irrational thoughts.

with Freya.

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    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


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    Vivere o morire. Una sottile linea che la professoressa Lovecraft aveva sperimentato sulla sua pelle quanto fosse semplice valicare. Un secondo era li, con il suo muso appuntito a scrutare tutti sicura del suo fascino fittizio, dato che tutti sapevano facesse uso di pozioni di bellezza, ed il secondo successivo si ritrovò stecchita sul tavolo, la faccia sul piatto e nessuno che se ne fosse nemmeno accorto. Chissà quanto aveva rosicato, quel personaggio così egocentrico, dall'altra parte del velo che divideva il mondo dei viventi da quello che, purtroppo o per fortuna, apparteneva a coloro che non erano più tra loro. Una morte in sordina, niente di spettacolare, se ne era andata in silenzio facendo credere a tutti fosse una recita, con quell'urlo eccessivo volto ad attirare, per forza di cose, l'attenzione su di sé. Chi poteva sapere quanto tempo era rimasta davvero incosciente di quello che le stava accadendo, e quanto ci avesse messo a realizzare che stava davvero lasciando questo mondo. Forse, la cosa che più le avrebbe dato fastidio sapere, era che nessuno si fosse mai fermato a piangere per lei. L'avvenimento fu così insolito ed inaspettato che erano ben altri i pensieri che, da quel giorno, occupavano le menti dalla maggior parte della popolazione del castello. Perché lei? Perché in quell'occasione? Chi era stato? Ed una, più delle altre, era quella a cui più premeva si trovasse una risposta: erano tutti in pericolo? La quantità di Auror che, ancora, perlustravano i territori scolastici era la prova che movente e colpevole erano ancora lontani dall'essere scoperti. Persino in quel momento, mentre si rilassava passando qualche bacca al suo pipistrello, riusciva a scorgerne un paio che perlustravano il perimetro della Foresta Proibita. Avrebbero dovuto infondere sicurezza, rasserenare gli animi degli studenti meno temerari, ma tutto quello che riusciva a sentire Freya era la sensazione di essere braccata. Poco importava se erano li anche per lei, quegli occhi scrutatori le toglievano la libertà di cui tanto aveva bisogno
    -Vacci piano!- si rivolse al suo compagno alato penzolante a testa in giù da un ramo spoglio di un un grosso albero, poco distante dai recinti in cui viveva durante il giorno mentre, vorace, divorava l'ultima bacca -Non vorrai diventare paffuto come Alec-. Come ogni giorno, terminate le lezioni, era passata a liberarlo dalla costrizione in cui viveva nelle ore diurne, ore che spendeva dormendo e riposandosi, così da lasciarlo libero di svolazzare durante la notte per andare a fare razzie di frutta addentrandosi nella foresta. Le sarebbe piaciuto seguirlo, osservarlo nel suo habitat naturale per scoprire cosa facesse ma, in quel momento più di prima, sembrava diventato qualcosa di impossibile. Il suo piccolo Conte avrebbe dovuto continuare a vagare solo e indisturbato, anche se “piccolo” non era più un aggettivo che avrebbe potuto usare per lui che, oramai, aveva superato il metro di lunghezza e non era l'unica ad averlo notato -Aiden!- sorrise all'enigmatico amico fingendosi sorpresa quando, in realtà, aveva notato la presenza estranea già da un po'. Le gioie di avere sensi più sviluppati del normale.
    -Un po' annoiata, lo ammetto. Tu cosa ci fai da queste parti?- eccolo li, il suo amichetto avvolto dal mistero. Aveva sempre trovato Aiden, come dire, singolare. Da quando lo aveva conosciuto il termine “strano” era quello che meglio poteva identificarlo, ma non era per forza un male, era uno strano originale, curioso in un certo senso, che le faceva venire voglia di scoprire di più di quel biondino che sembrava sempre che stesse studiando qualcosa anche mentre camminava per i corridoi della scuola. Difficile capire quali fossero i suoi pensieri e le sue considerazioni, ancora più difficile era capire i suoi interessi anche se, lo ammetteva, da un po' di tempo a quella parte aveva cominciato a credere che ciò che lo affascinasse di più fossero le persone in generale. Lo si poteva trovare spesso ad osservarle, a studiarle, quasi prendesse appunti mentali mentre scrutava tutti con quegli occhi neri e profondi. Aveva un futuro come antropologo, insomma. Le sopracciglia si sollevarono quando la mano del ragazzo si avvicinò al suo volto per scostare una ciocca di capelli, sorpresa di vederlo un po' più sciolto e meno impostato -Tu sei un po' fissato con questa cosa dei capelli, sei un feticista o solo un maniaco del controllo?- scherzò inclinando il capo verso la spalla mantenendo, tuttavia, un'espressione seria. Era divertente rendergli complicato lo studio. Il biondino le aveva accennato qualcosa del suo passato, poche cose e decisamente non approfondite, ma la verde-argento non aveva ancora capito da cosa dipendessero i suoi modi robotici e così rigidi. Sembrava uscito da un ambiente asettico e privo di contatti, quasi non avesse mai visto e interagito con alcun essere vivente al di fuori della sua amica strisciante quando, in realtà, sapeva bene non vivesse nemmeno da solo. Aveva persino un vicino di casa da cui passava gran parte del suo tempo, e lo sapeva perché era proprio da lui che Vlad era stato per tutta l'estate con l'aiuto e la complicità di Aiden stesso. Gli doveva un grosso favore.
    -Già, il caos. Credi dovremmo aspettarci altre.. cose del genere?- omicidi. Era il caso di chiamarli con il loro nome -Pensi punterebbero anche noi studenti?- la domanda era lecita per chiunque tenesse alla propria vita ma, d'altra parte, cosa mai avrebbero potuto volere da loro? Quello non era un gioco in cui avrebbero potuto teorizzare moventi plausibili, quello era reale e anche preoccupante. Se non avessero scoperto in fretta chi vi era dietro quell'attentato, sarebbe stato difficile poter capire cosa volessero o perché l'avessero fatto -I bugiardi continuano a non piacermi così come non mi piace mentire, ma non ho mai detto di non saperlo fare- sorrise, furba, al suo indirizzo -Ma grazie! Ho solo cercato di distogliere l'attenzione ipotizzando cose a caso- si spostò i capelli su una spalla, poggiando la schiena contro il tronco dell'albero da cui penzolava la sua volpe alata -Allora? Gente morta a parte, ti diverti a lezione?- il ragazzo, seppur presente a scuola dall'anno precedente, era diventato uno studente effettivo solo da quando erano tornati a scuola dopo le vacanze estive -Come vanno gli studi? E non parlo solo di quelli scolastici- puntò gli occhi smeraldini sulla figura del giovane Serpeverde, già tempo prima gli aveva rivelato di aver intuito che stesse studiando gli atteggiamenti altrui. Seppur in modo meno palese, anche la brunetta si divertiva a cercare di decifrare gli altri e, visti i modi bizzarri del compagno, Aiden si era rivelato un soggetto interessante da capire -Raccontami qualcosa!- una scoperta, un progresso, persino una barzelletta. Aiden che si improvvisava comico e performer, poi, sarebbe stato davvero divertente da vedere.

     
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