Lezione di Cura delle Creature Magiche A.S. 2022/2023

ammessi studenti DAL 4° ANNO IN SU.

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    David guardava spazientito quella specie di scherzo della natura che non ne voleva sapere di inchinarsi, che rottura di palle. Lui il suo l'aveva fatto con quella mezza riverenza, che altro voleva? Che si mettesse in ginocchio? Non sarebbe mai successo, aveva già fatto troppo per quella nullità. Una voce che aveva sempre descritto come stridula giunse alle sue orecchie, si girò e si trovò faccia a faccia con la Métis, un altro soggetto che aveva deciso di evitare. Aveva davvero avuto il coraggio di chiedergli come stesse dopo tutto quello che era successo? Che ti frega? Più voleva tenere lontane le persone e più queste si attaccavano al cazzo, incredibile. «Non sono affari tuoi e poi, avvoltoio, ignoriamoci quest'anno, sì?» Più chiaro di così. Ogni volta che uno dei due apriva bocca litigavano sempre e poi, onestamente, meno interagiva con Axel e meglio era, la bestia dentro di lui voleva solo farlo a pezzi e, se non si fosse fatto i cazzi suoi, sarebbe successo da lì a poco. L'altro mannaro credeva di aver ragione; ah, povero illuso, la convinzione avrebbe fottuto anche lui. Neanche ci provava a fargli cambiare idea, ormai per lui era morto. Riportò la sua attenzione sull' Ippogrifo, riflettendo sul dal farsi, quando il grido di Rose lo fece voltare di scatto. Le era successo qualcosa? Ah, no... era solo la bionda ossigenata che si era ferita. Fece spallucce, non gli interessava minimamente. Non gli sfuggì nemmeno il basso ringhio di quell'idiota del suo ex compagno di stanza, al quale rispose con un bel "fanculo Dragnov" che era certo avrebbe sentito grazie al suo super udito. Nel mentre, si accorse che il coniglio si era nascosta dietro un ragazzo, probabilmente per non far vedere agli altri il cambio di colore che avevano subito i suoi capelli. Osservò meglio il fuscello che aveva usato come scudo, non era una minaccia, se lo fosse stato sarebbe già sotto terra. Detto questo, tornò a guardare l'ibrido che, nel frattempo, si stava pulendo le ali. «Coso, girati» La mezz'aquila gli lanciò un'occhiataccia, era ovvio che non gli piacesse il modo in cui si era rivolto a lui, non a caso erano creature fiere e orgogliose. Si passò una mano tra i capelli, la sua testardaggine non l'avrebbe portato da nessuna parte, forse era meglio cedere per una volta. Così, mise la gamba destra in avanti, il braccio all'altezza del busto e si piegò non perdendo di vista l'animale che, a sua volta, studiava ogni suo movimento. L' inchino di David era perlopiù ironico ma, se neanche questo fosse bastato beh, al diavolo la lezione. Tornò alla sua posizione inziale quasi subito, drizzando la schiena e incrociando le braccia, il suo l'aveva fatto, adesso toccava al suo indesiderato partner di giornata. Per qualche secondo non fece nulla, si limitò a guardarlo senza muovere un muscolo poi, chissà come, fece anche lui una breve riverenza. David ghignò, non lo avrebbe mai ammesso ma voleva davvero volare in sella a quella strana creatura, sentire il vento nei capelli e ad andare sempre più in alto, fino a toccare le nuvole. Con la scopa lo aveva già fatto, ma qualcosa gli diceva che quel pennuto si sarebbe rivelata una piacevole sorpresa. In due falcate colmò la distanza che li separava, non lo accarezzò, era un gesto da sfigati e, prima di salirgli in groppa, si assicurò che l'animale fosse ben disposto. Guai a lui se provava a fare scherzi, lo avrebbe ferito senza pietà a suon di Diffido e, a differenza sua, non era dotato di guarigione veloce. L' Ippogrifo rimase tranquillo, al che David si mise alla sua sinistra, appoggiò la mano sul dorso e, dandosi una spinta con le gambe, gli montò sopra. Se non fosse stato un licantropo avrebbe avuto problemi a salirci, non era basso di certo. Quelli li stava avendo il coniglio a quanto pareva, nemmeno li vedeva i Therstal. Rise, quella ragazza era senza speranze, era davvero un' imbranata. Quando, però, sentì i commenti di Reina smise di colpo. Chi doveva vedere le mutande di chi? Nemmeno lui aveva guardato sotto la gonna del tasso, col cazzo che lo avrebbero fatto altri! «White, va a metterti un fottuto pantalone, mi hai sentito!?» E in fretta anche.




    David Harris, V anno, Serpeverde
    Interagisce con Sky, poi la ignora e torna a guardare l'animale. Si gira dopo aver sentito il grido di Rose e cita Axel e Loki, poi svolge l'esercizio facendo un in inchino abbastanza ironico ma l' ippo si inchina anche lui alla fine ( una gioia anche per la piaga). Una volta in groppa, sente i commenti di Reina e si rivolge a Rose da lontano.


    Edited by David_ - 22/9/2022, 11:10
     
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    Mi resta il sospetto che Daphne possa davvero vedere un Thestral: la osservo mentre si gira in loro direzione e qualcosa nel suo sguardo mi fa credere che sappia dove guardare. Non so, forse ci sto solo pensando troppo ritardando così l'approccio alla mia bestia.
    Di bestia poi ce ne starebbe anche un'altra, sta dritta su due gambe e parla la lingua degli esseri umani ma, a quanto pare, la usa piuttosto male: è un serpeverde con cui non ho mai avuto la "fortuna" di interagire, uno di quelli un po' clichè che lancia un'osservazione di bassa lega alla sua concasata bionda. In verità non sarebbero fatti miei, ma lì per lì il suo atteggiamento insensato mi provoca un impercettibile irrigidimento della mascella con conseguente schiocco di lingua, questo è il massimo con cui commenterò l'accaduto. Mi chiedo se a certe persone abbiano mai insegnato la base dell'educazione nella loro vita.
    Rivolgo a Daphne un sorriso che vorrebbe rassicurarla del fatto che non perderò nessun braccio durante la lezione di oggi e poi, furbamente aggiungerei, uso un approccio alternativo con l'animale. Effettivamente la cosa funziona eppure il professore non approva, per qualche strana ragione... si vede che il pensiero laterale non è molto apprezzato in questa lezione. Peccato.
    Evito di ribadire, anche se avrei diverse cose da dire riguardo il provvedimento preso, tipo che è privo di logica: <em>mi sono guadagnato la simpatia del mio ippogrifo, non era forse questo lo scopo dell'esercizio?
    Invece no, sono costretto a scambiare posto e animale con Daphne; mostro il disappunto con delle spallucce scocciate mentre le passo accanto e quantomeno, noto con piacere che questo esemplare è più calmo dell'altro. Ci mette qualche attimo prima di accorgersi della mia presenza e scrutarmi con curiosità così, approfittando di un momento in cui i nostri sguardi si incontrano, ripeto la recita con inchino e saluto al completo. Lui continua a guardarmi sistemandosi le piume delle ali e poi, senza troppi giri, si inchina di conseguenza. Il professore può anche invertirci di posto ma non può svuotare le pance all'animale, quello snack lo avrò messo ancora più di buon umore.
    Anche io sono maggiormente predisposto ad avvicinarmi a lui, lo faccio quasi automaticamente allungando la man di fronte ame e annullando la distanza che ci separa. il suo piumaggio è morbidissimo, ma questo potevo anche aspettarmelo. Ovviamente non c'entra nulla con il manto i un cavallo, anche se le curve della schiena, al tatto, me lo ricordano molto e scorrere le dita su di lui sembra una sensazione terribilmente familiare - ehi bello... - è calmante, ciò contribuisce ad annullare totalmente la mia reticenza nel tentare di cavalcarlo.
    Mi sono già messo in posizione quando vengo attirato da un lamento alla mia sinistra, un chiaro segno di difficoltà da parte di Daphne. In realtà non mi sembra così imbranata, è solo che...
    Mi avvicino con qualche passo in sua direzione e annuncio la mia presenza schiarendomi la voce, voglio evitare l'effetto "ladro che arriva di soppiatto alle spalle della sua vittima" - posso? - dicono che chiedere sia cortesia, però intanto mi sono già portato avanti poggiandole appena le mani sui fianchi, rafforzo la presa solo quando mi fa effettivamente capire che posso darle una mano. Non serve molto, ha solo bisogno di colmare quei centimetri che la separano dal garrese dell'ippogrifo. Riesco a sentire sotto le mani quanto la sua vita sia sottile. Non è il momento più giusto per soffermarmi su questo genere di dettagli, neanche il luogo a dire il vero.
    Mi risintonizzo - mai stata a cavallo? - è la stessa cosa. Dopo averla afferrata saldamente do una piccola spinta verso l'alto e a lei basterà allungare una gamba per ritrovarsi in groppa all'animale. Poi, quando il mio supporto non è più necessario, allento la presa e lascio scivolare le mani via dai suoi fianchi.
    Non so se il mio gesto sarà apprezzato ma io, giusto per spirito di completezza, osservo la sua posizione, accenno un sorriso e muovo un paio di passi all'indietro tornando alla mia posizione iniziale in piedi di fianco all'ippogrifo. Non so perchè mi sia naturalmente mosso in soccorso verso di lei, non saprei trovare una spiegazione soddisfacente. Sì che mi crea una certa familiarità, adesso, vederla. Forse è stata solo gentilezza. Gratuita? Non è da me.
    Non importa, non è che abbia fatto niente di che.
    Non voglio annullare tutti i progressi fatti, accarezzo l'animale un'ultima volta e con una bella spinta, gli salgo su anche io. Lui fa qualche passetto di assestamento, prima indietro e poi avanti e io guardo la torre corvonero di cui quasi non si vede la fine, fisso il mio obiettivo per quando spiccherò il volo.

    Hunter Moore, Corvonero, V anno.
    GRUPPO IPPIGRIFO
    Nominato David. Scocciato, ha fatto scambio di ippogrifo con Daphne. Si è inchinato e ha fatto tutti i convenevoli per ingraziarsi l'animale. Interagito con Daphne e salito in groppa all'ippogrifo.




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    Non sempre essere gentili aiutava e infatti, come forse avrei dovuto prevedere, la risposta che il Serpeverde mi abbaiò senza troppa cortesia mi lasciò l'amaro in bocca. Vaffanculo. Per colpa sua la mia vita non sarebbe mai più stata la stessa, per colpa sua avrei dovuto obbligare Axel a starmi accanto nonostante di lì a pochi giorni mi sarei trasformata esattamente in tutto ciò che odiava e per colpa sua ora avrei dovuto aggiungere sulle mie spalle l'ennesima menzogna da raccontare a chiunque. Nemmeno osavo immaginare cosa sarebbe accaduto se la mia famiglia fosse venuta a conoscenza di come, in seguito a quel l'incidente, avevo per sempre sporcato il sangue puro di famiglia macchiandolo della maledizione del lupo. Forse mi avrebbero solamente diseredato e quello magari sarebbe divenuto l'incidente migliore della mia vita, ma dubitavo che le conseguenze si sarebbero limitate a quello, i Métis non avrebbero mai permesso di avere una non sangue puro in circolazione pronta a minare il buon nome di famiglia. Per questo non potevo permettermi che lo scoprissero ed era per colpa di David se ora mi ritrovavo a dover affrontare l'ennesimo problema della mia esistenza e lui molto tranquillamente si permetteva pure di rispondermi così. «Vaffanculo Harris!» Ripetei questa volta non solo nei miei pensieri ma pur sempre a tono basso, certa che il mannaro a pochi metri da me non avrebbe comunque faticato a udirlo. Dentro di me sentii montare un'aggressività che normalmente non mi apparteneva e senza nemmeno accorgermene mi ritrovai subito a domandarmi se tale reazione non avesse a che fare con l'imminente trasformazione che di lì a pochi giorni sarebbe avvenuta.
    Fanculo.
    Guardai Axel come a darmi forza, ma le sue difficoltà con la creatura a lui assegnata mi misero unicamente più di cattivo umore. Avevo letto qualcosa sui tuoni alati e sapevo che per avvicinarli bisognava essere tranquilli e rilassati e se Axel in quel momento non lo era minimamente, era solo colpa mia.
    Improvvisamente un forte dolore all'altezza dell'orecchio destro mi riportò alla realtà e capii che forse ignorare il mio ippogrifo non era stata proprio un ottima mossa. «Hum, grazie mille» Borbottai rivolta al Grifondoro che con fare tempestivo mi porse il suo fazzoletto per tamponare il sangue. Nemmeno fosse un cavaliere pronto a salvare una dama in pericolo. Roteai internamente gli occhi verso il cielo per quell'intervento non richiesto che mi aveva fatta apparire debole e bisognosa di aiuto. Razionalmente sapevo che le sue intenzioni non erano state sicuramente quelle, ma emotivamente parlando ero troppo orgogliosa per accettare un aiuto disinteressato senza sentirmi ferita nel vivo in un qualche modo.
    Una volta tamponato il sangue che continuava a fuoriuscire con piccoli zampilli dal mio orecchio mi scusai con l'ippogrifo e poi, quando il professore giunse vicino a me per chiedermi se mi servisse un giretto in infermeria, cominciai a scuotere animatamente capo e mani in segno di assoluto dissenso. Col cazzo che mi sarei persa una lezione simile e nonostante non fossi riuscita a farmi assegnare i Thestral avrei comunque voluto portare a termine l'esercizio nel migliore dei modi. «È solo un taglietto, starò bene» Affermai seria fissando col mio sguardo bicolore il taglio ben più evidente che il professore indossava con fierezza. Se lui poteva stare lì dopo un taglio simile io pure potevo farlo e difatti anche il docente sembrò essere d'accordo con me e dopo aver sventolato la bacchetta un paio di volte vicino al mio orecchio lo sentii rimarginarsi senza troppe difficoltà. «Grazie mille, in futuro cercherò di stare più attenta!» Promisi chinando leggermente il capo mentre osservavo il Professor O'Neill allontanarsi a lunghi passi energici per tornare nel recito di Axel. Mi sforzai con ogni fibra del mio corpo di non voltarmi ancora verso di lui, sarebbe stato bene, lo sapevo, mi dovevo fidare delle sue capacità e dovevo tornare a prestare tutta la mia attenzione sulla creatura al mio fianco se non volevo procurare ulteriori incidenti o peggio ancora beccarmi un brutto voto. «Ricominciamo ok?» Proposi determinata alla creatura mentre mi allontanavo per rivolgerle nuovamente un profondo inchino di scuse al quale la creatura rispose prontamente in segno di pace. «Molto bene, vedo che sei disposto al dialogo» Continuai avvicinandomi leggermente e ignorando il mondo esterno che probabilmente, visto il modo in cui continuavo a parlare con l'animale, mi avrebbe ritenuto una pazza. «Ti domando perdono se prima sono stata distratta, non ricapiterà» Promisi cominciando a strofinargli il dorso energicamente mentre mi trattenevo dall'impulso di voltarmi a cercare ancora una volta il viso ti Axel. Starà bene. Mi ripetei mentalmente continuando ad accarezzare il manto piumato dell'ippogrifo affinché si abituasse al mio tocco. «Posso?» Domandai con fare rispettoso aumentando la pressione sul dorso della creatura per indurla ad abbassarsi abbastanza da farmi salire agevolmente su di lei. Tutti gli esemplari presenti a Hogwarts erano perfettamente addestrati e quindi abituati al contatto con l'uomo, così aveva affermato il professore e quindi, se davvero erano abituati alla presenza umana significava che lo erano pure all'essere cavalcati e difatti non ci volle molto prima che l'animale abbassasse nuovamente il capo verso terra piegandosi sulle zampe anteriori abbastanza da raggiungere un'altezza a me accessibile. Gongolai appena fra me e me con aria soddisfatta e senza perdere tempo montai in groppa alla creatura che dopo pochi secondi tonrò alla sua posizione iniziale. «Molto gentile» Esclamai felice riservando un altro paio di carezze alla creatura prima di provare a spiccare il volo. Non ci volle molto prima di raggiungere una quota considerevole e solo allora, conscia che l'ippogrifo non avrebbe potuto percepire il voltarsi del mio capo, cercai finalmente il Serpeverde di cui tanto temevo le sorti e trovandolo capii che avevo fatto bene a restare in pensiero per lui, perché ora, totalmente privo del controllo del suo tuono alato, vorticava tra un giro della morte e un movimento sconnesso della creatura atto a disarcionarlo. Questo non andava per niente bene.
    ★ ★ ★
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    SkyleeMétis. Corvonero. V anno. Gruppo Ippogrifi.

    Interagito direttamente con David, Jayden e infine il professore. Cercato con lo sguardo Axel.
    Dopo aver ricominciato da zero con la creatura Skylee è riuscita a salirle in groppa e impaziente di cominciare la parte seguente dell'esercizio si è alzata in volo.
     
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    Una delle cose che Daphne più odiava era sbagliare, doveva essere sempre perfetta e questo valeva anche per le scelte che faceva, soprattutto se queste influenzavano la sua media scolastica quindi, quando il professore le disse di cambiare Ippogrifo, si irritò non tanto con lui ma con se stessa per l'errore commesso. Non erano ammessi fallimenti e questo, in qualche modo, lo era stato; almeno non avrebbe sentito sua madre darle della stupida. Si allontanò dal suo nuovo amico e, una volta individuato un esemplare libero, si diresse verso di lui mantenendo, di nuovo, una distanza di sicurezza di tre metri. Quando si accorse della sua presenza, la fulminò con lo sguardo, a differenza dell' altro era meno socievole e più grosso, che fortuna. Non si lasciò scoraggiare e si inchinò nuovamente, mantenendo il contatto visivo e aspettando che il suo partner di giornata facesse lo stesso. All'inizio la ignorò, aveva altre priorità al momento: pulirsi le ali. Daphne non si mosse, era sempre stata un tipo paziente e questo l'aiutò a non mandare al diavolo l'animale come avevano fatto altri e, infatti, poco dopo il suo inchino venne ricambiato. Tornò alla posizione inziale, fece un passo avanti per testare il terreno e, quando la mezz'aquila fece lo stesso, si avvicinò e allungò una mano per accarezzargli il dorso. Sentì urlare il nome di Skylee e si girò di scatto per vedere cos'era successo ; era stata ferita ad un orecchio, per fortuna il professor O'Neill era subito corso da lei fermando l'emorragia. Gli Ippogrifi erano davvero irritabili, da quel punto di vista i Therstal erano meglio. Per non fare la fine della corvonero, rivolse tutta la sua attenzione al permaloso animale, continuando ad accarezzarlo per calmarlo e renderlo più docile. Si spostò poi di lato per salirgli in groppa, aveva imparato le basi a Durmstrang, se la cavava ma non era un'esperta in materia. Ora, tutto quello che doveva fare era mettere una mano sul dorso dell'animale, darsi lo slancio e saltare su, l' unico problema era che questo particolare esemplare era alto quasi tre metri e, anche se si era abbassato per agevolarla, non bastava, doveva piegarsi ancora di più per colmare i metri che li separavano, cosa che, per sua sfortuna, non fece. Sospirò, pensando ad una possibile soluzione. Prima di tutto presa le bacchetta e con un Vestis trasfigurò la gonna della divisa in dei pantaloni, erano più pratici e comodi, dopodiché si guardò attorno, doveva trovare qualcosa, tipo un sasso, ingrandirlo e usarlo per darsi lo slancio necessario.
    La sua ricerca ebbe vita breve dato che si ritrovò entrambe le mani di Hunter sui fianchi, si era accorta che si era avvicinato ma non si aspettava un gesto del genere. Prese aria, era nervosa ma non lo diede a vedere, e quando le chiese se fosse mai andata a cavallo, le venne istintivo piegare la testa all'indietro per guardalo negli occhi e, così facendo, la appoggiò sul suo petto. Era da maleducati dare le spalle alle persone. «Mai, tu sì? È uno dei tuoi hobby segreti?» Gli sorrise divertita, non aveva dimenticato quello che si erano detti alla Guferia. La posizione in cui era le permise di osservare il corvonero da un'altra prospettiva, la luce del sole risaltava il verde dei suoi occhi e Daphne non poté fare a meno di pensare che oltre ad essere affascinante, fosse anche attraente. Cosa? Sgranò gli occhi, quello che aveva pensato non andava bene, per niente. Raddrizzò la testa e si allontanò leggermente, doveva mettere le distanze. «Okay, sono pronta ma prima... » Coprì le mani con le sue e gliele portò un po' più avanti per saldare la presa. Già, quelle mani da pianista che... Scosse la testa, concentrandosi sull' Ippogrifo che aveva davanti, non era il momento di ricordare quelle cose. Si appoggiò al dorso dell' animale e, grazie all'aiuto di Hunter, riuscì finalmente a salire. Era davvero bella la vista da lassù, non vedeva l'ora di volare. «Grazie dell'aiuto.» Accennò un sorriso. Di solito preferiva fare le cose a modo suo, però Hunter non era stato invadente e sapeva che l'aveva aiutata perché voleva e non per pietà , così le aveva detto al ballo di fine anno e, probabilmente, era stato così anche adesso. E poi dice di non essere un gentiluomo. Strinse delicatamente i fianchi dell' Ippogrifo con i muscoli del polpacci, esercitando una lieve pressione; non dovette aspettare molto, la creature aprì le sue enormi ali, staccò le zampe dal terreno e spiccò il volo.





    Daphne Andersen, IV anno, Serpeverde
    Cambio Ippo, si inchina e dopo u n po' l'animale fa lo stesso. Citato Sky. Trasfigura la gonna della divisa in dei pantaloni, poi cerca qualcosa che l'aiuti a salire dato che l' infame non si abbassa più di tanto, però Hunter le dà una mano e interagisce quindi con lui. Alla fine sale e spicca il volo.


    Edited by Daphne. - 23/9/2022, 00:45
     
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    Christopher O'Neill | Professore di CDCM

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    «Come preferisce signorina Metis» Asserì l'ormai da tempo ex Grifondoro prima di castare con attenzione un incantesimo in direzione dell'orecchio della giovane ragazza per ricucirne i tessuti. Se solo la ferita che il tuono alato gli aveva inferto la mattina non fosse stata così profonda e grande avrebbe certamente risolto da sé pure quell'inconveniente, ma Christopher sapeva bene fin dove arrivavano le sue capacità in ambito di magia curativa e se un piccolo taglietto al lobo era un incidente facilmente risolvibile, uno sfregio al viso era su tutt'altro livello ed era per questo che aveva in fine optato per affidarsi alle mani esperte di uno specialista in materia quale era l'infermiere della scuola che in quanto abilità era secondo solo a pochi. Una volta assicuratosi che la giovane Corvonero stesse bene tornò a prestare la propria attenzione ai vari ragazzi sparsi per i tre recinti. Alcuni di loro sembravano star avendo grossi problemi con i propri animali, mentre altri lo sorpresero piacevolmente. «Ottima pensata signor Falkhart, questo sì che si chiama risolvere intelligentemente i problemi» Commentò felice che ad aver avuto una simile idea fosse stato proprio un Grifondoro. Se solo lo avessero ascoltato maggiormente i ragazzi avrebbero potuto sfruttare il fatto che tutte le creature lì presenti erano state adeguatamente addestrate in precedenza e che quindi, fossero perfettamente in grado di ubbidire a semplici comandi quali: Abbassati, alzati, vola ecc. Christopher non aveva però disdegnato i creativi metodi che la maggior parte dei ragazzi aveva utilizzato, restandone anzi parecchio sorpreso e soddisfatto di come fossero tutti perfettamente in grado di trovare da loro metodi ingegnosi per ovviare eventiali problemi nella vita vera. «Ottimo lavoro ragazzi, non appena vi sentite a vostro agio potrete sollevarvi da terra. Non temete io resterò ad osservervi per tutto il tempo, ok?» Rassicurò i più timorosi con un amabile sorriso d'incoraggiamento per poi dedicarsi a chi proprio non sembrava riuscire affatto nel compito da lui assegnato. «Signorina White, le serve forse una spinta per salire?» Se la risposta fosse stata affermativa il professore non avrebbe perso tempo e l'avrebbe sollevata di peso per aiutarla a salire sulla creatura, se la risposta fosse invece stata negativa le avrebbe riservato un occhiata severa per assicurarsi che riuscisse effettivamente nel suo intento prima do andarsene, altrimenti la Tassorosso si sarebbe certamente ritrovata a dover sostenere una bella lezione di recupero in materia Thestral. «Signor Dragonov, cosa le salta in mente? Non è questo il modo in cui trattiamo le creature qui a Hogwarts!» Tuonò alterato il professore che nemmeno in seguito all'aggressione della creatura lì presente aveva osato alzarle un dito o la bacchetta contro. «Quella che sta legando come un salame è una creatura estremamente rara e sorprendente, non le permetto di trattarla come una bestia sottomessa al volere dell'uomo!» Aggiunse avvicinandosi a gran passi verso il Serpeverde che improvvisamente si alzò in volo perdendo totalmente il controllo del Tuono Alato. E che dire, c'era d'aspettarselo vista l'indole permalosa e selvaggia della creatura. «Ragazzi partite pure, tranquilli, solo evitate la zona in cui si trova il signor Dragonov, sarebbe rischioso avvicinarsi ora» Affermò nervoso massaggiandosi le tempie per ritrovare la calma perduta. L'impavido magizoologo non aveva mai tollerato nessuna forma di violenza o maltrattamento verso le creature di ogni genere e vedere sfruttato così uno dei suoi adorati animali lo fece innervosire parecchio. Lui sì, li addestrava, ma pur sempre nel rispetto dei loro spazi e dei loro bisogni, non obbligandoli con la forza a piegarsi a lui. «Signor Dragonov torni immediatamente a terra! Per lei la lezione termina qua!» Tuonò alterato quasi in contemporanea al tuono che si diffuse attorno a loro mentre il cielo prendeva a scurirsi e la terra a bagnarsi con grandi goccioloni freddi. E tante care cose alla bella giornata di sole. «Sono sicuro che sarà ben più che felice di ripulire le stalle delle creature domani pomeriggio!» Continuò accertandosi che il ragazzo riuscisse a riprendere il controllo della creatura quel tanto che bastava a farlo tornare con i piedi per terra, se non ci fosse riuscito non avrebbe perso tempo e con un colpo di bacchetta avrebbe richiamato all'ordine ragazzo e creatura affinché scendessero di quota in totale sicurezza. Ci mancava solo che altri studenti si ferissero per il pessimo buon senso del ragazzo e quella giornata si sarebbe proprio potuta dire rovinata.
    Blablabla mettete gli spiler blablabla alzatevi in volo e volate (?) blablabla non morite. No ok a parte gli scherzi metteteli e usate questo post per volare e poi tornare a terra per concludere la lezione e andarvene in pace. Questo sarà per voi l'ultimo giro di post, poi seguirà quello mio conlcusivo con annessi voti.

    Avete tempo fino al 29/09 alle 23.59 per postare.

    Siete liberi di fare guai o non risucire a volare per motivi x, ma come il nostro adorato doma piccioni Dragonov potreste ritrovarvi una bella punizione!
    Punizione che sarai libero di giocarti in on se lo vorrai. <3
     
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    IV Anno

    C’era qualcosa di sbagliato in Skylee o in come si era porto con lei. Si era forse offesa? Che aveva detto di male? Ah certo! Non puoi dire ad una ragazza di sputarsi addosso; per quanto salutare fosse era una cosa da maschiacci cresciuti nella natura selvaggia quella. Tornò quasi imbarazzato al suo ippogrifo. Aveva fatto la cosa giusta, ne era certo, solo il modo in cui lei l’aveva presa l’aveva lasciato interdetto o quantomeno più triste. L’ippogrifo gli diede una spintarella col muso, quasi innocente, ma con il chiaro intento di non pensare a lei, che stava bene ed invece di saltargli in groppa come diceva il professore. E a proposito: – Emh Grazie…? – Non era molto sicuro dei complimenti appena ricevuti. Non aveva fatto niente di che in fondo, aveva senso prendersi quei complimenti per un nonnulla? Bah forse era solo uno stimolo per il professore che tutto sommato non sembrava passarsela poi troppo bene mentre cercava di mantenere l’ordine tra tre recinti diversi passando rapido da uno all’altro. Il gruppo threstral sembrava quello più mansueto, quasi come le bestiole che erano loro capitate. Faceva così strano allungare lo sguardo nella loro direzione e vederli salire su cose invisibili, o anche solo vederli seduti sul nulla mentre si sollevavano in aria.
    Si fece rosso, quando, per puro caso, il suo occhio si sollevò sopra un threstral in volo con una studentessa con la gonna. Si fece subito rosso in viso, tanto quanto il logo che portava al petto, e spostò lo sguardo verso il suo ippogrifo che lo guardava da oltre le spalle quasi con tono di sfida. – Che vuoi fareeeeeeeee – L’ippogrifo partì in quarta passando da fermo ad un rapido troppo quindi un galoppo. Le ali di lui, o forse lei, non aveva capito bene il sesso di quella creatura, si aprirono, le piume tese nel percepire le correnti ventose. Un balzo ed erano in aria. Jayden strinse di più le gambe addosso al ventre dell’animale mentre le mani correvano al collo della bestia, quasi ad abbracciarlo per aggrapparvicisi. Il Rainbow Dash senza arcobaleni lo portò in alto, sempre più in alto. Il terreno si allontanava, tutti diventavano sempre più piccoli, le nuvole invece si ingrandivano e si avvicinavano, tanto che allungando il braccio si poteva quasi toccare la loro superficie pannosa. L’ippogrifo salì ancora dando al suo passeggero un assaggio di umidità prima di riportarlo in una leggera picchiata verso il basso, appena sopra le cime degli alberi. Almeno da lì la caduta non doveva essere così rovinosa. L’animale, senza che gli si desse alcun comando zigzagò fra le cime più alte scavalcando ostacoli immaginari. Il tutto mentre il suo cavaliere si teneva strettamente attaccato a lui. Come si guidava quel coso?! – Puoi andare più piano? – Cercò di patteggiare, ma per tutta risposta l’animale sbuffò, quasi infastidito da tale richiesta e lo trascinò in una giravolta aerea che lo lasciò a testa in giù per qualche interminabile attimo. Usciti dal loop però sembrò ascoltare il suo cavaliere effettivamente rallentando e lasciando che Jayden potesse godersi lo spaventoso panorama. Le sue zampe trotterellavano in aria, quasi stesse camminando su un marciapiede che solo lui percepiva. Battè le ali sollevandosi oltre la fine della radura, solo per iniziare una vorticante, ma dolce, discesa fino a terra dove con una normale camminata al passo tornò esattamente nel punto da cui si era partiti.
    Senza aspettare alcun cenno del professore o di altri scese rapido dall’animale. Le gambe, no tutto il corpo, tremava facendo Aldo Giovanni e Giacomo-Giacomo. Terra. Jayden non l’aveva mai apprezzata più di quel momento. L’ippogrifo lo steva già ignorando adocchiando volenteroso lo studente successivo, quasi sperando che il prossimo fosse più avventuroso di quello che gli era appena capitato. Jayden si spostò appoggiandosi al tronco di un albero con la mano, lo sguardo a terra. Non stava così male da vomitare, ma quel contatto con la terra e con la natura era fondamentale. In groppa ad un ippogrifo, mai più. O almeno non uno così selvaggio!

    -Parlato-Pensato-Parlato altrui-
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    Credits: Eltanin17


    Jayden Falkhart – IV Anno – Grifondoro
    Gruppo Ippogrifi

    Inizialmente citata skylee, poi è tutto un “Where noone goes” fatto male. Jay non ha polso con l’animale che lo sballottola in aria facendo il giro scelto da lui prima di riportarlo a terra.
     
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    Axel
    Stupido. Maledetto... piccione del cazzo! Ed altri epiteti di questo genere s’ammucchiavano confondendosi nel caos di pensieri vorticanti nella testa e nella bocca del bulgaro che non riusciva a trovare un modo per scendere, per imporre quella che era la sua volontà sulla bestia. «Scendi!» Ordinò all’animale ringhiandogli mentre si teneva con forza contro il suo corpo ma il Tuono Alato non sembrava della stessa idea. Salì in alto, oltre le nuvole, là dove la temperatura s’abbassava vertiginosamente vicino alla zero e poi, in maniera del tutto inaspettata l’animale cominciò a vorticare avvitandosi orizzontalmente mentre il mannaro batteva i denti per il freddo. Dio quanto lo avrebbe cruciato, altroché! Non fosse che in quella stramaledetta scuola di checche e in quel paese di perbenisti, maledizioni come quella della tortura non erano accettate. Con un crucio quell’animale avrebbe smesso per sempre di imbizzarrirsi a quel modo. L’animale aprì le ali ponendo fine a quell’avvitamento da volta stomaco salvo richiuderle per gettarsi in picchiata. Axel sentì il proprio stomaco perdere un colpo mentre la sensazione di vuoto attanagliava le viscere per sentirsi poi trascinare verso il basso ad una velocità impossibile. Cazzo! Era nella merda più assoluta e l’unica opzione che gli venne in mente fu quella di puntargli la bacchetta contro la nuca per castargli almeno un “Imperio”. Fortunatamente però, il provvidenziale intervento del professore riuscì in qualche modo a calmare la bestia ed evitò al mannaro di ricorrere ad un tale provvedimento che gli sarebbe costato molto, estremamente, caso. O’Neill aveva anche lui optato per un incanto ma, a differenza dell’abitudine che permeava gli usi del bulgaro, non era stato utilizzato un incantesimo forte come una delle maledizioni imperdonabili bensì qualcosa di più appropriato e sicuramente adeguato alla situazione. Un incantesimo come l’“Imposium”, probabilmente, in grado di domare anche la più feroce delle bestie. Il professore lì guidò al suolo dove il mannaro, infreddolito, saltò immediatamente giù dalla groppa della bestia allontanandosi di qualche falcata quando quest’ultima tentò nuovamente di attaccarlo questa volta fisicamente sporgendosi per beccarlo e quando il professore lo allontanò ponendosi in mezzo da barriera questi ruggì sollevandosi sulle zampe per poi riabbassarsi e tentare un colpo di coda. Pennuto di merda. Axel di tutta risposta, testa di cazzo com’era, si sporse in uno scatto provocatorio in avanti che non piacque per nulla all’insegnante già di per sé in difficoltà a tenere l’animale inferocito:
    «Per lei la lezione termina qua!» Fece l’insegnante rivolto al Serpeverde. Axel si posizionò sull’attenti, com’era stato educato ma nulla nella sua figura esprimeva il minimo pentimento o rammarico. Rimase immobile, dritto come un fuso, il mento ben alto ad esprimere fierezza nonostante l’insegnante lo stesse riprendendo. Che mi levasse pure punti, pareva esprimere con strafottenza. Vorrà dire che alla prima partita ne segnerò abbastanza da recuperare, presuntuoso sborone. Ecco cos’era. Ma questo era il bulgaro quando non provava il minimo rispetto per il suo interlocutore. «Sono sicuro che sarà ben più che felice di ripulire le stalle delle creature domani pomeriggio!» Il mannaro prese un respiro prima di sillabare due parole rigidamente che gli uscirono pregne del suo accento straniero: «Sì, signore», la mandibola appena slittata lateralmente prima d’andarsi ad irrigidire contro la mascella.
    Ma vaffanculo, coglione” pensò e quando lo vide allontanarsi per tornare dagli altri studenti si sentì libero di roteare gli occhi al cielo. Quanto non sopportava quella scuola del cazzo. Si spostò in disparte poggiandosi al tronco d’un albero e tirando fuori la tabaccheria per rollarsi sul momento una sigaretta che non avrebbe acceso. Sia mai! O la principessina sarebbe tornata indietro per sbraitargli di non avvelenare i suoi quattro piccioni del cazzo con un po’ di fumo. Tsk! L’arrotolò con calma sistemando con cura il tabacco e focalizzandosi su quei movimenti ormai di routine. Sollevò la cartina passandoci la lingua ed una volta sigillata la posizionò dietro l’orecchio attendendo a braccia incrociate il momento in cui avrebbe potuto fumarsela in santa pace. Normalmente, alla decretazione della lezione finita si sarebbe dileguato soprattutto se la lezione stessa era stata una tortura per lui ma il periodo non era il migliore e, conscio che la Corvonero gliene avrebbe anch’essa dette quattro, rimase ad aspettarla per accompagnarla alla sua lezione successiva.


    Axel Dragonov, VI anno, Serpeverde ~ Tuono Alato

    Citata Skylee
    Punizione citata in questa role ✨
     
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    La lezione mi stava mettendo a dura prova, ero scossa ed arrabbiata, delusa e spaventata. Non amavo quelle sensazioni e non riuscivo mai a gestirle bene in più il mio umore influiva su tutto quello che stavo provando a fare. Loki per quanto lo sentii irrigidirsi mi tenne il gioco dandomi il tempo di far ritornare i miei capelli in uno stato “normale”, se così si poteva definire, anche se avevo la strana sensazione che non fosse l’unico che si era reso conto di ciò ma non era il momento di pensarci. La frase del mio amico Serpeverde mi fece sorridere leggermente «Si, sono le piogge acide...» risposi abbassando lo sguardo. Non volevo stare lì a spiegare e non sapevo nemmeno come dirglielo in quel momento. «Grazie ancora... in questa lezione il fulcro principale sono i miei mille ringraziamenti verso di te!» cercai di dire la frase sorridendo e cercando di alleggerire la situazione che di per sé era già abbastanza pesante. La notizia di dover volere sopra gli animali fu presa davvero con grande filosofia da me, infatti avrei voluto scappare lontano da quel posto. Loki cercò di tranquillizzarmi cercando di dirmi che mi sarebbe rimasto attaccato ma non riuscii a sorridergli anzi divenni pallida in viso. «Vorrei dirti nuovamente grazie Loki... ma in questo momento...» le parole non mi uscirono dalla bocca mentre afferravo l stecco che mi stava porgendo il mio amico serpeverde, in più mi bloccai da una voce che venne da dietro le mie spalle. Mi voltai e il viso di Reina mi si piombò negli occhi. Sembrava volesse consolarmi e il mio sguardo si fece strano ma poi cambiai subito idee. Spalancai gli occhi ed arrossii di colpa alla sua affermazione sul mio intimo e la mia lingua non seppe fermarsi «Ma sei scema o cosa?» dissi istintivamente, poi si avvicinò e mi sussurrò la sua genialata scossi la testa ed alzai gli occhi al cielo ed aggiunsi sottovoce «Complimenti cara, la stronzaggine ti scorre nelle vene.»Va bene! Da dove mi uscivano quelle parole? Ero davvero io? SI lo ero, ed ero così arrabbiata con tutti che avrei davvero potuto dire e fare cose che erano fuori luogo. Avrei voluto aggiungere "Stai attenta ad andare in alta quota potresti perdere il poco cervello che ti resta lì tra le nuvole! Preoccupati di quello.." Ma non ci riuscì le parole mi si fermarono in gola. In più quella ragazza riusciva a tirar fuori il peggio di me e mi faceva allo stesso tempo sentire in colpa. Strinsi i la mano sinistra in un pugno quasi come a punirmi per quello che avevo detto, ma non ero di umore adatto ed ero furiosa per prima con me stessa. Feci un bel respiro per calmarmi perché sentivo i brividi al cuoio capelluto e non volevo dare spettacolo ma non feci in tempo che una voce molto familiare e decisa arrivò dritta dritta alle mie orecchie. All’inizio rimasi un secondo bloccata poi mi voltai con calma (apparente) e fulminai David sul posto. Uno sguardo nero come non mai ma che lanciava fiamme, uno di quelli che erano uguali allo sguardo che lanciava mio padre. «Sto benissimo così Harris!» dissi seria e dura senza mai togliere lo sguardo dal ragazzo e trattenendomi nel non dire altro. Davvero? Voleva darmi ordini? Voleva anche andare a braccetto con mio padre e cambiarmi il guardaroba? Avremmo parlato di questo dettaglio, eccome se ne avremmo parlato dopo la fine della lezione. Rimasi a fissarlo e poi mi venne una piccola idea. Avevo letto in un libro di una ragazza che voleva salire sul cavallo ed aveva la gonna, mi piegai leggermente in avanti e con eleganza afferrai la parte di dietro della gonna portandola in mezzo alle gambe per poi prendere la parte davanti e fare un doppio nodino tra i due lembi, trasformando la gonna plissettata larga in un pantaloncino. Alzai il sopracciglio quasi soddisfatta e poi mi voltai verso il professore che mi chiamò. Alla sua domanda avrei tanto voluto rispondergli “no grazie preferisco restare a terra” ma il mio senso del dovere si fece avanti «Se potrebbe aiutarmi le sarei grata... non so come salire...» dissi mentre avevo lo stecchetto di carne in avanti e sentivo che un thestral si era avvicinato nuovamente a me. Vidi il professore avvicinarsi a me di gran carriera e quasi mi fece timore, tanto che feci un passetto indietro, mi fece cenno e mi avvicinai a lui e in un secondo sentii le sue mani intorno alla mia piccola vita e sollevarmi come se nulla fosse, in un secondo ero seduta sopra l’animale. Tremavo e ritornai pallida in un secondo, così istintivamente mi chinai in avanti aggrappandomi al Thestral con le braccia. Non so nemmeno come e perché ma sentii il cavallo alato iniziare a muoversi mentre prendeva velocità e il mondo intorno a me si muoveva più velocemente e poi di colpo, un battito di ali e il Thestral iniziò a volare. Trattenni il fiato ma ad un certo punto mentre sentivo e vedevo il terreno allontanarsi sempre di più la paura prese il sopravvento e quando il Thestral virò leggermente diedi un urlo che mai avevo sentito uscire dal mio corpo. Chiusi gli occhi e mi aggrappai all’essere ma in realtà al nulla. «Merlinooo!» dissi con voce altissima e con la lettera finale prolungata. Ero terrorizzata e sentivo lo stomaco sottosopra. Gli occhi non riuscivo ad aprirli e non sapevo dove stesse andando e cosa stesse facendo il Thestral. Sentivo lo stomaco sottosopra e il cuore battere così forte che avevo il timore di svenire. «...Voglio scendere...» dissi in un filo di voce mentre sentivo l’aria ancora colpire il mio corpo esile. «Ti prego! Torna al punto di partenza, per favore...» Non sapevo se l’animale avesse un percorso da fare o se aveva compreso il senso delle mie parole oppure era solo esasperato dalle mie urla ma lo sentii ancora girare e spostarsi sulla sinistra e nuovamente diedi un urlo enorme «AAAhhhhh!» Non amavo volare sulla scopa ma vedendola mi dava sicurezza e poi non andavo mai molto in alto. Qui non vedevo nulla, non sapevo a cosa e come ero aggrappata ed era un essere vivente e pensante che poteva incavolarsi e farmi volare a terra. Mentre l’animale girò io scivolai leggermente di lato e strinsi le cosce intorno all’animale. Non sapevo né dove fosse né nulla sentii come un sussulto forte e l’agitarsi dell’animale. Mi sentii andare con il peso del corpo in avanti, era chiaro che stava scendendo, per fortuna. Poi avvertì che stava toccando terra e che finalmente iniziava a fermarsi. Io ero attaccata all’animale come una cozza e con gli occhi chiusi. Quando non sentì più nessun movimento e nessun tipo di aria colpirmi capii che eravamo fermi. Cercai di aprire gli occhi e senza capire come e con quale forza scivolai di lato. Quando i piedi posarono a terra le gambe non tennero il peso e caddi in ginocchio. Pallida come una nuvola in un cielo limpido e con i capelli che avevano perso la vivacità infatti il castano era quasi diventato grigio e spento. Misi le mani sul viso e rimasi lì in quel punto, senza forze e con la sensazione di svenire da un momento all’altro. Se c’era una possibilità di farmi amare il volo in quel momento era stata spazzata via. Era stato orribile per me, mi sentivo come di cadere, come se non avessi appoggio. L'unica cosa che avvertivo erano i rumori degli zoccoli del Thestral che sembravano agitati il resto era tutto confuso.




    Rose Mia White, IV anno – Tassorosso.
    GRUPPO THESTRAL.

    Ho interagito con Loki , Reina, David e il Professore.

    Ho accettato l’aiuto del Professore mentre riapprocciavo con il Thestral. Montata sopra all’animale e spiccato il volo urlando come le matte e restando attaccata a lui terrorizzata. Il Thestral (disperato) è rientrato alla base e io sono scesa da esso ma sono a terra che non riesco ad alzarmi non avendo le forze (quasi mezza svenuta). Credo di aver fatto incavolare il povero Thestral.
     
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    David non era mai stato geloso delle ragazze che si portava a letto, alla fine si trattava di una scopata di una sera e e poi via, ognuno per la sua strada. L' unica eccezione era la rossa con cui si era intrattenuto più volte, ma lì era più una questione di orgoglio personale, doveva dimostrare a se stesso e a lei che era lui il migliore, in tutti i sensi. Eppure il pensiero che tutti potessero vedere cosa ci celasse sotto la gonna di Rose non gli andava bene per niente, al ballo aveva già deciso che era sua e, come tale, solo lui poteva prendersi certe libertà. Avrebbe fatto meglio a indossare dei pantaloni prima di salire sul quel Therstal di merda, altrimenti ci avrebbe pensato lui. Cosa che, a quanto pare, avrebbe dovuto fare visto la risposta che gli diede. «Non penso proprio!» Si stava innervosendo, perché diamine non lo ascoltava? L'Ippogrifo sotto di lui era impaziente di volare, ma David aveva altre priorità al momento. Da quando si era trasformato aveva subito dei cambiamenti anche nel modo di comportarsi; a parte una maggior difficoltà nel controllo della rabbia e degli ormoni, era diventato più possessivo e non gli piaceva quando qualcuno metteva le mani sul coniglio, anche se si parlava del docente di Cura. Sapeva che aveva fatto solo il suo dovere nell'aiutarla a salire su quello scheletro ambulante, ma la bestia dentro di lui desiderava spezzargli le braccia per aver osato toccare ciò che era suo. Era a causa della sua natura di mannaro che il Dragonov era così protettivo con la Métis? O c'era altro? Non pensava che la trasformazione potesse influenzare così tanto il suo modo di pensare, che rottura di cazzo.
    La creatura sotto di lui ne aveva avuto abbastanza di aspettare e, senza preavviso, sbatté le ali e prese quota, librandosi in aria. Per poco non gli diede un pugno in testa, non gli aveva dato il permesso di volare! Erano davvero irritabili e impazienti, tuttavia suo padre gli aveva ordinato di darsi una regolata, se voleva ottenere il vero potere doveva imparare a controllarsi di più e a non lasciarsi travolgere dagli eventi, più facile a dirsi che a farsi. Per caso aveva dimenticato com'era un licantropo dopo la prima trasformazione? Una bomba ad orologeria pronta a esplodere, ecco cosa. La fredda brezza autunnale lo aiutò a calmarsi e, per un istante, chiuse gli occhi dimenticandosi di tutto e tutti, un paradiso. Lasciò alla mezz'aquila il controllo, poteva andare dove voleva, tanto era addestrata e sapeva fin dove spingersi. I suoni e gli odori erano amplificati anche a quell'altezza, ma gli dispiacque, era bello poter essere tutt'uno con la natura senza il molestatore di turno che, puntualmente, gli andava a rompere le palle. Ah, se solo fosse così tutti i giorni. «Più veloce!» L'Ippogrifo ubbidì, per una volta erano d'accordo. Aprì gli occhi e si godé il panorama, sorridendo sinceramente per un istante, in un momento di pace che, probabilmente, non sarebbe più tornato. Con una virata, l'ibrido iniziò a scendere, percorrendo a ritroso la strada che aveva fatto. La prima cosa che David notò non appena le zampe dell'animale toccarono terra fu il coniglio ripiegato su se stesso, tremante e dai capelli sbiancati per la paura. La raggiunse e per qualche secondo la guardò senza fare niente, di solito avrebbe sbroccato, non sopportava quando si piangeva addosso ma sapeva anche quello che aveva passato in estate e del senso di colpa che la attanagliava e, cosa non meno importante, lei lo aveva supportato a modo suo dopo la trasformazione e non era scappata. Così, senza dire niente, le mise un braccio intorno alla vita e l'altro sotto le ginocchia, sollevandola di peso senza troppe difficoltà, era un fuscello . «La lezione è finita no? Arrivederci.» Si allontanò con la ragazza tra le braccia, anche se dopo lo avrebbe sentito per non averlo ascoltato e, ovviamente, si aspettava un ringraziamento adeguato per quello che aveva fatto.




    David Harris, V anno, Serpeverde

    Interagisce con Rose, vorrebbe raggiungerla ma l'Ippo vola via e quindi si gode il giro. Quando torna, vede Rose depressa e la prende in braccio per portarla non si sa dove. Saluta il proffo.
     
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    Non riesce a scorgere perfettamente la figura di ROSE dietro di sé, sebbene con la coda dell’occhio faccia di tutto per tenere sotto controllo la situazione. Quale, poi, non lo ha ben capito nemmeno lui. E quindi non sta controllando nulla di concreto, ma ha bisogno quantomeno di crederlo per non entrare in circoli viziosi mentali compulsivi. La battuta sollevata in difesa della privacy della Tassorosso, comunque, gli viene rimandata indietro; sintomo che, come previsto, la ragazza vuole evitare di parlare di quanto accaduto ai suoi capelli. O non lo vuole fare in quel momento. E sia, dunque, non insiste, limitandosi a sollevare il mento di un poco, in segno di assenso. [Sì, non è necessario] le fa sapere un po’ rigido riguardo ai continui ringraziamenti, voltandosi a guardarla come i comuni mortali per breve momento, prima di allontanarsi per prendere i due nuovi stick di carne. Apprezza molto la riconoscenza di lei, ma inizia a sentirsi un po’ a disagio con tutti quei “grazie”. Non sta facendo nulla di speciale, in fin dei conti, perciò nemmeno riesce a entrare nel merito di quelle parole, finendo per replicare a monosillabi il più delle volte e a muoversi come se avesse i legamenti di piombo. Preferisce allora concentrarsi sul pragmatismo, affidandole un pezzo di carne e indicandole uno dei Thestral lì vicino. [Ho capito…] conosce bene i vari aspetti dell’ansia, e non si sente in diritto di giudicare quella altrui, soprattutto se la persona che ha davanti non riesce neanche ad esprimerla correttamente. Però purtroppo, la Caposcuola sarà costretta ad affrontarla ugualmente, perciò gli tocca andare giù un po’ più di schiettezza, cambiando registro per qualche attimo. [Ma tu intanto daglielo e basta] sbrigativo. Le labbra si comprimono a vicenda subito dopo, a simboleggiare quanto gli pesi questa presa di posizione, sebbene tenda a nascondere la reazione dandole le spalle per proseguire verso il destriero più a sinistra. E poi, in ogni caso, le ha detto che sarebbe stato lì vicino, creature magiche permettendo, no? Mah. Si sente un vero stronzo, e non può fare a meno di voltarsi per rassicurarsi dello stato psicologico della ragazza. Non che lui sia messo molto meglio di lei, ma la sua faccia tosta dovrebbe tecnicamente fare da schermo a quanto si smuove al suo interno. Tra l’altro questa permane più o meno stabile nonostante l’intervento di Reina, cui lancia un brevissimo sguardo prima di essere catturato nuovamente dalla Tassorosso. Un angolo della bocca si abbassa leggermente. Hai capito la docile ROSE! Allora le spine ce le ha anche lei… Le spalle gli si raddrizzano spontaneamente, facendo sporgere di poco il petto, mentre solleva un sopracciglio alla volta del Thestral che fa coppia con lui. Oltre alla fierezza per la grinta tirata fuori dal cilindro inaspettatamente, trova sorprendentemente divertente l’esplosione di rancore serbato dall’amica, ma gli sembrerebbe davvero fuori luogo lasciarsi sfuggire indizi a riguardo, sforzandosi al proprio massimo di mantenere l’espressione di bronzo. Magari questa grinta le servirà nel brevissimo futuro quando si troverà in groppa al proprio animale. Nessun pensiero aggiuntivo viene invece dedicato alla possibilità di intravedere l’intimo delle ragazze al galoppo. Beh, lui non fa parte dei fortunati che potrebbe avvedersene in ogni caso, ma non trova interesse nella questione a prescindere. O… forse dovrebbe? Nel dubbio si impone di precludersi tutte le possibili angolazioni in cui potrebbe Halley capitargli nel campo visivo. Brividi. Scuote la testa, riportando il focus della propria attenzione sulla cavalcatura davanti a sé che accarezza per diversi secondi, prima di fare leva sui propri gomiti e tirarsi su con la sola forza delle braccia. Appoggia il petto contro il dorso dell’animale mentre una gamba passa sul fianco opposto della bestia, per poi sollevare il busto e cercare di stabilizzarsi in equilibrio. Non è facile come sembra. Non vi sono staffe e non vi sono briglie a cui agganciarsi, perciò stringe un po’ le ginocchia sulla cassa toracica del Thestral, con le mani che ricercano l’attaccatura delle scapole per potercisi aggrappare grossolanamente. [Chi cazzo è quell’Harris, il tuo secondino?] domanda a ROSE frattanto, stentando ancora a tenersi ben dritto. Non che siano affari suoi, va detto, è solamente il suo modo per esprimere solidarietà alla collega, nonché farle intendere che, anche se visibilmente in difficoltà, sta tentando di mantenere fede alla sua promessa di starle appresso. Meno male che il docente si prende la briga di svolgere il suo lavoro venendo in soccorso della compagna, cui a questo punto rivolge un leggerissimo sorriso teso. Ci siamo. E’ arrivata la parte più difficile. E lui mannaggia al gramo non sa ancora dove tenersi. Non ha nemmeno il tempo per chiederselo, tuttavia, poiché Rose parte in quarta prima di subito, lasciandolo indietro. [Cosa…?!? Merda!] batte un colpo alle anche del destriero con i talloni, mentre si getta in avanti cingendogli il collo con le mani. Cioè, le sue intenzioni non sono quelle di strangolarlo, anche se è probabile che quello non riesca a leggergli nella mente e si senta un attimino sotto pressione quanto il suo cavaliere, decollando nervosamente con due battiti d’ali pesanti. [Calmo, cazzo stai CALMO!] ordina. Ma il primo a non essere affatto calmo è proprio il Serpeverde, ormai in balia degli umori della sua creatura. Vorrebbe spingerla a seguire la scia di ROSE ma non riesce a indirizzare la testa della bestiola nella direzione desiderata. Potrebbe essere anche un partito preso di quest’ultima che vuole farsi una scorribanda dove più le aggrada, spingendosi sopra le cime degli abeti e verso il Lago Nero su cui poi si abbassa blandamente. Loki, dal canto suo, continua a incitare il Thestral a raggiungere l’amica, strattonandolo senza troppe cerimonie a più riprese, ma nulla da fare, viene completamente ignorato e trascinato nella scampagnata panoramica dell’animale, fra sbalzi di altitudine improvvisi rischiano di farlo volare via, e un tuffo nell’acqua ben calcolato al fine di inzuppare diabolicamente la scocciante zavorra che gli tocca portarsi appresso. Al Thestral, naturalmente. E quando, dopo interminabili minuti di fredda brezza lacustre a sferzargli le membra sgocciolanti, il tour viene portato a termine, l’espressione è pressappoco quella di uno che ha mangiato merda scarafaggio al limone. Le braccia che si incrociano al petto, rigide, appena gli zoccoli rallentano a seguito di una vertiginosa planata, non lasciano spazio a grosse interpretazioni dello stato d’animo del ragazzo, voltato dalla parte opposta rispetto al muso dell’animale. Come una coppia di vecchi sposi litigati. Se non altro condividono l’antipatia reciproca.

    - [Parlato] - Pensato -“Parlato altrui”-
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    Credits: Eltanin17

    Loki Norman - IV anno - Serpeverde
    GRUPPO THESTRAL

    Interagisce direttamente con ROSE, cercando di spronarla a modo suo. Citati Reina, Halley di cui non vuole vedere le mutandine ("gheyyy") e David, prima di tentare di seguire il Thestral di Rose ma fallendo miseramente perché il proprio cavallo vuole fare di testa sua. Fa il suo giro sopra il Lago Nero, viene pucciato come un biscotto al burro nel tè, e poi ritorna a terra litigato con l’animale. Cattivo Cheescake. Per te niente furetti stecchiti per merenda, oggi. Tch.
     
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    Accarezzava il manto fosco della creatura che le faceva da mezzo di trasporto rendendosi conto, con il tatto più che con la sola vista, di quanto scheletrico fosse l'animale. Sentiva ogni ossicino sotto le gambe accostate ai fianchi del Thestral, chiedendosi come potesse non rompersi sotto il suo stesso peso, figuriamoci con una persona in groppa. Ma non era un suo problema. Se anche fosse collassato al suolo con la schiena spezzata a metà, avrebbe potuto comunque puntare il dito sull'insegnate a cui, doveva ammetterlo, non si sentiva di poter dare completa fiducia. Ma alla fine di chi mai avrebbe potuto fidarsi?
    Sentì Halley chiamarla, di nuovo, e si voltò nella sua direzione alzando gli occhi al cielo, esasperata dalle continue richieste della Grifondoro dei suoi coglioni. Continue richieste = due.
    -Muoviti, Wheeler- allargò le braccia sconsolata -Cammina finché non ti ci schianti contro e poi arrampicati, hai paura di romperti il naso?- era un diavolo di cavallo con le ali, non era mica una Chimera! Questa cosa del non vedere le bestie stava diventando una palese scusa per far fare tutto agli altri -Occhio all'ala quando sali, che se gliela spezzi e poi ti sfracelli al suolo va a finire che danno la colpa a me- che tanto era abituata ad essere usata come capro espiatorio, ma se proprio dovevano accusarla di omicidio che fosse intenzionale
    -Ehi, però se muori cadendo poi tutta la classe potrà vedere i cavallini- alla Scott piaceva vedere il bicchiere mezzo pieno, in fin dei conti. Con la coda dell'occhio continuò ad osservare la grifoncina, cominciando già a pensare ai modi in cui avrebbe potuto chiederle di sdebitarsi, quando il suo Thestral cominciò a camminare per il recinto. Ovviamente non vi era una sella, e tanto meno delle briglie a cui potersi aggrappare, nemmeno una corda. I Thestral non avevano piume, nemmeno una stramaledetta criniera, dove avrebbero dovuto aggrapparsi? Al cazzo, ovvio. Perché in una scuola dove lasciano che i professori avvelenino gli studenti non si può pensare che valutino il livello di pericolosità di lasciarli volare senza appigli, senza strumenti e senza sicurezza. Ad ogni lezione c'era sempre quel frizzicorino che puzzava di morte che ti pompava adrenalina nelle vene. Bello, stressante ma piacevole. E a proposito delle cose piacevoli, fu colpita dalla risposta piccata della White. Sorrise apertamente mentre lo zuccherino si inacidiva e le dava della stronza. Che strano, per una volta che metteva in guardia qualcuno senza un tornaconto personale, alla fine l'aveva solo avvisata del possibile problema. Lei, d'altro canto, se ne fregava altamente se qualcuno avrebbe poi potuto vedere sotto la sua gonna perché, quel giorno, le mutandine le aveva messe
    -Auch- si portò una mano al cuore -Così mi ferisci, White- il labbro inferiore andò a coprire quello superiore mentre le palpebre cominciarono a sbattere più velocemente, la classica faccia da cucciolo bastonato. Se non altro sembrava sembrava aver smesso di avere paura, per qualche secondo. Non che le importasse, chiaro. Non ebbe modo di approfondire la questione delle mutande con la tassa, sembrava che il Thestral che le era toccato non amasse stare fermo troppo a lungo nello stesso punto. Carolina, ormai lo aveva rinominato così, non sapeva nemmeno se fosse maschio o femmina, ma chi se ne importava. Non amava fare differenze. Si chinò leggermente in avanti per raggiungere l'orecchio della Caro -Ce lo facciamo un giro?- chiese quasi aspettandosi una risposta. Allungò il braccio dominante verso il sederone dell'animale e gli diede una leggera pacca su quest'ultimo
    -Vola, cavallino. Vola!- Strinse le ginocchia ancorandosi meglio sulla schiena dell'animale mentre, con il busto sempre proteso in avanti, rimaneva accostata al lungo collo nero del Thestral, con le mani ferme sullo stesso come unico appiglio. Non se l'era sentita di afferrarlo per le punte ossee che gli uscivano dal cranio, sarebbe stato strano. Come se qualcuno l'avesse presa per le orecchie mentre se ne stava arrampicato sulla sua schiena. Anche no.
    L'animale partì aumentando il passo mentre dispiegava le ali, le sbatté un paio di volte mentre ancora correva sul prato e poi, finalmente si librò in volo. Fu una sensazione stranissima. Il vuoto d'aria che le prese lo stomaco rese tutto più reale, più della possibilità sempre presente di morire. Chiuse gli occhi e gettò la testa all'indietro, lasciando che i lunghi capelli mossi svolazzassero liberi al vento. Liberi, come lei non era mai stata. Tornò a puntare gli occhi davanti a sé, leggermente socchiusi per evitare che l'aria li facesse lacrimare, alzò le braccia verso l'alto quasi a voler toccare le nuvole ma erano troppo in basso. Stavano volando appena sopra le fronde degli alberi, poco sotto poteva ancora distinguere chiaramente i compagni ancora a terra che faticavano a farsi ascoltare da quelle simpatiche creaturine
    -Andiamo Wheeler, non dovresti essere quella coraggiosa?- canzonò la ragazza poco distante, ma la sua attenzione venne catturata da altro. Un gufo attraversò il suo campo visivo, e subito le sovvenne un ricordo alla mente. Tutto ad un tratto non le importava più che fossero nel bel mezzo di una lezione e controllati a vista da Barbie Malibù versione maschile. Aveva un conto in sospeso con un piccione ben più piccolo di quelli che stavano studiando in quel momento, e sperò che il professore non avrebbe avuto niente da ridire se, mentre continuava il suo esercizio pratico di mille modi per morire, si fosse messa a caccia di pennuti. Scrutò il cielo con una ritrovata voglia di pollo per pranzo ma, a parte qualche cornacchia e qualche gufo con messaggi legati alle zampine, non vi era traccia del rapace incontrato solo pochi giorni prima. Avrebbe continuato volentieri la ricerca ancora per un po', ma Carolina non sembrava dello stesso avviso. Scrollò il grosso testone ossuto e cominciò a puntare verso il suolo
    -Eddai un ultimo giro!- pregò la creatura perdendo di nuovo attenzione verso mamma cornacchia. Le piaceva stare li dove l'aria era più rarefatta, si sentiva leggera e senza vincoli. Come se nessuna legge potesse toccarla, a parte quella di gravità. Il Thestral sembrò ascoltarla e riprese a sfiorare le chiome arboree con gli zoccoli -Più veloce!- disse la Serpeverde con un leggero colpetto ai fianchi con i talloni che, inaspettatamente, funzionò e spronò l'animale ad aumentare la velocità. Si, le piaceva sentire il vento sulla faccia e quella sensazione di pace. Unirsi alla squadra di Quidditch cominciava a sembrare un'idea non tanto male.
    Dopo un ultimo giro circolare, Carolina tornò ad abbassarsi puntando il terreno, senza rallentare troppo. L'impatto con il terreno non fu proprio morbido, ma nemmeno andò male come si era immaginata. Una volta sfiorato il suolo il Thestral prese a correre sulle quattro zampe fino a rallentare per poi fermarsi del tutto, sembrava averlo fatto migliaia di volte. Chissà quanto vivevano questi animali. Smontò tornando ad appoggiare entrambi i piedi a terra, senza perdere il grande sorriso che le era spuntato in volo -Scusi prof, possiamo portarli a casa?-


    Reina Scott, Serpeverde, IV anno
    Gruppo Thestra.
    Interagito con Halley e Rose a terra, con Halley anche mentre volava. Ha fatto un giretto volante cercando la mamma piccione di Hardice perché ha voglia di grigliata, ma poi torna a terra. Vorrebbe tenersi il Thestral che ha, giustamente, rinominato Carolina.
     
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    Carini un cazzo. Se fosse caduta dalla groppa del Thestral, non sarebbe sopravvissuta di certo ma, d’altra parte, non le importava un bel niente. Avrebbe portato il fardello del timore, in silenzio, tentando di nascondere le sue insicurezze a seguito della sua impossibilità di vedere il suo destriero. Doveva ammetterlo: si trovava in una situazione mai affrontata prima, neanche durante le escursioni con suo padre. L’idea di trovarsi a precipitare nel vuoti, tuttavia, non rallegrava quel frangente. Aveva ragione Reina: doveva darsi una mossa e affrontare con più polso la situazione. La Serpeverde le diede le ultime dritte ed, Halley, si limitò a seguirle, senza aggiungere una virgola, così da non essere ancora in debito con lei, più di quel che già fosse. Oh si, l’avrebbe pagato caro e salato quell’aiuto del quale, però, necessitava a qualunque costo. Ci avrebbe pensato se fosse sopravvissuta al volo. La Scott continuava a sfotterla, imperterrita, sottolineando il fatto che non le sarebbe importato di un suo eventuale incidente aereo. “Tranquilla, non ti farò causa. Quanto sei rassicurante!” Sbuffò, con una nota di divertimento, convinta che non potesse essere così insensibile come sembrava di primo acchito e, forse, un giorno, la sua idea sarebbe stata confermata. Chissà.
    Ok. Doveva concentrarsi. Cercò di riportare alla mente la fisionomia della creatura che l’avrebbe portata là, dove nessuno avrebbe potuto aiutarla in caso di bisogno. No, se la sarebbe dovuta cavare solo con le sue forze e con le conoscenze che vantava, dopo il suo studio estivo intensivo.
    “Ok, bello!” Per modo di dire. Iniziò in tono calmo e pacato, volto a tranquillizzare il suo fedele compagno. “A quanto pare, io e te, adesso, ci facciamo un bel giretto!” Con estrema cautela, Halley, posizionò la sua piccola manina pallida, lì, dove ricordava che avesse la testa. Le carinerie avrebbero funzionato? Forse sì, in fondo non avevano la fama di essere creature pericolose. I Thestral, infatti, avevano di male solo la ragione per la quale erano visti dall’uomo. Per questo ringraziava Merlino, da un lato, di non poter usufruire di quella maestosa visuale. “Visto? C’è del potenziale tra noi!” Stava blaterando ma le intenzioni erano delle migliori. Non era ancora stata disarcionata, voleva pur dire qualche cosa. Si posizionò come se sarebbe posizionata su qualsiasi cavallo e si aggrappò a cosa non sapeva. La testa della bestiola, come da manuale, era sprovvista di criniera e quindi si interrogò in merito a dove si sarebbe aggrappata, senza farlo incazzare. La contrario dei normali cavalli, i Thestral, erano ricoperti di una specie di mantello traslucido, liscio e scura e leggermente scivolosa, fattore che riusciva a preoccuparla ulteriormente. Sapeva che erano dotati di un’intelligenza sufficiente a capire ciò che il pilota desiderasse e contava parecchio su questo particolare. “Dai, andiamo.” Tre, due, uno… “Vola, piccolo!” Mica tanto. Il Thestral iniziò a cavalcare, passo dopo passo ed, infine, gli zoccoli lasciarono il terreno così che potesse prendere, una volta per tutti, il volo. Verso l’infinito e oltre. Una sensazione di libertà si sprigionò nel petto della Grifondoro, con una potenza tale da lasciarla interdetta. Quella era la vita che voleva, la vita che sua madre non avrebbe mai accettato per la sua figliola perfetta. Aveva ancora gli occhi chiusi, respirava a pieni polmoni ed infine riuscì a guardare. Una meraviglia. Iniziava ad apprezzare le particolari lezioni tenute da quei pazzi dei professori. Le esperienze provate negli ultimi mesi valevano più di ogni altra cosa, aumentando il livello di esperienza che le sarebbe servito in un futuro non troppo lontano. Alzò lievemente il busto, così da poter avere una visuale migliore su quegli spazi sconfinati ed apprezzarne ogni piccolo particolare. Era decisa, avrebbe parlato alla madre e fissato gli obiettivi personali, senza nessun tipo di interferenza neanche da parte di persone, da lei, reputate di vitale importanza. No. Avrebbe agito da sola, con o senza il benestare di colei che l’aveva messa al mondo.
    Assaporò ancora per qualche secondo quella brezza di fine estate e, poi, decise che era arrivato il momento di rientrare alla base. Ma come sarebbe stato l’atterraggio? Dolce o brusco? Non aveva la benché minima idea di come si facesse, non si era posta il problema fino a quel momento. Cazzo. “Allora? Piano piano, tesorino, torniamo dal tuo paparino?” Mai poi? Il professore era il suo padrone? Chi l’aveva allevato fino a quel momento? Ma che ti importa, Halley? Sei scema? Pensa a scendere senza romperti una gamba o peggio! “Torniamo nel recinto!” Non se lo fece ripetere due volte. Si strinse al collo del suo nuovo amico ed, insieme, iniziarono la discesa. La disinvoltura che mostrava non era di certo la verità ma, stranamente, si fidava e lo lasciò fare. Pochi istanti ci vollero per toccare terra e, con sua grande sorpresa, le cose non andarono poi così male. Sistemò la divisa sotto il suo regale sedere, così che non potessero vedere il colore delle sue mutandine –ma anche per non urtare la sensibilità altrui- ed, infine, perse l’equilibrio e cadde a terra nello smontare da cavallo. “Porca…” Si morse la lingua e tentò di rimettersi in piedi per non perdere l’ultimo, briciolo, di dignità, che aveva in corpo. "Grazie, piccolino! Sei un bravo cavallino e vorrei poterti dire che sei anche bello ma non mi è dato a sapere!" Meglio così. Aveva fatto anche un bel volo, contando l’altezza dalla quale era franata. Poco importava: tutto bene quel che finisce bene. Si lasciò alle spalle quell’arduo compito con una nuova consapevolezza. Quel giorno non era cresciuta esclusivamente sul piano scolastico ma anche a livello umano, riuscendo a comprendere molte più cose che in una vita intera.


    Halley Wheeler, Grifondoro, IV anno.
    GRUPPO THESTRAL.
    Interagito con Reina e volato con il Thestral yey. Alla fine, smontando è caduta perchè c'ha la sfiga incorporata, mica poteva andare tutto bene. Eddai.
     
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    Ero trepidante di alzarmi in volo e percepire la tanto piacevole quanto famigliare aria fredda sul mio volto. Una fresca sensazione simile a una boccata d'aria pulita. Quando volavo in groppa al mio manico di scopa era come poter respirare a pieni polmoni e farlo in sella a una creatura sarebbe stato solamente più eccitante, seppure non del tutto appagante per la mia necessità di avere sempre tutto sotto il mio controllo, come se da me e dalle mie azioni dovessero dipendere le sorti del mondo intero. Non poter avere il totale controllo di ciò che l'animale avrebbe fatto faceva paura, mi faceva sentire impotente, ma era proprio quella sensazione di incertezza e precarietà a rendere il tutto più elettrizzante. Con una leggera pressione del piede sul costato dell'ippogrifo gli segnalai che ero pronta a prendere quota e lui, senza farselo ripetere due volte si alzò in volo e cominciò a sfrecciare libero in cielo vorticando velocemente mentre il vento mi scompigliava i boccolosi capelli color platino. Solo quando raggiungemmo una discreta quota mi lasciai andare all'impulso di cercare Axel con lo sguardo e solo io sapevo quanto di lì a poco me ne sarei pentita, coscia del fatto che essendo entrambi a lezione davanti a tante persone non avrei potuto reagire d'impulso. Istintivamente tentai di indirizzare l'ippogrifo in sua direzione per aiutarlo al meglio delle mie possibilità, ma prontamente il professore comunicò a tutti noi di stare lontano da quella zona per evitare spiacevoli incidenti e per quanto per la prima volta avrei voluto infrangere tutte le regole per poterlo soccorrere mi obbligai a restare immobile, ferma a mezz'aria a fissarlo con sguardo preoccupato finché il professore non riuscii a riprendere a distanza le metaforiche redini del Tuono Alato affinché si calmasse. Non potevo fare a meno di incolparmi per la disavventura del Serpeverde con una simile creatura. Esemplari del genere percepivano la confusione interiore lontano un miglio e lui per colpa mia aveva un dannato groviglio dentro. A volte mi domandavo come sarebbe stata la sua vita senza di me e probabilmente la reale risposta mi spaventava più di quanto non ammettessi a me stessa, perché se davvero sarebbe stato meglio senza di me non sapevo se avrei avuto la forza di lasciarlo andare o se invece, opzione più probabile, sarei stata così egoista da non farcela. Quando ero diventata così? Nemmeno me lo ricordavo, io un tempo ero felice, sicura di me, sicura di ciò che volevo e provavo, mentre ora... ora forse il groviglio incasinato ero solo io. Feci dietrofront indirizzando l'animale dalla parte opposta a quella di Axel e lasciai poi che fosse l'ippogrifo a guidarmi verso un giro panoramico della tenuta. Passammo prima vicino alle torri di Grifondoro e Corvonero, poi planando verso il basso toccammo quasi le fredde acque del lago nero per poi risalire abbastanza in alto da poter ammirare tutto il castello nella sua interezza. Era bellissimo visto da lì e se solo avessi potuto non sarei mai tornata giù, ma sapevo bene di non poterlo fare, la vita libera e spensierata che avrei voluto vivere era ancora molto lontana e se volevo arrivare a raggiungerla avrei dovuto lavorare duramente. Mi crogiolai ancora per qualche minuto a spasso per il cielo con le goccioline di pioggia causate da Axel a bagnarmi il viso e solo quando mi sentii veramente pronta per scendere e tornare ai problemi della vita reale, lo feci. La discesa come l'atterraggio non furono per nulla bruschi o spaventosi, amavo volare, non mi dava il minimo fastidio percepire l'assenza del terreno sotto ai miei piedi e come se quella fosse una lezione di volo mi accertai di concludere l'esercizio nel migliore dei modi prestando attenzione persino a scendere dell'animale. «Grazie mille per avermi sopportata» Sussurrai alla creatura prima di riservarle un ultima carezza alla base del lungo collo morbido e piumato. «Ci si vede in giro!» Dissi poi cedendo il posto allo studente dopo di me per permettere pure a lui di godersi l'esperienza. «Tu!» Puntai Axel da lontano con sguardo infuocato. «Mi hai fatto venire un infarto, brutto scemo» Lo picchiai sulla spalla senza metterci realmente forza. Come se non sapessi che tanto, nemmeno al pieno delle mie forze, avrei potuto fargli male in alcun modo. «A momenti non ci perdo un orecchio per assicurarmi che non ti mettessi a litigare col Tuono Alato. Scemo, scemo, scemo» Continuai a inveirgli contro con aria scherzosa e una punta di preoccupazione nello sguardo. «Se prendo un brutto voto ti riterrò colpevole, sappilo» Affermai in fine con fare permaloso mentre mi sistemavo vicino a lui con la schiena appoggiata contro il tronco dell'albero in attesa che la lezione giungesse al termine.
    ★ ★ ★
    Caposcuola Corvonero | Scheda | Mailbox | Pensatoio


    Skylee Mètis. Corvonero. V anno. Gruppo Ippogrifi.
    Interagito con Axel e concluso l'esercizio senza ulteriori problemi. È appoggiata a un albero in attesa della fine della lezione per andarsene in compagnia di Axel.
     
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    La vita di Daphne si basava sul controllo, la moderazione e la pacatezza, gli eccessi e i sentimentalismi non erano contemplati. Questo era ciò che le era stato insegnato da quando era venuta al mondo per volere di sua madre, la quale pretendeva che sua figlia fosse esattamente come lei e, in parte, ci era riuscita. Tuttavia, sua nonna aveva fatto in modo che non diventasse completamente apatica e, in questo, il pattinaggio le era stato di grande aiuto. Era uno sport che si basava sul controllo, non erano ammessi errori perché rischiavi di cadere e farti male seriamente, come le era già successo. Allo stesso tempo, però, quando pattinava si sentiva libera e in pace con se stessa, la stessa sensazione che stava provando in quel momento. Chiuse gli occhi, mentre l' Ippogrifo sbatteva le sue enormi ali, volando sicuro nell' azzurro cielo di settembre, più veloce di quanto fosse mai andata su una scopa. Il vento le faceva andare i capelli da tutte le parti: in faccia, in bocca, davanti agli occhi e poi tutti all'indietro, non si capiva, eppure Daphne rise, pensando allo stato in cui sarebbero stati una volta toccato terra. Avrebbe dovuto legarli in una coda o in uno chignon, peccato che un certo corvonero l'avesse distratta con i suoi modi gentili e le mani affusolate che, senza esitazione, si erano posate sui suoi fianchi. Era così attento con tutti o solo con lei? Il mistero non faceva altro che infittirsi e lei era sempre più curiosa di scoprilo. Già immaginava le domande che Ryuu le avrebbe fatto non appena fossero stati un attimo da soli che poi, a dirla tutta, anche lei ne aveva qualcuna per lui. Se pensava di scansarla si sbagliava di grosso, gli avrebbe fatto in terzo grado. La mezz'aquila virò e Daphne aprì gli occhi, rafforzando la presa sul dorso dell'animale, stavano tornando indietro. Le sarebbe piaciuto che quel volo durasse di più ma si sa, la libertà è un sentimento fugace, le catene che ti tengono prigioniero sono ben salde. Un tempo aveva creduto che a spezzarle sarebbe stato suo padre, era qualcosa che aveva scoperto quest'estate grazie ai ricordi che aveva visto durante una delle sue trance. Prima che quella stronza di sua madre gli facesse il lavaggio del cervello, si era resa conto che quell' uomo l' 'amava e anche tanto e lo stesso valeva per suo fratello ma ormai era tardi, per lei era solo un estraneo. Pur volendo non avrebbero mai potuto recuperare il loro rapporto, lui era andato avanti con la sua nuova famiglia e lo stesso aveva fatto lei, da sola.
    L' ippogrifo atterrò senza troppe difficoltà, così Daphne scese e si voltò per inchinarsi nuovamente, per ringraziarlo del giro e in segno di rispetto. Se sapevi come prenderli erano davvero degli creature molto docili, dovevi solo fare attenzione a non offenderli e a non distrarti. Fece due passi indietro e quando l'ibrido tornò insieme ai suoi compagni, lo osservò qualche altro istante prima di fare lo stesso, sembrava felice insieme ai suoi simili. Sorrise leggermente, era così abituata alla solitudine che per lei era strano trovarsi bene in compagnia di qualcuno. Si diede una sistemata ai capelli, erano un disastro, e con andatura lenta si andrò a mettere direttamente al fianco di Hunter, guardandolo con la coda dell'occhio. Pure un bel profilo aveva, fantastico. Sospirò, aveva fatto solo pensieri inopportuni da quando lo aveva rivisto, tutta colpa dei sogni strani che aveva fatto! La mente le giocava brutti scherzi e no, non credeva alla teoria freudiana che vedeva il sogno come appagamento di un desiderio, proprio no. «Com'è andato il volo? » Dall'espressione che aveva si direbbe bene, ma non si poteva mai sapere con Hunter, non lasciava trasparire molto. La lezione era quasi finita, mancavano gli ultimi studenti. Per fortuna aveva un'ora di spacco, ne avrebbe approfittato per farsi una doccia e rilassarsi un po' prima di andare a Divinazione, una delle cosa più inutili che avesse mai studiato. Nel mentre, si girò e allungò una mano per tirare, di nuovo, un riccio al corvonero. Una volta presa un' abitudine è difficile smettere.




    Daphne Andersen, IV anno, Serpeverde
    Fa tranquillamente il suo giro, scende e ringrazia l' ippo e poi interagisce con Hunter, aspettando la fine della lezione.


    Edited by Daphne. - 29/9/2022, 22:36
     
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    - Forse - una risposta che vuole ironicamente lasciare l'alone di mistero su cui ormai basiamo i nostri botta e rsiposta, un grande classico intramontabile insomma. La cosa non mi da fastidio, per niente, anzi contribuisce ad aumentare il piacere di una chiacchierata.
    Contro ogni aspettativa la serpeverde non si oppone, anzi, asseconda il mio tocco e si lascia aiutare. Sono sorpreso: si è sempre posta in maniera così distaccata che questa improvvisa vicinanza mi spiazza. Improvvisa... sicuro che sia improvvisa? A conti fatti, non è mai stata davvero così distante, non per lunghi periodi di tempo in realtà. I suoi atteggiamenti, il suo modo di rivolgersi a me è sempre stato un po' contraddittorio e mi chiedo se ne sia consapevole. Dall'inizio ha dettato le regole di questa distanza fisica che pone fra di noi, per poi infrangere due secondi dopo la regola che lei stessa aveva imposto. Il pensiero mi fa sorridere e scuotere impercettibilmente la testa ma, fortunatamente, non mi deconcentra da quello che sto facendo. Anche volendo, non mi riuscirebbe di distogliere l'attenzione da questo momento in cui davvero, per la prima volta credo, la sto toccando. Voglio dire, non sono fatto di marmo e il senso del tatto mi funziona bene.
    - Di nulla - e piano piano lascio andare la presa, una volta che la ragazza è al sicuro a bordo del suo ippogrifo.
    Torniamo a noi allora, per un attimo stavo dimenticando che ho anche io lo stesso compito da portare a termine.
    Il primo ostacolo non è troppo complicato da superare, alla fine somiglia abbastanza a salire su un cavallo... diciamo uno stallone esageratamente cresciuto, per via della stazza. L'ippogrifo, essere abbastanza intelligente, capisce qual 'è la mossa successiva: decollare. Scuote la testa e prende consapevolezza di me, il passeggero, e poi mi accorgo che è arretrato di un paio di passi probabilmente perchè ha bisogno di più spazio per darsi la spinta. Mi stringo al suo piumaggio e non ho molta scelta se non fidarmi del suo istinto. Qualcuno intorno a me ha già preso il volo sul suo animale, più o meno grande che sia. Altri si alzano in aria su... animali invisibili. La loro vista basta per distrarmi abbastanza da non accorgermi dello sprint che ha dato l'ippogrifo, ma non abbastanza da ricevere il corpo di frusta, fortunatamente.
    Ed ecco, in meno di cinque secondi i miei piedi non potrebbero più toccare terra se ci provassi. Sento il vuoto sotto di me ed istintivamente stringo le ginocchia sui fianchi dell'animale, proprio come se stessi andando a cavallo no? Solo che di solito loro non vanno davvero così veloci. Mi sembra di non poter controllare la situazione, mi sembra di non potergli dire nulla per indirizzarlo dove voglio eppure forse neanche serve: come se sapesse già dove voglio andare - o forse sono io a suggerirglielo involontariamente con i movimenti del corpo - l'ibrido aquila-cavallo punta verso la torre corvonero emettendo un acuto urlo di battaglia. Si sta divertendo? Per caso è infastidito? Che hai? Non lo sapremo mai. però non sta provando a liberarsi di me, il che è già un ottimo risultato.
    Sinceramente un po' lo capisco, anch'io vorrei urlare. Così tanto che schiudo le labbra come se davvero dovessi iniziare ad urlare a squarciagola, ma il suono mi muore in gola e non uscirà mai da lì. Un brivido, è stato solo quello per un micro istante, a fugace necessità di buttare tutto fuori prima di razionalizzare il fatto che non ne sono capace.
    L'ippogrifo vira verso destra abbassandosi di quota e compiendo un giro intorno alla torre, per un attimo il mio vagare col pensiero mi ha fatto scivolare appena di lato causandomi un brevissimo attacco cardiaco, è come se fossi morto e risorto nell'arco di mezzo secondo.
    Sono ancora intero però e nonostante il breve attimo di terrore non avrei disdegnato un altro giro, magari direzione lago.
    Atterraggio non troppo morbido, gli artiglia dell'animale toccano terra e io ricevo una botta al culo di cui pagherò le conseguenze più tardi. Smonto dall'animale e dopo avergli dato un paio di colpetti in amicizia sul collo fa dietro front e se ne va. Faccio lo stesso, raggiungo chi ha concluso il suo tour aereo della scuola e poco dopo anche la bionda mi raggiunge riprendendo posto vicino a me - benone - rispondo stirando il collo che produce il classico scricchiolio di quando sblocchi qualcosa.
    La lezione si era conclusa e mi restano addosso un gran bisogno di una doccia e qualche goccia di xanax... stranamente. Dovrei starci attento a questi sbalzi improvvisi.
    Un'altra volta. Un'altra volta mi tira i capelli. A questo punto inizio a pensare che sia il suo modo di dire ciao . La fermo, prima che mi dia nuovamente le spalle. Ha qualcosa incastrato fra le labbra e io, attratto da qualche strana forza, ancora una volta rompo le distanza sfiorandole le labbra con il pollice per spostare un capello rimasto incastrato per via del vento. Probabilmente anche i miei saranno in disordine, ma chi se ne frega. Il mio è un tocco leggero, automatico, mosso da un'istinto che oggi mi sta facendo scoprire più cose di quelle che avrei immaginato. Quando mi rendo davvero conto di cosa sto facendo, esito solo un istante con la mano e con lo sguardo per poi completare velocemente il movimento. Ma che cazzo faccio. Non so che cosa mi sia preso, se forse sono davvero così poco intollerante verso il fatto che la ragazza ogni tanto abbia i capelli scombinati o che so io. Così poi, in pubblica piazza mi metto a fare cose che sarebbe meglio evitare. Stavolta sono io che indietreggio, concludendo quel momento di confusione - la prossima volta indossa un elastico... ci vediamo - la sensazione di aver dato in qualche modo spettacolo, mi crea un certo disagio. Spero che oggi i curiosi siano pochi e spero di aver dissimulato come si deve quello che ho appena fatto. Magari l'ha dimenticato, magari...
    Non era il caso, davvero, no.

    Hunter Moore, Corvonero, V anno
    Preso il volo con l'ippogrifo, fatto un breve viaggio fino alla torre corvonero e tornato indietro. Ha rischiato di cascare per distrazione, ma è tutto sotto controllo.
    Interagito con Daphne e potresti avere uno stato confusionale sull'ultimo movimento di Hunter, forse non te lo ricorderai benissimo... (disclaimer: Hunter è un mentalista di cancellazione non ancora pratico nel controllare il suo dono).




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