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.Ancora dieci minuti, ancora dieci minuti di allenamento e poi... e poi niente, e poi posso tornare in stanza a farmi la doccia più veloce del mondo prima di uscire nuovamente e andare nella foresta proibita. Non per farmi i cazzi miei, nè per fare una personalissima ricerca sul campo, nulla di tutto questo; l'ultima volta ho superato i suoi confini in seguito ad un incontro inaspettato e quindi sì, tecnicamente ho violato le regole ma praticamente nessuno se n'è accorto... spero. Ed è stato strano, inaspettato, perchè incontrare da vicino un Thestral è stato per me come aprire gli occhi sulla verità del fatto che ho davvero visto mia madre morire. È come se quelle creature me ne avessero dato la conferma rivelandosi ai miei occhi e mi vergogno un po' a pensare che in fondo, in maniera del tutto illogica, era come se fino ad adesso avessi sperato che mia madre in realtà fosse viva. Che quella bara fosse vuota, che avesse scelto di andarsene lontano e che prima o poi mi avrebbe cercata per raggiungerla. Una fantasia ovviamente illogica, non è da me fare pensieri del genere. Comunque questa volta mi tocca non lasciarmi prendere da altro, se mi reco nella forsta è per fare un favore alla Vane, che a quanto pare ha da preparare una lezione speciale. C'è da dire che le sue lezioni sono sempre piuttosto... originali? Ha sempre delle idee strambe, si complica la vita e io penso "cazzo che voglia", lei sì che è tagliata per questo ruolo, io non ne sarei mai capace. Passare le mie giornate a spiegare cose a dei ragazzini, sempre le stesse cose. Sempre le stesse. Che per quanto possiamo girarci intorno e inventarci roba sempre più borderline, gli argomenti restano praticamente gli stessi. Alla fine in realtà questo estro creativo della professoressa di incantesimi è anche ammirabile e la cosa buona, è che approfitta di ogni occasione epr poter insegnare qualcosa anche a me. Su questo e sulla sua disponibilità non si può proprio mettere bocca, ogni tanto confesso che mi chiedo perché sia così tanto presente con me. Sembra tenere particolarmente alla mia causa, sempre che si sia presa a cuore questa storia dell'elementarismo come se riguardasse anche lei e alla fine, mi sono abituata ai suoi modi così effettuosi. Oddio, non pensavo che avrei mai accostato un aggettivo del genere ad un'insegnante, eppure eccoci qua, plotwist.
“L'ho preso!” stringo in mano il boccino ed esulto agitando il bottino per aria per la nia conquista. Poi mi ricordo che non siamo in partita ed ecco che l'entusiasmo si affloscia. Cazzo, se questa volta non riesco a fare bene in partita il mio orgoglio si disintigrerà del tutto, diventerà cenere e finirà per cospargere il prato del campo da quidditch. No non voglio che faccia questa brutta fine. Devo fare bene in partita come nell'allenamento di oggi che sinceramente è andato di lusso e mi ha dato quella dose di adrenalina che quando arriva fa sempre bene. Faccio inversione, scendo di quota e ritorno a toccare terra con i piedi: l'allenamento è terminato, la mia giornata manco per il cazzo. Sono solo le prime ore del pomeriggio in fondo, e temo che questa ricerca con il professor Fletcher mi terrà impegnata fino a cena. Probabilmente è meglio così, mi sembra di passarmela meglio quando qualcosa mi tiene impegnata a non soffermarmi su problemi che ogni tanto preferisco ignorare.
Comunque, ho giusto una cosa come trenta minuti di tempo, cazzo, la colpa è mia che mi sono scordata di dire alla Vane dell'allenamento. Ormai comunque piuttosto che fare ritardo e rischiare che la cosa di faccia più lunga del dovuto, preferisco uscire dal castello con i capelli ancora bagnaticci e lasciare che l'aria esterna faccia il resto. Tanto non è mica una serata di gala, l'outfit stesso è ovviamente informale e si compone di un jeans comodo piuttosto largo stretto in vita da una cintura, una t-shirt nera e anfibi tattici perché l'umidità potrebbe aver reso molliccio il terreno della foresta proibita. Comunque, sinceramente? Il compito non mi dispiace, visto il luogo che sono assolutamente autorizzata a visitare. Niente cose di nascosto, nessun rischio die ssere sgamata. Sono con un professore e sono in un abotte di ferro. Non so neanche perfettamente cosa stiano cercando, avrò i dettagli sul posto a quanto sembra. Procedo ad ampie falcate, percorro la tenuta del castello e supero il capanno del guardiacaccia. È questa la strada che mi è stato detto di seguire, sempre dritto uscendo dalla scuola, appuntamento alle spalle del capanno del guardiacaccia. E quindi è lì che vado. Il tempo sembra buono, l'aria è piacevole ed è tutto molto tranquillo. Meglio così. La foresta sta proprio lì, un grande muro verde in lontananza di cui iniziano a distinguersi i tronchi man mano che mi avvicino. È familiare, ed è... no. No dai. Ma che cazzo di maledizione e persecuzione è mai questa. A momenti mi casca la mascella a terra dallo stupore. Non uno stupore positivo, sia chiaro, la mia espressione scocciata non è per nulla fraintendibile. Dragonov. È sparito dalla vista per qualche tempo e ora sembra che sia ovunque, ovunque cazzo! No, ovviamente non l'ho perdonato per quello che ha fatto l'ultima volta che abbiamo avuto un incontro ravvicinato, ovviamente non mi sta bene. Però deviare e cambiare strada significa praticamente perdere, sottostare alla sua presenza, quindi no. Procedo dritto, mi fermo al confine della foresta e mi viene spontaneo sbuffare e lamentarmi con l'aria “che cazzo... fra tanti posti in cui fumare” vicino ad un enorme gruppo di alberi poi, ci manca solo che per la sua stupidità dobbiamo chiamare la forestale. Dopo averlo visto la prima volta, evito di guardarlo ancoda perché mi da ai nervi. Davvero.Vorrei non dargli la soddisfazione di essere ancora infastidita, ma la mia espressione mi precede. Pochi minuti. Devo resistere pochi minuti. Pochi minuti, Fletcher sarà qui e io non sarò mai stata tanto contenta di dover seguire un professore.
Edited by Kynthia - 29/6/2023, 23:58. -
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.La giornata tutto sommato era andata bene, stancante sì, ma lineare. Normale. Forse un pelo noiosa? Ok, probabilmente sì, ma per adesso la normalità è ciò di cui sento di aver bisogno, di un equilibrio. Ho quasi paura ad esprimere questo pensiero perchè puntalmente, ogni fottuta volta che lo faccio, capitano cose che l'equilibrio non fanno che spezzarlo. Lo facessero in maniera piacevole, la cosa non mi turberebbe nemmeno: cavalcherei l'onda della novità e bene così, siamo tutti contenti. Purtroppo tra le varie probabilità si verifica sempre la peggiore, me l'ha insegnato la legge di Murphy.
E quindi fra le molteplici possibilità... dovevo incontrare Axel proprio qui. Non ho mai provato disagio in sua presenza, mai una volta, nemmeno quando silenziosamente ci ritrovavamo a fumare accanto e lui finiva per commentare con sguardi eloquenti i culi delle ragazze che ci passavano davanti. In alcuni casi, non lo si poteva nemmeno biasimare, sinceramente. Dall'ultimo incontro/scontro avuto ormai svariati mesi fa alla Testa di Porco la situazione si è decisamente ribaltata. Non lo avevo mia visto così aggressivo nei miei confronti, nè tantomeno avevo sospettato fino a quel momento del suo problematico rapporto con la luna. Ogni tanto ho ripensato all'accaduto e provato a giustificare la cosa proprio per questo: lui mi ha provocato, io l'ho provocato, c'era la luna quasi piena e tutto è degenerato in quello che considero un attacco fisico. Magari altri avrebbero vissuto meglio un bacio forzato, io invece ho dei precedenti spiacevoli con questo genere di cose... precedenti che mi hanno portato a provare il rancore che mi pesa sulle spalle. Rancore ma anche disagio, che camuffo ostentando fastidio. Quindi siamo arrivati ad oggi, il risultato è che quando posso lo evito. Ed è frustrante. Non tanto il fatto di evitarlo, ma proprio il fatto che abbia visto un lato di me che avrei preferito tenere nascosto. Si vive meglio così, mettendo da parte alcune cose e andando avanti, si fa per evitare che possa influenzarti ancora. O almeno... io faccio così. Fatta questa premessa, è facile capire a cosa è dovuta la mia espressione “...da morire in effetti” ovviamente anche no, la mancanza non si è fatta sentire poi tanto. Che alla fine non è la sua battuta a darmi più fastidio, ma il fatto che lui riesca ad avere ancora questa ironia nei miei confronti mentre io invece... no. Io decisamente no.
Tuttavia penso positivo, penso che questo incontro durerà poco e che quindi presto potrò tornarmene agli affari miei. Ma qualcosa inizia a suggerirmi che non sarà così. Cristo santo, ma perché? Ogni parola che va dicendo, ricostruisce una verità scomoda da accettare: dobbiamo collaborare.“che stai dicendo. Perchè?” oh, no. Fletcher, che razza di scherzo mi stai combinando?! Cos'hai da fare di meglio, perché non sei venuto tu come doveva essere?! Allargo gli occhi scuoto la testa, mi porto una mano alla tempia. Questa espressione la faccio eccome “oh, tu di certo ti divertirai terribilmente, non ho dubbi. Mi sembri fastidiosamente divertito già da adesso e non abbiamo neanche iniziato ” risata nervosa. La mezza risata nervosa di chi è consapevole di non avere alternative: tornare dalla Vane per dirle che non voglio collaborare con l'aiutante di Fletcher é un po' come fare i capricci, e io non ho due anni. Stare qui e lasciare che faccia tutto da solo non è un'alternativa, ci scommetto qualsiasi cosa che ne approfitterebbe per farmi passare per una povera scema che non vuole entrare nella foresta proibita. Anche no. Alla luce di tutto ciò, l'unica direzione disponibile resta quella dritta proprio di fronte a me “come ti pare, chi va per primo non mi cambia niente” e rispondo a quell'alzata di sopracciglio con un'altra alzata di sopracciglio, seguita da due passi in avanti che bastano per superarlo e mettere un piede oltre i limiti della foresta, ignorando quella mano mezza sospesa che dovrebbe somigliare ad un invito. Di nuovo qui, stesso posto ma circostanze totalmente diverse. Non mi sono ancora addentrata nella foresta ma la sensazione è quella di essere già completamente avvolti dalla natura, lontano dal castello, in un modo a parte. Il sole che attraversa le fronte degli alberi la rende molto lontana dall'idea di "luogo inospitale" che ci hanno sempre descritto, sembra più un polmone verde dai suoni rilassanti. E qui, in mezzo a tutta questa vegetazione e a questi suoni appartenenti a chissà quali creature, dobbiamo trovare quello che ci serve. Magari prima che faccia buio “la Vane ci ha tenuto a ricordarmi più volte la lista della spesa: Stridiosporo e Artemisia” procedo scostandomi dalla faccia una ramo un po' troppo basso, mi occupo più di guardare dove metto i piedi piuttosto che voltarmi verso Axel color=#E52B50]“non ho idea di come siano fatti, so solo che l'Artemisia potrebbe stare vicino a dell'acqua. Ma immagino che tu sappia benissimo sia che aspetto hanno sia dove cercare”[/color] solo adesso mi volto di sbieco così da poter cogliere la sua risposta “mi sbaglio?” per forza, ci sarà un motivo se è l'assistente di Fletcher. Dovrebbe essere quantomeno capace di riconoscere le piante che ho nominato “vorrei finire rapidamente, immagino anche tu. Quindi collaboriamo, dimmi cosa cercare” collaboriamo forzatamente. Probabilmente è più difficile per me piuttosto che per lui. Guarda la che faccia rilassata, Dio. Ho bisogno di lavorare sulla mia soglia di sopportazione.
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.Ecco, quella espressione. Quella faccia di culo basta per farmi girare le palle alla velocità delle lame di un frullatore, non è necessario che dica o faccia nient'altro. Basta così. E quanto mi rode il fatto che fra i due l'unica ad essere così tanto palesemente infastidita sia soltanto io. E quanto mi da fastidio che non abbia la capacità di nasconderlo. È vero, quel giorno mi aspettavo una reazione: mi aspettavo che mi puntasse la bacchetta addosso, che mi urlasse contro, avrei sinceramente preferito finire in infermeria piuttosto che subire quello che agli occhi di tutti - anche ai suoi - alla fine era soltanto un bacio. Non innocente, non gentile, ma pur sempre un bacio in risposta ad una provocazione subita. Non pensavo che eventi così vecchi potessero ancora avere un'influenza simile su di me, non credevo che non sarei stata capace di mettere da parte l'evento. E pensare che in quell'occasione mi sono anche vendicata... non è bastato questo per farmi mettere il cuore in pace? Davvero? Forse sì, forse per un po' è bastata la soddisfazione di aver praticamente rovinato la vita al povero scemo che ha dato inizio a tutto. Inizialmente mi sono anche sentita nel torto per avergli causato la paralisi che poi l'ha bloccato su una sedia a rotelle a vita. Inizialmente, sì, mi sono sentita un mostro. Poi ho avvertito una sorta di sollievo. Un masso enorme si è sollevato dalle mie spalle permettendomi, finalmente, di tornare a camminare a testa alta. È partito tutto da quei video fatti senza permesso, quei video che hanno costruito un'immagine di me che non è mai esistita. È partito tutto da lì.
E ora sono arrabbiata, perchè quegli eventi a quanto pare hanno lasciato un segno che fatica ad andare via. Quindi no, non è stato solo un cazzo di bacio. Mi volto verso Dragonov con un'espressione parlante, eloquente quanto basta. Bypasso la parte in cui parla di innamoramento perchè insomma, sarebbe veramente anche solo da idioti considerare la possibilità “no Axel, è stato un cazzo di bacio forzato, è diverso. E tu non sai abbastanza per farla passare come una cosa da poco. A me, fa incazzare. E dovresti pure saperlo” a prescindere da quegli avvenimenti più personali che caratterizzano il mio passato, Axel sa benissimo che non sono una grande amante del contatto fisico. Ci ho messo del tempo pure per riuscire a sciogliermi con lui, quindi, sul serio? Cade dal pero? Se lui vuole considerarla una stronzata, che lo faccia pure. A me, ribadisco, fa incazzare. “Il broncio lo tengo su fino a Natale duemilaventisei, se voglio” gli do già le spalle quando aggiungo questa precisazione, così, giusto per sfogarmi ancora un po'. Sento che se me ne resto in silenzio a subire per tutto il tempo, potrei esplodere.
Cammino, parlo, sento troppo silenzio alle mie spalle e ho il dubbio che la faccia di culo non mi stia ascoltando per niente. Pure perché quando mi risponde, lo fa come se si fosse appena risvegliato dal pisolino pomeridiano. Che magari è pure vero, però sicuramente durante le ore di erbologia era tutt'altro che addormentato: mi vomita addosso tutta una quantità di info che aspetta aspetta, premi sul freno “woah, okay Superquark, fermati” un palmo della mano si apre in sua direzione fisicamente - e concettualmente - a fermarlo in quella sua divulgazione scientifica di alto livello “pianta sinantro... pa? Sinantropa, che?” dove sta l'accento? Sulla i? Sulla o? “non sarà rischioso avvicinarsi troppo alle zone dei centauri?” questa è la seconda domanda, retorica a dire il vero. Forse sia la Vane che Fletcher hanno avuto la bella idea di lanciarci in una sorta di survival game. Sennò non si spiega. Comunque ok, una pianta alta tre metri non dovrebbe passare troppo inosservata, no? Territori ghiaiosi e sabbiosi, ricevuto. Inizio a guardarmi intorno con queste informazioni stampate a fuoco nella testa, sono praticamente quegli elementi che mi servono per individuare l'Artemisia. Soltanto che nel guardare troppo in là, non faccio abbastanza attenzione a guardare proprio qua, sotto ai miei piedi. Sento già mancare la tetra, anticipatamente sento anche un dolore fantasma alle chiappe per la botta che prenderò. Ma in realtà non accade nulla, questo perchè l'intervento tempestivo di Axel fa in modo che non mi sfracelli al suolo. Mi sento tirare indietro per il polso, una presa che dura quei pochi attimi che servono ad evitare che caschi a terra e quando mi volto, trovo un Dragonov con le mani in alto come se fosse appena stato scoperto con le mani nel barattolo delle caramelle. Beh, mi viene da ridere. E mi viene anche da pensare che la reazione sia dovuta proprio alle conseguenze che ha avuto quel giorno quel suo bacio del cazzo “tranquillo" mi rimetto in piedi allontanandomi preventivamente da quello che ora è praticamente un buco nel terreno “non ti darò fuoco, se non me ne dai motivo” sono ironica. O forse no. Anche perchè ora come ora, con lo scarso controllo che ho sul mio stesso potere, non posso dare nessun tipo di garanzia. Inoltre non ha senso nascondere la cosa, ormai conosce quello che consideravo un segreto. Non ha senso negare l'evidenza. Segue un breve silenzio. Una sorta di ringraziamento silenzioso? No, un tregua momentanea. Anche perchè sto riflettendo su una cosa “una botola eh?" corro con lo sguardo lungo quella specie di strada naturale che si è formata tra gli alberi “deve averla messa qui qualcuno, che si tratti del Guardiacaccia o dei centauri” quindi, tecnicamente “potrebbe essere una buona zona dove cercare l'Artemisia? Tipo... fra quei cespugli lì” indico un gruppo arrovigliato di arbusti di varie altezze, sembra impossibile distinguere una pianta dall'altra. Comunque lo considero un punto di partenza e da qui in poi, visto che non so che altro potremmo incontrare, procedo lentamente, passo dopo passo, evitando di cadere di nuovo. Forse non è troppo un male che Dargonov stia dietro di me, sia mai debba ripescarmi di nuovo... per quanto in questo momento storico mi stai sulle palle, ammetto che in tutto ciò ha un'utilità.
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.Chiudo gli occhi, inspiro profondamente. Per sopravvivere su questa terra a volte ci vuole troppa pazienza e mentre Dio la distribuiva, io ero impegnata a contare granelli di sabbia probabilmente, chi può dirlo. Poi se Dragonov sgancia queste battute/frecciatine deliziose, è ancora più difficile
“io. Non ho. Detto-"
aaaah, lasciamo stare. Sospiro di nuovo fermandomi dal proseguire oltre, perchè preferisco trovare poche parole ma buone per far passare il concetto. Nonostante l'accaduto, non ho mai considerato Axel un molestatore: per qualche strana ragione, le ragazze sembrava che gliela smollassero di loro spontanea iniziativa, quindi nulla di irregolare insomma. Quello che penso però, è che è uno stronzo. E anche un'idiota maschio alpha che ci tiene particolarmente a farsi valere quando il suo orgoglio viene messo all'angolo. E quindi fa cazzate. A questo punto mi fermo definitivamente voltandomi in sua direzione, prendo aria a vediamo di rendere la cosa facilmente comprensibile “ecco, nella mia vita non ho incontrato sempre persone così gentili da aspettare un consenso. C'è chi ha provato a prendersi quello che voleva con le maniere forti” faccio una pausa che mi serve per levarmi da davanti agli occhi la brutta immagine di quella sera “ti è più chiaro, adesso?” rimarco mandando giù il magone di nervoso che mi si è aggrovigliato in gola, perché aprire bocca sull'argomento mi infastidisce. Infatti non mi sono dilungata in chissà quante spiegazioni, ho optato per una cosa vaga, semplice, ma inequivocabile. Se non è chiaro nemmeno in questo modo, allora è proprio scemo. È il minimo indispensabile, poche piccole parole che dovrebbero chiarire che il sesso in sé non c'entra niente. Sinceramente non avevo pensato di spiegarmi, non ho mai ipotizzato di fargli anche soltanto intendere il motivo del mio disagio. Perchè avrei dovuto? Bastava ignorarlo. Ma alla fine forse è meglio così, magari la smetterà di ricordare quel giorno. Mh, ci credo molto poco, ma la speranza è l'ultima a morire. Non avendo altro da aggiungere, proseguo a camminare sulle note delle lamentele di Dragonov. Dopo le lamentele, arrivano le nozioni che però ammetto nella più totale ignoranza di capire solo in parte alcuni dettagli mi sfuggono e così, chiedo spiegazioni “...e non potevi dirlo semplicemente così?” pensavo fosse qualche termine scientifico, qualche roba altamente specifica che era meglio sapere. Invece no, alla fine era una roba piuttosto basilare e io chiedendogli delucidazioni sulla definizione, gli ho probabilmente servito l'ennesima scusa per farmi venire il nervoso. «Hai paura Lloyd?» ecco, appunto «Non temere sono qui a proteggerti.» ma pensa te, allora è davvero un duca “che culo, meno male che esisti Dragonov” commento ironico dal tono piatto. Comunque per adesso sto attenta a non staccare gli occhi dal sentiero. Eppure nonostante mi sia impegnata ad osservare tutto per bene, mi sono persa il trappole dentro cui per poco non casco se effettivamente Axel non mi avesse recuperata. Tempismo perfetto, avevo appena velatamente insinuato che poteva pure sparire e adesso se non fosse stato per lui avrei almeno una caviglia rotta. Nonostante questo, sia l'orgoglio che la mia guardia perennemente alzata in sua presenza, non mi consentono di ringraziarlo davvero ma solo di ricordargli che non ho fatto quello che ho fatto solo perché ha superato i limiti. “Meglio così, nessun centauro con cui dover discutere" mi rimetto dritta sulle mie stesse gambe osservando la trappola messa lì dal guardiacaccia, apparentemente.
“Sì, va bene" rispondo a quel consiglio che aveva una strana pausa nel mezzo, ma io avevo lo sguardo puntato sul terreno e quindi non conoscendone il motivo la cosa passa subito in secondo piano. In più, mi viene naturale accelerare il passo quando individuo quella che forse potrebbe essere uno dei nostri obiettivi. Ed effettivamente mi arriva la conferma dal tuttologo delle piante, ci troviamo proprio di fronte all'Artemisia. Mi allunga appena la lama non senza prima chiedere la mai preferenza, un po' come quel giorno alla testa di porco no? Ah ah ah. Che simpatico. Rispondo impugnando il pugnale, scelgo il sistema più immediato: perché recuperare la bacchetta e vastare un incantesimo se qui ho a disposizione qualcosa con recidere il fiore in un secondo? Insomma, non ha senso, ogni tanto le comodità offerte dalla magia ci rendono scemi. Certo però “un pugnale” ripeto fra me e me stranita. Mah. Chi è che se ne va in giro con un pugnale, voglio dire, un coltellino svizzero avrebbe molto più senso... “hai paura che qualcuno provi ad ucciderti?” e fu così che scoprimmo che Dragonov era paranoico da morire. Scuoto la testa, mentre faccio una leggera pressione sulla pianta scansando qualche foglia di impiccio. Zac, basta far scorrere la lama lungo il gambo verde e subito quest'ultimo si piega sotto il peso del fiore e dei suoi petali. E poi via, dentro il sacchetto di iuta. Il cespuglio era alto e ricco, era sul sentiero, il fiore non ha opposto particolare resistenza. Perfetto, tutto perfetto. Forse anche troppo. Quando le cose vanno così, ho sempre sempre la sensazione che arriverà la fregatura da qualche parte... ma per adesso, proseguiamo. “Stridiosporo e possiamo tornarcene al castello” mi volto istintivamente in direzione del suono di un ramo che si rompe. Non mi sorprende, la foresta pullula di creature varie, è normale che emetta continuamente suoni. Inoltre, non c'è troppo buio? Sollevo lo sguardo verso il cielo per scoprire che al responsabile è una grossa nuvola scura che passa sulle nostre teste “hai detto che di questo te ne occupi tu. Fai strada, ti seguo, sbrughiamoci prima che il tempo cambi” non è detto che accada, la nuvola inizia già a spostarsi gradualmente spinta dal vento leggero che si sente. Però non si sa mai, adesso ho soltanto una ragione in più per volermi sbrigare.
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Edited by Dragonov - 3/8/2023, 21:23. -
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Da come Axel si irrigidisce dopo la mia ammissione, posso dedurre che ha capito cosa intendevo dire con "non ho incontrato persone così gentili da chiedere il consenso". Evidentemente sono stata abbastanza chiara, ottimo, ma un po' di fastidio per aver dovuto condividere questa cosa, mi resta. E allora lo sfogo sulla mia povera guancia destra che prendo a mordicchiare dall'interno. Glielo leggo in faccia che si sente un cretino, lo capisco dal modo in cui si tira indietro i capelli privo della solita nochalanche che lo contraddistingue. E poi più passano i secondi più questo silenzio sembra riempirsi di disagio, detesto i silenzi imbarazzanti e quindi provvedo subito ad annullarle chiarendomi la voce “da questa parte, giusto?” meglio seguire la strada, darci da fare, raccogliere la roba e bla bla bla, insomma, fare quello per cui siamo venuti.
Com'era prevedibile ho perso la pazienza. Però forse, e dico forse perché le certezze non so manco cosa siano, è stato meglio così: ora è chiaro il perché quel gesto mi abbia tanto turbata e se il serpeverde non è un completo stronzo, magari questa rivelazione gli farà passare la voglia di fare altre battute sulla cosa in futuro. Questo è quello che spero, senza fare troppe previsioni, perché alla fine cosa so davvero di Axel? Molto poco, cose tipo che fa schifo a reggere le provocazioni. E adesso anche che, a quanto pare, ha un vocabolario molto fornito quando vuole. Comunque proseguiamo tra la vegetazione della foresta proibita, così ferma da sembrare finta. Quelle poche volte che una foglia si muove, è praticamente un evento. Sarebbe interessante fare un giro un po' più largo ma siccome questa non è una scampagnata, vado diretta verso la pianta di nostro interesse. Ne guardo per un po' i rami, ne scarto un paio che sembrano un po' più mosci e poi seleziono quelli che ritengo i migliori. Quindi si passa a tagliare, si passa al mezzo, e le alternative sono farlo alla maniera classica o farlo strano, con l'uso della magia. Per me la scelta è ovvia “preferisco il metodo classico” e fare affidamento sulle mie care manine. Infatti blocco il ramo con la mano sinistra, lo espongo così che non rischi di sbagliare e... zac. Oh wow, la lama è piuttosto affilata. È bastata una leggera pressione che il rametto è venuto via che è un piacere “abitudine” faccio eco al serpeverde mentre mi preparo a tagliare via anche il secondo rametto “come lavarsi i denti insomma” solo adesso torno a guardarlo con aria interrogatoria. Questo perché un'abitudine così particolare scatena tutta una serie di teorie più o meno plausibili... che comunque non esporrò. Punto primo, non sono curiosa a tal punto da dover necessariamente approfondire. Punto secondo, non penso proprio che me lo direbbe. Quindi andiamo, fondamentalmente è inutile, quindi procediamo verso il prossimo obbiettivo. Scuoto la testa come se volessi chiudere una sorta di parentesi mentale e dopo aver insaccato il primo ingrediente, mi allontano dalla pianta accompagnata da Axel e dalla sua spiccata ironia “infatti credo che non andrò a lezione domani, così posso deprimermi meglio” e credo che mi si sia dipinta in volto una delle espressioni più antipatiche che sono in grado di fare. Voglio dire, quanto spropositatamente grande è l'ego di questo ragazzo?! Pensavo di aver già incontrato persone di questo tipo, ma cazzo, qua la situazione è tanto grave che quasi mi sorprendo!
“Mmh Blackwood ce li ha fatti studiare a lezione. Fastiodi e difficili da maneggiare. Hanno urlato così tanto che Coleman non riusciva più a distinguere destra e sinistra per i tre giorni successivi” questo perchè lo scemo aveva messo male i paraorecchi. O meglio, ne aveva messo solo uno perché così gli restava un orecchio libero per sentire meglio... uno scemo. Fatto e finito.
La vegetazione sembra farsi sempre più fitta man mano che avanziamo, la luce cambia e iniziano a sparire gradualmente le ombre causate dal sole perché fondamentalmente qui sole non ne arriva più. Alla segnalazione di Axel guardo istintivamente a terra e faccio scivolare la mano lungo il fianco, proprio dove tengo la bacchetta. Pendio. Scosceso, ripido. Il mio orgoglio prova a farmi fare tutto da sola ma appena mi rendo conto che il piede scivola un po' troppo facilmente sulla terra, mi vedo costretta ad accettare l'aiuto del serpeverde che intanto se già lanciato e mi sta tendendo la mano. Allora la uso come appoggio, mi do una spinta e il rumore del mio atterraggio si sovrappone ad un suono di origine animale. Zoccoli? Appartenenti a cosa? No. Non me lo dire. Non ci voglio credere. Mi affaccio letteralmente da dietro le spalle di Axel che intanto fa da muro alla mia visuale e adesso che lo vedo... centauro. Che cazzo di sfiga. Fino a quando ne sentivo solo la voce avrei potuto sperare in una qualche allucinazione, ma ora no, se ne sta lì di fronte a noi con il petto gonfio e l'espressione risentita per aver sconfinato nel suo territorio. Lo avevo detto io. Lo avevo detto e non manco di farlo capire al serpeverde voltandomi in sua direzione con la scritta "te lo avevo detto" ben leggibile sulla mia fronte. Ad un occhio particolarmente attente non sfuggirebbe nemmeno l'incresparsi delle mie labbra in un sorriso nervoso. Ok, serve diplomazia. Mh. Il fatto che probabilmente fra i due la più diplomatica sono io, non è una buona notizia. Facciamo così, usiamo l'onestà “non avevamo intenzione di farlo, davvero” abbasso la bacchetta in segno di pace, non mi pare il caso di puntargliela contro “siamo studenti di Hogwarts, ci mandano i nostri professori per motivi di studio ma ci siamo allontanati troppo” motivi di studio eh? Vago. Perché mi è venuto in mente? Semplice: ricordo perfettamente che mio padre mi raccontò di quanto sono ambientalisti i centauri. Come la prenderebbe un ambientalista se gli dicessi che sono venuta qua a strappare le piante? Secondo me, male. Quindi quella piccola bugia bianca alla fine è venuta fuori da sola, spontanea. E guardo fugacemente Axel perchè mi regga il gioco, è questo il momento giusto per usare la sua faccia di culo. Avevo detto di usare l'onestà... ma forse non sempre è la scelta migliore.
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.«Abitudine» ripeté lei facendogli eco mentre, assorta, procedeva con il lavoro di selezione circa i rami più o meno promettenti che avrebbero raccolto. Senza alterare di un millimetro la sua espressione da poker il Serpeverde lasciò che gli occhi verdi si posassero a studiare i lineamenti della ragazza mentre ella continuava: «come lavarsi i denti insomma», lo scambiò lo divertì quasi più del dovuto. «Qualcosa del genere» si limitò, enigmatico come sempre lasciando che il discorso cadesse in favore di quella che era la loro reale missione all’interno della foresta: reperire ingredienti e si da il caso che sulla tabella di marcia fossero anche a meno uno dopo la raccolta dell’artemisia annua, adesso mancava unicamente l’altro arbustarello. Quello più fastidioso e noioso da maneggiare perché dotato di un sistema di difesa naturale che per una persona come il mannaro, era particolarmente tedioso. La pianta in sé non era nulla di complesso da gestire ma il fatto che al minimo tocco essa avrebbe potuto mettersi a strillare come un ossessa rappresentava un ulteriore motivo di sbuffo per il bulgaro. Due coglioni. Nemmeno sembrava voler piovere come aveva sperato quanto invece il tempo sulla Scozia sembrava aver solamente decido di rimanere lugubre. Yey!
«Infatti credo che non andrò a lezione domani, così posso deprimermi meglio» Volse lo sguardo alla Grifondoro e, trovandola con il solito cipiglio lugubre, non poté fare a meno di trattenere un ghigno. Non si rendeva conto? Più se la prendeva e più lui si divertiva a continuare a punzecchiarla quasi infastidirla fosse il suo unico scopo nella vita. «O potresti passare a trovarmi, la mia camera è sempre aperta» troppo presto per tornare alle battute a sfondo sessuale? Probabilmente sì visti i termini del discorso sopra affrontato ma ciò che poteva fare era impegnarsi a non metterla in una situazione che le avrebbe ricordato quella violenza o ironizzare sulla sua presunta frigidità, invitarla nella sua stanza per cui non rientrava in quelle opzioni dato che non la stava forzando a fare nulla. Avrebbe sempre potuto tirargli un pugno tanto il massimo che avrebbe potuto fargli era il solletico o questo pensava il suo ego smisurato forgiato dall’esperienza che aveva avuto sul campo in situazioni molto ben peggiori rispetto al provocare una ragazzina. Persino quando Kynthia aveva rivelato il suo segreto, il livello della situazione - per lui - non era mai risultato preoccupante. Piuttosto in quell’occasione a rischiare le penne e non poco era stata proprio la Grifondoro se lui non fosse stato in grado di domare la bestia che si portava dentro. «Perché sapeva distinguerle?» Le sopracciglia scattarono in alto in un’espressione sinceramente sorpresa. «Quell’idiota fa progressi!» Coleman, lo zimbello di Serpeverde. Assoluta vergogna dell’intera casa e totale croce per quello che era il loro capocasata che probabilmente aveva anche finito la fantasia con la quale punirlo dato che il ragazzo stanziava perennemente nel suo ufficio. Axel dal canto suo non lo sopportava. Non perché gli avesse recato chissà quale offesa ma proprio per il suo essere un totale deficiente. Per qualche motivo la stupidità lo infastidiva e ciò poteva essere dovuto alla ferrea istruzione che aveva ricevuto dal suo padrino che non ammetteva l’ignoranza nel suo laboratorio. Ignorare gli effetti di una pianta, ignorare dei passaggi di sicurezza durante una missione avrebbero potuto costargli la vita. “E tu non vuoi farti saltare il culo, no?” Gli aveva ripetuto fino alla nausea piantandogli profondamente lo stigma verso quelle forme di stupidità troppo acute. Non che Axel non rischiasse o fosse cauto, tutt’altro, ma che commettesse banali errori di valutazione o di distrazione, ad esempio, era da escludersi poiché ben radicato nel suo Io di non comportarsi da imbecille. Era altro, quindi, a fregarlo. Tipo il suo temperamento il più delle volte aggressivo. Un temperamento che, in quel preciso momento, quando il centauro palesò il suo arrivo domandandogli il motivo della loro di presenza, Axel doveva sedare. Non potevano permettersi nella maniera più assoluta uno scontro - come avrebbe giudicato la scuola una simile eventualità? - né una qualsiasi escalation che avrebbe potuto costare la pelle ad entrambi. Sguardo serio e con l’impressione d’essere sul piede di guerra replicò all’espressione della Grifondoro, sul cui viso il “te l’avevo detto” era lampante quasi fosse scritto al neon. Non era il momento. Svincolandosi dalla sua posizione più appartata la Grifondoro si fece avanti, palmi ben in vista facendo immediatamente cenno di riposizionare nel fodero la bacchetta non mancando di fissare il mannaro affinché facesse lo stesso. Axel fissò il centauro in cagnesco e, alzando le mani mostrò al mezzo cavallo i palmi liberi. Apparenza, la bacchetta era semplicemente nascosta nella manica della camicia perfettamente pronta a scivolare nuovamente nel palmo se ci fosse stata la necessità.
«Abbiamo l’autorizzazione firmata da Fletcher se non ci crede» sfiatò con una certa stizza ben percepibile nel tono. Faceva parte del naturale astio tra razze quello che aleggiava tra il Serpeverde ed il centauro che impediva al primo di moderare al meglio i toni per non incappare nel fastidio dell’altro. Maledetto testosterone sempre a palla. «Stavamo cercando lo Stridiosporo nel caso fosse… così gentile da indicarcelo» concluse forzando una pacatezza che non possedeva dopo la reazione della Grifondoro. Era necessario? Era necessario per quanto la cosa lo infastidisse. Mostrando sempre i palmi liberi infilò la destra in tasca e con assoluta calma ne tirò fuori l’autorizzazione firmata dal docente. «Veniamo in pace» noi, cavallino. Alluse persino all’accenno d’un sorriso ma il mezzo uomo preferì concentrare la sua attenzione sulla ragazza restituendo a lei il foglio. Pff, idiota.
«Non è qui» e fin lì, lo vedevano anche loro. Grazie al cazzo. L’espressione del mannaro ebbe un fremito ma lasciò che fosse la Lloyd a gestire la situazione in quanto la preferenza del mezz’uomo fosse evidente. Axel poi non era abituato a risolvere le cose con diplomazia. In missione lui era quello che agiva, il braccio quello che passava immediatamente alle mani se lo stallo non aveva intenzione di andare a suo favore ma non in tutte le situazioni quell’approccio poteva essere quello migliore, quello risolutorio. Ciò a cui s’approcciava lui era diverso e solitamente, quando non si veniva alle mani, erano le donne quelle da sedurre. In quel caso aveva proprio le mani legate.
«C’era feeling tra te ed il cavallo» Axel si voltò per un breve istante per scoccare un’occhiata divertita alla ragazza che aveva ottenuto le informazioni ed ora arrancava alle sue spalle mentre un nuovo sentiero si dipanava innanzi i loro piedi lontano dal territorio dei centauri. «Mi sono quasi sentito il terzo incomodo. Così si fa Lloyd?!»
Edited by yourgrace. - 4/10/2023, 05:56. -
."Certo, aspettami pure, porterò con me un ottimo tè per ringraziarti dell'ospitalità!" chiunque mi conosca un minimo, veramente un minimo, pochissimo, capirebbe che sto chiaramente rispondendo alla sua battuta con un'altra battuta. Anche se a dirla tutta, con Axel è difficile capire dove finisce lo scherzo ed inizia invece la proposta. Per quel che ne so questo è il suo metodo di approccio con l'altro sesso, un modo simpatico e disimpegnato per mostrare la sua disponibilità a divertirsi un po'. E per quanto posso trovarlo assurdo, cazzo, funziona. Generalmente quantomeno, da quel che ho visto funziona. Un mistero. E ora nonostante la mia recente velata ma mirata rivelazione, usa con me un approccio simile. Non è la prima volta che lo fa e ormai ci ho fatto il callo, non è questo ad infastidirmi. Sinceramente? Vaffanculo, che capisca o meno per me non fa poi tanta differenza. Ecco perché alla fine ripiego sulla strada dell'ironia: forse non mi è mai fregato niente del fatto che magari, un giorno, avrebbe potuto scusarsi per l'accaduto. Per quel che ne so, Axel non chiederebbe scusa neanche ad un bambino delle elementari, gli ruberebbe la caramella senza farsi troppi problemi se volesse. Il fatto che abbia risposto alla mia mezza rivelazione con il silenzio, mi basta. Quantomeno è stato abbastanza decente da non dire stronzate nel momento sbagliato, una scelta matura che iniziava a credere non fosse capace di fare. Wow, sono sbalordita. Comunque sia "a detta sua, sì" ma Coleman dice tante di quelle stronzate che per quanto ne sappiamo, potrebbe anche non chiamarsi Coleman "io ho sinceramente svariati dubbi a riguardo..." insomma, lo strambo di serpeverde mette d'accordo un po' tutti e per quanto io sia tendenzialmente disposta ad accettare le differenze, la sua più che una differenza è un ritardo. Ecco, ho poca pazienza, basta come motivazione no?
La pochissima pazienza che ho la sfrutto tutta per trattare, trattare con creature a loro volta poco pazienti e disposte al dialogo cercando un approccio che sia a metà fra una verità e una verità un po' più accennata. Esco allo scoperto per far capire al centauro quali sono le nostre intenzioni, praticamente per fargli capire che nessuno ha intenzione di mettersi contro di lui. E ho specifico nessuno, ragione per cui con uno sguardo intimo al serpeverde di fare la stessa cosa, deporre eventuali armi (siano bacchette, coltellini svizzeri, pugnali o non so che altro potrebbe avere addosso) e piuttosto parlarne. Axel si comporta bene, allunga alla creatura il permesso firmato dai professori. Cioè, inizialmente noto nel suo tono lo sforzo di apparire meno scocciato di quanto non sia in realtà, però va bene lo stesso. Quindi l'ibrido uomo-cavallo da una veloce lettura al foglietto e... me lo restituisce, senza aggiungere altro. Così, in silenzio, sebbene la sua espressione a metà fra lo stizzito e lo stoico non muta neanche un po'. Poco male, non pensavo certo di intrattenere con lui chissà quale piacevole conversazione... anche se, magari "sappiamo che dovrebbe trovarsi vicino ad una zona sabbiosa o ghiaiosa, ma non sappiamo bene dove guardare" chissà che non si senta particolarmente generoso dandoci una dritta "vorremmo togliere presto il disturbo" avanti, collabora. Un'indicazione col dito, un cenno con la testa, uno sputo, qualsiasi cosa che assomigli vagamente ad un'indicazione andrà bene.
Intanto ripongo in tasca il permesso firmato dai docenti, non serve più, adesso l'unica cosa che ci serve sono gli occhi per guardarci intorno e i piedi per camminare "innanzitutto, sono sempre stata abbastanza brava con gli animali" diciamocelo pure "e poi comunque era più simpatico di te. Che c'è, sei geloso? Vuoi attenzioni anche tu?" ribatto al serpeverde con un tono cantilenante, un po' come se stessi quasi parlando ad un cane per davvero. Che poi, in effetti... non vorrei cadere nel cliché dell'associazione licantropo-cane, però non si può negare che non sia calzante. Non ho mai fatto cenni espliciti al particolare stato di Axel e nemmeno intendo farne: visto il rapporto che c'è fra di noi una parte di me preferisce tenersene fuori, non essere coinvolta in alcun modo con lui e la sua licantropia. Sono in pausa dai problemi e sono amche convinta che Axel sarebbe d'accordo con me su questo punto. Non ce lo vedo a condividere la sua storia e a parlare di come si sta "in quei giorni del mese", no, proprio no.
"Qui c'è della ghiaia" il terreno cambia, la terra umida lascia il posto a qualcosa di più arido, in contrasto con il tipico tipo di terreno che ci di aspetterebbe di trovare in una foresta "mi sa che potrebbe essere il posto giusto" e tiro un sospiro quasi di sollievo. Dico quasi perché Axel mi ha avvisata di quanto questa pianta possa essere rompiscatole. Quanto poi riuscirà ad esserlo su una scala da una a dieci, beh dipende da tutta una serie di circostanze.... -
.L’interpretazione della Lloyd fu praticamente perfetta tanto da convincere il mezzo cavallo a dare le indicazioni ai due giovani. Non fu di tante parole. Distanze, punti cardine e poi fondamentalmente affari loro l’importante, e questo ci tenne a sottolinearlo, che non varchino la linea immaginaria che si apprestò a tracciare col braccio nerboruto metri dietro le loro spalle facendo loro intendere che l’estensione andava considerandosi continuativa anche nel bel mezzo del bosco. Axel si leccò le labbra costringendo la sua espressione a non alterarsi nemmeno di un millimetro nonostante due o tre frasi piccate al punto giusto pizzichino sulla punta della lingua supplicando d’essere proferite. Razza di bestia del cazzo! Come avrebbero potuto ricordare o continuare a stabilire dove iniziasse il loro territorio di merda senza una linea o un segno così sulla base del nulla figurativo tracciato dal suo dito di merda! E pensare che quei deficienti erano convinti che così facendo nessuno sarebbe entrato nel loro territorio. Di fianco una scuola. Sapeva che i cavalli non avessero un intelligenza così sviluppata ma questo, a suo dire, era persino troppo. Incrociò le braccia al petto attendendo quasi in disparte che il cavallo desse le ultime indicazioni alla Grifondoro e, quando i due gli diedero le spalle per dirigersi nella direzione indicata fu dopo qualche istante che avvertì lo scalpitare di zoccoli dirigersi nuovamente dalla parte opposta. A fanculo da dove era venuto. Sbuffò e con quell’espirazione di prepotenza avvertì la nervatura sciogliersi tornando a rilassarsi per quanto potesse farlo solo parzialmente considerato il luogo dove si trovavano. Col centauro era andata bene ma chi poteva dirlo?
«Innanzitutto, sono sempre stata abbastanza brava con gli animali» si voltò soffermando il piglio sarcastico in sua direzione. Brava? Stava finalmente rispondendo per le rime ai suoi numerosi inviti o era una frase – infelice? – uscita a quel modo senza riflettere? Nel dubbio strinse lo sguardo studiandola interrogativo nel tentativo di capire se effettivamente gli avesse o meno dato dell’animale. In quel caso, beh, avrebbe avuto da ridire per il trattamento e per l’attitudine che aveva sempre mostrato nei suoi riguardi mostrandosi sulla difensiva di fronte alle sue avance anche se, alla luce delle nuove informazioni, poteva capire meglio il perché lo fosse sempre stata: Kynthia non lo conosceva e lui, dal canto suo, non le aveva mai dato modo di conoscerlo più profondamente rispetto alla facciata da playboy con la quale approcciava il prossimo. Che ne poteva sapere se un giorno, preso da qualche raptus, avesse potuto alzare le mani su di lei prendendosi ciò che nella follia avesse ritenuto suo? Non si credeva il tipo, per nessuna ragione ma la stazza e l’espressione perennemente seccata raccontavano periodicamente un’altra storia fondata sulla percezione ed il mero pregiudizio. Gli andava bene fosse così. Lui in parte, una buona parte, era così.
Aveva intenzione di cambiare nei suoi riguardi? Non ne era certo più per una questione che non sapeva cosa cambiare poiché sicuro delle sue intenzioni. Axel non avrebbe mai e poi mai fatto del male ad una donna prendendola contro la sua volontà o abusando di essa. Non ne aveva bisogno e riteneva infimo ed inferiore chi invece doveva ricorrere a sistemi simili per approcciarne una. Incapaci. Vermi incapaci immeritevoli di respirare eppure, quella volta con la Lloyd le aveva lasciato ben intendere quali fossero i confini della sua pazienza e cosa avrebbe potuto fare se solo lo avesse voluto.
«...E poi comunque era più simpatico di te.» Pff! Baggianate! Ruotò gli occhi al cielo scoccando silenziosamente la lingua sul palato. Da che pulpito! «Che c’è, sei geloso? Vuoi attenzioni anche tu?» Si voltò nuovamente affilando lo sguardo. «Beh se fossi un po’ più carina non sarebbe affatto male, Lloyd. Hai provato a considerarlo?» Da che la conosceva e si parlava oramai di anni l’aveva sempre vista immusonita, tendenzialmente, ed in disparte persino rispetto alla squadra della quale faceva parte, un passo indietro quelle volte che si era ritrovato a notarlo. Che fosse quello il suo problema? Ma frenò la lingua per una volta evitando una qualsiasi uscita che avesse potuto ferirla preferendo concludere la frase in uno sbruffo seccato. «Andiamo che ne ho già i coglioni pieni» borbottò con una certa insofferenza continuando a fare strada un po’ immerso nei suoi pensieri muovendosi nella foresta quasi fosse un’automa fino a che la voce della Grifondoro non tornò a ridestarlo portandolo nuovamente a focalizzare l’attenzione su di lei. Si fermò piantandosi per voltarsi verso la giovane anch’essa ferma nell’esatto punto in cui il terreno cambiava di consistenza trasformandosi in ghiaino. Annuì alle sue parole lasciando che andasse avanti facendo strada. «Sembra felce eh» le ricordò acuendo la vista e quando finalmente giunsero in prossimità della pianta stese un braccio di fronte alla Grifondoro. «Guarda» le disse facendole poi cenno d’indietreggiare qualche metro. Si avvicinò ad un cespuglio strappandone un ramo secco, dopodiché sollevò parte della camicia calcandosela in testa a modo da tappare alla meglio le orecchie aiutandosi anche con la mano libera.Strinse i denti, pronto al fastidio e allungando si avvicinò punzecchiando le pianta che prese a stridere e squittire fastidiosamente. Strinse i denti mentre il fastidio andò increspandogli i lineamenti. Pianta del cazzo. «Capito?» Gli serviva un sistema. Gettò il ramo prendendo a massaggiarsi energicamente dall’esterno il meato acustico aprendo con fastidio la mandibola. Scosse il capo. «Porca troia» borbottò tra sé. Che cazzo si dovevano fare con quella merda un mistero. «Al diavolo... Glacius!» Fece indirizzando senza mezzi termini una fattura congelante verso l’arbusto che, una volta ghiacciato, non avrebbe potuto attraverso le sue strutture cave perpetrare quel suono del cazzo che senza la minima protezione avrebbe messo K.O. il mannaro. «Sbrigati! Prendi quello che ci serve e leviamoci da qui!» Ordinò all’altra mentre manteneva la bacchetta puntata nel caso la pianta avesse cominciato, per qualche ragione, a scongelarsi.
«Libera» liberi. «Non è stato così male, no?» Fece alla Grifondoro una volta arraffato il tutto e preso la via del ritorno. «Magari potremmo rifarlo» la pizzicò ancora un po’ prima che un ghigno gl’increspasse le labbra fino a tramutarsi in una risata. «Ci si vede Lloyd!» Indice e medio toccarono la fronte in una sorta di saluto militare e battendo i tacchi lasciò la ragazza libera. Libera sì, ma non dell’onere di riconsegnare gli ingredienti a chi di dovere.CITAZIONECONCLUSA..