Lezione di Difesa Contro le Arti Oscure A.S. 2022/2023ammessi studenti DAL 4° ANNO IN SU.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar


    ★★★

    Group
    Professore
    Posts
    163
    Location
    Kylkenny, Irlanda

    Status
    i'm sleeping
    Dylan
    Visto l’esito dell’esercizio principale, di cui Dylan già di per sé non si aspettava un totale successo, aveva deciso di passare ad un approccio per step retrocedendo nel livello di difficoltà proposta. Questo stesso approccio lo avrebbero replicato nelle tre lezioni successive, come aveva annunciato, poiché il suo intento era dare loro gli strumenti per riconoscere un’illusione e riuscire ad evadere da essa. Non che gli sarebbe servita con una replica di quanto successo ad Halloween con il veleno sperimentale che imitava, almeno in parte, gli effetti di un imperio misto a quell’illusione ben definita ma, in situazioni più nella norma, per quanto nella norma non potessero definirsi, li avrebbe sicuro aiutati. «Ci sono domande?» Chiese applicando la formula di rito prima di far spaziare lo sguardo sui vari ragazzi. «Prego miss Scott», concesse la parola alla mora regalandole anche un lieve sorriso d’apprezzamento per la mano scattata al cielo esattamente come le aveva sottilmente rimproverato qualche attimo prima. «Potrebbe essere una tattica in fin dei conti.» Annuì continuando a passeggiare lentamente tra i banchi. «Più nello specifico però, in un aperto duello, dobbiamo considerare che l’altra persona sarà più preparata a schivare o deviare un attacco. Potrebbe aspettarselo! In questo caso persino lo scudo di un Protego potrebbe essere sufficiente poi, anche lì, va in base al livello di magia e preparazione del mago... Sicuramente può rappresentare un modo sottile per cogliere alla sprovvista l’avversario o la vittima designata per i motivi più disparati. Ah credo non serva sottolineare che devo scoraggiarvi dall’uso improprio di un tale incantesimo al di fuori di quest'aula. Qui è autorizzato solo ai fini didattici visti i recenti avvenimenti. Non è lo standard e tantomeno sarà tollerato un uso improprio!» Sottolineò con una perfetta quanto falsa occhiata più severa. Avrebbe apprezzato, invece, l’uso di quella formula se utilizzato da uno dei suoi ragazzi per rimettere al proprio posto qualche borioso Grifondoro, oppure, per dare una lezione di nerbo a quegli smidollati di Tassorosso. «La mano signor Moore...» sottolineò con un’alzata di sopracciglia atta a minacciare che una mancanza d'educazione perpetrata avrebbe portato alla decurtazione di punti per la casa di Corvonero e, successivamente, proseguì con la risposta a quei quesiti. «E sì, una volta bloccati nell’illusione il corpo rimane inerme e alla mercé del mondo esterno. È per voi importante quindi, a seguito di questo esercizio, imparare nel più breve tempo possibile a riconoscere l’illusione per uscirne il più rapidamente possibile altrimenti la privazione di elementi fisiologici e di vitale importanza come la sete o il sonno si rivelerebbero fatali per la vittima.» Un lieve sorriso solenne increspò le labbra del mago. Doveva essere un bel modo di morire, di far morire, anzi. Personalmente Dylan aveva usato quel trucchetto solo una volta, in gioventù contro un povero inerme babbano che si era macchiato dell’insulto di rivolgergli la parola in primis ed in secondo luogo di provocarlo, povero idiota, mai sarebbe riuscito a liberarsi ed infatti era morto di stenti in un ospedale psichiatrico eroso dalla follia a cui lo aveva portato l'illusione. Si schiarì la gola crogiolandosi in quel piacevole ricordo prima di dare ufficialmente il via all’esercitazione. Affiancò il banco di Rose lasciandole un breve messaggio d’istruzioni e tornò alla cattedra a sedersi dove il suo occhio critico si posò lentamente a valutare i vari ragazzi nel loro operato: giudicarne il tempo impiegato affinché la sfera si colorasse di nero o l’attitudine con cui si ponevano di fronte all’esercizio; elargì persino qualche sorriso, ai suoi prediletti, che riuscirono in poco tempo e/o tentativi.
    «Posso Professore?» La voce della figlia gli arrivò intrisa di decisione distogliendolo da quell'intenzione e la osservò in piedi, composta, che attendeva come gli aveva insegnato a porsi il permesso di prendere posto di fianco la sedia. «Prego Rose», ed un cenno ad acconsentire tale movimento. Dylan la scrutava imperturbabile eliminando ogni possibile suggerimento in merito al suo umore ed in merito a quanto successo durante la lezione, soprattutto a quanto aveva appreso dalla mente di quel cavernicolo che l’affiancava. Così bella sua figlia, eppure così tanto stupida. Si era curata di non pensare, di deviare la sua attenzione da qualsiasi pensiero che avrebbe potuto smascherarla agli occhi del padre e poi si era fregata con le sue stesse mani, o meglio, con i pensieri rozzi, sessisti e persino viscidi di quello stupido cane con la quale perdeva tempo. Dylan ne era disgustato e non comprendeva come la figlia potesse ricercare le attenzioni di un essere, una bestia, tanto immeritevole della benché minima attenzione. Stupida, ingenua e testarda ecco cos’era e quando il Serpeverde si sarebbe rivelato per ciò che realmente era, Rose, si sarebbe trovata fregata con le sue stesse mani come fino a quel momento aveva continuato a fare da sola. Serenamente il mangiamorte chiuse gli occhi liberando la mente per focalizzarsi verso l’incantesimo che al posto di deviare avrebbe accolto. «Procedi pure.» E l’ultima cosa che avvertì fu il pronunciare della formula prima che tutto intorno a lui e dentro di lui divenisse buio.

    Gli sembrò di precipitare all’infinito mentre roteava su sé stesso e all’indietro nel vuoto più oscuro fino a che non cadde sulla poltrona del suo studio. Dylan si guardò attentamente intorno studiando quella precisione nei dettagli che Rose era riuscita a ricostruire. Un battito di ciglia, un singolo battito e quella visione di ordinata compostezza era sparita per lasciare il posto al caos, alla distruzione: i suoi preziosi oggetti di valore era sparsi e rotti sul pavimento, il marmo scheggiato, la lussuosa scrivania d’ebano intarsiato ricoperta di polvere e detriti giaceva divisa in due metà imperfette collassate su sé stesse. Cos’era successo? Si chiese alzandosi dalla poltrona per compiere alcuni passi all’interno dello studio e valutare in che tipo di loop la figlia lo avesse spedito ma si arrestò quando sotto la suola percepì un ostacolo scivoloso; abbassò lo sguardo individuando mucchi di ritagli di giornale e inclinando il capo ne lesse i titoli che riportavano a caratteri cubitali notizie inerenti alla loro famiglia, i White. “White nel ciclone della povertà”, diceva Il Profeta. “Finita la ricchezza dei White!” Esclamava quasi a gran voce La Pergamena e ancora e ancora. “Scalpore tra i maghi, la famiglia White sul lastrico”, Dylan pestò con disprezzo quel ritaglio calciando e allontanando da sé quelle ingiurie, diffamazioni senza capo né coda. Sentì alcuni passi di corsa, una risatina, e alzando lo sguardo vide la porta sgangherata e semi fuori dai cardini aprirsi mentre un ragazzino che poteva avere non più di dieci anni faceva capolino mangiando in una corsa gli ultimi passi prima d’arrivare a lui. «Nonno! Andiamo!» Lo apostrofò afferrandogli la mano per cominciare a tirarlo con l’impeto che solo i bambini potevano avere per condurlo chissà dove nell’immensa villa. Dylan si lasciò tirare studiando l’aspetto di quello strano bambino che di tanto in tanto si voltava sorridendogli quando ben poco c’era da sorridere in mezzo a tutta quella distruzione. La villa, la sua splendida villa, sembrava essere stata attraversata da una tempesta: ogni cosa era impolverata, distrutta ed era certo che alcuni dei suoi pezzi più pregiati mancassero all’appello. «Signor White, Dylan. Direi che è arrivato il momento di darci del tu», il bambino corse a nascondersi dietro le gambe dell’uomo che, come nulla fosse, continuò. Chi diavolo era per permettere di rivolgersi a lui con tanta confidenza?! «È per me un onore ed un piacere conoscere finalmente il padre di mia moglie!» Dylan sollevò impercettibilmente le sopracciglia mentre ripeteva interrogativo quell’ultima parola. Moglie? Che sciocchezza! Di che parlava? Dov’era Rose? L’uomo gli strinse la mano stringendogli il gomito prima di scostarsi per accompagnarlo a prendere posto a quello che era un banchetto, dei festeggiamenti. Venne forzato a sedersi e solo in quel momento, sulla tavola sgombra e non più imbandita come pochi attimi prima, vi era il corpo emaciato, squarciato e senza vita della ragazza. «Rose?!» Si sporse sul tavolo ed una zaffata di sangue e liquidi organici stantii lo costrinse a coprirsi il volto. Da quanto era morta? Chi? Chi aveva osato fare questo? «Non posso fare altro che ringraziarvi!» L’uomo non aveva smesso di parlare ma solo ora, sollevando lo sguardo, si accorse del sorriso acuminato che gli mostrava. «Ringraziarvi per avermi consegnato spontaneamente sua figlia. Le sue carni erano tenere, prelibate!» Rise facendo un cenno che venne ricambiato dagli altri commensali che solo in quel momento apparvero seduti al resto della tavolata. «Ma adesso è giunto il momento di passare alla portata principale», con un gesto della mano il corpo privo di vita della ragazza venne gettato al suolo come spazzatura, «voi!» Rise e Dylan non riuscì a ribellarsi perché infinite mani lo immobilizzarono e quel ragazzino che lo aveva condotto in quella trappola non smetteva di festeggiare ringraziandolo per aver condannato e ucciso sua madre, Rose. «Lasciatemi andare sudice bestie schifose!» Cercò di ribellarsi tirando per poi cedere e calciare quando sentì le sue carni venire recise da un morso. «Schifose bestie, siete solo dei ripugnanti animali indegni! Come osate toccarmi?!» Era disgustato da quelle mani indegne, sporche, animali, che osavano toccarlo, trattenerlo. «Lasciatemi!» La voce tremava mentre combatteva quella moltitudine di corpi e forze ed il suo sguardo si posò a Rose, gettata sul pavimento, gli occhi vitrei, azzurri... Clelia. «No», era tutto sbagliato. Quella non era Rose, bensì Clelia sul pavimento della stanza, riversa priva di vita sul tappeto mentre lo supplicava di fermarsi, di smetterla e che lo amava e non lo aveva tradito. «FINITE INCANTATEM!» Basta così.

    Furente tornò alla realtà. Brava Rose, molto bene. Si prese del tempo per osservare l’espressione della figlia, era compiacimento ciò che vi leggeva? Sfida? Cosa aveva voluto dimostrargli con quell’incubo? Stupida. «Hai fatto un buon lavoro Rose, se t’impegni ne sei capace lo vedi?» La stuzzicò malevolmente tacciando la ragazza di scarsa volontà di fare. Niente di più sbagliato in quanto la Tassorosso s’impegnava con tutta sé stessa a dare il meglio ma quel meglio per Dylan non era mai abbastanza. «Tre punti a Tassorosso per incoraggiarti a mantenere questa strada!» Tre miserabili punti! Aveva premiato più consistentemente per molto meno. Un sorriso appena accennato gli sollevò gli angoli delle labbra prima di alzarsi per osservare la situazione in aula. Chi era riuscito a fuggire dall’illusione si stava riprendendo da ciò che aveva visto e affrontato mentre chi ne era ancora bloccato sarebbe stato riportato alla realtà dal professore stesso. «CAMBIO!» Decretò alla classe affinché invertissero i ruoli e le vittime, da tali, divenissero i carnefici e viceversa. Si voltò nuovamente verso la figlia, sedendosi con rinnovato autocontrollo e la scrutò divertito quasi fosse la sua preda. Lasciò che il silenzio s’alzasse tra i due, che Rose lo scrutasse nel nero profondo dei suoi occhi domandandosi magari a quale tortura l’avrebbe sottoposta e solo dopo un tempo eterno che l’avrebbe fatta dubitare dell’intenzione dell’uomo di procedere con l’esercizio, Dylan scagliò il suo incantesimo spedendola in quello che sarebbe stato il suo inferno.

    CITAZIONE
    Precipiterai all’indietro, al buio, fino a che non cadrai su di una sedia illuminata unicamente da un faro di luce calda. D’un primo momento sarai sola in quella stanza buia dove non riuscirai a scorgere più in la del tuo naso. Sola, infreddolita e con la sensazione pressante che presto qualcosa di brutto e di oscuro sarebbe successo. «Mia», la voce di tuo padre ti giungerà con un prepotente ritorno d’eco che da una singola parola, il tuo nome, si dilaterà in infinite ripetizioni. «Hai voluto giocare col fuoco Mia», nuovi rimbombi che ti costringeranno a cercare di proteggerti le orecchie scoprendo solo in quel momento d’essere legata polsi e caviglia alla sedia, persino il tuo busto sarà legato alla seduta privandoti del movimento. «Giochiamo allora.» Il faro che t’illumina si spegnerà per alcuni istanti immergendoti nel buio e nel vuoto più totale che potrebbero disorientarti salvo poi, minuti dopo, accecarti nuovamente. Questa volta di fronte a te un nuovo faro si è acceso e di fronte ai tuoi occhi, in ginocchio, ricoperto di sangue vedrai la figura del tuo primo amore, il ragazzo che per primo ti fece battere il cuore e sentire desiderata, considerata: Damon White. «Rose!» Allungherà urlante una mano verso di te e vedrai il sangue colare da quelle dita rotte, fratturate. «È colpa tua» sentenzierà agonizzando al suolo in un rantolo di sangue. La luce si spegnerà ancora prima di riaccendersi più a destra, lì in quel cono di luce scorgerai e riconoscerai la figura di Kynthia, la tua amica di Grifondoro e di Logan il suo ragazzo e tuo amico alla quale avevi rivelato troppo. «Perché ci hai messo nei tuoi casini!» Ti urlerà la Lloyd scorgendole in faccia le ferite di una lotta mentre reggerà il corpo esanime del ragazzo. «Stavamo bene senza di te», ti urlerà ancora prima che un lampo di luce verde e una risata profonda, sempre quella di tuo padre, rompa il silenzio; vedrai Kynthia accasciarsi esanime e la luce, su di lei, spegnersi ancora. Si accenderanno allora due fari, alle due estremità opposte. In uno scorgerai Skylee Métis, la caposcuola di Corvonero, tua amica e dall’altra il ragazzo che ami o che pensi d’amare, David Harris. Entrambi ti supplicheranno, t’incolperanno di averli trascinati nella tua vita, nel tuo casino mentre vedrai sui loro corpi aprirsi le ferite larghe e sanguinolente di un Sectumsempra. «Dovevi lasciarci in pace!» Ti urlerà tra le lacrime la Corvonero mentre l’altro pregherà perché la sua vita venga risparmiata, si dimostrerà il codardo che è cominciando ad inveire sulla tua persona pregando il suo aguzzino di lasciarlo andare perché lui non ha mai voluto niente da te se non la tua verginità, se non potersi vantare d’aver avuto la figlia del capo e che altro da lei non gli sarebbe interessato, perché tu non sei interessante, tu sei solo una nullità. Anche sui loro corpi esanimi, privi di vita si spegneranno i fari e poi, davanti a te, si accenderà l’ultimo. In ginocchio vedrai Amelia, la tua amata Amelia, e tuo padre puntarle la bacchetta alla tempia. «Pensi sia un’illusione Mia?» Dylan ti sorriderà, la lingua che schioccherà di diniego contro la dentatura perfettamente allineata. «Questa non è un’illusione Mia, è la realtà, sono i fatti esattamente come sono andati. Ricordi... com’è che si chiamava?» Il mangiamorte finse di pensarvi. «Sì, Damon. Che fine pensi abbia fatto? E McCormac?» Il sorriso sulle labbra del mago si accentuerà mentre l’eco di mille risate risuonerà nel vuoto. «È tutta colpa tua Mia, tutta colpa delle scelte che hai preso e che mi hai TU costretto a prendere», lo vedrai voltarsi verso la governante mentre un sospiro sognante lascerà le sue labbra. «Bambina mia», la voce di Amelia sarà strozzata dal pianto, dal dolore, dalla stanchezza e poi d’un tratto la vedrai accasciarsi al suolo, urlare, contorcersi esattamente come in un ricordo manipolato avrà fatto la tua mamma. «Sei sola Rose, sei sola davvero adesso» e Amelia sarà morta ai tuoi piedi.



    ULTIMO GIRO



    S'invertono i ruoli nelle coppie. Chi ha scagliato l'attacco adesso subirà e tenterà di uscire dall'illusione. Mettetevi per l'ultima volta d'accordo su come procedere a modo d'arrivare per tempo a chiudere la lezione. Chiedo quindi ai carnefici di cercare di postare per primi a modo da dare modo ai vostri compagni di rispondere. Essendo l'ultimo giro per voi la lezione si concluderà qui, Dylan vi congederà sicuramente lasciandovi due rotoli di pergamena di relazione su quanto visto e vissuto, ciò è solo ai fini narrativi. Non voglio ricevere gufi di compiti 😂😂

    Ricordo a tutti le regole basilari di una role multipla: LO SPOILER.
    Per ogni spoiler dimenticato verranno sottratti 10 punti alla casa d'appartenenza del player dimentico.
    Siete tenuti a scrivere: Nome, Cognome, la casa di appartenenza e l’anno frequentato. In più, una breve descrizione delle vostre azioni nominando i pg con cui avete interagito o solamente citato.
    Esempio:
    “Tizio Caio, III anno, Dittorosa - IN COPPIA CON KELLS
    Entrato in classe e risposto ad una delle domande, interagito con Pinco Pallo”

    Non esistono risposte propriamente giuste o sbagliate, sbizzarritevi con i ragionamenti e DIVERTITEVI!

    Per dubbi circa lo svolgimento di una lezione invito a leggere il regolamento di cui di seguito riporterò un estratto circa i ritardi:
    CITAZIONE
    “Indi per cui, post che arriveranno oltre la scadenza saranno valutati con un MALUS FINO A -30 PUNTI alla casa di appartenenza dello studente e, a discrezione del professore master della lezione, la cancellazione del post stesso con annesso punteggio dimezzato alla voce presenza e obbligo di recuperare entrambi i giri.”

    +3 pt a Tassorosso guadagnati da Rose White

    Scadenza martedì 3 gennaio entro le ore 23.59.
    NON SONO ACCETTATE RISPOSTE OLTRE LA SCADENZA.
    Posterò la chiusura ed i voti nei giorni seguenti. :flow:
     
    .
  2.  
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    427

    Status
    i'm sleeping
    Un incubo. La bara. Gli uomini senza volto. Dettagli inquietanti che non potevano far altro che urtare la sua sensibilità, facendola vacillare in più di un’occasione. Spiazzata, senza parole. Non riusciva a credere che qualcuno potesse avere una crudeltà simile nel godere delle sofferenze altrui, così, senza il benché minimo senso di colpa. Un comportamento degno di un qualsiasi animali partito alla carica, davanti ad una preda appetibile. Un comportamento da David. Quel ragazzo non rientrava nella lista delle persone accettabili, secondo il suo modesto parere. No. Al contrario, nutriva la speranza che, una volta usciti da quell’aula, le loro strade si fossero separate per sempre, così da non sacrificare, ogni santa volta, un pezzo di sanità mentale. Era quasi imbarazzante come il destino, si beffava di lei, ponendola davanti a lui. Iniziava a credere che fosse una sorta di scherzo e che qualcuno muovesse le fila di uno spettacolo a lei poco gradito.
    Riaprì gli occhi verdi e, subito, la figura del Serpeverde, si insinuò nel suo campo visivo. Il sorriso beffardo stampato in volto, la rese indisponente. Se solo quella notte non avesse avuto modo di entrare in contatto con lui, in quel momento, sarebbe stato un ragazzo come tanti, degno di noncuranza da parte sua e basta. Invece no. Halloween aveva scatenato il tutto portandoli a scontrarsi, volta dopo volta anche nei momenti più impensabili. L’avrebbe preso per il bavero e scrollato, fino a farlo svenire ma, quello, non era di certo il contesto adatto per un tentato omicidio. Rimase in silenzio, attonita, senza staccare lo sguardo dal suo carnefice. L’aveva tenuta in pugno per tutta la durata di quell’illusione, come fosse una cazzo di marionetta. Stronzo e senza sentimenti. Le voci sul suo conto le erano arrivate ma mai, prima di quel momento, aveva dato peso a quelle dicerie. Era a conoscenza che, al castello, albergassero due personalità disturbate: David e Michael Harris, ma ancora non aveva avuto modo di testare il fratello minore che, nonostante tutto, non poteva essere peggiore di colui che l’aveva appena torturata. Un fratello le bastava e avanzava. Non aveva ancora avuto il coraggio di aprire bocca. Era certa di essere pallida e ad un passo dal vomitare. Fece un respiro profondo e, con enorme fatica, tentò di reprimere la voglia di uscire dall’aula e correre in bagno. No. Non l’avrebbe avuta vinta. Quella volta non sarebbe riuscito a metterla lì, in un angolo, pronto a sferrare il suo attacco finale. “Sei malato, Harris.” Finalmente, le parole uscirono dalla sua gola, apostrofando il suo nuovo nemico –o forse lo era già da tempo-. Ridusse gli occhi a fessura, con la consapevolezza che niente di quello che poteva pensare la sua mente, sarebbe arrivato ad un livello capace di eguagliare l’atmosfera che aveva vissuto in quel dannato cimitero. Davvero assurdo. Anche con lo sforzo più immane, Halley, non sarebbe riuscita a spaventarla quanto aveva fatto lui. Certo, il vantaggio stava nel mantenere la calma e bluffare. “Non hai saputo fare di meglio?” Brutto stronzo, un giorno la pagherai. Con i dovuti interessi. Eccome. Piegò la testa di lato e continuò a sostenere i suoi occhi scuri, senza tradire mai la sicurezza che si era auto conferita, per uscire da quel confronto a testa alta. Una sorta di maschera utile alla causa. Sogghignò. “Hai mai provato a farti aiutare? Ho sentito dire che la scuola offre un supposrto psicologico per le persone come te!” Lo stava provocando e, probabilmente, una volta finita la lezione, avrebbero avuto modo –ancora- di spiegare le loro ragioni, in privato. L’incubo nell’incubo. “Comunque, non siamo qui per fare salotto. Ora tocca a te. Non metterti a piangere.” Non aveva più alcuna voglia di perdersi in parole inutili, neanche le meritava. Si fregò le mani e, dopo qualche istante, si decise ad afferrare la sua bacchetta in legno di Corniolo e tentò di rasserenarsi. Una tisana. Ecco cosa dovevo portarmi. Certo, come se fosse l’ora del tè. Ma svegliati e cerca di concentrarti, senza fare cazzate. Quel ragazzo doveva spaventarsi e scontarsi con qualche cosa di più realistico. Terra a terra. La Wheeler, dopo un’attenta riflessione, aveva optato per qualche cosa che, per le persone normali, non sarebbe stato così spaventoso ma per chi, come lui, era affetto da deliri di onnipotenza, forse, sarebbe stato più che difficoltoso da accettare. Oh si. Ma niente spoiler.

    Socchiuse gli occhi, con tutta la tranquillità ritrovata. Mente libera da ogni possibile distrazione. Alcune informazioni vennero azzerate, così da non essere di intralcio. La mano dominante si alzò, danzando e riproducendo il movimento che avrebbe permesso la riuscita corretta dell’incantesimo. Oh si. Era giunto il suo momento di gloria. “Sogni d’oro e d’argento!” Mostro. “Obscura Illusio!” La stoccata con la bacchetta, diede il via a quella che, secondo la sua opinione, avrebbe distrutto moralmente il povero ragazzo, facendolo scappare a gambe levate… se ci fosse riuscito. Che sia troppo per il suo cuoricino? Se lo stava chiedendo veramente ma, in fondo, non le importava un fico secco. Meritava quella fine.
    È un giorno come un altro. Una volta sceso dal letto di buon ora, ti rechi in cucina dove inizi immediatamente a preparare caffè e colazione, munito di un grembiulino color rosso fuoco. Poco dopo, con estrema calma, nella stanza fa la sua comparsa una donna vestita di tutto punto, che inizia a sorseggiare un caffè. Una volta terminata la sua tazza, si alza e ti saluta con un bacio, avvertendoti di aver lasciato una lista di articoli da comprare. Esce dalla porta e tu rimani solo, immerso nel silenzio. Abbassi lo sguardo e ti rendi conto che sull’anulare della mano sinistra, vi è posato un anello matrimoniale. Ops. Tua moglie è una donna in carriera mentre, purtroppo, a te è andata male e ti ritrovi ad essere un casalingo. Improvvisamente, dalle scale, si precipitano giù due bambini, uno con i capelli e occhi scuri ed uno, al contrario, biondo con gli occhi azzurri (molto simile a tuo fratello Michael. Una storia già vista). I bambini ti si attaccano ai pantaloni, urlando ed implorandoti di preparare loro la colazione. Cosa che fai sempre. Sposti lo sguardo e lì, dove prima si trovava la tua dolce consorte, trovi una lettera indirizzata a te da parte di tuo padre dove, con parole crude, ti informa che tuo fratello ha preso le redini della famiglia e che è fiero delle sue potenzialità. Lui ha fatto carriera ed è diventato qualcuno mentre tu, ahimè, ti ritrovi a portare i bambini a scuola e ad accettare che tua moglie sia la solo a portare il pane in tavola.



    Halley Wheeler - Grifondoro - IV anno. In coppia con David Harris.
    Halley si sveglia ed interagisce con David. Senza troppi giri di parole lancia l'incantesimo su di lui, così da poterlo ripagare con la stessa moneta <3 tvb.


    Edited by Halley. - 29/12/2022, 22:56
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,653

    Status
    spymode

    Skylee Metis

    tumblr_74fe3abf1a4485c1af07475b495f8fb6_c213bbf9_540
    Fra tante reazioni mai mi sarei aspettata di reagire in quel modo, avrei previsto fastidio, rabbia, delusione e persino gelosia, ma il compiacimento nel vedere un corpo esalare il suo ultimo respiro, non pensavo potesse mai sfiorarmi la mente e invece era esattamente ciò he era accaduto quando in lacrime il Bulgaro mi aveva confessato di amare una persona che non ero io. Avevo smesso di premere sulle ferite grondanti di sangue della ragazza e pienamente consapevole di ciò che stavo facendo mi ero allontanata per vederla morire sotto i miei occhi, in quel momento lei era l'oggetto della mia rabbia e della mia sofferenza e come tale doveva soffrire a sua volta, doveva pagare con la vita per il male che pensavo mi avesse fatto e doveva farlo subito. Mai avrei pensato di poter celare dentro di me un simile demone tanto insensibile e crudele e mai avrei creduto di poter venire meno ai miei principi morali per pura delusione mista a gelosia. Ero stata felice di vederlo soffrire come lui aveva appena fatto soffrire me, ma ero ancora più felice di aver visto quella ragazza dai capelli rossi come la neve macchiata attorno a lei, morire dissanguata. Quella non ero io, non potevo essere io, mi facevo paura, mi facevo ribrezzo, quale simile mostro avrebbe reagito in quel modo in una situazione analoga. Non potevo essere io, se lo fossi stata avrebbe significato che la mia anima era corrotta, sporca e consumata e che dentro di me c'era un qualcosa di così tanto spaventoso e orribile che rifiutavo di accettarlo. Lo rifiutavo, sì, ma dentro di me sentivo che -seppure in un angolo remoto e recondito della mia mente- qualcosa di oscuro cresceva ogni qual volta che venivo delusa o ferita dalla vita e beh, immaginavo che vedere l'unica persona che mai avevo amato provare un sentimento tanto forte per qualcun'altra aveva risvegliato tale oscurità. Più ci pensavo e più mi ripromettevo che mai avrei permesso di far uscire una simile oscurità al di fuori di un'illusione, le conseguenze sarebbero state troppo grandi ed io non ero disposta a pagarne il prezzo. Avrei tenuto questa ritrovata parte di me sottochiave e avrei fatto di tutto pur di trattenerla lontana dalla luce del mondo, anche se... anche se... ora che il volto di Reina era riapparso davanti ai miei occhi un istinto incontrollabile di volerla far soffrire quanto lei aveva appena fatto soffrire me scalciava per uscire. Forse glielo avrei permesso pure, ma solo per quella volta mi dissi, solo quella volta e poi basta, solo per nutrire quell'oscurità e compiacerla quel tanto che bastava da farla restare dormiente per più tempo possibile. Questo mi ripetevo nella mente mentre il mio braccio si sollevava privo di rammarico verso la sua fronte e la mia bocca si muoveva per pronunciare l'incanto con attenzione dopo averlo memorizzato con cura nei minuti precedenti all'illusione quando mai avrei creduto di potere e soprattutto volere castare su qualcuno una simile crudeltà. Evidentemente quel giorno ero incline a cambiare idea fin troppo velocemente e beh, l'unica che ci avrebbe rimesso sarebbe stata la Serpeverde davanti a me, ma in fin dei conti non era quello lo scopo della lezione? Far soffrire il prossimo affinché potesse diventare mentalmente più forte per poter poi essere pronto a un'eventuale attacco da parte di qualcun'altro? Beh se davvero era quello lo scopo della lezione lo avrei portato a termine egregiamente immaginavo. «Obscura Illusio!» Il mio tono freddo e impassibile mi rimbombò in testa come se la voce che aveva appena pronunciato l'incantesimo non fosse la mia e nonostante durante tutti i tentativi precedenti nella mia sfera non era mai apparso nulla se non una leggera nebbiolina, questa volta il raggio di luce dai toni grigiastri fuoriuscì con decisione dal mio catalizzatore in Biancospino e si estese lungo tutta la distanza che divideva me dall'altra studentessa per andarsi poi a scontrare contro la pelle liscia della sua fronte. La sua mente sarebbe stata ignara di quanto di lì a pochi secondi avrebbe dovuto affrontare e a dire il vero ero quasi certa che persino la mia lo fosse, non avevo pensato a nulla di particolare per lei, o almeno così credevo, ma una volta che le sue espressioni facciali si spensero e il suo capo si piegò leggermente in avanti spenzolando privo di intenzione, dovetti ricredermi. Qualcosa era avvenuto e seppure non totalmente consapevole di quanto appena castato potevo dirmi soddisfatta del risultato, anche se per rallegrarmi della difficoltà dello scenario illusorio in cui avevo appena gettato la Serpeverde avrei dovuto attendere la fine della stessa, solo in base a quanto tempo ci avrebbe messo la ragazza ad uscirne avrei potuto immaginarlo.
    Il raggio di luce scura colpisce Reina sulla fronte e la catapulta in una landa ghiacciata dove pare non esserci nulla attorno a lei, improvvisamente una bufera di neve ghiacciata si abbatte sulla ragazza e dopo soli pochi passi il ghiaccio sotto ai suoi piedi si frantumerà facendola cadere nelle ghiacciate acque al di sotto di esso. La corrente sarà forte e ben presto Reina perderà l'orientamento e con esso pure la posizione del buco nel ghiaccio, unico punto dal quale sarebbe possibile uscire essendo la lastra sopra la sua testa spessa svariati centimetri. Attenzione però, la corrente non sarà l'unico ostacolo per raggiungere la salvezza, difatti nelle profondità del lago ghiacciato si estenderanno in altezza dei piloni di ghiaccio affilati che potrebbero procurarle tagli e contusioni se ci andrà a sbattere contro. I braccioli non sono inclusi nel pacchetto sogni di ghiaccio offerti dalla cara vecchia Skylee. Buona fortuna e che Babbo Natale possa essere dalla tua parte. HO HO HO.


    ★ ★ ★
    Caposcuola Corvonero | Scheda | Mailbox | Pensatoio

    Skylee Métis. V anno. Corvonero.

    Presa dalla rabbia provata durante la sua illusione ha scagliato contro Reina un Obscura Illusio perfettamente castato nonostante i fallimenti in fase di allenamento (aaaah quanto è magica la rabbia). Non è certa del "luogo" in cui ha appena mandato la ragazza perché non pensa di aver pensato a nulla di particolare o crudele prima di mandarcela (spoiler lo ha fatto eccome, solo si rifiuta di fare pace col suo lato psyco). Hehehe buona fortuna Scott. Se dovesse morire o restare gravemente ferita nell'illusione giuro solennemente che non è colpa mia u.u <3
     
    .
  4.  
    .
    Avatar


    Group
    Serpeverde
    Posts
    297
    Location
    Oslo, Norvegia

    Status
    spymode
    Aprì gli occhi di scatto. Era di nuovo in classe, il ragno gigante era sparito. Tornò a guardare il ragazzo che l'aveva sottoposta a quell'illusione, Mars, un tassorosso di cui aveva solo sentito parlare e che era riuscito a metterla in difficoltà indovinando, per puro caso, la sua fobia irrazionale. Gli insetti le facevano letteralmente schifo, non c'era una spiegazione logica a questo suo odio, era così e basta. Tuttavia, doveva darsi una regolata perché qualcuno se ne sarebbe potuto approfittare, usando questa sua debolezza a proprio vantaggio. Già Reina si divertiva a farle vedere i suoi singolari animaletti domestici, era certa che avesse provato a farle qualche scherzo di cattivo gusto, peccato che Alec finisse sempre col rovinarle i piani. Quel gufo era davvero intelligente. La sua compagna di stanza, però, era l' ultimo dei suoi problemi. Chi temeva davvero era sua madre: per lei giocare con la mente delle persone era un passatempo e lei non voleva dargliela vinta, non dopo tutto quello che le aveva fatto e, per fargliela pagare, doveva diventare più forte e per questo eliminare paure irrazionali che, invece, la indebolivano. Daphne, a differenza di Ellen, aveva ancora una coscienza, ma per affrontarla ad armi pari la doveva mettere a tacere, diventando una statua di ghiaccio priva di sentimenti, proprio come lo era stata lei quando aveva ucciso Ludde.
    Rispetto all'illusione dello specchio stava molto meglio, non aveva nemmeno bisogno di bere un bicchiere d'acqua. Si stava abituando a passare dalla dimensione mentale alla realtà più volte nell'arco di un giornata; infondo era esattamente questo che faceva durante le lezioni private con il vicepreside e lì, le visioni, erano un vero inferno. Non stava sottovalutando ciò che aveva visto prima né l'illusione del suo partner, ma quando sei spettatrice della morte delle due delle persone che più hai amato al mondo, tutto il resto diventa insignificante. La paura e la rabbia, come emozioni, le aveva provate in quegli incubi, ma erano niente in confronto al dolore, l'ira, lo schifo e l' impotenza che, tutte insieme, l'avevano assalita mentre recuperava i suoi ricordi. Non avrebbe mai più provato una sofferenza simile. Mai più. Il potere che, da mesi, stava imparando a controllare era servito a qualcosa: adesso era in grado di affrontare al meglio delle sue possibilità gli incanti mentali e, col passare del tempo, li avrebbe dominati tutti. Doveva farlo visto il prezzo che aveva dovuto pagare per averlo. Un prezzo troppo caro, in cambio di qualcosa che non aveva mai voluto.
    «Che scenario da incubo.» Sorrise sorniona, restando impassibile come sempre. La persona davanti a lei era un completo estraneo, non sapeva quasi nulla di lui, se non il suo nome e l'anno frequentato, però l'avrebbe ripagato con la stessa moneta. Se non peggio. Si girò di tre quarti, incrociando le gambe e inclinando la testa di lato, pensando a ciò che avrebbe potuto fargli vedere. Fece mente locale, cercando di ricordare se nei corridoi avesse mai sentito parlare di questo ragazzo. In quanto prefetto aveva sempre le orecchie ben aperte e le chiacchiere tra studenti erano una fonte ricca di informazioni. Ma certo. Le studentesse di tassorosso erano state alquanto su di giri per l'arrivo di un famoso cantante e, se ricordava bene, l'avevano descritto come un tipo alternativo, simpatico, biondo e che sapeva il fatto suo. Osservò Mars dall'alto in basso : poteva essere lui, era simile a quello della descrizione. Non ne aveva la certezza assoluta, ma fa niente, si sarebbe arrangiata con quello che aveva. Prese la bacchetta sul banco con la mano destra e ne approfittò per guardare di sfuggita Hunter che, dopo essere tornato alla realtà, era anche lui pronto a castare l'incantesimo sulla sua partner. Si soffermò su quel profilo che già in passato aveva ammirato, pensando a quanto fosse bello e, inevitabilmente, non poté fare a meno di chiedersi cosa avesse visto in quello specchio, se stesse bene, se era stanco e tutte una serie di domande che si erano accumulate in quei due mesi di lontananza, ma quello non era né il luogo né il momento adatto per farlo, così, dopo pochi secondi, tornò a Mars che ora aveva la sua completa attenzione. I suoi occhi freddi lo scrutarono mentre nella sua mente iniziò a immaginare l'illusione che, da lì a poco, lo avrebbe inghiottito. Ed eccola apparire. «Pronto?» Allungò il braccio, puntando la bacchetta esattamente all'altezza della testa, poi con un movimento ben preciso del polso lanciò l' incanto che poco prima aveva perfezionato. «Obscura Illusio!»
    Sei ad un tuo concerto, il primo della stagione, la folla ti acclama e urla il tuo nome. Stai cantando la canzone di cui vai più fiero, non perdi una nota e la carica che ti da il pubblico ti fa andare su di giri e tu, per ringraziarli, gli dai tutto stesso. Il canto è la tua vita, la musica la tua passione e niente al mondo potrebbe renderti più felice. Canti un'altra canzone, ma la voce non è più come prima e sbagli degli attacchi, non li hai sentiti. Parte la terza e sei un completo disastro, la gente che prima ti adorava inizia ad insultarti di essere un fallito, di aver sbagliato mestiere. Stai per fargli vedere che si sbagliano, ma quando provi a cantare scopri di aver perso la voce, è andava via. Ti sforzi di cantare, ma non emetti suono: sei muto. Poi la scena cambia, sei in ospedale e ti hanno detto che il danno è irreversibile, non potrai mai più parlare. Figuriamoci cantare. Sei disperato e quando perdi anche l'udito capisci che non potrai nemmeno più suonare, né ascoltare musica. La tua carriera è rovinata, ti voltano tutti le spalle e resti solo con te stesso. Nella tua stanza appare una donna vestita di nero ti accarezza una guancia, e le sue mani vanno poi sul tuo collo. Ti stringe forte, ti manca il fiato ma non puoi urlare e lei continua a stringere.




    Daphne Andersen, IV anno, serpeverde
    Esce dall' illusione ed è tranquilla. Citati Reina e Hunter. Interagisce con Mars, pensando all' illusione a cui sottoporlo e poi lancia decisa l'incantesimo e.e
     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    308
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    «Volevi che ti facessi ancora più male, certo che il coraggio non ti manca. O dovrei chiamarla falsa spavalderia?» La sua voce era sarcasmo puro. La grifondoro non voleva mostrarsi debole ai suoi occhi, ma David conosceva bene l'odore della paura e delle disperazione e, dalla sua espressione di poco fa, era palese che se la fosse fatta addosso. Le aveva fatto un piacere, era ora che una viziata come lei iniziasse a capire come funzionasse davvero il mondo perché era ovvio che quella paladina di 'sto cazzo era stata trattata coi guanti da quanto era nata. Le tipe come lei gli facevano girare le palle, si comportavano come delle donne vissute e cercavano di salvare gli altri dal loro triste destino. Ridicola. Era davvero ridicola, eppure c'era qualcosa che gli faceva venire voglia di continuare, sarà per il fuoco che aveva visto nei suoi occhi in Sala Trofei o di come non avesse indietreggiato quando le aveva detto senza troppi giri di parole di averla uccisa o di come lo aveva provocato, fatto sta che aveva tutta l'intenzione di spingerla al limite. Doveva esplodere. Qualcosa gli diceva che sarebbe stato davvero un bello spettacolo. Ed eccola che, di nuovo, gli rispondeva a tono. Lo fece ridere, aveva perso il conto di quante persone gli avessero detto di farsi curare, soprattutto chi aveva avuto modo di scorgere l'istinto omicida che, da mesi, cercava di tenere sotto controllo. Halley lo aveva visto in quel modo, lei stessa era stata una sua vittima, però continuava a non scappare e ad affrontarlo, gliene doveva dare atto. Ma per quanto avrebbe resistito di fronte alla sua vera natura? «Salvi tutti paladina di 'sto cazzo, con me nemmeno ci provi?» Si sporse in avanti invadendo il suo spazio personale, l'ultima volta che lo aveva fatto le cose erano diventate davvero interessanti. Non si aspettava quelle provocazioni, però la nanetta era una continua fonte di sorprese. Erano a lezione, quindi si limitò ad osservarla a qualche centimetro di distanza, sufficiente, però, per far si che il fiato le solleticasse il collo. «Fammi impazzire Voleva vedere che tipo di incubo gli avrebbe mostrato e capire se dentro di sé aveva un po' di oscurità o se era tutta luce. Si allontanò, poggiando la schiena al sedile della sedia e incrociando le braccia, in attesa di essere spedito chissà dove. Non sapeva se ne sarebbe uscito, era negato con gli incantesimi mentali, ma ci avrebbe provato anche perché dubitava di vedere qualcosa di peggiore dell'illusione dello specchio.
    Si stava concentrando e lui, solo per romperle il cazzo, diede un calcio non troppo forte alla sua sedia e la guardò a mo ' di sfida, ghignando. Gli lanciò un'occhiataccia e poi gli puntò la bacchetta contro, pronunciando l'incantesimo. Di nuovo venne catapultato in quella strana dimensione, si trovava in una casa, precisamente in una cucina, e indossava un orrendo grembiule rosso mentre preparava del caffè. Si tolse immediatamente quella porcheria, buttandola a terra. Ma che razza di incubo era questo? Sembrava una commedia uscita male. Si guardò intorno, i colori accesi gli fecero storcere il naso, che gusti di merda. Dalla porta alla sua destra entrò una donna bionda vestita di tutto punto, che lo salutò con un bacio sulla guancia. «Oh, che cazzo fai?» Si pulì con una mano, ma che schifo. Tutte quelle smancerie gli facevano venire il voltastomaco. La bionda lo guardò male, posando la tazzina di caffè sul tavolo e mettendo le mani sui fianchi. «David, amore, ci siamo alzati con la luna storta?» Si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla, posando le labbra sulle sue in un delicato bacio. «Tranquillo, sei un bravissimo papà e padrone di casa. Adesso vado che ho da fare, ti lascio alla tue pulizie!» E se ne andò a fanculo da dov'era venuta. David rimase senza parole per lo schifo e l' umiliazione. Quella brutta stronza della Wheeler gliel'avrebbe pagata cara. Abbassò lo sguardo e, nel silenzio della stanza, si accorse di avere un anello al dito. Lo sfilò in fretta e furia, poi lanciò un Incendio e continuò fin quando quel oggetto del diavolo non si sciolse completamente. Sposato, legato a una persona per tutta la vita come suo padre a quella puttana, mai. Spense le fiamme, c'era puzza di bruciato ma non ci fece caso, non quando due bambini gli si attaccarono alle gambe chiedendo la loro colazione. Uno era la sua copia sputata, l'altro quella di Micheal. Ah, così quella troia che doveva essere sua moglie si era fatta anche il suo fratellino. Bene. «Papà ho fame!» Urlarono all' unisono quelle due strane creature. Era un'illusone, questa volta ne era ben consapevole, non si sarebbe mai sposato né avrebbe mai avuto dei figli. Era lucido in questo. Staccò malamente da sé i bambini che caddero a terra e iniziarono a piangere, con la bacchetta li ammutolì e poi li prese di peso, salendo le scale e lanciandoli di malo modo in una stanza, chiudendo a chiave la porte. Una rottura in meno. Scese le scale, tornando in cucina e sul tavolo vide una lettera: suo padre lo informava che il capofamiglia era diventato quel cretino di suo fratello. Una rabbia cieca lo assalì, distrusse il tavolo, i bicchieri, i piatti e tutto quello che aveva davanti. Poi, quando ebbe sfogato, si calmò e si passò una mano tra i capelli neri, espirando l'aria dai polmoni. La stronza doveva sapere di suo fratello, Merlino quanto la detestava in quel momento. Se l'avesse avuta tra le mani... Scosse la testa, era l'ora di uscire da questo scenario del cazzo. Prese la bacchetta e urlò: «FINITE INCANTATEM!»



    David Harris, V anno, serpeverde
    interagisce con Halley, la prende in giro, poi aspetta che casti l' incanto. Una volta nell' illusione è disgustato e dopo una serie di cose sclerare, rompendo tutto anche se sa che è tutto uno scenario irreale. Lancia il contro-incantesimo e se esce o meno mi rifaccio al dado o al maser, David fa schifo con gli incanti mentali ma potrebbe riuscire, chissà (?)
     
    .
  6.  
    .
    Avatar


    Group
    Tassorosso
    Posts
    609

    Status
    spymode

    2020082213726_5
    Ero riuscita a creare qualcosa che non mi sarei nemmeno mai immaginata. Anche se mi lasciò per un secondo leggermente spaesata al ritorno al presente del Professore. L'immagine di mia madre nell'illusione e lo sguardo di mio Padre su di lei, la posizione che aveva il corpo... come e perchè proprio così e soprattutto perchè la mia mente era confusa. Al ritorno i miei occhi non si staccarono da quelli del professore e la sua frase mi fece leggermente alzare un angolo della bocca prima che assegnasse tre punti. Tre punti, nemmeno alla sua ombra ne dava così pochi, quasi mi umiliò dinanzi a quelli dati poco prima ma al contrario di quello che ci si aspetta da me non mi mossi, non piegai la testa. Sapevo che in quel momento stava per succedere la questione al contrario e mi ripetevo, quasi come un mantra, che era un illusione. Deglutii e un attimo dopo il buio mi avvolse e la gravità avvolse tutti i sensi mentre precipitavo all'indietro e urlavo. la caduta ebbe il suo arresto su una sedia che avevo riconosciuto perchè illuminata almeno fino a quell'attimo, perchè dopo fui nuovamente immersa nel buio. Il fiato corto, cercavo di restare in allerta con i sensi per captare vari rumori o odori, o qualsiasi cosa potesse darmi un segno di una presenza. La paura iniziava a schiacciarmi e il freddo penetrava nelle ossa. Una sensazione orribile mi premeva sul petto fino alla sua voce che si espanse in tutto il buio. Prepotenti come non mai e dolorosi oltre che fastidiosi, dovevo coprirmi le orecchie ma quando provai ad alzare le mani le trovai legate. Non solo loro ma ero completamente tenuta con la forza alla poltrona. Buio e luce, luce e buio mi confondevano e mi spaventavano, inoltre mi facevano male gli occhi. Poi un faro si accese e Damon era davanti a me, sbattei le palpebre più volte per mettere a fuoco e quello che vidi mi turbò. Provavo a muovermi per staccarmi ed aiutarlo ma ero immobilizzata li e poi quello che successe dopo mi spaventò terribilmente, il sangue gocciolava dalla sua mano ma non solo era completamente deformata «Damon...» sussurrai per poi bloccarmi alla sua frase E' colpa tua prima di cadere al suolo «NO! Damon...» mi muovevo per cercare di liberarmi ma non riuscivo ottenevo solo del dolore nei punti dove ero ben legata. Era colpa mia, era vero, aveva ragione. La luce si spense ma il terrore rimare. Si riaccese e quello che vidi davanti a me era ancora peggio di Damon perchè c'era Logan ma soprattutto Kynthia. La sua voce che urlava mi fecero fermare un secondo come paralizzata e le lacrime iniziarono a scendere quando una luce verde colpì la grifondoro e la vidi accasciarsi urlai con tutta me stessa «NOOOOOO! KYNTHIA!» le lacrime scendevano in una cascata che rigava il mio viso mentre mi agitavo sempre di più tanto da smuovere la sedia e quasi cadere! «Mi dispiace... io non volevo» dissi mentre il buio mi aveva risucchiato ma solo per qualche momento prima di vedere altro ancora. «Basta... no...» Sky e David... non sapevo chi guardare prima «SKY! DAVID!» urlavo e mi dimenavo, anche se era un illusione non potevo vederli soffrire, non riuscivo. David non poteva dire quelle cose e non le pensava anche se nel mio cuore, adesso, il dubbio si era insinuato ma era un illusione dovevo ricordarlo. I fari si spensero ma subito si accese un altro faro e li il respiro mi si spezzò. «Amelia...» sussurrai... e mio padre che le puntava la bacchetta alla tempia. Iniziai a scuotere la testa come a dire "non è vero, non puoi confermare i miei dubbi" ma lui prese a parlare. «No... cosa stai dicendo?» quasi chiesi piangendo. I miei occhi pieni di terrore e non riuscì che ad urlare «AMELIAAAAAA!» adesso le scosse e gli strattoni erano qualcosa di assurdo dovevo liberarmi mentre la mia voce urlava il nome Amelia. Sentì come una fitta alla tempia e un'immagine mi venne schiara il corpo di Amelia per un attimo fu un altro corpo. Solo un attimo unito a quegli occhi vitrei che mi apparivano da anni nei sogni. La voce di mio padre risuonò ancora Sei sola Rose, sei sola davvero adesso Sentivo come un qualcosa che prepotente saliva da dentro, come una forza assurda. Il dolore ormai mi stava dilaniando ma la rabbia accompagnava tutto. Mi stava abbandonando li in quell'illusione lui mi stava lasciando per sempre. Il corpo di Amelia si fermò vicino ai miei piedi e li in un unico impeto urlai con rabbia totale
    «FINITE INCANTATEM!» Doveva finire tutto quello. Mi ritrovai in un colpo sulla sedia ansimante e con le lacrime che iniziarono a scendere vistose. Non dissi una parola, nemmeno una sillaba, mi alzai di scatto dalla sedia che fece un rumore assurdo, quasi cadde all'indietro e continuai a fissare l'uomo davanti a me. Volevo trovare un segno ma quello che vidi fu solo una conferma. Mi spostai per tornare a sedermi e diedi un veloce sguardo a Sky e David, uno sguardo preoccupato anzi disperato. Erano li, stavano bene, almeno loro. Io no!
    Tornai al posto attendendo la fine ma sarei scattata via appena la lezione fu terminata prima di tutti gli altri. Come aveva potuto. Come poteva!


    Rose Mia White - tassorosso - IV anno
    Vissuto l'incubo di Dylan e riuscita ad uscire per un attacco di magia intenso (attraverso il finite incantatem) esploso dalla rabbia, delusione e dolore.
    Nominati SKY e DAVID
    Al termine della lezione sarà la prima ad uscire.
     
    .
  7.  
    .
    Avatar


    ★★★

    Group
    Corvonero
    Posts
    213

    Status
    spymode
    be939ce290de1ee37264921db246ad514b3a5065
    - Sì professore... mi scusi - chiaro esempio di come ogni tanto la voglia di conoscere qualcosa abbia il sopravvento sulle regole di comportament scolastiche, regole che se avessi avuto un altro tipo di lezione mi sarei anche potuto permettere di infrangere, ma con White... sembra abbia l'orecchio e la vista particolarmente sviluppati, una specie di vigile severo pronto ad ammonirti non appena qualcosa va come non deve. Che sia un maniaco del controllo? Secondo me sì. Non che sia una brutta cosa alla fine, io stesso odio arrendermi al fatto che su alcune cose non avrò mai il controllo.
    Uscito dall'incubo, spero non ci sia altro che gioca con il mio cervello o che coinvolga la mia famiglia. Per oggi sento di star raggiungendo davvero il mio limite di sopportazione, non so se riuscirei ad uscire da un terzo incubo senza un attacco d'ansia. La sento quella sgradevole sensazione dell'avere il cuore in gola, le urla di mia sorella dentro la testa nonostante i contorni dell'aula siano sempre più definiti e mi aiutino ad acquisire consapevolezza dello spazio circostante; sono io, Hunter Moore, questa è l'aula di Difesa contro le Arti Oscure, di fronte a me è seduta una mia compagna di tassorosso, ho appena vissuto un'illusione. Quella che ho appena vissuto era un'illusione. Oggi è venerdì due dicembre e sono quasi le dodici. Nessun membro della mia famiglia è in pericolo, mia madre è ancora chiusa in prigione e mio padre è ancora morto. Va bene così. Queste affermazioni fatte fra me e me, molto fra me e me, mi servono a capire cosa è reale e cosa invece non lo è, quando la mia mente vuole fottermi e quando invece posso fidarmi di lei.
    Non mi renderò misero esternando queste sensazioni, preferisco apparire assente, concentrato su solo Dio sa quale punto non meglio definito nell'aria, il tutto per ritrovate un contatto vero con me stesso. Poi mi schiarisco la voce, poco prima di alzare finalmente lo sguardo sulla tassorosso e avanzare le mie considerazioni - è stato... interessante - una strana sensazione di fastidio mi provoca tensione sul collo che cerco di sciogliere muovendolo prima a destra poi a sinistra. L'aggettivo giusto non è davvero "interessante", è una parola che ho usato per tagliarla breve ed evitare di dare soddisfazioni a Ruby. Ho come avuto la sensazione che ci provasse fin troppo gusto a svolgere questo esercizio e, soprattutto, non voglio espormi.
    L'incubo nel complesso era abbastanza vivido e abbastanza sgradevole, l'ha fregata un dettaglio su cui era difficile avere il pieno controllo. Forse non c'entra niente lei, forse è stato il mio subconscio a mettermi in allarme. Mi ha fatto più paura il pensiero che mia sorella fosse in pericolo piuttosto che il fuoco in se. Comunque voglio essere pronto prima di creare l'incubo per la ragazza: mi prendo qualche attimo cercando qualche idea per poter generare una buona immagine. Non ho idea di chi sia Ruby e questo è sicuramente uno svantaggio, non mi permette di calcare su quelle che possono essere le sue fobie. Cazzo, è un pensiero davvero sadico... ma questo compito è infame e bastardo ed è mio interesse completarlo al meglio. Cerco tra le mie esperienze di vita, frugo in mezzo a qualche ricordo per trovare un episodio che faccia da base per costruire lo scenario. Mi sembra di aver avuto una vita tutt'altro che interessante perchè, vicende troppo personali a parte, non mi sembra di trovare granchè nel grande bagaglio della mia vita. Però, forse potrei usare come base una sensazione, una costante che non mi abbandona mai. Ho scelto - quando vuoi, io ci sono - alzo la bacchetta non appena Ruby mi rivolge un segno qualsiasi, qualcosa che mi faccia capire che è pronta ad affrontare la prova, quindi la punto con decisione verso la sfera- Obscura Illusio! -.
    Non so se lei abbia vagamente idea di come ti fa sentire un attacco di panico, un attacco d'ansia; sembra di morire. Ti sta addosso come une vecchia amica che non ti concede alcuna privacy. Ogni volta penso che quella sarà la volta in cui morirò e raggiungerò mio padre all'altro mondo. E ti sembra che sia quasi meglio così, finirla e basta, piuttosto che riviverlo ancora.

    è sera, stai passeggiando spensieratamente per strada con un gruppo di amici fino a quando non raggiungete una piccola piazza. Al centro della stessa, si erge la statua in marmo di una donna: è solo una banalissima statua di una donna dal volto sereno, inoffensivo, con lo sguardo rivolto di fronte a lei. Ad un secondo sguardo più attento, noti che ha un aspetto così familiare che senza quasi accorgertene ti avvicini a lei come per voler capire a chi somiglia, chi ti ricorda, dove hai già visto quella donna. Spinta da maggiore curiosità, allunghi le mani sulla parte della statua che ti attira maggiormente. Non appena le tue mani entrano in contatto con il marmo freddo, tutto intorno a te diventa buio e qualcuno poggia le mani sulle tue spalle: è la donna che ti chiede di affidarti a lei e di farti condurre nell'oscurità. Iniziate a camminare seguendo una strada dritta che conduce a delle scale impolverate e scricchiolanti, fino a raggiungere il piano superiore di quella che, nel semibuio, riconosci essere la stanza di una casa diroccata. Al lume della candela in un angolo della stanza si trova una figura femminile ricurva su una macchina da cucire, intenta a completare quello che sembra essere un abito elegante. VI avvicinate alla donna quando questa all'improvviso si alza e ti rivolge un sorriso maligno. Non hai il tempo di realizzare cosa sta facendo, ti ritrovi con la bacchetta alla testa ed un avadakedavra a sangue freddo i colpisce, ponendo fine alla tua vita.
    O almeno così credi: ti risveglierai distesa sul pavimento con un forte dolore alla testa e la donna si avventerà violentemente su di te tentando di strangolarti. Morirai di nuovo e di nuovo ti sveglierai, questa volta su un prato. La donna ti attaccherà alle spalle per affogarti in uno specchio d'acqua gelata. Riuscirà ancora nell'intento e tu, ancora una volta, ti sveglierai. Legata ad una seria, la donna ti costringerà ad ingurgitare un potente veleno non lasciandoti possibilità di salvezza. Sarai bloccata in questo loop in cui continuerai a morire ripetutamente fino a quando non riuscirai a tirarti furi dall'incubo.


    Hunter Moore, V anno, Corvonero.
    Interagito con il professore.
    Si è tirato fuori dall'incubo e si è concesso qualche secondo prima di restituire il favore a Ruby.
    Interagito con Ruby.
    Per creare l'incubo si è ispirato alla sensazione che gli fanno provare gli attacchi d'ansia, che lui conosce molto bene.




    – – – – – –

    scheda | mailbox
     
    .
  8.  
    .
    Avatar


    ★★

    Group
    Member
    Posts
    55

    Status
    i'm sleeping

    Mars Carter-Johnson

    Dare per scontato che la ragazza, in quanto tale, avrebbe sicuramente avuto problemi con gli insetti era stato un pizzico discriminatorio da parte sua, Mars lo sapeva, ma non era riuscito a pensare a niente di meglio nel poco tempo che aveva avuto per analizzare la sua compagna. Né era dotato di abilità particolari che gli permettessero di leggere la mente altrui, purtroppo. Per questo e perché non conosceva affatto la Andersen, aveva optato per l'opzione più banale, cercando di essere abbastanza imprevedibile da non dare all'altra il tempo di prepararsi mentalmente all'esercizio su cui avrebbero lavorato quel giorno. Nel tentativo di terrorizzarla, si era concentrato sui dettagli e le sensazioni che voleva l'altra provasse durante l'illusione: rumori, odori, percezioni, aveva impiegato ogni mezzo a sua disposizione per plagiare la sua mente e farle credere di vivere un vero e proprio incubo, ma alla fine la verde-argento era riuscita ad uscirne.
    «Bentornata.» la accolse sorpreso, ma anche affascinato. Aveva davvero tutta quella lucidità mentale, o gli insetti non la spaventavano nemmeno nella realtà? «Cosa mi ha tradito?» le domandò, facendole un cenno per incoraggiarla a parlare. Con i serpeverde era sempre piuttosto complicato avere delle vere e proprie conversazioni, e quelli che decidevano di aprire la bocca - invece - risultavano sempre particolarmente sgradevoli. Di sicuro non era quello il caso, comunque. Daphne aveva le sembianze di una bambola di porcellana tanto era perfetta, eppure dava l'impressione di poter essere tagliente all'occorrenza. D'altronde, le serpi, si sa, hanno la lingua biforcuta...
    «Non sembri scomposta, forse dovevo fare meno il gentiluomo.» alzò le spalle il biondo, senza smettere di sorridere. In realtà Mars si era impegnato davvero, il suo fallimento non era dovuto ad un eccesso di galanteria, ma mascherarlo lo faceva sentire meno innocente. Qualità che Mars dimostrava raramente, specialmente quando si trattava del gentil sesso. No. Ma questo è un altro discorso.
    Quando la serpe gli domandò se fosse pronto, lui strofinò una mano sull'altra cercando di sembrare meno curioso e, allo stesso tempo, teso di quanto non fosse. «Pronto.» ammiccò, puntando gli occhi in quelli chiari dell'altra e appoggiò i pugni sul banco per cercare di tenere un qualsiasi contatto con la realtà, una sorta di àncora per la sua sanità mentale.

    Il sole era caldo quel pomeriggio, ma il Carter-Johnson sembrava non preoccuparsene. A petto nudo, con la chitarra elettrica a tracolla, stringeva un plettro tra pollice e indice, lasciando come al solito libero di vagare il dito medio che - quasi sempre - riportava ferite di guerra dovute allo sfregamento continuo della pelle sulle corde. Una brutta abitudine che non era mai riuscito a correggere e di cui si pentiva solo a fine concerto, quando l'adrenalina scendeva a picco, trasformandolo in un semplice essere umano, cosa che sul palco dimenticava di essere, tanto era preso dall'euforia di quel lavoro, che poi era anche la sua più grande passione. «I'm overstimulated and I'm sad/I don't expect you to understand/It's nothing less than true romance/Or am I just making a mess.» La folla non si perdeva una parola e Mars, inarrestabile, dava ai suoi fans esattamente quello che si aspettavano di ricevere: intrattenimento.
    La prima canzone fu un vero e proprio successo, il Carter-Johnson fece una breve pausa solo per dare il benvenuto e ringraziare tutti quelli che erano lì per lui. Gli bastò un cenno e la musica ripartì. La melodia era cambiata e stava per attaccare con la prima strofa, quando si rese conto di essere fuori tempo. Non smise di suonare, ma cercò lo sguardo della sua band per accordarsi per un secondo attacco. In fondo, gli imprevisti sono inevitabili in quei concerti dal vivo. Era stato un piccolo errore da principiante sicuramente, ma si poteva rimediare. Così, pronto a partire, tornò al microfono e prese a cantare con convinzione, prima di rendersi conto che era completamente fuori tempo. I suoi si guardavano perplessi e Marshall non faceva da meno. La musica non si fermò, ma tra il pubblico c'era chi cominciava a lamentarsi urlando dei fastidiosissimi "buuuu", urtando il sistema nervoso del tasso. Confuso, attese l'attacco dell'ennesima canzone nella speranza di riprendere in mano la situazione. Quando sentì le prime note di Drunk Face suonare nell'aria, si apprestò a raggiungere il microfono con l'intento di cantare il suo pezzo ma quello che uscì dalla sua bocca fu...niente. Come bloccate in fondo alla gola, le parole non uscivano. Nulla, nemmeno un sibilo. I suoi continuarono a suonare, ma la folla sembrava imbestialita: un insulto dopo l'altro cominciò a lanciare oggetti contro il Carter-Johnson, il quale - come immobilizzato, con le mani al collo - se ne stava fermo in mezzo al palco con gli occhi sbarrati, incapace di riprendere il controllo della situazione.

    Quando il biondo riaprì le palpebre, l'odore fastidiosamente pungente quasi nauseante delle pozioni curative lo costrinse a scattare seduto. Disorientato, si portò un palmo tra i capelli e cercò di mettere a fuoco cosa stava accadendo proprio difronte a lui: un medimago, circondato dai componenti della sua band e dai suoi amici, stava dicendo parole che non riusceva a distinguere completamente, ma arrivavano alle sue orecchie ovattate. Cos...che cosa... «Signor Carter-Johnson, mi dispiace informarla che lei è affetto da una malattia rara che purtroppo si è manifestata improvvisamente e irreversibilmente con la perdita della parola. Temo di doverla informare che non potrà più cantare, né parlare, chiaramente.» disse il dottore, dopo averlo raggiunto nel letto di ospedale dove era stato piazzato. Il cuore di Mars ebbe un sussulto e poi un secondo. Non ci poteva credere, non poteva essere. Cercò di dire qualcosa, ma fu tutto inutile perché l'unica cosa che uscì dalla sua bocca fu un lamento muto. «E non è tutto purtroppo, temiamo che questo possa essere un semplice stadio iniziale della malatt...» continuò il medico, muovendo incessantemente le labbra e mettendo in allerta il tasso che però non sentiva che una voce lontana, ovattata. Quando si rese conto di non sentire più nessun rumore, cercò di scattare giù dal letto, nel più completo panico, ma il medimago lo costrinse a restare sul lettino. Fu bloccato da alcune cinghie che apparvero dal lettino, avvolgendolo in più parti del corpo come una camicia di forza. Mars allora si agitò ancora più forte e quando vide le persone che lo avevano sempre seguire ovunque allontanarsi spaventate, alcune voltandogli le spalle, cercò inutilmente di urlare. Si sentiva intrappolato nel suo stesso corpo e incompreso. Aveva paura, era terrorizzato, ma il culmine dell'angoscia lo raggiunse quando una donna vestita di nero che lui non riconobbe gli si avvicinò e gli accarezzò una guancia. Tentò di schivare quell'attenzione non voluta, ma quella gli strinse le mani intorno al collo così forte che cominciò a sentirsi soffocare. Avrebbe voluto urlare, chiedere aiuto, fare qualsiasi cosa, ma l'unica cosa che riusciva a fare era dimenarsi inutilmente. Nessuno sembrava preoccuparsi di lui, anzi, non era rimasto proprio nessuno dei suoi. E stava quasi per arrendersi, quando - raccolta tutta la forza che gli era rimasta in corpo - emise un urlo che, se solo si fosse udito, avrebbe lacerato l'aria.

    Marshall Carter-Johnson, IV anno, Tassorosso - COPPIA: Daphne - Mars (chiedo l'intervento del profffff)

    - Interagito con Daphne appena riesce ad uscire dal suo incubo;
    - Si fa travolgere dal suo incubo che fa leva sulle cose che lui ama e che lo fanno sentire libero e finisce per perdere la testa. Completamente coinvolto nel suo inferno personale, come ultima azione prova ad urlare con tutta la forza che ha in corpo;
    - Non so se è possibile, ma vorrei fosse tenuto in conto che Mars è elementarista di fuego, e potrebbe involontariamente dato fuoco a qualcosa in classe(????) Grazie!
     
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    33

    Status
    i'm sleeping


    ”È stato… interessante.” Il Corvonero non si era scomposto più di tanto. Strano, molto strano. Invidiava quella calma, anche se la possibilità che fosse solo apparente, era elevata. L’illusione che aveva pensato per lui, non era una passeggiata, anzi. Fiamme, pericolo, persone bisognose di aiuto. Insomma, una specie di tragedia annunciata. Eppure le apparenze dicevano che Hunter si sentisse bene, per nulla sconvolto. Meglio per lui.
    Ridendo e scherzando, era giunto il momento che l’avrebbe vista protagonista della sceneggiata messa in piedi appositamente per lei, dal compagno. Da carnefice a vittima. L’esercizio precedente non era stato un successo, proprio per niente e solo l’intervento del Professor White, aveva fatto in modo di farla uscire da quel dannato incubo e, con suo grande rammarico, si era scontrata con quel dannato fallimento. Un’altra volta? Avrebbe macchiato a vita la sua immagine, rendendola ridicola agli occhi di tutti. Una deficiente, neanche in grado di mettere in pratica un esercizio. Pronta? Una parola davvero grossa ma, ovviamente, non poteva sottrarsi a quell’obbligo. Se fosse stato nella vita reale? Come si sarebbe mossa? Li stava solo preparando a una possibilità non molto remota, visto il mondo in cui si trovavano. State a vedere che, un giorno, avrebbero anche dovuto ringraziare per tutte quelle torture gratuite. Sospirò e tentò di raccogliere tutto il coraggio possibile, utile a svolgere serenamente quella roba disumana. Come no.
    “Sono pronta!” Che lo fosse o meno, non avrebbe fatto alcuna differenza. Prima iniziava, prima avrebbe finito. Nel bene o nel male. E via.

    Aprì gli occhioni azzurri ed, immediatamente, si rese conto che era calata la sera su una delle strade principali di chissà quale città.
    Dove sono, per la miseria. Sento puzza di babbanità! O la sua mente si stava solo proiettando in un mondo costruito sulla paura precedentemente provata. No. Non poteva essere così. Non un’altra volta. Si guardò intorno, disorientata ma, proprio lì accanto a lei vi erano dei volti conosciuti. I suoi amici di una vita. Un sospiro di sollievo. Annie, Luke e Sophie se la davano da intendere, sproloquiando su quale fosse la squadra di quidditch più forte al momento. Stronzate. I soliti discorsi inutili ma di buon auspicio per un morale decente, anche se il periodo non doveva essere dei migliori. Camminavano allegramente, circondati da un profondo silenzio, interrotto a tratti dalle ciance di ciascuno di loro a turno. L’atmosfera non era delle migliori e, Ruby, non era tipo da lasciare il focolare domestico, in favore di una notte brava. Qualche cosa doveva essere successo per averla convinta a lasciare la sua confort zone. Iniziò a farsi domande, una dopo l’altra ma qualche cosa continuava a non tornare.
    Passo dopo passo, raggiunsero una grande piazza e proprio nel centro, una statua, se ne stava lì, immobile in tutta la sua freddezza. La donna raffigurata sembrava serena, il suo volto era rilassato, come se l’autore volesse infondere una sensazione piacevole a chi si trovasse lì, ad ammirarla in tutta la sua bellezza. Un’occhiata veloce e tornò a prestare attenzione all’ennesimo discorso sollevato dall’amico: “Sì, abbiamo capito. Puoi smetterla di fare l’idiota ora!” All’unisono iniziarono a ridere e nel farlo, Ruby, voltò lo sguardo, riuscendo a captare meglio la fisionomia del volto della statua. Rimase colpita ma, ancora, non aveva chiaro quale fosse il particolare che le stava facendo andare in pappa il cervello. “Ma secondo voi non somiglia a qualcuno?” Chiese ingenuamente, senza dare particolarmente peso alla sua domanda che, quasi sicuramente, si sarebbe schiantata contro ad un muro fatto di totale indifferenza da parte dei suoi amici. Infatti. L’allegra combriccola continuò sull’onda che stava cavalcando. Tutti tranne lei. No. Lei doveva capire chi fosse o, per lo meno, a chi somigliasse quella figura tanto familiare. Si staccò dal gruppo e con aria interrogativa si posizionò faccia a faccia con l’oggetto inanimato. Con circospezione, la Duvall, girò intorno alla costruzione ed, alla fine, spinta da chissà quale forza oscura, allungò la mano verso il freddo marmo. Stop. Un blackout. L’oscurità la circondò completamente, senza neanche un barlume proveniente dai lampioni che, poco prima, illuminavano i lati della strada che stava percorrendo in compagnia. A proposito: i suoi amici erano svaniti nel nulla. La preoccupazione schizzò alle stelle. Stava accadendo qualche cosa o, per lo meno, su di lei doveva per forza incombere un qualche pericolo. O forse era solo una paranoica del cazzo e si sarebbe svegliata nel suo letto, con mamma che le porgeva una tazza di cioccolata calda. Certo. Sogna. Una presenza improvvisa, venne rivelata alle sue spalle, poggiando su queste ultime, quella che sembrava una mano. Ruby si voltò di scatto, ritrovandosi proprio faccia a faccia con la donna in questione: “Vieni con me…” La fissava inebetita ma, nonostante gli sforzi, Ruby, non riuscì a negarle la sua compagnia. Quasi incantata la segui, in silenzio, senza avere il coraggio di porgere ulteriori domande e, quindi, senza neanche conoscere la meta nella quale l’avrebbe condotta. La strada era dritta e, dopo averla percorsa fino all’ultimo centimetro, si ritrovò a salire delle particolari scalinate, ricoperte di polvere. Crik crak Lo scricchiolio le fece partire un brivido potente lungo tutta la colonna vertebrale. “Dove siamo?” Era una casa mai vista prima, diroccata e con evidenti problemi a livello strutturale. Il suo quesito cadde nel nulla, senza ricevere risposta. Si era messa nelle mani di una sconosciuta, ma cosa cazzo le stava dicendo quel cervello? Assurdo, davvero. Quale persona sana di mente avrebbe compiuto un atto così sconsiderato, senza calcolare i pro e i contro? Nessuno. Nessuno fatta eccezione di lei. Una cretina.
    Salirono a quello che doveva essere il piano superiore. Iniziava a perdersi. Mentalmente rielaborò le poche informazioni che aveva e, in un lampo di lucidità, comprese di aver compiuto delle mosse azzardate anche per chi, come lei, amava il brivido.
    Si aprì una nuova visuale: una stanza. In un angolo, ricurva su una macchina da cucire, vi era una figura femminile e, in modo meccanico, si avvicinarono. Una candela illuminava quella porzione spazio. La sconosciuta, con un movimento naturale del capo, alzò lo sguardo e un sorriso maligno, si insinuò tra i suoi lineamenti. Che cosa stava a significare quella sceneggiata? Non ebbe il tempo materiale per pensare a nulla che un urlo ruppe la quiete di quel luogo molesto: “AVADA KEDAVRA!” Perché? Cosa ho fatto? La maledizione senza perdono per eccellenza la raggiunse dritta al petto, uccidendola sul colpo o, almeno, così sembrava. Le ci volle qualche istante per accorgersi che la sua vita non aveva avuto fine. Ma come è possibile? Non si spiegava l’accaduto, neanche facendo riferimento a tutto ciò che poteva ricordare. Si svegliò. La testa sembrava volerle scoppiare. “Io…” La stessa sua carnefice era sopra di lei, le sue mani le circondavano il collo, stringendolo con tutta la forza in corpo. “Lasciami!” Tentò di liberarsi ma niente. I suoi occhi si chiusero per la seconda volta, convinta che fosse quella decisiva che le avrebbe permesso di incontrare il creatore. Si sbagliava. Ancora. Di nuovo vigile, Ruby si accorse di essere in una nuova location: un prato verde. “Concentrati, Ruby. Non è reale.” Da vigliacca, la sua aguzzina giunse nuovamente da dietro, afferrandole la testa e spingendola con rabbia all’interno di uno specchio d’acqua, lasciandola spirare per affogamento. BASTA. Non ne poteva più. Si sentiva un burattino i quali fili venivano tirati da un qualche cosa di più grande di lei.
    Ed eccola. Lì, intrappolata come una povera idiota. Legata ad una sedia mentre, la stessa figura degli episodi precedenti le stava, prepotentemente, aprendo la bocca, infilandole all’interno quello che, di certo, l’avrebbe portata ancora alla morte. Era quello il modus operandi ma no, non le avrebbe permesso niente di più. Con rabbia, dritto negli occhi della megera, sputò il liquido che l’avrebbe uccisa e, con una disperazione consapevole urlò: “FINITE INCANTATEM!” Non poteva fallire e non lo fece. Si svegliò un po' interdetta. Fissò Hunter senza dire una parola.

    Ruby Elise Duvall - V anno - Tassorosso
    Coppia: Hunter Moore - Ruby Duvall
    Intereagito con Hunter e, alla fine entra nell'incubo del Corvonero. Dopo aver lottato (?) riesce ad uscirne, rischiando l'infarto. YEY.
     
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Member
    Posts
    178

    Status
    i'm sleeping
    62e5ea6a73c4795e023dc9435300f152
    Si sentiva stanca, quella lezione era riuscita a spazzare via certezze e creare nuovi dubbi, riaprire vecchie ferite, riportare a galla passati traumi. Era riuscita a portarle alla mente abbastanza pensieri che l'avrebbero fatta star sveglia tutta la notte a ripensarci, magari anche giorni. Era riuscita a farle venire idee per liberarsi da quei pesi, da quelle paure, modi per staccarsi da quel passato ed essere finalmente libera come avrebbe sempre voluto essere. Alla fine aveva capito cosa doveva fare e, prima o poi, avrebbe trovato il modo di farlo.
    Mancava poco e finalmente sarebbe potuta uscire da quella classe in cui si respirava un'aria tanto pesante, giusto un paio di esercizi per creare altri disagi, altre inimicizie, altro dolore. Il professor White non deludeva mai. Certo, non era una fanatica dei lavori di coppia o di squadra, ma doveva riconoscere che sarebbe stato impossibile esercitarsi se non su una cavia. Quel giorno, la sua particolare cavia non sembrava molto felice dell'accoppiata, proprio come Reina, e sorrise quando ignorò il suo saluto o le sue provocazioni, magari aveva altre qualità. Non sarebbe stato facile trovare qualcosa che sarebbe stato effettivamente importante per la corva platinata, non si erano mai calcolate da che lei ricordasse, mai nemmeno scambiate due parole, le uniche cose che poteva usare contro di lei erano voci di corridoio -di cui non si fidava- o quel poco che aveva visto in occasioni come il ballo di fine anno. Mai avrebbe pensato che vedere per sbaglio un limone tra due studenti le sarebbe tornato utile, corse il rischio, immaginando per lei uno scenario ad hoc che si basasse sul suo amato e quel poco che sapeva su di lui. Cose anche banali, se avessimo voluto stare ad analizzarle. Eppure, quando la bionda riemerse dallo stato di trance in cui la serpe l'aveva confinata temporaneamente, sul suo viso lesse il suo successo.
    -Ops- fu tutto ciò che disse con il ghigno sempre a fior di labbra, mentre posava la bacchetta sul banco, attendendo che venisse il suo turno mentre Skylee le puntava contro a sua volta il catalizzatore. Non vedeva l'ora, prima iniziavano, prima sarebbe finita, pensava. Era curiosa di scoprire cosa avesse in mente per lei, quale scenario avesse partorito e di capire un po' di più chi aveva di fronte. L'ultima cosa che vide fu la punta della bacchetta della rivale illuminarsi, poi fu l'oblio.
    Aprì appena gli occhi, giusto per vedere la direzione verso cui camminare. Le palpebre basse erano una protezione affatto sufficiente per proteggersi dal freddo. Si stringeva le spalle, coperta solo dalla divisa scolastica, mentre avanzava, passo dopo passo, sulla rigida superficie di quello che sembrava un lago ghiacciato. Dove cazzo era? Cosa ci faceva in mezzo al nulla a camminare sui ghiaccioli? Stava girando qualcosa tipo “mille modi per morire”? Si era data alla caccia alle foche leopardo? Nulla aveva senso. Non aveva il tempo per ragionare sulla situazione, si mise a girare su se stessa, piano, con calma, con il cuore che perdeva un battito ad ogni scricchiolio del ghiaccio sotto il suo peso, ma non sembrava esserci nulla li intorno. Non vi erano case, persone da cui farsi vedere, neppure pinguini contro cui gridare per sfogarsi. Era sola. Prese a camminare alla sua destra, verso quella che aveva tutta l'impressione di essere una costa, sembrava che la neve fosse soffice e stabile in quel punto, ma era lontana e, come se questo non fosse abbastanza, il vento si alzò. Venne investita da una vera e propria bufera di neve. Non aveva tempo di chiedersi come fosse arrivata li o perché, sapeva che sarebbe morta assiderata se fosse rimasta immobile. Accelerò il passo, ma faticava a vedere dove stesse andando, non aveva idea se la costa a cui stava puntando fino poco prima fosse ancora davanti a lei poi, d'un tratto, quello che fino ad allora era stato solo uno scricchiolio divenne un rumore secco e seppe di essere fottuta. Il ghiaccio si ruppe. Finì in acqua e fu come venir trafitta da mille lame taglienti, così fredda da bloccarle ogni movimento per interi secondi, come se la paura non facesse già il suo lavoro. Non ebbe i riflessi per aggrapparsi al bordo del ghiaccio spezzato, era ormai in preda al panico e all'agitazione di sapersi dentro l'acqua. Una paura ricorrente nell'ultimo periodo, qualcosa che avrebbe dovuto superare, presto o tardi, perché sembrava che ogni cosa ce la ributtasse dentro. Dentro all'acqua, dentro ai ricordi. Batteva contro il ghiaccio sopra di lei, con i pugni, con i piedi, mentre grosse bolle d'aria uscivano dalla sua bocca mentre gridava li, dove nessuno avrebbe potuto sentirla. Graffiava il ghiaccio con le unghie, nel tentativo di aprirsi un varco, o di tornare al foro che aveva creato per uscirne di nuovo, ma la corrente la trascinava via, con i lunghi capelli che le fluttuavano intorno oscurandone la visuale. C'era corrente in un lago? Il cuore sempre più agitato, i polmoni sempre più vuoti. Il tempo scorreva veloce ma sembrava non passare mai. Ogni secondo era lungo quanto una vita all'inferno, la testa le doleva per il freddo e la carenza di ossigeno. Come se questo non fosse abbastanza, un dolore secco al fianco le fece perdere altro fiato prezioso, si era schiantata contro un pilone ghiacciato a cui si aggrappò. Solo in quel momento, con gli occhi rossi e annebbiati, si rese conto della giunga di ghiaccio acuminato che si estendeva sotto il la superficie solida su cui fino poco prima camminava. Non aveva senso. Nulla ne aveva! Perché c'erano colonne di ghiaccio dentro l'acqua? Non si sarebbero certo formate naturalmente. E cosa diavolo ci faceva a passeggiare sopra l'acqua fredda? Non ci sarebbe mai andata liberamente, di sua spontanea iniziativa. Non conosceva quel posto, non avrebbe nemmeno saputo arrivarci. Immobile, stretta a quel pilone che le ghiacciava le mani e le gambe, con i capelli che vorticavano per la corrente che non sapeva da dove venisse, spese le sue ultime energie per seguire l'unico pensiero logico che le sovvenne alla mente in una situazione tanto assurda: non era reale. Non poteva esserlo. Chiuse gli occhi e, con l'ultima aria rimasta nei suoi polmoni poco allenati, enunciò l'incantesimo che sperò l'avrebbe tirata via da quell'incubo
    -Finite Incantatem- lo disse anche se il suono sott'acqua non poteva essere perfetto, anche se nessuno all'infuori di lei avrebbe potuto capirlo o anche solo sentirlo, ma lo disse credendoci e con l'intenzione di chi non poteva credere di essere così scema da ficcarsi da sola in quella situazione.
    Quando riaprì gli occhi si ritrovò il volto della Metis davanti e, d'un tratto, tutto parve avere un senso. Ora ricordava. Ghignò di nuovo verso la bionda che, magari inconsciamente, l'aveva gettata in quella che fino al giorno prima avrebbe creduto essere la sua più grande paura. Che incredibile coincidenza. In fin dei conti solo una persona ne era a conoscenza, la corva doveva essere una ragazza fortunata. Si segnò mentalmente di non giocare mai a Poker con lei.
    -Divertente- fu il suo unico commento, non aveva molto altro da dire. Era finita, no?


    Reina Scott, Serpeverde IV anno
    Reina - Skylee

    Ha interagito direttamente con Sky prima e dopo essersi ritrovata nell'illusione. Qui passeggia alla ricerca di cuccioli di foca, chiedendosi perché e percome si trova li. Cade in acqua, va un po' in panico, ma è tutto troppo assurdo (anche per lei) per poter essere reale, finendo per capire o sperare di trovarsi in un'illusione. Riesce ad uscire dal simpatico incubo enniente, è finita :cuore:
     
    .
  11.  
    .
    Avatar


    ★★★

    Group
    Professore
    Posts
    163
    Location
    Kylkenny, Irlanda

    Status
    i'm sleeping
    Dylan
    Una volta chiusa Rose nel suo incubo si sarebbe alzato, il sorriso vendicativo, ad innalzargli le estremità delle labbra per lasciarla sola ad affrontare quello che si sarebbe rivelato il vero incubo che non sapeva di temere. Soddisfatto avrebbe passato i successivi minuti ad osservare il resto della platea per valutare le performance dei ragazzi ed aiutare, con un certo disappunto, gli elementi che si sarebbero dimostrati deboli di fronte all'esercizio. Quello doveva essere semplice per loro, quella versione. Avrebbero dovuto sfruttare l'elemento sorpresa dato dalla mancata conoscenza profonda che avevano l'uno dell'altro. Lo stesso, invece, non avrebbe potuto dirlo Rose. Quella piccola screanzata, come aveva osato? Cos'era quello slancio di cosa? Quella dimostrazione? Cosa pensava di dirgli così facendo? Povera stupida illusa, proprio non capiva o non si ostinava a farlo che lei non poteva niente contro di lui. Lei era una miserabile nullità. Debole al suo cospetto e che niente avrebbe potuto. Lasciarle una miserabile scelta a cosa l'avrebbe portata se non alla distruzione? Lo vedeva Dylan e lei non se ne rendeva nemmeno conto per quanto il mago avesse cercato il più esplicitamente possibile di metterle in faccia la realtà. Sbagliava e perpetrava i suoi errori cercando di sfuggire al suo controllo ma più tentava e più il destino stesso le metteva contro la ragione del padre. I suoi amici avevano finito per tradirla tutti, per abbandonarla e lasciarla sola in quella ribellione senza capo né coda. Pure il ragazzo che era convinta d'amare, quel sudicio cane di Harris, adesso faceva gli occhi dolci alla Wheeler e lei? Lei non se ne accorgeva ovviamente. Non vedeva quanto il mondo la calpestasse per l'inutile essere debole qual era. Ma lui aveva provato, eccome se lo aveva fatto. L'aveva messa di fronte ad una scelta che lei, ingrata, aveva tentato d'aggirare. Come se fosse stato possibile aggirare un mentalista del suo calibro. Il White non sapeva se etichettarla come presuntuosa o se fosse proprio lenta mentalmente davvero. Quasi gli veniva da ridere al pensiero dell'incubo in cui l'aveva gettata. Sarebbe stata in grado di liberarsene? Gettò un'occhiata verso la cattedra dove Rose sedeva, gli occhi chiusi ed il corpo percorso dai fremiti di ciò che la mente stava combattendo. Era combattuto: da un lato avrebbe voluto vedere la figlia, che era pur sempre sangue del suo sangue, riuscire e dimostrare un minimo di nerbo dall'altro guardarla soccombere dopo ciò che aveva osato...
    Tornò ai capi chini avvicinandosi al primo banco. «Come procede miss Métis?» Domandò inclinando il capo verso la ragazza. Le posò gentilmente la mano sulla spalla annuendo verso il suo operato. Aveva visto... qualcosa in quello sguardo? Nella piega soddisfatta delle labbra e nel modo in cui la Corvonero fissava il corpo della Scott. Non avrebbe dovuto parteggiare per la bionda caposcuola, men che meno sapendola amica di quella sciagurata della figlia ma Dylan apprezzava sempre la soddisfazione data dal sadismo quando lo leggeva in volto. Quella ragazza poteva essere interessante, l'avrebbe tenuta d'occhio più del dovuto magari d'altronde conosceva molto bene quello che doveva essere suo nonno, il possessore della più prestigiosa banca dei maghi: la Gringott, era uno dei suoi migliori e maggiori clienti. «Prego, si serva dell'acqua», le avvicinò il bicchiere prima di spostarsi verso altre coppie.
    Il loro non era un compito semplice, affatto, rispetto alla visione nello specchio, che avrebbe rappresentato lo scenario peggiore in assoluto, quell'esercizio avrebbe rappresentato una bazzecola nel caso in cui le coppie non avessero avuto particolare conoscenza l'uno dell'altra. Dylan però confidava che, in qualche modo, regnasse il risentimento in una certa forma ad un certo punto e puntava sull'accensione di qualche piccola disputa. Magari non nell'immediato o magari, come nel caso della Andersen, aveva scelto deliberatamente che la prefetta brillasse rispetto all'altro. Anche se, doveva dire, sperava sempre che quei noiosi Tassorosso tirassero fuori un po' di nerbo un qualche twist che li rendesse degni di nota. Insomma, confidava nell'istinto di primeggiare di quei ragazzini scellerati. Non si sarebbero di certo arresi di fronte alla cattiveria messa in atto dal proprio partner, no? Per il mangiamorte sarebbe stato fisiologico l?istinto vendicativo, il semplice desiderio di voler far provare all'altro un minimo di quel dolore provato in prima persona. Ciò lo divertiva e, allo stesso tempo, fungeva da ennesimo piccolo test riservato alle sue cavie. Chi tra loro possedeva un lato oscuro che teneva celato? Dov'era annidato il potenziale? Le sue serpi lo davano a vedere con meno scrupoli ma gli altri... gli altri erano una scoperta. Si avvicinò quindi alla coppia Wheeler-Harris dove la ragazza osservava curiosa il corpo scosso dai tremiti del Serpeverde. «Un buon lavoro miss Wheeler, davvero buono», ammise lasciando per una volta da parte la riluttanza che solitamente riservava agli studenti di Grifondoro d'altro canto quello sotto torchio era una delle sue personalissime croci nere. Avesse potuto sbatterlo fuori dalla sua scuola... ? Un giorno, si promise con una certa soddisfazione. Un giorno lo avrebbe gettato a calci fuori da Hogwarts e chissà magari sarebbe riuscito a fargli fare la fine di quel Damon White. Fu in quel momento che la serpe rinvenne. David uscì dall'incubo scosso, il fiatone, mentre prendeva rapidamente coscienza guardandosi attorno del luogo e del tempo in cui si trovasse. «Alla buonora», lo apostrofò con una certa sufficienza inchiodandolo al posto con un'occhiata dei suoi gelidi occhi color dell'ossidiana. Lanciò una nuova occhiata a Rose che finalmente parve rinvenire anch'essa. Alla fine, l'agnellino, era riuscito a liberarsi. Interessante. Si fissarono per attimi che parvero interminabili. Dylan la percepiva, percepiva la sua mente andare a mille alla ricerca di risposte che aveva paura di porre. Lui non mosse un muscolo donandole di rimando una perfetta espressione da poker che, purtroppo per lei, rispose a quelle domande inespresse. Mancava quindi solo una coppia all'appello: la Andersen ed il Tassorosso. Si avvicinò e rimase ad osservare l'agitarsi del ragazzo. «Ancora pochi minuti», decretò con un'occhiata del lussuoso orologio da polso. Incrociò le braccia osservando l'ultimo rimasto dell'aula che ancora si agitava privo di coscienza e Dylan lo avrebbe lasciato lì così non fosse stato che, d'improvviso, le fiamme che alimentavano le lampade dell'aula si estesero ben oltre il vetro protettivo minacciando d'incendiare le tende. Magia involontaria. «Finite Incantatem!» Un colpo di bacchetta direttamente poggiato alla fronte del ragazzo che, di colpo, in un'esplosione di luce bianca, lo avrebbe riportato alla realtà ponendo fine all'incubo che lo stava trattenendo. Lo studiò severo prima di controllare di sottecchi, al limitare del suo campo visivo, la situazione adesso rientrata delle lanterne. «Molto bene ragazzi. La lezione d'oggi termina qui. Vi invito ad esercitarvi sugli incanti appresi quest'oggi unicamente sulle sfere e, nello specifico, per la prossima lezione vi chiedo una relazione dettagliata su quanto appreso con un affondo specifico sugli errori commessi. Prima di concludere però vorrei premiare l'eccellente lavoro svolto dal signor Moore», le mani del docente si congiunsero in un rapido applauso alla volta del ragazzo, «che permette a Corvonero di guadagnare dieci punti. Mentre alla signorina Andersen un ammontare di quindici punti per la rapidità, la precisione e la dedizione dimostrate nello svolgimento dell'esercizio. Davvero un ottimo lavoro ragazzi.» Un nuovo applauso prima di voltarsi, tornare alla cattedra, e congedare definitivamente il provato gruppo di studenti.


    LEZIONE TERMINATA!

    Lezione ufficialmente terminata! Ringrazio tutti per l'attiva partecipazione e per gli splendidi post. A brevissimo il registro voti e punteggi! :flow:

    Gli esiti degli esercizi in questo ultimo giro sono:
    - David: esito positivo;
    - Marshall: esito negativo.

    +10 pt a Corvonero guadagnati da Hunter Moore
    +15 pt a Serpeverde guadagnati da Daphne Andersen

    Vi ricordo l'inserimento nel vostro personale Pensatoio della lezione a modo che, a fine anno, venga contata l'effettiva partecipazione alla stessa in sede di controllo. Il controllo viene appunto effettuato dai dati inseriti nel pensatoio. Per gli studenti frequentanti il 4 anno inoltre, ricordo di inserire anche alla voce “Incanti o Pozioni Avanzate” l'incantesimo Obscura Illusio per certificare l'avvenuto apprendimento durante la presente lezione in quanto utilizzabile solo dal 5 anno in poi.

    CLASSETIPOFORMULADESCRIZIONE
    STUD VNERObscura Illusioincantesimo in grado di generare un'illusione oscura. ©



    Registro Voti
    Difesa Contro le Arti Oscure

    dal IV anno in su

    Metratura punteggi:
    Casa
    Nome studente
    Presenza: ON/OFF (0 o 10)
    Partecipazione: fino a 20
    Esercizio: fino a 20
    Voto ON GDR: E, O, A, S, D, T →
    (indipendente dal player, si attiene alle azioni del pg ON ed eventuali preferenze del prof)


    Corvonero


    Hunter Moore
    Presenza: 10
    Partecipazione: 18
    Esercizio: 19
    Voto ON GDR: E

    Skylee Métis
    Presenza: 10
    Partecipazione: 17
    Esercizio: 19
    Voto ON GDR: O


    Grifondoro


    Halley Wheeler-O’Hara
    Presenza: 10
    Partecipazione: 18
    Esercizio: 18
    Voto ON GDR: A


    Serpeverde


    Daphne Andersen
    Presenza: 10
    Partecipazione: 18
    Esercizio: 18
    Voto ON GDR: E+

    Reina Scott
    Presenza: 10
    Partecipazione: 18
    Esercizio: 19
    Voto ON GDR: E

    David Harris
    Presenza: 10
    Partecipazione: 16
    Esercizio: 16
    Voto ON GDR: A-


    Tassorosso


    Marshall Carter-Johnson
    Presenza: 10
    Partecipazione: 17
    Esercizio: 17
    Voto ON GDR: A-

    Rose White
    Presenza: 10
    Partecipazione: 17
    Esercizio: 18
    Voto ON GDR: S

    Ruby Duvall
    Presenza: 10
    Partecipazione: 18
    Esercizio: 18
    Voto ON GDR: A


    Totale per casa:
    Corvonero 165 - Grifondoro 152 - Serpeverde 179 - Tassorosso 153
    (Il totale dei punti è una media di quelli ottenuti da ogni studente di una determinata casa, moltiplicati poi per dieci, così da non penalizzare quelle con pochi membri)

     
    .
40 replies since 5/12/2022, 08:30   1136 views
  Share  
.
Top
Top