Lezione di Pozioni A.S. 2022/2023 - IIAmmessi studenti FINO AL 3° ANNO.

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    «Non ti fidi dei miei metodi di insegnamento? Così mi offendo» convocato nell'ufficio del preside, ma che pessima macchia da avere sul mio curriculum da docente rispettabile! Oltraggioso, davvero oltraggioso! Ma si sa, quando si tratta della sua autorità scolastica Dylan White riesce ad essere un vero e proprio tappo di sughero nel culo. Comunque niente panico per il giovane Alan Fletcher, falso allarme, si tratta soltanto di un controllo di routine. Un check up completo per dirla con termini che mi appartengono.
    O forse no. Sorpresa sorpresa, si tratta di molto altro. Il White mi ha chiamato nel suo riservatissimo ufficio da intellettualoide per parlare di cose nostre, segretucci, intrighi. Mi butta tanta di quella carne sul fuoco che qua possiamo fare una grigliata in compagnia di tutto il corpo docenti. In primis si parla di affari e io ho già le stelline negli occhi, perché per quante se ne dicano sul suo conto Dylan White ha un fiuto per gli affari che manco un cane antidroga. Insomma, mi trova ben disposto e attento. Mi accenna al traffico di gioielli di una sua certa conoscenza femminile. Notizia shock: il White frequenta DONNE? Lo guardo impressionato, sicuramente non per i motivi che immagina. Tanto non può leggermi i pensieri, quindi li posso lasciar scorrere tipo acqua. Discuteremo dei dettagli in seguito, ci sta dico io, che contro ogni previsione ho un'etica del lavoro. Ho una lezione fra mezz'ora, adorerei fermarmi qui con lui a parlare di fronte ad una tazza di tè alle rose ma il dovere chiama.
    Poi all'improvviso pronuncia un nome che fa esaurire in un micro secondo la mia voglia di resterà a conversare con lui: Kynthia. Che cazzo c'entra adesso, cosa cazzo gliene può fregare di quella ragazzina e soprattutto perchè cazzo viene a parlarne con me? Che stai insinuando, White? Sarà tutta colpa sua, quella è difficile da sedare. È come sua madre. La sua copia spiccicata. Le ha rubato le mutande. Ha fatto la fantastica, si sarà fatta notare, avrà fatto intuire qualcosa, avrà pensato troppo rumorosamente, quella maledetta stronzetta. Ma le figlie femmine non dovevano prendere dal padre? Comunque oggi il mio caro Dylan sta sfidando la mia pazienza lasciando robe in sospeso, lasciando tutto sospeso, alla mia interpretazione personale. Non capisco cosa sa, fin quanto sa, cosa vuole. Mi scappa una risata isterica, vecchio bastardo. La questione in breve è: io tengo gli occhi sulla tua ragazzina e tu tieni gli occhi sulla mia. E allora alzo un sopracciglio valutando se effettivamente 'sto accordo sia conveniente o se sia soltanto una grandissima inculata. Mi sta bene osservare la sua figlia molliccia, la figlia slime, che più volte ha mostrato di avere difficoltà quando qualche preparazione prevedeva l'uso di vermetti vivi. Mostra troppa pietà e poca spina dorsale. Ad ogni modo «parleremo meglio di questa faccenda. Ora se permetti, ho una lezione da tenere» quest'uomo per un motivo o per l'altro è capace di levarmi sempre qualcosa, ogni tanto la voglia di vivere, questa volta la voglia di fare battute. E nonostante io abbia già un occhio su sua figlia da inizio anno, siccome a lui piace parlare a pezzettini, col cazzo che gli dò la soddisfazione di una risposta completa. Voglio prima i dettagli.

    Aula di pozioni, 5 Aprile.
    Ore 14:30

    Mi lascio l'uomo tenebroso alle spalle dopo aver buttato giù un bel sorso di polisucco. Questo bel faccino giovane deve restare intatto fino a fine giornata, non possiamo rischiare. Seleziono la personalità adatta, quella solare del professor Fletcher che sicuramente in una giornata di sole come questa non può che essere raggiante. Sorriso raggiante, tutorial: allarga le labbra e alza le guance fino a quando non le senti diventare di pietra. Apri le labbra e mostra la dentatura bianca (si spera). Tieni la posizione fino a quando non sentirai il principio di un crampo alla faccia. Perfetto, espressione raggiante ottenuta. Oggi Alan Fletcher è il figlio del dio sole mentre Ethan, che eevo tenere nascosto da qualche parte dentro di me, pensa a quali dettagli di troppo sappia il suo rispettabilissimo collega bastardo. Non è il momento, Ethan ci penserà dopo.
    Apro la classe di pozioni che oggi ha un aspetto meno gotico per via dei favolosi raggi del sole pomeridiano che bucano le grandi vetrate dell'aula. Ed evidenziano la polvere sospesa per aria che fortuna che non sono allergico. Forse dovrei chiedere al mio caro assistente di dare una pulita? Quasi quasi... intanto vedo che la pianta gentilmente offerta controvoglia dal collega Blackwood e posizionata sulla grossa cattedra sopraelevata. Axel si sarà sentito a casa facendo il fattorino anche questa volta.
    Mi sistemo la giacca e sempre con il solito nauseante sorriso e le mani bloccate sul colletto della camicia, accolgo gli studenti che vanno popolando l'aula. Alcuni a voce, altri con un cenno. Per loro l'ordine è casuale, per me va tutto a simpatia.
    «Buon pomeriggio ragazzi!» Alan è così allegro che fa quasi un saltellino sul posto. Sarà il sole. Sarà la pianta. Sarà la Pasqua dietro l'angolo. Sono così simpatico da aver portato una pianta a tema, per la gioia dei miei amorevoli studenti che per me sono tutte pietre preziose, una più brillante dell'altra. Potessi venderli allo stesso modo, sarei ricco sfondato «potete pure lasciare le ricerca che vi ho assegnato la volta scorsa sul vostro banco» una ricerca assegnata unicamente per accrescere le loro conoscenze ed interesse verso la materia, non per tenerli sadicamente ancorati alla sedia in un adorabile pomeriggio di primavera. Nossignore. Un colpo di bacchetta e tutti i fogli iniziano ad impilarsi a mezz'aria per poi volare in mia direzione e quindi dentro alla ventiquattrore di pelle poggiata sulla sedia.
    «Bene, ve li riporto la prossima volta con i voti» la valigetta fa qualche imbranato suono prima di chiudersi definitivamente «dunque! Come avrete sicuramente notato, oggi abbiamo un ospite» una pianta assassina. No scherzo, è molto meno divertente «ordinatamente potete alzarvi e avvicinarvi per osservare più da vicino. Su, su! » adesso trasfiguro la pianta in una mangia studenti. No, scherzo. Purtroppo. È solo l'innocua pianta che fa le uova. Certo, la ragazza ha i suoi sistemi di difesa, ma alla fine si riduce a quella che a me piace chiamare "la gallina della botanica" . Non è un esemplare particolarmente alto, ma è matura al punto giusto: numerose foglie verdi a tratti gialline, percorrono il fusto centrale della pianta che culmina con un pennacchio verde, segno del fatto che l'esemplare abbia ancora tanto da crescere. Forse per chi guarda bene, si riescono a scorgere le piccole uova fake nella parte più interna. E poi ogni tanto si muove appena, probabilmente disturbata dalla presenza di troppi ragazzini. La capisco «qualcuno di voi la riconosce e sa dirmi qualcosa riguardo questa particolare pianta?» dovrei dirgli di non toccarla...? AHAHAHHAHA ovviamente no, il libero arbitrio è una cosa meravigliosa. E l'esperienza la migliore delle insegnanti.
    Dopo di me.


    Benvenuti alla vostra lezione preferita di sempre (si scherza cari colleghi, si scherza)

    Com'è solito fare, il professor Fletcher vi accoglie in aula con un largo sorriso stampato sulle labbra.
    Siete alla prima lezione del pomeriggio, subito dopo l'ora di pranzo e questa è la pianta che vedete sulla scrivania.
    Per trovare il nome e le sue caratteristiche, basta che cerchiate all'interno dell'Erbolario presente qui sul forum.
    ON GDR la lezione è ambientata al 5 aprile, durante la settimana prima di Pasqua.

    Vi preciso chiaramente di giocare eventuali risposte coerentemente alle conoscenze che il vostro PG potrebbe avere in merito all'argomento trattato.
    Inoltre vi ricordo LO SPOILER, un elemento necessario che dovrà essere presente in OGNUNAdelle vostre risposte.
    In particolare per questo giro è sufficiente scrivere:

    Nome, Cognome, la casa di appartenenza, l'anno frequentato, un velocissimo riassunto delle vostre azioni e/o interazioni con altri PG
    Esempio:
    Tizio Caio
    III anno, Dittorosa
    entrato in classe e risposto ad una delle domande, interagito con Pinco Pallo?


    ATTENZIONE: in merito a questo punto, per ogni mancato spoiler verranno sottratti dei punti alla casata del PG che non ha inserito lo spoiler.

    Avete la possibilità di rispondere fino a giorno 8/04 alle ore 15, ricevete la mia risposta il 9/04.
    Anche in questo caso, verrà assegnato un malus alla casa di eventuali ritardatari.

    ON GDR Alan Fletcher oggi non ammette ritardatari, perchè si sente stronzo.

    Grazie per l'attenzione e buona lezione a tutti!





    Edited by Maniac - 2/4/2023, 15:32
     
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    Michael Harris

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    Pozioni. Finalmente un modo per solleticare l’attenzione e, allo stesso tempo, occupare una mente fin troppo compromessa dai recenti avvenimenti che l’avevano visto sprofondare nell’incertezza totale. Se da un lato aveva la preoccupazione di un possibile ritorno, sulla scena, di quel padre infernale, dall’altra –più frivolo- vi era il due di picche inferto da una Grace lapidaria e convinta di una scelta che, probabilmente, non l’avrebbe portata da nessuna parte. Punti di vista. Il loro incontro, svoltosi in corridoio, aveva sancito una specie di lieto fine per il Tassorosso il quale, abilmente, aveva sfruttato l’assenza –forzata- del Serpeverde per aggiudicarsi la sua ambita preda. Una mossa tanto astuta quanto affrettata, non vi era nulla da dire. Lo aveva bruciato sul tempo e aveva vinto, lasciandolo il minore degli Harris in un angolo a leccarsi le ferite, chiedendosi quanto fosse stato saggio invitarla a quella dannata festa, la notte di Natale. Che ti credevi, idiota? Questo quesito rimbombava nella sua testa, giorno dopo giorno, senza tregua. Come poteva essere stato così stupido da sottovalutare la sua estrema complessità. Fanculo. Alzò le spalle e continuò a camminare in direzione dell’aula di pozioni, situata proprio nei suoi tanto amati sotterranei che, da tempo, altri non erano che la sua comfort zone e la sua dimora. Affrontare la lezione in compagnia della Grifondoro, in quel frangente, non avrebbe giovato alle suo terminazioni nervose ma, in fin dei conti, farci l’abitudine, sembrava essere l’unica opzione valida per non impazzire definitivamente. Quei pensieri si annidavano nella sua testa, offuscando l’attenzione che sarebbe poi servita per affrontare l’argomento proposto dal professor Flechter. Non poteva permetterlo. Arrestò la sua camminata e si appoggiò contro il muro, cercando di respirare, così da ossigenare abbastanza il cervello, diminuendo anche il ritmo cardiaco che, fino a poco prima, stava alle stelle. A pieni polmoni, l’aria venne incamerata. Diede una rapida occhiata all’ora e si accorse di avere pochi minuti a disposizione per fare il suo trionfale ingresso in aula. La sua precisione lo portò, quindi, ad affrettare l’andatura e, finalmente, giungere a destinazione in relativo anticipo.

    La prima cosa che giunse alla sua attenzione fu proprio una pianta posizionata sulla cattedra Buona Pasqua, insomma. Sapeva esattamente di cosa si trattava ma rimase umile, limitandosi a lasciarsi sfuggire un sorrisetto soddisfatto e, allo stesso tempo, divertito. “Buon pomeriggio, Signor Flatcher!” Salutò cortesemente il docente e, dopo una panoramica dettagliata, localizzò un banco vuoto accanto al Prefetto Watanabe che, però, si trovava anche abbastanza vicino alla presenza disturbante della Johnson. Mantenne un’espressione indifferente, al limite con lo scocciato e si sedette proprio lì, riservando uno sguardo glaciale a Grace, prima di sparpagliare il suo materiale sulla superficie legnosa. “Da quanto tempo…” Non aveva più avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con il simpatico coreano giapponese, da quella notte all’interno di quella dannata Torre ma, prima o poi, avrebbe avuto modo di scoprire di più su quel bizzarro individuo.
    Finalmente i convenevoli furono messi da parte. L’arrivo in classe, il desiderio di molti di socializzare in quei pochi minuti prima dell’inizio delle lezioni, tutti dei quali avrebbe, tranquillamente, fatto a meno. Tortura durata ben poco. ”… potete pure lasciare le ricerche che vi ho assegnato la volta scorsa sul vostro banco.” Esaudì il volere dell’uomo e lasciò la sua pergamena in bella vista, pregando per un voto che avrebbe compensato la A di Difesa. Quanto era stato avventato? Gli incantesimi lanciati sembravano essere il risultato del suo struggimento interno, dato dalla sua prima trasformazione, avvenuta nel mese di gennaio. Le cose sarebbero dovute cambiare a partire da subito.
    ”… oggi abbiamo un ospite.” Interessante. Si alzò e avanzò fino a raggiungere la dolce (?) creatura, proveniente, senza ombra di dubbio, dalle serre del professor Blackwood. Si sporse in avanti, così da avere una visuale completa di quella piccola simpaticona ma, prestando attenzione a non infastidirla. Era pur sempre un essere vivente e, Mike, aveva ben chiaro quanto potessero essere fastidiosi un branco di ragazzini mossi dalla curiosità. Fece qualche passo indietro e alzò la mano, educatamente, per rispondere alla domanda posta dal Professore che appariva entusiasta per aver costruito la lezione su quella specie di Solanacea. “Si tratta della Solanum Ovigerum.” Iniziò, convinto del suo sproloquio. “Le foglie possono essere utilizzate per curare leggere lesioni cutanee. I frutti, invece, hanno la forma di gusci di uova, dalla consistenza molto fragile e sono ingredienti utili, ad esempio, per una pozione rinvigorente.” Doveva smetterla di passare il tempo a cercare il modo per avvelenare il padre e, magari, darsi più al divertimento. Questi, poi, erano gli inevitabili risultati. “Immagino che, oggi, utilizzeremo le foglie, visto e considerato che il momento adatto per la raccolta dei frutti sarebbe stato la notte del ventuno di marzo, primo giorno di Primavera.” Troppo saccente ma non aveva nessuna intenzione di perdere il filo del discorso per non rischiare di cadere in tentazione e ripensare a ciò che, oramai, non aveva neanche più senso. Si ammutolì e abbassò gli occhi, afferrando la piuma e tenendosi pronto per eventuali correzioni riguardanti il suo intervento o ulteriori precisazioni.
    Non avrebbe più aperto bocca. Da quel momento, l’unica cosa che sarebbe interessata al ragazzo, stava nella riuscita di qualsiasi cosa avrebbe chiesto il pozionista alla classe. I suoi buoni propositi lo guardavano e, con il suo disinteresse, forse, avrebbe provocato una reazione anche a colei che non era riuscita a credere sulla sua parola. Ma, in fondo, cosa sarebbe cambiato? Il danno irreversibile, era stato compiuto.

    Michael Harris - II anno - Serpeverde.
    Entrato in classe e salutato il proffo. Si va a sedere vicino a Ryuu -e ci interagisce- (PNG) ma anche abbastanza vicino a Grace che guarda con indifferenza v.v tiè. Alla fine si avvicina alla pianta e risponde alla domanda del professore ed espone una congettura.


    Edited by Harris Jr. - 3/4/2023, 14:50
     
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    Phoebe Emily Smith

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    Ah il pranzo era uno dei momenti che Phoebe amava di più. Arrivava sempre affamata e divorava ogni cosa che poteva, tranne i cibi piccanti. Non si direbbe dalla sua stazza ma il suo organismo era fatto così. Forse quel giorno aveva esagerato approfittando del buonissimo dessert, il Famosissimo budino al cioccolato di Hogwarts. Fatto sta che arrivò a lezione con un piccolo abbiocco, cosa che le sarebbe passata in fretta ma la sua entrata in classe fu qualcosa di magnifico. La prima lezione del pomeriggio era quella di pozioni quindi non era molto entusiasta. Oddio dire di lei che non era entusiasta era un utopia ma non era proprio felice all’idea di dover attendere minuti o tagliuzzare cose minuscole che sfuggivano di mano come pietre ricoperte di olio. Eccola lì l'aula di pozioni mentre rivolta a una delle sue compagne si stava lamentando «Dovrebbero dare un’ora di svago dopo pranzo! Oppure abolire certe lezioni…» vederla in quello stato fece scoppiare la sua amica in una risata fragorosa. Finalmente erano arrivate sulla porta e nell’entrare Phoebe si guardò intorno come a cercare un tavolo preciso ma in realtàstava guardando il vuoto. «Buon pomeriggio Professore!» disse passando vicino al professore Fletcher e superandolo, andando poi a posizionarsi a una delle postazioni pronte all’uso.
    Posò la borsa a terra con poca curanza e appoggiò i gomiti sul tavolo restando in piedi per poi posare il suo viso sulle mani e attendere che qualcosa si muovesse per poter alzare la sua asticella di energia. Il ronzio dei compagni sembrava una ninna nanna e quasi si stava per addormentare quando la voce del professore la fece scuotere e alzare lo sguardo verso di lui mentre si sedeva comoda al suo posto e dalla sua borsa tirò fuori la ricerca che le era stata richiesta. Aveva passato un intero pomeriggio, fino alla chiusura della biblioteca a fare quella ricerca e lamentandosi del fatto che era un bel pomeriggio soleggiato e avrebbe potuto andare a scorrazzare per Hogwarts. Il bibliotecario l’aveva anche rimproverata due volte perche Phoebe non riusciva a stare zitta oppure ferma facendo un rumore, con il tacchetto delle scarpe, insopportabile. Era comunque riuscita a portare a termine quel fastidioso compito ed ora lo vedeva volare attraverso l’aula e andare verso il Signor Fletcher. «Uff!»sbuffò in modo silenzioso ma facendo muovere il ciuffo di capelli che le penzolava davanti il viso. Chissà quale pozione aveva in mente il professore per quella giornata e chissà quale ingrediente assurdo avrebbe richiesto di sbriciolare.
    La piccola grifondoro ritrovò un bagliore di curiosità alle parole del professore e così si sporse con la testa per guardare oltre gli studenti che erano davanti a lei. ”Come avrete sicuramente notato, oggi abbiamo un'ospite." Ehm, si ma… Phoebe era così intenta a cercare un posto e così presa a pensare a quanto non le sarebbe passato il tempo che aveva notato la pianta strana ma pensava che fosse una decorazione della stanza e non ci aveva fatto molto caso. Adesso però la sua attenzione era stata attratta e la stava osservando dalle teste dei suoi compagni, muovendosi a destra ed a sinistra con la testa. Quando il Professore disse che potevano avvicinarsi ordinatamente, si guardò in torno e poi saltò giù dalla seduta. Voleva avvicinarsi e non vedeva l’ora. Quando toccò a lei si avvicinò all’esemplare con curiosità osservandola. La mano si stava per alzando per toccarla ma la faccia di suo fratello che le diceva “Ecco, le cose che non conosci non si toccano!" le venne dinanzi agli occhi e la ritrasse velocemente facendo una smorfia con il viso al pensiero di quello che aveva passato a casa sua toccando una pianta del fratello Chris. Squadrò la pianta piegando la testa e poi girò in velocità su se stessa e ritornò al posto. Non conosceva quell’esemplare e quindi non provò a rispondere ma le sembrava davvero interessante quell’esserino di pianticella. A ogni risposta dei compagni si girava con curiosità verso colui che stava parlando e così fece anche con il serpeverde che prese parola fissandolo e annuendo come a prendere quelle nozioni e imprimere ognuna di esse in se stessa. Phoebe era una ragazza particolare e questo si poteva capire, bastava poco per farle accendere la sua curiosità e con essa l’attenzione. Adesso doveva sperare che le restasse alta o almeno accettabile per tutta la durata della lezione di pozioni. Per il momento quando il ragazzo serpeverde fu vicino a lei, si sporse con il viso e il busto verso di esso e sussurrò piano «Ehi.. Ehi! Accidenti! Sei un esperto di questa pianta! Wow!» finì la frase con un sorriso e due occhioni celesti super curiosi e luminosi.



    Phoebe Emily Smith - II anno - Grifondoro

    Si dirige verso l’aula parlando con una o più compagne.(se qualcuno vuole può aggregarsi)
    Arrivata a lezione e salutato il professore.
    Preso posto, consegnata la ricerca, alzata per osservare la pianta ma non conosce la specie.
    Interagito con Michael Harris richiamandolo a bassa voce e complimentandosi con lui per la spiegazione.
     
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    Victoria Crain

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    Subito dopo pranzo c'è pozioni. Una buona ragione per restare svegli e vigili, mi dico, la materia richiede una discreta attenzione. E anche il signor Fletcher la merita, merita davvero. È stato via per tutto il mese di marzo, sono un tantino su di giri all'idea di trovarmelo di nuovo davanti entrando in classe; per questo mangio in fretta, non voglio fare tardi.
    Sì, non nascondo di avere una simpatia per il giovane professore: è un tipo alla mano, intelligente e soprattutto colto. Mi piace, potrei stare ad ascoltarlo per ore e senza stancarmi. Riesco ad andare oltre le numerose distrazioni presenti nel laboratorio quando c'è lui - le stesse che mi hanno causato problemi la prima volta che ci sono stata con Daphne, il Prefetto del Serpeverde - addirittura a fare finta che non esistano, a volte, presa come sono da altro. Dev'essere anche merito del modo in cui spiega le cose, così accattivante, e del suo bell'aspetto. Non sono mica cieca. Le mie professoresse alla St. Augustine erano dei piccoli mostri: per loro imparare era un obbligo e insegnare un dovere. Trasmettere la passione per le materie da studiare era un'utopia, se a questo si aggiunge che fossero delle vere e proprie racchie rinsecchite ed incattivite dalla vita... converrete con me che i presupposti per un rendimento brillante fossero carenti, sotto ogni aspetto. Studiavo per diletto, di certo non perché quelle donne avessero qualcosa da insegnarmi sulla vita e sui rapporti o sul mondo in generale. Per fortuna non mi riguarda più: qui non tutti saranno in grado di accomunare ed appassionare gli studenti in egual misura, ma non si può dire che i professori non sappiano il fatto loro. Prendi Erbologia, ad esempio: io detesto le piante - e quindi nutro un'apatia generale per la materia che insegna - ma riconosco che il signor Blackwood abbia una preparazione che altri si sognano e che riesca nonostante tutto a trasmettere i concetti fondamentali anche a chi nella sua materia non riesce a brillare. Credo che sia anche questo il modo giusto di insegnare: accettare che non tutti abbiano la predisposizione per eccellere ma renderli comunque in grado di distinguere un banalissimo giglio da una giunchiglia strombazzante.
    Ammetto di essere un po' seccata in questo momento: le lezioni dopo pranzo, specie in primavera, sono un colpo. Finché si tratta di materie teoriche - dove il docente ha la tendenza a monopolizzare la discussione per un'ora piena e tratta argomenti di cui può non interessarmi granché sul momento - allora... Se invece riguarda prestazioni potenzialmente letali, come può esserlo ad esempio avere a che fare con bestie pericolose o preparazioni corrosive, il discorso cambia. Se non vuoi rischiare di ferirti, mutilarti o morire non c'è spazio per la distrazione. Abbassi la guardia per un attimo e puff, potresti essere morto. Decisamente non un bello scenario. Mi chiedo perché non capiti mai alle piaghe della società: quale strana protezione indossano? Prendi Jaemin per esempio, o quell'antipatico con la faccia da stronzo di Mikkel*. Non potrebbero, che so, essere accidentalmente sciolti da una pozione girata male?

    Seguendo la massa di studenti che come me ha lezione col professore di pozioni, tiro fuori la bacchetta e la passo velocemente sulla divisa con movimenti circolari, ripulendola a dovere: ci tengo molto ad essere presentabile, forse anche troppo. Una lisciata alla gonna, una sistemata al mantello, una mano che riavvia i capelli lisci e dona loro il giusto volume dopo tante ore sui libri. Poi, arrivata fuori la porta mi lascio andare ad un respiro profondo e augurandomi, sinceramente, di non combinare troppi disastri.
    Ed eccolo lì, il mio personale sole, ad accogliere sorridente le piccole menti da istruire - sempre che sopravvivano.
    « Salve, professor Fletcher » saluto l'uomo alla cattedra con un'alzata di mano e uno sguardo diretto, prolungato. La signorina Bennett l'avrebbe definito sfacciato e, stranamente, questa volta le avrei dato ragione. Me ne può fregare qualcosa? Direi di no. Correre qualche rischio è divertente, sfidare lo statu quo anche. Chissà che non porti a qualcosa di buono. Nel peggiore scenario possibile potrebbe venirmi a parlare di etica professionale e di atteggiamento inappropriato, da correggere. Nel migliore, chi può dirlo.
    Guardo la pianta en passant mentre punto al mio banco, sempre il solito. Ho trovato un posto che mi garantisca una buona visuale sulla cattedra (ovviamente) e la lavagna e cerco di accaparrarmelo sempre. Oggi anche qualcun'altra ha avuto la mia stessa idea. Non che me ne infischi qualcosa, il posto è mio e mi ci siederei comunque, ma è strano non essere la prima. Sfilo la cartella e la lascio ai piedi del tavolo, poi scivolo sullo sgabello. Mento alto e spalle dritte.
    « Ciao Astoria » mi rivolgo alla ragazza bionda del Tassorosso che è già seduta e la chiamo per salutarla. Ho un problema con i nomi: li dimentico, a meno che per qualche motivo non li stampi a fuoco in mente. Nel suo caso sono sicura che inizi per "As-" e non so perché ma sono altrettanto sicura che si chiami Astoria. Non credo di avere un tono odioso ma è chiaro che desideri concentrarmi sulla lezione e che per me i convenevoli siano nati e finiti con quel "ciao". Rapida occhiata in giro per la classe, qualche saluto qua e là, e poi finalmente lui parla. Possiamo lasciare sul banco la ricerca, dice. Ah, la tentazione di lasciargli un messaggio personale è così forte ma è tardi: con un rapido gesto fa volare i fogli di pergamena fino alla sua valigia. Comunque. L'attenzione si sposta subito sulla pianta strana che ha sistemato sulla cattedra; il nostro iniziale compito sarà quello di osservarla da vicino ed esporre ciò che sappiamo al riguardo. Ammetto di essere un tantino scettica: nessuna pianta magica è innocua. Non esiste alcunché in questo mondo che sia sicuro da toccare, mangiare, maneggiare. Anche la più gradevole all'apparenza può provocare eruzioni cutanee purulente. L'ho imparato a mie spese.
    Mi unisco ai compagni che si alzano e si avvicinano alla cattedra. Mi faccio spazio, inutile stare a sottolinearlo, perché devo essere notata e mi fermo quando sono in prima fila. Ho la pianta alla mia sinistra, il professore sulla destra, Michael Harris a ore nove. Mentre il Serpeverde spiega di cosa si tratti - e spero davvero che la risposta sia corretta, facendoci guadagnare qualche punto - io mi prendo qualche secondo per guardare finalmente quella cosa, a braccia conserte.
    « Solanum-che? » mormoro. La particolarità di questa pianta sta solo nella forma dei suoi frutti, molto simili al guscio d'uovo. Assottiglio lo sguardo e mi preoccupo di piegarmi un po' in più, per possibilmente mettere in risalto gli occhi osservare meglio e giuro di vedere le foglie muoversi quando qualcosa le sfiora anche solo leggermente. Mike è un pozzo di scienza e, mentre espone, mi ritrovo a sorridere dei beffardi giochi di contrasto della natura: dei fragili gusci d'uovo impiegati per pozioni rinforzanti, abbastanza ironico no? Mi volto a cercarlo e incrocio anche altri sguardi. Ammetto di essere incuriosita dalla particolarità delle foglie protettrici: hanno un colore che a me ricorda quello di una pianta che sta per morire... proprio per questo allungo una mano verso esse, stando ben attenta a non sfiorarle neanche di striscio. Punto ad un guscio e noto come le foglie si muovano, facendo scudo al frutto, seguendo le mie dita.
    « Stai dicendo che adesso non se ne possono raccogliere i frutti? » e torno dritta.


    Victoria Crain, II anno Serpeverde

    - Entra in classe con le budella in subbuglio perché dopo un mese riprendono le lezioni tenute da Fletcher, di cui tesse le lodi. Nota bene: lo sguardo che gli rivolge nel salutarlo è abbastanza diretto, cerca proprio l'eye contact sta sfacciata.
    - Sceglie quello che per lei è il solito posto, in seconda fila e sul lato destro dell'aula, che le garantisce un'ottima visuale su cattedra e lavagna.
    - Interagisce a questo punto con Astrid, che lei chiama Astoria perché con i nomi è una cippa-lippa, ma non le da molta confidenza: vuole fare colpo sul prof, quindi non ha tempo per le chiacchiere.
    - Quando parla di Mikkel, sempre per la storia dei nomi che non ricorda propriamente, si riferisce all'ormai bello che andato Mikhail.
    - Consegnata la ricerca, si alza e si avvicina alla cattedra per osservare la pianta da vicino.
    - Bravo Mike, fai guadagnare punti! Sguardo compiaciuto.
    - A parte sorridere per il gioco di contrasti, che trova molto divertente, sulle proprietà del frutto e il suo impiego si concentra sulle foglie e sul movimento che fanno per proteggere i gusci.
    - Chiede se i frutti non possano essere raccolti anche in altri momenti.

    E niente. Se qualcosa non dovesse andare, fischiatemi.

    PS: Ciao FetchEthan, tienimi presente :cuore:
     
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    «Ci vediamo dopo?» Mormorò inclinando il capo per poggiarlo alla parete di pietra. Il biondo annuì confermandole che si sarebbe trovato al loro solito posto di sempre aggiungendoci anche una battuta delle sue che le fece roteare gli occhi al cielo per un istante ma senza perdere il caloroso sorriso sulle labbra. «Bene. A dopo.» Gli tirò gentilmente la cravatta, annodata male, e si voltò per dirigersi verso i sotterranei, alla lezione di Pozioni. Grace era un maledettissimo disastro in quella materia. Non ricordava niente e gli ingredienti, soprattutto quelli di Erbologia, le sembravano tutti uguali. Poi non aveva pazienza, era pasticciona e invece quella materia richiedeva concentrazione e attesa. Lei non riusciva ad attendere un minuto prima di aggiungere questo o quello; se poi alla fine tutto andava unito assieme perché perdere tempo a trattare gli ingredienti? Perché non potevano essere già tutti sminuzzati e poi buttati nel calderone? Poteva capire il peso ma mescola questo o taglia quello... un disastro. «Hei Phoebe! Vai anche tu da basso?» Domandò affiancando la compagna Grifondoro intenta a scendere gli ultimi scalini. Prima, prima della festa anti San Valentino, era sempre affiancata dalle sue amiche e compagne di stanza ma adesso, ora che usciva con Marshall, ogni cambio dell’ora o pausa era una scusa per vedersi considerato che appartenevano a due case di Hogwarts differenti e che per di più era posizionate agli estremi del castello. Questo per lei – ma anche per lui – voleva dire corse a perdi fiato per non arrivare in ritardo da qualsiasi parte e voleva dire, perciò, trovare le compagne già sedute e pronte a sfotterla bonariamente. «Hai ceduto al dolce vè?» Rise, «Halley ce lo ha vietato da quando ha letto su “A tutto Quidditch” che i carboidrati sono la causa della sonnolenza post pranzo e lei ci vuole reattive sul campo. Non so se sia vero», scientificamente parlando, «però mi sembra che effettivamente funzioni!» Le spalle della Johnson si sollevarono in un rapido tilt divertito prima di seguire la ragazza fino all’interno dell’aula. «Buoooooongiorno professore! Ma che figata è quella?» Un largo sorriso entusiasta verso l’insegnante, la faccia di bronzo ben presente con la quale spera di conquistarlo strappandogli il minimo indispensabile per farcela. Un po’ di pietà prof? Speranza vana la sua, forse, dipende. Se il professore decidesse di metterli a coppie avrebbe la minima speranza di prendere un voto decente mettendo il meno possibile mano alla pozione ma se la lezione avrebbe previsto di farcela con le proprie forze... beh, era spacciata. «Guarda lì ce ne sono due liberi!» Fece cenno alla compagna indicando una coppia di banchi vuoti immediatamente dietro ad una Tassorosso e dinanzi al prefetto di Corvonero e una volta preso posto estrasse la sua pergamena conscia che il professore l’avrebbe ritirata entro breve. Il rotolo era perfettamente stirato e richiuso. Quello era facile. Finché il compito richiedeva una ricerca su un argomento specifico della quale disponeva di nome e cognome poteva benissimo farcela, diverso era il discorso se doveva analizzare qualcosa dei procedimenti, tipo tener conto dei tempi o della variazione di colore, quello era un gigantesco boh ma copiare le info rimodulandole a puntino... era facile. «Dai Phoe, non sarà così male», diede di gomito alla compagna spronandola a risponderle con un sorriso quando la sua espressione gelò spegnendosi alla comparsa di Michael. Il Serpeverde la squadrò. I suoi occhi erano di ghiaccio mentre la gelava sul posto. Con che faccia poi! Grace sostenne quell’occhiata restituendola con lo stesso, o persino maggiore astio, fino a che lui non passò oltre e allora lei poté abbassare lo sguardo espirando nervosa ma s’irrigidì nuovamente quando avvertì la sua voce provenire dal posto immediatamente dietro al suo. Si spostò nervosa. Di tutta un’aula proprio lì? Lo stava facendo a posta per provocarla, non c’era altra spiegazione. Fortunatamente la lezione cominciò di lì a breve e la Johnson tornò a focalizzarsi verso il giovane professore di Pozioni e su quel piccolo albero di Natale con palline incluse. L’insegnante li invitò ad alzarsi e lei non se lo fece ripetere due volte infilandosi immediatamente tra le compagne dei banchi anteriori e ponendo quanta più distanza potesse dal Serpeverde. S’avvicinò alla pianta scivolando esattamente nel punto più distante dal ragazzo e si chinò ad osservare da vicino quella strana cosa che... si muoveva! Wow! Alzò un dito allungandolo verso la foglia, cominciando a punzecchiarla con delicatezza mentre Michael dava sfoggio di tutta la sua insopportabile saccenteria. Giustamente era un fenomeno in quella materia, ovvio, figurarsi se non lo era... Altrimenti come avrebbe potuto tormentarla meglio? Strinse le labbra rabbuiandosi e s’abbassò ulteriormente avvicinandosi alla pianta per guardare più da vicino quelle strane escrescenze, quei frutti che richiamavano la forma di un uovo, e... «Ahia!»


    Grace Johnson - II anno - Grifondoro

    Interagito principalmente con Phoebe. Citato Michael, Astrid e Ryuu (PNG)

    Entra in classe salutando con eccessivo(?) entusiasmo il professore sulla quale spera di fare una buona impressione - per l'entusiasmo - quel tanto da strappargli un voto decente. Si siede accanto a Phoebe prendendo posto nei banchi di mezzo tra Victoria /Astrid e Michael/Ryuu e s'infastidisce quando il Serpeverde si siede proprio dietro di lei vedendola come una provocazione. Al momento di vedere da vicino la pianta sgattaiola rapidamente per non trovarselo vicino e si posiziona all'altro polo rispetto a lui. Giocherella con il dito con la pianta e si avvicina troppo toccandola persino col naso...

    volevi un danno rob? ECCOMI :pecorahell:
     
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    Astrid Fairychild

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    16 anni - III anno

    – Ho detto di no! Questa è violenza! –
    Quelle due nocciole mi stavano fissando da troppo tempo. Perché doveva farmi questo? Era troppo insistente. Lo stronzo sapeva che ero troppo debole quando si trattava di lui, e che prima o poi avrei ceduto. Speravo di esser diventata più brava, con il tempo, e invece…
    – E va bene. Va bene. Te la darò. – dovetti arrendermi. Era impossibile non farlo. Il suo charme era troppo potente.
    Gliela lanciai lontano.
    Il frutto ricadde qualche metro di distanza dalle radici dell’albero secolare contro cui ero distesa. Crescevano alte, ormai fuori dal suolo, creando una graziosa gonnella intricata. Se beccavi il punto giusto dove poggiare la testa, poteva diventare comodissimo: sotto le fronde che si muovevano dolcemente in quell’arietta primaverile, con un blocchetto da disegno e qualche “nuvolotto" alla mano (così avevo chiamato quei muffin che sembravano avere una nuvoletta bianca sopra), si stava divinamente, tanto che quel giorno avevo deciso di pranzarci in compagnia della mia Lux – che mi dispiaceva tenere rinchiusa in quel recintaccio (per quanto grande fosse) per così tanto tempo – dopo essermi riempita le braccia di paio di frutti e pasticcini vari, abbandonando la sala grande come una ladruncola. Quel giorno c’era un cielo così bello che non potevo fare proprio scelta migliore.

    Un’enorme linguata mi bavò la faccia. – AHAHAH Lux! Vacci piano! – le infilai le mani in mezzo al pelo, proprio dietro alle orecchie, e presi a grattarla mentre scuotevo animatamente la sua ricca criniera color miele, che altro non era che una montagna di ciccia con aggiunta di pelo.
    Uh, appena sveglia e già sentivo un languorino! Mi massaggiai lo stomachino per poi allungare una mano su un nuvolotto e… erano spariti!
    Sbarrai gli occhi e tastai un piatto vuoto; uf, che pizza! Anche trascinandoli fuori sala grande finivano per sparire una volta finita l’ora di pranzo.
    Finita l’ora di pranzo……
    …….aspetta, no, da quando?!?!
    OH SHHHIIIIETTTT.
    – No no no no, niente palla! Non è il momento di giocare! Anzi, sì: tieni palla! Bella palla! Vieni qua: dentro il recinto! – corsi fino al grande steccato tirandogliela all’interno e, non appena ci cascò, le richiusi subito la porticina alle spalle. – Lo so, lo so, piccola… non odiarmi! Tornerò quando posso! – ogni volta che mi dedicava quegli sguardi carichi di delusione, mi uccideva. Mi sentivo di abbandonarla, ma purtroppo non era possibile portarmela in giro come gli altri famigli più piccoli, ad esempio i gatti. Chiunque avesse messo quelle regole doveva essere un gattaro! Centopercento!!!

    Ompf, ompf, ompf.
    Corri, corri, corri.

    Quando era finito il pranzo? Per quanto tempo avevo dormito?! La lezione stava finendo? Sarei stata ancora in tempo??!!! Maledizione a me, ai riposini improvvisati in cui cadevo puntualmente per il troppo zucchero in circolo e alla mia ritardataggine cronica!! Fosse stata, che ne so, Babbanologia, me ne sarei altamente fregata, continuando beatamente a dormire nella tenuta, ma io alle lezioni di Fletcher ci tenevo! Fare pozioni era un po’ come cucinare, e io adoravo cucinare. In più era un bellissimo uomo, e io amavo i bellissimi uomini. Cioè chi non li amava? No? Insomma, corsi a perdifiato spintonando chiunque, ma non per cattiveria: non ci facevo proprio caso! L’unica cosa su cui ero concentrata era la mia destinazione; poco importa se stavo lasciando fogli, matite colorate, fazzoletti e cose del genere lungo il tragitto, perché per la fretta non avevo neppure chiuso bene la tracolla.

    Strisciai sul pavimento con un rumore acutissimo, in seguito alla frenata improvvisa che diedi per arrestare quella corsa frenetica non appena mi accorsi, all’ultimo secondo, di trovarmi proprio davanti alla porta dell’aula di Pozioni, venendo colpita in pieno volto dalle due pesanti trecce alla Anna di Green Gables che avevo deciso di portare per quel giorno.
    – SONO IN RITARDOOOOO???!! – esclamai rivolta alla classe, afferrando i lati della cornice con entrambe le mani come supporto, impegnata ad ansimare intenta a riprendermi.
    – Buongiorno professor…. Ouch! qualcuno mi costrinse a mollare la presa con una mano, nel tentativo (riuscito) di farsi spazio e oltrepassarmi per entrare in classe. – Quanta gentilezza! Mpff. – sbuffai decidendo di smettere di fare il casello autostradale e, una volta resami conto che la classe fosse ancora più vuota che piena (quella cosa aveva dell’incredibile????!), presi a girare per l’aula alla ricerca della postazione che più mi ispirasse quel giorno. Decisi di arraffarne uno ancora vuoto, in seconda fila, precisamente quello più a destra. Mi tirai a sedere sullo sgabello – non senza una lievissima difficoltà: ma quanto erano alti? – e aprii la tracolla per disporre sul largo tavolo il materiale di Pozioni, ma… ops… c’era solo, tipo… una provetta. Dov’era il resto? Fu allora che mi accorsi che doveva essermi caduto almeno buona metà del contenuto strada facendo. Recuperai allora quell’unica provetta e la adagiai sul tavolo, per lungo, stringendo le labbra impacciatamente mentre mi guardavo attorno con aria circospetta, vedendo che, probabilmente, tutti erano intenti a riempire i propri tavoli… tranne me. Ok. Tutt’apposto. Non sarà tutto essenziale. Spero.

    « Ciao Astoria » fui portata a guardarmi attorno una seconda volta, colta da una visibile confusione. No, ma quella serpeverde stava guardando me. Mi portai una mano al petto, portando il collo in avanti, domandandole per sicurezza: – Dici a me? – non conoscevo nessuna Astoria, ma neppure qualcun altra il quale nome iniziasse per As. E allora dovevo essere proprio io. Avrei potuto risentirmi da tale affronto, ma in effetti, da Gennaio a ora, avevo memorizzato pochissimi nomi… e il suo non era tra questi. – … Astrid, in verità. E tu… sei…? – pronunciai lentamente, facendo turbinare una mano come a volerla spingere ad esprimersi nell’indicarmi il suo nome prima che potessi farlo io. – … curatissima! Cavolo, ma come fai ad avere dei capelli così luminosi? E guarda che volume! – mi finsi adorante della sua chioma per non dover ammettere di non conoscere minimamente il suo nome; ora che li vedevo meglio, però, erano davvero bellissimi! Avrei accettato volentieri qualche suo consiglio. Dubitavo fosse solo opera di madre natura!

    «potete pure lasciare le ricerca che vi ho assegnato la volta scorsa sul vostro banco» ed ecco che sbiancai, strisciando lentamente sotto al banco… – Oh caz- e caddi. Non avevo fatto troppo rumore, quindi speravo non se ne fosse accorto nessuno. «ordinatamente potete alzarvi e avvicinarvi per osservare più da vicino.» stavo per uscire di lì, ma per l’euforia, sbattei la testa contro il sotto del tavolo. Ouch. Mi portai una mano alla nuca dolorante. – M-mi… mi aiuteresti? – tesi una mano alla mia compagna di banco, sperando che mi desse la sua… sapete com’è, le serpi. Non si sa mai.
    Quando fui tornata in verticale, mi spolverai la gonna che, nel mentre, mi si era alzata. Sperai che anche quello non fosse stato visto da nessuno. Intanto, la folla attorno a quell’ “ospite” era crescente, e non riuscivo a… – Vedere! Voglio V E D E R E! – feci dei piccoli saltelli sul posto nel cercare di guardare oltre le teste di alcuni ragazzi; infastidita dal fatto che nessuno di loro si spostasse per farmi quel favore, finii per afferrarne uno per la spalla facendo sì che la abbassasse forzatamente (ciao Michele!), finché riuscii finalmente ad intravederla: – Uhhh, io la conosco! – esclamai subito, illuminandomi alla vista di qualcosa di familiare. A quel punto mi feci largo tra la folla di studenti – rigorosamente a culate – e mi posi tra la pianta e il professore.
    – Iooooo l'ho trovata una volta in una serra ad Aberdeen, quand'ero piccola. E l'ho chiamata "gallinella"! Poi ho raccolto tutte le "uova" e le ho dipinte per farci una caccia alle uova pasquale... Anche se non eravamo sotto pasqua. Era autunno... Comunque non ho idea di come si chiami. Però è carina, almeno all'apparenza. In realtà ne sono uscita con mani e braccia tutte rosse e molti gusci si sono rotti perché sono delicatissimi. Quindi è stata una caccia alle uova molto breve... E poi io non potevo giocare perché sapevo già dove stessero nascoste... Comunque non è stato gentile da parte mie rubarle tutte, quindi forse l'irritazione la meritavo. Cosa stavo dicendo? – nei miei occhi, che ora fissavano un punto impreciso dell'aula senza guardalo davvero, apparve il vuoto. Totale. – Uhmmm ma che dobbiamo farci? Le dipingiamo? – il professor Fletcher era un tipo artistico? Perché no. Sarebbe stato in tema. Avrebbe effettuato subito il passaggio da “docente okay” a “docente preferito”! Beh, era sicuramente il primo in classifica in quanto a bellezza... Mi ricordava un sacco Jack Dawson! Sapete, quello di Titanic. Sarei stata volentieri la sua Rose. Per questo speravo di essermi mostrata abbastanza sveglia e averci preso. Volevo un sacco fare bella impressione!
    …sì, peccato che il tipo a cui avevo tirato la spalla prima (hello Michael again) si fosse ingoiato l’intero libro di Erbologia. Eccheccazzo. Già lo odiavo.
    – Ah perché, sono frutti... ? Ma ha detto che sono vuoti... – bisbigliai confusa sporgendomi verso Victoria, che scoprii nuovamente al mio fianco.

    Astrid Fairychild, III anno, Tassorosso
    Quando è arrivata ha urlato a tutta la classe, quindi si è rivolta a tutti lol. Poi QUALCUNO l'ha spintonata in malo modo per entrare in classe (sarai tu il/la fortunato/a?). Ha fatto un paio di altre figure di merda che avreste potuto notare (tipo la cartella mezza vuota, la caduta dalla seggiola, la sbattuta di testa contro il tavolo, la gonnella alzata con mutandine rosa in vista…), a parte questo ha interagito direttamente con Mike (HEHEHE), Vicky e il proffo. Ha anche raccontato un piccolo aneddoto (dando un nome totalmente inventato alla pianta) e fatto, palesemente, una domanda idiota. Ma tutto okè. Normale administration.



     
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    Alexis Pierce

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    «Hai idea di dove sia Grace?» chiesi frettolosamente ad Halley, dopo essermici quasi scontrata distratta com'ero nel consultare il mio orario scolastico. Nonostante fosse ormai passato più di un trimestre, non ero ancora riuscita a memorizzarlo, assurdo. Alzai gli occhi al cielo, sorridendo. «Sappi che ti ritengo personalmente responsabile.» accusai la mia concasata, in riferimento al fatto che la Johnson fosse ormai un tutt'uno con quel Marshall. Da quando i due si erano messi - apparentemente - insieme, Grace era praticamente introvabile. Scivolava via dal dormitorio presto la mattina e non rientrava prima del coprifuoco. Certo, non si perdeva nessun allenamento, né saltava lezioni, ma gli intervalli tra una materia e l'altra erano diventati estremamente monotoni senza di lei. Senza contare che le cose con Carrie si erano "risolte" - se così poteva definirsi - nel niente cosmico. La brevissima discussione che ci aveva viste coinvolte durante la festa di San Valentino aveva segnato una linea netta sul nostro rapporto, il punto di non ritorno. Per quanto mi pesasse ammetterlo, un po' mi mancava. Carrie aveva tanti, tantissimi difetti, aveva sempre avuto una presenza molto forte e la sua assenza era altrettanto pesante. Detestavo evitarla ed era piuttosto complicato ignorarla, dal momento che mi capitava di incontrarla praticamente ovunque, ma ero ancora ferita per via del modo in cui le cose tra noi erano precipitate.
    Salutai la Wheeler con un mezzo abbraccio, e la promessa che ci saremmo beccate più tardi, e mi incamminai in direzione dei sotterranei. Pozioni era una tra le mie materie preferite. Sporcarmi le mani, scoprire le proprietà magiche di questo o quell'ingrediente, tagliuzzare cose e miscelare il tutto nel calderone nella speranza che venisse fuori qualcosa di utile mi rilassava. Lo faceva al punto che, persa nei miei pensieri a qualche passo dall'aula, quasi travolsi Mackenzie. «Dovremmo smetterla di incontrarci così, io e te.» ironizzai, indietreggiando di mezzo passo. «Anche tu pozioni? Mi accompagni?» le proposi, allargando un braccio per invitarla a precedermi. Mackenzie Rosier era stata una vera e propria scoperta, invece. Non avevamo mai parlato più di tanto e tra noi vigeva ancora una sorta di imbarazzo dovuto alla festa di qualche mese prima, ma ci capitava spesso di frequentare le stesse lezioni ed era portatrice sana di good vibes. «Speriamo che il prof abbia in serbo per noi qualcosa di interessante. Non vorrei dover rimettere il pranzo.» commentai, cercando di fare conversazione. Si, insomma, era una delle mie materie preferite, però avrei preferito non dover tritare schifezze varie subito dopo aver mangiato.

    Entrata in classe, salutai educatamente il professore e, dopo essermi assicurata di avere ancora la Corvonero al seguito, scivolai in uno dei banchi in mezzo alla classe, né troppo avanti, né troppo indietro dove ci saremmo sicuramente perse gran parte delle dimostrazioni. Nel raggiungere il banco, sorrisi maliziosa a una Grace stranamente imbronciata. Michael, che cercai con lo sguardo col preciso intento di fargli un cenno, sembrava anch'egli un pezzo di ghiaccio. Coincidenze? «Buon pomeriggio, professor Fletcher.» feci eco, insieme a tutti i miei compagni. Come da richiesta, posai sul banco la relazione sulla quale avevo lavorato per giorni, cercando di mettere insieme un buon testo (visto che tendenzialmente erano proprio gli scritti che mi alzavano la media) e la osservai scomparire alla volta della cattedra. Sorrisi brevemente a Kenzie e tornai a prestare attenzione alla lezione. «Dunque! Come avrete sicuramente notato, oggi abbiamo un ospite» Ospite? mi domandai, cercando di sbirciare tra le teste dei compagni che mi ostruivano la vista, un problema che durò davvero poco, perché il professore ci invitò ad avvicinarci per ammirare uno strano esemplare di pianta alla base della quale si facevano spazio delle...uova? Forse, o qualcosa che ci somigliava molto. «Qualcuno di voi la riconosce e sa dirmi qualcosa riguardo questa particolare pianta?» domandò l'uomo, mentre alcune mani cominciarono a svettare tra le altre. Personalmente non avevo idea di cosa fosse, ma ascoltai attentamente gli interventi di chi ne sapeva più di me. Qualcuno avrebbe sicuramente chiarito i miei dubbi.
    Alexis Pierce, III anno, Grifondoro.

    - Interagito con Halley (PNG), Grace e Mackenzie;
    - Citato Michael Harris;
    - Entrata in classe con Mackenzie, ci siamo posizionate in uno dei banchi in seconda fila;
    - Ignara delle origini della pianta, sono rimasta ad ascoltare gli interventi dei compagni, incuriosita.
     
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    Il povero professore Fletcher come affronterebbe un lutto? Dunque vediamo... pensiamo... mah, è un sempliciotto. Uno che si emoziona per poco. Uno che si bagna per poco. E uno così metterebbe sicuramente su uno di quei sorrisi sgargianti da pubblicità del dentifricio. É una matrioska di maschere, una matrioska di falsità quella messa su oggi: Ethan con le palle girate mascherato da Fletcher depresso mascherato dalla solita persona allegra che mostra di essere. Una prova attoriale più difficile del solito. Perchè ciò che mi fa girare le palle me le fa girare così rapidamente da essere difficile da ignorare. Costretto ad una vacanza forzata a causa di qualche stronzo che ha invaso il mio territorio. É da quel giorno che ho un sospetto sempre più forte di chi potrebbe esserci dietro a questa storia. Oh, ho già fatto in modo che sapesse che io so. Perchè deve vivere quella tensione, quel brivido di non sapere se domani ti sveglierai e sarà l'ultima volta che sarai in grado di farlo. Mi sto rimettendo in carreggiata. Io mi rimetto sempre in carreggiata. Barcollo ma non mollo. E barcollare a causa di una ragazzina presuntuosa, mi fa solo pensare ai mille modi fantasiosi in cui vorrei eliminarla. A causa sua e della sua stupidità, ha messo a rischio anche l'esistenza di Axel. Cosa crede, che lui adesso non dipenda più da me? Cazzate. Forse adesso dipende ancora di più dalla mia persona. Siamo tutti appesi al filo di un rasoio e se io vado giù, voi affonderete tutti quanti con me.
    Per ora devo forzatamente mettere di lato gli istinti di Ethan e far emergere un'ombra di nostalgia da quei sorrisoni che Fletcher va dispensando. Non troppa nostalgia, il suo ruolo resta sempre quello di illuminare la giornata delle giovani menti che varcano la porta dell'aula «buon pomeriggio, buon pomeriggio!» e poi lui sarebbe schifosamente entusiasta di tornare ad insegnare ai suoi puelli. Soprattutto ai più sfacciati. A quelli che si lasciano andare a sguardi insistenti e lascivi «signorina Crain» e le dedico un cenno della testa appositamente per farle credere che sia una forma di saluto speciale. Aaaah, queste adolescenti con gli ormoni a palla, basta un ventisettenne per farle rincoglionire. Un tipo biondino, occhi chiari, e sono tue. Hai capito Fletcher? Ci divertiamo. Ma sì, cosa vuoi che sia. Ethan non vuole mischiarsi con le ragazzine, ma non vedo perchè dovrei privare Fletcher di un divertente giochino una volta ogni tanto. No? Sarebbe troppo contro l'etica scolastica? Quindi?
    Comunque sia «...buon pomeriggio signorina Fairychild. La prego, prenda posto» ci sono un paio di soggetti in questa classe a cui evidentemente mancano dei cromosomi. O che forse ne hanno qualcuno in più. Il risultato è sempre lo stesso: sono scemi. E io attribuisco la cosa ad un problema medico, altrimenti non me lo spiego davvero. Oh cazzo. Già li odio. Loro e quei sorriso ebeti. Loro e quel vociare fastidioso e stridulo. Pensandoci mi sarei dato alla fuga ancora per un po'. Ma Fletcher, purtroppo, li ama. A quanto pare non potevo scegliere un personaggio più affine a me. Che ne so, una brutta copia. No. Ok.
    «Che bello sapervi così curiosi!» certo certo, non c'è cura migliore alla depressione per l'adorabile professore di pozioni che vedere i suoi ragazzi entusiasti. Io invece dopo questa lezione, vado a farmi un ritiro spirituale in qualche picco sperduto di montagna. «avvicinatevi pure.. senza farvi male. Piano piano, la pianta non scappa» sguardo esaustivo alla bionda svampita che dimostra tutti i suoi cinque anni di età mentale. Casualmente la serpeverde, sempre la stessa degli sguardi lascivi, mi affianca. Casualmente. Riesco a sentire l'odore di ragazzina in calore, se potesse allungherebbe le mani senza chiedere perfavore «Solanum Ovigerum signorina Crain, il suo concasato dice bene!» cominciano ad arrivare i primi interventi, per fortuna qualcuno apre ancora la bocca quando è il caso di farlo. Sguardo di ammirazione e passetto in direzione di Harris, sempre con sguardo interessato «corretto signor Harris, davvero molto bene. Ha il pollice verde per caso?» oh oh oh «parleremo a breve dei suoi frutti.
    Sì, signorina Fairychild?»
    la tassorosso riceve la parola ad un mio gesto dell'indice. E anche purtroppo direi. Dopo il secchione, arriva la rincoglionita giustamente. Per riequilibrare «eh... certo, è un simpatico aneddoto... educativo se non altro» sto faticando per non sputarle in faccia e subito dopo buttarla fuori dall'aula. Ma procediamo. Ignoro volutamente il secondo, perché no. Se tentassi di risponderle mi uscirebbero solo parole che frantumerebbero il suo cuore da ebete. E non solo, cose che farebbero saltare la mai copertura. Quindi no. Fingerò di non aver capito così come fingerò di non aver notato la Johnson avvicinarsi un po' troppo alla pianta. Ancora un pochino... pochi centimetri... ed eccola lì, magnifica piccola deficiente. Oh povero me, cone ho potuto distrarmi?! La classe è sotto la mia tutela, sono costernato, mai potrei perdonarmi un simile errore! Okok, il mood è quello di un professore che, poveraccio, ogni tanto si distrae per via della dipartita del padre. Ci siamo? Sì, bene. «Oh, no! Johnson, Johnson, non si allarmi e venga qui. Ragazzi fatela passare» nel mentre il recupero qualcosa da un armadietto, un barattolino. Lascerei agire ancora un po' la pianta per far sì che la dimostrazione sia davvero degna di nota. Non so, magari fino a quando la ragazza non diventa un Pollock riempiendosi di pallini rossi. Quanto sei noioso Fletcher, maledizione «dove è stata toccata dalla pianta? Non si preoccupi, questo agisce in pochi minuti» o forse settimane, dipende se la pianta la sfiori o ti ci fai il bidet. Comunque osservando le sue mani sembra che non abbia nemmeno delle spine incastrate nella pelle. Peccato «come avete potuto vedere, è consigliabile non toccare la pianta a mani nude. Le sue foglie sono ricoperte di minuscole spine, sembrano quasi una peluria ma in realtà la rendono urticante» inizio a spalmare l'unguento nelle zone interessate. Sembra un dentifricio giallognolo, la sensazione di frescore è la stessa «è uno dei sistemi di difesa della Solanum Ovigerum. Muovendo i suoi rami più sottili inoltre, tenta di tenere lontano chiunque provi a raccoglierne i frutti, concentrati appunto nella parte piu interna» controllo la signorina Johnson su cui ho spalmato l'unguento come se fosse marmellata sul pane «meglio?» sorriso rassicurante e bisbiglio alla grifondoro «mi scuso per la mia distrazione» un'aggiunta in più, una chicca furba per fare breccia nel cuore di questi poveri scemi. Un modo per far provare pietà verso questo piccolo cucciolo che è Fletcher. Poverino. Ci dispiace per la tua perdita. Pulisco le mani su un panno per eliminare i residui della poltiglia giallognola e dunque continuo a sputare informazioni «il signor Harris ha ragione, effettivamente qualche giorno fa siamo entrati nella stagione primaverile e questa particolare pianta ha perso tutte le sue foglie per una notte» è rimasta nuda insomma «a proposito, assegno cinque punti a serpeverde per la completezza della risposta!» Fletcher è tanto fiero «dicevo... quindi le condizioni erano ideali per raccogliere i frutti senza rischi. Tuttavia, il periodo della "muta" non sempre coincide con il periodo di completa maturazione del frutto e anche pochi giorni possono fare la differenza» con un sonoro clap richiamo l'attenzione dei ragazzini mentre mi posiziono sul mio altare, ovvero dietro la cattedra «oggi i ragazzi del secondo anno lavoreranno con le foglie utili a creare lo stesso unguento contro le abrasioni che ha appena testato la vostra compagna.
    Mentre per voi, ragazzi del terzo...»
    e mi rivolgo proprio a loro «...la sfida si fa leggermente più ardua, perchè dovrete cogliere proprio le uova della pianta» come se stessi guardando una partita di tennis, ruota il collo a destra e a sinistra fra quelli del secondo e del terzo anno. Poi dopo aver fatto questo spettacolino, come se mi fosse appena tornato in mente che ho scordato il gas acceso, con un altro colpo di bacchetta faccio avanzare un cigolante carrettino con sopra tutti gli strumenti del mestiere. E quindi abbiamo: guanti da giardinaggio, forbici, qualche panno di cotone per maneggiare la roba sensibile... insomma, ho fatto razzia alla serra di Blackwood «questi saranno gli strumenti utili per riuscire a cogliere quello che vi serve. Ragazzi del secondo, saranno necessarie tre foglie per preparare l'unguento, mentre troverete la lista degli ingredienti a pagina centoventi del vostro libro di testo.
    Ragazzi del terzo, vi basta un solo uovo, voi dovrete realizzare la Pozione Rinvigorente. Ingredienti a pagina duecentosedici. Occupatevi solo di quelli al momento, la pianta può essere impegnativa! Quapndo avrete fatto, vi spiegherò i vari passaggi per realizzare sia l'unguento che la pozione»
    pausa, prendo aria, oggi mi stanno facendo parlare più del solito «le raccomandazioni sono le stesse, mi raccomando eh! La pianta tenterà di difendersi con le sue foglie urticanti, preferisce un approccio cauto e silenzioso» batto le mani, come sempre «ci sono domande?» mi auguro di no «potete iniziare!» e vediamo chi è il recidivo a sto giro. Punto sulla tassorosso..

    +5 PUNTI A SERPEVERDE PER LA RISPOSTA ESAUSTIVA DI HARRIS!

    Dopo aver risposto ai vostri interventi, Fletcher vi spiega cosa andrete a fare:
    Siete divisi in II e III anno, ognuno di voi lavorerà individualmente.
    In questo giro dovrete solo recuperare e disporre gli ingredienti che vi servono, quindi raccogliere foglie/frutti dalla pianta e prendere il resto dalle dispense di Fletcher.
    Prepararete le pozioni al prossimo giro.

    RAGAZZI DEL II ANNO
    Dovrete raccogliere un numero di TRE foglie dalla pianta usando gli strumenti messi a disposizione dal docente.
    Preparerete un unguento contro le abrasioni.
    Potete prendere gli ingredienti della lista che segue da una vetrina aperta che troverete a lato dell'aula.

    Ingredienti:
    Foglie di Solanum Ovigeranum 3 foglie
    Aloe vera una foglia
    Pus di bulbotubero 50gr
    Lumache cornute 2

    RAGAZZI DEL III ANNO
    Dovrete raccogliere UN uovo dalla pianta, che ovviamente farà il possibile per difenderlo. Ricordate inoltre che il frutto è molto fragile.
    Preparerete la Pozione Rinvigorente
    Anche voi potete prendere gli ingredienti dalla lista che segue da una vetrina aperta che troverete a lato dell'aula.

    Ingredienti:
    Uovo di Solanum Ovigeranum un frutto
    Coclearia 4 foglie
    Zenzero 15gr
    Acqua
    Ingrediente base un cucchiaio

    A TUTTI si richiede di lasciare l'azione aperta e non precisare se siete riusciti o meno a prelevare ciò che dovete dalla pianta.
    Vi chiedo infatti, per determinare la reazione casuale della pianta stessa, di lanciare un dado a 5 facce in cui 1 equivale al risultato peggiore è 5 a quello migliore. La riuscita dell'esercizio verrà determinata dal dado e anche dell'approccio che deciderete di adottare!

    Infine vi ricordo LO SPOILER con: di
    Nome, Cognome, la casa di appartenenza, l'anno frequentato, un velocissimo riassunto delle vostre azioni e/o interazioni con altri PG
    Esempio:
    Tizio Caio
    III anno, Dittorosa
    entrato in classe e risposto ad una delle domande, interagito con Pinco Pallo?


    Avete tempo per rispondere fino a lunedì 17/04 e riceverete la mia risposta martedì 18/04



    Edited by Maniac - 10/4/2023, 11:25
     
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    Victoria Crain


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    La Tassorosso mi guarda in modo strano. L'ho solo salutata e, tacitamente, ho lasciato intendere di non voler portare avanti una conversazione - *non dopo un mese di incontri mancati con lui* - dedicandomi subito ad altro. Devo però aver detto qualcosa di insolito perché mi domanda se è con lei che ce l'ho. *Scusami?* e sollevo un sopracciglio mentre dispongo, dubbiosa, l'occorrente sul banco. "Astrid in verità", allora è per questo: ho sbagliato nome. *A voler essere precisi, ho solo confuso le desinenze.*
    « Sì... Astrid. Certo » le rivolgo un sorriso frettoloso, le dita sfiorano nervosamente il calamaio. Per la testa ho ancora il "signorina Crain" più armonioso che abbia mai sentito, non mi va di lasciar andare la cosa tanto presto. Sì: il saluto del professore ha senza dubbio alterato i miei battiti, mi ha entusiasmata così tanto che adesso mi sento tutta impettita. Non aspetto altro che la prossima occasione utile per attirare la sua attenzione quindi voglio restare concentrata. Astrid invece, gesticolando, cerca di spillarmi di bocca qualcosa. La guardo di sbieco; la classe nel frattempo si popola, i banchi alle mie spalle ospitano due studentesse di Grifondoro. Intuisco voglia scoprire il mio nome dall'intonazione che usa, la cosa mi fa sollevare il mento con un po' di stizza. *Io almeno un vago ricordo del suo l'avevo*: inutile dire che, con questa piccola parentesi di nomi e dimenticanze, mi senta migliore di lei. Paracula come poche, cerca di recuperare accennando ai miei capelli e facendomi dei complimenti al riguardo. Le lusinghe mi piacciono, le accetto volentieri, ma non archivio il suo non ricordarsi come mi chiami. Accarezzo le punte nutrite e le guardo con orgoglio.
    « Grazie » ti pare che ammetterò mai apertamente di assumere una pozione per averli così belli? La liquido così, accompagnando con la mano una lunga ciocca dietro la spalla sinistra.
    O almeno ci provo perché la Tassorosso fa in modo di attirare ancora la mia attenzione. Al sentir parlare di ricerca, infatti, è scivolata sotto il banco per nascondersi. Risultato? Ritrovarsi goffamente a terra e dolorante in seguito ad una botta. La prima cosa che faccio è guardarmi intorno, per assicurarmi che siano stati in pochi quelli a notare la scena, poi mi nascondo la parte sinistra del volto con la mano e fingo indifferenza passando i polpastrelli sulla tempia. Come può pensare di nascondersi nell'aula di una scuola di magia quando basta al professore un colpo di bacchetta per rivelare tutti i nascondigli possibili? Ho il sentore di aver sbagliato a sedermi di fianco a lei: mi distrae, mi distoglie dall'obbiettivo. Devo apparire brillante agli occhi del professore, non come una che scalda la sedia. Di fatto la ignoro e torno a cercare con lo sguardo la figura del docente. Bene: dobbiamo avvicinarci alla cattedra e osservare da vicino l'ospite del giorno. Faccio per alzarmi quando, non contenta, Astrid mi chiede aiuto con la mano tesa e l'espressione che mi sembra quella di un cucciolo ferito.
    Potessi fulminarla con lo sguardo lo farei ma in fondo sono una ragazza di buon cuore... il suo sguardo fa breccia. Allora sposto lo sgabello e scazzata - *perché sto interagendo più con te che con Fletcher* - le porgo la destra, aiutandola a tornare in piedi. La gonna e il mantello si sono spostati, lasciando intravedere cose. Gli occhi verdi si riducono a due fessure mentre cerco di posizionarmi in modo da proteggere la sua figura finché non si è risistemata del tutto. Mi rivolgo a lei mormorando.
    « Devi stare più attenta, composta. D'accordo? Avanti, vai tu per prima » Non tutti sono distratti, non tutti terrebbero a freno la lingua. E con quel d'accordo finale, grave, mi raccomando con lei sull'iniziare ad avere un atteggiamento consono. La affianco finché non ci avviciniamo alla cattedra, entrambe in prima fila ma per motivi differenti.

    ***

    La mia posizione strategica porta ben presto risultati: ogni tanto il professore mi guarda e soprattutto mi sente anche se non commento ad alta voce. Mi sento avvampare, vado in error 404, Vic.exe ha smesso di funzionare quando ripete il nome della pianta per me.
    Il gruppo intorno a me è vivo, si interessa, fa domande: io invece fantastico. Dovrei cominciare a dedicarmi di più alla parte teorica della materia, mi dico, perché invidio lo sguardo interessato e colpito che il professore riserva al mio concasato. Io stessa gli rivolgo un sorrisetto compiaciuto, soddisfatto: sono sicura che con il suo intervento abbia fatto guadagnare qualche punto alla nostra casa, tristemente ultima nella classifica della coppa delle case. Quello riservato ad Astrid, di stranita compassione dopo il suo intervento di pertinenza discutibile, no. Mi porto di nuovo la mano destra a sfiorare la tempia e reprimo l'istinto di darle una gomitata nel fianco.
    « Studiamo pozioni, non pittura creativa. Tutto bene, sei... consapevole di dove ti trovi? » parlo direttamente con lei, senza urlare troppo. Mi viene il dubbio che sia confusa, così confusa da non avere la più pallida idea di dove si trovi o che cosa stiamo facendo. Il bello è che sorrido mentre le parlo: chissà se dal nervoso o se dal fatto che in fondo, molto in fondo, mi fa sorridere questo suo atteggiamento così sopra le righe.
    Menzione d'onore per la Johnson che, in poche semplici mosse, provoca l'avvio del mio personalissimo rollercoaster mood.
    ZJaS2RI
    La Grifondoro si è avvicinata troppo alla pianta con le sue carissime manine ed ora, giustamente, il professore deve correre ai ripari.
    Per osservare tutta la scena direttamente sposto in malo modo chiunque mi stia davanti: non voglio perdermi un solo dettaglio. In questo modo posso vedere come il professore la faccia avvicinare a sé, le prenda le mani e si assicuri che non s'inneschi una brutta reazione sulla studentessa curiosa. La Johnson ha puntati su di sé molti sguardi, tra cui il mio: non è molto rassicurante, specie dopo che Alan le ha sussurrato qualcosa all'orecchio. Incrocio le braccia sotto al seno e non mi preoccupo nemmeno di nascondere l'invidia. Mi scoccia così tanto che se avessi la possibilità di far fluttuare lame appuntite senza sventolii di bacchette e con il controllo e mira garantiti lo farei. Invece no: l'unica cosa che ribolle è l'inchiostro nel calamaio sulla scrivania del professore, oltre al sangue nelle mie vene. Fortunatamente senza danni.
    Astrid, che carina, ha cercato di parlarmi nel frattempo chiedendomi dei frutti a guscio ma di tutta risposta da me ha ottenuto solo uno shhh e il palmo aperto schiaffato davanti alla sua faccia perché dovevo conservare il contatto visivo con Lei e Alan. Niente, neanche i cinque punti effettivamente conquistati da Serpeverde, riesce a farmi tornare il sorriso.
    È col muso che ascolto le spiegazioni sulle foglie e la loro completa caduta in un'unica notte di primavera, ed è ancora col muso che apprendo le indicazioni per lo svolgimento del compito.
    - Magari la signorina Johnson potrebbe prestarsi alla causa come tester dei nostri unguenti - ciò detto, con aria da vipera mi avvicino al carrellino e recupero l'occorrente per la raccolta delle foglie, soprattutto guanti e forbici. C'è confusione: per una sola pianta, un cospicuo gruppo di studenti.

    Faccio in modo di non seguire la massa: se tutti iniziano col recuperare gli ingredienti dalla dispensa, io penso alle foglie e viceversa. Purtroppo l'interazione con la pianta non è una cosa veloce: siccome non abbiamo tutta la vita a disposizione, prendo in mano le redini e mi affianco a chi ha deciso di dedicarsi alla pianta prima di me. Picchietto sulla sua spalla e dico:
    - Scusami. Non abbiamo tutto il giorno, se non riesci lascia che provi qualcun altro. Tenterai ancora tra poco. Se ti resterà del tempo, chiaramente - sistemo i guanti per bene, fino ai polsi, e mi dedico alla pianta e alle sue stramaledettissime foglie.



    Victoria Crain, II anno Serpeverde

    Il primo paragrafo è sostanzialmente un'interazione diretta con Astrid!

    - Interagisce con il professore, Astrid e Mike. Il primo la fa avvampare, la seconda la confonde, il terzo si merita uno sguardo compiaciuto per la risposta acchiappa-punti.
    - Grace invece, poveretta, richiama su di sé le macumbe di Vic. Ti detesta, per adesso. E non fa niente per nasconderlo. Propone addirittura che si presti come tester qualità per gli unguenti che dovranno preparare :)
    - Al momento del recupero degli ingredienti, cerca di non andare dove vanno tutti: se la maggior parte inizia dalla pianta, lei va in dispensa. E viceversa.
    - Siccome l'interazione con l'amica verde richiede tempo - che lei non ha - interrompe deliberatamente un collega (che può benissimo essere uno dei Pg, se lo desiderate!) per prendere il suo posto e dedicarsi alla raccolta delle stramaledette foglie.
    Chissà, chissà.


    Reazione della pianta:: 1
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    Michael Harris

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    Da dietro, una presenza fastidiosa, lo travolse, costringendolo a piegarsi leggermente in avanti preso alla sprovvista. Un’entrata in scena irruente e totalmente inadeguata rispetto al contesto nel quale si trovavano inseriti in quel frangente. Mike si voltò verso la figura sgallettata, bionda, giunta a rompere le uova nel paniere e mettendo a repentaglio quella calma apparente che si era costruito con tanto impegno. Rimase in silenzio a squadrarla, convinto che non valesse la pena sprecare neanche mezza parola per quella che si commentava da sola dopo il suo intervento da quattro soldi.

    La presenza di Grace, in quella dannata stanza, non gli permetteva di trovare l’adeguata concentrazione per affrontare quella lezione nel migliore dei modi. Ci stava provando. L’unica soluzione rimaneva quella di fare leva sul sapere coltivato durante le sue ripetute sessioni di studio intensivo, volto ad estrapolare ogni informazione utile alla sua segreta causa. Permettere che i suoi fatti personali entrassero a gamba testa sul suo rendimento scolastico, era fuori questione. Niente e nessuno avrebbe mai avuto quel privilegio di gettarlo sul lastrico, accademicamente, parlando. Il suo andamento lì, tra quelle quattro mura, rappresentava un’ancora di salvezza per chi, come lui, rischiava di avere un destino segnato dal male. Consapevole di questa triste realtà, Mike –soprattutto in seguito alla trasformazione- aveva scelto di dedicarsi il più possibile alle discipline che più sarebbero riuscite ad indirizzarlo verso una soluzione permanente al suo piccolo problema. ”La mente è potere!” Questo gli aveva suggerito il vice preside, durante una delle sue lezioni. Niente di più vero e, per questo, tenerla allenata, gli avrebbe consentito di elaborare più facilmente il modo per liberarsi della sua zavorra personale, Dean Harris, il quale prima o poi l’avrebbe trascinato a fondo con lui, nell’oscurità sua prediletta dimora. Il Professore si complimentò con lui a seguito della risposta. “Non proprio.” Lasciò cadere quella domanda nel nulla, mantenendo il riserbo sulle sue vere motivazioni che lo spingevano ad accrescere la sua conoscenza. Motivazioni più che validi ma, a quanto pareva, illegali sotto molteplici aspetti.
    Ascoltò la miriade di stronzate interventi da parte dei compagni fino a quando, Grace, non decise di fare il passo più lungo della gamba, avvicinandosi troppo alla Solanum Ovigerum. Si portò la mano destra tra i capelli, scompigliandoli e palesando, così, il suo disagio misto a preoccupazione. Nonostante ciò rimase composto, seguendo da lontano l’intervento del Professore, con aria impassibile di chi si dimostra insensibile al mondo circostante. “Ecco perché si usano i guanti ad Erbologia!” Mormorò, una volta che la Johnson fu di nuovo al suo posto, dopo aver ricevuto il rimedio. Le basi, Grace.
    Si voltò di scatto, come se qualcuno l’avesse strappato dalla sua intensa riflessione. Si lasciò sfuggire un sorriso appena percettibile ad occhio umano, in segno di gratitudine verso la Grifondoro: “Più o meno. Leggo molto!” Rispose con un tono così piatto da risultare quasi fastidioso, nonostante non fosse sua intenzione. Sapeva di dover rivedere i suoi modi di fare ma, a causa di forza maggiore, le sue priorità stavano da tutt’altra parte, mettendo in secondo piano ed eclissando alcuni aspetti abbastanza importanti per un diciottenne qualsiasi. Mantenne la calma, infischiandosene di aver avuto, fino a quel momento, gli occhi dei compagni puntati addosso forse in seguito alla decisione di assegnare cinque punti a Serpeverde. ”… Tuttavia, il periodo della "muta" non sempre coincide con il periodo di completa maturazione del frutto e anche pochi giorni possono fare la differenza.” L’attenzione del figlio di Salazar, quindi, tornò immersa nell’argomento trattato, portando la mente ad insinuare in lui diversi dubbi a riguardo. Come, come? Sentiva di aver scovato una lacuna bella e buona nella sua sicurezza che lo aveva portato a rispondere correttamente alla domanda posta in precedenza. Certo, la sua conoscenza sull’argomento non escludeva il fatto di aver tralasciato qualche trafiletto qua e là, durante il suo studio solitario. Alzò la mano, educatamente, come sarebbe stato giusto, senza prendere la parola a casaccio anche se, sembrava essere di moda. “Mi scusi, Professore. Per quanto riguarda l’efficacia della pozione, c’è differenza nel cogliere i frutti durante la notte dell’equinozio di primavera, o nei giorni seguenti, quando è ancora possibile recuperarli? Voglio dire: a livello di effetti, il momento in cui li raccogliamo è influente?” La sua espressione seria denotava la reale intenzione di voler colmare quella lacuna creatasi in corso d’opera. Si trattava di un elemento fondamentale da tenere presente per non fallire ed ottenere un infuso di bassa qualità che non sarebbe servito a nessuno.
    ”Oggi i ragazzi del secondo anno lavoreranno con le foglie…” I ragazzi del secondo anno, certo. Ciò implicava il pericolo di dover operare in compagnia di colei che mai avrebbe voluto affrontare in quella giornata di merda. La fortuna gli aveva, un’altra volta, voltato le spalle, obbligandolo a ricorrere a tutta la sua buona volontà per riuscire a limitare i danni che la sua rabbia avrebbe scaturito, senza pietà. Tirò un sospiro e, dopo un repentino sguardo artico verso la Grifondoro, voltò le pagine fino a raggiungere la centoventi, sulla quale si trova la lista degli ingredienti utili alla preparazione dell’unguento applicato poco prima alla sciagurata ragazza. Memorizzò velocemente si mosse verso la dispensa nella quale vi era situato il resto dell’occorrente messo a disposizione dal docente. Aloe vera. Mmmmm. Eccola. Una foglia. Se ne appropriò. Lumache cornute. Due mancava solo il pus di bulbotubero. Cinquanta grammi, giusto. La memoria, di certo, non mancava e, giunto a quel punto, no restava altro da fare che cercare di accalappiarsi tre foglie della pianta oggetto di studio, cercando di non auto infliggersi un danno irreversibile. Posò l’occorrente accanto al suo libro di testo e raggiunse i compagni già intenti a fronteggiare la Solanum. Coraggiosi, senza perdere tempo. Ammirevole o sconsiderato? Ai posteri l’ardua sentenza. Lentamente indossò i guanti appoggiati sul carrello e afferrò le forbici. Il momento cruciale era giunto. La pianta avrebbe tentato di difendersi, come giusto che fosse e, quindi, probabilmente il loro tentativo di recuperare le foglie, sarebbe stato ostacolato. Non aveva ancora deciso sulla tattica da porre in essere: rapido e indolore? Lento e accondiscendente? Magari facendo qualche complimento al vegetale? Una combinazione delle due cose? Chissà quale approccio sarebbe stato più adeguato per riuscire a raggiungere l’obiettivo. La via di mezzo. Sì. L’opzione più valida.
    Attese che la folle si diradasse un minimo, così da non agitare eccessivamente quella povera bestiola e, alla fine, si avvicinò con delicatezza e la sua intenzione si riduceva ad un taglio netto e deciso delle foglie, se tutto fosse andato secondo i suoi calcoli anche se, d’altra parte, sapeva bene di non essere il migliore amico della Dea Bendata.

    Michael Harris - II anno - Serpeverde.
    Citata Astrid e guardata malissimo (bestiaccia). Interagito con Phoebe direttamente. Sussurrato a Grace (spero tu decida di sentirlo v.v perchè si) risposto al professore sul pollice verde e posto una domanda. E niente, si è avvicinato e ha inizato a raccogliere le foglie (?)
    Reazione pianta?: 5
    • 1d5
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    • Inviato il
      15/4/2023, 15:50
      Harris Jr.


    Edited by Harris Jr. - 15/4/2023, 16:27
     
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    Certe volte alla Grifondoro venivano proprio delle idee di merda. Idee che, col senno di poi, la facevano pentire amaramente delle sue azioni. Come in quel momento, quando, complice il cervello in blackout – non c’erano altre spiegazioni in merito – ignorando bellamente, peraltro, la spiegazione di un Michael che a differenza sua in Erbologia andava da dio. Lei invece no, aveva dovuto allungare la destra, la sua mano dominante, nel tentativo di toccare uno di quegli strani frutti ovali così simili a uova come stava giusto illustrando in uno strano intervento la Tassorosso che aveva sentito chiamarsi Astrid. Riconoscendo “il nemico” la pianta si mise come sull’attenti ed immediatamente la strana peluria che ne ricopriva le foglie verdine si fece irta rivelando una coltre di sottilissime spine che arpionarono la mano della giovane. Grace cercò di trattenere l’urletto di dolore che lasciò la sua bocca ma tuttavia riuscì ad interrompere le spiegazioni del docente attirando su di sé l’attenzione. Cavolo, proprio ciò che non avrebbe voluto. Sentì lo sguardo dell’intera classe addosso percependo quello di Mike, tra tutti, su di sé ed avvampò violentemente abbassando il volto affinché la folta cascata di capelli biondini la nascondesse da quella visione permettendole magari di essere risucchiata dal pavimento stesso. Fantasie le sue, desiderio però interrotto dalla voce del professor Fletcher che la chiamò a sé: «ragazzi fatela passare!» Oh perché non poteva sparire in quell’esatto momento al posto di quell’orribile figuraccia? Strinse la mano offesa nella sinistra e stirando le labbra avanzò nel corridoio dei compagni fino a giungere all’insegnante. «Mi dispiace professore, né ho combinata un’altra delle mie», mormorò contrita prima che lui potesse dirle qualsiasi cosa. Ma che le era venuto in mente? Liberò la mano destra, bruciante e rossa d’infiammazione e la mostrò come richiesto al mago prima che questa venisse gentilmente presa e successivamente mostrata d’esempio alla classe. Grace aveva già detto di voler sparire? Si morse il labbro dall’interno fissando un punto indefinito della camicia dell’uomo mentre questi reperiva un barattolino d’unguento, privo d’etichetta, e con movimenti delicati cominciò a spalmarlo sul rossore bruciante che in men che non si dica venne lenito dalla sensazione di freschezza data dalla pomata. Che ci fosse eucalipto al suo interno? O menta? «Decisamente, la ringrazio!» Voleva svicolare e tornarsi a nascondere al suo posto ma la presa del docente la trattenne qualche istante ancora prima che l’uomo si avvicinasse sporgendosi al suo orecchio. «Mi scuso per la mia distrazione», fece, la voce contrita ma allo stesso tempo, in qualche modo, seducente e per un attimo Grace rimase priva di parole di fronte a quegli occhi così azzurri e limpidi. «N-no si figuri. È colpa mia. L-lei non...» c’entra nulla. Non riuscì a terminare la frase e l’insegnante la trasse fuori da quell’imbarazzo donandole un nuovo sorriso prima di voltarsi e pulire le mani dall’unguento su un panno destinato a quell’uso. La Johnson sgattaiolò al suo posto, al fianco di Phoebe trovando lì vicino alla concasata anche un volto amico, quello di Alexis, «uccidimi per favore», le sussurrò piegando i lineamenti in una smorfia piuttosto eloquente della vergogna che provava. Evidentemente non abbastanza sufficiente poiché le giunse anche l’imbeccata di Michael. “Ecco perché si usano i guanti ad Erbologia!” Si ripeté mentalmente facendogli il verso esternando il suo disappunto con una boccaccia. Qualcuno aveva chiesto la sua opinione? Ma vaffanculo va!
    «Oggi i ragazzi del secondo anno lavoreranno con le foglie utili a creare lo stesso unguento contro le abrasioni che ha appena testato la vostra compagna...»Che culo”, pensò anche se poi nell’effettivo avendo l’unguento spalmato addosso e avendolo visto così da vicino poteva considerarsi avvantaggiata sulla consistenza ed il colore rispetto ai suoi compagni che invece lo avrebbero replicato da zero. Questo se Grace fosse stata portata per la materia ma bastò un secondo di consapevolezza perché sul suo viso comparisse una nuova smorfia. Non sarebbe mai riuscita a replicarla alla perfezione. Era spacciata. «Magari la signorina Johnson potrebbe prestarsi alla causa come tester dei nostri unguenti!» E questa adesso dov’era uscita? Sollevò gli occhi al cielo prima di lanciare un’occhiataccia alla Crain. «Che simpatica», commentò in un sibilo affilando ulteriormente lo sguardo prima di vederla dirigersi al carrello degli strumenti. Ovvio, un’altra secchiona che doveva saperli tutti a memoria. Sbuffò e si diresse a passo deciso al posto afferrando, ancora in piedi, il volume di pozioni sfogliandolo nervosamente fino alla pagina dedicata. «Pozione rinvigorente, pozione rinvigorente, rinvigorente», sussurrò girando una pagina dopo l’altra fino a trovarsi al punto preciso. Afferrò quindi un pezzo di carta e con la penna si appuntò velocemente gli ingredienti: aloe, una foglia; lumache, due; pus di bubotubero – EWWW! – cinquanta grammi e le tre foglie di quella pianta del demonio. «Che dici ci aiutiamo? C’è un po’ di coda agli ingredienti, ce li dividiamo?» Del tipo che magari lei avrebbe preso l’aloe e il pus per entrambe mentre lei le lumache o viceversa. S’alzò dal posto dirigendosi verso la dispensa con fare deciso salvo scansarsi per evitare il Serpeverde. Espirò mentre un sopracciglio bramava di svettare e tornò a dirigersi verso la dispensa spronandosi ad ignorare tutte quelle fonti di stress. Attese che il ragazzo finisse con l’aloe afferrando con veemenza il contenitore per estrarne due foglie, una per sé ed una eventualmente per la Smith e si spostò successivamente al tubero. La sua espressione non poté fare a meno di rendere leggibile il disgusto che provava per quella roba e sforzandosi poggiò un primo contenitore sulla bilancina nella quale versò i grammi esatti, “per Phoebe”, mettendolo da parte per il secondo nella quale cadde una quantità di poco maggiore a quelli previsti. “Ti pareva!” Arricciò il labbro osservando per qualche istante il contenuto del suo vasetto per poi decidere di salvare la situazione. Prese una spatolina e corrucciando il viso dalla concentrazione si chinò sul contenitore per togliere la parte in eccesso: quarantasette. Diamine! Batté gentilmente la spatola affinché poco contenuto alla volta scendesse e quando raggiunse il quarantanove e mezzo optò per non sfidare ulteriormente la sorte. Mancava un nonnulla. Erano così necessari? Sperava di no. Portò gli ingredienti al banco di lavoro dove l’altra aveva già depositato la sua parte e dopo un rapido scambio si diresse nuovamente alla nemica: la pianta. Si diresse al carrello dove recuperò dei guanti e cercò lo sguardo del Serpeverde mentre se l’infilava: contento mr. Saputello? E tronfia si diresse con le forbici da potatura strette in pugno alla nemica.
    «Abbiamo iniziato con il piede sbagliato», cominciò rivolta alla pianta, «che ne dici di ricominciare?» Sussurrò afferrando con decisione un ramo i cui aculei s’erano irti nel tentativo di difendersi. Se tutto fosse andato liscio avrebbe staccato direttamente quella parte di rametto con le tre foglie necessarie. Ce l’avrebbe fatta?


    Grace Johnson - II anno - Grifondoro

    Interagito principalmente con il Professore (suca Vittò), Phoebe, Alexis e Michael. Più indirettamente Victoria e citata Astrid.

    Nella prima parte tocca la pianta e reagisce alla spuncionata di aculei che le procura una bella irritazione alla mano destra. Si vergogna miserabilmente di questo e vorrebbe sotterrarsi ma è costretta ad andare dal professore dopo che lui l'ha chiamata. Se ne innamora un pochino tanto da cominciare a balbettare alle sue scuse ed arranca al posto dove si nasconde un po' tra Phoebe ed Alexis alla quale chiede di ucciderla per la figuraccia.
    Successivamente commenta piccata la frecciata di Victoria alla quale rivolge un'occhiataccia e si dirige ai banchi dove propone a Phoebe di collaborare nella raccolta dividendosi gli ingredienti da prendere alla dispensa. Lì interagisce silenziosamente con Michael facendo ostentatamente l'antipatica poiché piccata dalla sua rimbeccata e si prepara ad affrontare la pianta infame.
    Dio del dado varda basso!
    Pianta piantina me la dai la fogliolina?: 1
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    • Inviato il
      15/4/2023, 18:19
      yourgrace.


    Edited by Dragonov - 15/4/2023, 18:47
     
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    Phoebe Emily Smith

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    La cosa che poteva rendere quella giornata diversa e non noiosa era proprio vicino a lei, le sue amiche!
    Phoebe era partita con il piede sbagliato pensando alla solita lezione noiosa ma già da principio non si dimostrò così. Seguì Grace al posto che aveva visto e quando si avvicinarono alla pianta successe qualcosa di non assurdo ma prevedibile l’unica cosa imprevedibile era che la piccola disavventura non era successa a Phoebe ma a Grace. Il Professore fu veloce ad aiutare la Grifondoro e quando Grace fece ritorno al posto lo sguardo di Phoebe era un misto tra preoccupato e leggermente curioso «Tutto bene? Accidenti ha davvero un bel caratterino quella pianta…» aggiunse provando a stemperare la tensione. In tutto quel piccolo trambusto non vuoi che i soliti serpeverde non aprissero bocca per dire le loro solite cavolate? Phoebe guardò verso Victoria da dietro le spalle della sua mia amica e poi le poggiò unaa mano sulla sua spalla per farla girare e avvicinandosi le sussurrò «Lasciala perdere, devono dare aria alla loro bocca!» Mai una volta che tacevano, mai! Phoebe notò anche Harris muovere le labbra ma non sentì quello che stava dicendo perchè troppo impegnata a cercare di capire cosa stava dicendo il professore. La risposta del serpeverde alla sua domanda/ complimento le fece alzare un sopracciglio «Accidenti! Ti sei sprecato in allegria! » finì la frase con una piccolissima risata per poi tornare alla lezione non prima di rivolgersi alle sue compagne «Ma hanno ingoiato un succo di zucca acido? » fece una piccolissima linguaccia alle compagne e poi cercò di concentrarsi ancora una volta.
    Bene il professore Fletcher aveva sentenziato e quindi non restava che cercare di prendere questi ingredienti. «Uffa… dobbiamo anche cercarli nella dispensa…» disse sottovoce rivolgendosi a Grace e ad Alexis. Phoebe si avvicinò a Grace e iniziò ad osservare i suoi movimenti con il libro mentre anche lei cercava la pagina che il professore aveva enunciato «Ehm… Grace calmati o da un foglio ne farai cinque…» le diede una leggera gomitata facendole un sorriso. «Eccola qua!» disse muovendo le due mani verso il libro come ad indicare un qualcosa di spettacolare dopo aver raggiunto la pagina esatta.
    Quando la Grifondoro prese parola il volto di Phoebe si illumina di felicità «Oh si! Certo! In due sarà più divertente, non mi sentirò da sola… allora vado a recuperare per entrambe quello che tu non prendi…» E così le due grifondoro si divisero per recuperare gli ingredienti. Phoebe andò verso le lumache cornute e non si sa per quale motivo quel nome la faceva ridere, ne servivano due per pozione e quindi lei ne doveva prendere quattro, due per Grace e due per se stessa. Attese con calma il suo turno e quando toccò a lei si fermò un secondo ad osservarle per poi prendere gli ingredienti e ritornare al posto per capire cosa aveva racimolato Grace. Mentre faceva ritorno al posto e continuava a fissare quelle lumache cornute, sorridendo e viaggiando con la fantasia, con delicatezza urtò la tassorosso del terzo anno «Scusami! Ero sopra pensiero.»Phoebe si spostò leggermente per farla passare sorridendole leggermente imbarazzata mentre si rigirò verso le sue compagne e fece una smorfia strana, come a dire “ne ho combinata una delle mie”.
    Ritornata al posto, notò gli ingredienti che aveva preso Grace «Bene! Abbiamo tutto… anche le signore cornute! Adesso manca la signora pianta… Andiamo a parlare con quell’essere!» Era ironica chiaramente si divertiva e cerca di rendere un pochino giocoso quel tempo passato li. Lasciò andare avanti Grace e poi, mettendosi in fila, attese il suo turno. Si avvicinò al carrellino e prese i guanti infilandoli e poi, rimase un secondo ad osservare gli strumenti, «Bisturi dottore…» disse a bassissima voce mentre un sorriso si disegnava sul suo viso angelico e i suoi occhioni blu si puntarono sulla pianta. Prese anche la forbice e si avvicinò del tutto al soggetto «Salve!» disse guardandola «Non guardarmi così eh, mi servirebbero le tue foglie…» Phoebe allungò la mano sinistra verso le foglie della pianta per provare a prenderle mentre cercava di parlarci a bassissima voce «Sei aggressiva, mi piace il tuo attaccamento alla sopravvivenza!» disse ancora ma il suo viso era serio mentre osservava la peluria sulle foglie con occhi che quasi si incrociavano rendendole l’espressione davvero comica.




    Phoebe Emily Smith - II anno - Grifondoro

    Cari amici! Ho interagito in un modo o nell’altro con tutti ( credo)
    Allora interagito da subito con Grace e Alexis
    Guardato di traverso Victoria
    Ho risposto ancora ad Harris
    Mi sono divisa i compiti degli ingredienti con Grace e nel recuperare le lumache cornute, al ritorno, ho urtato Astrid involontariamente.
    Mi sono diretta verso la pianta indossando i guanti e afferrando le forbici ma, come detto dal nostro Prof., ho lasciato in sospeso e vado a tirare il dado!




    dado per la piantina carina: 5
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      15/4/2023, 22:57
      Phoebe Emily Smith
     
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    «Non chiamarmi Culo!»

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    Astrid Fairychild

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    16 anni - III anno

    Ok, niente da fare, ragazzi: l’aveva capito. Che non mi ricordassi il suo nome. Palesemente. Mi guardava di sbieco, non era convinta, ma forse il fatto che lei stessa fosse la prima a non ricordarsi il mio nome come si deve la faceva sentire abbastanza in colpa da non far caso a quella che sarebbe stata solo una delle tante gaffe della giornata, come mio solito. Che vuoi che sia.
    “Grazie” mi dice, e io sto lì, col capo leggermente in avanti, ad attendere la sua formula magica per una chioma perfetta; perché sì, ridendo e scherzando trovavo i suoi capelli davvero splendidi. La ragazza, però, non sembrava avere la minima voglia di distribuire consigli beauty; eppure avrei avuto come ricambiare! Antipaticona. Forse c’era rimasta davvero così male per il nome? Pfff, queste serpi, così primedonne. O magari, dai, era solo una gran secchiona, perché sembrava del tutto pendere dalle labbra del professore.
    Prima ancora che si muovessero.
    In quel caso l’avrei invidiata, perché, cavolo: io quella ricerca non l’avevo proprio fatta. Cioè, giuro, l’avevo iniziata, ma poi mi sono resa di quanto bella fosse la giornata fuori, oltre uno degli alti vetri della biblioteca, e allora ho deciso di posticipare.
    In realtà non sono sicura che sia andata proprio così, non me lo ricordo proprio. Ma ero certa ci fosse un buon motivo.
    Ad ogni modo, non volevo venire interpellata in quel momento: i professori lo fanno a tradimento, sono certa che lo saprete, quindi meglio sparire squagliandomi fino sotto al tavolo, no?… okay ci sono finita per sbaglio, e poi ho pure sbattuto la testa, però la mia compagnetta è stata così carina da porgermi la mano che le avevo chiesto; cosa che, davvero… a quel punto non mi sarei aspettata affatto. Feci un grande sorriso in risposta alla sua gentilezza, prima di spalancare gli occhi quando, toccandomi sistematicamente il retro della gonna, percepii il contatto decisamente più sottile delle mutandine. Ma la mia super-compagna mi venne in soccorso anche in quel caso, parandomisi in modo che potessi risistemare la situazione senza dare troppo nell’occhio; bene, ormai avevo deciso: saremmo diventate amiche. Molti amavano prendersi gioco di me in quelle situazioni, bonariamente o meno, preferendo far finta di non conoscermi; lei, invece, per quanto davvero non mi conoscesse, mi stava già mostrando quanta gentilezza ci fosse dietro quell’atteggiamento altezzoso.
    « Devi stare più attenta, composta. D’accordo? » le risposi con un sorrisetto impacciato, la linguetta in mezzo ai denti, consapevole di quanto quella richiesta fosse un immediato buco nell’acqua. Potevo proprio sentire il plomp. – Non sai cosa mi stai chiedendo – risi spinta dalla mia cavalcante e sempreverde autoironia, prendendola a braccetto nel dirigerci verso la piccola folla di studenti con una confidenza che mi presi senza neanche pensarci.

    Quando quello spilungone si tolse di mezzo, tentai un intervento che, a giudicare dagli sguardi mezzo costipati di chi mi circondava, non doveva essere andato un granché. Fletcher, però, mi assicurò di averlo trovato sia simpatico che, udite udite, educativo! Ciò scaturì in me un ampio sorriso: tutto sommato, potevo ritenermi soddisfatta, anche se non avevo ottenuto punti come a quel serpeverde so-tutto-io. Pazienza: avrei potuto rifarmi!
    – Oh, ma certo… era una battuta! – risposi a Vicky – l’avevo appena ribattezzata tale – non appena mi resi conto di quanto doveva essere suonata stupida la mia uscita. Magari era una giornata speciale… che ne so! Poteva essere. No? Vabbè, sono certa che si scorderanno della stupidaggine detta in quattro e quattr’otto.
    Probabilmente ne avevo ancora molte altre da dire.
    – Oh no! – esclamai istintivamente, a voce relativamente bassa, quando una grifondoro del secondo – Grace, credo – venne punta da una foglia: quella pianta stronzetta! Eppure, io lo avevo detto… tsk.
    Mi portai automaticamente la mano al petto quando un Fletcher adorabilmente costernato ordinò alla classe di farla passare, per poi medicarle la mano. Che angelo! Non potevamo chiedere un professore di Pozioni migliore, senza dubbio.
    – Buona idea! – esclamai in direzione di Vicky quando propose di usare la Johnson come tester degli unguenti: il mio ragionamento era che, una volta che era già ferita, usare molto unguento l’avrebbe di certo aiutata a star meglio prima. No? Non faceva una piega.

    Scossi la testa in segno di dissenso quando Fletcher si rese disponibile a rispondere ad ulteriori domande; ahimè, scoprii di dover ancora avere a che fare con quella piantina malefica, ma pensai che avrei potuto usare un approccio diverso, questa volta, con le spalle cariche di esperienza.
    Non era il caso di occuparmene adesso, però: erano tutti accalcati attorno alla pianta. Poco male: meno calca altrove! Feci scorrere un dito sulla pagina dedicata del libro di erbologia e, cercando di tenerli bene a mente, mi diressi verso gli armadietti, ma non prima di sbattere contro una grifondoro carica di materiale: – Ops, siamo in due! – risi nel cercare di assicurarmi che nulla la abbandonasse, spingendo meglio una boccetta in mezzo al suo abbraccio.
    Avrei preso gli ingredienti anche per Vicky, ma sarebbero stati troppi, quindi, per il momento, mi limitai al mio, portando al mio posto gli ingredienti e dando, per sicurezza, una seconda controllata al libro per constatare che non mancasse nulla.
    Giunta al carrellino, mi infilai un paio di guanti – decisamente abbonante per le mie mani – e afferrai un panno che dispiegai, tenendolo su un palmo; sapevo quanto facilmente quegli ovetti si distruggessero, dunque la parola d’ordine per tutta quella procedura era una sola: delicatezza!
    – Hey! Vedo che ci stai parlando: ottima tecnica; scommetto che, in quanto essere vivente, ci possiamo fare amicizia. – mi rivolsi nuovamente alla grifondoro che mi aveva spintonata poco prima, che trovai sul posto, mentre con un guanto andai per accarezzare delicatamente il fusto: – Avanti, piccolina… mi serve soltanto un ovetto… puoi vivere senza… su… ora dammelo… – le sussurrai mentre, col panno aperto, attendevo l'istante più propizio per afferrare l’uovo…

    Astrid Fairychild, III anno, Tassorosso
    Interagito con Victoria ed Emily.
    Dà ragione a Victoria passando per stronza pure lei, perché non capisce il suo sarcasmo.
    Si scontra con Emily e poi la ritrova nel palpare la tenera piantina (hanno fatto tipo attacco coalizzato di dolcezza parlando alla pianta come due sceme).




    I need this fucking uovo grz: 3
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      17/4/2023, 06:35
      bunnÿ


    Edited by bunnÿ - 17/4/2023, 18:58
     
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    Alexis Pierce

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    Essere nata tra i babbani e frequentare una scuola di magia era frustrante e, allo stesso tempo, appagante: frustrante perché malgrado cercassi di fare del mio meglio per restare al passo, trovavo la competizione con i miei compagni di classe totalmente sbilanciata, ma appagante perché ero capace di meravigliarmi davanti ad ogni più piccola scoperta che avesse a che fare con la magia, sorprendendomi davanti a cose che per altri non erano che "la normalità". Le lezioni di pozioni generalmente erano quelle in cui davo il meglio di me: annusavo gli ingredienti, ne studiavo la consistenza e ogni loro minima caratteristica empirica. Stesso discorso non valeva, invece, per erbologia: una materia apparentemente innocua che nascondeva vagonate di insidie. Un consiglio che probabilmente avrei dovuto condividere con Grace prima che questa decidesse di infastidire la pianta oggetto della lezione del giorno. Il lamento che si lasciò sfuggire attirò l'attenzione di tutta la classe, professore compreso ed io, come molti altri, non riuscii a non portarmi una mano alla bocca davanti all'immagine delle mani di Grace che d'improvviso si fecero più rosse e gonfie. Scambiai uno sguardo preoccupato con la Corvonero che mi affiancava. Per fortuna, il professor Fletcher non si fece cogliere impreparato, anzi. Neanche a farlo apposta, col suo piccolo incidente, la Grifondoro spoilerò quello che sarebbe stato l'esercizio del giorno per tutti i ragazzi che appartenevano al secondo anno. La vidi sgattaiolare tra me e Phoebe, nel tentativo di sotterrarsi o di scomparire direttamente, e non riuscii a trattenere un sorriso divertito. «Non chiedermelo, sei piuttosto brava a metterti in pericolo anche da sola.» le sussurrai ironica, con le braccia incrociate, mentre cercavo di fare attenzione alle parole del professore. Cercai quindi di appuntare mentalmente le informazioni più utili per assicurarmi di non fare la stessa fine della mia compagna di dormitorio: la pianta maledetta ha delle spine sottili e urticanti che ricoprono le foglie, evitare i rami più sottili mentre oscillano, i frutti ovali sono concentrati nella parte più interna ovviamente.
    «Oggi i ragazzi del secondo anno lavoreranno con le foglie utili a creare lo stesso unguento contro le abrasioni che ha appena testato la vostra compagna. » decise il professore, magari lasciandosi ispirare dall'incidente che aveva coinvolto Grace. «Puoi assicurarti che si limiti a preparare l'unguento?» bisbigliai ironicamente a Phoebe, facendo un cenno in direzione della Johnson. Ma prima che quest'ultima potesse ribattere, la battuta sarcastica di una Serpeverde ci costrinse a cercarla con lo sguardo. Non mi intromisi, sapevo per certo che non ce n'era davvero bisogno, che la diretta interessata sapeva cavarsela da sola e tirare fuori gli artigli come un vero leone quando ce n'era bisogno, ma lanciai una pessima occhiata alla Crain nella speranza che lei lo notasse. Che spina nel fianco, quei Serpeverde.
    «Mentre per voi, ragazzi del terzo... - riprese a parlare il Fletcher, rivolgendosi a tutti quelli del mio stesso anno - ...la sfida si fa leggermente più ardua, perchè dovrete cogliere proprio le uova della pianta» .«Cosa? Noooo... Cazzo che sfiga, preparati a vedermi morire.» borbottai in direzione della Rosier, mentre il professore riprendeva parola, indicando agli studenti di ogni anno gli strumenti adatti al compito che era stato loro assegnato.
    Non appena l'uomo smise di parlare, tutti i presenti si accalcarono intorno alla pianta, cercando di assicurarsi il proprio occorrente. Approfittando del momento, tornai al posto, aprii il mio volume di pozioni facendo scorrere le pagine fino alla duecentosedici e lessi tra me e me quali fossero gli ingredienti e persino il procedimento della pozione: uovo di Solanum Ovigeranum, zenzero, acqua, ingrediente base, foglie di Coclearia...per un momento fui tentata di alzare la mano e chiedere al professore un chiarimento, poi decisi di sfogliare il libro fino all'indice per avere un'idea di che tipo di pianta si trattasse.

    DESCRIZIONE: Formano piante basse, arrotondate o striscianti, in genere alte 5–20 cm. Le foglie sono lisciamente arrotondate, grossolanamente a forma di cucchiaio. I fiori sono bianchi con quattro petali e sono portati in brevi racemi .
    USO E PROPRIETÀ: La Coclearia è una pianta usata nella preparazione di Distillati Svianti o di Confusione come probabilmente l'intruglio Confondente, grazie alla sua efficacia nell’infiammare la mente e produrre stati di eccitazione febbrile. Inoltre per chi l'assume, produce imprudenza e spericolatezza, e far venire una sensazione di onnipotenza.


    Alzai un sopracciglio, soddisfatta di aver scoperto qualcosa di nuovo e - senza attendere oltre - chiusi il libro e mi diressi verso il carrettino, decisa a sistemare sul mio banco tutti gli ingredienti necessari a procedere col compito che il professore ci aveva assegnato. Una volta che la folla attorno alla pianta si fu diradata, mi ci diressi e dopo aver infilato i guanti fino a coprire quasi completamente i polsi, presi un profondo respiro, consapevole che ciò che stavo per fare si sarebbe potuto rivelare un completo disastro.
    Una volta difronte alla maledetta, deglutii a vuoto, mi guardai intorno per assicurarmi di non essere osservata e poi mi concentrai sull'obiettivo: le uova che la pianta proteggeva al suo interno. Il mio piano consisteva nel lisciare la pianta con un bel discorso di incoraggiamento, così da renderla meno incline alla violenza. Non ero certa che avrebbe funzionato, ma avevo sentito di un esperimento secondo il quale le piante con le quali si parla finiscono col crescere più rigogliose, quindi... valeva la pena tentare! «E va bene... veniamo a noi. Non voglio farti del male... voglio solo.... uno dei tuoi ovetti...» bisbigliai tra me e me, sperando che nessuno mi sentisse mentre avvicinavo una mano al frutto e pregavo la pianta di non farmi fare brutta figura. Quanto sarebbe stato bello se fosse esistito un incantesimo per immobilizzare tutti quei rametti....
    Alexis Pierce, III anno, Grifondoro.

    - Interagito con Mackenzie (png), Phoebe, Grace e citata Victoria;
    - Ho lasciato che gli altri si scannassero per recuperare gli ingredienti dalla pianta e, una volta arrivato il mio turno, mi sono messa a patteggiare con la pianta nel tentativo di convincerla a non fare la stronza (?).


    Parlare alla pianta avrà determinato la riuscita dell'esercizio?: 4
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    • Inviato il
      17/4/2023, 18:45
      camden.
     
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    ★★★

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    I serpeverde mi stanno dando gioie quest'oggi, chi con la conoscenza chi con l'ironia. Pungente, da serpe appunto. Signorina Crain, sta forse cercando di far colpo? Su Ethan perchè se Fletcher la sentisse dovrebbe uscirsene con qualche frase perbenista del cazzo. Noioso. Infatti è per questo che decido che Fletcher non ha sentito nulla, si finge sordo o troppo distratto dalla studentessa in pericolo. Con faccia colpevole, guardala lì, faccia colpevole e coda fra le gambine «non si preoccupi signorina Johnson, la prossima volta stia più attenta quando si approccia a qualcosa che non conosce» tipo alla vita, non vorrei che crepasse per sbaglio per la troppa distrazione. Comunque, nonostante il mio reale pensiero sulla questione, mi mostro rassicurante, carino e coccoloso. E lei ci casca. Ci cascano tutti, come potrebbe essere altrimenti? La dentatura bianca e smagliante del dolce prof fa breccia nel cuore di queste povere pecorelle smarrite allietandogli le giornate e segue la Johnson lungo il suo percorso a ritroso. Un angelo custode insomma,
    Sembra che il signor Harris oggi sia carichissimo di curiosità e entusiasmo. Anche meno, ti prego, andiamo avanti «sì, signor Harris?» eppure Alan appare sorridente, come al solito. Pare che questi ragazzetti siano la sua medicina. Porca troia che schifo «oh sì! I frutti che hanno raggiunto il giusto grado di maturazione permettono di preparare le pozioni più efficaci. Quando le finte uova si irrigidiscono del tutto, è il momento per coglierle. Si ha circa una settimana di tempo prima che le uova marciscano e cadano, l'doro è davvero pessimo, credetemi» e con questa mi chiedo se Harris non voglia mettere su la sua piccola serra provata e fare concorrenza a Blackwood. Magari piantando qualche piantina allegra e avviando uno spaccio. Sarebbe divertente. «Spero di essere stato esaustivo, ad ogni modo dalla prossima settimana spero di potermi rendere nuovamente disponibile per eventuali approfondimenti» e il signor Fletcher si sfrega nervosamente le mani. Un po' perchè è in difficoltà visti i "recenti accadimenti", pover'uomo. Un po' perchè così evito di usarle per schiaffeggiare la tassorosso. Ho già le palle abbastanza girate per poter stare a sentire anche le sue stronzate. Vuoi vedere come mi fa saltare la copertura? Frega un cazzo, vado ad Azkaban con il sorriso. No scherzo, se ci devo andare sarà per un motivo glorioso. Ossì. Tipo disintegrare chiunque sia il responsabile della mia vacanzina obbligata aka fuga dall'Inghilterra. Intanto ho già in mente qualcuno su cui sfogarmi. Una certa nipotina dai capelli ricci e la lingua troppo lunga che mi attende. Sono stato tanto amorevole da prepararla. A cosa ovviamente non lo sa, ma non lo so nemmeno io. saranno le mie fantasie del momento ad ispirarmi.
    Intanto «sarete voi le cavie di voi stessi signorina Crain, proverete unguenti e pozioni su voi stessi. Quindi concentratevi sulle vostre azioni, non su quelle degli altri» la serpeverde mi costringe al bastone. Eheh, bell'entusiasmo, bella competizione. Acida come un veleno. E io ci godo, eccome se ci godo, me ne sto qui ad assistere all'entusiasmo di questi ragazzini.
    Assisto alle loro performance con la pianta ovviamente, venti bigliettoni che la tassorosso lascia l'aula infortunata. Passeggio intorno alla cattedra, tipo pesce rosso nella boccia. Alcuni vanno verso la dispensa. Li seguo con lo sguardo come uno stalker perchè anche solo se toccano cosa non devono toccare, li butto dentro la pianta. Lo giuro. Mi avvicino alla serpeverde, la famosa Crain, mentre fa sostanzialmente una figura di merda. La sua voce deve stare particolarmente antipatica alla pianta, che compie una mezza rotazione colpendo la ragazza. Potrei immobilizzare la pianta, ma non lo farò. Sarebbe come darle un aiuto. E si sa che in quel posto cattivo che è il mondo bisogna imparare ad aiutarsi da soli. Quantomeno sono soltanto i guanti a riempirsi di spine «le consiglio di cambiare i suoi guanti» un po' di pressione in più e le spine rischieranno di entrarle sotto la pelle «inoltre temo che mezza foglia non basti. Riprovi, vedrà che ci riuscirà» povera pianta menomata. Adesso si che sarà proprio incazzata.
    Poi abbiamo il figlio illegittimo di Blackwood; oggi è proprio la tua giornata, fortunello del cazzo eh? La rapidità lo premia. Qua il mio lavoro è concluso. Nessun episodio divertente. Lui è l'uomo partita, l'uomo che sussurrava alle piante, le avrà cantato una ninna nanna. Quindi gli sorrido compiaciuto e passo oltre. Passo ad un'altra su cui avrei potuto scommettere altri soldi, la grifondoro. Approccio... aggressivo «signor Harris, aiuterebbe la sognorina Johnson perfavore?» così gli facciamo fare qualcosa di utile a questi scemi. Tra un po' la staccano alla radice. Già sento l'eco di Blackwood in lontananza che rompe i coglioni. «Bene Smith!» altro sorrisino simpatico alla grifondoro. E dulcis in fundo, i miei venti bigliettoni. Allungo il collo per scoprire l'esito della scommessa: infermeria sì o infermeria no? Dunque dunque...inizio benino. Che culo. Però... ahi ahi «le conviene fare un movimento veloce a questo punto» lenti sì, lumache no. Altra grifondoro, questa è davvero l'ultima. Rapido combattimento con le foglie e via, anche qua ci siamo portati a casa l'ultimo uovo. I morti ammontano a zero. Anche oggi, tutti vivi. Aspettiamo però, manca ancora il pezzo forte prima che la lezione finisca. Manca la parte in cui sono io a destreggiarmi fra i vari ingredienti e a fare le mie magie. Uno spettacolino privato tutto per i miei studenti in cui gli faccio vedere com'è che si muovono le mani in un laboratorio «bene, adesso che avete gli ingredienti passerò a spiegarvi i vari procedimenti. Osservate bene, inizierò dall'unguento che dovrete preparare voi del secondo anno» trascino sulla superficie di legno ingredienti e ingredientini. Le mie foglie sono state precedentemente strappate, ovvio «iniziamo con le lumache cornute. Va rimossa la parte finale della coda e successivamente vanno pestate nel mortaio» e così faccio, molto rapidamente perché qua non abbiamo tempo da sprecare e i ragazzini devono essere allenati a tenere gli occhi ben aperti. Tanto comunque, ogni movimento è facilmente leggibile. «Aggiungiamo il pus, non ha un odore ma è normale » praticamente fa tutto schifo in sto unguento di merda, puzza. Puzza tutto. La situazione migliora leggermente all'orecchio step successivo «sminuzzate le foglie raccolte, sempre con i guanti mi raccomando» voce tutta concentrata mentre faccio lo chef sminuzza foglie. Anche quelle, le butto insieme alla poltiglia che mi ritrovo nel mortaio in marmo. Sale un'odore fresco simile a quello della mente evitando eventuali conati di vomito. Non a me, io ci sono abituato. Poi taglio a metà la foglia di aloe e come se fosse un gelato, tiro via l'interno. Aggiungo tutto «due mescolate a destra, due a sinistra. Assicuratevi che la foglia non si veda più, deve essere un composto omogeneo. Se ben eseguita, farà riassorbire nell'arco di poco tempo eventuali abrasioni. Mi raccomando, state attenti alle dosi oppure otterrete un unguento che non servirà proprio a nulla » mostro l'opera astratta ai ragazzini. Ha un colore verde menta, carino, ci dipingerei le pareti di casa. Tutto chiaro? È facile dai, persino la Fairychild ci riuscirebbe. «adesso passiamo alla pozione Rinvigorente» leviamo sti guanti del cazzo da idraulico, rimbocchiamoci le maniche della camicia e dedichiamoci al pentolone in cui sta bollendo l'acqua «come vedete l'acqua va portata ad ebollizione. Questo permetteà all'uovo di sciogliersi al suo interno» e quindi senza fretta, buttiamo dentro l'uovo «se la temperatura dell'acqua e giusta, il frutto inizierà a creparsi e quindi a sciogliersi» motivo per cui aspetto un po' prima di aggiungere il resto. Ancora un pochino. Un pochino. Ok va bene. Ingrediente base «un cucchiaio di ingrediente base, poi giriamo due volte verso destra e abbassiamo la fiamma» coclearia, quattro foglie intere. Le mostro alla classe, non c'è trucco non c'è inganno. Metto le prime due, muscolo una volta verso sinistra, metto le altre due. «Bene, a questo punto spegniamo la fiamma e aggiungiamo lo zenzero... ecco, il colore tenderà al marroncino. La consistenza è praticamente quella dell'acqua. Aspettate che si freddi un po' e poi avrete la vostra dose di pozione rinvigorente» le foglie sono affondate. Perfetta. Anche questa è perfetta. Ma d'altra parte, quando sei un genio... un artista. Poggio le mani sul bancone sempre vomitevolmente sorridente «bene ragazzi, passeró a controllare che sia tutto in ordine, state tranquilli» passerei volentieri anche a modificare i vostri intrugli per farveli andare volutamente di traverso. Così, per hobby, perchè sono annoiato ed incazzato.

    Siete sopravvissuti ad un altro giro, bravi bambini!
    Visti i risultati dei dadi, passo a riassumervi le reazioni della pianta che potrete descrivere nel prossimo post

    VICTORIA CRAIN - la pianta non prende bene il tuo approccio e per difendersi, compie un brusco movimento dandoti letteralmente uno schiaffo sulle mani guantate. Per tua fortuna non riporti danni, ma tagli a metà una foglia. Sei costretta a riprovare a recuperare le foglie, puoi tranquillamente determinare tu l'esito positivo dell'azione e poi procedere alla preparazione dell'unguento.
    Punteggio del dado: 1

    MICHAEL HARRIS - la fortuna sembra assisterti. La pianta è troppo distratta a difendersi dall'attacco della signorina Crain, quindi riesci tirare via dalla pianta le tre foglie che ti servono. Prima di farti gli affari tuoi però, aiuta la signorina Johnson con il suo compito visto che sei tanto bravo.
    Punteggio del dado: 5

    GRACE JOHNSON - il tuo attacco Roki non è stato affatto gradito dalla pianta che sembra troppo agitata per poter essere avvicinata. Si muove, rischi di essere nuovamente colpita. Quindi il signor Harris ti aiuterà a raccogliere le foglie, poi potrai proseguire a preparare l'unguento.
    Punteggio del dado:1

    PHOEBE EMILY SMITH - fortuna per signorina Smith che, non si sa come, riesce a stare simpatica alla pianta che non si muove minimamente mentre ti adoperi per recuperare le foglie. Sarà stata ipnotizzata dalla faccia buffa di Emily, chissà.
    Punteggio del dado: 5

    ASTRID FAIRYCHILD - tutto bene l'avvicinamento, attenzione al panno di cotone che si impiglia tra le minuscole spine della pianta. Dopo questo intoppo però, riesci a raggiungere l'uovo e a prelevarlo intero (fortunella).
    Punteggio del dado: 3

    ALEXIS PIERCE - ti dibatti per un po' con la pianta che fa i capricci, come al suo solito. Poi si apre un fortunato varco nel fogliamo che ti permette di vedere e quindi raggiungere l'uovo all'interno della pianta. Forse le paroline dolci hanno funzionato.
    Punteggio del dado: 4

    Dovete INIZIARE ED ULTIMARE le preparazione a questo giro.
    Al prossimo giro invece, vi dirò il risultato che avete ottenuto in base alle vostre azioni e potrete testare la pozione su voi stessi.
    I procedimenti sono descritti nel post, quindi leggete con attenzione.

    Infine vi ricordo LO SPOILER con: di
    Nome, Cognome, la casa di appartenenza, l'anno frequentato, un velocissimo riassunto delle vostre azioni e/o interazioni con altri PG
    Esempio:
    Tizio Caio
    III anno, Dittorosa
    entrato in classe e risposto ad una delle domande, interagito con Pinco Pallo?




    ATTENZIONE: in merito a questo punto, per ogni mancato spoiler verranno sottratti dei punti alla casata del PG che non ha inserito lo spoiler.

    Avete la possibilità di rispondere fino a giorno 25/04 alle ore 15, ricevete la mia risposta il 26/04.
    Anche in questo caso, verrà assegnato un malus alla casa di eventuali ritardatari.



    Edited by Maniac - 18/4/2023, 22:46
     
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