Accordi tempestosiValentine Bonebird Espinoza

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    Kaeris Duval



    Erano ormai passati dei giorni dal mio arrivo e i libri che mi ero portata stavano terminando. Non mi rimaneva altro che annoiarmi o in alternativa uscire dalla stanza per fare una passeggiata, anche se sinceramente non mi sembrava un gran passatempo. Inoltre non avevo proprio voglia di fare nulla, ma guardando fuori dalla finestra notai che il sole era stato coperto da nuvoloni neri, che preannunciavano un temporale. La cosa mi rallegrò, perché dopo giornate di sole stava per arrivare finalmente un clima piú adatto a me.
    Iniziai a sentire il rimbombo dei tuoni e le prime gocce di pioggia ticchettare sulle finestre, così le aprii per sentire il profumo di umidità lasciato sul terreno. Lo amavo.
    Aprii velocemente l'armadio e mentre ero immersa nello scegliere il cappotto più adatto iniziai a sentire della musica in lontananza, che sembrava provenire dalla sala comune. Era una melodia che mi sembrava di aver già sentito, ma non ricordavo dove. Dovevo scoprire da dove venisse e chi la stesse suonando, cosí indossai immediatamente un giubbotto pieno di fibbie e borchie argentate con un enorme cappuccio adornato di sottili catene che ricadevano sulla schiena. Presi Kuro che dormiva in uno dei cassetti accanto al letto e lo misi in una delle grandi tasche assicurandomi di chiuderlo per bene, con tanto di cerniera e bottoncini vari. Aprii la porta di corsa e uscendo la feci sbattere con forza, senza accorgermene. Fortunatamente nessuno era nella stanza.
    Percorsi il corridoio che portava alla sala comune e una volta arrivata vidi seduto su una delle poltrone un ragazzo che suonava una chitarra elettrica. Rimasi ferma ad ascoltare senza che lui si accorgesse del fatto di aver attirato la mia curiosità.
    Avevo sentito musicisti migliori e melodie molto piú belle, infatti mia madre era solita suonare in casa, a volte davanti al camino, melodie malinconiche, mentre mio padre leggeva ad alta voce qualche libro che parlava di guerre o genocidi. Io rimanevo lí sulla gigantesca poltrona a fissare il fuoco che consumava lentamente la legna, mentre accarezzavo Kuro che dormiva sulle mie gambe.
    Un tuono mi riportò sul presente e mi resi conto che mi ero persa nei miei pensieri per l'ennesima volta, anche se quest'ultimo era gradevole non come molti altri, cosí per non perdermi il meraviglioso temporale decisi di andare dritta al punto e chiedere al ragazzo, con tono freddo ma incuriosito «qual è il titolo?»
    sperando che rispondesse velocemente senza fare domande.

     
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    Ammetto di trovarmi meglio rispetto all'inizio, anche se persiste quella sensazione di paranoia con la quale sento il bisogno di guardarmi alle spalle per evitare di essere attaccato da dietro. La notte scorsa ho sognato di trovarmi su un armadio galleggiante all'interno di una casa allagata, era buio ma ci vedevo, e l'acqua era profondissima, come se la casa dallo stile rustico non avesse un pavimento. In seguito un'enorme piovra cercava di raggiungermi con i suoi tentacoli. Poi mi svegliai. Non capisco se fosse stato un incubo, perché ammetto di aver trovato il tutto molto artistico.
    Oggi, comunque, sono molto rilassato, anzi, sono uscito dalla mia stanza con la mia adorata Netherwood, la mia fidata compagna, altro che bacchetta. Trovai questa chitarra in una discarica, con il manico spezzato. Fu amore a prima vista, il body scuro striato di venature verdi, l'ho rattoppata come uno zombie mettendola insieme a parti di altre chitarre, e adesso ha quell'aria da creatura della zona contaminata, con le sue corde dal suono disturbante. È come provare piacere nell'ascoltare il suono spettrale di una porta che cigola. Semplicemente disturbante. Sublime.
    Sto suonando un blues, a momenti mi parte qualche melodia sul punk rock, poi decido di focalizzarmi su People Are Strange dei Doors.
    E guardo le persone, gli studenti, con i colori blu e grigio, e penso a quanto sia strano l'essere umano... Ma si accorgono di sembrare un po' tristi? Odio le divise. Odio essere catalogato. Odio i loro sguardi...
    E stringo forte i denti accorgendomene solo quando non inizia a sanguinarmi una gengiva. Il sangue mi cola sul labbro mentre le dita che prima giocavano delicatamente sulle corde ora le premono fino a tagliarsi.
    Mi sono fatto prendere dall'odio, di nuovo, e... Ma che?!
    C'è una specie di bambina zombie che mi fissa...
    Sembra una specie di bambola uscita da un concerto metal e devo ammettere che ha stile.
    Però non mi piace per niente il fatto che si sia avvicinata senza che io riuscissi minimamente a notarla.
    Devo tenerla d'occhio, le persone silenziose e furtive sono piú propense a diventare una minaccia.
    E mentre la osservo e cerco di capire che tipo di persona sia mi chiede: "qual è il titolo?"
    Per un secondo mi dimentico ciò che stavo strimpellando e poi le rispondo
    « People are strange, dei Doors. E devo dire che è azzeccata, in questo momento. Come ti chiami? E qual è il tuo animale preferito?»
    È una domanda che faccio a tutti, si capiscono molte caratteristiche di una persona a seconda dell'animale che ama.
    Inoltre fuori piove, si direbbe che c'è un'atmosfera interessante per conoscere persone nuove. Ma devo stare attento, molto attento, non capiterà di nuovo, di farmi prendere alle spalle.

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    Ecco qual era il titolo, mi ritornò in mente il ricordo di mio padre che me la cantava prima di andare a dormire, per farmi addormentare. Non era sempre una cosa gradita, dato che era solito stonare alcune note. Spesso, dopo aver letto qualche suo libro nel salone metteva la canzone come sottofondo per ballare o per ripassare le sue lezioni di scherma che periodicamente mi insegnava. Era solito ricordarmi che la difesa personale fosse al primo posto, sopra ogni cosa.
    Puntualmente Kuro cercava di disarmarlo per aggiungere quella spada cosí scintillante al suo bottino, al che, mio padre gli lanciava delle monetine per distrarlo un po', proprio come fanno i babbani coi loro cani. Purtroppo, Kuro non era un cane da riporto, quindi tutte quelle monetine luccicanti finivano nascoste da qualche parte. Era, ed è, insaziabile.
    Tornando al dunque, il ragazzo era abbastanza alto, di bell'aspetto, infatti la sua carnagione ricordava quella di un cadavere, aveva una giacca di pelle nera e anfibi ai piedi.
    Mi chiese come mi chiamassi e quale fosse il mio animale preferito. Non riuscivo a capire tutto questo interesse nei confronti del prossimo, sinceramente. Non gli bastava semplicemente dirmi il nome della canzone? Almeno avrei potuto andarmene per la mia strada. Chissà se anche lui faceva parte di quella setta immaginaria alla quale facevano parte anche quelle due ragazze nella mia stanza!!
    Come minimo mi stavano studiando, in fin dei conti io stavo facendo la stessa identica cosa a loro. Non ero intenzionata ad ucciderli, semplicemente credo che non ci si possa fidare delle persone. Ho visto fin troppe volte come gli esseri umani si pugnalassero alle spalle fra di loro per il semplice gusto di farlo.
    Come sempre, mi persi nei miei pensieri e capii che erano ormai passati ormai almeno due minuti e continuavo a fissarlo negli occhi, cosí allungai il braccio verso il tascone della mia giacca per afferrare Kuro, che prontamente mi morse il dito facendolo sanguinare, per cui lo tirai fuori bruscamente per cercare di posizionarlo davanti alla faccia del ragazzo, anche se considerando la differenza di altezza piú che davanti a lui si trovava davanti al suo mento.
    « Lui! Si chiama Kuro e mi ha appena morso, questo vigliacco»
    Immediatamente morsi una zampetta di Kuro, non troppo forte, dovevo pur lasciargliele entrambe visto che magari un giorno potrebbero ad esempio rubare qualcosa. Stavo di nuovo volando coi pensieri.
    «Ecco, ora siamo pari! E sappi che la prossima volta non sarò cosí clemente! Oh, sei proprio un ottimo attore»
    Esclamai verso il piccolo snaso che si leccava la zampetta. Era davvero un ottimo attore il piccoletto, cosí drammatico, non avevo nemmeno stretto troppo per i miei canoni di violenza. Esagerava sempre sperando che poi qualcuno poi lo premiasse come martire dell'anno.
    «Comunque piacere, il mio nome è Kaeris, il tuo? E perché mi hai chiesto qual è il mio animale preferito?»
    Ormai mi stavo convincendo sempre di piú che questa scuola potesse essere un manicomio o un istituto mentale, o magari un ottimo scherzo da parte dei miei genitori per cercare di spaventarmi. Non potevano immaginare che in realtà stava diventando un passatempo abbastanza divertente, in fondo.




     
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    Non ci posso credere! La bambolina zombie ha tirato fuori dal suo tascone uno snaso! E le ha addirittura morsicato un dito! Conosco quei cosetti dal momento che ho sempre amato gli animali. E quando ho scoperto dell'esistenza delle creature magiche mi si è aperto un mondo.
    Li amo tutti, tranne i koala e gli snasi.
    Anzi, provo una specie di seccatura misto irritazione nei confronti di tutti quegli animaletti piccoli con lo sguardo perso nel vuoto, magari anche coccolosi. Credo che non siano degni di potersi evolvere ulteriormente. I koala vivono per mangiare e mangiano per cagare, per accoppiarsi urlano in modo da attirare la femmina, senza muovere un muscolo dal fottuto albero in cui si trovano. Sono stupidi.
    Orridi.
    Ad ogni modo, la ragazza ha tirato un morso alla zampa anteriore di quel simil-ornitorinco per vendetta.
    Mi piace, ammetto che ho goduto. Ogni cosa si paga.
    Dopo aver vendicato il suo dito mi disse il suo nome, ovvero Kaeris. È un nome molto, molto particolare. Penso che si addica a quel poco di lei che conosco, o almeno a ciò che sta cercando di mostrarmi. Indossiamo maschere, dopotutto, per nascondere il caos che abbiamo dentro.
    Capisco che sia paranoica quanto me quando mi chiede il motivo della mia domanda sul suo animale preferito.
    Beh...

    "È una domanda che faccio a tutte le persone che sono intenzionato a conoscere. Sono sicuro che si possa capire tanto riguardo ad una persona dal suo animale preferito. E non è una cosa ovvia, perché una volta ho conosciuto un tizio che conosceva un signore di nome John che come animale preferito aveva la foca. Il caro John si rivelò essere un assassino. E una foca non c'entra un piffero con il genocidio. Ad ogni modo mi è piaciuto il modo in cui hai azzannato la bestiola. E comunque mi chiamo Valentine."


    È molto probabile che io possa spaventarla, ne sono consapevole. E se già aveva le paranoie, penso che potrei averle dato il colpo di grazia.
    Cercai di cambiare discorso.

    Fuori piove, e dal momento che amo la pioggia e i temporali ho voglia di passeggiare. Che fai? Scappi o ti fai una camminata con un potenziale assassino?

    Sí, amo la pioggia, tutto ciò che ha a che fare con l'acqua mi fa sentire al sicuro. Il mare, la nebbia, l'abisso marino. Voglio conoscere Kaeris, perché è bizzarra, e ci vuole una bella dose di coraggio ad essere strani in un mondo in cui ci si focalizza su dettagli futili e schemi preimpostati dalla società. Penso che ci voglia un cambiamento, e questa signorina potrebbe darmi una mano. O forse no? Forse sono tutte stronzate e mi sono frullato il cervello.

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    Aveva detto assassino, vero? Non sapevo se crederci o meno, siccome le apparenze spesso possono ingannare. Certo, indossava abiti in stile dark, sarebbe stato un soggetto interessante?
    Dovevo rimanere sulla difensiva, non potevo permettermi di abbassare la guardia.
    Probabilmente mi aveva semplicemente osservata abbastanza da capire che ero interessata a quel genere di cose. In fin dei conti bastava guardare il mio aspetto e tirare le somme per capire i miei gusti, anche se non si dovrebbe giudicare un libro dalla sua copertina. La mia paura era quella di potermi fare illusioni nel pensare che potesse essere "simpatico". È un termine usato dalla maggior parte delle persone attorno a me, perciò per una volta posso anche utilizzarlo, pur essendo una parola così noiosamente normale.
    Chissà, forse aveva inventato una storiella buttandola sul ridere per poi rimangiarsi tutto al primo accenno di non gradimento. Dovevo rimanere vigile anche se l'idea dei genocidi mi riempí i pensieri.
    Rimisi in tasca Kuro, che nel mentre guardava male il ragazzo per il fatto che non fosse stato colpito dal suo dramma. Era proprio ferito nell'orgoglio.
    Il fatto che potesse davvero essere un assassino, comunque, mi incuriosí. Dovevo ammetterlo, malgrado tutto era probabilmente la prima persona dopo tanto tempo ad essere leggermente interessante.
    Inoltre, il fatto che potesse cercare di uccidermi non mi spaventava, d'altronde, l'unica persona che ci aveva provato ora non riesce piú a camminare, e cosí sarà per il resto della sua vita.
    Però, il fatto di poter entrare nella mente di un serial killer mi incuriosí tantissimo, avrei potuto studiarlo per cercare di comprendere i suoi metodi di uccisione, e la cosa sarebbe andata solamente a mio favore.
    Se le cose fossero andate male e lui avesse deciso di attaccarmi, invece, ci sarebbe stato uno storpio in piú nel mondo e io avrei nuovamente cambiato scuola.
    L'unica cosa da fare era cercare di non spaventarlo e capire se avesse avuto del potenziale.
    Lo guardai intensamente
    «Cosa ti fa pensare che io voglia conoscerti? E cosa hai dedotto dal mio snaso, dunque? Inoltre, a me piacciono i genocidi, li trovo istruttivi»
    Dissi in tono ironico, non dovevo assolutamente spaventare un possibile esemplare di assassino.
    Magari avrei potuto inventare una battuta, ma purtroppo il mio senso dell'umorismo non era un granché. Anzi, sinceramente non ho mai compreso nemmeno una barzelletta, sinceramente.
    Dunque, andai dritta al punto, in fin dei conti c'era un temporale ad aspettarmi.
    «Anche a me piace molto la pioggia, infatti mi stavo proprio dirigendo all'esterno per ascoltare i tuoni e, magari, fare una passeggiata. Perciò, perché no, potrei anche lasciare che tu cerchi di uccidermi, anche se dubito tu possa anche solo riuscirci.»
    Indicai la porta che portava fuori dalla Sala Comune
    «Ah, che fine fece poi John?»
    Dissi prima di incamminarmi verso l'uscita fischiettando la canzone che aveva appena suonato il ragazzo.

     
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    John? Ad essere sincero non ho idea di che fine avesse fatto John, per cui decisi semplicemente di non rispondere. E poi, un uomo silenzioso è piú cupo, dunque piú teatrale.
    Mi piace la teatralità.
    Ci incamminiamo verso l'uscita, e davvero, sono felice. Questo posto a lungo andare diventa peggio di una prigione.
    Qui prendono in giro i babbani, ma sinceramente io li rispetto, certo, rispetto le brave persone, non quelli che ho lasciato in una pozza di sangue.
    I babbani hanno le palle, non hanno bisogno di trucchetti magici per tirare avanti, non necessitano di bacchette magiche per risolvere i loro problemi. Hanno un cervello, hanno forza fisica e interiore, e personalmente, avrei preferito rimanere tra di loro a vivere una vita d'azione.
    Tornando al presente, la ragazzina vampirica mi segue fino a una delle porte che danno verso l'esterno e che apro con immenso piacere.
    Usciamo, e sento il vento fresco colpirmi il volto insieme a piccole gocce di pioggia, mentre la musica degli alberi che danzano si mischia al profumo del petricore ammaliandomi. Come fanno molti ad odiare i temporali?
    Un lampo improvviso preannuncia il rimbombare di un tuono che mi fa vibrare la spina dorsale, come se il cielo si fosse spezzato in due.
    Nel bagliore, però, sotto al diluvio, mi è sembrato di vedere una donna... Non sembrava viva... Era tutta contorta...
    La solita allucinazione... Sta peggiorando. Soprattutto durante i miei svenimenti.
    Ma ora so che è il mio subconscio che cerca di farsi notare, buffo come la mia mente mi ricordi continuamente il fatto che la donna della mia vita fosse sotto terra ma ogni volta che cerco di ricordare il suo fottuto nome la mia memoria si faccia partire il mutismo selettivo.

    Sai cosa, ragazzina zombie? Mi sono rotto le palle di questo posto. Sarò l'unico bastardo qui dentro a non restare ammaliato dalla magia, non mi affascina, il fatto di poter uccidere qualcuno a parole mi fa ribrezzo... È ingiusto, è innaturale.

    La fisso, e so che probabilmente non gliene frega un cazzo. Ho solo bisogno di sfogarmi, di dirlo a qualcuno, che sia lei o qualcun'altro. Non mi importa, sinceramente.
    Almeno, lei sembra odiare questo posto quanto me.
    Mentre la fisso fregandomene di sembrare inquietante mi accorgo di quanto il suo aspetto cupo, la sua pelle bianca e la sua espressione apatica la rendano totalmente adatta a questa atmosfera.
    Poi guardo a terra, e vedo una rana saltare sotto alla pioggia, è rossa e nera, e si avvicina alla punta del mio anfibio destro e io non posso fare a meno di pensare una battuta a riguardo.
    Però, sto zitto.

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    Seguii il ragazzo mentre si avvicinava alla porta per poi aprirla velocemente e io speravo che almeno stavolta non mi sarei annoiata a conversare con altri esseri viventi che pensano solo a loro stessi e alla propria figura, e mi ritrovai a pensare alla stupidità delle persone e al fatto che per quanto io cercassi un esemplare umano interessante non l'avevo ancora trovato.
    Uscimmo dalla porta e un lampo fece brillare i miei occhi, poteva significare soltanto una cosa: la tempesta era imminente.
    Guardai il ragazzo che, dalla sua frase, mi fece capire che non sembrava amare la scuola tanto quanto la amassi io. Non che me ne fosse mai piaciuta una, di scuola. In tutte quelle in cui ero finita mi ero sempre annoiata e si sa, la noia porta al farsi dei nemici la maggior parte delle volte. Purtroppo, per quei piccoli e fastidiosi "nemici" non era finita bene visto che non avevano minimamente capito con chi avessero a che fare.
    "Zombie"? Non avevo ancora cercato di morderlo, e se l'avessi fatto non avrebbe ancora avuto tutte le dita o entrambe le orecchie.
    « Ma non ti ho ancora morso, come potrei essere uno zombie o magari un vampiro?»
    Dissi fissandolo negli occhi mentre qualche goccia d'acqua cadeva sul mio viso.
    Iniziai a camminare ammirando il cielo diventare sempre piú scuro. Sin da bambina amavo il fatto che da un momento all'altro le nuvole potessero coprire il sole per far calare una sorta di notte in un attimo e mentre pensavo, un lampo mi riportò alla realtà mentre Kuro si nascondeva velocemente nella mia tasca, era davvero cosí fifone?
    « Beh, sai quante persone si suicidano a causa del parere errato delle persone nel mondo? Purtroppo troppo poche. Per di piú tutte le scuole sono uguali e noiose, non sono nulla di che... esseri viventi che ignorano altri esseri viventi, tutti fin troppo pieni di sé."»
    Le parole uscivano dalle mie labbra senza che io le pensassi, e speravo di non spaventarlo troppo.
    « Hai frequentato altre scuole prima di questa?»
    Lo studio di un potenziale psicopatico era un'occasione rara, soprattutto se lo psicopatico era libero e non rinchiuso in un ospedale ad ingoiare pillole, messo fuori gioco dagli psicofarmaci.
    Continuai a camminare mentre Kuro, ormai annoiato, iniziò a scalare il mio braccio per poi posizionarsi sulla mia spalla, notai come osservava e mappava il corpo del ragazzo in cerca di qualche gioiello per prepararsi a saltare in caso ne avesse addocchiato qualcuno.
    Alzai il cappuccio del giaccone facendo cadere lo snaso lungo la schiena ma neppure questo avrebbe potuto fermarlo, visto che ormai aveva una missione.
    « Attenzione ai denti»
    Dissi al ragazzo portando gli occhi sull'animaletto che ormai aveva raggiunto la mia spalla.


     
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