squadra. Quella sera, però, era Halley la prescelta fata madrina e ogni ulteriore intervento poteva trasformarsi nell'imprevisto che avrebbe mandato a rotoli il piano perfettamente architettato di Grace. Un motivo in più per avvicinarsi al bancone e lasciare che le due sbrigassero ciò che dovevano nella perfetta concentrazione. Noi, Khyntia ed io, avremmo fatto il tifo da lontano. Forse. Tra tutte le compagne di dormitorio, la Lloyd era quella che conoscevo meno, la più riservata, addirittura più della sottoscritta. Eppure, quella sera, dava l'impressione di volersi divertire persino lei. La vidi buttar giù il suo shottino e insieme sbattemmo il fondo del bicchierino sul bancone. «Cazzo, sì....» le risposi, con il viso stropicciato per via del sapore acidulo del liquido che avevo appena ingerito. Feci una smorfia e allontanai il bicchierino, scuotendo il capo. Stavo per richiamare l'attenzione della barista, nella speranza che un nuovo drink potesse correggere il sapore disgustoso che mi era rimasto in bocca, lenito solo dalla freschetta del lime - unico ingrediente che ero riuscita a carpire - quando una ragazza mi urtò, chiedendomi subito perdono. «Cos-oh, tranquilla. Anzi, se mi avessi frantumato lo shottino te ne sarei stata grata.» ironizzai, mentre quella rubava lo shot che sarebbe dovuto essere di Halley. Si conoscevano? «Comunque io sono Alexis e lei Khyntia.» mi presentai, passando lo sguardo sulla ragazza, cercando di non soffermarmi sulla sua figura più del dovuto. Aveva stile, ed era parecchio bella. Si, insomma, così bella che desiderai ardentemente di dirglielo. Anzi, quasi, quasi... «Sai, sei davvero bella.» le dissi, come se d'improvviso avessi perso quel filtro che generalmente mi impedisce di fare figure di merda simili. Mi morsi persino la lingua nel tentativo di fermarla dal commettere qualche altro suicidio, e sorrisi improvvisamente imbarazzata. «Cazzo...scusami, credo...si, sai, questi drink...?!?» Era possibile? Ma non feci in tempo a rispondermi, che Khyntia mi propose di fare una foto. «Una che?» ripetei, voltandomi perplessa in sua direzione. Ok Grace, lei era tipo la sentimentale del gruppo, quella che ci teneva ad immortalare ogni momento perché potessimo portarcelo dentro per sempre (bleah...) ma Khyntia??? «Credo tu debba andarci piano con...ehi!!!» protestai, mentre mi vidi tirare il braccio dalla mia compagna di stanza. Di riflesso, senza averlo premeditato, afferrai il polso della povera malcapitata e seguii - senza alcun controllo sulla direzione che stavamo prendendo, urtando più di un ragazzo tra la folla - la Lloyd. «Khyn! Non puoi essere ser-machecaz» Prima che potessi divincolarmi, fui spinta dentro alla cabina, contro la parete opposta dell'abitacolo. Caddi inesorabilmente seduta sul sedile e, una volta che fummo tutte dentro, l'entrata si sigillò ermeticamente. «Ma...c'era una porta, prima...?» chiesi, confusa, mentre mi portavo indietro i capelli, arresa. «E va bene, visto che ormai siamo qui.» sottolineai accusatoria, cercando di far sentire almeno un po' colpevole la grifondoro. «Come credete che funzioni questo affare...oh, sì! Pronte?» ammiccai, voltandomi in direzione delle altre e ritrovandomi a fissare gli occhi chiari della corvonero. «Wow...ma i tuoi occhi sono veramente profondi...azzurri...come il mare...li....li hai visti?» feci, interpellando persino Khyntia in quella mia pazzia, senza però distogliere lo sguardo da quello dell'altra. Quando ripresi il controllo di me stessa, come uscita da una sorta di trance, scossi il capo, ricomponendomi. Tossii, nuovamente imbarazzata per quel comportamento così lontano dal mio carattere. «Ehm, ok...dicevamo...si! Dite cheeeese!» le esortai, premendo un enorme tasto rosso posto al centro della superficie difronte a noi. Fu così che fummo sparafleshate più volte da una luce intensa che scattava a cadenza regolare e ogniqualvolta ci vedeva impegnate in pose diverse. Dopo l'ennesimo scatto, risi di gusto, sinceramente divertita. «Bene, ora possiamo andare???» chiesi ironica alla Lloyd, facendo cenno alla Corva di aprire lo sportello che ci aveva costrette a restare in quella cabina fino a quel momento. Non sapevo dire se era stato più divertente o imbarazzante. Sicuramente, mi sarei fatta perdonare dalla corva per la mia euforia. Quei drink erano stati palesemente corretti...
    - Citate Halley e Grace all'inizio del post;
    - Interagito interamente con Khyntia e Mackenzie :3
     
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    Grifondoro
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    Si guardava intorno, quasi spaesata, cercando disperatamente un appiglio per uscire indenne da quella dannata serata che, se non fosse stato per Grace, avrebbe passato in silenzio a crogiolarsi nella totale indifferenza. Quel che poteva notare era la marea di gente che aveva deciso, spontaneamente, di aderire a quell’avvenimento davvero insolito. Beh, troppo tardi per fare un passo indietro. Si era presa la briga di aiutare l’amica a sistemare le cose con Mars e, di certo, non si sarebbe permessa di abbandonarla al proprio destino ed in preda alle sue spiccate paranoie che l’avevano invasa anche pochi istanti prima di entrare in scena (?). Tutto molto interessante ma, schifosamente, intricato per i suoi gusti. Se ne stava lì, al bancone, tenendo alla larga le bevande alcoliche per evitare una fine tragica quando una voce familiare la riportò alla realtà. Si trattava di Mack, la Corvonero con la quale aveva scambiato qualche parola durante una serata, davanti a qualche drink. ”Oh… Halley.” Nonostante non la conoscesse così bene, la Grifondoro, fu lieta di vederla in quel contesto. Le restituì il sorriso ma fu l’unica cosa che riuscì a fare prima che lei si appropriasse del drink, gentilmente offerto dalla compagna di stanza. Meglio così. Annuì e si concentrò sulla folla, con aria rassegnata. Forse Mars aveva deciso di non farsi vivo, uccidendo così ogni speranza di un lieto fine tra i due amici. Fanculo, Marshall. Devi solo provarci. Vanificare ogni sforzo, sarebbe equivalso a scendere in guerra contro una Wheeler incazzata e pericolosa. Stava per gettare la spugna quando, dopo una rapida occhiata verso l’ingresso, Halley notò lo spilungone varcare la soglia in compagnia di… “Che cazzo significa? Che cazzo mi rappresenta?” I conti non tornavano affatto. Daphne non faceva parte di quell’equazione studiata meticolosamente per giorni. La bionda si trovava di spalle e, per questo motivo, non poté neanche notare il suo sguardo interrogativo che la scrutava da capo ai piedi. Le domande si annidarono nella sua testa ma, dopo qualche istante, Halley fu costretta a concentrarsi su qualche cosa di ben più grave. Si sentì tirare e, senza pensarci su, non oppose resistenza, finendo malamente a seguire la Johnson verso un punto indefinito della Sala. Una cosa fu chiara: aveva avuto modo di vedere l’improbabile coppia entrare insieme. No. Doveva esserci una spiegazione logica per quella cosa accaduta, senza nessuna avvisaglia. Che fossero tutti impazziti? Che fosse un altro scherzo di gente malvagia? Assurdo. Quella serata era già stata scritta e non dal destino ma da lei stessa e nessuno, neanche la Andersen, avrebbe mandato a puttane i suoi piani. ”Me ne torno ad Hog…” Ed eccolo il panico pre annunciato. Grace iniziò a parlare a raffica, senza freni. Si allontanò un attimo, cercando di darle spazio per respirare e così la lasciò sfogare apertamente. Trovava del tutto normale una reazione simile davanti a quella deplorevole scena che vedeva protagonista il ragazzo dei suoi sogni. Impegnato con Daphne? Impossibile. Nella sua mente martellava la convinzione che ci dovesse essere un filo logico che spiegasse quel teatrino. Che volesse farla ingelosire? Pessima mossa. “Calmati.” Il suo tono volutamente piatto, stava a significare che, lei per prima, si sentiva tranquilla anche davanti all’evidenza. “Non vai da nessuna parte. Ci deve essere una spiegazione valida perchè sono quasi certa che non ci azzecchino nulla quei due.” Calma e sangue freddo. Fuggire davanti alle avversità, però, non poteva considerarsi la miglior decisione. No. Avrebbero affrontato il tutto, cercando di comprendere cosa stesse succedendo dentro a quell’inferno in terra. La stava ancora trascinando quando, senza controllare i suoi movimenti, finirono addosso a qualcuno. I danni iniziavano a moltiplicarsi. Fortunatamente si trattava di Hunter, nessuno di pericoloso che avrebbe potuto distrarla dalla sua campagna di riappacificazione tra i piccioncini. “Tutto ok, non ti preoccupare.” Tirò un sorriso.
    La sua preoccupazione, però, si trovava altrove. Comprendeva lo stato d’animo dell’amica ma non vi era alcun bisogno di estremizzare o pensare al peggio. Si voltò e, per un nanosecondo, i suoi occhi verdi incrociarono quelli algidi del Prefetto di Serpeverde. Pochi istanti ma nulla. Non riuscì a comprendere un cazzo di niente. Il Corvonero, però, le diede un vantaggio non indifferente. Infatti, come se fosse fatto apposta, Hunter si portò nei pressi della Andersen, facendole scivolare la mano lungo il fianco, sintomo di un alto livello di intimità tra loro. Forse la realtà era davvero lontana dalle apparenze. “Grace. Sempre così affrettata.” Un ghigno comparve sulla battitrice che, alla fine, si ritrovava con l’assoluta verità in tasca. Mars si stava comportando da brava persona, senza mettere in atto inutili vendette che avrebbero trascinato la situazione verso il punto di non ritorno. “Ringrazia Merlino che ci sono io. Altrimenti a quest’ora staresti facendo la maglia come una di quelle zitelle circondate da gatti!” Che immagine triste, per l’amor del cielo. “A tutto c’è una spiegazione logica. Forse sono amici.” Che ne poteva sapere. Ogni volta doveva lottare contro la riservatezza di Daphne, per apprendere qualche cosa sul suo conto. Un lavoraccio anche quello, per dirla tutta. Ovunque si fosse girata, quella sera, avrebbe trovato una grana. “La serata è appena iniziata e tu andrai fino in fondo!” Non si trattava di una supposizione ma, Halley, dall’alto delle sue capacità di persuasione, se ne sarebbe assicurata. Quei due avrebbero fatto pace, fosse stata l’ultima cosa al mondo. “Marshall non sta con Daphne, come puoi vedere. Ergo…” Lasciò in sospeso il resto della frase, contando sul fatto che avrebbe colto al volo il suo tacito invito a mettere in atto ciò che era stato pianificato. Nessun ostacolo ora aleggiava sul suo cammino. Doveva agire. “… vai!” Il suo dovere l’aveva svolto egregiamente, a suo parere. La palla passava, ora, in mano a Grace, degna detentrice della creazione del suo destino.


    Intereagito con Mack e con Hunter. Ferma la fuga di Grace (che non se deve permettere).
     
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    Skylee Metis

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    «Hey!» Brontolai sciogliendo la stretta attorno al suo collo. «Sono capace eccome di bere, con chi credi di avere a che fare?» Domandai con un sopracciglio alzato, forse si confondeva con le starnazzanti ochette con le quali si era frequentato in passato, ma di certo io non crollavo dopo un paio di drink ne perdevo la testa cominciando a dire o fare cose assurde, non dopo due drink almeno, il mio problema era legato solo alla quantità di alcol che decidevo di ingerire ogni qual volta che ne assaggiavo un bicchierino. Quella era la mia vera debolezza, amavo l'effetto sedativo che aveva sulla mia psiche, ma per raggiungerlo dovevo mandarne giù parecchio. Il mio cervello era solito lavorare a pieno regime ventiquattr'ore su ventiquattro per sette giorni su sette, non rallentava mai, non mi dava mai tregua e soprattutto mi impediva di ignorare ciò che invece l'alcol riusciva a farmi dimenticare. Solo grazie a lui riuscivo a sciogliermi, a pensare solo a me stessa e a divertirmi, solo grazie a lui potevo disattivare la modalità perfezione e solo grazie a lui riuscivo a ignorare il parere delle persone che normalmente mi tormentava. Non era sano, non era sicuro e probabilmente non era nemmeno troppo eticamente accettabile, ma non conoscendo altre vie per silenziare prima il mio cervello e poi il mondo, dovevo per forza accontentarmi. «Sì, dobbiamo!» Sussurrai a fior di labbra del Bulgaro. «E no, non riusicrai a farmi cambiare idea seducendomi. Ti sono totalmente immune» Quello non era del tutto vero, ma non lo avrei di certo ammesso a voce, né tantomeno gli avrei lasciato l'opportunità di gongolare vedendomi cedere così facilmente a quel tentativo sleale di farmi cambiare idea. Qualsiasi altro giorno dell'anno non ci avrei pensato su due volte prima di fare dietrofront per poi gettarmi sotto le coperte col Serpeverde, ma quella sera avevo veramente voglia di staccare la spina e visto il tenore dell'ultima festa a tema organizzata dal locare ero certa che quello sarebbe stato il posto perfetto per farlo. L'anno precedente dopotutto nonostante i drink avvelenati mi ero divertita, beh... solo fino a un certo punto, ma visto che la fine del divertimento coincideva con il vedere Axel in dolce compagnia di un'altra, quest'anno, andandoci assieme, immaginavo avrei potuto tirare un sospiro di sollievo per poi divertirmi sul serio.
    «Prima il dovere e poi il piacere...» Sussurrai con voce narrante come se a dirlo fosse in realtà stato un vecchio saggio piuttosto che me. A dire la verità pure io non vedevo l'ora di fiondarmi in una di quelle camere con lui, ma la festa organizzata pareva avere così tante attrazioni interessanti che non provarne prima almeno un paio sarebbe stato un vero peccato. «Spero proprio che lo siano pure quest'anno...» Ammisi voltandomi velocemente verso il bancone per chiederne un paio alla ragazza che lo gestiva per poi rigirarmi altrettanto velocemente verso Axel e porgergli uno dei due drink color arancione acceso. «A qualcuno a caso» Esclamai facendo una sorta di brindisi a un'entità non meglio specificata tanto per dire qualcosa prima di mandare giù un generosissimo sorso di Cocktail. Il mio desiderio poteva dirsi pienamente soddisfatto visto che altrimenti la voglia pazza di ballare in mezzo a tanta gente non mi sarebbe mai venuta e tante grazie Wonderland per aver deciso ancora una volta di avvelenare le bevande di tutti. Per quanto spesso l'effetto non durasse molto era divertente sentirsi entusiasti di fare cose che altrimenti non si sarebbero fatte, come ballare ad esempio e a giudicare da come il Bulgaro cominciava a ondeggiare stringendomi a sé pure il suo drink doveva nascondere al suo interno il medesimo effetto del mio. A differenza di quanto avrei fatto in altre circostanze non opposi resistenza e cercando di pestargli i piedi il meno possibile cominciai a ondeggiare a mia volta avvicinandomi e allontanandomi all'indietro da lui a tempi alterni, se poi dietro di me si fossero trovati piedi estranei non ci avrei potuto fare molto e beh... uno "scusa" per un probabile pestone da parte dei miei massicci anfibi sarebbe bastato a farsi perdonare, no? «Vedi che almeno un po' è divertente?» Constatai retorica allargando un ampio sorriso alla volta del Bulgaro prima di avvicinare le mie labbra alle sue per stampargli un caldo bacio in bocca che sapeva di spensieratezza. Io solo sapevo quanto necessitassi di spensieratezza in quel periodo, avevo voglia di sentirmi leggera e volevo fingere che la mia vita fosse semplice come quella della maggior parte dei ragazzi della mia età, volevo solo non essere la perennemente confusa e incupita me per una sera. «Per mille Avvincini, guarda che c'è dietro di te!» Scoppiai a ridere indicando un enorme riproduzuone di un meraviglioso esemplare di Thunderbird alle spalle del ragazzo. «Non ci credo, guarda che sta facendo quello, secondo me a momenti cade giù!» Risi ancora una volta osservando il ragazzo che a malapena riusciva a reggersi al collo della creatura che con tutta la sua furia cercava di liberarsi dell'intruso sulla sua groppa disarcionandolo. Dubitavo fosse un vero Thunderbird ed ero piuttosto certa che grazie alla magia nessuna creatura sarebbe stata obbligata per tutta sera a sopportare gente sopra di sé, ma era fatto dannatamente bene e pareva essere proprio vero. «Chissà se ancora una volta avrebbe la meglio su di te... com'era finita pure l'ultima volta che mi sfugge?» Finsi un'amnesia momentanea. «Uh sì sì, ora forse ricordo... mi pare ci fosse una "T" di mezzo? No?» Domandai con un malefico ghigno in volto sfottendolo giusto un poco per la sua sfortunata performance a lezione di Cura delle Creature Magiche, performance che dopo la preoccupazione iniziale provata mi aveva fatto ridere parecchio, visto che le situazioni che vedevano il Serpeverde in difficoltà erano così rare che quando le si osservavano non si poteva fare a meno di gongolare un poco.

    ★ ★ ★
    Caposcuola Corvonero | Mailbox | Pensatoio

    Interagito con Axel. Lo ha seguito a ballare dove potrebbe aver pestato qualche piede qua e la o aver tirato goffe manate addosso a qualcuno. Si è accorta della presenza del Thunderbird e ha amorevolmente preso in giro Axel insinuando che si farebbe probabilmente rimettere al tappeto dalla creatura. Luv u <3.
     
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    Serpeverde
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    Quella sera, mentre la maggior parte degli studenti era andata alla festa tenuta ogni anno al Wonderland, David aveva preferito farsi un giro per Hogsmeade in perfetta solitudine. Dopo quello che era successo con quel bastardo di Dean, aveva scoperto di essere un elementalista di terra, proprio come lui, solo che questo nuovo potere non faceva altro che complicare le cose. A stento riusciva a controllare la bestia che aveva in corpo, figuriamoci questo talento innato. Certo, gli sarebbe stato utile per far fuori quello stronzo, però prima doveva capire come usarlo. Il problema era che non conosceva nessuno che avrebbe potuto dargli una mano, doveva vedere un po' come fare. Che rottura di cazzo. Fece un altro tiro di sigaretta prima di buttarla per strada e accenderne un'altra. Camminava a passo svelto, guardando diritto davanti a sé e senza degnare di uno sguardo chiunque gli passasse di fianco. Aveva la testa piena di pensieri opprimenti, aveva bisogno di una distrazione. Forse aveva qualcuno che faceva al caso suo. Ghignò, svoltando a destra ed entrando in una stradina stretta, una scorciatoia per raggiungere quel locale da lui tanto odiato alla ricerca di una nana. Si leccò le labbra, anticipando quello che, da lì a poco, forse sarebbe successo. Era stato un mese stressante quello appena passato; dopo averli quasi ammazzati, il loro dolce paparino aveva iniziato a mandargli delle lettere con delle commissioni da svolgere, alcune meno piacevoli di altre. L' ultima era stata quella di qualche giorno fa: uccidere un uomo che aveva tentato di portarsi a letto la sua puttana. Nella busta, infatti, aveva trovato anche una passaporta che lo avrebbe portato direttamente a casa, così da fare il lavoro sporco al posto di quel bastardo. Non sapeva se stesse facendo la stessa cosa con Micheal, dubitava, ma per quanto riguardava lui non poteva sottrarsi, altrimenti sarebbe morto. Era stato molto chiaro. Adesso le regole le dettava lui, e guai a ribellarsi questa volta, non se la sarebbero cavata con ossa rotte e cicatrici permanenti. Gli avrebbe letteralmente esportato un arto.
    Sentì la musica in lontananza, a breve sarebbe arrivato. Non sapeva se la nanetta fosse lì dentro, nel caso avrebbe trovato un'altra, altrove però. Ne aveva le palle piene delle ragazze di Hogwarts, perché anche se la Wheeler gli aveva dimostrato di non essere una santarellina del cazzo, non si poteva dire lo stesso delle altre. Se non le promettevi amore eterno, col cavolo che venivano a letto con te. Una rottura di palle senza precedenti per uno come David che di impegnarsi non voleva proprio saperne. Giunto fuori al locale, non perse tempo e ne varcò la soglia, entrando in quello che, per lui, sarebbe sempre stata una sala giochi per bambini. Scese le scale e, una volta dentro, storse il naso per i colori accessi e i presenti. Il vermetto avrebbe avuto la stessa reazione, chissà se ci avrebbe fatto un salto. Si guardò attorno, alla ricerca della grifondoro e, quando la vide, la squadrò da capo a piedi. Per una volta aveva messo in mostra le gambe e aveva indossato un vestito, non male. Accanto a lei c'era la ragazzina che suo fratello aveva invitato a Natale, non aveva più sentito parlare di lei, ma c'era da aspettarselo; era stata una delle tante, semplice. Con la sua solita faccia da schiaffi, si fece largo tra la folla e rese nota la sua presenza con una pacca sul sedere della mora che era di spalle. «Ti sono mancato, paladina di 'sto cazzo?» Le sussurrò all'orecchio a voce bassa. Si avvicinò ancor di più a lei, mettendole una mano sul fianco, e poi si risvolse all'altra ragazza. «Mike ti manda i suoi saluti.» Inclinò la testa di lato, ghignando. Se non rompeva il cazzo alle gente, non era lui.



    Entra nel locale, saluta a modo suo Halley e interagisce con Grace ( luv me). Citato Mike e.e
     
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    Aveva perso la testa. Era come se il suo mondo, le sue certezze, fossero crollate nell’esatto momento in cui i suoi occhi si erano posati sul Tassorosso in compagnia di quella visione celestiale che era la bionda sorridente – così come a sorridere era anche lui – al suo fianco. Giorni di progettazione, di euforia, di speranza crollati lì, così, nel giro di pochi secondi. Il tempo di un battito di ciglia. Tutto spazzato via. Voleva scappare Grace, tornarsene al castello dove ad aspettarla ci sarebbe stato il caldo abbraccio del baldacchino il cui cuscino avrebbe accolto silenzioso e privo di giudizi le lacrime della ragazza e del suo cuore spezzato. Non voleva più farlo, né tantomeno combattere, Marshall era stato chiaro dapprima con il suo silenzio, la sua indifferenza e poi presentandosi con l’altra: aveva voltato pagina e lei, Grace, doveva lasciarlo in pace adesso. «Sì la spiegazione è piuttosto chiara, esce con quella e io…» con quella non posso competere avrebbe voluto continuare guadagnandosi la replica ostile e stizzita di Halley che avrebbe sicuro detto qualcosa in merito alla sua autostima non pervenuta. Ma che poteva farci? Lei non si sentiva bella! A discapito di quante volte le sue amiche glielo avessero ripetuto lei non si sentiva tale e nel momento in cui aveva cominciato a crederci un po’ le sue certezze erano state nuovamente spazzate via da un paio di mutandine di pizzo utilizzate. Ecco cos’era lei... quella non abbastanza, non all’altezza e fin troppo “maschiaccio” perché amava e praticava sport considerati non comuni per gli interessi di una ragazza. La scherma, sudore e sacrificio e il quidditch che implicava un allenamento non indifferente. Due discipline quelle che nell’ideale comune erano associate al genere maschile e non di certo per una bella bambolina aggraziata. Quella bionda che accompagnava il Carter-Johnson di certo non praticava cose del genere. Grace ce la vedeva a suonare il piano come massimo sforzo per quelle dita curate o, al più, a volteggiare come un cigno sulle punte. Fanculo, Grace al massimo avrebbe stoccato il suo fioretto con la medesima grazia. S’infilò le mani nei capelli prima di ripartire in una nuova sequela di vaneggiamenti quando qualcuno la urtò facendole perdere di poco l’equilibrio ma allo stesso tempo mantenendola salda affinché non si spalmasse sul pavimento. «Oh grazie...» Ma cosa lo ringraziava poi? L’aveva quasi buttata per terra! Una come Halley avrebbe mandato a quel paese chiunque fosse stato la causa ma la sua gentilezza di base fu più rapida e si sentì ringraziare la figura che si materializzò come... «Hunter, ciao!» Lo salutò stupita di vederlo lì. «Sì mi hai presa al volo. Per una volta non sono io a fare danni!» Cercò di indirizzargli un sorriso che, invece, le uscì piuttosto tirato per la tensione nonostante la battuta – o citazione – che gli rivolse. Solitamente era lei, nelle serre, a fare danni con le piante che invece il Corvonero si premurava di mantenere in vita dopo le sue “cure”. Lei faceva danni, lui li sistemava cercando al contempo di aiutarla con le lacune dal punto di vista pratico di Erbologia, materia nella quale la Grifondoro era un disastro conclamato. Il ragazzo presto si scusò come preso improvvisamente da qualcosa e si allontanò lasciando la Johnson alle prese con l’agitazione che era tornata a montare alla carica. «…quindi è assolutamente inutile procedere», non fece a tempo a terminare la sequela di giustificazioni che la Wheeler mormorò qualcosa – probabilmente imprecazioni – la prese con forza dalle spalle per girarla in direzione dell’improbabile coppia che, dopo l’arrivo di Hunter, non sembrava più tale. «Uh», ma allora...?! Hunter e la biondina. Lei gli stava giusto poggiando un lieve bacio e la sua espressione, per quello che la Grifondoro riusciva a scorgere, parlava chiaro. Era Hunter il suo interesse, non Marshall. Il grosso masso che sentiva in petto si dissolse istantaneamente insieme alle spalle che si allentarono per la tensione. Ora sì, ora aveva molto più senso. Marshall non era venuto con una ragazza e quello tra i due non era un appuntamento. Questo voleva dire che era ancora in gioco! Il cuore della Johnson tornò a gonfiarsi di euforia mentre un sorriso luminoso prendeva largo sul suo volto. «È per questo che mi sono affidata a te mio capitano Cosa avrebbe fatto senza Halley?
    «La serata è appena iniziata e tu andrai fino in fondo!»
    «Sì signor capitano», ridacchiò mentre l’altra la spingeva da qualche parte. «Marshall non sta con Daphne, come puoi vedere. Ergo... vai!» Un ultimo, vigoroso, spintone e si trovò ai piedi delle tre scale che portavano alla consolle del dj. «ADESSO?» Adesso. L’ulteriore occhiataccia della Wheeler parlava chiaro. «Oddio.» Le veniva da vomitare ma la nausea passò in fretta quando David Harris si materializzò al fianco dell’amica circondandole addirittura la vita. Grace rimase interdetta, le labbra spalancate dallo stupore. «Ma c...?!» Diavolo? Halley aveva decantato peste e corna della famiglia Harris e ora permetteva a quella testa di cazzo di metterle le mani addosso e... cos’era quello? Halley stava sorridendo? Eww! «Seria?» le chiese funerea sollevando le sopracciglia. «Mike ti manda i suoi saluti.» David le sorrise o meglio dire le ghignò, quanto lo avrebbe preso a pugni. «Muori Harris», gli occhi della Grifondoro erano due bracieri ardenti per quanto il loro colore richiamasse quello del cielo. Indirizzò un dito medio al Serpeverde ed un’ultima occhiataccia all’amica – avrebbero fatto i conti al momento opportuno – e poi salì i gradini motivata a portare a termine ciò che doveva fare. Prima un gradino, poi l’altro e di nuovo le membra cominciarono ad aggrovigliarsi dopo la botta di determinazione che le aveva dato il moro. Non poteva pensare a qualcosa di più in piccolo? Certo che no, lo avevano scartato tipo immediatamente proprio perché qualcosa di discreto non avrebbe sortito l’effetto che speravano. Il punto era umiliarsi per bene mettersi in gioco, esattamente come lo aveva fatto lui. Tirò un respiro e cercò di attirare l’attenzione del dj facendogli cenno che aveva assoluto bisogno di parlargli. Gli spiegò velocemente le cose e soprattutto che doveva fare e il tipo le sorrise eccitato all’idea. «Okay ci siamo.» Esordì il tipo passandole il microfono prima di sollevare la mano e, con le dita, darle il tempo. «La sala è tua in 3... 2...1» la musica si abbassò fino a tacere del tutto. Merda. Un faretto la illuminò. Con le dita toccò il microfono testandone il funzionamento. Sì, funzionava.
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    «Heilà... Buonasera a tutti. Spero vi stiate divertendo», le casse fischiarono leggermente e la Grifondoro cominciò a sudare freddo. «Questa è una serata particolare ma non voglio rubarvi troppo tempo. Volevo solo dire due cose... Sono rivolte ad una persona che spero sia presente questa sera», certo che lo era, l’aveva visto e sapeva anche dove si trovava ma non avrebbe guardato nella sua direzione o sarebbe morta sul posto. «Non sono brava a fare discorsi, non sono brava con le parole e, soprattutto, non sono brava a cantare o fare le cose da rockstar», una lieve risata interruppe il suo discorso. «Ma amo ascoltare musica e leggere i testi delle canzoni», parlare attraverso di questi. «Ascoltala per favore, c’è tutto ciò che devi sapere... Marshall Terminò restituendo il microfono per scendere velocemente dal palco. Presto le note di una canzone invasero la sala mentre la Grifondoro, le emozioni in totale subbuglio, correva al di fuori del locale dove avrebbe preso aria e si sarebbe seduta sui gradini, la testa tra le mani.


    Interagito direttamente con Halley, Hunter e David. Indirettamente con Marshall. Citata Daphne.

    Sclera malissimo con Halley, proprio panico puro quando viene travolta dalla toccata e fuga di Hunter che si rivela essere provvidenziale poiché quando va a pisciare il territorio su Daphne (VAI HUNTERRRRRR FACCI VEDERE) Grace si rende conto di essere saltata a conclusioni. Nel frattempo Halley la spinge verso il palco del dj dove la costringere a mettere in pratica il piano di umiliazione generale dichiarazione. Piccolo dito medio a David e via a fare la dedica per il Tassorosso. È tutto nelle tue mani spilungò! 🖤
    Ah, uscita.


    Edited by yourgrace. - 19/2/2023, 23:23
     
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    Come iniziare bene una festa? Urtando una dei partecipanti, ovvio. Se di "ingressi degni di nota" si vuol parlare, quello poteva guadagnarsi un bel sette su dieci. Ormai si era capito che Mackenzie e le feste non andavano molto d'accordo: dopo il fallimento del ballo di Natale alla corva era rimasto ancora un pó di amaro in bocca che speró di cancellare con questa festa. Anche se il tema non era proprio dei migliore e, soprattutto, non giocava a suo favore. San Valentino, ew. Per un'anticonformista come lei, tutte quelle feste dettate dal puro e becero consumismo rientravano nella sua lista personale di feste da cui stare alla larga. In piú, aggiungiamoci il fatto che in amore era una sfigata pazzesca e completiamo il quadro. «Come mai? Questo posto pecca proprio sulle bevande?» L'aspetto del posto le aveva fatto intendere che lí ci sapessero fare su tutti i fronti ma a giudicare dalle parole della ragazza, non doveva essere cosí. «Sono Mackenzie ma vi prego chiamatemi solo 'Kenzie.» Cercó di puntualizzare sul fatto che il suo nome non le andava proprio a genio e speró vivamente che le due ragazze prendessero alla lettera ció che aveva appena riferito loro. Successivamente prese dal bancone il bicchiere, sottraendolo ad Halley che era stata appena trascinata via da un'altra ragazza. Ne bevve un sorso prima di venire catturata dalle parole di Alexis. «Come dici scusa?» Con un sorriso goliardico sul volto, osservó la ragazza che le aveva appena rifilato un complimento. Iniziamo bene. Pensó mentre sorrise di rimando alla ragazza che, invece, si stava pentendo di quello che le aveva appena detto. La Rosier, a quel punto, si sentí in dovere di rassicurare la grifondoro. «Non devi preoccuparti.» La sua voce era diventata piú suadente e docile. Si schiarí la gola cercando di riprendersi da quel...quel qualsiasi cosa fosse stato. «Anche tu sei davvero carina.» Ammiccó in direzione di Alexis prima di ricomporsi. «Io penso che dovremmo stare alla larga dalle bevande.» Decisamente. Disse coinvolgendo nella conversazione anche l'altra ragazza che poco dopo inizia a sfarfallare anche lei, probabilmente sotto effetto di ció che aveva bevuto prima. «Una foto? Certo e poi siamo cosí belle che sarebbe un vero peccato non immortalare questo momento.» Ancora quella voce suadente e sí, anche lei era finita sotto l'effetto di quel drink al gusto di fragola e panna. Si sentiva inspiegabilmente smielata e con una grandissima voglia di rivolgere frasi sdolcinate a chiunque. Se prima il problema principale era la sua voce, qualche istante piú tardi si aggiunse questo desiderio improvviso di riempire il prossimo di frasi smielate come se nella sua testa ci fosse il produttore dei bigliettini dei baci Perugina. Senza che potesse dire altro sentí la mano della grifondoro avvolgersi intorno al suo posto e quello che successe poco dopp potete immaginarvelo: entrarono in tre in una cabina fotografica leggermente stretta. Proprio per questo motivo si sedette di lato su una gamba di Alexis, avvolgendo la spalla della ragazza con il suo braccio per reggersi meglio. «Dovrebbe esserci un tasto, no?» Chiese alle due, guardandosi intorno per capire come far funzionare la cabina. Poi, ancora una volta, Alexis sembró provarci con lei. «Alexis questa sera con te, un tuo sguardo, una tua sola parola, mi dice più di tutta la saggezza di questo mondo.» Eh? Questa frase era tipica di quei bigliettini che si trovavano di solito nei cioccolatimi. Sentendosi osservata anche dall'altra grifondoro, trovó scortese non rivolgere anche a lei una delle frasi smielate del suo repertorio. «E tu Kynthia, ogni volta che mi guardi nasco nei tuoi occhi.» Anche qui: eh? Meglio concentrarsi sulle foto. Avvicinó la sua guancia vicino a quella di Alexis e intimó a Kynthia di fare la stessa cosa, poi seguirono una serie di scatti davvero divertenti che sicuramente avrebbero strappato a Mackenzie un sorriso ogni qualvolta avrebbe posato lo sguardo su quelle foto. «Beh, penso che se abbiamo finito con le foto possiamo usc-» Ma la porta? Dov'era finita la porta? «Sapete dirmi perché la porta é sparita? Pensavo che facendo le foto sarebbe riapparsa.» E invece. Ci vollero pochi istanti per capire cosa in realtá si celava dietro quella simpatica macchina per le foto. Guardó le ragazze, sperando che cogliessero il messaggio: erano finite nel classico gioco "sette minuti in paradiso". «Per uscire penso che dobbiamo...baciarci.» Una risata imbarazzata uscí dalle labbra della Rosier mentre pensava che quella situazione giocava a suo favore: prima di trasferirsi ad Hogwarts, aveva lasciato il suo fidanzato storico perché aveva dei dubbi sul suo orientamento sessuale. Guardó le due ragazze mordendosi le labbra e tentennando sul da farsi, timorosa per l'avvenire. Avrebbe chiarito cosí i suoi dubbi? Basta pensare, devo agire. Si disse e senza lasciare che passasse altro tempo, allungó una mano sul viso di Alexis sfiorandoglielo dolcemente e posó l'altra mano sulla gamba dell'altra grifondoro. Poi si allungó verso la ragazza al quale stava sfiorando il viso e senza esitare oltre, le sfioró le labbra suggellando il loro incontro in un bacio. Tremava mentre sfiorava le labbra della grifondoro e sentiva il suo cuore battere, incerta di sapere cosa le suscitava quell'incontro ravvicinato. Fu un bacio lento e dolce, forse provocatorio ma fatto solo con l'intento di capire la vera natura sessuale della Rosier. Si allontanó piano da Alexis e si prese qualche istante prima di baciare anche Kynthia. La mano che prima era sul ginocchio della grifondoro, passó dietro la nuca della ragazza per avvicinare il volto di lei al suo. Erano in tre perció le sembró doveroso baciare anche l'altra. Le sfioró delicatamente le labbra, per paura di essere troppo diretta o invadente –anche se probabilmente lo era giá–. Anche in questo caso si prese degli istanti per assaporare il bacio e per cercare di fare chiarezza su se stessa, sulle sensazioni che quel contatto le dava e per levarsi una volta per tutte i suoi dubbi.

    Mackenzie ha bevuto il suo drink al sapore di fragola e panna. Poi ha interagito con Alexis e Kynthia, seguendole nella cabina fotografica. Poi le ha baciate, ops.

    Si ringraziano i siti di aforismi da cui ho tratto ispirazione per le sue frasi smielate. Scusate per il disagio.
     
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    Mars Carter-Johnson

    Quando aveva accettato di andare a quella festa, non aveva immaginato che avrebbe fatto il suo ingresso con Daphne Andersen, tutt'altro. L'appuntamento era con Aaron, all'ingresso, ma a pensarci bene... beh, non c'era paragone, e poi scambiare due chiacchiere con una compagna di corso non poteva far altro che bene: i Serpeverde era sempre meglio averceli come amici, piuttosto che come nemici. Superata la scalinata che li portò al piano inferiore, lì dove si sarebbe tenuto il party, i due si guardarono intorno. La sala era piena di adolescenti urlanti ed eccitati che si dimenavano a ritmo di musica. Ai quattro angoli del locale, piccoli gruppi di ragazzi sembravano concentrati su alcune attrazioni messe lì apposta per la serata. Mars per un attimo fu tentato da quella sorta di birrapong incantato a cui stavano giocando alcuni serpeverde, ma desistette. Aveva avuto già abbastanza problemi con gli studenti di quella casata, e poi il bancone era molto più allettante. «Ti sorprenderà, ma non ne ho nessuna intenzione. Serata tranquilla.» rispose alla bionda, mentre appoggiava entrambi i gomiti sul piano circolare. «Solidarietà femminile. Non ti facevo così altruista, Andersen.» ammise Mars, piegando un angolo delle labbra verso l'alto. Non si erano mai parlati tanto, Mars e Daphne, ma ogni volta che ne avevano l'occasione, lui rimaneva sorpreso dall'apparente gentilezza della verde-argento. Nell'immaginario comune, e pure nel suo, le serpi erano tutte un po' psicopatiche, disadattate, fuori di testa, tipo David Harris, ma la bionda - per il momento - pareva l'eccezione che conferma la regola. E magari era tutta una maschera, ma non gli dispiaceva stare in sua compagnia.
    Come se avesse fiutato i suoi pensieri, Aaron apparve dal nulla. «Ti lascio solo per qualche minuto e ti becco a rovinarmi la piazza, sparlandomi alle spalle.» esclamò, scherzosamente il grifondoro. Mars rise e si scambiarono una spallata a mò di saluto, prima che il batterista lo rapisse, prendendolo da parte e costringendolo a dare le spalle alla bionda. Una volta prese le distanze dalla Andersen, lo Schneider vomitò una serie di insinuazioni che finirono nel preciso istante in cui Mars, difronte all'amico, gli afferrò la spalla e lo scosse appena. «Fratello, perché non bevi un po'? Magari ti calmi. Stavamo solo...» ma prima che il tassorosso potesse dire altro, Aaron raggiunse la bionda, lasciandolo lì a parlare da solo. «...parlando. Che cazzone.» Scosse il capo, poi raggiunse gli altri due che si scambiarono qualche parola. Quando Daphne chiarì la natura nel rapporto che c'era tra lei e il Carter-Johnson, quest'ultimo tirò un rumorosissimo scappellotto allo Schneider. «Questo perché hai dubitato del tuo migliore amico.» borbottò, parandosi preventivamente da un'eventuale vendetta che però il grifondoro non ebbe il tempo di mettere in atto perché il gruppetto fu raggiunto da un quarto elemento che si posizionò alle spalle della bionda, avvolgendole il fianco con una certa naturalezza, tipica di una coppia. Marshall scambiò un'occhiata eloquente con l'amico e mimò un "ops" senza emettere fiato, prima di osservare brevemente il ragazzo dai capelli corvini. «E così è lui il "nessuno" che stavi aspettando.» fece alla bionda, prima di rivolgersi al tenebroso. «Sono Marshall e lui è Aaron.» si presentò il tassorosso, indicando anche l'amico, facendo un canno col capo e sorridendo al nuovo arrivato. Come Daphne, anche lui doveva essere un compagno di corso, ma non ne era sicuro. «Oh, sì, sei arrivato giusto in tempo comunque. Tieni.» disse Mars, allungandogli il suo shot. «Alla salute!» esclamò. Al contrario degli altri, quella sera non sentiva la necessità di bere, piuttosto si sarebbe sicuramente concesso un blunt più tardi, magari con Aaron se si fosse ripreso da quella batosta: Marshall non aveva ancora ben capito che tipo di rapporto intercorresse tra i due e non ebbe nemmeno il tempo di domandarselo, perché la voce di qualcuno che conosceva molto bene arrivò amplificata alle sue orecchie. «...Grace?» domandò, a nessuno in particolare. Immediatamente, cercò la ragazza con lo sguardo e non fu nemmeno troppo difficile trovarla, perché la luce la illuminava completamente. «Volevo solo dire due cose... Sono rivolte ad una persona che spero sia presente questa sera.» le sue parole riempirono l'aria e Mars si guardò intorno, in cerca di qualcuno, una conferma, incerto di aver capito bene. Era di lui che stava parlando? Dopo tutta la pressione da parte di Halley, non poteva davvero fare una cosa del genere per Michael Harris, no? Se stava parlando di lui, non avrebbe avuto senso chiedergli indirettamente di assistere. No, Grace non lo avrebbe umiliato. Non ancora, non davanti a tutta quella gente. Sarebbe stato troppo. Guardò interrogativo la Wheeler, con cui intrecciò lo sguardo quasi per caso e poi tornò a fissare il palco, in trepidante attesa. «Non sono brava a fare discorsi, non sono brava con le parole e, soprattutto, non sono brava a cantare o fare le cose da rockstar» continuò la Johnson, palesemente nervosa davanti a tutti quegli occhi che aveva puntati addosso. E, malgrado lo sguardo della ragazza non finisse mai per incrociare quello del biondo, a quel punto era chiaro che il lui al quale si riferiva era proprio Marshall, che aveva definito rockstar anche in un'altra circostanza. Sì, lui che svettava tra la folla per via della sua altezza, ma che riusciva a nascondersi nell'oscurità grazie al suo outfit completamente nero. Lui che fissava Grace senza sapere dove voleva arrivare con quel discorso, ma che ascoltava con attenzione ogni parola pronunciata dalla ragazza. «Ma amo ascoltare musica e leggere i testi delle canzoni. Ascoltala per favore, c’è tutto ciò che devi sapere... Marshall L'ultima parola fu quasi un sussurro, un sussurro che però sentirono tutti, Marshall compreso. Terminato il suo breve discorso, Grace abbandonò il microfono e fuggì verso l'ingresso del locale, lasciando che il DJ si preoccupasse di trasmettere Always dei Blink 182, una canzone che il biondo conosceva praticamente a memoria, ma che - dopo quella dedica - acquistava un vero e proprio significato, significato che - per una volta - era inequivocabile. Nessun se e nessun ma, il testo di quella canzone parlava forte e chiaro e lei l'aveva dedicata a lui. Gli bastò l'attacco della base per scattare verso la folla.
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    A quell'ora, il locale era pieno di gente, la folla era fitta, ma Mars non si arrese: schiacciato come una sottiletta, si fece spazio tra le coppie, diede e si prese qualche gomitata, si abbassò per infilarsi nei buchi liberi. So here I am, I'm trying/So here I am, are you ready? Le note continuavano a susseguirsi e il desiderio di raggiungere la grifondoro si faceva sempre più forte. Per questo e perché temeva fosse tutto troppo bello per essere vero, si catapultò contro la porta proprio mentre suonava il bridge della canzone. Come on let me hold you/Touch you, feel you, always/Kiss you, taste you, all night, always. Fu in quel momento che il biondo riuscì finalmente a spingere verso l'esterno il portone di legno, creando un gran baccano, quasi senza fiato per via di quella corsa disperata. «Grace...» e tutto quello che voleva dirle era del tutto superfluo in quel momento.

    - Interagito con Daphne, Aaron, Hunter, Halley (da lontano :3) e infine con Grace
    - Uscito dal locale <3
     
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    Axel
    «Oh sì come no», fortunatamente Skylee gli stava appesa al collo e non poteva vedere la faccia di puro sarcasmo che esprimeva anche se, dal tono, avrebbe potuto tranquillamente visualizzarla conoscendolo. Le sopracciglia erano sollevate al massimo e gli occhi verdi strabuzzati con una certa veemenza. Skylee credeva di reggere l’alcool e probabilmente, rispetto alla media, reggeva anche qualche bicchierino in più ma la triste realtà era una: in una gara alcolica la Corvonero avrebbe perso amaramente contro il bulgaro, il suo sangue dell’est oltre che, in aggiunta del tutto superflua, il metabolismo iperattivo del lupo lo rendevano l’equivalente di un pozzo senza fondo che sapeva tuttavia fermarsi quando il livello di allegria si sollevava vertiginosamente verso il limite del non ritorno e lui, a differenza d’altri, non poteva davvero permetterselo con il caratteraccio che si ritrovava insieme alla bestia assetata di violenza. Se all’alcool classico resisteva lo stesso non poteva dirsi con i cocktail manomessi che servivano nel locale. Axel aveva persino litigato, il giorno successivo alla prima festa, con uno dei baristi dietro al bancone, pretendendo spiegazioni circa il motivo per la quale si era trovato a dover gestire una ragazzina adorante che non vedeva l’ora di mettergli la fede al dito – la Wheeler – senza dargli ciò che possedeva in mezzo alle gambe scoprendo con incalcolabile disappunto che quello di manomettere i cocktail con pozioni discutibili era il punto focale di quella stupida serata a tema e che non contenti, visto il successo, il successivo anno lo avrebbero, con ogni probabilità, riproposto (infatti!). Lo avrebbe sbranato. Forse era per quel motivo o per qualche denuncia, che avevano finito per dichiarare nel loro materiale pubblicitario la particolarità esponendo anche un cartello piuttosto ambiguo che lasciava intendere il rischio e pericolo nella quale si sarebbe potuti incappare chiedendo da bere.
    «L’altro ieri non mi sembravi immune quando mi hai detto d...» la bocca della ragazza si avventò su quella del mannaro zittendolo e spronandolo successivamente a seguirla per smaterializzarsi alla volta del locale. Che dire? Almeno erano insieme e avrebbe potuto tenerla d’occhio quando i fumi dell’alcool le avrebbero ottenebrato i sensi. Sospirò rassegnato all’idea e scesero all’interno del locale dove si svolgeva la reale festa prendendo immediatamente posto dinanzi il bancone dove baristi affaccendati si muovevano come trottole servendo bicchieri su bicchieri di chissà quale veleno. Gli occhi verdi del bulgaro squadrarono in cagnesco ogni movimento proveniente da quel bancone mentre Skylee si augurava l’esatto opposto procurandosi un’occhiata in tralice dedicata. «Hai bevuto prima di uscire?» Ma che le prendeva? Cos’era tutto quell’entusiasmo? Di solito era più morta dentro... Espirò seccato ancora prima di portarsi al naso il bicchiere. L’odore sembrava regolare così come appariva del tutto normale anche l’aspetto. Lo mandò giù alla goccia al motto di “via il dente e via il dolore” tanto al più avrebbe fatto cosa? Dichiarato sciocchezze a qualcuno? Beh, c’era scritto che erano corrotti, e tornò a guardarsi attorno prima di sentire il suo piede prendere vita. Eccoci qua. Dal piede quell’irrefrenabile voglia di scatenarsi sulla pista si diramò alla gamba e via salendo fino a sentire la necessità impellente di prendere per mano la Corvonero per trascinarla sulla pista. «Questo è sicuro una delle loro diavolerie», sentenziò facendo volteggiare la Corvonero fra le sue braccia guadagnandosi un bacio da parte di quest’ultima prima di “spingerla” continuando a dimenarsi sulla pista da ballo. «Certo che nemmeno la pozione ti ha aggiustato il senso del ritmo», constatò qualche attimo dopo allontanandola dai suoi piedi – e stinchi – che avevano preso una sufficiente dose di calci e pestoni, «sei un cazzo di caso perso!» Rise e si lasciò tirare dalla ragazza che, su di giri, aveva notato qualcosa in uno degli angoli della sala e naturalmente voleva assolutamente scoprire di cosa si trattasse. Presto il motivo del suo stupore gli fu chiaro quando un grosso Thunderbird meccanico si materializzò nel suo campo visivo. L’uccello meccanico, una perfetta riproduzione dell’animale vero, si dimenava come un ossesso nel tentativo di disarcionare il ragazzo che tentava di cavalcarlo. «Secondo me a momenti cade giù!» E infatti. Nemmeno gliel’avesse tirata il ragazzo volò giù dalla schiena della finta bestia atterrando nel grosso gonfiabile posto ai suoi piedi e adibito proprio allo scopo di attutire le cadute. «Chissà se ancora una volta avrebbe la meglio su di te... com’era finita pure l’ultima volta che mi sfugge?» La bionda si portò un indice alle labbra ostentando un vuoto di memoria che il mannaro era sicuro non avesse. Sollevò un sopracciglio scoccando la lingua sul palato, sentiva già dove voleva istigarlo ad andare a parare. «Solo perché O’Neill era una mezza sega. A Durm quello stronzo di piccione sarebbe stato servito per cena» altroché! Esagerava, circa, ma era vero che alla scuola nordica non avrebbero di certo storto il naso per il modo in cui Axel aveva legato la bestia per cercare di farsi obbedire, anzi! Con ogni probabilità lo avrebbero persino ripreso perché c’era andato giù leggero! Ah Hogwarts, che scuola di perbenisti del cazzo. «Adesso te lo faccio vedere io il mio Troll!» Voleva vederlo in groppa? Bene. Sfida accettata! Non si sarebbe certo tirato indietro di fronte a quel pennuto wannabe. «Reggi qua!» Si sfilò la giacca di pelle, regalo della Métis stessa e gliela consegnò affinché la custodisse. Tirò su le maniche della camicia nera e palesò agli addetti all’attrazione la volontà di cavalcare la bestia. Gli fecero firmare qualcosa – un consenso che nemmeno lesse – e si avvicendò a salire sulla groppa. «E comunque quella volta stavo vincendo io, si è messo in mezzo il coglione!» Sottolineò perché proprio non gli piaceva che la sua virilità (?) fosse messa in discussione per l’intromissione di terzi. Lo avrebbe piegato quel pennuto anche a costo di usare un imperio non fosse stato per il professore che lo aveva interrotto sul più bello. Molleggiò sul materasso arrivando alla base dell’animale di ferraglia sulla cui sommità era stata posta una sella e con poco sforzo si issò sulla stessa sedendosi comodamente in groppa all’animale. «Vediamo che sai fare...» Strinse le ginocchia contro il busto della creatura e, al posto di tenersi alla sella, si appiattì lungo il dorso dell’animale aggrappandosi al mantello. Presto l’animale sembrò prendere vita e come per magia la ferraglia si tramutò in un animale in carne ed ossa che partì a scalciare, impennare e scuotersi nel tentativo di levarsi di dosso il ragazzo che, stoicamente, vi sarebbe rimasto aggrappato. «TUTTO QUI?» Ma ovvio che non era tutto ciò che aveva da giocarsi. Esattamente com’era stato nella realtà lo spazio di “cielo” sopra la sua testa si riempì di nubi temporalesche che sembravano caricare la bestia ulteriormente di nuova energia mentre lo sballottava pericolosamente a destra e a manca. Prima il vento che gli buttò in faccia alcuni di quelle metà di palloncini a forma di mezzo cuore poi, a seguito di un tuono cominciò a piovere. Axel si scosse passandosi una mano sul viso per levarsi lo scroscio d’acqua dagli occhi che gli offuscava la vista ma non mollò nemmeno in quel momento intestardito all’idea di dimostrare alla ragazza di che pasta fosse fatto. Per quanto l’illusione lo rendesse alla vista identico all’animale vero, il corpo di ferraglia con l’acqua andava facendosi sempre più scivoloso ed il bulgaro fu sul punto di cadere un paio di volte ma incredibilmente riuscì a rimanervi aggrappato per il rotto della cuffia. Allora fu il momento dei tuoni. Vibranti che lo scuotevano da dentro mettendo ancora una volta in dubbio la capacità di rimanere aggrappato al dorso dell’animale. Axel era fradicio, infreddolito e quasi stufo ma per nulla, nulla al mondo avrebbe mollato decretando la sua sconfitta; ma si sa cosa rappresenta il tuono, il preludio al fulmine e infatti eccoli l nella coltre di nubi oscure che s’illuminavano caricandosi di elettricità.
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    «Merda», sul Thunderbird in carne ed ossa non era arrivato a tanto e per quanto avesse la pellaccia dura quello era decisamente fuori dalla sua portata, forse, erano pur sempre in un locale a festeggiare e porca merda se gli avrebbe fatto causa se lo storpiavano a vita. Ma quella era un’illusione, no?
    No. Il fulmine – fortunatamente non dello stesso voltaggio degli originali – si abbatté addosso stordendolo ma lasciandolo stoicamente ancora in groppa. «Cazzo», sfiatò stramazzando sulla schiena del Thunderbird.


    Interagito unicamente con Skylee, citata Halley.

    Sfotte e controbatte alle provocazioni della Corvonero e finisce a ballare con lei, a causa dell’effetto del cocktail, sulla pista da ballo. Poi segue Sky all’uccello-toro(?) meccanico sulla quale monta per dimostrare che è un cazzo duro sempre e comunque. Resiste fino alla fine anche all’elettroshock perchè NIKOLAI NO MUORE MAI.


    Edited by DylanW. - 22/2/2023, 22:28
     
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    Comprendeva a pieno Grace, comprese le sue paranoie. Era stata lei stessa dall’altra parte della barricata e il ricordo era vivido nella sua mente. L’insicurezza che l’aveva accompagnata per anni, però, finalmente, aveva lasciato spazio alla determinazione che era riuscita a farle recuperare le redini della sua vita. Un ottimo risultato dal suo punto di vista. I coglioni erano stati rivelati ed, Halley, si era ripromessa che non sarebbe più stata manipolata da nessuno e, soprattutto, non avrebbe permesso che le fossero inculcate delle leggi morali che, fondamentalmente, non le appartenevano.
    Osservava il volto della compagna mentre, Daphne, si apprestava a posare un lieve bacio al Corvo, riportando l’equilibrio mentale al suo posto. Aveva conosciuto abbastanza a fondo Daphne per essere sicura che Mars non fosse lì in sua compagnia ma, alla fine, quante volte ci aveva visto male? Troppe per dare tutto per scontato. Doveva ammetterlo, dietro la corazza fatta di sicurezza, per qualche istante, aveva vacillato. La prontezza di mascherarlo, però, le aveva reso onore ed, ora, poteva dire: “Te l’avevo detto!” Senza sentirsi una merda completa. Un rischio che non aveva minimamente calcolato. Stupida. Il cuore riprese a battere normalmente, libero da quelle extrasistole che l’avevano quasi uccisa sul posto. Dieci anni di vita. Me la pagherete. Oh si. Se solo qualcuno avesse mandato a puttane il suo piano, avrebbe subito le pene dell’inferno.
    ”È per questo che mi sono affidata a te mi capitano!” Un capitano che aveva appena visto tutta la vita passarle davanti agli occhi. Si sforzò di sorridere, apparendo disinvolta. “Prima di Natale.” Affermò sarcastica. ”Ma c…?!” Improvvisamente sentì qualcuno colpirle, letteralmente, una chiappa. Un tocco che conosceva abbastanza bene per farla imprecare nella sua mente. Che cazzo sta facendo? Certo, la discrezione non era una delle caratteristiche predominanti del maggiore dei fratelli Harris ma così, davanti a tutti? Non si era fatto nessun problema nel farle, poi, scivolare una mano sul fianco, sottolineando il grado di intimità che li contraddistingueva. Rimase interdetta e senza parole per qualche –ma interminabile- istante. ”Ti sono mancato…” Dalla notte di Natale, il rapporto tra Grace e David era andato sgretolandosi per colpa, prevalentemente, di quest’ultimo incapace di mostrare empatia ad anima viva. “Credici, Harris!” Non potè fare a meno, però, di lasciarsi sfuggire un sorrisetto compiaciuto per via della consapevolezza che, anche quella notte, sarebbe caduta in tentazione. ”Seria?” Che poteva dire? “Non c’è tempo…” Non aveva una spiegazione esaustiva ma non fece in tempo a continuare che David fece un’uscita infelice sul fratello, provocando una reazione immediata della Cacciatrice. ”Muori Harris.” Che si aspettava? L’amica fuggì subito verso le scalinate, pronta a mettere in atto la sua parte di piano. Halley puntò lo sguardo verso il soffitto e poi di nuovo su David. “Te le cerchi.” Bella scoperta. Viveva per quel tipo di situazioni e ci sguazzava in modo impeccabile. Quello, però, non era il momento dei rimproveri. Si perse a controllare che Grace andasse fino in fondo e quando ne ebbe la certezza a la ragazza prese la parola al microfono. Fu molto fiera di lei, tanto che si lasciò andare a un fragoroso applauso, prima dell’inizio della canzone scelta appositamente per Marshall. “Ebbbbrava. Alla fine ce l’ha fatta!” Esclamò sovrappensiero.
    Quando la scenetta ebbe il suo lieto fine, la Wheeler, ebbe il tempo di rivolgersi a David. “Che ci fai qui? Hai accalappiato una povera ingenua e le hai fatto credere di poter essere il suo principe azzurro?” Niente di più facile, alla fine si trattava pur sempre di una stupida festa di San Valentino, un motivo doveva pur esserci.
    Il suo compito era giunto al termine e la sobrietà non era più una necessità. “Vieni.” Lo prese per mano e lo trascinò verso il bancone. “Ehi!” Alzò il braccio e attirò l’attenzione della barista. “Mi fai un drink, per favore?” Chiese, abbozzando una gentilezza che si stava per scordare grazie alla presenza destabilizzante di Harris. Non pensava di incontrarlo in quel contesto anche se, tutto sommato, non riusciva a trovare una nota negativa in tutto ciò. Aveva imparato ad accettare le cose così, come venivano. “Uno anche per il mio…” Si interruppe. Lo osservò. “Ma che cazzo siamo?” Amico? Scopamico? Conoscente? Che cosa? L’aria interrogativa si impossessò della sua espressione facciale. Ogni tanto se lo chiedeva seriamente, senza trovare una risposta e fottendosene altamente. “Vabbè. A lui. Per Merlino!” Benvenuti a una nuova puntata di: io e la mia ossessione! Ma che cazzo. Lo indicò distrattamente, senza neanche sincerarsi che gli andasse di bere. “Come sta quel coglione di tuo fratello?” Si avvicinò a lui. Faccia a faccia, tanto da poter sentire il suo profumo che accese i suoi sensi oltre che le sue fantasie poco pure.


    Intereagito con Grace e con David (trascinato al bancone a ordinare i drink).
    Quale tortura?: 5
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      23/2/2023, 01:28
      Halley.
     
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    Entrando nel locale e aver visto Mars in compagnia di Dphne, mi aveva letteralmente confuso e reso inquieto. Dopo l'ultimo incontro con Daphne, avvenuto nella sala degli eventi, avevo deciso di evitarla e ci ero riuscito. Sicuramente avrei continuato così all'infinito o almeno fino a quando non mi sarei deciso a rivolgerle nuovamente la parola, diciamo che stavo aspettando il momento giusto. E chiaramente non mi sarei mai aspettato che quello sarebbe stato il momento giusto. La biondina non si meritava questo trattamento da parte mia ma la notizia sulla nostra presunta conoscenza, mi aveva destabilizzato. Se lei mi conosceva realmente da prima dell'incidente, mi avrebbe potuto rivelare segreti che non ero sicuro di voler sapere. Sono calmo. Dissi palesemente in preda ad una crisi di nervi. Ti ho detto che la stavo evitando di proposito e tu che fai? Mi pugnali alle spalle e la inviti alla festa. Beh, grazie tante amico. Lo colpì con un pugno sulla spalla, badando a non fargli del male. Ci voltammo nuovamente verso la serpeverde e io cercai di comportarmi come se non fosse successo niente, come se non esisteva alcun tipo di precedente tra noi due. Percepii un certo astio nei miei confronti da parte della serpeverde e non me ne stupì più di tanto perché era ciò che mi meritavo dopo averla trattata in quel modo. Credetemi se vi dico che non l'avevo fatto con l'intenzione di ferirla ma voi come vi sareste comportati se vi fosse trovati nella mia stessa situazione? Ehi, che fai tocchi? Abbassai la testa dopo che il tassorosso mi diede un colpetto sulla stessa per enfatizzare il fatto che forse - e dico forse- avevo fatto delle ipotesi affrettate. Ok, scusatemi. Per fortuna non sono u investigatore o mi licenzierebbero prima ancora di poter iniziare a lavorare. Sorrisi compiaciuto della mia pessima battuta mentre osservavo un nuovo ragazzo aggiungersi al nostro gruppo. Ciao! Sono Aaron ma questo te lo ha già detto il mio compare qui di fianco. Indicai Mars e lo ascoltai attentamente quando fece delle delucidazioni sui due. Ora capisco perché voi due... E indicai rispettivamente il tassorosso e la serpeverde. ...non potevate intendervela. La nostra Daphne ha già qualcuno a cui pensare. Non è così? A questo punto mi rivolsi al corvonero che come aveva detto di chiamarsi? Arthur? Harper? No, quello era un nome da femmina...vabbè ha poca rilevanza, se mai dovessi continuare ad interagire con lui mi limiterò a chiamarlo 'amico'. Sì, prego. Gli passai un bicchiere totalmente a caso per poi osservare quello che mi sembrava avere l'aspetto migliore. Aggiungiti a noi, come vedi siamo molto accoglienti e poi gli amici di Daphne sono anche amici nostri. Sempre che lui fosse suo amico e non altro, anche se a giudicare dal modo in cui le stava vicino doveva essere molto di più di un amico. E brava Daphne. Mentre alzavamo i nostri bicchieri al cielo pronti ad annunciare il nostro brindisi, una voce femminile richiamò l'attenzione di tutti i presenti in sala. Mi bastò voltarmi per capire che si trattava di Grace e che l'attenzione che bramava era quella di Mars. Oh, ci risiamo. Finirà mai questo patetico teatrino? Esasperato dal continuo rincorrersi dei due, alzai gli occhi al cielo e ascoltai la stupida dedica della grifondoro. Mars non vorrai di certo abboccare a questa stronzata? Fui totalmente ignorato dal tassorosso che come un disperato corse dietro la grifondoro senza nemmeno salutarmi o almeno accennarmi un saluto o un 'ci vediamo dopo'. Nulla. Lo mandai a 'fanculo mentalmente con la promessa che me ne sarei stato per conto mio e che avrei saltato anche le successive prove. Era diventato uno smidollato correndo dietro a quella ragazzina e a me la cosa non andava a genio. Vi giuro che era meno pappamolle quando lo avevo conosciuto. Commentai stizzito. Non capivo perché pendeva dalle labbra di quella ragazza? L'aveva persino scartato per starsene con un altro e lui continuava a sbavarle dietro, che razza di idiota. Visto che anche voi siete una coppia e siccome io di certo non sono nato per fare la candela, vi lascio alle vostre stupide romanticherie. Sapevo che non sarei mai dovuto venire a questa stupida festa. Feci per voltarmi e andarmene ma poi mi ricordai che avevo un conto in sospeso con la biondina. Daphne? Richiamai la sua attenzione. Mi sono comportato da stupido con te e vorrei farmi perdonare, ti farò sapere dove ci incontreremo. D'accordo? Le dissi, facendole una specie di promessa che avrei sicuramente mantenuto. Tranquilla nulla di troppo plateale e sdolcinato come quello che è successo poco fa. Le sorrisi sereno. Perciò non mancare, ci conto. Ammiccai nella sua direzione prima di voltarmi nuovamente e incamminarmi in direzione dell'uscita, lasciandomi i due alle spalle alla ricerca di un posto privo di stupide coppiette. Ah, ovviamente il drink me lo portai con me e lo buttai tutto giù di un fiato non appena mi fui allontanato. Che Dio me la mandi buona. Vagando nel locale, alla ricerca di un posto tranquillo in cui sostare mi ero imbattuto in una specie di ruota della fortuna. O almeno quelle erano le sembianze. Ti va di sfidare la sorte con me? Domandai alla prima persona che vidi passare di lì con un sorrisetto beffardo sul viso.

    Interagito con Daphne, Mars e Hunter.

    Aaron sta vagando da solo all’interno del locale, vi prego prendetevelo.

    Ah e ha interagito con tizio o tizia X davanti alla ruota della sfortuna, così se venite possiamo scegliere le rispettive penitenze.


    Edited by schneider. - 25/2/2023, 09:11
     
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    Con la sua solita faccia da schiaffi, si era avvicinato alla Wheeler, cingendole un fianco come se fosse la cosa più naturale del mondo. L'aveva fatto per provocarla e vedere che reazione avrebbe avuto nel mostrare, davanti a tutti, il grado di confidenza che avevano raggiunto. A lui, del giudizio della gente, non era mai fregato un cazzo e voleva assicurarsi che per lei fosse lo stesso. Odiava essere rimproverato come un bambino solo per aveva dato uno schiaffo sul culo a una ragazza ad una festa, o perché si prendeva libertà che gli erano state concesse. Voleva divertirsi, fare il cazzo che gli pareva e aveva bisogno che la sua distrazione la pensasse allo stesso modo, altrimenti ne avrebbe cercato volentieri un'altra, anche se dubitava di poter avere un'intesa sessuale forte come la loro ma pazienza, si sarebbe accontentato. La Wheeler, però, lo lasciò fare, rispondendo in maniera ironica alla sua domanda, al che David la avvicinò ancor di più e le sussurrò: «Sono certo sia così, o hai dimenticato di come mi sei saltata addosso a Capodanno?» O di quello che avevano fatto nella stanza del suo hotel, di come lo aveva provocato e dei segni che le aveva lasciato su tutto il corpo. Da allora, era passato un mese e mezzo e lui aveva voglia di scoparsela di nuovo, certo che volesse farlo anche lei. Tra loro c'era chimica, e tenere le mani apposto quando erano a distanza ravvicinata era pressoché impossibile. Le fece capire di avere voglia di lei, facendo scivolare nuovamente la mano sul sedere, e lì sarebbe rimasta. Nel frattempo, aveva stuzzicato la ragazzina di nome Grace, portandole i saluti del fratello. Micheal non aveva più parlato di lei, questo stava a significare che davvero era stata una delle tante. Nessuno era più importante di lui nella sua vita, fine della questione. Scoppiò a ridere quando gli disse di morire; si mettesse in fila che molti, prima di lei, glielo avevano augurato senza successo. «Se crepo il tuo capitano poi diventa triste.» Ammiccò in sua direzione, spostandole una ciocca di capelli scuri dietro l'orecchio. Si era accorto della faccia incredula che aveva fatto la sua amica, quindi perché non gettare altra benzina sul fuoco? Si divertiva un sacco nel farlo. Dopo avergli fatto il dito medio, se ne andò, lasciandoli finalmente da soli. La Wheeler non lo rimproverò né niente, anzi, lo prese in giro a modo suo. La nanetta era molto più interessante di quanto pensasse, non era poi così male stare in sua compagnia anche se dava troppa aria alla bocca per i suoi gusti. «Che ho detto di male?»Finse innocenza, scrollando le spalle. La stava palesemente perdendo per il culo, quella frase era stata detta di proposito e lei lo sapeva. Stava per dire altro, ma la voce di Grace risuonò per tutta la sala. David alzò un sopracciglio, poi un'espressione di puro schifo si dipinse sul suo volto. Ma cos'erano queste dichiarazioni smielate e plateali davanti a tutti? Che sfigata. Aveva fatto bene Micheal a non perdere tempo dietro una ragazza del genere, non ne valeva proprio la pena. Lei e il poeta sfigato erano fatti per stare insieme. «A fare una figura di merda sicuramente. Che cosa ridicola.» Era stata la Wheeler ad incitarla? In tal caso era sfigata anche lei.
    «Secondo te potrei mai essere il principe di qualcuno?»Le mise anche l'altra mano sul sedere. Di principesco, lui, non aveva un bel niente e quelli che facevano la corte ad una regalando fiori, cioccolatini e pupazzi, gli facevano ribrezzo per quanto erano patetici. Preferiva essere lo stronzo di turno. Lo prese per mano e lo condusse verso il bancone per bere. Aveva già provato i drink di quel posto, sapeva dello strano effetto che avevano, ed era proprio curioso di vedere quale sarebbe capitato alla nana che aveva di fianco. «Direi compagni di scopata.» Sorrise beffardo, dandole un altro schiaffo sul culo. Quello erano, niente di più e niente di meno. Non voleva nessuna relazione e, a quanto pareva, nemmeno lei quindi, fin tanto che era così per entrambi gli andava bene la cosa se, però, la Wheeler si innamorava di lui o iniziava a parlare di sentimenti allora no, l'avrebbe mandata al diavolo. «Una favola, perché ti interessa? Devi dirlo alla tua amichetta?»La provocò, avvicinando il viso al suo. Aspettò che mandasse giù il suo drink, prima di prenderle il viso tra le mani e baciarla con foga lì, davanti a tutti. Le tenne ferma la testa, approfondì il bacio e le morse il labbro inferiore con forza prima di staccarsi, prendere ìl suo bicchiere e bere quell'alcol di scarsa qualità.



    Interagito con Grace e Halley. Fa il porco con Halley, poi prende il giro Grace, e infine continua a fare la piaga anche al bancone. Bacia la fortunata grifondoro e beve anche lui.


    Che maleficio?: 13
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      23/2/2023, 20:52
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    Si limitò ad una scrollata di spalle al commento di Mars sul suo essere altruista. Daphne, come tutte le serpi, non lo era affatto, però era una persona educata che sapeva stare in mezzo alla gente, trovava insensato farsi odiare da persone che, un giorno, le sarebbero potute servire e odiava anche i drammi senza senso, le scenate di qualsiasi tipo e il ritrovarsi coinvolta in situazioni spiacevoli. Mars era interessato ad un'altra, era noto ai più, e lei aveva la mente occupata da un corvonero che se n'era andato da qualche parte in giro, da solo, al freddo. Perché lo era, da solo, no? Fece scorrere lo sguardo lungo la sala da ballo e incrociò quello della rossa che gli ronzava sempre intorno. Era dalla lezioni di Pozioni che aveva messo gli occhi su Hunter, ancora doveva capire che non era interessato? Era fuori dal mercato, doveva farsene una ragione. Le sorrise sorniona, prima di riportare la sua attenzione su tassorosso e il suo amico Aaron che, da più di due mesi, l'aveva evitata come la peste. Non apprezzò molto il suo commento, era decisamente fuori luogo e non perse tempo nel chiarire la natura del loro rapporto. Se due persone entravano insieme ad una festa, non voleva dire che stavano insieme, né altro, peccato che la gente si facesse sempre strane idee. Anche Halley la guardò male mentre veniva trascinata via da una sua amica, ma che avevano tutti? Sospirò, spostandosi una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio e appoggiandosi al bancone del locale, non commentando nemmeno la battuta fatta poco dopo dal grifondoro. Davvero, quella sera non lo voleva proprio avere intorno, era così anche in passato quando superava i limiti o c'era un' incomprensione dovuta al loro diverso modo di pensare e agire. Daphne era calma, però a tirare troppo la corda prima o poi si spezza, e lui lo aveva fatto. E poi quello non era né il posto né il momento per un eventuale chiarimento, soprattutto quando l'ultima persona che si aspettava di vedere a quella festa la raggiunse, avvolgendole il fianco con naturalezza e fissandola con interesse. Non poté fare a meno di sorridere sincera, avvicinandosi ancor di più a lui e cercando di non ridere mentre si presentava agli altri due per motivi che sapeva solo lei. «Non pensavo venisse. Non mi ha detto niente.» Si rivolse a Mars, mentre con indifferenza scrutò Aaron. Si stava comportando in modo strano quelle sera, era più inacidito del solito e quando faceva così c'era un perché. Non chiese né disse nulla visto che, in quel momento, tutto quello che voleva era prendere Hunter e baciarlo. Come se averlo fatto in mattinata non fosse abbastanza.
    Prese un drink e lo buttò giù tutto d' un fiato. Era al sapore di lime e ortica, non male, ma preferiva quelli nettamente più dolci. Appoggiò la schiena contro il petto di Hunter, osservando stranita la scena di una ragazza con un microfono in mano che si dichiarava a Mars. Ah, allora era lei la famosa ragazza a cui il biondo era interessato. Era anche l'amica di Halley, quindi era per questo che l'aveva guardata in quel modo prima: credeva che ci fosse qualcosa tra loro. E pensare che neanche si conoscevano così bene lei e il tassorosso; quella era letteralmente la seconda volta che si parlavano. Poco dopo, il Carter-Johnson se andò, ignorando i commenti di Aaron che non era per niente contento del fatto che il suo amico lo avesse piantato in asso, correndo dietro alla mora. «Va bene.» Fu tutto quello che gli disse. Si voltò, ma prima di andarsene ci tenne a farle sapere che le avrebbe scritto per farsi perdonare. «Non esserne troppo convinto, Scheinder.» Anche in passato, quando ce l'aveva con lui, lo chiamava per cognome.
    Era andata a quella festa per distrarsi e rilassarsi, così si girò e poggiò la fronte sulla spalla di Hunter, respirando il suo profumo per calmarsi. Funzionava sempre. Si staccò qualche istante dopo, lo guardò negli occhi e iniziò a sentirsi strana. Gli mise una mano sulla guancia, accarezzandogliela dolcemente con il pollice e poi, senza sapere perché, diede voce ai suoi pensieri. «Sei particolarmente bello stasera, sai?» Cosa le era preso all' improvviso? «Questo colore risalta il verde dei tuo occhi. Sono di un bellissimo colore, mi piacciono. Anche il modo in cui mi guardi mi piace.» Arrossì leggermente, avrebbe voluto tapparsi la bocca ma non ci riuscì, era sotto incatesimo. Cavolo, è l'effetto di quel drink! Bere era stata una pessima idea, cosa le era saltato in mente? Gli gettò le braccia al collo, facendo aderire completamente i loro corpi e sfiorandogli la punta del naso con la sua. Non andava per niente per bene, si stava esponendo troppo. «Anche le tue mani sono belle, infatti in estate le ho sogn...» No, quello non lo avrebbe detto, maledizione. Si morse la lingua, abbassò lo sguardo e cercò di darsi un contengo. Gli aveva quasi confessato dei sogni che aveva fatto,peggio di così non poteva andare. O forse sì. Casualmente, nella sua visuale, apparve la rossa di prima che la guardò storta, ma cosa voleva? Il modo il cui si stava comportando non aveva senso, era arrivato il momento di farle capire come stavano le cose visto che da sola non ci arrivava. «Hunter, quella grifondoro proprio non vuole ne vuole sapere di girarti a largo, eh? » Si allontanò leggermente, decisa a dichiarare al mondo intero che il corvonero non era più disponibile. «Adesso vado anche io sul palco come quella ragazza di prima!» Giurò su Merlino che non avrebbe mai più bevuto in quel locale. Non lo avrebbe mai ritenuto possibile, ma andare in giro ad offendere le gente era decisamente meno imbarazzante di quello che stava per fare, ovvero dirigersi sul palco e fare una dichiarazione in grande stile.



    Interagito con Mars, Aaron e Hunter. Citato Grace e Halley.
    Dopo che Mars e Aaron se ne vanno, si sente strana e inizia a fare dichiarazioni imbarazzanti. Poi, per un motivo X, si dirige verso il palco per fare la sua dichiarazione a causa del drink. Povera Daphne c.c


    Edited by Daphne. - 24/2/2023, 00:37
     
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    Carrie Marshall

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    Le ragazze se n’erano andate da un pezzo, o almeno così mi sembrava. Ero rimasta a contemplare il soffitto per un tempo che mi parve interminabile, prima di decidermi a risorgere dal mio torpore cognitivo e mettere a soqquadro il baule di Halley, perché si sa, in quella stanza lei aveva senza dubbio i vestiti migliori, dato il buongusto e la sua ormai appurata tendenza allo sbandieramento della uallera come allegra vocazione naturale, poiché quella sera certamente avrei dato maggiormente nell’occhio vestita com’ero solita fare, anziché in gonnella. Una festa anti-san Valentino sarebbe certamente stata all’insegna della troiaggine e dello sballo cosmico: cosce di qua, cosce di là, chiappe prominenti sotto succinti tubini dai lustrini vistosi… insomma, non sarei arrivata a quel livello, ma un minimo dovevo mimetizzarmi! E perché dovevo proprio mimetizzarmi? Forse perché l’idea di una festa del genere mi rendeva incredibilmente a disagio. Non mi sentivo fatta per quelle cose… non al momento, almeno. Avevo troppa poca esperienza in quel campo per provare la giusta sicurezza in situazioni del genere. Eppure dovevano esserci andati quasi tutti, a quella festa, e io infondo avevo un motivo preciso per presenziarvi… beh, forse due: il primo era senza dubbio svagarmi e, perché no, dare una seconda possibilità alle feste dei maghi, che di certo stupivano sempre, e a modo suo sapevo sarebbe stato memorabile. Il secondo… beh, Alexis. L’avevo evitata come la peste dalla sera della vigilia di Natale, partendo alle prime luci dell’alba della mattina dopo, col primo treno in partenza dalla stazione, rifugiandomi nel mio mondo babbano fatto di normalità assoluta… una normalità che sapeva di casa, di sicurezze, di…confortevole semplicità. Nel mondo “normale”, sapevi cosa aspettarti, ma il modo in cui accolsi Londra al mio ritorno mi stupì: non pensavo mi mancasse così tanto finché non ci ho rimesso piede. E, sinceramente, a una parte di me era pesato ripartire dopo le vacanze. Tutto, a Hogwarts, era poi ricominciato con la solita routine, e quello che nella mia testa chiamo “caos magico”. Ma, se possibile, mi sentivo un pesce fuor d’acqua ancora più che a Settembre. Un qualcosa che non sapevo spiegarmi. Sarà stato forse il disagio di ritrovarmi nuovamente a condurre una convivenza con Alexis dopo quello che era successo, insomma, lo sapete… il bacio. Quel bacio che la mia testa aveva ripassato al rallentatore per fino a metà Gennaio. No, che sciocchezze… la ripassavo al rallentatore tutt’ora, come un pensiero ovattato, come se fosse stato parte di un sogno; ma sapevo bene che non lo fosse stato. Ciò che aveva spinto Alexis a baciarmi era per me un totale mistero. Nonostante la trovassi la più bella ragazza di sempre, ero convinta fossimo solamente amiche. Avevo confuso tutti i segnali? Ormai non avevo più idea di come prendere le relazioni, non mi sentivo più sicura di niente. Sì: mi aveva mandata completamente nel pallone. Ormai lanciavo occhiate curiose a qualsiasi ragazza dalla sessualità dubbia (almeno per quanto ne potessi sapere) cercando di capire se anche con loro il rapporto fosse… dubbio, ecco. Ciò che era certo è che fossi una totale frana in amore. La più grande frana mai esistita.
    E quindi partii per Hogsmeade con quasi un’ora di ritardo, col mio vestitino attillato (forse un tantino troppo… credo di aver messo su qualche chilo da Natale, e poi Halley era decisamente più minuta di me) e tacchi vertiginosi, grazie ai quali rischiai di capitombolare più e più volte… mannaggia a me e alle mie idee del cazzo. Avrei dovuto mettere le solite Vans nere e fine della storia. – Ops… SCUSAMI! Scusa… scusa… hey ma ti vuoi togliere di mezzo?? GRAZIE – finii prima addosso a un tipo, per poi farmi spazio tra la folla di gente che, proprio come avevo preventivato, era vestita come alla sagra della passera libera. Beh, il bel vedere non mancava… quando mi resi conto di essere fissata da capo a piedi da gran parte dei portatori di pesce Findus presenti, però, rivalutai gli sguardi che io stessa avevo lanciato più o meno inconsapevolmente, e pensai più a guardarmi intorno per trovare la mie compagne, che di certo a quel punto non si aspettavano minimamente di trovarmi lì. Conciata a quel modo, poi…
    Cercai di evitare ad ogni costo ogni drink che mi veniva proposto da merluzzi random, ma senza individuare nessuno pensai di fare un giro per gli angoli della sala un po’ più nascosti. Arrivai, ad esempio, alla cabina delle foto, sentendo una voce decisamente familiare. Sì, quella era proprio Kynthia!
    Senza pensarci due volte, scostai la tenda per farle una sorpresona: – NON CI CREDERAI MA….. eccomi… – i miei tratti tramutarono lentamente ma inesorabilmente da uno acceso stato di euforia alla delusione più pura, mista a stupore e incredulità, mentre la curva delle sopracciglia svettanti si indeboliva, gli occhi perdevano luminosità e la riga delle labbra percorreva pericolosamente la curva opposta. – … qua. – l’ultima parola cadde nel vuoto come un piatto rotto, mentre realizzavo ciò che avevo visto: Kynthia, Alexis e un’altra ragazza con cui non avevo confidenza si stavano… baciando. E… strusciando. Sì, cioè, loro… COSA?! – Io… scusatemi, c-continuate pure – agitai una mano evasiva nella loro direzione prima di sfrecciare fuori da quella claustrofobia cabina, allontanandomi di qualche passo e prendendo a respirare più intensamente del dovuto. Nulla nella mia testa aveva un senso in quel momento. Assolutamente nulla.

    Non ve l’aspettavate eh? Incredibòl.
    Citata Halley (ti ha rubato il vestito e le scarpe probabilmente erano di Grace lol). È partita alla volta di Hogsmeade con quasi un’oretta di differenza, non ha ancora bevuto niente, ma in compenso è quasi caduta addosso a qualcuno (chi? boh) e, cercando le sue compagne, finisce alla cabina delle foto, entra e interagisce brevemente – alquanto scioccata – con Kynthia, Alexis e Kenzie in maniera generica. Esce dalla cabina e più o meno ansima.



     
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    Harry Barnes

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    Febbraio era un mese fastidioso. Questo perché vedeva le due ricorrenze più idiote esistenti: Carnevale e San Valentino. Tra i due Harry non avrebbe saputo dire cosa fosse peggio. Se la giocavano tra travestimenti dozzinali da parte di chi non era ancora cresciuto abbastanza da darci un taglio netto con quella roba infantile, e la festa degli “innamorati”, puah!, quella roba serviva solamente a creare false aspettative a ragazzine senza cervello che credevano ancora nell’amore e nel fantomatico principe azzurro, che altro non avrebbe fatto che farle sentire speciali all’occorrenza – fin quando avrebbe potuto trarne vantaggio – per poi abbandonarle su un metaforico ciglio di strada quando la situazione si sarebbe fatta troppo seria o troppo soffocante, ovviamente mettendoci mille corna nel mezzo, rendendo la loro testa talmente regale da far concorrenza al Re dei cervi. Era tutto una finzione, a nessuno importava davvero del cuore di qualcun altro. Prima lo avrebbero capito e prima avrebbero iniziato a vedere il mondo con gli occhi giusti, ma sarebbero dovute essere abbastanza intelligenti da comprenderlo e, si sa, le ragazze potevano avere mille pregi, come le doti culinarie e le belle chiappe, ma avrebbero sempre peccato di pregi essenziali come l’intelligenza. Ma ciò rendeva possibile il naturale decorso delle cose, rendendogli possibile una caccia eterna, quindi tanto meglio così.
    Harry aveva adocchiato quel volantino su un muretto in cortile, lo aveva scippato e aveva in fretta deciso che, sì, volendo quelle feste ogni tanto davano la scusa per qualcosa di buono. Un anti-San Valentino irriverente? Faceva certamente al caso suo!
    Al Wonderland ci andava spesso per rimorchiare, sbronzarsi o possibilmente entrambi, finendo talvolta per dormire fuori nel weekend, dunque conosceva quel posto a memoria e, anche con la folla indecente di quella sera, sapeva esattamente dove dirigersi. Poche cose, invero, rendevano l’ambiente diverso dal solito, ed erano principalmente palloncini a forma di cuore sparsi ovunque e quelle che avevano tutta l’aria di essere le quattro principali attrazioni della serata ai quattro angoli della grande sala – togliendo la passera, s’intende. E tentò di passarla in rassegna tutta, ma proprio tutta, almeno finché non adocchiò una coppia di Axlee amoreggianti nella pista da ballo e non finì per salirgli l’acido in gola con una smorfia di disprezzo. Quindi, a quel punto, perché non peggiorare la situazione con un bel fiume di alcool? Basato.
    Col torso avvolto in una camicia color sanguinaccio leggermente sbottonata, i polsini comodamente abbottonati all’avambraccio, intreccio le massicce braccia sul bancone rotondo al centro della sala, adocchiando una barista che aveva già importunato un paio di volte. – Ciao, bellissima. Ci si rivede. – la salutò con un cenno del capo, con l’aria di uno che sembra trovarsi a casa sua. – Cosa servi di buono stasera? Fai pure a tua discrezione: mi fido. Unico requisito: dev’essere qualcosa di forte. Devo digerire lo schifo che ho appena visto. – le raccomandò, piegando il capo in avanti in modo da immergere entrambi i palmi sulla sua chioma mossissima, ravvivandola in un gesto infastidito, per poi riprendere a guardare la ragazza. Era una moretta che non passava certo inosservata, con degli occhi talmente grandi e blu nei quali non potevi che perderti. E in effetti fu quello che fece per un breve momento, per poi ridestarsi quando qualcuno gli si sedette accanto. – Sai, non ti ho mai chiesto come ti chiami. – realizzò, domandandoglielo implicitamente; non che fosse poi essenziale. – Come sta andando il tuo San Valenti-No? È un peccato che tu debba servire drink anziché divertiti. Ha l’aria di essere noioso. Hai qualcuno che ti aspetta quando stacchi? – si informò, non potendo impedirsi di pensare a quanto fosse triste e patetico lavorare in un posto simile.
    Quando voltò lo sguardo attorno, notò una scena che lo sorprese in quanto a ilarità: Dragonov si agitava sopra a un affare meccanico, attorniato da pioggia e tuoni al chiuso. Harry pregò che scivolasse a facesse un volo rompi-ossa attraverso la sala. Purtroppo il desiderio dell’inglese non venne esaudito, ma fu comunque abbastanza soddisfatto dall’ammirare un fulmine che lo colpiva in pieno, stordendolo. Harry emise una risata fragorosa che sperò sentisse.

    Interagito con Callie, alla quale ha chiesto un DRINK con l’unico patto che sia forte. Citati Skylee e Axel e riso fragorosamente del fulmine che lo ha stordito, sperando che venisse sentito.





    Che drink tocca a Harry?: 14
    • 1d17
      14
    • Inviato il
      26/2/2023, 02:01
      Barnes is our king.


    Edited by Barnes is our king. - 26/2/2023, 02:01
     
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