Ballo di fine anno

Aperta a tutti gli studenti.

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    Serpeverde
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    Non era d'accordo con Hunter, era importante per lei sapere come e quando lo avesse trascinato fuori. Non voleva rimanere all' oscuro, per una maniaca del controllo come lei che pesava ogni gesto e azione, era qualcosa di inaccettabile. Tuttavia, lasciò correre, era ancora scossa a causa dell' attacco di panico e non le andava di riempire di domande la persona che l'aveva appena aiutata. Inoltre, era sicura che quell' evento sarebbe stato riportato sul giornalino, quindi avrebbe appreso i dettagli da lì. Una parte di lei sperò che non fosse così, peccato che quell' inutile pezzo di carta vivesse di pettegolezzi e il suo portar via Hunter dalle grinfie di Chanel poteva essere letto in molti modi, non appena si fosse presentata l'occasione avrebbe chiarito quel punto con la diretta interessata. Non l'aveva fatto di proposito anzi, le sue intenzioni erano altre. Dopo l' incontro alla Stanberga si era ripromessa di girarare a largo dal corvonero visto le imbarazzanti situazioni in cui si erano trovati, e invece era stata stesso lei ad andare da lui. Molto coerente. «Per me è importante, ma non andrò oltre.» Ci tenne, però, a chiarire la sua posizione. Nel mentre, si era allontanata, mettendo la giusta distanza. Era una sua abitudine, non era solita invadere lo spazio personale delle persone, già il fatto di aver intrecciato le dita con le sue era troppo per lei. Non poteva neanche dare la colpa all' alcol in questo caso, non aveva bevuto neanche un bicchiere, quindi era lei ad averlo voluto. L'aveva fatto in un momento di panico, è vero, ma ciò non toglie che il suo istinto l'avesse portata da Hunter. Sospirò, aveva dato una risposta alle sue domande di prima, oggettivamente parlando non aveva avuto il tempo di riflettere, era partita in quarta. Quella consapevolezza le fece aumentare la voglia di scappare, ma se l'avesse fatto sarebbe risultata ancora più strana, quindi si sforzò di rimanere, per ora.
    I fiori intorno a loro si tinsero di bianco. Si sporse in avanti, abbassandosi forse più del dovuto, mentre con delicatezza ne toccò uno. Erano rivestiti in vetro, un vero tocco di classe non c'è che dire. La scollatura del vestito era particolare, quindi quando si accorse che la coppa del reggiseno si era spostata leggermente, si girò dall' altro lato, dando le spalle al corvonero mentre se l'aggiustava. L'alone bianco che li circondava si fece ancora più intenso. Magari quel colore, che era anche il suo preferito tra l'altro, era collegato all' imbarazzo? Infondo, ogni volta che stavano insieme era quello in sentimento che andava per la maggiore. Una volta assicuratosi che il vestito fosse a posto, tornò a guardare il corvonero, facendo finta di niente. Era la cosa migliore. Per alleggerire la situazione, gli aveva di nuovo toccato i capelli, a quel punto doveva essersi accorto che era uno suo passatempo. L'affermazione del riccio la soprese, quando lo aveva ignorato? Da quel che ne sapeva non si erano guardati neanche una volta, era vero che aveva evitato di incrociare il suo sguardo per tutta la sera, e onestamente le parve di esserci riuscita. Si era sbagliata? «E quando lo avrei fatto? Non ci siamo incrociati neanche una volta.» Era una mezza verità. «Non ho sentito la tua voce, e neanche ti sei avvicinato.» Forse era successo quando Chanel si era allontanata? Anche se fosse stato quello il caso lo stesso non si sarebbe avvicinata, si era accorta che erano in una situazione particolare. Sospirò, non era sua intenzione disturbali, ma l'attacco di panico aveva avuto la meglio. E gli effetti si facevano ancora sentire, aveva appena confessato ad Hunter un'altra cosa imbarazzante: che i suoi capelli gli ricordavano quelli di una nonna. Per fortuna era stata vaga, non aveva specificato che si trattasse della sua, non era pronta ad affontare quell' argomento. «Guarda che per me è un complimento, vuol dire che mi trovo a mio agio, credo.» Fece spallucce. Un piccolo complimento dopo quello che aveva fatto per lei se lo meritava, doveva solo interpretarlo. D' un tratto sentì la mano del corvonero sulla schiena nuda, la spinse di lato in modo tale che il vento non la colpisse. A quanto pareva Hunter era un tipo che faceva attenzione ai dettagli, beh, anche lei. «Apprezzo il gesto. Vedo che sei un gentiluomo, oppure qualche spirito ti ha posseduto alla Stanberga?»Lo prese un po' in giro, tanto a breve l'avrebbe salutato, il suo posto non era con lei quella sera.




    Interagito con Hunter e citato Chanel. Il disagio continua, ancora per poco, forse (?)


    Edited by Daphne. - 27/6/2022, 00:50
     
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    Ivory-Tempestra
    Ancora colta di sorpresa, per essersi trovata davanti al suo personale Uomo Nero, Ivory assunse una postura leggermente incurvata su sè stessa, portandosi le mani al petto, in un atteggiamento di autoprotezione.

    -Fra tutti coloro contro cui sarei potuta andare a sbattere, becco proprio Norman!
    Sfiga di merda!- pensò la Serpeverde, seguitando a fissare il volto del compagno.

    -Ma ... ma che fa? Piange?!?!-

    In effetti, quella che Ivory stava scorgendo scendere dall’occhio sinistro di Loki, pareva proprio una lacrima.

    -Oppure gli è entrato qualcosa nell’occhio?- si chiese la Serpentina, giudicando però quella possibilità come remota.

    -No, no ... da come si comporta sembra proprio sconvolto ... oh, per Merlino, l’ho beccato proprio in un momento no!
    Adesso mi ammazza, qui dove mi trovo!-

    L’impressione di Ivory venne confermata dall’espressione tesa, che Loki assunse di lì a poco.

    -Non mi pare adirato con me, però, questo ragazzo è schizzato come pochi!
    Non sono mai riuscita a leggere le sue intenzioni ... magari, fra poco, mi tira una labbrata, e mi lascia stesa per terra ...-

    Ivory stava ancora attendendo che la Spada di Damocle, sospesa sopra la sua testa, le calasse fra capo e collo, quando il compagno fece un sospiro, cogliendola di sorpresa.

    -... che ... che ha ...?-

    Per tutta risposta, Loki fece qualcosa di totalmente inaspettato, per la Serpeverde.

    [Scusa…]

    Ivory strabuzzò gli occhi, fissando il ragazzo con due fanali in stile anime.

    -Mi ... mi ha chiesto ... scusa?!?!-

    Peraltro, Loki si era pure fermato davanti a lei, mostrando di essere disposto a ricevere una risposta.

    -Oh, per la sottana di Morgana!
    Ora che gli dico?
    Se, rispondendogli, lo facessi arrabbiare?
    E se, per contro, non dicendogli nulla, lo facessi incazzare ancora di più?!-

    Non sapendo come reagire, Ivory iniziò a spostare, nervosamente, il proprio peso da un piede all’altro, come se avesse un impellente bisogno di andare in bagno.

    -Cazzocazzocazzo!
    Qualcosa devo fare, mica posso restare qui in eterno, come una statua di sale!-

    In effetti, gli occhi di Loki, così tanto penetranti, erano per Ivory proprio come quelli di Medusa.
    Fu quindi con uno grande sforzo di volontà, che la ragazza si impose una reazione.

    “... ehm ... ecco ... d-di nulla!” rispose, fra un balbettio ed un sorriso stiracchiatissimo.

    “S-Scusami ... oradevoproprioandare!” concluse rapidamente e mangiandosi le parole, salutando Loki con un gesto nervoso della mano, per poi uscire dal tendone, chinando la testa.

    -Porcatroia!
    Mi sa che oggi avrei fatto meglio a non uscire dal dormitorio!- si disse.

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    “Parlato”; -Pensato-



    Ivory ha parlato con Loki, poi si è subito disimpegnata, uscendo dal tendone del Ballo.
     
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    Serpeverde
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    Axel
    «Non sto piangendo» ripeté una seconda volta con più decisione Skylee alla volta del bulgaro, che non fece nulla per nascondere la frustrazione. Axel alzò gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente. Lei lo sapeva bene quanto lui che al suo udito finissimo non erano scappati quei singhiozzi ma, come al solito, perché sì, ormai poteva dire di conoscerla abbastanza bene, lei doveva negare. Negava sempre, qualsiasi cosa anche di fronte all’evidenza dei fatti e quella era una di quelle cose che lo mandavano in bestia! Così razionale e poi... «Cos?!» Sbottò arricciando l’espressione adesso ben visibile poiché non portava più la maschera a forma di lupo che gli aveva coperto metà viso fino a pochi minuti prima. «Che cazzo c’entra?! Io mica son venuto con lei» la differenza tra le due cose era abissale ai suoi occhi. Lui, Kynthia, l’aveva incontrata fortuitamente lì alla festa mentre se ne stava in disparte, a lato del tavolo dei drink (fottutamente analcolici) ad osservare i presenti. Perennemente a disagio la mora, così come per una volta non lo era lui ad una festa, solo perché profondamente convinto che avrebbe di lì a poco stretto sotto braccio la sua accompagnatrice. «Io non ho invitato nessuno» scandì, l’occhiataccia seria contornata dal nero del kajal che ne faceva risaltare i tempestosi occhi chiari. Quella frase, quel sottointeso inespresso quanto forte e aleggiante nell’aria tra i due: “a differenza tua”. Perché Axel era stato convinto fino a pochi minuti prima che Skylee avrebbe partecipato da sola a quella festa, o meglio, che ne avrebbe preso parte con lui. Con chi se no? Avevano formato e si erano scoperti un duo perfetto (quando non litigavano) la cui chimica era innegabile. Cazzo davvero ne stavano discutendo?! Cazzo scopavano! Da mesi ormai! Si incontravano ogni singolo giorno o quasi, passando delle ore chiusi insieme a fondersi insieme in quel rito che non sapeva più di solo sesso da parte di entrambi anche se, entrambi, non osavano ammettere quel cambiamento. «Anche noi siamo solo amici, amici normali...» lo sbuffo di scherno uscì dalle labbra del bulgaro ancor prima che potesse fermarlo. Era stata lei, proprio lei che ora precisava quelle sciocchezze, in Bulgaria, a puntualizzare che la loro amicizia avrebbe avuto dei benefit data la loro innegabile chimica a letto e glielo stava proprio per ricordare, inserendole tra le cose la minaccia sottile di negarsi dato che erano solo amici quando lei proseguì istigando ancora di più nel mannaro quella collera cieca quanto sorda, quell’istinto di possessività che come non mai aveva provato fino a quel momento. Lei era territorio suo. Punto. Fine della discussione. Non gliene fotteva un cazzo dei drammi del suo concasato e di chi per esso. Non doveva andare a quel modo la serata. «Dovrebbe fottermene qualcosa di questi cazzo di fiori di merda?!» Sbraitò riducendo in poltiglia quelli che aveva strappato. Tra le sue mani i fiori non smettevano di assumere mille sfumature luminose cangianti dal viola, al nero, al rosso, verde, persino lampi di rosa ma chi avrebbe potuto dire e definire a chi fossero associate quelle sensazioni? In entrambi i giovani i sentimenti e i cuori erano in pieno tumulto battendo ad un ritmo di tempesta.
    «Non osare Métis» ringhiò di tutta risposta a quella della Corvonero che aveva appena osato dargli del geloso. L’avvertimento era chiaro: non andare più in là di così altrimenti... Altrimenti cosa?
    Geloso. A lui, figuriamoci. Lui non era geloso, di cosa poi? Di lei? Tsk, lei era sua e basta, l’aveva marchiata ripetutamente grazie al fatto che prendeva quella roba babbana per cui poteva anche non usare il preservativo e lei non era tipa da concedersi così, all’acqua di rose, senza pensarci con il primo che passa. Anzi, a dimostrazione di ciò era proprio il tempo che era passato prima che lei gli rivelasse quel dettaglio privato. «Ma che cazzo stai dicendo? Porc...» bestemmiò di nuovo. «Cazzo Métis scopiamo tutti i cristo di giorni, secondo te con chi dovevo andarci?!» Dai era ovvio no?! «Ma vedo che tu non ci hai pensato due volte a rimpiazzarmi, bene, brava» In ginocchio com’era prese ad accompagnare quelle parole con un lento applauso pieno di risentimento tanto che i fiori attorno a loro finalmente si uniformarono in un’unica sfumatura di nero. «Sai cosa? Divertiti con quel coglione, tanto ti ha solo fatto piangere a nemmeno inizio serata. Vai, auguri» Afferrò con veemenza da terra la maschera e sollevò alti i palmi in segno di resa. Aveva scelto quel tipo? Benissimo. Si alzò da terra con ancora i palmi alti e con sguardo furente si calcò la maschera sul viso a nascondere i lineamenti tirati dalla rabbia. L’avrebbe lasciata a sé stessa, come voleva dopotutto.


    Fa il tacchino geloso permaloso con Sky
     
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    Tassorosso
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    La serata era iniziata in una certa maniera e stava proseguendo abbastanza bene. David ed io avevamo trovato un piccolo equilibrio, una mattonella che ci reggeva entrambi e non si stava così male. Stavamo anche ballando che nel mio immaginario era una delle cose che volevo fare, quindi tra alti e bassi potevo dire che non stavo poi così male. Mentre eravamo in pista una ragazza si avvicinò a noi due e salutò David. Ci fermammo staccandoci leggermente per permettere di salutarsi ma sembrava sicura di se e di sapere il fatto suo e quando chiese a David di presentarmi come la sua ragazza, piegai leggermente la testa ed assottigliai lo sguardo. Cosa voleva questa signorina? Non feci in tempo a formulare la frase che si fece avanti da sola, ero quasi titubante a darle la mano ma la mia educazione mi impose di farlo. «Ciao, io sono... Mia!» feci una piccola pausa prima di dirle il mio nome e poi decisi di presentarmi con il mio secondo nome... con la coda dell'occhio guardai David, non ricordavo se lui sapeva che avevo due nomi. Beh adesso lo sapeva, oppure avrebbe potuto pensare che non volevo farmi riconoscere. “ Non voglio fare il terzo incomodo” feci un piccolo sorriso e pensai “ che strano lo hai già fatto noi siamo sulla pista da ballo e sei venuta ad interromperci” rimasi li a fissarla e a guardare anche David. Beh non c’era nulla di male, ognuno di noi aveva degli amici, ma quella ragazza aveva qualcosa che mi indisponeva, sicuramente era una mi strana impressione. La vidi avvicinarsi a David e feci un piccolo passo verso di lui mentre lei andò verso il suo orecchio per pronunciare qualcosa. Riuscì a capire le sue parole e ne rimasi sorpresa... Cosa voleva dire “ Portata principale”? In tutto questo rimasi sorpresa dalla reazione di David, sembrava indispettito anzi no infastidito da quella interferenza. Lo stavo osservando ed ascoltando e dopo che la ragazza che si chiamava Chanel, visto che David l’aveva riconosciuta, aveva detto vicino all’orecchio quella frase David ribatté con una risposta decisa ed osai pensare quasi protettiva? Forse la stavo vedendo in maniera strana io. Rimasi li ferma mentre la ragazza si defilava e creava una scia in mezzo alla pista. Guardai il serpeverde che sorrideva e feci un piccolo sorriso «Si sto bene, grazie!» Mi riavvicinai a lui e stavo per chiedere cosa aveva detto quando si era avvicinata a lui ma un colpo alla mia schiena mi fece appoggiare le mani sul petto di David per non cadere in avanti, «Scusami David...» dissi prontamente e poi mi girai a vedere chi fosse. Rimasi quasi pietrificata nel vedere Kynthia. Eravamo ferme a fissarci li senza dire chissà che, la voce di David interruppe quel momento strano e spostai lo sguardo su di lui. Con mia sorpresa anche loro due si conoscevano, questa volta lo sguardo che si posò in quello di David fu interrogativo. Non lo feci di proposito ma ero letteralmente sorpresa. Mi voltai verso la grifondoro e rimasi sorpresa dalla sua domanda, tanto da continuare a fissarla senza muovere un muscolo. Così, dal nulla, voleva parlare con me, dopo quasi otto mesi che ci evitavamo e che mi aveva spezzato in mille pezzi in un minuto di una notte qualsiasi sulla torre di astronomia dove avevo difficoltà a rimetterci piede da sola perché mi faceva male. Così dal nulla. Quando aggiunse l’ultima frase mi schiarì la voce e provai ad aprire bocca. La prima volta la voce non mi uscii, poi presi fiato e quello si bloccò in gola dato la domanda di David. Sembrava infastidito dalla situazione. Lo guardai e i miei occhi divennero neri di botto. Perchè se si avvicinava qualcuno a me lo allontanava o si innervosiva? di questo ne avremmo parlato. «Onestamente Kynthia sarei impegnata come vedi...» Il tono piatto e senza cadenza di nessun genere, poi aggiunsi «Ma sei capitata in un momento particolare, stavo per chiedere a David se voleva fare due passi fuori, volevo fargli vedere una cosa...»Mi venne in mente quell’unica opportunità per non lasciare il mio accompagnatore e per dare solo qualche minuto a lei. Mi voltai verso David e chiesi «Ti va di andare fuori? Pensavo che potresti andare a prendere qualcosa da bere, mentre io mi incammino fuori e parlo due minuti con Kynthia, così poi mi raggiungi e beh...»mi avvicinai a lui dando le spalle alla grifondoro e conclusi la frase «Ci facciamo quattro passi noi due...» Sorrisi dolcemente anche se gli occhi avevano perso il celeste «Allora ti aspetto fuori... » Mi voltai verso Kynthia e seria aggiunsi «Come vedi non ho molto tempo, ti conviene iniziare a parlare mentre camminiamo... andiamo?» Iniziai a camminare mentre mi meravigliavo di me stessa e della freddezza che stava uscendo da me. Non sapevo nemmeno di avere un lato simile. Lei non poteva immaginare nemmeno un quinto del male che mi aveva fatto. Sky mi aveva trovato a pezzi e distrutta e per poco non distruggevo anche la scuola nel mio attacco di ira misto a tristezza, delusione e tanto altro, oltre al mio potere fuori controllo. Lei mi aveva riattaccato e non mi aveva abbandonato. Senza Sky sarebbe finita diversamente, volevo ritornare a casa ed abbandonare Hogwarts e tutto quello che ne girava intorno. Non attesi quindi la risposta di Kynthia se le andasse bene o no, non mi interessava in quel momento. Se voleva era così se no poteva anche ritornare al suo ballo. Feci un piccolo respiro «Allora? che c’è? Ti serve una mano da un caposcuola?»Ok, dovevo respirare ma davvero ero sulla difensiva, mi aspettavo di tutto e soprattutto di peggio, così da non soffrirci dopo. “Su Kynthia, cosa ti serve altro oltre a quello che hai distrutto in un secondo?”



    Interagito con: Chanel, David e Kynthia.
    Nominata: Sky <3.

    Abito

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    Grifondoro
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    Tch. A me non frega un cazzo se finge di non riconoscermi, non mi cambia niente. Per cui lo ignoro totalmente.
    L'unica cosa che lì per lì mi da un po' fastidio è il modo in cui mette Rose di fronte ad una decisione. Chissà, forse all'epoca, conoscendola, avrei reagito diversamente ma adesso mi ripeto che non so più lei chi sia. Quindi, nonostante non riesca a trattenere un'espressione ed un rumoroso sospiro contrariato, lascerò che sia lei ad occuparsi della cosa, pure perchè io non ne ho alcun diritto. Non so nemmeno con quale scopo le stia chiedendo di parlare esattamente, cosa voglio, se voglio qualcosa, o semplicemente voglio scusarmi consapevole che comunque non la risarcirà dei danni subiti. Non so, non lo so davvero. Però sarò contenta se deciderà di dedicarmi un po' del suo tempo.
    Passano i secondi e io comincio a mordermi l'interno della guancia pregando che qualcuno parli e che lo faccia velocemnte, perchè questa situazione mi fa sentire sempre più strana ogni attimo che passa. Poi finalmente la suspance termina “Sì, lo vedo, scusatemi, non...” boh, non cosa? Come se mi fossi risvegliata da uno stato di ipnosi, rispondo a Rose in maniera alquanto sconnessa, distratta quasi. Tutto il contrario di come appare lei, severa e composta. Non me lo sarei mai aspettata. Da me stessa intendo, non me lo sarei mai aspettata.
    Poi vengo una seconda volta messa in attesa e io mi limito a seguire il momento, sto in attesa: guardo le spalle di Rose per poi grattarmi il collo, che inizio a sentire a sentire fastidiosamente rigido. Questi sono i nervi, te lo dico io, questa è la tensione. E non mi sta aiutando a pensare. Fondamentalmente non ho articolato alcun discorso, nonostante io abbia immaginato un paio di volte la scena nell'arco della serata. E quindi realizzo: se il caso non mi avesse portato ad urtare la sua spalla, avrei comunque mosso i piedi nella sua direzione alla ricerca di un contatto. Non ho speranze, non ho prospettive, ma se l'istinto mi ha suggerito di agire, beh... mi lancio. Senza paracadute.
    Mi sarebbe servito in effetti, un paracadute che in qualche modo mi parasse dalla botta. Non avevo mai sentito prima di adesso la sua voce così fredda, mai. E grazie al cazzo. Me lo merito. Parola dopo parola, mi fa capire molto bene che questo non è assolutamente il modo in cui avrebbe voluto passare la serata. Sì, ok, ho ricevuto il messaggio “me lo farò bastare” annuisco e la seguo verso qualsiasi direzione voglia andare, va bene tutto, tanto cosa mi cambia, non mi si aprirà improvvisamente il cervello per fare uscire le parole migliori.
    Quindi alla fine, dopo un respiro o forse anche un paio, ci rinuncio. Rinuncio a trovare le parole, rinuncio a cercarle, rinuncio a preparare un discorso. A spronarmi a prendere questa decisione è Rose stessa con le sue parole, le sue domande ed il suo tono “Dio, no! Pensi davvero che sarei venuta da te dopo tutto questo tempo perchè mi serve l'aiuto di un caposcuola?” la fisso un po' risentita, è vero. Mi blocco allargando le mani e fissandola negli occhi con la fronte corrucciata dal dubbio. Correggo: la fisso risentita, perchè lo sono. Sono turbata, forse un po' triste, perchè mi chiedo se sia arrivata davvero al punto di credere che dopo quello che è accaduto l'avrei cercata per un tornaconto personale. Mi sono comportata da schifo. Vero. Ma non sono quel genere di persona.
    Respiro, chiudo gli occhi mezzo secondo facendo ricadere pesantemente le braccia lungo i fianchi. Poi riprendo, pacata “sai quando ti dicevo che non sono brava in tutto questo” ho la speranza che sappia ancora a cosa mi riferisco “ecco la prova” altro respiro pesante, è un po' come se stessi per iniziare tutto il discorso rimanendo in apnea “faccio davvero schifo a fare l'amica. Faccio schifo in ogni genere di relazione in effetti” rettifico “ho distrutto tutto. Con te, con Logan... e l'ho fatto da sola pensando di sapere cosa volevo” nessuno dei due lo meritava, nessuno dei due meritava la mia immensa stupidità. Ma quello era il solo modo che conoscevo, l'unico per venirne fuori. Ed era pure sbagliato...? Se non è stupidità questa, io davvero, non saprei cos altro può esserlo “quindi, lo so. So cosa ho fatto... e non ti dirò che mi dispiace, sarebbe inutile” non mi piace farlo, non mi piace scusarmi, non prova nulla: il danno è fatto, quindi? Mi suona come una parola senza significato.
    Mi tolgo infastidita la stupida maschera che mi copre il viso ed inizia anche a pizzicarmi in alcuni punti “però...” faccio una pausa per cercare di condensare in qualche parola ciò che mi passa per la testa: ho solo qualche minuto, mi conviene sfruttarlo bene “...però, ci ho sempre pensato. Vi ho sempre pensato” mi si forma un doloroso nodo in gola che mando giù deglutendo. Proseguo “io volevo solo che sapessi questo, io non ho dimenticato un bel niente Rose. Non ho dimenticato nulla, ma sono stata stupida perchè non gli ho dato il giusto valore” mio padre ha sempre avuto ragione “non so accettare un aiuto” mormoro pensando a lui. Questa frase in effetti non è tanto per la tassa di fronte a me, ma è più per mio padre.
    Rimando giù un secondo doloroso nodo; mi sento nervosa, anche un po' impacciata e temo di aver tralasciato qualcosa. La guardo “non voglio toglierti altro tempo, quindi... vai pure” forse era un desiderio egoistico.
    No, a me quel tono freddo ha fatto male.
    Non lo so, non so come avrebbe continuato a guardarmi. Ma a prescindere da questo, il mio tempo si è esaurito.

    Interagito con il fastidioso David.
    Mi sono spostata di lato con Rose e ho interagito con lei.



     
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    La sua permanenza a quella festa poteva rivelarsi presso che inutile, ormai. Le cose gli stavano sfuggendo di mano e lui non era bravo a mantenere il controllo, sapeva che di lì a poco la sua rabbia avrebbe preso il sopravvento e allora sarebbe stato davvero difficile calmarlo. Non capiva perché quella situazione gli stesse dando così fastidio e non sapeva se dare la colpa ad Halley e al suo ridicolo fidanzato. Se fosse stata davvero quella la motivazione, allora la domanda giusta da porsi era: perché? La grifondoro non le era mai interessata poi così tanto, anzi, la trovava odiosa. Perciò perché si stava innervosendo? Io sto sollevando domande tra i presenti? Sì Kai. Sì. Il suo non era un comportamento normale, nessuna persona sana di mente reagirebbe in quel modo ad una cosa del genere. Ma il giovane Parker sì perché sappiamo tutti che non è come la maggior parte dei ragazzi della sua età. Lui è diverso, è imprevedibile, non sai mai cosa gli passa per la testa e se cambierà pensiero qualche istante più tardi. E tu allora? Hai messo in scena questo bacio patetico senza un apparente motivo. Mi farei due domande se fossi in te. Nemmeno Halley, però, si stava comportando del migliore dei modi. Ovviamente complice era il comportamento di Kai che non stava aiutando per niente. Cosa c'è? Non ti sentivi abbastanza al centro dell'attenzione? Sapeva che la ragazza non era tipa da fare una cosa del genere ma in quel momento ogni opzione gli sembrava valida. O forse volevi che me ne andassi? Beh, perché se fosse così bastava dirmelo e avrei levato le tende. Benché sembrava sempre sul punto di attaccare, Kai era rimasto ferito al pensiero che quella potesse essere la motivazione del comportamento della Wheeler. Certo, sapeva benissimo che lui non era un campione nel farsi degli amici ma credeva che tra loro due ci fosse una sorta di attrazione reciproca. Continuavano ad allontanarsi, eppure non riuscivano a rimanere lontani altrimenti perché stavano dando spettacolo in quel modo? Oh certo! Scusami, mi ero dimenticato di quanto fossi noiosa. Roteò gli occhi palesando tutto il suo disappunto nella concezione che avesse la ragazza sulle relazioni. Abbiamo una concezione diversa di complimenti. Ridusse le sue labbra in una linea retta e fissò i suoi occhi grigi in quelli di lei. Ancora una volta, la pensavano in maniera diversa. Kai era uno che preferiva mettere da parte il romanticismo e focalizzarsi solo sull'aspetto più fisico dell'amore. Che poi amore, Kai non sapeva nemmeno dove abitasse quella parola. Ti preoccupi per me fino al punto di lasciare il tuo ragazzo per accompagnarmi in infermeria? Sorrise, avvicinandosi pericolosamente alla grifondoro. Non sai che è pericoloso, restare sola con i ragazzi come me? La guardò dall'alto verso il basso con un ghigno provocatorio. La situazione lo stava nuovamente divertendo, fino a quando il tipo di fianco ad Halley non aprì bocca. Lo guardò torvo, digrignando i denti. Quel tipo non gli piaceva e sentiva che il sentimento era reciproco. Che carino che sei! Pensi davvero che mi piacerebbe essere al tuo posto? Si allontanò dalla grifondoro per rivolgere tutta la sua attenzione, corpo compreso, verso il ragazzo. Non farmi ridere. Sto bene così. Se c'era una cosa che Kai amava più di se stesso, era proprio essere se stesso. Fossi in te imparerei a non dare tanta aria alla tua bocca, amico. A quel punto iniziò a camminare lentamente verso il ragazzo. Il sorriso era completamente sparito dal suo volto, gli occhi erano semichiusi e non continuavano a puntare il coreano senza sbattere ciglio. Visto che sei tanto bravo con le parole perché non vediamo come te la cavi con i fatti? Un altro passo. Doveva fare un altro passo e avrebbe eliminato la distanza con il ragazzo. Kai era calmo, fin troppo ma era solo una calma apparente perché sarebbe esploso di lì a poco. Movimentiamo un po' questa festa, che dici? Almeno gli studenti avranno qualcosa di divertente da guardare. Sorrise nuovamente ma questa volta il suo sorriso era tutto tranne che divertito. Fissò il ragazzo negli occhi, ancora una volta, e senza aspettare che il corvonero rispondesse alle sue provocazioni, gli sferrò un pugno in pieno stomaco. Kai era stato provocato e quello era il risultato. Non parli più adesso? Alzò leggermente il tono della voce mentre si preparava a sferrare un nuovo colpo. Gli occhi di Kai avevano cambiato colore in poco tempo, il grigio ghiaccio aveva lasciato il posto ad un blu scuro e quello non era un buon segno. Doveva essere fermato prima che finisse per sfogare tutta la sua frustazione sul povero mal capitato.
    abito - maschera

    Interagito con Helley e Ryuu e dato inizio alle danze. Scusatelo. :occhioni:
     
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  7. seán
     
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    Avevo riposto troppa fiducia in quel posto isolato appena fuori dal tendone e lontano da occhi indiscreti. Non appena mi accesi la sigaretta, poggiando la schiena a contatto con la parete fiorita, subito sentii delle urla farsi più vicine a me, e la speranza che non si stessero dirigendo proprio lì dov'ero io andò svanendo ogni secondo di più. Mi ritrovai in compagnia di un ragazzo vestito da coniglio che pretendeva una sigaretta per sè e per il suo drago. Ma che cazzo? Sì, eccola qui. E così dicendo sollevai la destra per mostrargli il dito medio, mentre l'altra mano reggeva la sigaretta tra le labbra. Ciaone sloggia. Sbuffai il fumo senza preoccuparmi che gli finisse direttamente in faccia. Ma figuriamoci! Ma chi era? Già ero girato di coglioni per conto mio, in più ci si metteva pure quel tipo.
    Non sarei stato io ad andarmene abbandonando l'angolino di relax che avevo trovato, anzi. In poco tempo quel luogo si fece straordinariamente affollato, e mi arresi al fatto di non averne assolutamente l'esclusiva. Purtroppo. Spostai lo sguardo sulla nuova arrivata, una ragazza che avevo già intravisto nei corridoi di Hogwarts con indosso la divisa...Corvonero, forse? Io sto fumando. Le suggerii, se non fosse ovvio. La sigaretta era solo una scusa per rimanere fuori, non che avessi bisogno di scuse o di giustificazioni, ma appigliarmi al fumo era più semplice che rivelare la mia natura antisociale - che comunque non era nemmeno tanto segreta, bastavano pochi attimi in mia compagnia affinchè qualcuno si accorgesse che non ero esattamente il sole fatto persona. C'è una festa? Sorrisi malizioso, alla domanda della ragazza, fingendo completa ignoranza. Dopotutto non avevo quasi messo piede dentro il tendone, ero fuggito suibito. Tu perchè sei qui? Domandai quindi, chiedendomi cosa ci facesse lei là fuori, e se fosse un prefetto o un caposcuola che non avevo riconosciuto. E poi il mio sesto senso per le sventure si accese, o forse fui distratto dal fatto che le voci dentro il tendone si erano fatte più animate e vivaci. Mi risollevai spostando la schiena dalla parete del tendone, voltandomi per provare a vedere all'interno, attraverso le finestre ditemi che ci sono delle finestre. Sta succedendo. Informai i due ragazzi là fuori con me. Sollevai la testa il giusto per agganciare una scena memorabile: un tentato pugno. Merlino, finalmente sta succedendo qualcosa di bello. Allargai sulle labbra un sorriso malizioso, mentre osservavo quella bellissima scena: una rissa! La mia speranza andò dunque ai professori. Speravo decidessero di chiudere bottega a tutti e mandarci a dormire.


    Seán Hardice - III - 80 18 - Scheda - Diario - mask



    Fa l'antipatic con JAEMIN e interagisce con CHANEL, SPERA IN UN RISSA che mandi tutti a casa, dopo aver visto il tentato pugno *mi tengo vaga perchè non so se succede*
     
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    Quel tizio gli era così antipatico da essere sicuro che, una volta morto, i suoi stessi parenti avrebbero chiesto il bis. Ormai era chiaro che Halley lo avesse ficcato in una situazione del cazzo e, sebbene fossero situazioni che nel privato non avrebbe disdegnato, in quella particolare circostanza non stava apprezzando. Il ragazzo, che nel frattempo continuava a riversare la sua frustrazione sulla Grifondoro, stava cominciando ad esagerare. Che succedeva? Mammina lo aveva abbracciato poco da piccolo? Rimase impalato al fianco della sua accompagnatrice, pronto ad intervenire per quel poco che sarebbe riuscito a fare nel caso fosse servito, osservando il nuovo venuto con le palpebre a mezza altezza e sguardo pungente. Lo vedeva friggere arrivando sempre al limite del consentito con la ragazza, senza mai scavalcarlo. Non poteva essere così stupido da tentare qualcosa davanti all'intero corpo docenti, ok che era uno sciocco Serpeverde, ma a tutto c'è un limite. Rimaneva il fatto che non riusciva a capire cosa ci fosse tra i due. Lui sembrava un ex fidanzato geloso, lei una ragazza che voleva suscitare gelosia, i due avevano parecchie cose da chiarire. Perché cazzo lo avevano tirato in mezzo? Lui che voleva solo scatenarsi in pista con l'alligalli.
    Si sentì in dovere di intervenire, se non altro per distogliere l'attenzione da lei, e la cosa gli riuscì stranamente bene. Nuovi amici, ovunque andasse creava nuove amicizie.
    -Sei sicuro che non vorresti? Perché sembra che tu non riesca a stare lontano alla mia ragazza- gli rispose marcando sul fatto che, a quanto sembrava, Halley fosse proprio la sua ragazza, ed osservando quanto la Serpe si fosse avvicinato a lei. Non solo voleva il suo posto, lui lo bramava. Si diede un colpetto in fronte con la mano libera, fingendo di essersi appena ricordato qualcosa
    -Ecco cosa mi aveva detto mamma- riportò gli occhi sul moro sapendo di star solo attirando grane
    -Non sprecare fiato con gli estranei e con gli idioti- doppio errore quella sera.
    Lo vide avvicinarsi con espressione truce, sembrava non avesse più voglia di scherzare e capì di essersi guadagnato altri guai. Che bellezza, la Wheeler gli doveva come minimo una cena in un ristorante 5 scope Michelin. Dovette ringraziare la buon anima di suo nonno, quel dittatore stronzo, per aver fiutato quello che stava per succedere. Anni di allenamenti gli fecero riconoscere la faccia di uno che cerca rogne. Oddio, ad onor del vero era Ryuu che si era intromesso, creando problemi alla Serpe, ma non stiamo qui a cercare il pelo nel pagliaio. Sciolse la presa dal fianco di Halley e sostenne lo sguardo di questo famigerato Kay che continuava ad avanzare, mantenendo per tutto il tempo un sorrisetto fastidioso stampato in faccia. Vide il braccio di lui flettersi per accumulare energia e poi sferrarlo verso il giapponese con la faccia da coreano. Che carino, non aveva puntato al viso, allora doveva stargli simpatico! Scartò di lato lasciando che il colpo andasse a vuoto, mantenendo la vista sul volto incollerito della probabile cotta di Halley, sarebbe stata utile una camicia di forza. Continuò a sorridere senza alzare un dito, sorpreso di quanto poco furbi fossero diventati gli eletti di Salazar
    -Davvero? Davanti ai professori? Devo averti sovrastimato- fu quello che rispose alla violenza del moro -Scusa, ma non ne vali la pena- non si sarebbe giocato la sua reputazione scolastica per una rissa da bar con un tizio con un evidente problema di gestione della rabbia. Non raccolse quella provocazione, si limitò a lasciarlo palleggiare con quello che doveva essere il suo unico neurone. Riprese Halley e finalmente scivolarono via dalla sala. Se anche ci fosse stato del tenero tra i due, per motivi che solo Merlino e quel folle di Silente potevano sapere, comunque non gliel'avrebbe lasciata quella sera. Prima si doveva prendere una camomillina.


    Interagito con Kay. Ha schivato il pugnetto, non perché sia troppo delicato per sopportarlo (no no), ma perché è magnanimo :occhioni:
    Citata Halley e se ne sono andati.
     
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    «Sei tu che ti sei messo a parlare per primo dei fiori, che diaine ne so io se te ne frega qualcosa o meno» Sbottai agrottando le sopracciglia contrariata. Come sempre era quasi impossibile riuscire a leggere ciò che il Bulgarlo celava dietro la sottile maschera di indifferenza che era solito indossare e come sempre, o quasi, gli animi fra noi erano destinati a scaldarsi, ma non sempre in maniera positiva, come stava appunto accadendo in quel momento. Non capivo cosa passasse per la testa del Serpeverde e non capivo perché se la stesse prendendo tanto per una simile sciocchezza. In fin dei conti era stato lui a non invitarmi e certo, avrei potuto chiederglielo io, ma avevo preferito evitare, non volendo rischiare in alcun modo di ricevere un no come risposta. Avrebbe fatto troppo male, ma con senno di poi, vista la maniera in cui si erano evolute le cose, non avrei saputo affermare con assoluta certezza quale dei due scenari fosse il peggiore. «E smettila di sgretolarli, non ti hanno fatto nulla» Erano solo apparsi nel luogo sbagliato al momento sbagliato e ora, oltre a rischiare di provocare una crisi epilettica a chiunque gli avesse osservati cambiare colore in maniera tanto repentina, dovevano pure sopportare di essere ridotti a brandelli dalla forte e iraconda stretta delle mani di Axel. Scossi leggermente il capo cercando di mantenere la calma, ma non era facile. Mai nulla lo era quando di mezzo vi era quel dannato ragazzo, spesso avrei voluto semplicemente sparire, dissolvermi nell'aria per evitare quegli assurdi litigi che sembravamo tanto bravi a tirar su dal nulla, ma non potevo, scomparire per magia non mi era concesso in quelle situazioni, per cui, non rimaneva altro da fare se non tentare di tenergli perennemente testa. «Come, scusa?» In quale assurda maniera pretendeva che io potessi dare per scontato che lui, il bello e dannato ragazzo che non si sbottonava mai di un solo millimetro, avesse intenzione di andarci con me nonostante non lo avesse mai dichiarato a parole. «Che centra? Chissà con quante altre fai lo stesso!» Non avevamo mai messo paletti o richiesto all'altro l'esclusiva, io per prima non avevo voluto farlo, troppo scottata da ciò che era accaduto con Christian per potermi fidare in quel modo di qualcuno, troppo spaventata da ciò che avrei fatto nel caso avessi scoperto che era venuto meno a una simile richiesta. Avevo grossi problemi con la fiducia, lo sapevo, ma cercavo sempre di trovare il miglior modo per poter evitare di doverla tirare in ballo e l'essere "solo amici" mi era sembrato il modo migliore per contenere eventuali malumori, anche se beh, le cose mi erano come al solito sfuggite dannatamente di mano, visto che ora, nonostante tutto, mi sentivo un vero schifo. «Non ti ho rimpiazzato, idiota!» Urlai incapace di contenere la rabbia che provavo in quel momento. Una rabbia così potente che fece immediatamente variare il colore dell'intera parete di fiori in un viola intenso. I profili dei nostri volti riflettevano sfumature violacee al chiaro di luna e quando Axel si alzò, voltandosi infastidito per lasciarmi lì, ancora una volta sola e confusa da ciò che stava accadendo, non ci vidi più dal nervoso e alla sua insinuazione risposi liberando uno dei miei sottili piedi dall'anfibio che lo avvolgeva, tirandoglielo poi dietro nel tentativo di farglielo finire esattamente sulla nuca. «Sei uno stupido! Non era certo per via di Loki che stavo piangendo!» Ok, ora avevo ammesso che effettivamente, forse, c'era una minima possibilità che quella frustrazione liquida, altro non fosse che un vero e proprio pianto, ma hey, questo non cambiava nulla. Ero furiosa e avevo un ottima mira, se fosse servito gli avrei lanciato contro pure l'altro stivale pur di non farlo allontanare di un solo altro passo. Odiavo quando si allontanava da me. Lo odiavo con tutto il cuore. «Non mi lasciare di nuovo sola...» Sussurrai con un filo di voce quasi inesistente che ero certa solo lui potesse udire. Non andartene. Non di nuovo. Non tu. Era difficile accettare l'allontanamento di tutte quelle persone che per un po' avevano sostato nella mia vita per poi cambiare rotta senza nemmeno salutare, ma accettare che fosse lui a farlo mi era impossibile, mi faceva arrabbiare. E più mi arrrabbiavo per questo e più una flebile lucina rosastra cominciava a colorare qua e là i piccoli fiorellini attorno a noi. Aveva realmente senso continuare a negare ciò che ormai sapevo da tempo?
    ★ ★ ★
    Prefetta Corvonero | Scheda | Mailbox | Pensatoio

    Interagito con Axel. La guerra fra tacchini permalosi ha inizio, a te decidere se lo stivale ti colpirà o meno, ma ricorda u.u ho un ottima mira, soprattutto quando mi arrabbio ahhahahahaha.

    Ps. Nego ogni accusa di aver fatto comparire fiori rosa, che venga messo agli atti!! ù.ù
     
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    Evidentemente su questo punto la pensiamo diversamente; se fossi stato al suo posto, forse, avrei fatto a meno dei dettagli. Saperli o è una grossa responsabilità o un inutile peso. Avrei accettato una conoscenza superficiale degli avvenimenti per poi tornare a chiedere approfondimenti quando sarei stato pronto.
    Ma era chiaro, non tutti potevamo vederla allo stesso modo. In particolare erano veramente in pochi a vederla come me e nonostante ciò non mi è mai importato più di tanto, fornire una spiegazione al mio comportamento poi sarebbe stato altrettanto inutile. Di solito quando stiamo parlando della sfera delle emozioni e della psicologia, i miei ragionamenti vengono fraintesi nel novantanove per cento dei casi. Quindi ok, Daphne non era d'accordo, ma io non potevo farci proprio nulla: non mi sento pronto a condividere questa cosa con lei.
    Anche in questo caso comunque, per il ragionamento di cui sopra, non fornisco spiegazioni nè lei me ne chiede in verità. E va bene così, per ora.
    Se fossimo effettivamente immersi nel buio o semi buio della sera no mi sarei nemmeno accorto del gesto fugace della bionda. Per sua sfortuna però, questi fiori creano abbastanza luce da riuscirne a vedere chiaramente profilo ed espressioni e quella che vedo, è un'espressione disagio. Mi rendo conto che sono stati proprio quegli strani fiori ad attirarla e poi a fregarla, in un certo senso. É solo un reggiseno che si sposta, niente allarme rosso, nulla di troppo grave ma visto che me ne sono accorto non mi pare tanto carino restare a guardare. E non mi pare manco carino farle notare che me ne sono accorto. Con molta nochalance infatti mi fingo distratto e mi giro in direzione del tendone lasciandole quell'attimo che le serve per risistemare tutto. Mi chiedo soltanto perchè debba essere sempre tutto così strano e a tratti illogico quando c'è lei di mezzo.
    - Quando eri con Chanel, ho mosso un gesto in vostra direzione - eppure mi era sembrato di essere stato abbastanza esplicito, no? Se alzo il mento e ti sorrido, cosa potrebbe mai voler dire? - non mi sembrava che stessi guardando altrove - come se stessi ristudiando la scena, chino la testa di lato e mi infilo le mani in tasca. Non stava guardando altrove, ne sono sicuro, ma sei lei neanche se lo ricorda... chiuderò il caso dicendomi che, evidentemente, non ha fatto caso al mio gesto. Scuoto la testa e faccio spallucce. Mettiamo da parte l'accaduto.
    Penso che sia forse la prima volta che qualcuno mi dice di sentirsi a suo agio con me, mi è capitato esattamente l'opposto però, che qualcuno si sentisse messo in soggezione. A detta loro sarebbe perchè non si sa mai quale argomento trattare con me perchè potrei smontare tutto. Cosa avranno voluto dire poi, non lo so ancora - spiegato così suona come un complimento in effetti. Grazie. Forse è perchè le nonne sanno di casa - la battuta mi sorge spontanea, nonostante per me "nonna" non abbia mai significato "casa", ma questo è un latro discorso su cui non mi va di arrovellarmi. Però visto il continuo riferimento ai miei ricci da nonna, finisco per tirarli ed osservarli anche io pensando che boh, forse ha ragione.
    Eccola un'altra strana parola, gentiluomo - mi dici delle cose... - strane. Mi sfugge sottovoce la prima parte della riflessione mentre la seconda, la tengo per me. Sorrido appena - nessuna possessione, spero - se mi avessero posseduto, chissà se me ne accorgerei - sono un bravo osservatore. Mi piace, osservare - lo faccio con tutti. Lo faccio anche con lei. I suoi occhi hanno un bel colore, paradossalmente il semi- buio che ci circonda li fa risaltare.
    Vorrei chiederle se le è già successo, però... - stai meglio? - mi assicuro soltanto che attualmente si sia ripresa e non viva il resto della serata nell'ansia e nel panico.
    Inoltre, da quant'è che siamo qui? In quanti si sono accorti di questa sparizione? Cazzo, ci sto pensando solo adesso.


    Intergaito con Daphne




    – – – – – –

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    Quella sera la coniglietta stava avendo delle reazioni davvero interessanti. L' ultima era stata causata dall' arrivo improvviso di Chanel che aveva interrotto il loro ballo quando, poi, si era avvicianta per sussurragli qualcosa all' orecchio si era accorto che Rose si era fatta più vicina. Bene, bene. «Coniglietta più andiamo avanti, più mi sembri gelosa. Mi sbaglio?» Gli sorrise sorione, spostandole una ciocca di capelli dietro l' orecchio. Inoltre, il tasso si era presentato con il suo secondo nome, al che David si chiese il perché di quella scelta. «Mia? Perché non Rose?» C'entrava forse suo padre? Eppure credeva che tutti in quella scuola sapessero che era figlia del vice, si era forse sbagliato? Scosse la testa, non erano affari suoi chi sapeva cosa, fino a quando quella relazione non gli avesse dato problemi avrebbe continuato, l'aveva presa in custidia infondo, ma non appena le cose si fossero complicate si sarebbe fermato. Il suo istinto gli diceva che era meglio non scherzare con quello stronzo di White, era una botta all' orgoglio ammetterlo ma era la verità. Anche suo padre rispetto a lui era più potente, aveva anni di esperienza alle spalle, quindi prima di agire doveva acquisire la forza e gli incanti necessari. Ciò nonostante, accarezzò la testa del coniglio, gli andava. Dopo un po' venne qualcun altro a disturbare: la molestarice di qualche giorno fa, ora in versione fenicottero. Alzò gli occhi al cielo, ci mancava solo lei. Anzi no, chi realmente mancava all' appello era l'avvoltoio. Per fortuna l'altro mannaro la stava intrattenendo, altrimenti si sarebbe dovuto subire anche lei. Che Salazar mi aiuti! Nel mentre, la grifondoro non lo cagò più di tanto, la sua attenzione era tutta su Rose. A quanto pareva era successo qualcosa di grave tra le due, il tasso l'aveva trattata con freddezza e non era da lei. Sorrise quando il coniglio disse che era impegnata con lui, proprio quello che voleva sentire. Peccato che la sua convinzione andò a farsi fottere quando comunicò la sua intenzione di voler andare a fare due passi fuori con il fenicottero. Si irritò. Non seppe perché, ma quella sera voleva monopolizzare completamente il coniglio, invece la signorina stava scappando. Stava per mandarla a fanculo, quando gli si avvicinò, dicendogli che dopo sarebbero stati loro due da soli. La mente di David già immaginava le meglio posizioni del kamasutra, chissà se la coniglietta era flessibile. Pesandoci forse no, era talmente sbadata da essere rapita da animali strani e annegare in mezzo mentro d'acqua. Prima che potesse andare via, la trattenne per un braccio e avvicinò il suo viso al suo. «Preparati dopo.» Era dannatamente serio, aveva tutta l' intenzione di farle perdere il controllo, si era scocciato di avere a che fare con quel lato rigido e controllato, non gli piaceva. La preferiva in altre vesti. E se avesse continuato con quell'atteggiamento se ne sarebbe andato, aveva già avuto fin troppa pazienza e non era da lui, visto che scoppiava quasi per ogni cosa. La lasciò andare poco dopo, dirigendosi al tavolo delle bibite. Prese una spirte, e aggiunse ancora dell'alcol, bevendo poi tutto d'un fiato. Alla sua destra c'era quella pazza della Scott, chissà cosa cavolo ci faceva a quel ballo. Già, come te, che cazzo ci fai qui, David? Lui non faceva da cavaliere, non stava con una ragazza tutta la sera. Strinse i pugni, era meglio non pensarci ora, altrimenti avrebbe dato di matto e non era cosa, non davanti all' intero corpo docenti. Aveva bisogno di distrarsi, e la la serpeverde era un ottimo diversivo. «Il manicomio ti ha dato il via libera per la serata, Scott?» Si voltò a guardala, non avevano mai parlato più di tanto ma quella sera gli andava di romperle il cazzo. E poi, si stava irritando per i pensieri di poco prima, era come se il tasso lo avesse in pugno, e questa cosa non gli piaceva per niente.



    Interagito con Rose e Reina. Ha fatto qualce pensiero sconcio, poi ha inizato a cambiare umore. il ciclo è arrivato. Ha citato Kynthia e Sky. Andato al tavolo delle bibite e parlato con Reina.
     
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    Questo famoso gesto che aveva fatto in sua direzione non lo aveva visto, le era sembrato fosse lui ma ne aveva avuto la certezza solo quando Chanel gli si era avvicinata. A quel punto lo aveva notato, ma aveva fatto finta di niente per non interromperli, si vedeva che erano complici, sarebbe stata il terzo incomodo e, ad essere onesti, quel ruolo non le era mai piaciuto. Aveva passato metà della serata a osservare il corvonero, era chiaro che quel mistero volesse risolverlo lei. E lo avrebbe fatto, mantenendo le giusta distanza, ovviamente. Non poteva di certo legarsi a Hunter, andiamo. Si accorse che, quando voleva, sapeva essere molto diretto, non si faceva problemi a dire le cose. Invece, altre volte, faceva il vago perché non gli andava di parlare di determinati argomenti, come lei d'altronde. Erano entrambi riservati, eppure Daphne era decisa come non mai ad aprire quel vaso di pandora, voleva capire cosa ci fosse in lui che l'attirasse così tanto.«Non ti ho visto, altrimenti ti avrei salutato.» A quel punto decise di essere diretta anche lei. «Mi sono accorta dopo che eri tu, ma stavi parlando con Chanel e non volevo distrubare, anche perché eravate molto in sintonia, quindi. » Fece spalluce, era la pura e semplice verità, si era solo limitata a riportare i fatti. Non sapeva nemmeno come avesse reagito la corvonero dopo che se l'era portato via, non era sua intenzione rovinare il loro momento, ma il suo istinto l'aveva indotta ad andare da lui. Scosse la testa, lei che era la razionalità fatta a persona aveva dato ascolto a una sensazione, si sarebbe presa a schiaffi. Non poteva trattenerlo ancora, non che lo stesse facendo, era solo che avevano inziato a parlare e il tempo era volato.
    «Sì, per me lo è.» Non si sentiva quasi mai a suo agio con le persone, che poi spesso e volentieri si fossero ritrovati in situazioni imbarazzanti era risaputo ma, di base, non l'aveva mai messa a disagio. Come poco fa, aveva fatto finta di niente quando si era aggiustata la coppa del reggiseno e non aveva guardato in punti dove non doveva. Inoltre, l'aveva sposata di lato per ripararla dal vento, erano gesti che aveva notato. E apprezzato. «Che tipo di cose ti dico?» Inclinò la testa di lato in attesa di una risposta. Non aveva detto niente di male, era stato un gentiluomo, e lei glielo aveva fatto notare in modo scherzoso, suggerendo una possessione. "Mi piace osservare." E infatti era quello che stava facendo in quel momento, tenendo gli occhi fissi nei suoi per svariati secondi. Daphne sostenne lo sguardo, il bianco dei fiori si fece ancora più intenso, rendendo gli occhi di Hunter ancora più verdi. E lei aveva un debole per gli occhi verdi. Il corvonero continuò a fissarla, che aveva di strano? Si aggiustò la maschera, cercando di nascondere l'imbarazzo che stava crescendo. Perché la guardava così tanto? «Ho qualcosa in faccia?» Avrebbe tanto voluto sapere cosa gli passasse per la testa, non riusciva proprio a capirlo quel ragazzo. Un puzzle, quello era, di quanti pezzi era tutto da vedere. Aveva perso il conto di quante associazioni avesse fatto alla sua persona, ma più lo conosceva e più era curiosa. La curiosità è una brutta bestia, Daphne. Suo padre glielo ripeteva sempre, e forse aveva ragione. Ma sarebbe stata attenta, non si sarebbe lasciata trascinare in qualcosa su cui non aveva controllo, non di nuovo.
    «Adesso sì, grazie dell'aiuto.» Gli rivolse un sorriso sincero, e questa volta lo fissò lei più del dovuto. Scosse la testa, era arrivato il momento di rimandarlo indietro, gli aveva fatto perdere fin troppo tempo. E poi si era creata una strana atmosfera, intima quasi. Insomma, erano loro due da soli circondati da fiori bianchi luminosi, l'aveva aiutata durante il suo attacco, l'aveva sentita cantare, lei aveva sentito lui. E tutto questo da sobria. C'era altro? Non andava bene, per niente. Si schiarì la gola prima di parlare. «Ti ho trattenuto anche troppo. E poi Chanel ti starà aspettando, quindi vai su, non farla attendere!» Lo spronò con tanto di occhiolino. Se non fosse stato per lei, a quest'ora si sarebbero già appartati, ne era certa. Si sentì un po' in colpa, quindi cercò di rimediare. Gli tirò un boccolo un' ultima volta e poi aspettò che se ne andasse, lei sarebbe rimasta lì un altro po' invece.





    Interagito con Hunter e citato Chanel. Dopo altri momenti imbarazzati gli ha detto di raggiungerla, le situazioni strane non fanno per lei, povera anima.


    Edited by Daphne. - 1/7/2022, 00:40
     
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    Axel
    «Mi danno fastidio!» Sbraitò finendo di ridurre in grani quelli che stringeva nel palmo della mano. Il lieve bagliore violaceo andò spegnendosi così come la vitalità dei fiori stretti tra le sue dita. Qualcosa, un’idea, cominciava a solleticargli la mente. Lì a scuola, al ballo, non c’erano alcolici per ovvie ragioni ma sapeva che nelle serre del professor Blackwood cresceva la qualsiasi; tipo quelle piante maledette con cui li avevano avvelenati, per dirne una, se tanto gli dava tanto anche quei fiori probabilmente erano in grado di fare una qualche stronzata simile, chiaramente non letale poiché era sempre un evento mondano organizzato dalla scuola ma erano quasi sicuramente affini a cose come ad esempio quei maledetti drink della festa di San Valentino, festa dove si era trovato una Wheeler a giurargli eterno amore, a casissimo, per poi comportarsi come nulla fosse successo, quasi ignorando la sua stessa esistenza. Quella volta, al posto di accompagnarla al castello, doveva mollarla in tredici alla festa, magari dopo averla smerdata pubblicamente per il suo atteggiamento, altro che accompagnarla indenne al castello da galantuomo qual era. Valle a capire certe donne! Alcune sembravano contente solo se gli si mancava di rispetto o le si trattava da oggetti e anche per quell’esempio avrebbe potuto fare nomi e cognomi nonostante non fosse tenuto a dare nessun avvertimento di cortesia.
    «Come, scusa?» Sbraitò Skylee sbarrando due grandi occhioni in sua direzione. «Hai capito bene» ringhiò fiammeggiante di tutta risposta salvo poi tirarsi indietro di un passo all’affermazione della Corvonero. “Chissà con quante altre fai lo stesso!” Cosa? Altre? Quali altre? Ma se non cacciava più dalla Bulgaria! Il loro rapporto era diventato così serrato da non richiedere più che il lupo andasse altrove per soddisfare i suoi bisogni. Aveva lei. Aveva l’esclusività su di lei. Lei che si concedeva al sicuro da possibili gravidanze e che gli evitava il tediante uso del preservativo. Voleva mettere la sensazione pelle contro pelle a dispetto del lattice o cosa per esso? Era tutto un altro mondo! Senza contare che nelle sue sapienti mani la Corvonero era come argilla, malleabile, flessuosa e sempre dannatamente pronta. Perché avrebbe dovuto andare altrove? Perché avrebbe dovuto perdere tempo a sedurre un’altra petulante ragazzina a cui avrebbe dovuto insegnare daccapo ciò che esattamente voleva, con cui avrebbe dovuto ricostruire la chimica e con la quale avrebbe dovuto proteggersi... stava bene con la Métis. Stava bene nel loro rapporto di amicizia con il plus, senza sbattimenti, senza regole. Eppure, lei a questo non aveva pensato minimamente, aveva preso e aveva scelto d’invitarci il primo raccattato per strada. Quel biondino del cazzo che ora l’aveva ridotta lì, le gambe raccolte al corpo, a negare di stare piangendo. Le augurò di divertirsi in quella stupida serata di merda che per lui poteva dirsi conclusa. Se fosse rimasto un secondo di più avrebbe davvero preso il ragazzino per il collo sfogando su di lui tutta quella rabbia e frustrazione che lo animava, invece, più lungimirante se ne sarebbe andato in camera – la volta buona che Harris si levasse dal cazzo per un po’ per stare dietro alla White – oppure, meglio ancora, visto che tutti i professori erano lì poteva magari uscirsene indisturbato dal castello per andare a farsi una bevuta ad Hogsmeade, al suo pub di fiducia. Qualsiasi cosa pur di levarsi quella collera di dosso. Ma perché si era arrabbiato così tanto poi?
    «Non ti ho rimpiazzato, idiota!» urlò lei mentre Axel si era già alzato in piedi pronto ad allontanarsi. Un fruscio di tessuti ed il rumore dello scarpone azionò l’udito e riflessi sovrannaturali del mannaro portandolo a bloccare lo stivale prima che potesse cozzare contro la sua nuca. Si voltò trattenendo a stento la furia mentre serrava la mascella, lo stivale stretto nella sua presa. «Ah no? A me sembra proprio di sì» sibilò così sottilmente da dubitare che lei potesse percepirlo. «E per chi staresti piangendo allora?» Le chiese con presuntuosa veemenza. Colpa sua dopotutto non poteva essere. Lui la stava aspettando, lui era arrivato a quella festa carico di speranze, con quell’invito a tornare a casa insieme. Lei aveva distrutto tutto scegliendo un altro, preferendo un altro per l’ennesima volta. «Non mi lasciare di nuovo sola...» pigolò verso di lui, gli occhioni nuovamente lucidi, il respiro che poteva udire essersi fatto irregolare. Axel soffiò il fiato dalle narici continuando a mantenere serrata la mascella. Si prese qualche istante prima di parlare, lentamente. «Dammi un buon motivo per cui non dovrei farlo» scandì, gli occhi brillanti del fuoco che gli si agitava dentro. «Continui a farlo Skylee, non lo vedi? L’hai fatto anche in Bulgaria» il suo tono si era alzato, rabbioso mentre lanciava ai suoi piedi lo scarpone. «Prometti una cosa e ne fai un’altra! Dici che non te ne vai e lo fai. Mi lasci lì e poi pretendi che mi fidi di te! Prometti e-e poi scegli un altro... Come posso fidarmi di te?! Sei contraddittoria cazzo!»


    Sta litigando fisso con Sky

    Citato Halley, Rose, David e accennato a Loki
     
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    Arrivata al tavolo con le bibite vi passò lo sguardo in rassegna per esaminare cosa contenessero le varie bottiglie. Sarebbe cambiato qualcosa? Certo che no, tanto erano le solite cose che bevevano ogni santo giorno durante i pasti, non è che si fossero sprecati con la fantasia. Maledetti professori. Nemmeno la possibilità di creare qualche molotov le avevano lasciato, dato che non si prendevano la briga di insegnare loro qualche maledizione utile. Afferrò un calice e lo riempì con una bevanda a caso dal colore arancione, se lo portò alle labbra ed imprecò mentalmente. Fantastico, sapeva di schifo.
    “Il manicomio ti ha dato il via libera per la serata, Scott?” voltò appena lo sguardo per ritrovarsi quel montato di Harris alla sua sinistra, di bene in meglio. Però la ragazza era arrivata alla festa con i bolidi girati, e il ragazzo sembrava sull'orlo di una crisi di nervi. I professori avranno anche avuto modo di impedirle la fabbricazione di una bomba domestica, ma ora ne aveva una ad orologeria pronta ad esplodere che le camminava davanti alla faccia. Perché mai non avrebbe dovuto innescarla?
    -Il manicomio ha chiuso, Harris- si voltò verso di lui poggiando il fianco contro al tavolo -I medici hanno ritenuto inutile tenere aperto se tanto tu ti aggiravi qua fuori a piede libero- sorrise angelica, fin troppo angelica.
    Voltò la testa verso la pista, verso il punto in cui solo poco prima lo aveva visto prostituirsi per qualche attenzione della figlia del boss, e notò che la signorina mancava all'appello
    -Che succede? La padroncina ti ha dato il permesso di allontanarti?- chiese con un ghigno a deformarle metà del volto -Ti ha lasciato tutto solo perché aveva di meglio da fare?- piegò leggermente la testa verso una spalla osservando il viso del moro per scorgere reazioni.
    -Oppure ti ha dato un compito?- poté supporre che fosse in quella zona per prendere da bere per entrambi e, per come si era corretto il suo stesso drink, non sembrava fosse proprio di buon umore, e la cosa la divertì oltremodo -È così, non è vero?- il ghigno si allargò diventando un sorrisetto maligno
    -Ti sta addestrando perché tu risponda ai suoi comandi- sorseggiò nuovamente il suo orrendo drink, non facendo più caso al sapore avendo trovato un nuovo gioco a distrarla. Finì quello che rimaneva nel bicchiere, assolutamente restia dal servirsene un altro, e lo mollò sul tavolo cominciando a ticchettare con le unghie della mano destra sullo stesso. Quando si dice il caso, arrivata da sola, con nessuna voglia di interagire se non per portare un po' di pepe, ed eccole comparire per le mani questa occasione unica come una perla rara di fare sul serio dei casini
    -Dai che se farai il bravo sono sicura che questa sera ti concederà di tenerle la mano- gli strizzò l'occhio giocando sulla frustrazione che percepiva dal concasato. Se si fosse lasciata andare avrebbe cominciato a saltellare sul posto battendo le mani come una bambina felice, si stava divertendo così tanto, ma rimase ferma a fissarlo sempre con un sorrisetto sfrontato stampato in fronte. Non voleva rovinare il momento. Quindi si mosse, volendo vedere fino a che punto potesse giocare e fin dove poter spingere il ragazzino che l'aveva disturbata. Con passo sinuoso gli passò accanto, accostandosi all'orecchio di lui per sussurrargli ancora una cosa
    -E quando tornerà da te, tu mi raccomando: scodinzola- da bravo cagnolino e, senza un motivo valido se non quello di essere la figlia dellammmerda, stuzzicò il lobo della Serpe con la lingua prima di incastrarlo tra i denti, senza fare eccessiva pressione, tanto per farsi sentire. Non era interessata a David in quel senso, però da quando in qua valutava i suoi gesti con attenzione? Chissene fregava del motivo, era divertente e basta. Quindi lo superò, fece ancora qualche passo e poi si voltò verso di lui continuando a camminare all'indietro
    -Oppure puoi venire con me, e magari troviamo un modo per tirare giù questo circo- e alzò gli occhi verso il tendone perché la cosa risultasse più chiara. Non sembrava un tipo troppo sveglio.


    Interagito con devid, ciucciato un orecchio dopo averlo preso per il culo e proposto di fare i pasticci.. Citata Rose.

    Vestito - Maschera


    Edited by Reina Scott - 1/7/2022, 08:40
     
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    «Io? Gelosa...? N-no ti sbagli... perché dovrei esserlo, ne ho motivo forse?» Era più una domanda retorica e fatta anche a me stessa che una vera e propria domanda. Era chiaro che David mi avrebbe chiesto del perché mi ero presentata a Chanel come Mia e non come Rose, sorrisi e risposi con tranquillità «Non so, mi andava così!» Da lì in poi la situazione non migliorò perché con l’arrivo di Kynthia la tensione si tagliava con il coltello e soprattutto a David non andava a genio che andassi con lei, si era ben intuito. Avevo comunque trovato un piccolo compromesso che sembrò calmare un pochino il mio accompagnatore. La sua frase mi fece arrossire e prima di allontanarmi con la Grifondoro gli tirai un colpetto sul petto «Smettila dai... Ti aspetto fuori.»E mi incamminai verso l’esterno con Kynthia. Dopo la mia domanda lei rispose davvero risentita e io rimasi ad ascoltarla. Le stavo per rispondere ma non dissi nulla la lasciai continuare, mentre eravamo arrivate al di fuori del tendone, non distante da esso, vicino una panchina fatta di legno con i fiori trasparenti che la circondavano da tutte le parti. Mi fermai e mi misi di fronte a lei per farla parlare guardandola negli occhi mentre il mio celeste andava svanendo. “ho distrutto tutto. Con te, con Logan... “ Feci un piccolo cenno con la testa mentre il mio viso serio non lasciava intravedere nulla. La lasciai completamente finire ma nel momento che la ragazza alzò ancora lo sguardo su di me e concluse con “Vai pure” non riuscì più a trattenermi. «No, non funziona così e lo stai facendo di nuovo.» Il tono partì leggermente agitato «Si, hai distrutto tutto... ma tu non sai minimamente cosa hai distrutto! Tu hai preso tutta me mi hai accartocciato e buttato via come un pezzo di carta senza valore... » Il tono aumentava e i miei occhi dietro la maschera divennero neri. «E vedi? Sbagli ancora. Chi ti dice che le scuse o i "mi dispiace" non servivano a nulla eh? Convinta nel tuo... Questo ti frega, ancora una volta hai paura a chiedere scusa e ti nascondi dietro un “ non servono”...» I capelli iniziarono a tingersi di rosso dalle radici e il tono non era altissimo ma duro e deciso «Potevi provarci ma ti sei fermata a pensare... anche io non ho dimenticato ma per un momento c’ho sperato. Eri una sorella per me, eri colei che sapeva tanto e di cui mi fidavo. Forse proprio approcciarti con “Scusa” avrebbe fatto la differenza. » I capelli ormai erano completamente rossi e le mie mani stringevano la gonna ampia del vestito in due stretti pugni. Da dove mi usciva tutto non ne avevo idea ma ero stanca di tenere dentro ogni cosa «Si, vero hai fatto la cazzata più grande, senza pensare alle conseguenze e per un momento ho sperato che tornassi sui tuoi passi, ti ho aspettato anche dopo... invece... invece mi hai frantumato del tutto. Io non esistevo per te.» Ruotai leggermente la testa di lato mentre i fiori si tingevano di nero in tono con la mia maschera e il mio abito. «Quindi, No! Non hai il diritto di prendertela per come mi rivolgo a te, non hai il diritto di dirmi Vai Pure. Scelgo io quando, come e se andare. » Feci un passetto indieto «Pensato... Dovevi pensare a me e forse fare qualcosa. Quindi non nasconderti dietro sono una stupida, i dispiace non servono... Dovevi provarci, e chissà forse con un “mi dispiace” avresti ottenuto qualcosa! » Passai una mano sui capelli e mi girai per andarmene ma mi fermai ed aggiusi «Ora vedi tu cosa fare... ma sei una grifondoro, dovresti buttarti e non tentennare, quelli di solito siamo noi tassorosso ad essere classificati cosi! » Le stavo dicendo che se voleva doveva provarci e non nascondersi dietro sono stata una stupida o altro... toccava a lei, io avevo il cuore a pezzi. «E... Adesso me ne vado perchè l'ho deciso io.» conclusi quasi con l’affanno girando sui tacchi ed iniziando a rientrare nel tendone che era a pochi passi da noi per andare verso David. Rientrata a passo svelto con i capelli rossi e l'umore stravolto, senza comprendere come fossi riuscita a dire tutto e così, mi guardai intorno camminando verso uno dei banchetti dove intravidi David, era con qualcuno... Fu li che il mio cuore fece un salto e il respiro si fermò per un attimo. Quel qualcuno era vicino all’orecchio di David e mentre camminavo e il passo rallentava vidi la ragazza in questione con la bocca sul suo orecchio. Mi fermai sul posto lasciando la presa delle mani dalla gonna. Non capivo, non riuscivo a comprendere. Forse per il momento, forse per quello che stavo vedendo i miei occhi si riempirono di lacrime e i miei capelli perso del colore restando rossi ma tendenti al bordeaux. Forse dovevo prendere coraggio ed andare li da loro, ma le mie gambe stavano facendo il contrario. Ero vicina ai due non tantissimo ma abbastanza. Iniziai ad indietreggiare mentre le lacrime iniziarono a scendere “ Perché sto piangendo?” Eppure faceva male. Mi voltai ed iniziai a correre verso l’uscita. Forse passai nuovamente di fianco a Kynthia o forse era un'altra ragazza ma non riconobbi nel momento. Uscii correndo senza una meta. Passai davanti a qualcuno che urlava ma le lacrime impedivano di vedere bene. Mi fermai dopo un po’ per prendere fiato. Ero arrivata proprio vicino il lago e fu li che le gambe cedettero e mi afflosciai in ginocchi a terra portando le mani al viso. Tolsi la maschera lanciandola lontano con rabbia verso la mia destra mentre le lacrime silenziose bagnavano il tessuto dell’abito. «Perchè? Perché piango e perché sto così male...?» dissi sottovoce a me stessa. Lo sapevo perché... Era inutile, quel ragazzo mi faceva arrabbiare ma era chiaro che qualcosa la provavo verso di lui. «Io che cerco di trovare i modi per fargli andare bene le cose mentre lui si infastidisce se parlo con qualcuno... lui può fare cose con altre...» La testa iniziava a dolermi e questo non era un buon segno ma ero così piena di emozioni tra cui rabbia, delusione, dolore, paura... che non me ne stavo rendendo conto.
    «Che cretina che sono... Le altre sono esperte e vanno bene per lui... è chiaro...» Mi sedetti girando le gambe avanti e portando le ginocchia verso il petto anche se all’esterno si vedeva solo una cascata di tessuto. Posai la fronte sulle ginocchia mentre le lacrime continuavano a scendere. «Io non valgo nulla...»
    Lì, in quel luogo, era quello che volevo far vedere a David. Era un posto che a me piaceva molto. Era tranquillo e con un panorama da togliere il fiato e che durante l'allestimento del ballo avevo ben notato e ogni tanto mi fermavo a fissare. Il lago aveva il suo perché. Eppure ero li, da sola a piangere mentre il resto in torno scorreva.



    Interagito con: David e Kynthia.
    Nominata Reina senza sapere che sia lei.
    Sono rientrata nel tendone nel momento inopportuno ed ho visto Reina (che non ho riconosciuto) con David ed ero abbastanza vicina ma poi sono scappata in riva al fiume.

    Abito

    Maschera
     
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