Bad and good thoughts

Kynthia e Roy

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    Roy Hargraves | V anno | Grifondoro


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    E' il 31 Dicembre, quest'anno stava per concludersi. Ovviamente Roy non aveva nessuna intenzione di festeggiare con gli Hargraves, quindi rimase ad Hogwarts anche quel giorno. Probabilmente avrebbe festeggiato con i compagni grifondoro o forse avrebbero fatto una cena in sala grande, non ne aveva la più pallida idea. Ciò che sapeva, invece, era che quel pomeriggio lo avrebbe passato in acqua. Sì, in quel freddo 31 Dicembre scozzese aveva voglia di fare un bagno in piscina. Molto probabilmente era anche solo e se non fosse per il fatto che si trovava in una scuola un bagno nudo lo avrebbe fatto volentieri. Ma, appunto era a scuola e non aveva voglia di rischiare punizioni o rimproveri vari.
    Quindi, un bel paio di boxer rossi (perché ancora natale non è finito fino al 6 gennaio...e anche perché il rosso alla fine dell'anno porta fortuna), asciugamano... e via direttamente in piscina.
    Come immaginava, almeno fino a quel momento, la piscina era vuota. Si tuffò e fece qualche vasca. Non era un nuotatore professionista (perché odiava l'esercizio fisico o praticare sport in generale), ma la piscina (o il mare) era un buon modo per rilassarsi.
    Quando era a casa sua, nel periodo estivo, passava le giornate con gli amici babbani a giocare a calcio, oppure da solo in spiaggia a fare un bagno al mare. Niente di più rilassante.
    Si era appoggiato al bordo della piscina, nella parte dove si toccava e aveva chiuso gli occhi.
    Era bello stare solo in quella piscina, però doveva ammettere che la compagnia di qualche ragazza non era così male.
    Un sorrisetto gli si disegnò sul viso. Se qualcuno lo vedesse in quel momento penserebbe che si era addormentato e stava sognando qualcosa di molto interessante. In realtà era sveglio e stava solo facendo strani pensieri su ciò che avrebbe voluto fare.
    'smettila di farlo' si intromise una vocina nella sua mente. Lui riaprì gli occhi e maledì se stesso. Si allontanò dal bordo e si immerse, facendo una nuotata sott'acqua fino al bordo opposto della piscina.
    E tornò a fare la stessa cosa di prima: Si appoggiò con i gomiti al bordo, chiuse gli occhi e si rilassò completamente. Stavolta senza pensare cose sconce. Si immaginava solamente in una spiaggia di qualche calda isola caraibica. Un altro sorriso sulle labbra e rimase così per un bel po' di tempo, finché non venne risucchiato dalla realtà a causa del rumore della porta della sala della piscina che si apriva e si richiudeva. Qualcuno era entrato e adesso non era più solo. Magari era una ragazza e qualcuno aveva esaudito il suo desiderio?



    Kynthia
     
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    “Dove sta il mio maglione blu??” letteralmente urlo dal nervoso, la mia pazienza si è esaurita. Il motivo per cui sembra scomparso nell'aire, è sicuramente che quel maglione l'ho fatto provare una volta a Grace, tempo fa, e ora non riesco più a trovarlo. Aaaah, che nervi. Fa niente, vorrà dire che rimarrà qui in giro, da qualche parte. Non sono mai stata una persona troppo ordinata, il mio armadio me è la prova, un luogo oscuro dentro cui lancio le cose quando sono di fretta. Perchè sono praticamente sempre di fretta: la notte non dormo particolarmente bene, di conseguenza la mattina mi sveglio di soprassalto e decisamente troppo tardi per fare le cose con calma prima che inizino le lezioni. Poi devo ricordarmi degli allenamenti, guai a saltarne uno atrimenti Halley te la fa pagare facendoti faticare abbastanza da recuperare le ore perse. Cioè, dipende, dipende dal suo mood che ultimamente mi è sembrato alquanto altalenante. Comunque per adesso l'unica cosa che devo pensare a fare bene è la valigia: ho promesso a mio nonno che per l'anno nuovo sarei tornata in Grecia e normalmente è mio solito mantenere le promesse. In fondo è sempre rigenerante andarci e siccome ho deciso di farmi le feste di Natale per i fatti miei, questo mi sembra anche un buon compromesso.
    Il maglione blu non salta fuori, boh, sarà magari finito per sbaglio in un armadio non mio. Giro per la stanza vuota facendo un ordine mentale delle cose che avrei dovuto mettere in valigia e giungo abbastanza presto alla conclusione che la valigia può ritenersi pronta. Ho tutto quello che mi serve. E adesso? Mi distendo sul letto pancia all'aria, fisso il soffitto e per un attimo tutta questa calma mi sembra surreale. Forse mi mette anche un po' di angoscia. Sono cambiata, è da un po' di tempo a questa parte che cerco di non stare mai troppo ferma, che cerco di non avere tempo a disposizione per riflettere su me stessa o cose così. L'autoanalisi preferisco risparmiarmela. Quindi, devo fare qualcosa. È un'urgenza. Mi ricordo che Hogwarts, oltre alla magnifica opportunità di fare luuuuunghe passeggiate nei suoi giardini, mette a disposizione una piscina. Non ci vado da tantissimo tempo, quindi ho deciso che ho trovato la mia attività tappa buchi. Scatto mettendomi a sedere sul bordo del letto, in un attimo afferro il mio solito costume intero rosso e, dopo aver superato il trauma di doversi togliere un caldo maglione, indossi il costume sotto ai vestiti. La strada la conosco bene perchè in realtà è un luogo che ho frequentato molto, essendo il nuoto una delle mie passioni. Chissà come mai è da così tanto che non vado.
    Passo dopo passo, arrivo alla grossa struttura dentro cui si trova la piscina; in questo periodo, nonostante l'acqua sia riscaldata, non è per nulla utilizzata. Entro, faccio tutto quello che devo fare, cioè cambio d'abito, scelta del punto perfetto da cui entrare in piscina ecc ecc quando proprio avvicinandomi al bordo non intravedo una figura familiare. È Roy, mio concasato e compagno di squadra, che se sta beato a rilassarsi a mollo nell'acqua perfettamente temperata. Sta con gli occhi chiuso, quindi dubito mi abbia vista. E allora opto per l'approccio simpatico: passeggio vicino al bordo finchè non arrivo alle sue spalle e allora, con un leggero ma improvvisamente colpo del piede, spingo i gomiti che gli fungono da appoggio per stareezzo fuori dall'acqua. Insomma “che fai qui? Stai poltrendo?” un improvviso tono scherzosamente accusatorio rivela la mia presenza. È stato un approccio simpatico? Magari no, ma mi annoiavo “nenche tu a casa per le vacanze vedo” dico giusto per fare conversazione mentre mi metto a sedere gambe a mollo a bordo piscina.



     
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    Roy Hargraves | V anno | Grifondoro


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    La spiaggia...era una bella immaginazione. Si era immaginato in quella calda spiaggia caraibica. Non c'era nessuno, oltre lui. Era sdraiato sulla riva del mare. Era il tramonto, le piccole onde lo coprivano facendogli sentire la sensazione di freschezza. Le braccia dietro la nuca come cuscino e un sorriso beato sulle labbra. Era tutto così stranamente reale. Poi sentì dei passi ed una ragazza si avvicinò a lei. Eccolo, come al solito arrivava a quel punto e non sapeva come sarebbe andata a finire. Aaah che bello...solo, in una spiaggia con una bella ragazza ...i pensieri vagavano nella sua testa, e solo lui poteva sapere ciò che stava immaginando di fare.
    Ma quel bel sogno momentaneamente irrealizzabile venne bruscamente interrotto da un colpo sui gomiti che lo fecero cadere completamente in acqua. “Che cazz...?!”
    Sentì una voce 'che fai qui? Stai poltrendo?'.
    I capelli bagnati gli coprirono gli occhi. Roy li portò indietro con un gesto della mano e vide chi era. “Kynthia!” esclamò sorpreso, avvicinandosi nuovamente al bordo piscina e appoggiandosi coi gomiti, rimanendo in acqua. “Ottimo modo per salutare i compagni.” le dico sorridendo divertito, mentre un pensiero preoccupato gli balenava nella mentre e se fosse una legilimens? Avrà sicuramente visto i miei per nulla casti pensieri, poco fa.
    Scacciò via quell'altro pensiero, mentre sorrideva alla compagna. Lei si era seduta sul bordo, con le gambe in acqua e lui si mise vicino a lei.
    “Preferisco stare qui, piuttosto che a casa mia.” rispose, senza pensarci. “Tu perché sei rimasta, invece? A parte perché ti diverte far prendere degli infarti a dei poveri compagni che si stanno rilassando in piscina, intendo”
    E fece un altro sorrisetto divertito. “Forse mi sarei addormentato, se non fossi arrivata tu. É più bello fare un bagno in piscina, quando non c'è praticamente nessuno a scuola. Silenzio, relax...mi sentivo quasi in una bella spiaggia dei Caraibi...”
    Evitò, per ovvie ragioni, di dire quali altri pensieri stava facendo. Era sempre il solito idiota. Però... forse qualcuno lo aveva davvero ascoltato ed aveva davvero esaudito il suo desiderio.
    Non pensò al fatto che, sicuramente, l'unica cosa che avrebbe ricevuto sarebbe stato un bel ceffone in faccia da parte della compagna di squadra.
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    L'obiettivo è stato colpito e affondato. Letteralmente. Roy sprofonda in acqua provocando un tonfo più grande di quanto pensassi in realtà, doveva essere molto rilassato poggiato a bordo piscina. E invece sono arrivata io a scombinargli i piani e a rompere gli equilibri “ti è piaciuto? Ho giocato tutto sull'effetto sorpresa” me la rido ammirando il mio successo: un compagno di casa a cui sarà sicuramente entrata l'acqua dal naso e che quindi, a causa di un mio scherzo immaturo, ha perso tutta la sua compostezza. Immaturo, sì, ma divertente anche.
    Quindi, dopo aver annunciato la mia presenza in maniera assolutamente regolare, mi accomodo a bordo piscina con le gambe a penzoloni nell'acqua dalla temperatura ottimale. Nè calda, nè fredda, quella perfetta via di mezzo che solo Hogwarts sa regalare “mmmh, capisco” annuisco comprensiva alle sue parole, consapevole di una grande verità “non sempre casa è il posto migliore” per tutta una serie di motivi. Per me non era così, per me casa era quella con la C maiuscola: escluse le volte in cui l'ingombrante presenza di Ethan cambiava la mia percezione di casa, quel posto per me è sempre stato un luogo caldo, sicuro, familiare e rassicurante. Le cose però cambiano, anche se alcune preferiremmo che non lo facessero. Quindi, alla luce di ciò, rispondere alla sua domanda mi viene piuttosto naturale “...perchè non sempre casa è il posto migliore” camuffo la crudele verità dietro a quell'affermazione a cuore leggero ridendoci su, sono sempre stata brava a camuffare, anni di esperienza per evitare che la gente provi a sfruttare le mie debolezze contro me stessa. Inoltre questi non sono argomenti da affrontare durante quella che dovrebbe essere una piacevole sosta in piscina “c'è troppo casino ultimamente, la stiamo ristrutturando ed è meglio se sto fuori dai piedi” ovviamente non è vero, non del tutto almeno: non "stiamo" ristrutturando, sono "io" che la sto ritinteggiando per cancellare le prove dei miei sfoghi di magia causati dalla rabbia. Il lavoro in realtà è praticamente ultimato, però è vero che ho lasciato troppo casino in giro. Per questa volta non avevo alcuna voglia di tornarci. Sentivo di non averne bisogno, sentivo che non mi avrebbe aiutato così, dopo tanto tempo, ho preso una scelta consapevole di quelle che sono le mie esigenze. Che stia davvero maturando? Che stia davvero entrando nel periodo zen della mia vita? Francamente ne dubito, ma mi consola vederla sotto questa prospettiva.
    “Vedi, pensa che noia sarebbe stata... chi lo sa, magari avresti rischiato di affogare se ti fossi addormentato” mi porto le mani al petto con fare drammatico “ti ho praticamente salvato la vita in effetti!” un bel modo di rigirare la frittata e trasformare uno scherzo in un salvataggio “certo, una spiaggia dei Caraibi forse sarebbe più sicura” perchè? Glielo spiego subito “non so se sai cosa si dice riguardo la piscina, che ci sia un poltergaist che ogni tanto si aggira da queste parti a fare scherzi decisamente meno piacevoli del mio” faccio spallucce, questo perchè io non ho mia visto nessun poltergaist e queste sono solo dicerie sentite in giro. Quindi insomma, nulla da dover prendere troppo sul serio “non so se sia vero, fatto sta che di recente questo posto è frequentato da meno persone” Roy è uno che teme questo genere di cose? Non ne ho idea, credo che lo scoprirò molto presto...



     
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    Roy Hargraves | V anno | Grifondoro


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    Spesso era lui quello che faceva gli scherzi. Era raro che fosse lui la vittima. Ed in quel caso Kynthia trovò la sua vittima perfetta, solo perché si stava godendo la piscina e non aveva sentito i suoi passi.
    “Ti è riuscito bene, l'effetto sorpresa. Congratulazioni!” rispose lui accennando un sorriso divertito e scuotendo la testa. Si portò i capelli bagnati all'indietro e si pulì il viso.
    Intanto si era avvicinato di nuovo al bordo e si era appoggiato ad esso con le braccia accanto a Kynthia, che si era seduta con le gambe in acqua.
    Ascoltò le parole della compagna e se le ripeté nella mente. 'Non sempre casa è il posto migliore'. Era assolutamente vero. Ma nel suo caso, non lo era mai. Meno stava in quella casa meglio era per lui. Infatti, durante l'estate, quando era costretto a tornare a casa dato che la scuola chiudeva, passava tutte le giornate fuori a divertirsi con gli amici e tornava solo la sera tardi per dormire. Capitava qualche volta che rimaneva a dormire da un amico o da un'amica (anche se in quel caso non dormiva proprio).
    “Dove vivi, tu?” chiese all'improvviso, sinceramente incuriosito. Non era solito farsi i fatti degli altri (lui era sempre l'ultimo a scoprire notizie di gossip. Notizie che in realtà a lui interessavano meno di zero), infatti quella domanda gli uscì senza nemmeno accorgersene. Alzò gli occhi al cielo, dandosi dell'idiota. “Scusa per la domanda idiota. Puoi pure ignorarla.”
    Che poi, se lei gli avesse risposto, non cambiava chissà cosa. Non era così stupido da andare a suonare al suo campanello senza nemmeno avvisarla!
    Ciò che disse dopo, invece, lo fece ridere. Aveva fatto in modo che con quel mini infarto che aveva fatto venire a Roy gli aveva praaticamente salvato la vita.
    “aaaah beh, ti devo un favore allora. Grazie per avermi salvato da una morte nel sonno per affogamento. Se non ci fossi stata tu!” Rispose sarcastico alla ragazza, ridendo.
    Era una di quelle ragazze che riusciva a rigirare la situazione a suo favore? In quel caso poteva tranquillamente essere una battuta, solo per ridere. Ma magari era realmente così.
    In effetti non aveva mai avuto così tanta confidenza con lei. Era più grande di lui, la conosceva da alcuni anni, erano compagni di squadra a quidditch, eppure non avevano mai chiacchierato da soli.
    Quando l'argomento si spostò sul sogno di Roy riguardo a dove voleva essere realmente, Kynthia parlò di una diceria che girava su quella piscina.
    Roy guardò la compagna incuriosito di quella storia. Come al solito, lui non sapeva quella cosa (cominciava a pensare che forse i compagni gli raccontavano queste storielle ma lui era sempre distratto). “Un poltergeist, dici? Finora non l'ho visto. Sai una cosa? Se si tratta di una cavolata, non diciamolo in giro...almeno non si riempie e ci posso passare più tempo”
    Infine si allontanò dal bordo e guardò Kynthia. “Tu puoi venire, però. Ovviamente direi”.
    Fece un sorriso e cominciò a muovere le gambe sott'acqua, nuotando all'indietro. “Perché non entri pure tu, Kynthia? Su su! Gara di nuoto, che ne dici?”
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    “Ma grazie! Grazie mille, sono soddisfazioni” continuo a mostrarmi compiaciuta per le mie malefiche azioni, sono davvero una persona terribile. Adesso però è il momento di fare quello per cui sono venita: rilassarmi. Alla fine Roy potrebbe non essere male come compagnia, una persona che conosco abbastanza da prendermi la libertà di prendere in giro ma che allo stesso momento non conosco troppo da parlare di cose che siano personali. Il perfetto equilibrio che cerco quando sono in vena di una chiacchierata senza impegno. Parole di circostanza, come va, come passerei le vacanze e dove abiti... dove abiti? È una domanda semplice alla fine, tranquilla, così tanto da sembrarmi strano il modo in suona. Se ha senso. Comunque “a Londra, niente di speciale in realtà” nonostante in generale la mia palette cromatica potesse suggerire origini più mediterranee che inglesi, alla fine avevo vissuto tutta la mia vita a Londra mentre il rapporto con la Grecia era rimasto un po' più distante “non ti scusare. Non era idiota, inattesa piuttosto” ma insomma, ci può stare, giusto per conoscere qualche dettaglio in più “tu?” giro la domanda e un sopracciglio scatta verso l'alto mentre assumo un'espressione piuttosto interrogativa. In effetti non so neanche le basi riguardo ai miei compagni, se dovessero mai farci un test tipo "quanto conosci i Grifondoro" perderei malamente.
    “D'altra parte sono una grifondoro, i gesti eroici mi vengono molto spontanei a quanto pare” o almeno così diceva lo stereotipo costruito nel corso dei lunghi anni di onorata carriera della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Eppure non mi ci sono mai rivista particolarmente, non credo di avere li spirito adatto ad essere una rosso oro... ma la scelta del cappello è legge, e allora me la tengo. Alla fine non fa molta differenza di che colore sia la mia cravatta.
    Comunque, mi rilasso, soprattutto in questa situazione “ la tua idea non è affatto male” mi si illumina lo sguardoz segno del fatto che qpprezzo davvero l'idea di Roy “propongo anzi di alimentare le voci, così si che nessuno metterà più piede in questo posto” un piano diabolico quindi: spargere il panico così da dare credibilità ad una voce di corridoio e approfittarne. Non pensavo che anche il mio compagno di Grifondoro apprezzasse la solitudine, lo facevo uno che amava essere circondato da persone. Che poi, voglio dire, magari lo è davvero ma non per la piscina.
    Essendo venuta qui con la chiara intenzione di farmi un bagno, immergo la restante parte del mio corpo provando un'immediata sensazione di sollievo appena questo si trica dentro l'acqua. È incredibile come doni un sollievo così immediato, mi viene di tornate in Grecia a farmi un bagno come si deve in un mare come si deve. Sorrido a Roy mentre mi avvicino per mettermi di lato a lui, su una stessa immaginaria linea di partenza “aaah, è una sfida? Non so dire di no ad una sfida ” sospiro scuotendo la testa in un gesto di velato disappunto nei miei confronti. In realtà le sfide per me sono e saranno sempre il sale della vita. Di conseguenza, irrinunciabili “andata. Facciamo al mio tre” così mi metto in posizione e... “uno... tre!” ops, sembra proprio che mi sia scordata un numero... vabbe insomma, sì, ho barato. E quindi sul tre - che in realtà dovrebbe essere due - dò la prima bracciata verso il bordo opposto della vasca. Tutto è lecito in guerra!



     
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    Roy Hargraves | V anno | Grifondoro


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    Quel momento di relax in piscina si stava rivelando veramente rilassante. Non poteva chiedere di meglio. Poi era anche in buona compagnia! Chiacchierare con Kynthia era abbastanza piacevole. La trovava davvero intelligente e molto simpatica. A lui piaceva scherzare, quindi era la compagnia perfetta. Oltre a quello, adorava anche parlare di qualsiasi cosa che non sia impegnativo. Niente discussioni sui compiti, soprattutto. C'erano momenti in cui si parlava di scuola e momenti in cui si parlava di cose leggere. Quello era il secondo caso.
    E dato che si parlava di cose leggere, Roy ebbe la brillante idea di porle la domanda su dove abitasse. Era una domanda banale che per lui non aveva senso. A cosa gli serviva sapere dove abitava Kynthia?
    Eppure lei rispose senza problemi, cosa che lui apprezzò, aspettandosi qualche battuta su quanto fosse stupido. (cosa vera, tra l'altro. Lo ammetteva lui stesso).
    La compagna, poi, girò la domanda a Roy. “pure io Londra...a casa di mio padre. Preferirei vivere da solo, in realtà. Ma per il momento mi tocca essere mantenuto da lui” alzò le spalle, sperando che potesse liberassi di quella casa al più presto.
    “Mi piacerebbe avere una casetta a Chelsea, ad essere sincero. Mi piace quel posto.”
    Aggiunse, distrattamente. Ci girava spesso, nel periodo estivo, assieme agli amici babbani che frequentava. Oltretutto tifava pure per la squadra di calcio di quel quartiere. Così era pure vicino allo stadio, nel caso in cui avesse voglia di guardare una partita dei blues.
    Un sorriso divertito si formò sul volto di Roy sentendo le parole di Kynthia “Grifondoro coi fiocchi. Meriteresti una medaglia!” disse ironico, facendole l'occhiolino. Si divertiva a scherzare con lei e il fatto che approvava l'idea di mettere in giro la voce che il poltergeist della piscina esisteva veramente e, anzi, propose di alimentarne le voci, lo rese ancor più contento di star condividendo la piscina con la ragazza. “E' un'ottima idea! Un poltergeist veramente spaventoso che potrebbe tentare di affogarvi...o qualcosa del genere. Tanto per farli spaventare” disse ridacchiando divertito.
    Una cosa che non era in comune con lei, però, l'aveva trovata. Lui non era così competitivo in realtà. Sì, gli faceva piacere quando vinceva una gara di qualsiasi genere ma non se la prendeva molto quando perdeva. Aveva proposto quella gara tanto per divertirsi e muovere un po' le cose. A lei le sfide piacevano. Quindi si mise accanto a Roy e si preparò a partire. 'facciamo al mio tre' disse.
    Lui annuì, si sistemò e attese il conteggio 'Uno...tre!'.
    Partì spedita. Roy rimase per due secondi confuso, urlò “Ehy! Non vale!” per poi cominciare a nuotare con foga.
    Riuscì a recuperare un po' ma non fu abbastanza veloce e, dopo un po' si ritrovò al bordo opposto con il fiato corto.
    “Hai...barato!” protestò rivolto alla compagna, ma sul suo viso c'era un'espressione divertita. “Ti sei dimenticata che dopo UNO viene DUE?”
    Vabbè, poteva accettare la sconfitta. Come detto, non era uno che se la prendeva per aver perso.
    «Parlato»

     
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