Once Upon a DecemberBallo di Natale ─ ufficiale.

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    Trovarsi finalmente faccia a faccia con il proprio accompagnatore aveva sicuramente contribuito a rendere Mackenzie più rilassata e a farla entrare in uno status più festaiolo. In compenso, successivamente, la professoressa Vane ruppe il ghiaccio rendendo il clima ancora più calmo e cordiale. Aver ricevuto un simile complimento dalla professoressa per cui nutriva più ammirazione, era un successo non indifferente e per questo non riusciva a smettere di sorridere. Ovviamente senza sembrare inquietante o strana. «Professoressa, la ringrazio. Lei è impeccabile, come sempre.» Mackenzie ammirava la professoressa Vane, era sempre composta, mai con un capello fuori posto e sapeva essere sicura e severa ma senza sbilanciarsi troppo e la Rosier era così che mirava ad essere da grande. L'aveva presa come suo punto di riferimento fin dalla prima lezione in cui l'aveva vista, dove ad aver spiccato era l'autorevolezza e l'attenzione che riusciva a suscitare negli studenti. Il punto fondamentale era dato dal suo fascino ma per Mackenzie, la professoressa Vane non era solo quello. «Buona serata professoressa.» Le sorrise cordialmente prima di ritornare a guardare il suo accompagnatore. «Secondo la Vane, lo sei anche tu.» E con le mani andò ad accarezzargli delicatamente le spalle, sia per sistemargli la giacca sia perché nei film aveva visto numerose protagoniste femminili svolgere quell'azione per interagire in maniera più profonda con il proprio partner. Chiaramente Mackenzie per quella sera non aveva l'intenzione di provarci con Will ma doveva ammettere che l'idea non era poi così brutta. Il tassorosso aveva sicuramente fascino e la sua personalità - quel poco che aveva potuto conoscere - lasciava che il ragazzo non passasse del tutto inosservato. Proprio per questo aveva deciso di giocarsi la mossa del gioiello che, chiaramente, sarebbe riuscita ad indossare anche senza l'aiuto di un'altra persona. «Secondo mia madre i gioielli completano ogni vestito, anche se a notarli non c'è nessuno.» Disse cercando di imitare il tono suadente di sua madre. «Però devo darti ragione, questo vestito parla da sé.» Effettivamente dentro quell'abito si sentiva un po' una pallina da discoteca, di quelle tipo anni '70 che le noti anche se la tua attenzione non è riposta su di loro. Scrollò le spalle prima di sentire la risposta del ragazzo alla sua domanda senza riuscire a trattenere un piccolo sorriso che non voleva essere un ghigno o una presa in giro, semplicemente trovava molto carino il suo modo di porsi nei suoi confronti. «Tu non hai niente che non va, Will e non sei inferiore a me o a nessun altro.» Era ciò che pensava e voleva che anche lui si rispecchiasse nelle sue parole e iniziasse a considerare il suo valore. «Che tu ci creda o meno, nessuno mi ha chiesto di venire al ballo. I nuovi arrivati qui non sono visti di buon occhio, forse?» Non ci era rimasta male, non era nemmeno turbata o frustrata al riguardo perché sapeva che difficilmente i gruppetti già formati lasciano spazio a qualcuno di nuovo per inserirsi. Tra quelle mura c'erano già amicizie e relazioni consolidate, lei non era una di quelle e probabilmente mai lo sarebbe stata. Parliamoci chiaro chi lascerebbe qualcuno con cui è abituato a stare, per passare a qualcuno di cui non sai niente se non il nome e forse il cognome? Nessuno. L'abitudine genera stabilità mentre l'ignoto genera inquietudine ed evidentemente Mackenzie era l'ignoto di cui tutti avevano paura oppure più semplicemente, era qualcuno di cui nessuno si preoccupava. Una miss nessuno. Il ballo, però, era un evento allegro perciò smise di fare quei pensieri tristi, malinconici ma si concentrò sul passare una bella serata con Will. Prese il braccio del tassorosso e fece il suo ingresso nella Sala Grande, notando quanto maestosa fosse e rimanendo letteralmente sbalordita da tutte quelle decorazione. A stento riusciva a riconoscerla, sembrava quasi un altro posto. «Hai fatto un lavoro straordinario è...è tutto perfetto!» Degno di una festa firmata Rosier. Casa sua, durante le feste, era simile alla Sala Grande in quel momento perché a suo padre piaceva fare le cose in grande. Una qualità che a volte disprezzava perché secondo lei l'eleganza e lo sfarzo, non sempre sono sinonimo di cordialità o ospitalità. Ma cosa ne poteva sapere lei, una ragazzina di appena diciassette anni? «Non vedo l'ora di ascoltarlo e magari, chissà, potremmo anche ballare un po'.» Che razza di festa era altrimenti? La giovane Rosier amava ballare e quella era l'occasione perfetta per mettere in mostra tutti i suoi allenamenti di quegli anni. «No, non sono di qui.» Era così evidente? «Prima studiavo ad Ilvermony, poi per alcune faccende personali mi sono dovuta trasferire qui.» Tutta colpa del suo fratellastro Seth che se non avesse sporto denuncia verso il padre della giovane Rosier, probabilmente avrebbe continuato a vivere la sua vita semiperfetta ad Ilvermony. Si guardò intonro, chissà cosa stava facendo in quel momento quel pezzo di merda. Se solo l'avesse intercettato, gli avrebbe potuto servire un bel bicchiere di qualsiasi drink proprio sulla sua splendida facciaccia. «Oh, certo.» Rispose confusa per quell'insolita richiesta. «Hai una sorella?» Gli domandò poi con il semplice intento di fare conversazione mentre si serviva da bere. «Ci facciamo una foto ricordo? E' la mia prima festa qui e vorrei immortalare il momento.» Sorrise nella speranza di non essere troppo invadente. La serata stava passando tranquilla quando notò un po' di mormorio verso il centro della pista. «Che sta succedendo lì?» Domandò a Will mentre si sporgeva per cercare di captare qualcosa.

    Mackenzie Rosier, III anno, corvonero.
    Interagito con la professoressa Vane e Will. Citato Seth (<3)
    Si trova al tavolo delle bevande con Will.
     
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    Chloe Thompson

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    Qualche giorno prima della festa di Natale Chloe aveva ricevuto un pacco da parte di sua madre. Lei come tutti gli altri genitori erano venuti a sapere della grande festa che Hogwarts aveva preparato per gli studenti e gli insegnanti. Dentro questo pacco c’era un vestito rosso aderente e lungo: sicuramente molto provocante, sua madre era forse uscita di testa? Con questo vestito era presente una maschera nera di pizzo.
    Tesoro. Non so se ti piacerà questo vestito, però so per certo che sarai un vero schianto! Mi raccomando, divertiti, non pensare a nulla e goditi questi giorni, che poi quando sarai grande come me ti pentirai di tutto ciò che non hai fatto!
    Un bacio, la mamma.

    Certamente Chloe poteva definirsi una ragazza che amava frequentare feste e cose del genere. Eppure proprio per quella festa aveva zero voglia di andare. Non sapeva esattamente perché, sapeva solo che avrebbe preferito andare ad una lezione di Erbologia, e questo cari era tutto un dire! Il giorno del ventiquattro dicembre aveva passato tutta la giornata a dire alle sue compagne di casate di non avere nessun tipo di intenzione di andare a quella festa. Aveva ricevuto diversi inviti da parte dei ragazzi ma gli aveva rifiutati tutti. Era seduta su una delle poltrone nella sala comune dei grifondoro e guardava le sue compagne prepararsi per il gran giorno. ”Divertitevi anche per me!” esclamò la ragazza riportando poi lo sguardo sul libro di trasfigurazione. Avrebbe passato la serata a tirarsi avanti con lo studio, infondo era quello che contava. Però non riusciva a concentrarsi, pensò che magari era il posto. Magari doveva semplicemente andare nei dormitori. Però non cambiava. La sua testa viaggiava alle parole di sua madre. Te ne pentirai. Sapeva perfettamente quanto a sua madre le mancassero gli anni ad Hogwarts con tutte le feste annesse, perché lei avrebbe dovuto togliersi questo privilegio? Si sarebbe pentita sicuramente, anche perché poi avrebbe ascoltato il resoconto della serata dalle sue compagne, e si sarebbe mangiata le mani sicuramente. Con uno scatto che manco una gazzella scivolò fuori dal letto. Indossò il vestito rosso che sua madre le aveva mandato con i guanti neri e lunghi annessi e si lisciò i capelli piuttosto velocemente. Passò poi al trucco: niente di eccentrico, alla fine ci pensava già il vestito a fare il suo sporco lavoro. Si guardò allo specchio, sicuramente non sarebbe passata inosservata. ”Che scema!” si era dimenticata un particolare non da poco, con chi sarebbe andata alla festa? Poi le venne un lampo di genio: Lucas Knight! Un tassorosso della sua età che aveva sempre avuto un debole per lei. In realtà era quello che tutti chiamavano uno sfigato, sapeva che non aveva ricevuto nessuna risposta positiva, e che era rimasto in biblioteca a studiare. Chloe afferrò la sua maschera e uscì di fretta dalla sala comune dei grifondoro. Direzione: biblioteca. Lucas era vestito per la festa, probabilmente non aveva perso le speranze. In realtà le aveva sempre fatto tenerezza, ma per carattere non voleva illudere nessuno. ”Mettiamo in chiaro le cose. Mi serve entrare alla festa, tu vuoi andare, andiamo assieme. Ma non c’è niente di più!” a Lucas bastava. I due a passo svelto dato che ormai la festa era cominciata da un po’ di tempo andarono verso la sala grande. Chloe una volta davanti indossò la sua maschera. Mamma mia. Questa volta si erano proprio superati, le decorazioni natalizie erano perfette. Notò lo sguardo dei suoi compagni, era strano vederla con Lucas, ne era consapevole. Come d’accordo Chloe gli disse di andare dai suoi compagni, non aveva intenzione di stare con lui, e lui lo sapeva. Da lontano vide Halley, una sua compagna di casata, anche lei aveva provato ad insistere con scarsi risultati. ”Allora che mi sono persa?” disse alla ragazza mentre si aggiustava il vestito osservando attorno a lei cosa succedeva.


    Chloe arriva in ritardo alla festa, inizialmente non aveva voglia di venire poi dopo ha cambiato idea. Va alla festa con Lucas Knight un ragazzo che era rimasto senza accompagnatrice che ha sempre avuto un debole per lei. È un tassorosso piuttosto ‘sfigato’, infatti vederlo accanto a lei crea qualche sguardo curioso. Come d’accordo Chloe abbandona il suo accompagnatore all’entrata della sala grande e si avvicina a Halley, sua amica.
     
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    Mars Carter-Johnson

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    Mars si accorse di aver fatto una cazzata nell'istante esatto in cui il liquido ambrato finì sulla camicia del Serpeverde, creando un alone ben visibile. Non aveva mai fatto qualcosa del genere, non per conquistare una ragazza almeno. No, non era mai stato quel tipo di ragazzo. Ricorrere all'umiliazione dell'accompagnatore di Grace per attirare l'attenzione della ragazza era stato un errore, eppure non riuscì a pentirsene subito. Anzi, preso dal momento, si era persino sbilanciato e l'aveva invitata a ballare, come se nulla fosse, ignorando le proteste dell'Harris che aveva commentato il suo gesto, giudicandolo banale. E pur consapevole che quello aveva totalmente ragione, Mars non si zittì davanti alle sue frecciatine. «Non sai usare la bacchetta? Ti ho detto che mi dispiace, perché non ti occupi della tua camicia e non ti levi di mezzo?» L'aggressività apparentemente immotivata del Carter-Johnson stava cominciando a venir fuori nel peggiore dei modi, ne era consapevole persino lui, eppure non riuscì a non dar voce al suo fastidio. L'arroganza dell'Harris era ciò che di più lontano c'era da Grace, ma era comunque lui che la grifondoro aveva scelto come accompagnatore, quella sera. I suoi pensieri furono interrotti da un secondo serpeverde, il quale - trattando l'Harris come un ragazzino - lo prese per l'orecchio davanti a tutti e gli fece una sorta di ramanzina, quasi fosse suo padre. Assistere a quella scena fu così umiliante, che Mars se ne restò in silenzio, godendosi inespressivo lo spettacolo finché non si sentì tirato in causa. Il nuovo arrivato pretendeva che il tassorosso "rimediasse" personalmente "al danno causato". Il tono che aveva utilizzato, però, somigliava più ad un'imposizione che ad una richiesta e Marshall proprio non capiva chi fosse lui per mettersi in mezzo. «Altrimenti che succede, mh?» lo provocò il tasso, voltandosi in cerca dello sguardo dell'altro che apparentemente voleva far contento il concasato, lasciando che Mars si prostrasse ai piedi di entrambi e si sostituisse ai loro elfi domestici. Piuttosto che mortificarsi in quel modo, avrebbe incassato qualunque conseguenza sarebbe derivata dal suo rifiuto. Conseguenza che non tardò ad arrivare, e - insieme ad essa - gli fu servito un conto ben più salato di quanto il biondo non si sarebbe aspettato, visto ciò che aveva fatto per Grace, quella sera. Il moro, infatti, che stupido non era - sebbene fingesse un'autorità che palesemente non aveva - unì subito i puntini e, apostrofando la Johnson col termine "ragazzina" la esortò a prendere una decisione, a scegliere tra i due. Quella possibilità però infastidì molto l'accompagnatore di Grace, il quale - con fare cavalleresco - fronteggiò il molestatore e lo dissuase dall'usare ancora quel tono con lei. Lei è affar mio. quelle poche parole rimbombarono nella testa di Marshall, il quale li osservò muoversi come fossero una vera coppia, davanti al moro. Una sensazione, quella del biondo, che Grace non si prese la briga di smentire, ma anzi, tutta presa dal suo serpeverde si infilò nella lite familiare, mettendo in chiaro più cose di quanto il Carter-Jonhnson non avrebbe voluto sentire. «Seconda cosa questi a prescindere non sono affari tuoi e terzo, anche se non sono affari tuoi sappi che questa sera la passerò con tuo fratello dato che mi ha invitata!» Frase che fu seguita dal rifiuto, da parte della ragazza, dell'invito del tasso. Come colpito in pieno volto da un gancio ben assestato, Mars voltò il capo incredulo e annuì tra sé e sé, perso in pensieri che vedevano quella nuova coppia come unico soggetto. Irrequieto, il biondo si domandò se aveva capito bene ciò che Grace voleva dire con quella frase, si domandò cosa ci trovasse in un idiota simile e perché diamine aveva accettato di andare al ballo insieme a lui. Infastidito, indurì la mascella nel vedere la grifondoro far scivolare la mano in quella dell'Harris e si umettò le labbra, finendo per scuotere il capo, deluso, e ridere dal nervosismo, incrociando lo sguardo di un'altra grifondoro accorsa poco prima per soccorrere Grace. Che fossero tutti impazziti, quella sera? Possibile. D'altronde, sebbene fosse davvero complicato lasciare Marshall senza parole, fu proprio ciò che accadde. Fermo sul posto, con lo sguardo fisso sulla figura della Johnson, si morse il labbro scuotendo per l'ennesima volta il capo deluso e, senza aspettare che i due si allontanassero, mosse i passi necessari per oltrepassare David, con l'intento di abbandonare quel teatrino ridicolo. Ma, nel farlo, preso com'era dalla rabbia, urtò volutamente la spalla del moro. «Testa di cazzo.» sussurrò, mentre lo superava. E se da una parte desiderava ardentemente che l'altro lo sentisse e reagisse a quella provocazione, dall'altra Marshall sperava di scivolare via da quel posto prima di perdere il controllo della propria rabbia. Sentiva la pelle andargli a fuoco, letteralmente e aveva come l'impressione di poter radere al suolo l'intera sala se solo qualcuno gliene avesse dato motivo. Insomma, Marshall era una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.
    Marshall Carter-Johnson, IV anno, Tassorosso.

    - Premessa: scusate, ma non sono capace di interagire con tante persone nello stesso post e si vede lol
    - Interagito e citato Grace, Mike, David ed Halley.
    - Marshall si rende conto di aver fatto una cazzata, ma ciò che accade subito dopo il "piccolo incidente" e la reazione di Grace in difesa di Mike rendono il tasso nervoso. Geloso delle attenzioni che la Johnson rivolge al suo accompagnatore, Mars cerca di allontanarsi dai due e, nel farlo, provoca David - che Mars ritiene colpevole di quel teatrino - dandogli una spallata.
    - PS. Mars è un'elementarista, il suo elemento è il fuoco, non lo ha ancora sbloccato, ma si sente particolarmente accaldato vista la rabbia che prova e la situazione di merda in cui si è messo da solo <3 (spero vada bene!)


    Edited by -mars - 8/1/2023, 18:40
     
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    Wilder Singh

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    17 anni - III anno

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    – Già tocchi? Potrei abituarmi – scherzò il tassorosso quando si sentì toccare le spalle dalla Rosier; un tocco leggero e stranamente premuroso che di certo non si aspettava. Non poteva però dire che non gli facesse piacere; il contatto fisico era un elemento intimo che voleva dire molteplici cose: che la ragazza avesse un reale piacere a stare in sua presenza, che le interessasse mostrare la sua vicinanza ed entrare in confidenza… certo nessuno poteva superare l’invidiabile stacco di gamba con cui Rain faceva cadere ogni possibile barriera sociale nel tempo di un battito di ciglia… ma perché stava pensando a lei? Non dovrebbe pensare a lei. Non in quel momento. Non al fianco di una bella ragazza come Mackenzie.
    – La Vane non mi ha minimamente guardato: come ti ho detto, attiri tutta l’attenzione su di te. Ma non mi dispiace! – Will era sincero: non gli importava di apparire, ma una parte di sé lo faceva sentire fiero di presenziare al fianco di una ragazza così graziosa ed elegante. Proprio per questo fu a dir poco sconvolto dallo scoprire di essere stato praticamente l’unico ad invitarla a quel ballo. – Mi stai prendendo in giro, vero? – domandò con un sorrisetto incerto, che fu spento dopo pochi istanti di silenzio affermativo. – Inspiegabile. Sei una delle ragazze più carine del castello, a mani basse… Però si spiega il perché tu abbia accettato subito il mio invito. 1 punto per me… 0 per quegli idioti – con un gesto deciso Will sistemò meglio la prese di lei sul suo braccio, stringendo le sue dita in modo che si facesse più salda; era giusto che quella ragazza si sentisse speciale, per quella sera; oltretutto voleva guadagnarsi il diritto ad accompagnarla. Voleva dimostrare di essere all’altezza di tale compito.
    – Beh, non ho fatto tutto io! Però è stato divertente – Will diede una risata allegra, illuminandosi nel vedere la corvonero così estasiata da tutta quell’eleganza sfarzosa, dalla neve finta, dagli addobbi e dalle luci, per noi parlare dei tre grandi alberi che svettavano maestosamente dietro al tavolo dei professori.
    – Certo che balliamo! Ma prima mettiamo qualcosa nello stomaco… Eccolo… guarda! È già sul palco. Chissà cosa porterà – neanche il tempo di dirlo, che la band iniziò ad intonare le prime note, e Marshall afferrò il microfono. Will era eccitatissimo di vedere il suo amico cantare dal vivo, ma lo fu ancora di più quando le luci si abbassarono e l’indice di Marshall indicò una ragazza nella folla che Will non identificò con precisione, ma fu piacevolmente colpito da tutta la messa in atto: dedicarle un pezzo era un gesto coi fiocchi. In effetti avrebbe potuto farlo anche lui… se solo avesse avuto a chi dedicar-… no, non doveva pensare a Rain, zero assoluto!
    La sua mente tornò al tempo presente giusto in tempo per riacciuffare il filo del discorso: – Ilvermony? È… in America, giusto? Dev’essere stato un cambiamento estremamente brusco per te. Beh… io se per questo studiavo a casa…beh, da nomade! Anche quello è un gran cambiamento. Vedi? Abbiamo già una cosa in comune. E dimmi, com’è Ilvermony? È molto diversa da qui? – Will iniziò ad allungare le mani sul finger food disponibile, sinceramente interessato a scoprire come funzionasse l’istruzione dall’altra parte del mondo; conoscere persone e luoghi diversi era un piacere immenso per lui.
    – No, è la mia ragazza… sì, sì, è mia sorella! Devo badare a che non combini guai… è troppo piccola per quelle cose… i fidanzati. O gli aspiranti tali. Suppongo che sia a questo punto che il mestiere di fratello maggiore si faccia più arduo.. Tu hai fratelli o sorelle? – eppure non poteva farne a meno: con la coda dell’occhio guardava lei, Rain, nascondendosi dietro al bicchiere di analcolico, cercando disperatamente di non farlo notare.
    – Mh? Foto dici? Certo. Hai la macchina? –
    Un caos, a un certo punto, rubò la sua attenzione, ma anche quella di Mackenzie: al centro della sala, alcuni animi sembravano essersi scaldati; si sarebbe tenuto fuori dalla cosa, non fosse che noto proprio Marshall in mezzo al gruppetto. E a giudicare dalla sua espressione, sembrava parecchio incazzato.
    – Scusami, vado un attimo a vedere che succede – alzò un dito per pregare la corvonero di attendere, dirigendosi verso la piccola folla. Proprio in quel momento, però, Marshall fece per staccarsene: Will si scontrò petto a petto con lui, preoccupato. – Hey, tutto a posto, amico? Mi sembra che tiri una brutta aria… –




    Interagito con Mackenzie e Marshall, citata Rain
     
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    Diamond Rain Scamander

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    Perché deve esserci qualche cosa sotto? Ma è così evidente? Ovvio che si. La sua faccia da funerale, parlava da sola. Lo scazzo fuoriusciva da ogni poro. Will l’aveva delusa, evitandola per tutto quel tempo. Così come era entrato nella sua vita, in un giorno come un altro, si era anche defilato, senza proferire mezza parola. Senza una cazzo di spiegazione. Come poteva essere felice di ciò? Doveva ammettere che, però, l’idea di invitare Marcel era stata davvero ottima. Bhe, era lì da vedere. Rasentava la perfezione e fisicamente era proprio il suo tipo ideale. Insieme avrebbero fatto una gran bella figura e, forse, sarebbe riuscita a dimenticare anche quel biondino troppo smidollato per invitarla ad uno stupido evento. Sorrise in modo ebete, così che potesse rendersi conto anche lui che l’aveva messa con le spalle al muro. Era ovvio che sotto ci fosse qualche cosa e, da un lato, le rodeva anche il fatto di dover utilizzare quei mezzucci per cercare di capire una terza persona che, probabilmente, l’aveva scordata non appena uscita da quella tenda, in quel dannato mese di luglio. Non si era voltato indietro, facendo perdere le sue tracce. L’unica interazione che c’era stata tra i due, era avvenuta durante una delle tante lezioni dove, Will, aveva deciso di esporsi nei suoi confronti, senza però organizzare un seguito. A fanculo, chi vi capisce è bravo. Poi erano le donne il grande enigma. Certo, come no. Ribolliva di rabbia nei confronti del Tasso ma, con estrema nonchalance, Rain, tentò di mascherare il suo disappunto con una disinvoltura degna di una vera e propria attrice. Accettò il pensiero che Marcel, gentilmente, le stava porgendo. “Sono davvero bellissimi!” Lo erano davvero e li accettò di buon grado, trovandolo un gesto da vero gentiluomo. Ebbbravo, Marcel! Più mille punti a Corvonero. “Ti ringrazio! Anche tu non sei da meno!” Era lì da vedere. Quel ragazzo non faticava ad attirare l’attenzione su di sé, proprio per niente. Anzi, risultava tutto facile per i tipi come lui ma, in fondo, che si lamentava a fare? Era proprio quello il suo obiettivo ma, perché no, anche divertirsi al fianco del suo cavaliere ufficiale. Cosa che avrebbe fatto senza alcun dubbio. Le porse il braccio e la invitò a seguirlo in Sala Grande, luogo dove si sarebbe tenuta la grande festa in questione. La sfarzosità delle decorazioni la allibirono per un attimo. No, non ci era abituata a tutta quelle cose scintillanti e fastidiose ma deglutì e tralasciò quel piccolo e insignificante dettaglio sul quale sarebbe potuta, tranquillamente, passare.
    “Davvero? Perché mai? Insomma, sono certa che tu sia abbastanza gettonato da non sorprenderti da un semplice invito da parte di una ragazza qualsiasi". Quella finta modestia non avrebbe tratto in inganno nessuno, né tantomeno un corvo dalla mente acuta. Forse doveva darci un taglio e vuotare il sacco, così da sembrare completamente pazza ma, almeno, sincera. “Una teoria, eh?” Che gran figura di merda, neanche dieci minuti e il suo piano si stava sgretolando sotto i suoi piedi, manco avesse provocato lei stessa un fottuto terremoto. “Prima di tutto, sono attratta fisicamente da te!” Certo, mentalmente ancora era tutto un’incognita. “Ma sì. Una mezza cosa la devi sapere!” Ma come spiegarlo, senza evitare di fare un giro dalla psicologa del castello?
    Le fu tutto più facile quando, improvvisamente, fece la sua entrata proprio quello che, fino a pochi giorni prima, era stato l’oggetto del suo desiderio per mesi interi. Non poteva crederci. La vena si chiuse definitivamente, offuscandole il lume della ragione. Quanta sfacciataggine. Will era lì. Non molto lontano dal punto dove si trovava lei. Spostò gli occhi castani verso Marcel che, ancora, attendeva spiegazioni. “Lui è il mio problema!” Si lasciò scappare, senza rifletterci molto ed andò ad indicare il ragazzo che, secondo il suo punto di vista, era l’unico colpevole della vicenda. Per lo più, con lui, vi era Mackenzie Rosier. Beh, si era dato da fare, poco da dire. “Una lunghissima storia che, prima o poi, ti racconterò ma non ora!” Parola di lupetto. Aveva già detto abbastanza. E poi erano pur sempre ragazzi e in preda a tempeste ormonali multiple e poi, insomma: Marcel. Tanta roba. Ma l’avevo già espresso.
    Allora, allora. “Non sono così malaccio, no?” Lo apostrofò, tentando di sviare il discorso su un binario più comodo. Fece una giravolta, mostrandosi in tutta la sua bellezza. Lo prese sotto braccio ed, insieme, fecero qualche passo. Poi la musica iniziò ad invadere quello spazio saturo di persone. Bene. Decise di avvicinarsi alla coppia formata dal Tasso e dalla Corvonero e quando fu certa di essere proprio nel campo visivo del biondo, si voltò versò il suo accompagnatore. Si strinse a lui, senza troppi complimenti e portò le sue labbra perfettamente colorate di un rosso acceso, verso l’orecchio del giovane: “In estate ho avuto un incontro, un po’ troppo ravvicinato con Will Singh. Da quel momento non ha avuto le palle di prendere le redini della situazione e ora, beh… voglio una piccola vendetta.” Si allontanò, lasciando la visuale libera sui due piccioncini. Tanto valeva dire le cose come stavano e poi chissà…
    Ce la stava mettendo tutta e non aveva alcuna intenzione di far sentire Marcel una specie di rimpiazzo anche perché, effettivamente, tra lei e Will non vi era proprio un bel niente. Ad un tratto, Rain, notò, una specie di calca in un punto della sale e Mackenzie fu lasciata sola. “Vieni con me? Vuoi divertirti?” In tutti i sensi. Sculettò per la stanza, raggiungendo la mora super elegante. “Mack! Che bello vederti!” Si adoperò per baciare sulle guance la Rosier che, ovviamente, doveva essere all’oscuro di tutto. “Conosci Marcel?” Immaginava di sì, vista l’appartenenza alla stessa casata. “Sei qui sola?” Teneva stretta la mano del Corvonero.

    “Scusami. Questa canzone mi piace molto! Andiamo a ballare?” Si defilò, prima che potesse tornare colui che non voleva neanche vedere. La pista era affollata ma non abbastanza per confondersi tra il resto degli studenti, senza contare che pareva un semaforo. Gettò le braccia al collo del suo accompagnatore e lo fissò dritto negli occhi, muovendosi a al ritmo di musica, in un’intimità evidente. Era davvero bello. “Baciami!” Insomma, l’autocontrollo ad un certo punto, aveva pur fatto cilecca. Datele torto.


    Interagito con Mercel e quando Will si allontana da Mack, va a salutarla. Infine si getta sulla pista da ballo (ignorando il casino che sta succedendo con i pazzi degli Harris), spupazzandosi Marcel. OPS.
     
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    Carrie Marshall

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    La sala era pazzesca. Non ero mai stata a una festa così chic!
    Ciò che mi colpì maggiormente furono le pareti ricoperte di ghiaccio e la neve che scendeva magicamente dal soffitto, regalando un’aria glaciale a tutta la sala. I tre grandi abeti troneggiavano sfarzosissimi su tutta la sala, facendoci apparire tutti minuscoli. Ma la cosa che mi piacque maggiormente fu – manco a dirlo – l’attenzione ai vari tavoli circolari che avevano sostituito le lunghe tavolate delle casate per quella sera, che presentavano nel centro un’immagine in miniatura di ogni area degna di nota del castello. Le passai a rassegna proprio tutte, curiosa e golosa come non mai, arraffando piccole boccate di cibo ovunque passassi come una ladruncola, le molliche che iniziavano a riempirmi la barba, un elemento che rivalutai come veramente scomodo: ora non capivo davvero chi se la facesse crescere. Erano praticamente dei nidi di sporco e rimasugli di cibo! Però chi se ne frega, l’avrei buttata a fine serata… o forse prima.
    Quando scoprì il tavolo dedicato al quidditch rimasi talmente ammaliata che mi stabilì lì più tempo del dovuto, ingoiando dolcetti a forma di boccino uno dietro l’altro, in attesa dell’arrivo della mia dama. In realtà ero così presa dalle cibarie che non la notai nemmeno arrivare; ora era impegnata in chiacchiere con la nostra compagna di stanza Halley. Battei le mani una contro l’altra per liberarmi dalla pioggia di molliche e mi schiaffeggiai la barba finta per lo stesso motivo.
    – Babbo natale, babbo natale! Sei davvero tu? – mi sentì tirare dal basso: era un ragazzino del primo. – Non sono… – interruppi ciò che stavo per dire per schiarirmi la voce, così dissi: – Dimmi, mio caro! – non volevo certo rovinargli il grande sogno di incontrare babbo natale divenuto realtà!
    – Non posso crederci! Tutti i miei amici dicevano che tu non esistessi… e invece eccoti qua! Ragazzi, io ve lo avevo detto! – un gruppetto di compagni si fecero vicini per bisbigliare qualcosa fra di loro, ma a giudicare dallo sbrilluccichìo nei loro occhi sembravano averla bevuta, almeno per il momento.
    – Eccomi qua, invero –
    – Mi hai portato quella scopa che desideravo tanto? –
    – Lo scoprirai solo a mezzanotte! –
    – Dove hai lasciato le renne? Posso fare un giro sulla tua slitta? –
    D’un tratto venni colta da un lampo di genio, e mi abbassai sul bambino per bisbigliargli vicino: – Ma certo. Però, in cambio, tu e i tuoi amici dovrete farmi un piccolo favore… –

    Avevo sempre delle idee stupide, ma erano divertenti proprio perché stupide… quindi perché privarsene? Jaemin era già pronto pre prendere il posto del biondo cantante in vena romantica, in attesa che abbandonasse la postazione; quando quello finalmente scese, gli feci un cenno da lontano in modo che si preparasse a partire. Jaemin salì portando con sé un enorme stereo vecchio stampo che posizionò proprio davanti alle casse.
    I ragazzini si mostrarono particolarmente abili di memoria, forse grazie alla loro giovane età (parlo come una vecchia, lo so), e impararono solo dopo una breve esecuzione dietro una delle colonne quello che sarebbe stato il loro compito in cambio del volo sulla slitta. Non avevo idea di come li avrei ripagati successivamente, non possedendo veramente una slitta, ma ci avrei pensato più tardi.
    Quando la musica partì, io e la mia banda di lattanti ci posizionammo proprio sotto al palco, di spalle; contemporaneamente all'esplosione delle casse, ci voltammo di scatto all'unisono e il flash mob più stupido mai creato ebbe inizio.
    Con le movenze più assurde mai pensate ci facemmo largo tra la folla di studenti verso il centro della sala come una versione terribilmente imbarazzante del video musicale di Thriller, mentre un primino dietro l’altro si univa all’appello di sua spontanea volontà, divertito dalla scena; fui sorpresa dal vedere avanzare anche qualche altro studente più grande, strambo abbastanza da far parte di quel gruppo di idioti patentati.
    Tutto quello, ovviamente, era per Alexis; non sapendo che fossi io, sarebbe di certo rimasta sconvolta da quella scena, per poi realizzare di aver scelto la partner peggiore possibile per quella serata. Così avrebbe imparato a farmi vestire come una bomboniera.
    Passammo in mezzo a un gruppetto comprendente Grace (che salutai con un cenno e un occhiolino), spintonando con i nostri passi di danza alcuni di loro (erano loro a doversi togliere, mica noi, duh!), fin quando non giunsi davanti ad Alexis; al che ci fu il gran finale, che comprendeva una selvaggia twerkata di gruppo, la barba e la punta del cappello che sbatacchiavano incessantemente; non so se fosse più terribile vedere babbo natale ridotto in quelle condizioni (traumi ne abbiamo?) o quella squadra di bambini che un culo neanche ce l’aveva, ma che nella loro ingenuità lo agitava con grande consapevolezza.
    Quando la musica cessò, mi gettai su un ginocchio, ai suoi piedi, esclamando con il mio miglior vocione da babbo natale – OH OH OH… MEEEEERRY CHRISTMAS LADY! –. Fatto ciò rimossi in un sol colpo barba e cappello – che finirono per colpire in faccia uno dei bambini del flash mob – come un elmo da cavaliere e mi scippai di dosso la veste a strappo, rimanendo nel mio vestito fin troppo succinto e femminile per i miei gusti, ma che indubbiamente l’avrebbe colpita proprio per quel motivo; mi chiedevo se avrebbe notato il contrasto con me, o se l’unione di trucco e parrucco mi rendessero davvero così bella come Halley diceva, quella sera.
    Ancora in ginocchio, allungai una mano verso di lei e le chiesi: – Vuoi ballare o vuoi scappare? – con la migliore faccia da culo.
    Con la coda dell'occhio vidi la delusione negli occhi dei bambini, sconvolti da quel plot twist: alzai le spalle verso di loro e risi, scrollando il caschetto ondulatissimo per l'occasione; in qualche modo avrei dovuto farmi perdonare!

    Carrie si è già strafogata di mezzo banchetto, per poi fare un patto con una banda di primini che partecipassero al suo flash mob improvvisato; quando Marshall è sceso dal palco, Jaemin ha preso il suo posto ficcando un enorme stereo davanti alle casse e azionandolo; da lì Carrie, vestita da babbo natale, ha dato il peggio di sé radunando altri bambini (e studenti strambi) nella bizzarra danza (non sa ballare), facendosi strada attraverso al gruppetto di litiganti come nulla fosse (Mike, David, Marshall ecc...); fa un cenno di saluto a Grace per poi raggiungere Alexis, disfarsi del travestimento e chiederle se voglia ballare oppure scappare (io sceglierei la seconda).

    Musica per il flash mob:



     
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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (IV)

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    Sospira, sconfitto alle parole della biondissima Caposcuola. [Allora hai proprio sbagliato cavaliere. Ti faccio ombra, e preferirei non essere notato da nessuno] onesto fino al midollo, segna la fine del discorso con una scrollatina di spalle. E’ sorpreso dal sentirle dire, fra le righe, di non essere completamente contraria ad un sano pugno in faccia a chi se lo merita, o almeno questo è quello che ha inteso lui, e quindi allarga un gomito a colpirle piano il braccio più vicino, in segno di rispetto. Infondo, se così fosse, sarebbero sulla stessa lunghezza d’onda. E poi non gli dispiace proprio essere lì con lei, nonostante la sua faccia eternamente scazzata potrebbe far pensare il contrario. Ed è ancora più felice di sentirle dire che non ha intenzione di piantarlo in Nasso per andare a ballare con qualche damerino più interessante di lui. Che ce ne vuole pure poco, tra l’altro. Forse è un sentimento piuttosto egoista da parte sua, ma immagina che possa concederselo, tanto più che non fatica a dare un volto e un nome alla volontà dell’amica a restarsene nei margini assieme a un noioso figlio di puttana qual è lui. Axel. Non parlano molto, anzi quasi per nulla, nonostante siano coinquilini, ma ha intravisto la cura con cui si rivolge a SKYLEE e questo gli basta a farglielo andare abbastanza a genio. [Capito] le fa solo, percependo un debole sorriso dipingersi sul viso. Non dura moltissimo, però, perché a parte il venir spostato quasi di peso fino al banco delle bevande, la conversazione comincia a spostarsi su un terreno scivoloso. [Solo una stupida battuta fuori luogo] taglia corto, infatti. Non è pronto e nemmeno dell’umore adatto per affrontare un discorso lungo e periglioso sui problemi che lo assillavano in quel periodo e i cui strascichi fanno ancora parte della quotidianità. Allora sposta il focus su di lei, sperando che il depistaggio funzioni. [Che brava ragazza] ripete il concetto appena espresso anche da lei medesima, con un tono che sa da presa in giro. Però lo crede davvero. E crede anche a quello che lei gli ha detto. Non ha motivo di dubitarne, dopotutto. [Comunque mi sfugge anche un’altra cosa: perché hai chiesto proprio a me di accompagnarti? Per mesi ho pensato che fossi incazzata per quello che era successo…] anche se ormai sa che non è stato quello il motivo dei loro silenzi, trova strano che sia stato nuovamente selezionato come accompagnatore. Cioè, resta il fatto che il danno lo ha combinato già una volta, e non erano nemmeno stati molto insieme in quell’occasione. Vorrebbe anche aggiunge altro, che inizia con [...però ti ri…] ma sul palco si scatena la nuova band, con un MARS bello carico e intenzionato a coinvolgere al meglio il suo pubblico, e si ritrova con la voce soffocata dalle grida dei fan, rinunciando ad alzarla a sua volta. Si perde invece a osservare qualche volto fra la folla, e da lì naufraga completamente nelle proprie elucubrazioni mentali.
    Il colpetto di Skylee riesce a destarlo dal garbuglio di pensieri, riportandolo alla realtà giusto in tempo per far sì che la voce del Bibliotecario lo spinga a voltarsi nella sua direzione. Le spalle si irrigidiscono, assieme ai lineamenti del viso, e per una frazione di secondo è possibile scorgere una nota di panico attraversargli lo sguardo. Quella persona sa qualcosa che lui stesso non vorrebbe ammettere mai neanche a sé stesso. Infatti, cosa dovrebbe mai sapere? Niente. Quella in biblioteca era tutta una cazzo di farsa. Probabilmente, “quelle” in biblioteca. Tutte e due. Stronzate che sono solo capitate e basta e che non hanno alcun significato. [Signore…] ricambia ossequioso, con un breve inchino della testa, mentre la mano libera va a sistemare il colletto della camicia, già perfettamente ordinato in partenza. A differenza della sua amica, poi, lui evita spontaneamente di prodigarsi nella pronuncia del nome dell’uomo, quasi fosse certo che se solo ci provasse finirebbe per scatenare l’ilarità dei presenti. Incredibile come il caso riesca sempre a colpirlo in pieno viso facendo comparire di lì a poco anche la Professoressa VANE, complice di fargli buttare giù una bella boccata di soda. Un cenno con il capo viene concesso ovviamente anche lei, ma capitelo, ha la bocca piena e non può dilungarsi in chissà quali argomentazioni. Anche gli occhi tornano per un momento al centro della sala, evitando così di sostare troppo sui due adulti, e vengono catturati nuovamente dal vestito di RAIN. E da MARCEL, ora ancor più vicino alla sua dama, quasi fossero ad un passo dal baciarsi. Scosta lo sguardo di nuovo. Non gli piace osservare le persone in intimità, gli sembra di invadere uno spazio a cui non appartiene. E poi è ancora segnato dal bacio cui ha assistito a giugno, che non gli ha di certo lasciato delle buone sensazioni addosso. Prima di abbandonare i due alle loro cose, però, si sorprende a pensare come quel ragazzo sappia sempre trovare il suo posto ovunque si trovi, al contrario di lui, che si sente sempre fuori luogo. Ed è affascinante. Sì, lo trova affascinante. Non è un crimine. Alcune persone sono fatte così, e altre no, semplicemente. Lui lo è, ma in fondo “affascinante” vuol dire un po’ tutto e un po’ niente, dunque non ha paura di questo giudizio che gli è apparso nella mente. Perché, affascinante o no, lui non ha ancora deciso se quel fascino gli piaccia oppure lo faccia solo incazzare. Comunque non sono neanche affari suoi, e gli dà fastidio assistere alle effusioni degli altri, come si diceva, quindi abbassa le iridi sul proprio bicchiere e cerca di deglutire, faticosamente, l’ultimo sorso di quel drink dal retrogusto schifosamente amaro. La sua espressione infastidita potrebbe dare adito a molti fraintendimenti, soprattutto considerando la succitata coppia di adulti che gli sta praticamente davanti. [Sì, merda, sembra che ci abbiano messo qualche essenza che li fa sembrare alcolici. Fanno schifo. Il mio lo fa parecchio.] commenta alla volta di SKYLEE, per quanto non la stia ancora guardando, concentrato invece su ROSE a cui appunto dedica una delle sue facce peggiori, a cui segue un moto di imbarazzo evidente. Si sta sentendo un vero idiota, e quel fottuto beverone gli sta pure bruciando la gola. Vorrebbe sputarlo, ma sarebbe proprio una pessima idea, quindi manda giù senza fiatare mentre le guance gli si colorano appena. E poi inizia a sentirsi confuso. Sarà la bellezza di Rose a fargli girare la testa? Forse. Però la testa gli gira davvero, non è un modo di dire. Si volta verso SKYLEE, rivolgendole un’espressione strana, disorientata. Ci mette un secondo a metterla a fuoco, e la cosa lo spaventa e un po’ lo innervosisce pure. La mano che si passa davanti è più leggera di quel che ricordava. Cazzo. C’è qualcosa che non va. Quando è così, la sua strategia è più o meno la stessa di un qualsiasi animale ferito: nascondersi e restare solo nel proprio dolore, fino alla morte o alla guarigione. Ma non vuole allontanarsi adesso, quindi si autoconvince che sia solo il cambio di luce. O la musica, di nuovo. Adesso ci sono pure dei ragazzini che si stanno mettendo a dare spettacolo seguendo il tizio vestito da BABBO NATALE. E c’è gente che litiga. [Sono io, o non ci si capisce un cazzo?]

    Risponde a SKYLEE tenendosi i suoi segreti un po’ come fa lei (bff anche nei comportamenti), e al saluto del BIBLIOTECARIO panicando un po’. Fa un cenno anche alla PROF. VANE, e dopo aver osservato RAIN e MARCEL in intimi atteggiamenti, si trova in difficoltà iniziando a sentire i primi segnali dell’alcol in corpo. Citati, oltre a quelli già detti anche: Rose, Carrie, Mars e il gruppetto litigioso.
     
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    Vedere David avvicinarsi mi rincuorò almeno non ero stata piantata in asso. Stavo sorridendo senza rendermene conto e quando lui posò la sua mano sul mio fianco tirandomi a se barcollai un secondo «Chissà forse per te oppure per me stessa!» risposi con leggera spavalderia ridendoci su. «Grazie, era di mia madre, il vestito, l'ho adeguato a me... Tu stai benissimo, il rosso ti dona!» dissi concludendo con una mano sulla camicia per poi spostarmi leggermente. Loki da lontano mi salutò in una maniera alquanto particolare tanto da soffermarmi un secondo per capire di più se andasse tutto bene ma poi venni distratta da David che mi afferrò la mano e mi trascinò per la sala. «David! Piano che cado!» dissi cercando di alzare un lato del vestito con la mano libera, mentre stringevo con forza quella del serpeverde cercando di stare al suo passo. «David che succede...» Si fermò una volta arrivati vicino a un gruppetto e solo in quel momento mi fermai anche io barcollando e con un leggero affanno. Alzai lo sguardo e i miei occhi si spalancarono nel vedere David prendere per orecchio qualcuno. Ero li che con gli occhi facevo spola tra tutti i soggetti senza capirci molto. In un secondo la situazione sembrava degenerare ma la parola "Fratello" mi entrò nelle orecchie come uno spillo. «Si diamoci una calmata!» dissi seguendo l'eco della ragazza che era nel mezzo. Presi la mano di David e lo tirai forte «Dai! Calmiamoci!» David era molto alterato e questo non era un bel segno ma non volevo che il ballo venisse rovinato e stavo attingendo a tutta la mia pazienza. Anche il tassorosso stava provocando David così aggiunsi spostandomi davanti al serpeverde in modo che guardasse me, mettendomi in mezzo e parlando a bassa voce avvicinandomi al suo orecchio«David, ascoltami... La camicia si pulirà, quando la riavrai la smaccherò promesso! Anzi te ne comprerò un altra io!» Poi mi allontanai senza mai staccare gli occhi da lui per dei secondi quasi come ad implorarlo di smettere mentre le mie mani iniziarono ad essere fredde per la tenzione che avevo dentro di me. «Vi prego di smetterla o dovrò mettere i panni da Caposcuola e onestamente non mi va di rovinarmi la serata.» Il tono deciso ma non duro come ci si aspetta anzi abbastanza malinconico e scocciato. Guardai la ragazza e le sorrisi dolcemente quando vidi che cercava di allontanare l'altro serpeverde suo accompagnatore «Si sarebbe opportuno!» aggiunsi in tono dolce e calmo, era un modo per dirle che non volevo ci fossero problemi. Anch'io avrei voluto trascinare via David ma non mi sentivo così tanto in grado, provai ad afferrargli la mano e se lui avrebbe accettato avrebbe sentito le mie dita fredde che gli stringevano le sue calde. Nel mentre vidi la spalla di David spostarsi perchè urtata da Mars. Fu li che aggrappai con forza la sua mano volente o nolente del serpeverde e lo chiamai sperando di essere importante io in quel momento e non una camicia con dei ragazzi«David... Andiamo!». Speravo con tutta me stessa di non dover intervenire e che non andasse oltre la questione. I miei occhi erano diventati neri e dietro alla maschera si notava il cambiamento per chi conosceva la mia "peculiarità". Almeno quella serata, solo per qualche ora, volevo fosse un momento sereno. Mi voltai per un secondo e il mio sguardo si posò nuovamente nella direzione di Loki e scossi la testa come a dire "tutto bene?" Perchè quando incrociavo il suo viso mi guardava in modo strano? Glielo avrei chiesto ma non era il momento.



    Rose Mia White - Tassorosso - IV anno
    Interagito con David, Grace, Mars e Mike.
    Interagito a distanza con Loki e mi chiedo se stai bene(?)
    (Chiedo scusa per l'attesa e spero di non aver fatto qualche danno)


    Vestito


    Scarpe

    Maschera
     
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    La rabbia di David non era tanto per la macchia sulla camicia, quella si poteva eliminare con un colpo di bacchetta, ma per il fatto che quello stronzo di suo fratello avesse rovistato tra le sue cose. Nessuno toccava la sua roba, quindi, per fargliela pagare, lo aveva umiliato davanti all' intera scuola tirandogli le orecchie. La prossima volta ci avrebbe pensato due volte prima di ficcare il naso in posti dove non doveva. Si liberò dalla sua presa e lo guardò con l'intenzione di ucciderlo, era quello lo sguardo che voleva vedere sul suo volto. A lui doveva pensare, sempre e comunque. Perché era la sua ossessione personale. «E io ti faccio fuori di nuovo, Micheal.» Si riferiva al sogno collettivo della sera di Halloween, di quando lo aveva ammazzato con un coltello nella giugulare. Ricordò anche quella strana sensazione di vuoto nel realizzare che il suo fratellino era passato miglior vita e poi la pazzia, il sangue e il desiderio di raggiungerlo anche all'inferno. «Il problema non è solo la camicia vermetto, ma il fatto che tu abbia messo le mani dove non dovevi. Hai sempre avuto questo vizio.» Si avvicinò di un passo, serrando la mascella e stringendo i pugni per evitare di dargli un cazzotto in pieno viso davanti all' interno corpo docenti. Lo irritava, Merlino quanto lo irritava. Intorno c'erano diverse persone, Rose gli intimava di calmarsi ma David non ascoltava, la sua attenzione era per tutta per suo fratello. E poi era curioso di sapere fino a che punto si sarebbe spinto per difendere quella ragazzina indecisa e quindi la provocò, invogliandola a fare una scelta per il semplice gusto di vedere il minore degli Harris esplodere. Alzò un sopracciglio quando lo vide farle scudo con il suo corpo e affrontarlo a testa alta senza retrocedere. Bene, sei cresciuto allora.Perché se non lo avesse fatto sarebbe crepato per mano de loro caro paparino e lui non poteva permetterlo, era compito suo quello. «Altrimenti mi sculacci? Sto tremando di paura.» Anche alle minacce era passato, interessante. La frase dopo non gli piacque per niente. Si era già lasciato condizionare a tal punto da una ragazza da dimenticare chi doveva essere al primo posto? Dopo che era andato in quella scuola per lui? Gli occhi divennero gialli per un istante, ma si trattenne rompergli tutte le ossa che aveva in corpo, non poteva rischiare di farsi scoprire. Ci teneva troppo alla pelle. «Già ti lasci controllare da una ragazzina, sei caduto davvero in basso fratello.» Il tono di voce era lo stesso che usava Dean Harris prima di uccidere. Tuttavia, insieme alla rabbia c'era un'altra cosa che David stava provando: delusione. Mai il vermetto aveva pensato ad un'altra persona che non fosse lui, ma era troppo orgoglioso per mostrare il suo risentimento sulla questione quindi indietreggiò, mettendo le distanze tra lui il sangue del suo sangue. «Faccio come cazzo mi pare. Ma se ti fa più felice per me sei morto, ne ho abbastanza di respirare la tua stessa aria. » In anni di odio, di disprezzo e di ferite reciproche non aveva mai detto quelle parole con una tale freddezza e cognizione di causa, ma Micheal aveva dimostrato un attaccamento per una persona, mandando al diavolo il loro rapporto. Non avresti dovuto farlo. Fece un passo indietro, ma Grace, o come aveva detto di chiamarsi, lo affrontò. «Nessuno ha chiesto il tuo nome, ma si vede che adori stare al centro dell'attenzione, mmh. Non uno, ma ben due ragazzi. Dimmi, li cambi così velocemente?» Inclinò la testa di lato e sorrise divertito. In quel momento aveva la sua solita faccia da schiaffi e, se il suo fratellino non avesse mostrato un tale interesse per lei, non sarebbe stato così crudo. Tuttavia, la ragazzina, che era scontato essere una grifondoro, fece la sua scelta, al che David applaudì. «Brava, almeno hai le idee chiare. Peccato per chi ti ha dedicato la canzone davanti all'intera scuola.» Ah, i sensi di colpa avrebbero tormentato la povera Grace. Con la coda dell'occhio osservò il cantante sfigato, la sua espressione era un vero spettacolo. Era stato rifiutato per un altro, che botta all'orgoglio. Non disse nulla a riguardo, tanto era chiaro come sarebbe finita la cosa. D' un tratto sentì un' altra voce. Si girò e vide Halley andare in sua direzione, non indossava un vestito ma dei semplici pantaloni in pelle e una camicia. Si leccò le labbra pensando a ciò che era successo in Sala Trofei e al fuoco che aveva sentito dentro mentre la toccava e la assaporava. Dietro di lei c'era Kai, il suo compagno di stanza. Due più due fa quattro. Così era lui il suo accompagnatore. Si chiese se sapeva quanto la Wheeler lo avesse provocato, fregandosene delle conseguenze. «E tu sei sempre in mezzo alle palle, paladina di 'sto cazzo. Ma dimmi una cosa...» Fissò Kai negli occhi, sorridendo e poi tornò a guardare la mora. «Da quando mi chiami David? Non siamo così in confidenza.» Oh, erano stati più che in confidenza ma questo lo tenne per sé, non voleva altri drammi per la serata. Strinse la mano di Rose e, sentendo le parole che gli disse, rilassò leggermente i tratti del viso. In un'altra vita, forse, avrebbe saputo dare più valore a una persona come lei ma in questa era un bastardo, egoista quindi anche se aveva toccato e desiderato un'altra, non la lasciò andare. . «Non fa niente per la camicia e sono calmo, adesso si.» L'attirò a sé e appoggiò la mano libera su un fianco. Ne aveva abbastanza di tutta quella gente, era pronto ad andarsene se non fosse stato per l'ennesima rottura di cazzo della serata: la spallata del poeta fallito. «Aspettami qui, torno subito.» Le diede un veloce bacio sulla guancia e in poche falcate raggiunse il cantante, parandosi davanti. Lo squadrò dalla testa ai piedi, nemmeno valeva la pena perdere tempo visto le condizioni in cui era, faceva pena. «Sicuro di non essere tu la testa di cazzo visto che ti piangi addosso per una ragazzina che ha scelto un altro?» La verità ti fa male, lo so. Alla fine aveva vinto Micheal, era palese a mezza scuola. Non si dilungò oltre, lo lasciò lì come un fesso perché di finire in punizione per uno sfigato come quello proprio non gli andava, ci teneva alla pelle e suo padre non sarebbe stato contento. Tornò da Rose, ma vennero assaliti da dei primini del cazzo che si erano messi a ballare. Ma che cazz...? Si fece strada, portandosi dietro il coniglio per uscire da quella Sala e per stare insieme lontano da tutti. Ma si sa, le cose non andavano mai secondo i piani. Un gufo nero fece il suo ingresso e, non appena lo vide, David si fermò di scatto, gelandosi. No, no, no, no. Una lettera gli venne consegnata. Tremante, la guardò e poi sbiancò non appena riconobbe la calligrafia. Iniziò a sudare freddo e a tremare. Chiuse gli occhi, inspirò rumorosamente e si girò. Quando li aprì, incontrò lo stesso sguardo terrorizzato del fratello. Aveva capito anche lui. Dean Harris era lì.




    Interagisce con Mike, litigando come sempre anche se lo ha deluso per aver difeso Grace. pffff. Interagisce con lei e fa lo stronzo, lo stesso fa quando vede Halley, anche se fa pensieri sconci. Citato Kai. Torna a parlare con Rose che tiene stretta. Alla fine si allontana con lei, poi raggiunse Mars e gliene dice quattro, torna da Rose e sta per andare via. Riceve una lettera e cala il gelo, ops.


    Edited by David_ - 3/1/2023, 01:11
     
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    Troppo casino. Il suo sistema nervoso ne stava risentendo non poco. Era davvero tanta roba per chi, come lui, soffriva quando, senza volerlo, si ritrovava ad essere l’attrazione principale della serata e tutto per cosa? Per l’incapacità di David di mantenere una profilo basso. Assurdo. Le sue sparate erano una leggenda e, al contrario degli altri, Mike, era assolutamente abituato a quel teatrino da quattro soldi, messo in piedi solo per attirare l’attenzione e giocare a chi l’aveva più lungo. Non gli importava un cazzo. Doveva solo pensare a Grace e al fatto di tenerla lontana da colui che, per molti, versi, poteva diventare un bel problema. Marshall, era il minore dei mali. Conosceva il fratello più che bene e andarci contro non avrebbe fatto altro che peggiorare le situazione. Qualche cosa di impossibile, visto il comportamento da stronzo che aveva tenuto nei confronti di tutto il gruppo allegramente riunito. Smorzare gli animi. Beh, contava sul fatto che davanti al corpo docenti non facesse il completo pezzo di merda, senza cervello. Il rischio concreto c’era.
    Tutta quella pressione, però, iniziava a urtare il piccolo embolo presente nel cervello, pronto ad esplodere, liberando la sua vera natura, rimasta confinata per troppo tempo. Aveva imparato a controllarsi, ad apparire. Così come gli era stato imposto per troppo tempo. Il ragazzino dai grandi occhi azzurri, però, era sbocciato, cadendo nelle cattive abitudini che, evidentemente, appartenevano all’intera stirpe degli Harris. Una bella merda. Fece un respiro profondo ma, improvvisamente, la vena sulla tempia iniziò a pompare più sangue e fece capolino. Ehilà. Stava per attaccare. Quelle provocazioni lo stavano davvero portando al limite. Addio al ragazzo posato di sempre. E invece no. Non accadde nulla perché, dal lato, arrivò la voce spaventata di Grace che, per un certo verso, lo fece trasalire e rendere conto che non poteva risolvere la questione come avrebbe voluto, non davanti a lei. Non era giusto. Rilassò i nervi e la mascella, tornando a ragionare in relazione al contesto. Si trovava lì per rimanere, non per fare il coglione e farsi cacciare. E poi, dove sarebbe andato?
    “Abbassa la voce. Devi far sapere a tutti che sei pazzo?” Chiese, quasi in tono indifferente al fratello. Palese. Un pazzo conclamato. Chi se la sarebbe presa tanto per una stupida camicia? David. Ovviamente. Che domanda idiota. Era sempre stato possessivo in tutto e per tutto. Il bambino speciale della famiglia Harris. Le cose si stavano mettendo male. A dare una mano arrivò anche il Tassorosso strimpellatore, dando della testa di cazzo al maggiore dei fratelli. “Marshall. È tutto a posto. Per favore!” Era pur sempre suo fratello, sangue del suo sangue e anche se faticava ad ammetterlo, non avrebbe parteggiato per colui che gli andava contro, soprattutto considerato il modo eclatante in cui si stavano svolgendo i fatti. Imbarazzante. Tutto quanto. Parevano una banda di idioti e la cosa iniziava a infastidirlo. Le parole che uscivano dalla bocca di David erano date dalla foga del momento e, probabilmente, il giorno dopo se le sarebbe dimenticate, fingendo che nulla fosse successo sempre che fosse arrivato al giorno dopo. Bla bla bla. Un turbinio di frasi messe a caso, anche inutili da sostenere. “Allora smettila di rubare ossigeno.” Lo rimbeccò. Sapeva che la calma mostrata non sarebbe stata vissuta benissimo ma, questo, era un punto a favore di Mike. La sua estrema calma era un’arma volta a sfinire il suo caro fratello.
    Si rivolse a Grace. Tagliente più che mai, tentando di metterla in cattiva luce davanti a tutti i presenti. “DAVID!” Cazzo. Era così difficile smetterla di fare il coglione? Alzò di poco il tono della voce mentre, la ragazza accanto a lui tirava fuori gli artigli. La fece sfogare, pronto ad intervenire in caso di reazioni esagerate. Ed eccola a partire in quarta. Con un gesto veloce del braccio, Mike l’acchiappò, portandola verso di lui. Stringendola forte ma prestando estrema attenzione a non farle male. La Grifondoro si dimenava come una forsennata, recitando parole non troppo carine nei confronti dell’altro Serpeverde che sembrava incassare senza problemi quelle che per lui erano inutili parole. “Grace, non ne vale la pena.!” La voltò verso di lui, guardandola dritta negli occhi. “Credimi.” La decisione nel suo tono era indice della verità. Avrebbe aggiustato tutto, in separata sede, lontano da lei e dalla possibilità che potesse vederlo per quel che era: molto simile a David. Caratterialmente non si discostavano di molto, essendo cresciuti sotto lo stesso regime ma, al contrario del fratello, Mike si era difeso e costruito una corazza forgiata dai ripetuti abusi mentali inflitti da parte di coloro che l’avevano messo al mondo, per puro caso. “Fidati di me! Ok?” Le accarezzò, per la seconda volta, il viso. Dolcemente. Non meritava quel trattamento e, forse, neanche di essere esposta a pericoli, così come lo era con lui, inevitabilmente. Una triste realtà alla quale non poteva porre rimedio.
    Improvvisamente si di loro piombò un qualche cosa di imbarazzante. Michael indietreggiò, trascinandosi dietro la ragazza. Il gruppetto si disperse e osservò David, mano nella mano con la Caposcuola di Tassorosso, allontanarsi. “Stai bene? Vado a prenderti qualche cosa da bere?” La rissa era stata sfiorata e scampata. Che fatica avere a che fare con una persona difficile come il moro degli Harris. “Mi dispiace. Davvero. Troverò il modo per farmi perdonare.” Senza pensarci su, si chinò e le baciò, delicatamente, la fronte. Aveva un buon profumo e la cosa lo inebriò. Stava per perdere la lucidità ma, dopo poco, la bomba ad orologeria, scoppiò di nuovo. Davidi si stava dirigendo verso Marshall. Porca troia. Non fece un passo. Convinto che la cosa migliore stesse nel farsi i cazzi suoi. “Davvero. Mi dispiace. Se potessi rimediare ai casini di David…” Non gli sarebbe bastata una vita intera. A volte si chiedeva il perché non aveva avuto il coraggio di infilargli quella lama più in profondità, lì nel punto del non ritorno. “Spero tu possa darmi una seconda possibilità!” Magari lontani da quelle persone, nell’intimità di qualche luogo a lei caro, così da poter raccontarsi meglio di quello che era apparso. “Niente male, comunque. Hai una grinta non indifferente. Ecco perché mi piaci!” Questa volta si aprì un sorriso sul suo volto, un evento unico. L’aveva detto. In fondo non che fosse un segreto anzi, credeva di essere stato chiaro per quel che riguardava le sue intenzioni.
    La serata sarebbe potuta continuare, così, lontana da altri possibili ostacoli. E invece no. Stava per avanzare una richiesta alla sua dama quando, il suo sguardo fu catturato da un volatile che, elegantemente, planava sulle loro teste. Ci mancava solo il piccione. La bestiola non passò oltre ma, al contrario, recapitò una lettera proprio a lui. “Ma che…” Chi era tanto becero da consegnare della posta in un’occasione del genere. La risposta fu limpida come l’acqua. Non gli ci volle molto per comprendere di chi fosse quella calligrafia: Dean Harris. Li aveva trovati. Appoggiò un piede su una colonna, rileggendo più e più volte quel breve testo che li invitava a raggiungerlo. Sollevò lo sguardo artico e, nonostante l’affollamento, riuscì ad intercettare il viso impallidito di colui che aveva ricevuto l’altra lettera. Annuì, come gesto di intesa, il primo dopo tanti anni.
    Il suo terrore non sarebbe passato inosservato ma, per quanto fu possibile, tentò di recitare il ruolo dell’indifferente. “Scusa. Questo non era previsto. Come tutto il resto, effettivamente.” La prese per mano e, come se fosse l’ultima volta, la tirò a sé, abbracciandola, quasi disperatamente.
    Se solo Mars avesse avuto le palle di invitarla prima di lui, forse, non si sarebbe dovuta scontrare con la merda che circondava gli Harris:Welcome to my truth. La fissava come se fosse la sua ancora di salvezza. Probabilmente sarebbe stata l'ultima "cosa" bella prima di incotrare la sua fine e, per questo, se la voleva assaporare fino all'iltimo istante.

    Interagito con Grce e David e trattenuto Grace per non rischiare che David scattasse (piyco che non sei altro) Interagito con Mars e alla fine ricevuto la lettera del daddy e, quindi, intercettato lo sguardo di David e annuito come gesto di intesa,
     
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    Halley era proprio davanti a lui, più bella che mai e Kai per una manciata di minuti si sentì in difetto accanto a lei. La Wheeler in quelle vesti splendeva di luce propria mentre lui sembrava fuori luogo rispetto a quel contesto. Guardandola pensò che aveva fatto proprio bene ad invitarla, chissà con chi sarebbe potuta finire e chissà lui come avrebbe reagito davanti ad una scena simile. Lo sai meglio di me che non mi faccio troppi problemi nel fare le cose. Pronunciò con sicurezza quelle parole che, in realtà, celavano i suoi dubbi riguardo quell'invito. Non che non fosse sicuro di invitarla, il problema era cosa avrebbe portato quella serata alla loro relazione. Non stavano insieme e non erano nemmeno amici, quindi come si sarebbero dovuto comportare dopo quella serata? Allora andiamo. Kai non era il tipo da galanterie o formalità perciò non si preoccupò di offrire il suo braccio alla sua accompagnatrice ma si limitò semplicemente a camminarle più vicino. Questa sera sei diversa. Il giovane Parker non era nemmeno uno che con i complimenti ci sapeva fare, quindi questo suo commento poteva tradursi con un "questa sera sei bellissima." Semplice no? Ammettilo sapevi che c'ero io dietro quell'invito e ti sei tirata a lucido per fare colpo su di me. Stuzzicarla, invece, era ciò che gli riusciva meglio. Battibeccare gli sembrava l'opzione migliore per mascherare il suo sentirsi a disagio in un occasione formale come quella. Se si guardava il serpeverde, di certo la prima cosa a cui lo si paragonava non era una festa come quella. Quella sera, invece, si era messo alla prova solo per cercare di dare un tono alle cose di Halley. Ed evitare che andasse al ballo con qualcuno al di fuori di lui. Tu mancarmi? Nei tuoi sogni forse, Halley. Un sorriso comparve sul suo volto, tradendo quanto appena detto. Non era ancora arrivato ad essere così mieloso e sdolcinato da pensare ad Halley ogni istante della sua giornata e nemmeno nel sentire la sua mancanza. Ma puoi crederlo se ti fa piacere. Il solito arrogante. Aveva notato che la sua già persistente arroganza e insolenza aumentavano a dismisura quando si trattava di ammettere qualcosa di tipo sentimentale nei confronti della Wheeler. Finalmente la musica iniziò ad essere più forte, sovrastando quella conversazione alquanto strana. Da quando si erano baciati, le cose tra di loro non erano più le stesse. Era successo qualcosa e inevitabilmente era un qualcosa che non poteva essere ignorato ma sia Kai che Halley sembravano non volerci pensare più di tanto. Paura? Probabilmente. Ho ascoltato di meglio ma devo ammettere che non è così male. Nei locali che frequentava spesso c'erano gruppi emergenti che suonavano dal vivo e alcuni di quelli che aveva ascoltato erano davvero dei fuori classe. Sbaglio o sta dedicando una canzone a qualcuno? Un grande classico che però a Kai non piaceva, anzi lo trovava ridicolo. Che sfigato. Si lasciò sfuggire quel commento con un tono sprezzante forse perché lui non era tipo da dediche mentre invece la grifondoro poteva apprezzare qualcosa del genere. Una nuova consapevolezza che fece vacillare ancora di più il giovane Parker nei confronti di Halley, rendendosi conto che appartenevano a due mondi diversi e che forse lui non avrebbe mai potuto dargli ciò che lei voleva. Il contatto con la sua mano, lo fece risvegliare da quello stato di trance in cui si era ritrovato per mezzo della sua stessa testa. Si lasciò guidare dalla grifondoro e in men che non si dica si ritrovò in mezzo ad un bel gruppetto che a quanto pare stava dando spettacolo e quando vide di chi si trattava, non potette fare a meno di ridere. Chissà perché non avevo dubbi che si trattava dei miei meravigliosi compagni di stanza. Disse con una punta di ironia nella voce, rimanendo sorpreso poco dopo del fatto che Halley conosceva David. Per che cosa state litigando adesso? Continuò a parlare sempre con il suo solito tono di scherno, conscio del fatto che si sarebbe trovato con un bel gruzzolo da sbrogliare. Il suo cruccio si fece più marcato quando sentì le parole che il serpverde rivolse alla sua compagna. Istintivamente mosse qualche passo in avanti, mettendosi come scudo tra Halley e David. David datti una calmata, hai avuto i tuoi cinque minuti di gloria. Ora recupera quella povera anima che ha scelto di passare la serata con te e levati dai coglioni. Era infastidito dal fatto che i due si conoscevano e non sapeva come gestire la cosa, così aveva optato per scagliarsi sul suo compagno di stanza. All'improvviso sentì una strana forza farsi spazio dentro di lui che minacciava di uscire e Kai sentiva di non averne il pieno controllo. Che cazzo è successo tra te e David? E come mai lo conosci? Domandò successivamente ad Halley, dopo essersi assicurato che David era sparito.


    Kai Parker, III anno, Serpeverde.

    Interagito con Halley e David.
    Citato Mars.


    Edited by dickhead - 9/1/2023, 09:36
     
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    Alexis Pierce

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    Stavo osservando distrattamente quel buffo babbo natale farsi spazio nella folla come se niente fosse, quando la voce di Rain mi costrinse a voltarmi verso di lei. «Ehi. Sei davvero bellissima!» mi disse, ed io - che non ero per niente abituata ad indossare abiti così audaci - mi guardai l'abito e mi lisciai il completo, senza riuscire a nascondere un sorriso compiaciuto. «Sei una meraviglia anche tu, Scamander.» confessai, senza alcun timore, dopo averla guardata dalla testa ai piedi. Non sapevo a cosa fosse dovuto quel suo avvicinamento, ma la compagnia della serpe non mi dispiaceva affatto, anzi. «Sì, noi...non stiamo insieme, ma chissà. A meno che non se la sia già data a gambe...» risposi, spingendo una cioccia di capelli biondi dietro all'orecchio in un gesto involontario. Con Carrie le cose erano ancora molto incerte e, sebbene non ci conoscessimo poi da molto, era una situazione - quella - che non avrei tollerato ancora per molto. Non mi erano mai piaciute le mezze misure, o le piacevo o non le piacevo: lo avrei scoperto quella sera. O, almeno, quella era l'intenzione. «E tu, invece? Chi è il fortunato?» ammiccai, lasciandomi sfuggire un sorriso malizioso. Chiunque fosse il cavaliere della rossa, fortunato lo era davvero. «Oh, è arrivato!» esclamò la serpeverde, facendo cenno a qualcuno che però non riuscii ad identificare nemmeno strizzando gli occhi e guardando oltre alla sua figura. Lei, però, pareva molto eccitata e il bacio che mi scoccò sulla guancia ne fu la prova. Al suo augurio di trascorrere una buona serata, risposi con un sorriso divertito. «Tu invece non combinare troppi danni.» mi rassicurai, ma chiaramente la mia intonazione era un invito a fare esattamente il contrario di quanto le avevo detto. La osservai sparire tra la folla ed io inspirai, pensierosa. Dove diamine era Carrie?
    In attesa, mi ritrovai a ciondolare la testa a ritmo di musica sulle note delle canzoni del cantante biondo, mentre - di tanto in tanto - rubavo flute di analcolici che, Dio solo sa quanto, avrei voluto si trasformassero in shottini di qualunque tipo di alcol, mi sarei accontentata persino di qualcosa di scadente quella sera. Tra un drink e l'altro, mi si accostò Halley accompagnata da quel tipo, Kai, doveva essere lui l'accompagnatore misterioso di cui mi aveva accennato Grace. «Ehi! Come sta andando? Dimmi che quella vestita da Babbo Natale non è Carrie!» esclamò incredula, mentre il mio sguardo finiva involontariamente sulla figura del babbo natale che - a pensarci bene - aveva qualcosa di familiare: forse quel suo ronzare insistentemente intorno ai tavoli a tema quidditch, o magari quelle sue espressioni estasiate davanti a tutto ciò che non si spiegava possibile, nemmeno con la magia. Come avevo fatto a non pensarci? Stavo per muovermi in sua direzione con l'intento di raggiungerla, quando scomparve dalla mia visuale. Ma non ci fu bisogno di chiedermi dove fosse finita, perché - prima che potessi realizzare cosa stesse accadendo - la musica cambiò trasformandosi in un motivetto natalizio che mixava la classica Jingle bells ad una sorta di pezzo trap. Un mix che fece da base al flash mob che ebbe inizio di lì a poco e a capo del quale c'era niente poco di meno che...Carrie, nella sua divisa rossa e bianca da babbo natale. La ragazza ballava e si dimenava, e insieme a lei un bel mucchio di ragazzi abbastanza folli da seguirla in quella coreografia che terminò, come poi vidi in prima fila, con una twerkata di gruppo. Imbarazzata, ma divertita, mi portai una mano sul viso, lasciando dello spazio tra le dita per godermi quello spettacolo improvvisato per me (?). I primini che tentavano di muovere il sedere al rallentatore seguendo chissà quale istruzione era stata data loro mi divertì al punto che riuscii a scoprirmi il viso. Scossi il capo incredula mentre l'altra decretava la fine di quello spettacolo inginocchiandosi ai miei piedi e augurandomi buon natale. Ma le sorprese parevano non voler finire quella sera e - un momento più tardi - dal travestimento che aveva nascosto la grifondoro fino a quel momento ne uscì una Carrie in...abito da sera (?!?). Una Carrie che mi invitò a ballare. Sbalordita dall'improvviso cambio d'abiti e da quella proposta che proprio da lei non me la sarei aspettata, mi umettai le labbra e dopo un breve momento di silenzio scossi allegramente il capo in un gesto ironico. «Carrie Marshall, te lo ha mai detto nessuno che sei completamente matta?» le domandai ridendo, prendendole la mano senza attendere oltre. «Sarei felice di ballare insieme a te.» risposi, facendole fare un bel giro su sé stessa e buttandomi in mezzo alla pista mano nella mano con la mia accompagnatrice.
    Non saprei dire per quanto ci agitammo e ci dimenammo vicine, in mezzo alla folla. Complici le luci soffuse e il fatto che mi stessi divertendo, persi completamente la cognizione del tempo, finché le note di una sorta di lento non riempirono l'aria, dando l'occasione a chiunque si fosse stancato di fare una pausa, o magari di abbandonare la pista da ballo. «Ti va?» le chiesi ammiccante, porgendole la mano. Non ero abituata a quei gesti, ma ormai eravamo lì, non avevo intenzione di sprecare quell'occasione.
    Con le braccia intrecciate intorno alla sua nuca, per la prima volta Carrie ed io ci muovevamo all'unisono. «Non pensavo saresti venuta.» ammisi, alzando lo sguardo nel suo e ritrovandomi a quella che era una distanza decisamente tanto ravvicinata, più di quanto non lo fossimo state fino a quel momento. «Ma sono contenta di essermi sbagliata.» aggiunsi, continuando ad ondeggiare lentamente a ritmo di musica. Quei mesi con Carrie mi avevano fatta sentire di nuovo me stessa e non c'era stata una volta, in sua presenza, in cui mi fossi sentita sbagliata, come invece succedeva spesso, quando mi ritrovavo a restare da sola. «Sei davvero bellissima questa sera Carrie.» dissi, cercando la mano della Marshall per farle fare una giravolta e smorzare l'imbarazzo che sapevo le avrebbe causato quel complimento. Lei tentava di nasconderlo, ma avevamo passato abbastanza tempo insieme in quei mesi e se c'era una cosa che avevo capito della grifondoro era che tendeva spesso a nascondere l'imbarazzo dietro all'ironia, una delle tante cose che avevamo in comune, dopo Avril Lavigne. Quando la tirai nuovamente a me, non riuscii ad impedirlo e - prima che l'altra potesse tirarsi indietro - schiusi le labbra tra le sue in un bacio dolce e inaspettato. La serata stava volgendo al termine, ma avrei fatto in modo che fosse quantomeno indimenticabile.
    - Interagito con Rain, Halley e Carrie;
    - Ho immaginato che la canzone ""lenta"" potesse essere questa:


    Edited by camden. - 4/1/2023, 00:02
     
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    Tassorosso
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    Era tutto così confuso e io ero più confusa di tutti loro messi insieme. Volevo una serata tranquilla dopo tutto quello successo e sognavo un ballo o una serata come quella che leggevo nei libri ma a quanto sembrava non era il mio destino, non doveva andare così. Cercavo di tranquillizzare il serpeverde sapendo anche della sua situazione e del poco controllo che poteva avere ma sembrava fosse tutto inutile e tutti dovevano prevalere su tutti. Sentii la mano di David cingermi il fianco e portarmi verso di se, appoggiai una mano sulla sua di camicia e se quello lo faceva calmare sarei rimasta anche tutta la sera così pur di dargli tranquillità ma non durò che attimi. Spalancai gli occhi al suo bacio sulla guancia e provai a fermarlo «No, David... fermo!» Ma era andato ad affiancare il Tassorosso. Nel mentre la mia attenzione fu interrotta da una frase che arrivò dritta nelle mie orecchie. "Che cazzo è successo tra te e David? E come mai lo conosci?" Mi voltai e i miei occhi si posarono su i due ma soprattutto su Halley. Quella frase... fu come un fulmine nella mia testa. Cosa stava a dire? Il respiro iniziò ad accelerare e i miei occhi non volevano spostarsi dalla figura della Grifondoro. Non avevo mai pensato a quel senso, non mi era mai balenato in mente nemmeno un briciolo di quella gelosia o di quel pensiero ma adesso era come se la luce che mi avvolgeva fosse diventata più forte e più visibile. David era sempre misterioso, arrivava poi spariva e io non sapevo quasi nulla di lui. "Non può...!" cercavo di pensare mentre non mi accorgevo di quello che continuava a succedere. E se era davvero così? Ero davvero il nulla cosmico? Ero davvero una come tante? come si diceva: "l'ennesima"..? L'aria sembrava diventare irrespirabile e la musica mi sembrava di sentirla ovattata, mentre il cuore faceva male e mi sentivo confusa e sopraffatta. Anche lui mi stava facendo questo... non meritavo di essere amata? Provai a respirare cercando di lasciare alle spalle quelle sensazioni ma ritornavano e sapevo che chiedere a lui soprattutto in quello stato non avrebbe che avuto l'effetto di una rabbia assurda e nessuna risposta. Sussultai davvero tanto al ritorno di David e al suo tocco tanto da voltarmi con due occhi neri che spiccavano dietro la maschera. Mi stava trascinando via da quel ballo in pista dei diversi ragazzi e io non stavo dicendo nulla, anzi mi facevo trascinare come un alga dalla corrente dell'oceano. Poi vidi una lettera volargli in mano e lo vidi leggere e cambiare espressione. Per la prima volta qualcosa di nuovo si impossessò di me. Feci un passo verso di lui con un aria mai vista prima mentre nella testa la frase detta da Kai ad Halley ronzava come un ape indispettita pronta a pungere il punto più sensibile. «T-tutto bene? Qualcuna ti reclama?» mi sfuggì senza pensarci. Ero immobile e gelata, bianca in viso ancora più di prima e poi aggiunsi con un mezzo sorrisetto «Scusami Harris non sono affari miei!» Feci un passetto indietro portando la mano gelida alla petto come a far calmare il movimento respiratorio. Rimasi li a fissarlo per un attimo e poi aggiunsi «Credo di essere molto stanca... forse è meglio se vado via!» Gli occhi si erano inumiditi mentre la voce sembrava spezzarsi ogni tanto Mi avvicinai di un passo e dissi piano ma una voce ben udibile «Notte e... Buon Natale David!» in quel momento mi voltai dandogli le spalle e iniziando a camminare a passo sempre più spedito verso la porta senza voltarmi ma come unica ancora di salvezza quell'uscita. Una volta superata iniziai quasi a correre ma le scarpe me lo impedirono facendomi quasi cadere. Mi fermai in un angolo dove non vi era nessuno per riprendere fiato e mi tolsi la maschera come se potesse aiutarmi a trovare l'ossigeno. Mi accovacciai e tolsi anche le scarpe e ripresi a camminare a passo svelto verso la sala comune dei tassi e il dormitorio, a piedi nudi. I dubbi mi stavano tormentando e non avrebbero avuto risposta quella sera. Forse non era così, forse era tutto nella mia mente ma perchè Kai aveva detto quella frase ad Halley? E ancora una volta, perchè non avevo mai preso in considerazione una cosa simile? E perchè ci stavo tanto male? Tanto da respirare a fatica. Era una delle poche cose belle che mi erano rimaste in quel momento o che io riuscivo a vedere e forse era stato tutto un illusione. «Perchè? Mente smettila... forse voleva dire altro, forse è solo la rabbia e la paura che stanno parlando...» dissi sottovoce con le mani che stringevano le tempie eppure le lacrime scendevano, eppure anche se fosse stato tutto falso stava facendo tanto male.


    Rose Mia White - Tassorosso - IV anno
    Interagito con David e interagito da lontano con Kai e Halley
    Nominato Mars.

    Vestito


    Scarpe

    Maschera

    Uscita continuo qui
    Grazie a tutti è stato divertente <3


    Edited by Rose Mia White - 4/1/2023, 13:58
     
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    Grifondoro
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    Grace non odiava nessuno. Davvero. L’odio era quanto di più distante ci fosse dalla sua persona. Aveva antipatie, inimicizie che la portavano a dare fondo alla sua pazienza pur di rimanere calma e accondiscendente ma odiosi come quel tipo, quell’Harris non pensava di averne incontrati. Ecco, lui forse con quelle poche battute si era avvicinato alla pericolosa soglia dell’odio. Chi diamine si credeva di essere per metterla in quella posizione? Per costringerla a scegliere tra i due ragazzi. Perché avrebbe dovuto scegliere poi o comunque palesare a lui la sua scelta. Non c’era nulla da scegliere. Michael l’aveva invitata e questo bastava ed avanzava per lei per decidere che l’esclusività del suo tempo, quella sera, sarebbe stata dedicata al minore dei fratelli Harris. Magari avrebbe anche accettato un ballo con Marshall, uno, dove si sarebbe levata un sassolino dalla scarpa che premeva sulla sua coscienza. Quell’esibizione era davvero dedicata a lei? Stava davvero cercando di dirle qualcosa o, dato che erano amici, quello era un gesto come tanti che però aveva scelto d’indirizzarle tanto lei avrebbe capito l’innocenza di quell’azione. Tutti sembravano dirle il contrario, quel David in primis ma lei conosceva Marshall. Avevano fatto merenda più volte al cambio d’ora e lui non aveva mai... o sì? Non lo riusciva a capire in realtà e la tediava quell’impasse, la tediava quel tarlo e l’idea di aver costruito dei castelli per aria che magari il Tassorosso avrebbe smontato e soprattutto la tediava il modo in cui quel David – così aveva scoperto chiamarsi – avesse rovinato tutto. Servivano quei modi? Quella sgarbatezza? «Altrimenti che succede, mh?» Basita Grace osservò il Tassorosso fare sfoggiò della sua altezza per sovrastare di una manciata di centimetri l’arroganza dell’altro Serpeverde. «Mars!» Lo richiamò cercando lo sguardo dell’altro che, se si fosse voltato avrebbe trovato la Grifondoro a supplicarlo con preoccupazione: «per favore Quel tipo e soprattutto il modo in cui Michael aveva reagito, davano la netta impressione che fosse una testa calda pronta esplodere magari per un qualche piacere perverso di rovinare ogni cosa, non poteva dirlo né saperlo con certezza ma quelle erano le vibes che gli esprimeva. Forse la supplica o forse, come più probabilmente era anche se il solo pensarlo le creava una dolorosa fitta allo stomaco, le parole che seguirono pronunciate dalla Grifa persuasero il Tassorosso dall’insistere su quel fronte e a seguito di un’occhiata – era dolore quello che leggeva nel suo sguardo? – vide il biondo allontanarsi ma non prima d’aver tirato una spallata al Serpeverde. Grace sospirò e allo stesso tempo trattenne il respiro per la reazione dello stronzo seguendo la sua figura allontanarsi tra la folla perdendolo nel giro di qualche passo tra la calca. Magari avrebbe persino allungato il collo per seguirlo, per accertarsi che stesse bene ma chiaramente il moro aveva altri programmi e non aveva certo finito con loro nonostante le suppliche della sua compagna che sembravano essere totalmente ignorate dal ragazzo. «Non so te ma a me piace chiamare per nome le persone se proprio devo sciacquarmi la bocca» brutto stronzo. Dio quanto la stava irritando! «Dimmi, li cambi così velocemente?» Quella, precisamente quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Come si permetteva? Cosa ne sapeva lui? Lei non aveva fatto proprio niente, anzi, fino a qualche giorno prima, prima che Michael avanzasse la proposta, si domandava cosa avesse di tanto sbagliato perché nessuno la vedesse, cosa poteva saperne che sarebbe successo tutto questo? Passi che le dava della facile ma quando tirò in mezzo Marshall, quando l’accusò di avergli spezzato il cuore davanti alla scuola non ci vide più. Lasciò andare il braccio con cui teneva Michael e partì in quarta pronta a... a fare cosa? Non lo sapeva ma sicuro avrebbe tentato di gonfiargli quella faccia da stronzo al meglio delle sue possibilità. «COME TI PERMETTI?!» Gli urlò avvertendo un braccio avvolgerle la vita. «Lasciami andare Michael! TU BRUTTO STRONZO! Pallone gonfiato! TU NON...» Sentiva Michael tenerla, tirarla via e lentamente vide la figura del bastardo allontanarsi e scomparire tra la folla. «Lasciami Michael, lasciami cazzo!» Era furente di collera. Quello stronzo non poteva dire quelle cose e rimanere impunito! Non poteva! Non era giusto! «Gliela spacco quella faccia di cazzo che si ritrova!» Sbraitò ancora in direzione dell’altro Serpeverde prima di sentirsi sollevare da terra per compiere una rotazione a centottanta gradi trovandosi ora a dare le spalle al soggetto dei suoi insulti. «Grace, non ne vale la pena! Credimi.» No! «Si invece.» Sbraitò pestando i piedi. David aveva rovinato tutto e aveva rovinato il suo rapporto con Marshall. Sollevò lo sguardo, lucido, spronata dalla carezza del ragazzo e incontrò i suoi occhi di ghiaccio supplichevoli. «Fidati di me! Ok?» Non replicò, era confusa ma ancora estremamente arrabbiata. Perché avrebbe dovuto fidarsi di lui? Che avrebbe fatto? Era suo fratello alla fine. Gli sarebbe davvero andato contro? E per lei poi? Voleva replicare a dovere, dirgli che non avrebbe lasciato perdere ma un nutrito gruppo capitanato da quella che riconobbe essere la sua folle compagna di stanza Carrie li travolse costringendo il Serpeverde a stringerle con urgenza il braccio per allontanarli da quel trambusto finendo per fermarsi solo quando raggiunsero uno dei margini della sala, nei pressi di uno dei tre abeti decorati a festa. «Sto bene, sto bene... è solo. Porca puttana lo so che è tuo fratello, mi dispiace per come sono scattata, lo giuro, ma CAZZO È UN GRANDISSIMO STRONZO!» Sbottò alzando il tono di voce a mano a mano che si infiammava nuovamente. Grace non era quel tipo di ragazza scurrile o con la parolaccia facile ma quando perdeva la pazienza, quando s’arrabbiava perdeva ogni buon proposito. «Ma non è colpa tua», perché continuava a scusarsi con lei? Il problema era il fratello non lui! «Spero tu possa darmi una seconda possibilità!» Cosa? Perché dubitava che non volesse rivederlo. «Ma tu non hai...» Continuava a non capire perché si colpevolizzasse a quel modo fino a che, lui, non ammise che le piacesse. Tutta la rabbia folle che aveva provato per il moro svanì. L’aveva presa in contropiede. Gli occhioni azzurri della Grifondoro si spalancarono innocenti e brillanti sotto le luci d’atmosfera dell’abete. «Io ti...» un sorriso cominciò a drappeggiarsi sulle labbra della Grifondoro che avrebbe fatto da eco a quello dipinto sul volto dell’altro. Forse avrebbero potuto gettarsi alle spalle quanto successo, almeno con lui perché con David i conti sarebbero rimasti ben aperti, e trascorrere ciò che rimaneva della serata diversamente ma il destino, evidentemente, non era dalla loro parte. Un grosso e maestoso gufo dal piumaggio scuro fece irruzione nella sala attirando lo sguardo di alcuni curiosi e planando sulla folla lasciò due lettere di cui una, ovviamente, destinata a Michael. Davvero? Ancora? Cos’altro c’era? Il Serpeverde l’afferrò al volo scurendosi in viso e cambiando di netto l’espressione quando lesse il mittente. «Che succede?» Ancora?! «È tutto okay?» Chiaramente non era okay, chi poteva scrivere una lettera alla Vigilia di Natale per recapitarla con un’urgenza tale da non poter attendere la consegna della posta l’indomani mattina? «Mike?» Il cambiò fulmineo dell’espressione del ragazzo la mise in allarme e puntellandosi sui tacchi seguì lo sguardo del biondo incontrando la stessa espressione di puro terrore con cui lo stava ricambiando il fratello. Quasi ci godeva a vedere lo stronzo soffrire ma la stessa paura era dipinta sul volto del minore dei due e questo, chiaramente, non le stava bene allo stesso modo. «Che succede? È successo qualcosa a casa?» Nella sua innocenza e ignoranza immaginava al peggio un malore di qualche parente per cui non si aspettò il modo in cui il ragazzo la strinse a sé affondando il viso tra i suoi capelli semi raccolti. «Michael», biascicò contro il suo petto, «mi spaventi, che succede?» Ostentava sicurezza ma il terrore che aveva letto nell’azzurro dei suoi occhi raccontava un’altra storia. Spostò di lato il capo affinché, complice il dislivello d’altezza, lui potesse poggiarle il mento sulla testa e lasciò che continuasse a stringerla a sé ricambiando, turbata, quella stretta mentre ascoltava il ritmo frenetico del suo cuore. «Parlami per favore, non vado da nessuna parte», era questo che lo turbava? L’idea che il fratello potesse averla sconvolta a tal punto?


    Interagito direttamente con Marshall, David e Michael. Citate Rose e Carrie.
    Supplica Marshall di non fare cose avventate ma poi è la prima che cede alla collera per le provocazioni di David (lol), fortunatamente Mike la porta via e questo scongiura la rissa (forse?). Nel mezzo si fa 714 paranoie e domande. Momento awwww con Mike... Faccio schifo a riassumere vè? Ops
     
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    Skylee Metis

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    Ridacchiai con leggerezza alle parole del Serpeverde certa che stesse tentando in tutti i modi di deviare la mia attenzione su di me piuttosto che sulle domande scomode che gli rivolgevo e fu così che tra una battuta e l'altra finii per lasciarglielo fare, dopotutto se non ne voleva parlare era suo diritto farlo, avrei solo insistito in un'altro momento per avere risposte. «Te l'ho già spiegato, non ce l'ho mai avuta con te per la storia della soda, ti pare?» Sorrisi amichevolmente finendo di trascinarlo verso il bancone delle bibite. «È solo che, ecco... ho passato dei momenti un po' poco belli e non ero in vena di interagire praticamente con nessuno, ti chiedo ancora scusa per questo, mi perdonerai mai?» Domandai con un sorrisetto timido sulle labbra. Facevo tanto la forte e la insensibile, ma la verità era che ai miei amici ci tenevo veramente molto e pure se di tanto in tanto non ero in grado di coltivare i rapporti come avrei dovuto, non significava che non ci tenessi, anzi... ero solo troppo complicata e incasinata per essere una brava amica come tante. Io ero così, particolare e unica nel mio genere, non sempre in senso positivo ma hey... nessuno è perfetto no? «Che domande, non è ovvio? Ho chiesto a te per poter far risaltare la mia stupenda altezza mentre porto il mio fratellino alla festa della scuola, no?» Scoppiai a ridere prendendolo amichevolmente in giro come ero solita fare per le cose più disparate. Dall'altezza al carattere, dai suoi tic al fatto che sembrasse un robot privo di anima, insomma ogni scusa era buona per farlo arrabbiare. «Sono venuta al ballo con te perché mi fa piacere passare del tempo assieme brutto scemo, non è ovvio? A modo mio ci tengo a te» Sussurrai affinché nessuno potesse udire la prefetta -ora Caposcuola- palo in culo pronunciare parole tanto sdolcinate. Avevo una reputazione da mantenere io... «Dai era ovvio che fosse ovvio... no?» Cominciai a vaneggiare fra me e me prima di rendermi conto che il mio tutt'altro che alto amico si era perso a fissare il vuoto, o meglio, un vuoto a forma di aitante Corvonero tirato a lucido. Attesi qualche secondo e poi cercai di riportarlo alla realtà per non fargli fare la figura di quello imbambolato, non stava bene fissare le persone, farlo poi con la bavetta alla bocca sarebbe stato pure peggio, ma per come si era ripulito Marcel quella sera non sarebbe stato difficile trovare qualcuno sparso per la sala guardarlo a quel modo e Loki non doveva certo rientrare nella medesima categoria, pure se ero abbastanza certa, o almeno credevo, stesse guardando altro o si fosse solo perso nei suoi pensieri.
    Mandai giù tutto d'un fiato quel che restava del mio drink mentre guardavo un gruppetto poco distante da noi infervorirsi per qualcosa. «Hum sì ... sarà sicuramente una qualche essenza...» Ripetei pur non essendone per nulla convinta. Quella col cazzo che era solo l'essenza di alcol, era alcol vero e priorio, sarebbe stato impossibile non riconoscerlo e durante un qualsiasi altro giorno avrei tenuto fede ai miei doveri da Caposcuola denunciando il fatto, ma hey, era natale, le lezioni erano finite e almeno l'alcol mi avrebbe aiutata a dormire più serenamente durante quella solitaria notte di festa. «Secondo giro» Esclamai passando un secondo bicchierino al Serpeverde dopo aver mandato giù il mio tutto d'un sorso per prenderne poi direttamente un terzo e un quarto di riserva, meglio farsi la scorta nel caso qualcuno si fosse accorto della loro proprietà alcolica. «Mh no, non sei te, pure io non ci sto capendo più nulla» Constatai osservando il gruppetto poco distante da noi che ora pareva essersi infuocato maggiormente rispetto a prima e fu proprio mentre mi godevo la scenetta cercando di capire perché si stessero agitando tutti così tanto per un nonnulla che vidi il riconoscibilissimo profilo di Rose con un espressione leggermente cupa in volto. Non sapevo cosa stesse succedendo ma era palese che non si trovasse a suo agio e per quanto dopo l'ultima tutt'altro che amichevole chiacchierata avevamo praticamente chiuso i rapporti non potevo fare a meno di preoccuparmi per lei. Alla fin fine io non avevo mai smesso di farlo, era lei quella che per mesi si era fatta di nebbia. «Che palle» Sibilai a denti stretti mentre ingoiavo l'ennesimo bicchierino di alcol seguito pure da quello di scorta. A quanti ero? Avevo perso il conto ma gli effetti di quel coraggio liquido, come amavo chiamarlo io, cominciavano a farsi sentire e oltre alle gote arrossate ora cominciavo a percepire pure la mente leggermente annebbiata. Ancora uno non avrebbe fatto male a nessuno no? «Segui Rose...» Esclamai a voce bassa facendomi udire solo dal Serpeverde mentre vedevo la ragazza allontanarsi verso l'uscita. «Io ci ho litigato, non posso seguirla ma tu si... assicurati che stia bene su su» Lo spintonai in avanti come a negargli la facoltà di scelta. «Io vi seguo a distanza e nel mentre farò rifornimento provviste, su su muoviti che se no ci sfugge, dai» Lo spintonai ancora con fare amichevole mentre sghignazzavo fra me e me. Non ero ubriaca. Affatto, solo dignitosamente brilla e preoccupata.
    Attesi che il ragazzo partisse alla carica per raggiungere Rose e assicurarsi delle sue condizioni e quando lo vidi abbastanza distante recuperai quanti più bicchierini riuscivo a reggere in mano, come se li stessi portando al mio gruppetto di amici immaginari e lo seguii a distanza. «Ups pardonne-moi!» Sghignazzai incurante della possibile figuraccia appena fatta quando andai a sbattere contro la spalla di qualcuno. Nemmeno mi ero accorta di chi si trattasse, mente annebbiata, ricordate? Ma quel che importava era che nulla di ciò che stavo trasportando si fosse rovesciato. Enorme sacrilegio quello di versare alcol a terra era. Mai avrei potuto fare una simile cosa. Zampettai traballante e si di giri verso l'uscita e quando intravvidi il Serpeverde e la Tassorosso mi fermai dietro a un muro poco distante da loro per non farmi notare, ma poter pur sempre udire con chiarezza ciò che dicevano. Volevo almeno sapere che stava bene, tutto qui.

    ★ ★ ★
    Caposcuola Corvonero | Scheda | Mailbox | Pensatoio

    Ha bevuto ventordici bicchierini e ha poi spedito Loki in missione di salvataggio per controllare che Rose stia bene visto che è troppo orgolgiosa per farlo da sola. Mentre usciva dal ballo un po' troppo allegra e su di giri rispetto ai suoi standard è andata a sbattere contro qualcuno, chi vuole può narrate di essere stato lo Sfortunato travolto dall'uragano Sky, lei non si offenderà (è già troppo brilla per farlo).

    Sky e Loki sono usciti dal ballo, proseguiremo in una role libera post ballo in vista della sua chiusura non troppo lontana (chi vorrà potrà unirsi a fare casino, basta che vi portiate l'alcol da voi perché quello che tengo in mano è tutto mio prrr (?)).

    Traduzione: Ops, perdonami.
     
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