Feelin' insane

24 Dicembre / Axel

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. -RedFlag-
     
    .
    Avatar

    Member
    ★★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    858

    Status
    spymode

    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


    Senza-titolo-3
    Il vociare concitato di studenti e professori, gli spostamenti frenetici e gli sguardi atterriti altro non erano che la prova che fosse accaduto davvero. Non più un gioco, tanto meno uno scherzo, e di certo non se lo stava immaginando. Molte erano le domande che le vorticavano nella testa mentre si lasciava trascinare lontano dal luogo del delitto: come, quando e, soprattutto, perché? Perché ora, perché lei. Chi era stato? Domanda che, più di ogni altra, sarebbe balzata di bocca in bocca fino a quando i responsabili non fossero stati presi. Non sono stata io, lo ripeté di nuovo a se stessa come poco prima aveva affermato al moro che, senza darle una spiegazione, la stava portando via. Continuava a ripeterselo per calmare l'ansia che stava salendo, per permettere al respiro di non arrestarsi, al suo cuore di ritrovare il giusto ritmo. Una pratica inutile, in quanto sapeva di non essere davvero lei la responsabile dell'uccisione della professoressa, quell'angoscia non dipendeva solo dai fatti degli ultimi minuti, no, ma era bastato uno sguardo di Axel per gelarle il sangue nelle vene. Duro, freddo, un'occhiata fulminante che l'avrebbe gelata sul posto se solo non avesse proseguito con il tirarsela dietro, imponendole il suo passo, senza aggiungere una parola, senza dare peso a quelle di lei. Certo, non era per la sua dolcezza o compassione che si era avvicinata al bulgaro, nonostante fosse stato in grado di mostrarle quel suo lato anche se, era sicura, mai il moro lo avrebbe ammesso, ma mai si era trovata a scontrarsi con un muro tanto inflessibile in sua presenza, in quegli occhi di solito tanto misteriosi e pieni di fascino ora vi leggeva quasi dell'astio e, ciò, le stringeva lo stomaco in un modo del tutto diverso da quello a cui era abituata in sua presenza. Era la stessa espressione artica che le veniva rivolta da sua madre ogni mattina che seguiva una notte di Luna piena quando, dopo aver sopportato il dolore delle sue stesse ossa che si spezzavano in ogni loro parte per riassemblarsi nell'altra sua forma, rientrava a casa, provata, costretta a subire quelle occhiate di rimprovero quasi quel dolore fosse una colpa più che una maledizione, il disgusto stampato sul volto della donna, e la paura che presto o tardi avrebbe trovato il modo per liberarsi dal fastidio che riusciva a procurarle. Mai, da che aveva conosciuto Dragonov, aveva avuto paura di lui. Anche dopo aver compreso la sua natura, non aveva mai temuto la sua forza, il suo carattere scostante o gli scatti d'ira che sapeva potevano manifestarsi, ma si rese conto di una nuova realtà con cui non aveva fatto i conti: temeva il suo giudizio. L'idea che potesse dubitare di lei, a riprova del fatto che non si conoscessero poi così bene, le fece tremare le ginocchia ed incurvare le spalle, lasciandola ammutolita a fissare il pavimento mentre, inerme, si lasciò trascinare fin nella sua stanza. Aveva paura, e lo disse senza tanti giri di parole. Lasciò intendere che si riferisse alla situazione creatasi in Sala Grande, ma non era solo di quello ciò di cui parlava. Tuttavia, ancora una volta, le sue parole non ricevettero risposta. Viste le sue preoccupazioni, avrebbe potuto aspettarsi quello che Axel le disse, invece fu come una doccia fredda “Dimmi che non c’entri un cazzo” spezzata a metà, ecco come si sentì. Le braccia di Freya, ora libere, caddero lungo i fianchi intanto che gli occhi color giada si soffermarono sul viso del ragazzo, le sopracciglia appena corrucciate in quella che era un'espressione di pura e semplice delusione -Pensi che avrei potuto farlo?- era preparata al fatto che gli altri vedessero in lei solo la belva che albergava nelle profondità del suo essere, quella parte sopita per la maggior parte del tempo che si risvegliava solo quando forzata dalla maledizione. Sapeva che, una volta scoperto, sarebbe stato difficile per gli altri scindere la creatura oscura dalla ragazza, avrebbero visto solo il mostro che avrebbero creduto che fosse. Se lo sarebbe aspettato da tutti, ma non da lui -No, Axel. Non sono un'assassina- l'espressione della brunetta si fece più dura, mortificata. Fosse stata più lucida avrebbe potuto notare che non vi era alcun tono accusatorio nelle parole di lui ma, la capacità di analizzare i fatti con nitidezza, se ne era andata lasciando solo lo sconforto e quella paranoia che da giorni l'accompagnava facendola sentire una perenne vittima come aveva sempre odiato considerarsi. Si sedette a sua volta, lontana da lui, sul letto del suo compagno di stanza, iniziando a torturarsi le mani ripercorrendo gli avvenimenti della serata nella mente già incasinata -Contattata per.. ma che stai dicendo?- esasperata indirizzò di nuovo le iridi verso il moro -Ero con te! Sono stata con te tutta la sera, ho pescato quel maledetto bigliettino come tutti gli altri e..- un braccio si sollevò per poi ricadere sul materasso, il susseguirsi delle vicende lo avevano potuto vedere tutti quanti tranne per pochi, forse significativi, attimi -Con chi vuoi che abbia parlato?- si alzò di nuovo, prendendo a camminare avanti e indietro, incapace di rimanere immobile mentre si sentiva messa sotto processo da una delle poche persone la cui opinione aveva rilevanza per lei. Estrasse la fiala, ancora sigillata, dalla scollatura e la porse al Serpeverde -Ho solo sentito una mano, quando tutto si è fatto buio, che mi infilava la fialetta nella scollatura- sorrise, amara, passandosi una mano sul volto provato -Onestamente credevo che al massimo questo mi avrebbe fatto ottenere una E nella materia di chiunque fosse, non certo un'accusa di omicidio- si fermò, poggiando la schiena in parte scoperta contro il telaio del letto a baldacchino del bulgaro. Non solo Axel, presto altri avrebbero sollevato dubbi sulla sua innocenza, e quelle occhiate che già da giorni avvertiva su di sé sarebbero diventate ancora più persistenti, ancora più accusatorie. La situazione era così irreale, ai suoi occhi, da risultare assurda -Immagino che cominceranno a guardarmi come il mostro che già sono- il sorriso non si spense, anzi, si lasciò andare ad una risatina bassa, nervosa, senza sapere cosa fare o dire, incapace di frenare quel nervosismo che cominciò a farle tremare le mani -Ah! E chissà che belle risate si faranno i miei genitori!- non aveva idea di come avrebbero potuto reagire se davvero fosse stata accusata in modo ufficiale. Da un lato, sapeva che si sarebbero risentiti per quella pubblicità negativa che si sarebbe riversata sul nome di famiglia ma, dall'altro, poteva scommettere che sua madre ci avrebbe goduto e non poco a vederla in difficoltà, sul ciglio di un abisso -Mi.. mi manca l'aria- ammise tornando seria -E questo maledetto vestito non aiuta!- con un dito allargò di poco la scollatura per allentare la tensione sul petto, proprio come aveva fatto poco prima in Sala Grande, ma senza la malizia che in altre situazioni avrebbe potuto usare. Gettò uno sguardo alla porta, conscia che di li a poco i primi studenti di ritorno dall'evento avrebbero invaso la Sala Comune e, se Aiden fosse stato tra quelli, anche quella stessa camera -Non dovresti farti vedere con me- non sapeva perché Axel fosse preoccupato degli Auror e il Ministero che avrebbero, sicuramente, messo sotto sorveglianza la scuola, ma quali che fossero le sue motivazioni, e nonostante l'egoismo che le faceva desiderare di sentirlo vicino, se quello fosse stato il suo desiderio lo avrebbe rispettato. Una volta le aveva detto che non gli importava degli altri, ma era davvero così?

     
    .
6 replies since 11/2/2024, 17:40   164 views
  Share  
.
Top