Posts written by Kaeris

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    Kaeris Duval

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    Seguii il ragazzo mentre si avvicinava alla porta per poi aprirla velocemente e io speravo che almeno stavolta non mi sarei annoiata a conversare con altri esseri viventi che pensano solo a loro stessi e alla propria figura, e mi ritrovai a pensare alla stupidità delle persone e al fatto che per quanto io cercassi un esemplare umano interessante non l'avevo ancora trovato.
    Uscimmo dalla porta e un lampo fece brillare i miei occhi, poteva significare soltanto una cosa: la tempesta era imminente.
    Guardai il ragazzo che, dalla sua frase, mi fece capire che non sembrava amare la scuola tanto quanto la amassi io. Non che me ne fosse mai piaciuta una, di scuola. In tutte quelle in cui ero finita mi ero sempre annoiata e si sa, la noia porta al farsi dei nemici la maggior parte delle volte. Purtroppo, per quei piccoli e fastidiosi "nemici" non era finita bene visto che non avevano minimamente capito con chi avessero a che fare.
    "Zombie"? Non avevo ancora cercato di morderlo, e se l'avessi fatto non avrebbe ancora avuto tutte le dita o entrambe le orecchie.
    « Ma non ti ho ancora morso, come potrei essere uno zombie o magari un vampiro?»
    Dissi fissandolo negli occhi mentre qualche goccia d'acqua cadeva sul mio viso.
    Iniziai a camminare ammirando il cielo diventare sempre piú scuro. Sin da bambina amavo il fatto che da un momento all'altro le nuvole potessero coprire il sole per far calare una sorta di notte in un attimo e mentre pensavo, un lampo mi riportò alla realtà mentre Kuro si nascondeva velocemente nella mia tasca, era davvero cosí fifone?
    « Beh, sai quante persone si suicidano a causa del parere errato delle persone nel mondo? Purtroppo troppo poche. Per di piú tutte le scuole sono uguali e noiose, non sono nulla di che... esseri viventi che ignorano altri esseri viventi, tutti fin troppo pieni di sé."»
    Le parole uscivano dalle mie labbra senza che io le pensassi, e speravo di non spaventarlo troppo.
    « Hai frequentato altre scuole prima di questa?»
    Lo studio di un potenziale psicopatico era un'occasione rara, soprattutto se lo psicopatico era libero e non rinchiuso in un ospedale ad ingoiare pillole, messo fuori gioco dagli psicofarmaci.
    Continuai a camminare mentre Kuro, ormai annoiato, iniziò a scalare il mio braccio per poi posizionarsi sulla mia spalla, notai come osservava e mappava il corpo del ragazzo in cerca di qualche gioiello per prepararsi a saltare in caso ne avesse addocchiato qualcuno.
    Alzai il cappuccio del giaccone facendo cadere lo snaso lungo la schiena ma neppure questo avrebbe potuto fermarlo, visto che ormai aveva una missione.
    « Attenzione ai denti»
    Dissi al ragazzo portando gli occhi sull'animaletto che ormai aveva raggiunto la mia spalla.


  2. .

    Kaeris Duval



    Mi guardai attorno senza capire dove fossi e soprattutto chi fossero le persone attorno a me, e perché avevo una pianta che mi scivolava sul collo come un serpente? Mi sembrava tutto cosí assurdo...
    Mi voltai per controllare se la ragazza che non riusciva a respirare stesse meglio
    « Stai bene?»
    Dovevo accertarmi che rimanesse in vita, dato che ne andava della mia dal momento che le botte non erano incluse nel menú del giorno.
    Di colpo partí un flashback nella mia mente: una stanza, letti a baldacchino, un animaletto nella mia tasca e il volto di una ragazza che presentandosi mi dice il suo nome, Skylee...
    « Tranquilla, lei non verrà a sapere niente, vedrai che nessuno stasera verrà frustato, va bene?»
    D'un tratto me la trovai addosso con le braccia che mi stringevano il collo, pensai volesse strangolarmi, e invece no... Anzi, era peggio della morte... Mi stava... Anche solo pensarci mi irrigidiva le gambe provocandomi un'espressione scioccata e schifata allo stesso tempo, ebbene sí... Mi diede un bacio sulla guancia... La cosa mi fece rabbrividire mentre cercavo di liberarmi da quella morsa chiamata "contatto fisico" per riuscire a portare la mia mano sul punto infettato e strofinare via il sacrilegio che quella ragazza aveva appena compiuto.
    « Non toccarmi mai piú! E non ricapiterà perché la prossima volta ti salverà il Maniaco, visto i tuoi modi di ringraziare!!»
    Dissi con occhi spalancati e voce ferma.
    Maniaco? Pensai...
    Cosí iniziai a fissarli uno a uno, e sempre piú confusa, e come rapita da un sogno ad occhi aperti iniziai a riconoscerli. Le due ragazze sicuramente non le conoscevo bene, ma purtroppo riconobbi in un attimo il maniaco dei capelli e il fatto che dovessi ancora amputargli una mano. Qual era il suo nome?
    Non importava, Maniaco dei Capelli andava benissimo, pensai.
    Non ero una bambina. Pensai a chi ero diventata, a cosa ero diventata e grazie a chi. Un brivido mi percorse la schiena al pensiero di aver rivissuto per un attimo la frustrazione causata da quella donna. Ricordai soprattutto la rabbia e la voglia del suo sangue sul pavimento e realizzai il fatto che ci ero riuscita. Sperai che tutti quei minuscoli parassiti chiamati bambini fossero morti negli anni.
    Ma mi stavo di nuovo perdendo nei miei pensieri.
    Seguii i ragazzi mentre la pigrizia in me cresceva sempre di piú e, certo, mi ero divertita tantissimo sul ponte con il passaggio del Tuono Alato ma il fatto di aver rivissuto quei pochi momenti del mio passato mi aveva strappato via la voglia di continuare il percorso.
    Quindi, decisi di rimanermene in fondo alla fila ascoltando i pensieri altrui. Non che fosse poi cosí interessante, diciamocelo, ma i pensieri di terrore e ansia mi affascinavano e almeno per una volta non avrei ascoltato le solite moine, anche se sfortuna vuole che nell'unico momento carino della giornata, ovvero quello del Tranello del Diavolo, avrvo perso la testa. Mi ero persa la parte piú bella del tragitto.
    E ora che mi ero ripresa pensai al fatto di aver aiutato la ragazza che non respirava e iniziai a sperare che nessuno fosse abbastanza in se da capire che avevo compiuto un atto misericordioso... Decisi di non soffermarmi su quel pensiero per evitare di pensare anche al ringraziamento della ragazza... Che aveva... Osato... Darmi un ba... Bacio sulla guancia...
    « Ehwwww»
    Riportai la mano sulla guancia per strofinare via qualsiasi residuo di tenerezza rimasto appiccicato.
    Proseguimmo poi fino ad addentrarci in una folta giungla e sperai che la squadra si perdesse fino a quando non vidi le ragazze cadere davanti a me per colpa di un tronco. Non dovevo ridere. Non dovevo nemmeno sorridere. Ma il mio umorismo sadico non durò a lungo, perché ciò su cui erano cadute le ragazze non era altro che un molliccio. OH NO!
    La creatura prese la forma di una donna anziana, poi di un clown e infine di una donna immersa nelle lacrime. Mentre mi si riempiva la mente di pensieri sempre piú rimbombanti, soprattutto quelli sul maniaco, non ebbi nemmeno il tempo di pensare a qualcosa di sensato che per un attimo mi si bloccarono le gambe e non mi si gelò il sangue, finché la coinquilina non mi strattonò accanto a lei. Tornai in me e alzai lo sguardo con occhi spalancati puntandoli sul signor Barnes. Ecco qual era il suo nome hahahaha
    Vidi una vecchietta vestita di rosa... “Vieni qui tesoro, uniamoci in un abbraccio di gruppo per amare tutti e il mondo intero, fatti coccolare dal profumo della cocco-terapia e vedrai che tutti ci vorremo bene, tanto bene! Non ti nascondere dietro la donna che te ne ha già dato un assaggio prima!”



    La sua voce... Le parole... Erano terrificanti...
    Forse mi stavo immaginando che mi parlasse, ma iniziai a correre non appena sentii il Riddikulus di Skylee perché sicuramente qualsiasi frase detta prima non l'avevo sentita minimamente.
    Continuai a camminare velocemente borbottando
    « Che schifo... Aaah che schifo...»
    Proseguimmo ma non si vedeva piú alcuna traccia del fuoco fatuo, anche se non era cosí importante, avrei comunque lasciato tutto in mano ai ragazzi...
    E perfetto... Una luce in lontananza preannunciava la morte, un po' come nei libri dei babbani che credevano che per arrivare nell'aldilà si dovesse seguire qualche specie di luce divina, e questa addirittura si sarebbe avvicinata di sua spontanea volontà.
    Se i libri non mentivano, sicuramente si sarebbe presa le tre ragazze perché il signor Maniaco sarebbe finito in una sorta di "paradiso" o come lo chiamavano i predicatori credendo nella pace eterna.
    Per mia fortuna, davanti a me c'erano sicuramente persone ben pronte a salvarsi la pelle e ciò poteva solamente significare che io sarei potuta rimanere lì a guardare con la bacchetta a portata di mano.
    Qualcuno di colpo mi strattonò portandomi dietro ad un albero per poi combattere, immagino, o qualsiasi fosse il piano per salvarsi la pelle.
    Quanto spreco di energie oggi, pensai, ormai ero al limite tra il rivivere il passato e il molliccio, ne avevo abbastanza.
    Lentamente, quindi, rallentai il passo tornandomene in fondo.
    Ci fermammo davanti a ciò che sembrava essere la fine della foresta o giungla che fosse, cosí ne approfittai per sedermi, visto che il signor Maniaco aveva deciso prima di me di piantarsi nel terreno per iniziare a mangiare quando qualcosa mi afferrò la treccia.
    Col cazzo.
    Per quel giorno ne avevo abbastanza, pensai, mentre con uno scatto spostai qualsiasi cosa mi si fosse attaccata alla testa.
    Una scimmietta!
    Ora vedi te, piccola maniaca dei capelli!
    La piccola creatura continuava a soffiarmi mostrandomi i denti e... Uh... Quelli erano denti da latte.
    Con una mossa fulminea diressi la mano verso la sua bocca e con forza tirai il suo canino da latte strappandoglielo.
    « Questo farà felice Kuro.»
    Dissi a bassa voce mentre, da seduta, tenevo la scimmietta dal coppino. Poi mi voltai, realizzando che il signor maniaco era troppo tranquillo, mangiando il suo panino, cosí con un veloce scatto feci volare la scimmietta proprio sulla sua schiena.
    Nessuno avrebbe notato nulla.
    E lui avrebbe pensato che quella piccoletta fosse saltata giú da un albero.
    Come una furia, sicuramente a causa del mio piccolo intervento odontoiatrico, iniziò ad assalire il ragazzo mentre io mi compiacevo per lo scherzetto che ero riuscita a mettere in atto.
    Mi alzai poi, per proseguire seguendo ancora una volta la squadra per arrivare poi nei pressi di una scalinata di un tempio che ci condusse davanti ad un tavolo con delle carte appoggiate sopra.
    La coinquilina, guardandomi, mi disse "Io per oggi ho dato, Kae... A te l'onore."
    Quindi portai lo sguardo verso di lei per provare a dirle lo stesso ma ero già stata preceduta.
    Mi voltai verso la ragazza che se non mi sbagliavo si chiamava Halley
    « siamo in due ad avere bisogno di una vacanza » per poi portare lo sguardo sul singolo individuo e soffermandolo su Skylee che aveva già pensato di afferrarmi di nuovo, dissi accennando un sorrisetto lieve è sadico
    « Il primo che, invece di prendere la carta, osa toccarmi, muore. O riceve un calcio. E dunque perderemo la sfida.»




    Kaeris Duval - Corvonero- V anno.
    Squadra asso di gufi.
    -Interagito con Skylee.
    -Guardato Barnes morire emotivamente per poi non ascoltare minimamente cosa gli avesse detto Skylee e dopo l’incantesimo darse a gambe.
    -Lanciata scimmietta addosso a Barnes come scherzo( non dovrebbe averla vista).
    - arrivata al tempio prende la carta interagisce con tutti per poi smaterializzarsi con il suo gruppo.
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    ▸Nome e cognome: Kaeris Duval
    ▸ Link scheda: https://hogwarts-express.forumfree.it/m/?t=79450877
    ▸ Talento/Abilità/Maledizione: Mentalista di lettura
    ▸ Hai aggiornato il pensatoio? Si
    ▸ Link al pensatoio? #entry662333055
    ▸ Link alla prima manifestazione del potere: https://hogwarts-express.forumfree.it/m/?t...&st=45#lastpost
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    Kaeris Duval

    jenna-ortega


    Afferrai la liana con la consapevolezza che se fosse andata male avrei fatto un volo per ritrovarmi poi con qualche o anzi, tutte le ossa rotte, e ciò poteva significare soltanto una cosa: sarei rimasta a letto a dormire per qualche giorno, a leggere, a rilassarmi e soprattutto a fare qualche scherzo per niente gradevole in giro per la scuola.
    Un, due, tre e via! Proprio come nel gioco dell'impiccato, ma senza cappio, pensai.
    Atterrai sul ponte che iniziò a traballare, e non restava che proseguire senza uccidere nessuno perché dovevo ammetterlo, l'idea di afferrare le corde del ponte per iniziare a dondolarmi in modo da guardare tutti cadere nel vuoto mi stuzzicava il pensiero. Però, se solo non ci fosse stata la dolce e profumata insegnante rosa che dava le ripetizioni, in questo momento ci saremmo tutti divertiti tantissimo, o per lo meno io piú di altri.
    Continuai a camminare sul ponte sorpassando gli altri, finalmente una passeggiata su delle assi sospese nel vuoto con la costante consapevolezza che chiunque avrebbe potuto morire da un momento all'altro... Che emozione.
    Ero presa dal fascino della situazione quando ad un tratto qualcuno alle mie spalle mi tirò una manata sul culo.
    Mi voltai spalancando gli occhi, occhi pieni di istinto omicida, e con uno scatto mi abbassai tirando fuori la bacchetta.
    Chiunque fosse stato il pezzo di merda sarebbe morto all'istante.
    Notai però, che l'autore del gesto era stato semplicemente il maniaco dei capelli che, a quanto pareva, non era cosí intelligente come sosteneva di essere visto ciò che aveva appena fatto.
    « Sai qual è il miglior modo per far passare i vizi ai bambini?»
    Gli chiesi mentre mi avvicinavo al suo orecchio per poi sussurrargli
    « Con le frustate»
    Per poi rispondere alle sue domande
    « Oppure il contrario?»
    Dissi con gli occhi sgranati.
    « E tu, dimmi un po', non è che hai deciso di morire? È una decisione particolarmente masochista quella di toccarmi, di nuovo, e per di piú su un ponte traballante»
    Iniziai a rendere pesanti i passi che percorrevo su quelle assi instabili
    « Sai, il primo pipistrello che urla è morto, perciò...»
    Afferrai la bacchetta a mo' di frustino e CIAFF! La schiaffai su una delle chiappe del signor maniaco.
    Pugnalarlo sarebbe stato molto piú soddisfacente ma visto che sicuramente la professoressa ci stava osservando non avrei messo in difficoltà la mia posizione per un essere vivente inutile che cercava solo attenzioni.
    « Ti è piaciuto? Immagino di sí.»
    Dissi per poi tirargli un'altra bacchettata a gran velocità.
    Continuai poi a camminare, notando con soddisfazione come il maniaco avesse deciso di infastidire qualcun'altro e chissà, magari a cercare di sopravvivere, anche se avrei preferito di no. Sarei rimasta ad ammirare pazientemente una morte in diretta visto che non ne vedevo una da ormai non so quanto tempo. Alzai lo sguardo per guardarmi attorno e vedere almeno per una volta i panorami che prima osservavo solo nei disegni sui libri di testo di mio padre e, certo, non c'erano massacri e sangue, ma era comunque a modo suo affascinante. Guardavo tutto con meraviglia quando non notai delle piccole casette, tante, piccole casette.
    Non è quello che penso, vero?
    E invece lo era.
    Dei lepricauni iniziarono a lanciare oggetti vari e io con i miei riflessi attenti cercai di schivarli, e a quanto pareva il signor maniaco non era cosí veloce, perché venne colpito al culo e per un attimo un sorriso comparve sul mio volto.
    Che cosa divertente, pensai.
    Riportai lo sguardo sulle casette per poi impugnare la bacchetta che non amavo molto utilizzare, d'altronde però ero stata cresciuta per breve tempo in un orfanotrofio babbano e trovavo piú utile la forza fisica insieme all'astuzia. Stavolta comunque mi sarebbe bastato usare qualche incantesimo.
    « Incarceramus!»
    Dissi guardando in lontananza i leprecauni che continuavano a lanciarci oggetti, ma l'incantesimo non fu tanto efficace dal momento che riuscí a intrappolarne soltanto uno.
    Camminai sempre piú velocemente finché uno stormo di Doxy non decise di aggiungersi alla festa e lí iniziai a correre.
    Uno mi si aggrappò ai capelli e lo strappai velocemente perdendo l'elastico e procurandomi un graffio sulla guancia destra da parte della creatura.
    Perfetto, ora avevo i vestiti strappati, i calzetti bozzati e i capelli slegati a coprirmi il viso.
    Un forte rumore mi riempí le orecchie, cosí alzai lo sguardo ancora una volta. Perfetto, ci mancava soltanto il Tuono Alato.
    Dovevo ammetterlo, amo le tempeste e proprio per questo era uno degli animali che amavo.
    Afferrai le corde ai lati del ponte e mi tenni ben salda visto che iniziò ad oscillare a piú non posso, quindi finalmente potei approfittarne per mettere in atto l'idea che avevo avuto e la quale era già stata anticipata da qualcuno. Iniziammo ad oscillare ancora di piú, finalmente un po' di divertimento!
    Il tutto, però, non durò quanto speravo, quindi, fradicia e spettinata, tornai a camminare cercando con lo sguardo gli altri membri del gruppo quando uno sciame di insetti iniziò ad attaccarci.
    Avrei voluto godermi la scena del signor maniaco che cadeva ma non notai il fatto di aver messo il piede nell'asse sbagliata e CRACK!
    Solo un crack, e poi piú nulla.
    Aprii gli occhi a intermittenza non capendo piú niente.
    Schiusi le palpebre e... Non capivo dove fossi..
    Respiravo a fatica, e per di piú una strana pianta mi stava stringendo il collo sempre di piú, non sapevo per quanto tempo avessi perso conoscenza ma soprattutto non avevo idea di chi fossero le persone intorno a me.
    Sentivo un lieve dolore alla testa accompagnato alla fatica nel respirare che aumentava finché una luce accecante non mi costrinse a chiudere nuovamente gli occhi.
    Mi svegliai, e attorno a me notai quattro persone, magari altri bambini dell'orfanotrofio pensai, perciò non potevano che essere nemici.
    I bambini non sono mai gentili con me, pensai, quindi dovevo andarmene.
    Una voce. Sentii una voce nella mia testa. Non respiro, non respiro!
    Vicino a me notai una ragazza a terra che boccheggiava. Presi un'ampolla che portai velocemente alla sua bocca per farle bere il liquido.
    Come facevo a saperlo? Come facevo a sapere che era proprio quel liquido ad aiutarla?
    Cos'era quella voce nella mia testa?
    Ormai succedeva troppo spesso, e i bambini mi guardavano sempre male quando gli rispondevo a cose che loro sostenevano di non aver detto. Non era però il momento di pensarci.
    L'unica cosa che dovevo capire era se qualcuno fosse morto, in tal caso mi sarei ritrovata di nuovo nello sgabuzzino coperta di lividi dopo che la madre superiora si fosse divertita a punirmi a dovere... Quella donna... Quella donna doveva morire...
    Kaeris Duval - Corvonero- V anno.
    In squadra con Skylee, Rey, Barnes e Halley.
    - interagisce con Barnes per poi continuare il percorso.
    -Cade dal ponte e perde conoscenza e la memoria( pensa di essere tornata bambina).
    - si sveglia e sente la voce di Skylee nella mente così notandola corre a dargli l’antidoto per il veleno.
    ( è un Mentalista di Lettura che pero tiene nascosto agli altri)


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    Kaeris Duval

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    Dalle stalle alle stelle un cavolo, pensai, perché la super pianta carnivora che speravo uscisse dal terreno aveva deciso di bloccare la propria crescita rimanendo di bassa statura, proprio come me. Ciò non significava, però, che avrebbe potuto comunque addentare qualche caviglia strappandone fuori i legamenti.
    Ad ogni modo ero completamente fradicia e i miei pesci avevano pensato bene di mordere le chiappe di Valentine che voltandosi non sembrò esserne felice. L'unico incantesimo ad essermi venuto abbastanza bene fu Fenixendio, che come effetto collaterale mi elettrizzò i capelli. Ora mi ritrovavo con una treccia fluttuante.
    Riguardo a Turbos, non ne parliamo, e ripensando bene a quella pianta carnivora alla fine mi ero fatta soltanto delle fantasie, le fantasie di una ragazza alquanto annoiata. Aimè, non mi restava che fantasticare su qualche potenziale massacro.
    Iniziai a slegare la treccia passando le dita tra i lunghi capelli che ormai erano cresciuti ancora e arrivavano già al sedere. Li legai in due semplici codine, visto che a quanto pareva la prova successiva, almeno da come era stata descritta dalla professoressa, sarebbe stata sicuramente piú interessante rispetto alle altre.
    Ascoltai attentamente le parole dell'insegnante che spiegava ciò che avremmo dovuto fare nella prova finché non mi soffermai su un enorme dettaglio: purtroppo mi sarei ritrovata in squadra con il maniaco dei capelli! Chissà, magari sarei riuscita a vendicarmi per quella pacca sul culo che mi aveva tirato in Africa.
    Almeno mi confortava il fatto che nella squadra ci fosse anche un volto abbastanza familiare, quello della mia compagna di stanza che, a parte per la sua esagerata ossessione per la pulizia, trovavo una persona abbastanza interessante, d'altronde nell'ultima lezione era stata utile e soprattutto sapeva farsi i fatti suoi.
    Non mi restava che presentarmi per l'ennesima volta, cosa che ormai stava diventando un'abitudine alquanto strana e inquietante.
    Seguii la professoressa che continuò la sua spiegazione su come le carte fossero in realtà delle passaporta mentre una ragazza distribuiva degli zainetti con varie provviste e delle boccette con delle pozioni.
    La situazione stava sicuramente migliorando. E magari per una volta non mi sarei annoiata visto che tra le pozioni notai una boccetta contenente l'antidoto polivalente, e ciò poteva solamente significare che le mie speranze, pur essendo stupide, non erano vane.
    L'insegnante poi disse che "tutto ciò che troverete all'interno della giungla, a dispetto di altre esperienze avute con altri professori, saranno assolutamente reali".
    Finalmente! La dea bendata della sfortuna aveva distolto il suo sguardo da me? Perché non avrei potuto chiedere di meglio!
    Finalmente avrei potuto aggiornare la valigetta dei veleni e chissà, magari avrei trovato qualche ragno velenoso a cui estrarne qualche goccio! Non potevo chiedere di meglio!
    Ci mettemmo in cerchio, quindi, e alzai lo sguardo verso i due che non conoscevo
    « Kaeris, piacere»
    Dissi con tono apatico per poi prendere la mano a uno dei compagni di squadra per smaterializzarci.
    Ancor prima di aprire gli occhi una puzza familiare mi riempí le naric e per un momento pensai di essere tornata bambina all'interno dell'orfanotrofio.
    Una delle poche che ricordavo bene infatti era la puzza di marcio del cibo e degli escrementi di essere umano che si propagava nell'aria dal momento che la nostra cara madre superiora picchiava i bambini fino a fargliela fare addosso. Li lasciava poi in un angolo, agonizzanti e lacrimanti, per ore e ore.
    Mi stavo perdendo in buffi ricordi.
    Mi guardai le scarpe e notai che una melma verdastra me le stava consumando velocemente, quindi le tolsi e le lanciai via dalla finestra. Cosa che ripensandoci non fu l'idea migliore visto che ora avrei dovuto affrontare la prova a piedi nudi.
    Mi voltai con la consapevolezza che una volta tornata in stanza, invece di fare la passeggiata promessa a Kuro, mi sarebbe toccato medicare le ferite ai piedi.
    « Strangolano come i serpenti?»
    Chiesi a bassa voce nel momento in cui notai dei cuccioli di Occamy nella stanza.
    Non ne avevo mai visto uno nella realtà, ma solamente nelle immagini dei libri di testo che sfogliavo ogni tanto tra una tortura e l'altra.
    Ad un certo punto sentí un ringhio riempire la stanza: ecco, questo strangola veramente forte, pensai, e se solitamente pensavo di poter trovare un'attività ricreativa da mettere in atto su una persona non pensavo che questa cosa potesse essere messa in atto su di me, per cui iniziai ad indietreggiare velocemente verso l'uscita seguendo gli altri che erano praticamente già fuori.
    Uscii dalla porta per poi fermarmi dietro agli altri a guardare incuriosita il fuoco fatuo, finché non mi tornò in mente che ero scalza, cosí mi strappai le maniche della maglia che decisi di indossare come calze bloccate con piccoli nodi prima attorno alla caviglia e poi come chiusura sul davanti per coprire le dita dei piedi.
    Perfetto, ora sembravo un folletto che avrebbe fatto ridere chiunque, ma almeno avrebbero fermato qualche scheggia visto che magicamente la situazione decise di andare di male in peggio, perché avremmo dovuto fare l'impiccato con delle liane per arrivate su un ponte che non prometteva per niente bene.

    Kaeris Duval - Corvonero- V anno.
    Prima parte del post che ho diviso in due!
    Citato brevemente i risultati degli incantesimi per poi seguire l’insegnate.
    Aperti gli occhi si ritrova nella casa dove nota una melma verde che gli sta mangiucchiando le scarpe e le lancia dalla finestra per poi uscire di corsa dalla casa!


  6. .
    Benvenuta!! Spero ti divertirai tantissimo!👻
  7. .

    Kaeris Duval

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    Dovevo ammetterlo, purtroppo, che starmene in disparte ad ascoltare aveva aiutato, visto che in effetti tra una scuola e l'altra non avevo seguito particolarmente molte delle lezioni, per cui una spolverata ai ricordi non faceva male al cervello.
    Rimanere concentrata non era stato proprio semplice, c'erano infatti troppe cose attorno a me, cose potenzialmente mortali, e l'unica cosa che il mio cervello riusciva ad elaborare in quel momento era che quella strana pianta magari fosse velenosa o che quel ragno potesse mordere qualcuno provocando una paralisi dall'esito fatale che avrebbe fatto urlare la vittima finché il silenzio della morte non l'avesse avvolta. Non potevo che essere affascinata da queste possibilità.
    Purtroppo però, per quanto io potessi desiderare qualcosa di simile ci sarebbe sicuramente stato qualcuno pronto a salvare immediatamente la vittima, rovinando la festa.
    Tornai ad ascoltare la lezione e senza che me ne rendessi conto l'insegnante aveva invitato tutti a seguirla per spiegarci lo svolgimento della lezione.
    Rimasi distante ad ascoltare le sue spiegazioni su come mettere in pratica i quattro incantesimi. Mi sarebbe piaciuto annegare qualcuno o almeno bruciarlo. Sarebbe stato affascinante, immensamente affascinante.
    Non appena l'insegnante toccò il terreno con la bacchetta si innalzò una pianta carnivora gigante, e i miei occhi si spalancarono luccicando come non mai. L'unica cosa che la mia mente riusciva a pensare era "ciao piccolina".
    Una pianta carnivora alta un metro, non potevo fare altro che restare lí a guardarla, chissà quante persone avrebbe potuto sbranare, mi domandai.
    Amavo le piante carnivore e quelle velenose erano cosí fragili, innocenti, ma allo stesso tempo spietate e letali, costantemente in attesa, e seppure immobili capaci di banchettare, che cosa meravigliosa. Per non parlare del fatto che alcune di esse emettevano degli ormoni, o degli odori, in grado di attirare la preda verso la loro morte.
    Le mie speranze però vennero demolite da una frase: "chiaramente non si nutrono di carne".
    Ed ecco che il mio interesse ritornò ai minimi livelli, era buffo come con una sola frase il mio entusiasmo potesse essere ridotto a un cumulo di delusione.
    Finalmente, poi, arrivò il momento di mettere in pratica il tutto.
    Mi allontanai quindi di qualche metro, almeno sarei stata tranquilla, lontana da quel groviglio di persone.
    Il primo incantesimo su cui mi cimentai fu Piscis Gemini, cosí mi avvicinai all'acqua per ritrovarmela alta fino ai lacci degli stivali, e mi tornò in mente la lezione al mare, non capivo come facessero le persone ad amare il mare.
    Mi stavo nuovamente perdendo nei miei pensieri.
    Misi la bacchetta sul filo della superficie dell'acqua e pronunciai le stesse parole dette dall'insegnante:
    « Piscis Gemini»
    Dissi con tono apatico, certo, amavo la pioggia, ma la sensazione dei vestiti bagnati un po' meno.
    Passai quindi agli incantesimi successivi, magari sarebbero riusciti ad asciugarmi le scarpe.
    Uscii dall'acqua e poi mi incamminai, feci una decina di passi e mi fermai, portando il braccio verso il basso e facendo movimenti circolari pronunciando
    « Turbos»
    Finalmente mi erano rimasti da fare gli unici due incantesimi che attiravano maggiormente la mia attenzione. E che magari potessero effettivamente asciugarmi le scarpe una volta per tutte!
    Cosí mi voltai e pronunciai
    « Fenixendio»
    Ora potevo finalmente terminare con quello che aveva attirato la mia attenzione piú di tutti gli altri, già immaginavo una meravigliosa pianta carnivora gigante che iniziava a mangiare persone qua e la nonostante l'insegnante avesse specificato che non si nutrivano di carne, la mia speranza non poteva demordere quando si parlava di carneficine.
    Mi accovacciai verso il terreno con gli occhi che brillavano di passione, come se stessi per scartare un regalo, e toccai il terreno con la bacchetta per farla turbinare dal basso verso l'alto.
    « Nepentalius»
    Non rimaneva che aspettare che crescesse e come per magia mangiasse tutti.
    Eppure, il mio lato razionale sapeva che non sarebbe accaduto.

    Kaeris Duval - Corvonero- V anno.
    Rimasta ad ascoltare la spiegazione del insegnare per poi mettere in pratica gli incantesimi.









    Piscis Gemini: 9
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      Kaeris
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      Kaeris
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      Kaeris
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      Kaeris
  8. .

    Kaeris Duval

    wednesday-addams-jenna-ortega


    Una zampata in faccia, ecco, quello fu il mio risveglio quella mattina. Kuro, dal nulla, aveva deciso di avere fame, e come farmelo capire se non infilandomi una zampa in un occhio per poi schiaffarmi l'altra sul naso.
    Lo afferrai per lanciarlo in fondo al letto per porer continuare a chiudere gli occhi un altro po', ma ovviamente fu inutile, perché la piccola belva tornò all'attacco.
    Aveva vinto. Lo appoggiai sulla mia spalla e gli riempii una ciotola di cibo per riuscire a godermi un minimo di pace.
    Mi diressi verso l'armadio e presi i vestiti piú comodi che avevo e li appoggiai sul letto, li avrei abbinati ai miei soliti stivali.
    Poi andai in bagno per farmi una doccia bollente, cosí calda da sfiorare l'ustione. Mi rilassava, il piacevole dolore mi ricordava che per quanto potessi lavare l'esterno del mio corpo, l'oscurità che hai nella mente non ti abbandona mai. Non si cancella facilmente.
    Uscii dalla doccia e asciugai i capelli per poi acconciarli in una treccia unica in modo che fosse piú comodo.
    Indossai pantalone, maglia e anfibi alti fino a sopra la caviglia.
    Mi guardai attorno e cazzo, capii che Kuro aveva capito che sarei uscita senza di lui. Prima o poi sarebbe successo, anzi, nelle precedenti lezioni ero stata fortunata a riuscire a trovarlo addormentato, era stato piú facile imprigiornarlo in una gabbietta. Stavolta non sarebbe stato cosí semplice.
    Iniziai a cercarlo dappertutto aprendo armadi, cassetti e controllai addirittura sotto ai letti. Si era fatto di nebbia, quel furbetto sapeva come nascondersi, però io, d'altro canto, sapevo come attirare a me una preda.
    Aprii il cassetto accanto al comodino, sapevo che lui nascondeva lí gli apparecchi e i denti rubati, quindi ne presi una grossa manciata.
    « Conterò fino a tre, Kuro, poi butterò il tuo bottino nel water.»
    Già una volta mi aveva sfidata e non era andata bene.
    « Uno... Due... Tre...»
    Iniziai a vedere il cuscino contorcersi finché non ne uscí una testolina
    « Eccoti»
    Dissi, e lui si fiondò sulla mia mano cercando di aprirne le dita.
    Non dovevo e non potevo tirarla troppo per le lunghe, in fin dei conti avevo lezione quella mattina, e sicuramente non sarei arrivata in ritardo con la scusa dello snaso.
    Quindi afferrai Kuro dalla collottola e lo lanciai nella gabbietta che fortunatamente avevo già riempito di cibo e acqua per poi richiuderla a una velocità impareggiabile.
    Mi incamminai verso la porta e girandomi guardai Kuro
    « A dopo, se troverò qualcosina di bello te lo porterò, promesso. E dimenticavo, tornata da lezione andremo in cerca di tesori, va bene bestia di Satana?»
    Dissi chiudendomi la porta alle spalle.
    Mi incamminai verso la sala grande dove feci un'abbondante colazione che conclusi con una tazza di caffè che era probabilmente piú grande della mia faccia.
    Poi andai verso il cancello della scuola, dove avremmo dovuto riunirci per prepararci alla lezione di Incantesimi.
    Ormai mi ero decisamente abituata alla noia, ero rassegnata, sapevo già che anche questa lezione sarebbe stata un lasciar scorrere il tempo finché non si finisce e si torna a rilassarsi.
    Arrivai lí e salutai la professoressa alzando la mano, poi presi la biglia che mi venne data da una ragazza.
    Iniziò poi il conteggio per partire, siccome la pallina era in realtà una passaporta. Se fossi stata fortunata saremmo finiti in qualche posto spettrale o ancora meglio in un cimitero.
    La professoressa contò, e di colpo, aprendo gli occhi, sentii la donna spiegare che ci trovavamo in Indocina.
    Paese affascinante... Avevo letto svariati libri storici riguardanti le torture che avevano utilizzato in Indocina durante le guerre combattute in quel luogo.
    Stranamente, gli esseri viventi, o almeno quelli "intelligenti", sono assai crudeli verso gli altri individui della stessa specie e anche verso le altre, cosa che non poteva non affascinarmi immensamente.
    Giungle... Aveva detto "giungle", pensai che finalmente avrei visto qualcosa di mortale, serpenti, ragni e qualsiasi altra cosa potenzialmente letale. Sarebbe stata un'ottima opportunità per ampliare la mia collezione anche se non dovevo montarmi la testa, sapevamo già come andavano a finire le lezioni, ovvero che solitamente mi ritrovavo ad annoiarmi, dunque dovevo limitare la mia fantasia, almeno per il momento, e rimanere ad ascoltare le spiegazioni e le risposte alle domande dell'insegnante.


    Kaeris Duval - Corvonero- V anno.
    Dopo una lotta per mettere Kuro( il suo snaso)nella gabbia arriva al luogo indicato, saluta l’insegnate con un gesto della mano.
    Prende la biglia, e una volta arrivata in Indocina rimane ad ascoltare le risposte degli altri.


  9. .

    Kaeris Duval

    what-wednesday-addams


    Ormai dovevo farmene una ragione, per l'ennesima volta avrei dovuto fare gioco di squadra e collaborare, relazionarmi con altre persone.
    Dovevo mettermi l'anima in pace, se mai esistesse una pace.
    Per mia fortuna, almeno mi ritrovai a dover collaborare con una persona apparentemente educata.
    Iniziai a guardarmi intorno, e notai che la stanza non sembrava poi cosí diversa dalla precedente, quindi constatai che il tutto sarebbe stato piú noioso di quanto mi aspettassi.
    Fortuna che i miei genitori, prima di scaricarmi in questo posto avevano detto che mi sarei trovata bene.
    Quante sciocchezze. Fino ad ora non avevo fatto altro che sopportare spiaggia, persone, grida, conversazioni e altre torture del genere.
    E adesso ero al punto di partenza.
    Comunque, osservai gli affreschi sulle pareti, e magari superando tutte le porte giuste sarei arrivata alla fine di questo compito.
    Tutt'a un tratto un tonfo mi fece voltare verso il centro della stanza. Che sia stato il rumore di un incantesimo in grado di resuscitare il cadavere di qualcuno o qualcosa? Sarebbe interessante.
    E invece no.
    Non era altro che Skylee, la mia compagna di stanza, di buono aveva il fatto che non parlasse per dare aria alla bocca, se non nei momenti in cui doveva rimproverarmi per il mio disordine in stanza.
    Kuro, inoltre, l'aveva presa in simpatia, siccome cercava costantemente di ravanarle in bocca.
    Che le stesse simpatica per il modo in cui si è presentata a lui?
    Probabilmente sí. Quel piccolo e viscido snaso si approfittava sempre della cortesia delle persone finendo poi per affezionarsi e dunque per perseguitarle.
    Sfortunatamente per Skylee, lei ne è l'esempio.
    Ricambiai il saluto della ragazza sventolando la mano molto lentamente.
    « Benvenuta nel gioco del prima facciamo e prima torniamo ai nostri hobby»
    Dissi apaticamente.
    Ascoltai meticolosamente ciò che diceva dal momento che lei aveva già superato svariate porte, e questo sarebbe andato a nostro vantaggio, visto che fino ad ora eravamo stati abbastanza lenti. Mi limitai quindi a seguirla nella perlustrazione di altre svariate stanze.
    Pensai che il compito era semplicemente quello di avanzare superando le porte giuste e le stanze fino all'uscita.
    Entrammo nell'ennesima stanza ma questa, a differenza delle altre, era completamente buia. Pensavo che comunque che quel piacevole velo oscuro si sarebbe dissipato presto, e di colpo sentii qualcosa aggrapparsi alla mia calza per afferrarmi la bacchetta che avevo nascosto all'interno dello stivale, quindi cercai di prendere con uno scatto della mano qualsiasi cosa fosse stata, sfiorandola senza successo.
    Notai però che sembrava qualcosa di peloso. Ci mancava soltanto questo.
    « Qualcosa di peloso!»
    Risposi a Skylee iniziando a guardarmi intorno in cerca di qualsiasi cosa pelosa, piccola, veloce e con istinti cleptomani.
    Mi venne in mente il fatto che forse Kuro si fosse nascosto nella tasca per attendere il suo momento di gloria.
    Ma mi sbagliavo... Lui era nella gabbietta. E l'avevo chiusa ermeticamente lasciandogli un rompicapo con denti placcati in oro, per cui sicuramente sarebbe stato occupato per minimo una mezza giornata.
    Mi voltai verso i ragazzi ma non ebbi nemmeno il tempo di parlare che Skylee disse ciò che avevo pensato all'inizio.
    « Ovviamente no! Anche se sarebbe stato utile in questo momento»
    Dissi seccata, guardandomi attorno sperando che la mia deduzione fosse errata, ma purtroppo non era cosí.
    Uno snaso stava mordicchiando la bacchetta di Skylee, e quando lei lo notò mi guardò come per scusarsi, anche se non mi cambiava nulla, non me la sarei presa per queste sciocchezze.
    Ritornai con lo sguardo sugli snasi e immediatamente ne vidi un altro che valutava la mia bacchetta per metterla all'interno della sua pelliccia, quindi mi voltai verso Mars che, purtroppo, era stato rapinato.
    « Devo ammetterlo, hai avuto un'ottima idea»
    Dissi a Skylee. Quando c'era da ammettere qualcosa ero la prima a farlo. In fondo, il non ammettere qualcosa era come mentire, e io odiavo chi mentiva senza alcun valido motivo.
    Mi avvicinai lentamente verso il cumulo di gioielli cercando quelli che a parer mio erano i piú luccicanti per metterli poi in fila formando un percorso, sedendomi in seguito al centro della stanza con un fermaglio appoggiato sul ginocchio destro e un orologio tempestato di pietre preziose adagiato sulla mia testa.
    Ora non dovevo fare altro che aspettare che quel piccoletto si avvicinasse a me per poi torturarlo e riprendermi la mia bacchetta.

    Duval - Corvonero- V anno.
    In squadra con Skylee e Mars.
    Interagito con Skylee per poi seguire la sua idea sul come riprendere le bacchette.
    Lascio a Mars l’onore di dire che le riprendiamo e usciamo.


  10. .

    Kaeris Duval



    Non me lo aspettavo, fui stupita da una tale risposta, la situazione migliora, finalmente posso dire che qualcuno stavolta aveva attirato la mia attenzione. Dovevo ammetterlo. Era intrigante il fatto che avesse davvero passato già situazioni simili a quelle della mia predizione.
    I miei occhi brillarono mentre pronunciava le parole "nuotare nel sangue degli altri", e in un attimo me ne immaginai una piscina piena.
    « Interessante, ora hai attirato la mia curiosità»
    Ma in un attimo la professoressa ci invitò a seguirla nella botola in mezzo alla stanza e non appena scesi di sotto fui avvolta in un perfetto momento di pace, purtroppo quell'oscurità non durò tanto.
    Aprii gli occhi e notai subito che la stanza era circolare, e al centro vi era posizionato un obelisco con delle scritte, che erano istruzioni sul nuovo esercizio.
    Tutt'attorno vi erano porte con scritti dei nomi, a coppie, il mio nome accanto a quello di uno sconosciuto.
    Mentre la professoressa pronunciava la parola "coppie" mi resi subito conto che per l'ennesima volta mi trovavo a dover collaborare con uno sconosciuto. Ormai le speranze potevo dimenticarmele, visto che nell'ultima lezione ero capitata insieme a un maniaco che si lasciava incantare dalle sirene, chissà con chi avrei avuto a che fare sta volta.
    Proprio ora che avevo finalmente trovato qualcosa di interessante e con un passato pieno di amputazioni, malattie e gravi lesioni fisiche e mentali mi toccava ripartire da capo e come mi aveva già dimostrato la dea della sfortuna (che ci vede benissimo) io ero la prima nella sua lista. Si divertiva a cercare di non accontentarmi o mi aveva studiata come io studio le persone?
    Ciononostante, mi ricordai che sí, per quanto fosse fastidioso non mi interessava realmente, l'importante era riuscire a tornare nella mia stanza a leggere oppure a passeggiare con Kuro in cerca di cose da saccheggiare.
    Mi avvicinai verso il mio compagno sconosciuto per la sfida e se non ricordavo male si chiamava Mars, e non ebbi nemmeno il tempo di cercare di attirare la sua attenzione per presentarmi che si girò alquanto spaventato dalla mia presenza, abbassando la testa siccome sarà stato alto circa piú di un metro e ottantacinque, cosa che confrontata alla mia misera altezza mi riportò alla mente una vecchia favola letta da mia madre nella quale il mondo era crudele e i giganti mangiavano i piccoli gnomi che ormai non lavoravano piú bene, e amavo il finale in cui i piccoli esseri si ribellavano tagliando i legamenti dei piedi dei giganti immobilizzandoli per poi conservarli e avere carne fresca per generazioni.
    Certo, era una fiaba per bambini, e il pensiero della vendetta degli gnomi, quando ero bambina, mi faceva venire fame.
    Mi stavo perdendo di nuovo nei miei pensieri.
    « Piacere, sono Kaeris, e se non mi sbaglio dobbiamo fare squadra per superare la sfida.»
    Cosí, entrai dentro alla porta nella quale erano scritti i nostri due nomi, seguendo il signor Mars, e notai immediatamente un altro fuoco al centro di essa, mentre nel muro erano scritte altre istruzioni che descrivevano i possibili movimenti della fiamma con i rispettivi significati.
    Iniziai a fissare il fuoco che, per l'ennesima volta, rapiva la mia attenzione con la sua danza. Alzai poi lo sguardo quando il ragazzo mi rivolse la parola, perché da quel che mi hanno insegnato le persone vanno guardate dritto nei loro occhi, visto che dal movimento di essi si poteva capire molto piú di quanto ci si aspetti.
    Mi chiese se anche io notassi il fatto che la fiamma si divideva in due punte e per mia fortuna almeno per una volta mi ritrovavo ad essere d'accordo con qualcuno.
    « Hai ragione, si divide in due punte»
    Dissi con il mio solito tono apatico per poi buttare lo sguardo sulle scritte nel muro, indicandole.
    « Credo che quelle scritte ci possano essere utili e se il cervello e gli occhi incastonati all'interno del mio cranio non mi mentono, se la fiamma si divide in due punte la porta giusta dovrebbe essere quella a sinistra»
    Cosí dicendo mi dirigo verso di essa e mentre la apro mi giro verso il ragazzo
    « Visto che siamo d'accordo su ciò che vediamo iniziamo questa perlustrazione. Per lo meno, prima iniziamo e prima potremmo terminare questo strazio e spreco di energie»
    Dissi tirando un lungo sospiro che esprimeva noia mortale.
    L'unica speranza che mi rimaneva era quella di non dover tornare su qualche spiaggia piena di esseri viventi felici e palme da decoro sui costumi.

    Kaeris Duval - Corvonero- V anno- in coppia con Mars.
    Interagito con Valentine per poi seguire la professoressa.
    Interagito con Mars per poi scegliere la stanza a sinistra dopo che entrambi avevamo visto la fiamma dividersi in due.


    Lancio dado: 4
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      4
    • Inviato il
      25/4/2023, 18:19
      Kaeris
  11. .

    Kaeris Duval

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    Spesso da bambina mi perdevo a fissare il fuoco, mi affascinava il modo con il quale consumava i giocattoli dei bambini dell'orfanotrofio mentre piangevano davanti ad un cumulo di plastica e legno che scompariva lentamente sotto ai loro occhi lacrimanti. La nostra cara Suora spesso partiva con lunghissimi discorsi sul perché giocare piuttosto che pregare o cose simili fossero un abominio a differenza di una sana e semplice vita piena di preghiere, che a parer suo era meglio. E quando faceva questi discorsi io scoppiavo dalle risate nell'ultima fila di banchi immaginando che al posto dei giocattoli bruciati ci fosse stata lei. E invece dovevo accontentarmi di un semplice bambino piangente che aveva fatto l'imperdonabile errore di provare a toccare il pupazzetto a forma di ragnetto che avevo trovato.
    Se un piccolo essere come quello prova a toccare il mio giocattolo deve pagarne le conseguenze, che adoravo mettere in pratica. In questo caso la punizione era stata quella di non poter mettere le mani sui suoi giochi che bruciavano velocemente nel camino.
    Mi ero di nuovo persa nei miei pensieri quando mio malgrado notai che nella stanza c'era anche il signor Barnes detto il Maniaco dei Capelli.
    Certo, amavo il macabro, ma essere messa nella stessa categoria di Mister Maniaco mi diede fastidio, per un attimo, lui mostrava chiappe mediocri e gli sarebbe piaciuto fare delle trecce alle sirene...
    Mi limitai quindi a inclinare la testa verso la spalla spalancando gli occhi, di solito funzionava per spaventare cani e bambini, quindi tentai questo approccio.
    Poi mi voltai verso Valentine che nel frattempo guardava la fiamma facendo l'idiota dicendo "Fiamma, fiamma delle mie braghe, chi è la piú cupa del reame?"
    Dovevo ammetterlo, per un attimo un angolo della mia bocca si sollevò leggermente.
    Poi, non so il perché, iniziò ad elencarmi una lista di medicinali.
    «Spiegati meglio»
    Dissi ad un tratto mentre la mia espressione tornava gelida come il ghiaccio.
    «Ed astieniti dall'elencare medicinali babbani che spaccano lo stomaco»
    Dopodiché iniziai a fissare la fiamma.
    «Mentre cerchi le parole adatte a spiegarti meglio ti farò la predizione»
    Iniziai a fissarla intensamente come se potessi perdermi in essa e iniziai a pormi un sacco di domande.
    Ma una in particolare mi sembrò la piú adatta.
    Cosa ne sarà della sua vita?
    Tutto d'un tratto la fiamma iniziò a crepitare e purtroppo avevo capito il suo significato, ovvero un futuro sventurato pieno di sangue, morte e tragedie.
    Finalmente avevo trovato una persona tormentata da poter studiare, e la cosa non poteva che farsi interessante!
    Con la mia immensa delicatezza emotiva che era pari a zero alzai lo sguardo verso il poveretto.
    «Sarai pieno di disgrazie e sperando in bene non morirai a causa di queste. Ma pensa in positivo, non ti annoierai mai in una vita piena di sangue, torture e morte, quasi ti invidio»
    Dissi con uno scintillio negli occhi che era probabilmente dovuto al riflesso della fiamma.
    «Ricordati che comunque non è altro che una predizione di una ragazzina, ognuno poi con qualsiasi azione può cambiare tutto. Anche se devo ammettere che ora potresti essere diventato leggermente interessante e non noioso»
    Aggiunsi guardandolo negli occhi con tono freddo e distaccato.



    Kaeris Duval - Corvonero- V anno.
    Ricambiato il saluto di Harry Barnes.
    Interagito con Valentine predicendogli il futuro nel modo più gentile se così si vuol dire.
  12. .

    Kaeris Duval

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    Non ebbi uno dei migliori risvegli, quella mattina, difatti probabilmente avevo avuto un altro incubo siccome non ricordavo tanto oltre a una sensazione di freddo e tristezza.
    Scostai la tenda del letto e notai che il sole era ormai alto e, per mia fortuna, Kuro dormiva ancora. Ne avrei approfittato per metterlo nella sua gabbietta, e ormai era diventata un'arte quella di riuscire ad ingannarlo per riuscire a catturarlo.
    Quel giorno non avrei potuto portarlo a lezione con me, come era mio solito fare.
    Dunque, con molta calma lo presi dal cuscino, perché quel maledetto pretendeva di dormire accanto alla mia testa, e io non potevo che accettare la cosa autoconvincendomi che avrebbe potuto proteggermi o accorgersi se qualcuno avesse cercato di avvicinarsi a me. Beh, non era cosí.
    Una volta preso, lentamente lo inserii nella gabbietta riempiendo prima la ciotola del cibo e in seguito quella dell'acqua, poi, per finire aggiunsi un piccolo rompicapo contenente una pietra luccicante, cosí per lo meno sarebbe stato impegnato a cercare di raggiungere un premio piuttosto che ad escogitare un piano per fuggire.
    Poi feci una bella doccia e mi asciugai i capelli che legai in due trecce per poi dirigermi verso l'armadio e vestirmi.
    Uscii dalla stanza e mi diressi verso la Sala Grande dove ad aspettarmi c'era una bella tazza di caffè. Amavo il caffè, quella dolce bevanda amara che mi ricordava quei bicchieri di cristallo nei quali mia madre puliva i suoi pennelli pieni di tempera nera, inoltre il gradevole colore con il suo aroma mi mettevano di buon umore.
    Finita la mia lauta colazione, ritornai nella mia stanza cosí da poter ascoltare un po' di musica e magari immergermi in uno dei libri che avevo lasciato a metà.
    Guardai l'orologio e notai che ormai era arrivato il momento di dirigermi verso l'aula di Divinazione, cosí misi le scarpe e mi avviai verso la classe!
    Percorsi i corridoi e una volta arrivata davanti alla porta, la aprii.
    Notai subito un falò acceso in mezzo alla stanza e mi persi per qualche istante a guardarlo, per poi notare che negli ultimi banchi si era seduto Valentine. Immediatamente mi diressi verso di lui per sedermi nella poltrona accanto alla sua. Era l'unica persona che ero sicura non mi avrebbe infastidita piú del dovuto, e se lo avesse fatto, almeno sarebbe stato per parlare di argomenti di mio interesse.
    E comunque, finalmente una lezione interessante, se la piromanzia era una meravigliosa arte utilizzata come tortura in svariatissimi modi, di Divinazione non ero particolarmente competente.
    Mi voltai lentamente verso Valentine, allontanando la mia poltrona dalla sua dopo che, esattamente come nella scorsa lezione, aveva fatto una delle sue battute.
    «Avrai sicuramente fatto colpo»
    Gli risposi con tono sarcastico, dopodiché alzai la mano. Almeno stavolta avrei potuto dire qualcosa sperando di non finire sul rogo, non che mi interessasse particolarmente.
    «Alcuni interpretano i riflessi della fiamma nel bicchiere d'acqua oppure utilizzando il fuoco interpretano il salto dei chicchi del grano per determinare come andrà il raccolto, addirittura utilizzando le ossa che comportano il riscaldamento per produrne delle crepe»
    Dissi con tono apatico per poi incrociare le braccia e adagiarmi sulla poltrona per mettermi piú comoda.
    Kaeris Duval - Corvonero- V anno.
    Entrata in classe si è seduta accanto a Valentin con cui ha interagito.
    Dopo di che ha risposto alla domanda del insegnante.



  13. .

    Kaeris Duval



    Non potevo crederci... Avevo appena salvato un maniaco perdendomi la possibilità di vedere qualcuno venire sbranato dalle sirene?
    Stavo perdendo colpi, e la colpa era solo mia, mia e dei miei stupidi princípi su un'insegnante colorata di rosa che puzzava di cocco.
    In fin dei conti avrei potuto lasciarlo lí, dopotutto gli incidenti capitano, e se le mie doti teatrali fossero state abbastanza funzionali avrei potuto tirare fuori una bellissima improvvisazione nella quale avrei dimostrato quanto fossi sconvolta per la morte del mio povero compagno.
    E invece niente, mi ero auto sabotata pur di mantenere quella poca sanità mentale rimasta che potevo salvare da delle vacanze piene di rosa e chiacchiere.
    Per mia fortuna, comunque, quella sottospecie di maniaco si riprese, anche se non mi mostrò tutta questa gratitudine, anzi, mi spinse via.
    È una cosa che mi diede dannatamente fastidio. I miei nervi erano a un passo dall'esplodere.
    Almeno, però, avremmo avuto la possibilità di levarci da quella situazione che lui stesso aveva creato, e nella quale io, come una buona samaritana, accennai un sorriso.
    Col cazzo che l'avresti salvato, Kaeris, anzi, saresti rimasta lí a guardare.
    E io che credevo che oggi sarei stata altruista.
    Mi sentii afferrare il polso dal maniaco che poi iniziò a nuotare velocemente. Almeno una cosa era riuscito a farla.
    Purtroppo però, durante la rapida fuga che ci fece allontanare da lí, mi toccò.
    Mi ero impegnata cosí tanto a non farmi toccare da un gruppo di sirene intonate di bell aspetto e sono finita per essere toccata da un adolescente ingrato bravo solo a tirare frecciatine. Avrei dovuto lasciarlo lí!
    In fin dei conti ci avrebbero pensato i professori a salvarlo.
    Gli lanciai uno sguardo con occhi iniettati di un istinto omicida come quello che rivolsi alla sirena mentre gli staccavo la mano dal mio polso.
    « Sei in debito di uno spillone con me.»
    Risposi alla sua domanda ma notai di conseguenza che non riuscivo a parlare bene. Speravo di essermi fatta capire siccome quel gioiello mi era costato un sacco di sforzi per riuscire a rubarlo a Kuro. Quel piccoletto sapeva come nascondere bene la propria refurtiva, della quale io sceglievo sempre ciò che mi piaceva.
    Tolsi i pezzi di costume dalle mie orecchie mentre il signor maniaco si accorgeva finalmente che gli mancavano pezzi di stoffa dalla chiappa. Alzò gli occhi e mi fulminò con lo sguardo per quello che avevo fatto al suo costume e per un attimo mi uscí un piccolo ghigno sul volto.
    Dovevo ammetterlo, il fatto che la mia vendetta lo avesse infastidito anche solo di poco ripaga almeno di un cinquanta percento la pessima giornata. Anche se ha un debito di cinque dita della mano per avermi toccato il polso.
    Iniziò ad allontanarsi, quindi lo seguii e notai subito che aveva addocchiato un cespuglio di Algabranchia.
    Iniziai a pensare a dove metterla una volta presa ma non mi veniva in mente nulla, e mentre continuavo a pensare a qualche idea notai che il signor maniaco si stava denudando...
    Ottima idea, però, anche se col cazzo che io lo avrei fatto, ne bastava uno di culo nudo, in quel mare, e sinceramente non sarebbe stato il mio.
    Mi voltai. Sinceramente non avevo voglia di guardare i genitali di un maniaco adolescente che a dirla tutta non era nemmeno uno schianto (come la sirena), inoltre i suoi pezzi di chiappa li avevo già visti e diciamo che in giro c'erano culi migliori, per i miei gusti.
    Finalmente si rimise il costume e iniziò a riempirne una copia di alghe. Dovevo ammetterlo, il tipo aveva avuto un'ottima idea anche se ciò non significava che io avrei fatto lo stesso, cosí mi avvicinai e semplicemente ne strappai il piú possibile per poi tenerla tra le mani, anche se nuotare era diventato leggermente piú difficile. Però, piuttosto che ritrovarmi nuda di fronte a un maniaco avrei fatto questo e altro.
    Risalimmo in superficie e ritornammo verso la spiaggia, per accorgermi immediatamente, come una bastonata in testa, che quella bellissima oscurità era sparita e mi ritrovavo di nuovo su quella spiaggia circondata da persone sotto il sole cocente.
    Dovevo resistere ancora, fino a fine giornata, quindi iniziai ad incamminarmi verso il professore finché non sentii un sonoro "ciaff" e la chiappa iniziò a bruciarmi...
    Quel cazzo di maniaco maledetto bastardo aveva seriamente osato tirarmi una sberla nel culo?! SERIAMENTE?!
    AVEVA OSATO TOCCARMI UNA SECONDA VOLTA!!
    Le cose erano due, anzi, era una: doveva perdere le dita della mano!
    Però, pensandoci bene, eravamo ormai davanti al professore e se avessi dovuto fare una cosa del genere avrei almeno dovuto farla bene.
    Mi limitai quindi, per il momento, a guardarlo con occhi iniettati di sangue.
    Allungai il passo per poi consegnare le alghe
    « Ecco a lei le sue alghe, signor Blackwood»
    Dissi con tono fermo e senza alcun sentimento, guardandolo negli occhi. Riuscivo a stento a trattenere la rabbia che ribolliva nelle mie vene, ma mi si leggeva negli occhi che il mio livello di sopportazione era terminato.
    Il mio viso era inespressivo. Furente.
    Mi incamminai verso il signor Barnes per poi afferrargli il polso da dietro, facendolo girare, e se prima in acqua sembrava cosí pesante in questo momento mi sembrò leggerissimo, quasi stessi stritolando il collo di uno dei bambini che in orfanotrofio cercò di prendere uno dei miei giochi.
    «Mi devi uno spillone per capelli, visto che la tua gratitudine per averti salvato non mi è sembrato di vederla.»
    Dissi con tono freddo
    « Ah e osa di nuovo tirarmi una sberla sul culo e le perdi quelle cazzo di dita.»
    Gli dissi fissandolo negli occhi per poi spostare lo sguardo sulla sua mano, mentre con la mano sinistra gli ricambiai la soave pacca con forza sulla sua natica destra. Di conseguenza gli lasciai il polso e me ne andai.
    Feci qualche metro e mi sedetti sulla sabbia bollente. Almeno speravo di poter tornare a non fare niente mentre aspettavo che quella giornata passasse il piú velocemente possibile.
    E soprattutto, speravo che il signor maniaco dei capelli non avesse avuto la faccia tosta di ribattere qualcosa sul mio avvertimento.
    Non volevo sprecare ulteriori forze invano, almeno per il resto di quella giornata.


    Kaeris Duval - Corvonero- V anno.
    In squadra con Harry Barnes.
    Interagito con Harry.
    Raccolta l’alga e consegnata al professore.
    Per poi sedermi in spiaggia.
  14. .

    Kaeris Duval

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    Perfetto, non solo mi ritrovavo a sguazzare in acque contaminate dal piscio di migliaia di persone e di altri esseri viventi, ma addirittura in compagnia di un maniaco dei capelli che pensava sarei stata gradevole col giusto colore, e per di piú gli avevo lasciato prendere l'iniziativa su cosa fare e dove andare. A dirla tutta nemmeno lui sembrava sapere dove stessimo andando, siccome faceva supposizioni del tipo "lí è piú profondo, potremmo trovare qualcosa".
    La cosa piú ridicola di tutte è che aveva anche solamente pensato di potermi toccare i capelli, e quindi le cose erano due: o era totalmente stupido (cosa possibile), oppure era davvero intenzionato a perdere le dita delle mani, quel giorno.
    Non sopportavo affatto l'essere toccata, anzi, mi correggo, lo odiavo. Qualsiasi forma di contatto fisico, anche soltanto il pensiero mi riempiva di disgusto e rabbia.
    Perché dovevano capitare proprio a me così tante prove di pazienza in una sola giornata? Prima o poi, la pazienza si esaurisce.
    Mi limitai a guardare male il ragazzo e lo seguii in acqua sperando di non finire di male in peggio.
    Facemmo qualche metro dirigendoci sempre piú in profondità e la mia visibilità inizio a diminuire mano a mano che scendevamo, anche se dovevo ammettere che tutta quella oscurità mi dava un senso di conforto. Finalmente avevo trovato un posto adatto a me, avrei potuto trovare un attimo di tranquillità e svago.
    Guardai in su e per un attimo mi tornò in mente cosa mi aspettava una volta ritornata in superficie, e sperai che il tempo si fermasse in quel preciso momento, in quella meravigliosa oscurità.
    Mi voltai in cerca del maniaco dei capelli senza nessun risultato. Perfetto, lo avevo perso di vista. Guardai verso il basso e per mia sfortuna notai che era andato piú in profondità di qualche metro.
    Per un attimo fui delusa dall'averlo ritrovato. Poi notai che non era solo.
    Avrei potuto abbandonarlo, siccome era già in compagnia, però mi tornò in mente il ricordo di mia madre e la sua minaccia su cosa sarebbe accaduto se avessi mutilato o ferito gravemente qualcuno (anche se in questo caso lo avrei soltanto abbandonato al suo destino condannandolo a una fine atroce), ovvero che non sarebbe andato a mio vantaggio, tanto meno se invece che un'espulsione mi potesse toccare la bocciatura per essere stata stupida. La cosa avrebbe distrutto i miei genitori, e io mi sarei ritrovata a svolgere lezioni private con un'insegnante vestita di rosa che profumava di caramelle al cocco. Mia madre sapeva come essere crudele, e a volte superava anche me in fatto di cattiveria.
    Iniziai a nuotare velocemente verso di lui mentre una melodia mi riempí i timpani. Capii immediatamente che il nostro caro maniaco era in compagnia delle sirene. Non ci voleva!
    Anni prima avevo letto svariati libri riguardanti le sirene e avevo scoperto che con il loro canto attiravano i marinai in mare per poi annegarli e tenerli con loro per sbranarli. Che creature affascinanti, cosí crudeli e senza il senso del rimorso nei confronti dei loro omicidi. Gli veniva naturale, sarei rimasta volentieri a osservare la scena dal vivo mentre ascoltavo quella melodia cosí gradevole. Ma no, la voce squillante di mia madre mi rimbombò in testa. Mi ricordava che ad aspettarmi ci sarebbe stata l'insegnante rosa cocco. Si chiamava Rosa Cocco oppure era un nome finto che si inventò mia madre per prendermi in giro?
    Mi ero ancora una volta persa nei miei pensieri.
    Nuotai ancora piú velocemente verso il signor Barnes maniaco dei capelli (ormai lo avevo soprannominato cosí), fino ad arrivare alle sue spalle per poi strattornarlo. Decisi di strappargli un pezzo di stoffa del suo costume dalla coscia destra che divisi in due parti e infilai immediatamente nelle mie orecchie. Dovevo tappare le sue, e mi ricordai del commento che aveva osato fare sul meraviglioso colore del mio incarnato, così come piccola vendetta gli strappai un pezzo di costume dalla chiappa destra per poi ficcarglielo nelle orecchie e assicurarmi che fossero ben sigillate dal pezzo di stoffa chiapposo.
    Non se la sarebbe presa per uno strappo così piccolo (di medie dimensioni), inoltre gli stavo salvando la vita, e dovevo pur sempre vendicarmi.
    Speravo che la stoffa avesse per lo meno diminuito l'intensità del loro canto, alzai poi lo sguardo per guardare male la sirena che furtivamente si era avvicinata a un palmo di distanza da noi. Eh che cazzo, ecco l'ennesima creatura che vuole toccarmi. Anche no! Nemmeno il canto piú bello e incantatore del mondo avrebbe permesso a qualcuno di toccarmi!
    Tolsi lo spillo dai capelli e glielo puntai contro, la guardai con occhi pieni di odio e per mia fortuna si allontanò di circa un metro, e ciò mi permise di indietreggiare mentre trascinavo il maniaco per un braccio. Maledizione a lui! Ma quanto pesava? Inoltre non poteva riprendersi in fretta, il tempo stringeva e le sirene ormai ci stavano circondando. Avevano capito che avrebbero potuto ottenere una preda.
    Iniziai a nuotare verso l'alto finché non mi venne in mente che in cambio delle nostre vite avrei potuto barattare lo spillone pur sapendo che magari non sarebbe stato abbastanza.
    Iniziai a muovere a destra e a sinistra lo spillone per farglielo notare, indicai loro e poi l'oggetto. Non era semplice, siccome nel mentre stavo anche lentamente trascinando il peso morto.
    Per mia fortuna riuscii ad attirare la loro attenzione, erano curiose e interessate al gioiello. In fin dei conti anche loro erano donne e a chi non piacevano i gioielli per capelli?
    Lo lasciai cadere verso il basso e per mia fortuna si erano distratte. Il momento di pace mi diede il tempo di iniziare a schiaffeggiare il signor barnes e a stringergli le guance. Non sarei mai riuscita a portarlo in superficie da sola, la mia unica speranza era che si riprendesse e iniziasse a nuotare.




    Kaeris Duval - Corvonero- V anno.
    In squadra con Harry Barnes.
    Salva Harry dalle sirene tappandogli le orecchie con pezzi del suo costume siccome era rincoglionito dal canto delle sirene.
    Lancia lo spillo per distrarre le sirene e arretra lentamente.
    Aspetta che Harry si riprenda visto che pesa troppo per essere portato in superficie.
  15. .

    Kaeris Duval

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    Aveva detto assassino, vero? Non sapevo se crederci o meno, siccome le apparenze spesso possono ingannare. Certo, indossava abiti in stile dark, sarebbe stato un soggetto interessante?
    Dovevo rimanere sulla difensiva, non potevo permettermi di abbassare la guardia.
    Probabilmente mi aveva semplicemente osservata abbastanza da capire che ero interessata a quel genere di cose. In fin dei conti bastava guardare il mio aspetto e tirare le somme per capire i miei gusti, anche se non si dovrebbe giudicare un libro dalla sua copertina. La mia paura era quella di potermi fare illusioni nel pensare che potesse essere "simpatico". È un termine usato dalla maggior parte delle persone attorno a me, perciò per una volta posso anche utilizzarlo, pur essendo una parola così noiosamente normale.
    Chissà, forse aveva inventato una storiella buttandola sul ridere per poi rimangiarsi tutto al primo accenno di non gradimento. Dovevo rimanere vigile anche se l'idea dei genocidi mi riempí i pensieri.
    Rimisi in tasca Kuro, che nel mentre guardava male il ragazzo per il fatto che non fosse stato colpito dal suo dramma. Era proprio ferito nell'orgoglio.
    Il fatto che potesse davvero essere un assassino, comunque, mi incuriosí. Dovevo ammetterlo, malgrado tutto era probabilmente la prima persona dopo tanto tempo ad essere leggermente interessante.
    Inoltre, il fatto che potesse cercare di uccidermi non mi spaventava, d'altronde, l'unica persona che ci aveva provato ora non riesce piú a camminare, e cosí sarà per il resto della sua vita.
    Però, il fatto di poter entrare nella mente di un serial killer mi incuriosí tantissimo, avrei potuto studiarlo per cercare di comprendere i suoi metodi di uccisione, e la cosa sarebbe andata solamente a mio favore.
    Se le cose fossero andate male e lui avesse deciso di attaccarmi, invece, ci sarebbe stato uno storpio in piú nel mondo e io avrei nuovamente cambiato scuola.
    L'unica cosa da fare era cercare di non spaventarlo e capire se avesse avuto del potenziale.
    Lo guardai intensamente
    «Cosa ti fa pensare che io voglia conoscerti? E cosa hai dedotto dal mio snaso, dunque? Inoltre, a me piacciono i genocidi, li trovo istruttivi»
    Dissi in tono ironico, non dovevo assolutamente spaventare un possibile esemplare di assassino.
    Magari avrei potuto inventare una battuta, ma purtroppo il mio senso dell'umorismo non era un granché. Anzi, sinceramente non ho mai compreso nemmeno una barzelletta, sinceramente.
    Dunque, andai dritta al punto, in fin dei conti c'era un temporale ad aspettarmi.
    «Anche a me piace molto la pioggia, infatti mi stavo proprio dirigendo all'esterno per ascoltare i tuoni e, magari, fare una passeggiata. Perciò, perché no, potrei anche lasciare che tu cerchi di uccidermi, anche se dubito tu possa anche solo riuscirci.»
    Indicai la porta che portava fuori dalla Sala Comune
    «Ah, che fine fece poi John?»
    Dissi prima di incamminarmi verso l'uscita fischiettando la canzone che aveva appena suonato il ragazzo.

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