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.Visto l’esito dell’esercizio principale, di cui Dylan già di per sé non si aspettava un totale successo, aveva deciso di passare ad un approccio per step retrocedendo nel livello di difficoltà proposta. Questo stesso approccio lo avrebbero replicato nelle tre lezioni successive, come aveva annunciato, poiché il suo intento era dare loro gli strumenti per riconoscere un’illusione e riuscire ad evadere da essa. Non che gli sarebbe servita con una replica di quanto successo ad Halloween con il veleno sperimentale che imitava, almeno in parte, gli effetti di un imperio misto a quell’illusione ben definita ma, in situazioni più nella norma, per quanto nella norma non potessero definirsi, li avrebbe sicuro aiutati. «Ci sono domande?» Chiese applicando la formula di rito prima di far spaziare lo sguardo sui vari ragazzi. «Prego miss Scott», concesse la parola alla mora regalandole anche un lieve sorriso d’apprezzamento per la mano scattata al cielo esattamente come le aveva sottilmente rimproverato qualche attimo prima. «Potrebbe essere una tattica in fin dei conti.» Annuì continuando a passeggiare lentamente tra i banchi. «Più nello specifico però, in un aperto duello, dobbiamo considerare che l’altra persona sarà più preparata a schivare o deviare un attacco. Potrebbe aspettarselo! In questo caso persino lo scudo di un Protego potrebbe essere sufficiente poi, anche lì, va in base al livello di magia e preparazione del mago... Sicuramente può rappresentare un modo sottile per cogliere alla sprovvista l’avversario o la vittima designata per i motivi più disparati. Ah credo non serva sottolineare che devo scoraggiarvi dall’uso improprio di un tale incantesimo al di fuori di quest'aula. Qui è autorizzato solo ai fini didattici visti i recenti avvenimenti. Non è lo standard e tantomeno sarà tollerato un uso improprio!» Sottolineò con una perfetta quanto falsa occhiata più severa. Avrebbe apprezzato, invece, l’uso di quella formula se utilizzato da uno dei suoi ragazzi per rimettere al proprio posto qualche borioso Grifondoro, oppure, per dare una lezione di nerbo a quegli smidollati di Tassorosso. «La mano signor Moore...» sottolineò con un’alzata di sopracciglia atta a minacciare che una mancanza d'educazione perpetrata avrebbe portato alla decurtazione di punti per la casa di Corvonero e, successivamente, proseguì con la risposta a quei quesiti. «E sì, una volta bloccati nell’illusione il corpo rimane inerme e alla mercé del mondo esterno. È per voi importante quindi, a seguito di questo esercizio, imparare nel più breve tempo possibile a riconoscere l’illusione per uscirne il più rapidamente possibile altrimenti la privazione di elementi fisiologici e di vitale importanza come la sete o il sonno si rivelerebbero fatali per la vittima.» Un lieve sorriso solenne increspò le labbra del mago. Doveva essere un bel modo di morire, di far morire, anzi. Personalmente Dylan aveva usato quel trucchetto solo una volta, in gioventù contro un povero inerme babbano che si era macchiato dell’insulto di rivolgergli la parola in primis ed in secondo luogo di provocarlo, povero idiota, mai sarebbe riuscito a liberarsi ed infatti era morto di stenti in un ospedale psichiatrico eroso dalla follia a cui lo aveva portato l'illusione. Si schiarì la gola crogiolandosi in quel piacevole ricordo prima di dare ufficialmente il via all’esercitazione. Affiancò il banco di Rose lasciandole un breve messaggio d’istruzioni e tornò alla cattedra a sedersi dove il suo occhio critico si posò lentamente a valutare i vari ragazzi nel loro operato: giudicarne il tempo impiegato affinché la sfera si colorasse di nero o l’attitudine con cui si ponevano di fronte all’esercizio; elargì persino qualche sorriso, ai suoi prediletti, che riuscirono in poco tempo e/o tentativi.
«Posso Professore?» La voce della figlia gli arrivò intrisa di decisione distogliendolo da quell'intenzione e la osservò in piedi, composta, che attendeva come gli aveva insegnato a porsi il permesso di prendere posto di fianco la sedia. «Prego Rose», ed un cenno ad acconsentire tale movimento. Dylan la scrutava imperturbabile eliminando ogni possibile suggerimento in merito al suo umore ed in merito a quanto successo durante la lezione, soprattutto a quanto aveva appreso dalla mente di quel cavernicolo che l’affiancava. Così bella sua figlia, eppure così tanto stupida. Si era curata di non pensare, di deviare la sua attenzione da qualsiasi pensiero che avrebbe potuto smascherarla agli occhi del padre e poi si era fregata con le sue stesse mani, o meglio, con i pensieri rozzi, sessisti e persino viscidi di quello stupido cane con la quale perdeva tempo. Dylan ne era disgustato e non comprendeva come la figlia potesse ricercare le attenzioni di un essere, una bestia, tanto immeritevole della benché minima attenzione. Stupida, ingenua e testarda ecco cos’era e quando il Serpeverde si sarebbe rivelato per ciò che realmente era, Rose, si sarebbe trovata fregata con le sue stesse mani come fino a quel momento aveva continuato a fare da sola. Serenamente il mangiamorte chiuse gli occhi liberando la mente per focalizzarsi verso l’incantesimo che al posto di deviare avrebbe accolto. «Procedi pure.» E l’ultima cosa che avvertì fu il pronunciare della formula prima che tutto intorno a lui e dentro di lui divenisse buio.
Gli sembrò di precipitare all’infinito mentre roteava su sé stesso e all’indietro nel vuoto più oscuro fino a che non cadde sulla poltrona del suo studio. Dylan si guardò attentamente intorno studiando quella precisione nei dettagli che Rose era riuscita a ricostruire. Un battito di ciglia, un singolo battito e quella visione di ordinata compostezza era sparita per lasciare il posto al caos, alla distruzione: i suoi preziosi oggetti di valore era sparsi e rotti sul pavimento, il marmo scheggiato, la lussuosa scrivania d’ebano intarsiato ricoperta di polvere e detriti giaceva divisa in due metà imperfette collassate su sé stesse. Cos’era successo? Si chiese alzandosi dalla poltrona per compiere alcuni passi all’interno dello studio e valutare in che tipo di loop la figlia lo avesse spedito ma si arrestò quando sotto la suola percepì un ostacolo scivoloso; abbassò lo sguardo individuando mucchi di ritagli di giornale e inclinando il capo ne lesse i titoli che riportavano a caratteri cubitali notizie inerenti alla loro famiglia, i White. “White nel ciclone della povertà”, diceva Il Profeta. “Finita la ricchezza dei White!” Esclamava quasi a gran voce La Pergamena e ancora e ancora. “Scalpore tra i maghi, la famiglia White sul lastrico”, Dylan pestò con disprezzo quel ritaglio calciando e allontanando da sé quelle ingiurie, diffamazioni senza capo né coda. Sentì alcuni passi di corsa, una risatina, e alzando lo sguardo vide la porta sgangherata e semi fuori dai cardini aprirsi mentre un ragazzino che poteva avere non più di dieci anni faceva capolino mangiando in una corsa gli ultimi passi prima d’arrivare a lui. «Nonno! Andiamo!» Lo apostrofò afferrandogli la mano per cominciare a tirarlo con l’impeto che solo i bambini potevano avere per condurlo chissà dove nell’immensa villa. Dylan si lasciò tirare studiando l’aspetto di quello strano bambino che di tanto in tanto si voltava sorridendogli quando ben poco c’era da sorridere in mezzo a tutta quella distruzione. La villa, la sua splendida villa, sembrava essere stata attraversata da una tempesta: ogni cosa era impolverata, distrutta ed era certo che alcuni dei suoi pezzi più pregiati mancassero all’appello. «Signor White, Dylan. Direi che è arrivato il momento di darci del tu», il bambino corse a nascondersi dietro le gambe dell’uomo che, come nulla fosse, continuò. Chi diavolo era per permettere di rivolgersi a lui con tanta confidenza?! «È per me un onore ed un piacere conoscere finalmente il padre di mia moglie!» Dylan sollevò impercettibilmente le sopracciglia mentre ripeteva interrogativo quell’ultima parola. Moglie? Che sciocchezza! Di che parlava? Dov’era Rose? L’uomo gli strinse la mano stringendogli il gomito prima di scostarsi per accompagnarlo a prendere posto a quello che era un banchetto, dei festeggiamenti. Venne forzato a sedersi e solo in quel momento, sulla tavola sgombra e non più imbandita come pochi attimi prima, vi era il corpo emaciato, squarciato e senza vita della ragazza. «Rose?!» Si sporse sul tavolo ed una zaffata di sangue e liquidi organici stantii lo costrinse a coprirsi il volto. Da quanto era morta? Chi? Chi aveva osato fare questo? «Non posso fare altro che ringraziarvi!» L’uomo non aveva smesso di parlare ma solo ora, sollevando lo sguardo, si accorse del sorriso acuminato che gli mostrava. «Ringraziarvi per avermi consegnato spontaneamente sua figlia. Le sue carni erano tenere, prelibate!» Rise facendo un cenno che venne ricambiato dagli altri commensali che solo in quel momento apparvero seduti al resto della tavolata. «Ma adesso è giunto il momento di passare alla portata principale», con un gesto della mano il corpo privo di vita della ragazza venne gettato al suolo come spazzatura, «voi!» Rise e Dylan non riuscì a ribellarsi perché infinite mani lo immobilizzarono e quel ragazzino che lo aveva condotto in quella trappola non smetteva di festeggiare ringraziandolo per aver condannato e ucciso sua madre, Rose. «Lasciatemi andare sudice bestie schifose!» Cercò di ribellarsi tirando per poi cedere e calciare quando sentì le sue carni venire recise da un morso. «Schifose bestie, siete solo dei ripugnanti animali indegni! Come osate toccarmi?!» Era disgustato da quelle mani indegne, sporche, animali, che osavano toccarlo, trattenerlo. «Lasciatemi!» La voce tremava mentre combatteva quella moltitudine di corpi e forze ed il suo sguardo si posò a Rose, gettata sul pavimento, gli occhi vitrei, azzurri... Clelia. «No», era tutto sbagliato. Quella non era Rose, bensì Clelia sul pavimento della stanza, riversa priva di vita sul tappeto mentre lo supplicava di fermarsi, di smetterla e che lo amava e non lo aveva tradito. «FINITE INCANTATEM!» Basta così.
Furente tornò alla realtà. Brava Rose, molto bene. Si prese del tempo per osservare l’espressione della figlia, era compiacimento ciò che vi leggeva? Sfida? Cosa aveva voluto dimostrargli con quell’incubo? Stupida. «Hai fatto un buon lavoro Rose, se t’impegni ne sei capace lo vedi?» La stuzzicò malevolmente tacciando la ragazza di scarsa volontà di fare. Niente di più sbagliato in quanto la Tassorosso s’impegnava con tutta sé stessa a dare il meglio ma quel meglio per Dylan non era mai abbastanza. «Tre punti a Tassorosso per incoraggiarti a mantenere questa strada!» Tre miserabili punti! Aveva premiato più consistentemente per molto meno. Un sorriso appena accennato gli sollevò gli angoli delle labbra prima di alzarsi per osservare la situazione in aula. Chi era riuscito a fuggire dall’illusione si stava riprendendo da ciò che aveva visto e affrontato mentre chi ne era ancora bloccato sarebbe stato riportato alla realtà dal professore stesso. «CAMBIO!» Decretò alla classe affinché invertissero i ruoli e le vittime, da tali, divenissero i carnefici e viceversa. Si voltò nuovamente verso la figlia, sedendosi con rinnovato autocontrollo e la scrutò divertito quasi fosse la sua preda. Lasciò che il silenzio s’alzasse tra i due, che Rose lo scrutasse nel nero profondo dei suoi occhi domandandosi magari a quale tortura l’avrebbe sottoposta e solo dopo un tempo eterno che l’avrebbe fatta dubitare dell’intenzione dell’uomo di procedere con l’esercizio, Dylan scagliò il suo incantesimo spedendola in quello che sarebbe stato il suo inferno.CITAZIONEPrecipiterai all’indietro, al buio, fino a che non cadrai su di una sedia illuminata unicamente da un faro di luce calda. D’un primo momento sarai sola in quella stanza buia dove non riuscirai a scorgere più in la del tuo naso. Sola, infreddolita e con la sensazione pressante che presto qualcosa di brutto e di oscuro sarebbe successo. «Mia», la voce di tuo padre ti giungerà con un prepotente ritorno d’eco che da una singola parola, il tuo nome, si dilaterà in infinite ripetizioni. «Hai voluto giocare col fuoco Mia», nuovi rimbombi che ti costringeranno a cercare di proteggerti le orecchie scoprendo solo in quel momento d’essere legata polsi e caviglia alla sedia, persino il tuo busto sarà legato alla seduta privandoti del movimento. «Giochiamo allora.» Il faro che t’illumina si spegnerà per alcuni istanti immergendoti nel buio e nel vuoto più totale che potrebbero disorientarti salvo poi, minuti dopo, accecarti nuovamente. Questa volta di fronte a te un nuovo faro si è acceso e di fronte ai tuoi occhi, in ginocchio, ricoperto di sangue vedrai la figura del tuo primo amore, il ragazzo che per primo ti fece battere il cuore e sentire desiderata, considerata: Damon White. «Rose!» Allungherà urlante una mano verso di te e vedrai il sangue colare da quelle dita rotte, fratturate. «È colpa tua» sentenzierà agonizzando al suolo in un rantolo di sangue. La luce si spegnerà ancora prima di riaccendersi più a destra, lì in quel cono di luce scorgerai e riconoscerai la figura di Kynthia, la tua amica di Grifondoro e di Logan il suo ragazzo e tuo amico alla quale avevi rivelato troppo. «Perché ci hai messo nei tuoi casini!» Ti urlerà la Lloyd scorgendole in faccia le ferite di una lotta mentre reggerà il corpo esanime del ragazzo. «Stavamo bene senza di te», ti urlerà ancora prima che un lampo di luce verde e una risata profonda, sempre quella di tuo padre, rompa il silenzio; vedrai Kynthia accasciarsi esanime e la luce, su di lei, spegnersi ancora. Si accenderanno allora due fari, alle due estremità opposte. In uno scorgerai Skylee Métis, la caposcuola di Corvonero, tua amica e dall’altra il ragazzo che ami o che pensi d’amare, David Harris. Entrambi ti supplicheranno, t’incolperanno di averli trascinati nella tua vita, nel tuo casino mentre vedrai sui loro corpi aprirsi le ferite larghe e sanguinolente di un Sectumsempra. «Dovevi lasciarci in pace!» Ti urlerà tra le lacrime la Corvonero mentre l’altro pregherà perché la sua vita venga risparmiata, si dimostrerà il codardo che è cominciando ad inveire sulla tua persona pregando il suo aguzzino di lasciarlo andare perché lui non ha mai voluto niente da te se non la tua verginità, se non potersi vantare d’aver avuto la figlia del capo e che altro da lei non gli sarebbe interessato, perché tu non sei interessante, tu sei solo una nullità. Anche sui loro corpi esanimi, privi di vita si spegneranno i fari e poi, davanti a te, si accenderà l’ultimo. In ginocchio vedrai Amelia, la tua amata Amelia, e tuo padre puntarle la bacchetta alla tempia. «Pensi sia un’illusione Mia?» Dylan ti sorriderà, la lingua che schioccherà di diniego contro la dentatura perfettamente allineata. «Questa non è un’illusione Mia, è la realtà, sono i fatti esattamente come sono andati. Ricordi... com’è che si chiamava?» Il mangiamorte finse di pensarvi. «Sì, Damon. Che fine pensi abbia fatto? E McCormac?» Il sorriso sulle labbra del mago si accentuerà mentre l’eco di mille risate risuonerà nel vuoto. «È tutta colpa tua Mia, tutta colpa delle scelte che hai preso e che mi hai TU costretto a prendere», lo vedrai voltarsi verso la governante mentre un sospiro sognante lascerà le sue labbra. «Bambina mia», la voce di Amelia sarà strozzata dal pianto, dal dolore, dalla stanchezza e poi d’un tratto la vedrai accasciarsi al suolo, urlare, contorcersi esattamente come in un ricordo manipolato avrà fatto la tua mamma. «Sei sola Rose, sei sola davvero adesso» e Amelia sarà morta ai tuoi piedi.SPOILER (clicca per visualizzare)ULTIMO GIRO
S'invertono i ruoli nelle coppie. Chi ha scagliato l'attacco adesso subirà e tenterà di uscire dall'illusione. Mettetevi per l'ultima volta d'accordo su come procedere a modo d'arrivare per tempo a chiudere la lezione. Chiedo quindi ai carnefici di cercare di postare per primi a modo da dare modo ai vostri compagni di rispondere. Essendo l'ultimo giro per voi la lezione si concluderà qui, Dylan vi congederà sicuramente lasciandovi due rotoli di pergamena di relazione su quanto visto e vissuto, ciò è solo ai fini narrativi. Non voglio ricevere gufi di compiti 😂😂
Ricordo a tutti le regole basilari di una role multipla: LO SPOILER.
Per ogni spoiler dimenticato verranno sottratti 10 punti alla casa d'appartenenza del player dimentico.
Siete tenuti a scrivere: Nome, Cognome, la casa di appartenenza e l’anno frequentato. In più, una breve descrizione delle vostre azioni nominando i pg con cui avete interagito o solamente citato.
Esempio:
“Tizio Caio, III anno, Dittorosa - IN COPPIA CON KELLS
Entrato in classe e risposto ad una delle domande, interagito con Pinco Pallo”
Non esistono risposte propriamente giuste o sbagliate, sbizzarritevi con i ragionamenti e DIVERTITEVI!
Per dubbi circa lo svolgimento di una lezione invito a leggere il regolamento di cui di seguito riporterò un estratto circa i ritardi:CITAZIONE“Indi per cui, post che arriveranno oltre la scadenza saranno valutati con un MALUS FINO A -30 PUNTI alla casa di appartenenza dello studente e, a discrezione del professore master della lezione, la cancellazione del post stesso con annesso punteggio dimezzato alla voce presenza e obbligo di recuperare entrambi i giri.”
+3 pt a Tassorosso guadagnati da Rose White
Scadenza martedì 3 gennaio entro le ore 23.59.
NON SONO ACCETTATE RISPOSTE OLTRE LA SCADENZA.
Posterò la chiusura ed i voti nei giorni seguenti.. -
.Un incubo. La bara. Gli uomini senza volto. Dettagli inquietanti che non potevano far altro che urtare la sua sensibilità, facendola vacillare in più di un’occasione. Spiazzata, senza parole. Non riusciva a credere che qualcuno potesse avere una crudeltà simile nel godere delle sofferenze altrui, così, senza il benché minimo senso di colpa. Un comportamento degno di un qualsiasi animali partito alla carica, davanti ad una preda appetibile. Un comportamento da David. Quel ragazzo non rientrava nella lista delle persone accettabili, secondo il suo modesto parere. No. Al contrario, nutriva la speranza che, una volta usciti da quell’aula, le loro strade si fossero separate per sempre, così da non sacrificare, ogni santa volta, un pezzo di sanità mentale. Era quasi imbarazzante come il destino, si beffava di lei, ponendola davanti a lui. Iniziava a credere che fosse una sorta di scherzo e che qualcuno muovesse le fila di uno spettacolo a lei poco gradito.
Riaprì gli occhi verdi e, subito, la figura del Serpeverde, si insinuò nel suo campo visivo. Il sorriso beffardo stampato in volto, la rese indisponente. Se solo quella notte non avesse avuto modo di entrare in contatto con lui, in quel momento, sarebbe stato un ragazzo come tanti, degno di noncuranza da parte sua e basta. Invece no. Halloween aveva scatenato il tutto portandoli a scontrarsi, volta dopo volta anche nei momenti più impensabili. L’avrebbe preso per il bavero e scrollato, fino a farlo svenire ma, quello, non era di certo il contesto adatto per un tentato omicidio. Rimase in silenzio, attonita, senza staccare lo sguardo dal suo carnefice. L’aveva tenuta in pugno per tutta la durata di quell’illusione, come fosse una cazzo di marionetta. Stronzo e senza sentimenti. Le voci sul suo conto le erano arrivate ma mai, prima di quel momento, aveva dato peso a quelle dicerie. Era a conoscenza che, al castello, albergassero due personalità disturbate: David e Michael Harris, ma ancora non aveva avuto modo di testare il fratello minore che, nonostante tutto, non poteva essere peggiore di colui che l’aveva appena torturata. Un fratello le bastava e avanzava. Non aveva ancora avuto il coraggio di aprire bocca. Era certa di essere pallida e ad un passo dal vomitare. Fece un respiro profondo e, con enorme fatica, tentò di reprimere la voglia di uscire dall’aula e correre in bagno. No. Non l’avrebbe avuta vinta. Quella volta non sarebbe riuscito a metterla lì, in un angolo, pronto a sferrare il suo attacco finale. “Sei malato, Harris.” Finalmente, le parole uscirono dalla sua gola, apostrofando il suo nuovo nemico –o forse lo era già da tempo-. Ridusse gli occhi a fessura, con la consapevolezza che niente di quello che poteva pensare la sua mente, sarebbe arrivato ad un livello capace di eguagliare l’atmosfera che aveva vissuto in quel dannato cimitero. Davvero assurdo. Anche con lo sforzo più immane, Halley, non sarebbe riuscita a spaventarla quanto aveva fatto lui. Certo, il vantaggio stava nel mantenere la calma e bluffare. “Non hai saputo fare di meglio?” Brutto stronzo, un giorno la pagherai. Con i dovuti interessi. Eccome. Piegò la testa di lato e continuò a sostenere i suoi occhi scuri, senza tradire mai la sicurezza che si era auto conferita, per uscire da quel confronto a testa alta. Una sorta di maschera utile alla causa. Sogghignò. “Hai mai provato a farti aiutare? Ho sentito dire che la scuola offre un supposrto psicologico per le persone come te!” Lo stava provocando e, probabilmente, una volta finita la lezione, avrebbero avuto modo –ancora- di spiegare le loro ragioni, in privato. L’incubo nell’incubo. “Comunque, non siamo qui per fare salotto. Ora tocca a te. Non metterti a piangere.” Non aveva più alcuna voglia di perdersi in parole inutili, neanche le meritava. Si fregò le mani e, dopo qualche istante, si decise ad afferrare la sua bacchetta in legno di Corniolo e tentò di rasserenarsi. Una tisana. Ecco cosa dovevo portarmi. Certo, come se fosse l’ora del tè. Ma svegliati e cerca di concentrarti, senza fare cazzate. Quel ragazzo doveva spaventarsi e scontarsi con qualche cosa di più realistico. Terra a terra. La Wheeler, dopo un’attenta riflessione, aveva optato per qualche cosa che, per le persone normali, non sarebbe stato così spaventoso ma per chi, come lui, era affetto da deliri di onnipotenza, forse, sarebbe stato più che difficoltoso da accettare. Oh si. Ma niente spoiler.
Socchiuse gli occhi, con tutta la tranquillità ritrovata. Mente libera da ogni possibile distrazione. Alcune informazioni vennero azzerate, così da non essere di intralcio. La mano dominante si alzò, danzando e riproducendo il movimento che avrebbe permesso la riuscita corretta dell’incantesimo. Oh si. Era giunto il suo momento di gloria. “Sogni d’oro e d’argento!” Mostro. “Obscura Illusio!” La stoccata con la bacchetta, diede il via a quella che, secondo la sua opinione, avrebbe distrutto moralmente il povero ragazzo, facendolo scappare a gambe levate… se ci fosse riuscito. Che sia troppo per il suo cuoricino? Se lo stava chiedendo veramente ma, in fondo, non le importava un fico secco. Meritava quella fine.SPOILER (clicca per visualizzare)È un giorno come un altro. Una volta sceso dal letto di buon ora, ti rechi in cucina dove inizi immediatamente a preparare caffè e colazione, munito di un grembiulino color rosso fuoco. Poco dopo, con estrema calma, nella stanza fa la sua comparsa una donna vestita di tutto punto, che inizia a sorseggiare un caffè. Una volta terminata la sua tazza, si alza e ti saluta con un bacio, avvertendoti di aver lasciato una lista di articoli da comprare. Esce dalla porta e tu rimani solo, immerso nel silenzio. Abbassi lo sguardo e ti rendi conto che sull’anulare della mano sinistra, vi è posato un anello matrimoniale. Ops. Tua moglie è una donna in carriera mentre, purtroppo, a te è andata male e ti ritrovi ad essere un casalingo. Improvvisamente, dalle scale, si precipitano giù due bambini, uno con i capelli e occhi scuri ed uno, al contrario, biondo con gli occhi azzurri (molto simile a tuo fratello Michael. Una storia già vista). I bambini ti si attaccano ai pantaloni, urlando ed implorandoti di preparare loro la colazione. Cosa che fai sempre. Sposti lo sguardo e lì, dove prima si trovava la tua dolce consorte, trovi una lettera indirizzata a te da parte di tuo padre dove, con parole crude, ti informa che tuo fratello ha preso le redini della famiglia e che è fiero delle sue potenzialità. Lui ha fatto carriera ed è diventato qualcuno mentre tu, ahimè, ti ritrovi a portare i bambini a scuola e ad accettare che tua moglie sia la solo a portare il pane in tavola.SPOILER (clicca per visualizzare)Halley Wheeler - Grifondoro - IV anno. In coppia con David Harris.
Halley si sveglia ed interagisce con David. Senza troppi giri di parole lancia l'incantesimo su di lui, così da poterlo ripagare con la stessa moneta tvb.
Edited by Halley. - 29/12/2022, 22:56. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Skylee Métis. V anno. Corvonero.
Presa dalla rabbia provata durante la sua illusione ha scagliato contro Reina un Obscura Illusio perfettamente castato nonostante i fallimenti in fase di allenamento (aaaah quanto è magica la rabbia). Non è certa del "luogo" in cui ha appena mandato la ragazza perché non pensa di aver pensato a nulla di particolare o crudele prima di mandarcela (spoiler lo ha fatto eccome, solo si rifiuta di fare pace col suo lato psyco). Hehehe buona fortuna Scott. Se dovesse morire o restare gravemente ferita nell'illusione giuro solennemente che non è colpa mia u.u. -
.Aprì gli occhi di scatto. Era di nuovo in classe, il ragno gigante era sparito. Tornò a guardare il ragazzo che l'aveva sottoposta a quell'illusione, Mars, un tassorosso di cui aveva solo sentito parlare e che era riuscito a metterla in difficoltà indovinando, per puro caso, la sua fobia irrazionale. Gli insetti le facevano letteralmente schifo, non c'era una spiegazione logica a questo suo odio, era così e basta. Tuttavia, doveva darsi una regolata perché qualcuno se ne sarebbe potuto approfittare, usando questa sua debolezza a proprio vantaggio. Già Reina si divertiva a farle vedere i suoi singolari animaletti domestici, era certa che avesse provato a farle qualche scherzo di cattivo gusto, peccato che Alec finisse sempre col rovinarle i piani. Quel gufo era davvero intelligente. La sua compagna di stanza, però, era l' ultimo dei suoi problemi. Chi temeva davvero era sua madre: per lei giocare con la mente delle persone era un passatempo e lei non voleva dargliela vinta, non dopo tutto quello che le aveva fatto e, per fargliela pagare, doveva diventare più forte e per questo eliminare paure irrazionali che, invece, la indebolivano. Daphne, a differenza di Ellen, aveva ancora una coscienza, ma per affrontarla ad armi pari la doveva mettere a tacere, diventando una statua di ghiaccio priva di sentimenti, proprio come lo era stata lei quando aveva ucciso Ludde.
Rispetto all'illusione dello specchio stava molto meglio, non aveva nemmeno bisogno di bere un bicchiere d'acqua. Si stava abituando a passare dalla dimensione mentale alla realtà più volte nell'arco di un giornata; infondo era esattamente questo che faceva durante le lezioni private con il vicepreside e lì, le visioni, erano un vero inferno. Non stava sottovalutando ciò che aveva visto prima né l'illusione del suo partner, ma quando sei spettatrice della morte delle due delle persone che più hai amato al mondo, tutto il resto diventa insignificante. La paura e la rabbia, come emozioni, le aveva provate in quegli incubi, ma erano niente in confronto al dolore, l'ira, lo schifo e l' impotenza che, tutte insieme, l'avevano assalita mentre recuperava i suoi ricordi. Non avrebbe mai più provato una sofferenza simile. Mai più. Il potere che, da mesi, stava imparando a controllare era servito a qualcosa: adesso era in grado di affrontare al meglio delle sue possibilità gli incanti mentali e, col passare del tempo, li avrebbe dominati tutti. Doveva farlo visto il prezzo che aveva dovuto pagare per averlo. Un prezzo troppo caro, in cambio di qualcosa che non aveva mai voluto.
«Che scenario da incubo.» Sorrise sorniona, restando impassibile come sempre. La persona davanti a lei era un completo estraneo, non sapeva quasi nulla di lui, se non il suo nome e l'anno frequentato, però l'avrebbe ripagato con la stessa moneta. Se non peggio. Si girò di tre quarti, incrociando le gambe e inclinando la testa di lato, pensando a ciò che avrebbe potuto fargli vedere. Fece mente locale, cercando di ricordare se nei corridoi avesse mai sentito parlare di questo ragazzo. In quanto prefetto aveva sempre le orecchie ben aperte e le chiacchiere tra studenti erano una fonte ricca di informazioni. Ma certo. Le studentesse di tassorosso erano state alquanto su di giri per l'arrivo di un famoso cantante e, se ricordava bene, l'avevano descritto come un tipo alternativo, simpatico, biondo e che sapeva il fatto suo. Osservò Mars dall'alto in basso : poteva essere lui, era simile a quello della descrizione. Non ne aveva la certezza assoluta, ma fa niente, si sarebbe arrangiata con quello che aveva. Prese la bacchetta sul banco con la mano destra e ne approfittò per guardare di sfuggita Hunter che, dopo essere tornato alla realtà, era anche lui pronto a castare l'incantesimo sulla sua partner. Si soffermò su quel profilo che già in passato aveva ammirato, pensando a quanto fosse bello e, inevitabilmente, non poté fare a meno di chiedersi cosa avesse visto in quello specchio, se stesse bene, se era stanco e tutte una serie di domande che si erano accumulate in quei due mesi di lontananza, ma quello non era né il luogo né il momento adatto per farlo, così, dopo pochi secondi, tornò a Mars che ora aveva la sua completa attenzione. I suoi occhi freddi lo scrutarono mentre nella sua mente iniziò a immaginare l'illusione che, da lì a poco, lo avrebbe inghiottito. Ed eccola apparire. «Pronto?» Allungò il braccio, puntando la bacchetta esattamente all'altezza della testa, poi con un movimento ben preciso del polso lanciò l' incanto che poco prima aveva perfezionato. «Obscura Illusio!»SPOILER (clicca per visualizzare)Sei ad un tuo concerto, il primo della stagione, la folla ti acclama e urla il tuo nome. Stai cantando la canzone di cui vai più fiero, non perdi una nota e la carica che ti da il pubblico ti fa andare su di giri e tu, per ringraziarli, gli dai tutto stesso. Il canto è la tua vita, la musica la tua passione e niente al mondo potrebbe renderti più felice. Canti un'altra canzone, ma la voce non è più come prima e sbagli degli attacchi, non li hai sentiti. Parte la terza e sei un completo disastro, la gente che prima ti adorava inizia ad insultarti di essere un fallito, di aver sbagliato mestiere. Stai per fargli vedere che si sbagliano, ma quando provi a cantare scopri di aver perso la voce, è andava via. Ti sforzi di cantare, ma non emetti suono: sei muto. Poi la scena cambia, sei in ospedale e ti hanno detto che il danno è irreversibile, non potrai mai più parlare. Figuriamoci cantare. Sei disperato e quando perdi anche l'udito capisci che non potrai nemmeno più suonare, né ascoltare musica. La tua carriera è rovinata, ti voltano tutti le spalle e resti solo con te stesso. Nella tua stanza appare una donna vestita di nero ti accarezza una guancia, e le sue mani vanno poi sul tuo collo. Ti stringe forte, ti manca il fiato ma non puoi urlare e lei continua a stringere.SPOILER (clicca per visualizzare)Daphne Andersen, IV anno, serpeverde
Esce dall' illusione ed è tranquilla. Citati Reina e Hunter. Interagisce con Mars, pensando all' illusione a cui sottoporlo e poi lancia decisa l'incantesimo e.e. -
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Si stava concentrando e lui, solo per romperle il cazzo, diede un calcio non troppo forte alla sua sedia e la guardò a mo ' di sfida, ghignando. Gli lanciò un'occhiataccia e poi gli puntò la bacchetta contro, pronunciando l'incantesimo. Di nuovo venne catapultato in quella strana dimensione, si trovava in una casa, precisamente in una cucina, e indossava un orrendo grembiule rosso mentre preparava del caffè. Si tolse immediatamente quella porcheria, buttandola a terra. Ma che razza di incubo era questo? Sembrava una commedia uscita male. Si guardò intorno, i colori accesi gli fecero storcere il naso, che gusti di merda. Dalla porta alla sua destra entrò una donna bionda vestita di tutto punto, che lo salutò con un bacio sulla guancia. «Oh, che cazzo fai?» Si pulì con una mano, ma che schifo. Tutte quelle smancerie gli facevano venire il voltastomaco. La bionda lo guardò male, posando la tazzina di caffè sul tavolo e mettendo le mani sui fianchi. «David, amore, ci siamo alzati con la luna storta?» Si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla, posando le labbra sulle sue in un delicato bacio. «Tranquillo, sei un bravissimo papà e padrone di casa. Adesso vado che ho da fare, ti lascio alla tue pulizie!» E se ne andò a fanculo da dov'era venuta. David rimase senza parole per lo schifo e l' umiliazione. Quella brutta stronza della Wheeler gliel'avrebbe pagata cara. Abbassò lo sguardo e, nel silenzio della stanza, si accorse di avere un anello al dito. Lo sfilò in fretta e furia, poi lanciò un Incendio e continuò fin quando quel oggetto del diavolo non si sciolse completamente. Sposato, legato a una persona per tutta la vita come suo padre a quella puttana, mai. Spense le fiamme, c'era puzza di bruciato ma non ci fece caso, non quando due bambini gli si attaccarono alle gambe chiedendo la loro colazione. Uno era la sua copia sputata, l'altro quella di Micheal. Ah, così quella troia che doveva essere sua moglie si era fatta anche il suo fratellino. Bene. «Papà ho fame!» Urlarono all' unisono quelle due strane creature. Era un'illusone, questa volta ne era ben consapevole, non si sarebbe mai sposato né avrebbe mai avuto dei figli. Era lucido in questo. Staccò malamente da sé i bambini che caddero a terra e iniziarono a piangere, con la bacchetta li ammutolì e poi li prese di peso, salendo le scale e lanciandoli di malo modo in una stanza, chiudendo a chiave la porte. Una rottura in meno. Scese le scale, tornando in cucina e sul tavolo vide una lettera: suo padre lo informava che il capofamiglia era diventato quel cretino di suo fratello. Una rabbia cieca lo assalì, distrusse il tavolo, i bicchieri, i piatti e tutto quello che aveva davanti. Poi, quando ebbe sfogato, si calmò e si passò una mano tra i capelli neri, espirando l'aria dai polmoni. La stronza doveva sapere di suo fratello, Merlino quanto la detestava in quel momento. Se l'avesse avuta tra le mani... Scosse la testa, era l'ora di uscire da questo scenario del cazzo. Prese la bacchetta e urlò: «FINITE INCANTATEM!»SPOILER (clicca per visualizzare)David Harris, V anno, serpeverde
interagisce con Halley, la prende in giro, poi aspetta che casti l' incanto. Una volta nell' illusione è disgustato e dopo una serie di cose sclerare, rompendo tutto anche se sa che è tutto uno scenario irreale. Lancia il contro-incantesimo e se esce o meno mi rifaccio al dado o al maser, David fa schifo con gli incanti mentali ma potrebbe riuscire, chissà (?). -
.Ero riuscita a creare qualcosa che non mi sarei nemmeno mai immaginata. Anche se mi lasciò per un secondo leggermente spaesata al ritorno al presente del Professore. L'immagine di mia madre nell'illusione e lo sguardo di mio Padre su di lei, la posizione che aveva il corpo... come e perchè proprio così e soprattutto perchè la mia mente era confusa. Al ritorno i miei occhi non si staccarono da quelli del professore e la sua frase mi fece leggermente alzare un angolo della bocca prima che assegnasse tre punti. Tre punti, nemmeno alla sua ombra ne dava così pochi, quasi mi umiliò dinanzi a quelli dati poco prima ma al contrario di quello che ci si aspetta da me non mi mossi, non piegai la testa. Sapevo che in quel momento stava per succedere la questione al contrario e mi ripetevo, quasi come un mantra, che era un illusione. Deglutii e un attimo dopo il buio mi avvolse e la gravità avvolse tutti i sensi mentre precipitavo all'indietro e urlavo. la caduta ebbe il suo arresto su una sedia che avevo riconosciuto perchè illuminata almeno fino a quell'attimo, perchè dopo fui nuovamente immersa nel buio. Il fiato corto, cercavo di restare in allerta con i sensi per captare vari rumori o odori, o qualsiasi cosa potesse darmi un segno di una presenza. La paura iniziava a schiacciarmi e il freddo penetrava nelle ossa. Una sensazione orribile mi premeva sul petto fino alla sua voce che si espanse in tutto il buio. Prepotenti come non mai e dolorosi oltre che fastidiosi, dovevo coprirmi le orecchie ma quando provai ad alzare le mani le trovai legate. Non solo loro ma ero completamente tenuta con la forza alla poltrona. Buio e luce, luce e buio mi confondevano e mi spaventavano, inoltre mi facevano male gli occhi. Poi un faro si accese e Damon era davanti a me, sbattei le palpebre più volte per mettere a fuoco e quello che vidi mi turbò. Provavo a muovermi per staccarmi ed aiutarlo ma ero immobilizzata li e poi quello che successe dopo mi spaventò terribilmente, il sangue gocciolava dalla sua mano ma non solo era completamente deformata «Damon...» sussurrai per poi bloccarmi alla sua frase E' colpa tua prima di cadere al suolo «NO! Damon...» mi muovevo per cercare di liberarmi ma non riuscivo ottenevo solo del dolore nei punti dove ero ben legata. Era colpa mia, era vero, aveva ragione. La luce si spense ma il terrore rimare. Si riaccese e quello che vidi davanti a me era ancora peggio di Damon perchè c'era Logan ma soprattutto Kynthia. La sua voce che urlava mi fecero fermare un secondo come paralizzata e le lacrime iniziarono a scendere quando una luce verde colpì la grifondoro e la vidi accasciarsi urlai con tutta me stessa «NOOOOOO! KYNTHIA!» le lacrime scendevano in una cascata che rigava il mio viso mentre mi agitavo sempre di più tanto da smuovere la sedia e quasi cadere! «Mi dispiace... io non volevo» dissi mentre il buio mi aveva risucchiato ma solo per qualche momento prima di vedere altro ancora. «Basta... no...» Sky e David... non sapevo chi guardare prima «SKY! DAVID!» urlavo e mi dimenavo, anche se era un illusione non potevo vederli soffrire, non riuscivo. David non poteva dire quelle cose e non le pensava anche se nel mio cuore, adesso, il dubbio si era insinuato ma era un illusione dovevo ricordarlo. I fari si spensero ma subito si accese un altro faro e li il respiro mi si spezzò. «Amelia...» sussurrai... e mio padre che le puntava la bacchetta alla tempia. Iniziai a scuotere la testa come a dire "non è vero, non puoi confermare i miei dubbi" ma lui prese a parlare. «No... cosa stai dicendo?» quasi chiesi piangendo. I miei occhi pieni di terrore e non riuscì che ad urlare «AMELIAAAAAA!» adesso le scosse e gli strattoni erano qualcosa di assurdo dovevo liberarmi mentre la mia voce urlava il nome Amelia. Sentì come una fitta alla tempia e un'immagine mi venne schiara il corpo di Amelia per un attimo fu un altro corpo. Solo un attimo unito a quegli occhi vitrei che mi apparivano da anni nei sogni. La voce di mio padre risuonò ancora Sei sola Rose, sei sola davvero adesso Sentivo come un qualcosa che prepotente saliva da dentro, come una forza assurda. Il dolore ormai mi stava dilaniando ma la rabbia accompagnava tutto. Mi stava abbandonando li in quell'illusione lui mi stava lasciando per sempre. Il corpo di Amelia si fermò vicino ai miei piedi e li in un unico impeto urlai con rabbia totale
«FINITE INCANTATEM!» Doveva finire tutto quello. Mi ritrovai in un colpo sulla sedia ansimante e con le lacrime che iniziarono a scendere vistose. Non dissi una parola, nemmeno una sillaba, mi alzai di scatto dalla sedia che fece un rumore assurdo, quasi cadde all'indietro e continuai a fissare l'uomo davanti a me. Volevo trovare un segno ma quello che vidi fu solo una conferma. Mi spostai per tornare a sedermi e diedi un veloce sguardo a Sky e David, uno sguardo preoccupato anzi disperato. Erano li, stavano bene, almeno loro. Io no!
Tornai al posto attendendo la fine ma sarei scattata via appena la lezione fu terminata prima di tutti gli altri. Come aveva potuto. Come poteva!
SPOILER (clicca per visualizzare)Rose Mia White - tassorosso - IV anno
Vissuto l'incubo di Dylan e riuscita ad uscire per un attacco di magia intenso (attraverso il finite incantatem) esploso dalla rabbia, delusione e dolore.
Nominati SKY e DAVID
Al termine della lezione sarà la prima ad uscire.. -
.- Sì professore... mi scusi - chiaro esempio di come ogni tanto la voglia di conoscere qualcosa abbia il sopravvento sulle regole di comportament scolastiche, regole che se avessi avuto un altro tipo di lezione mi sarei anche potuto permettere di infrangere, ma con White... sembra abbia l'orecchio e la vista particolarmente sviluppati, una specie di vigile severo pronto ad ammonirti non appena qualcosa va come non deve. Che sia un maniaco del controllo? Secondo me sì. Non che sia una brutta cosa alla fine, io stesso odio arrendermi al fatto che su alcune cose non avrò mai il controllo.
Uscito dall'incubo, spero non ci sia altro che gioca con il mio cervello o che coinvolga la mia famiglia. Per oggi sento di star raggiungendo davvero il mio limite di sopportazione, non so se riuscirei ad uscire da un terzo incubo senza un attacco d'ansia. La sento quella sgradevole sensazione dell'avere il cuore in gola, le urla di mia sorella dentro la testa nonostante i contorni dell'aula siano sempre più definiti e mi aiutino ad acquisire consapevolezza dello spazio circostante; sono io, Hunter Moore, questa è l'aula di Difesa contro le Arti Oscure, di fronte a me è seduta una mia compagna di tassorosso, ho appena vissuto un'illusione. Quella che ho appena vissuto era un'illusione. Oggi è venerdì due dicembre e sono quasi le dodici. Nessun membro della mia famiglia è in pericolo, mia madre è ancora chiusa in prigione e mio padre è ancora morto. Va bene così. Queste affermazioni fatte fra me e me, molto fra me e me, mi servono a capire cosa è reale e cosa invece non lo è, quando la mia mente vuole fottermi e quando invece posso fidarmi di lei.
Non mi renderò misero esternando queste sensazioni, preferisco apparire assente, concentrato su solo Dio sa quale punto non meglio definito nell'aria, il tutto per ritrovate un contatto vero con me stesso. Poi mi schiarisco la voce, poco prima di alzare finalmente lo sguardo sulla tassorosso e avanzare le mie considerazioni - è stato... interessante - una strana sensazione di fastidio mi provoca tensione sul collo che cerco di sciogliere muovendolo prima a destra poi a sinistra. L'aggettivo giusto non è davvero "interessante", è una parola che ho usato per tagliarla breve ed evitare di dare soddisfazioni a Ruby. Ho come avuto la sensazione che ci provasse fin troppo gusto a svolgere questo esercizio e, soprattutto, non voglio espormi.
L'incubo nel complesso era abbastanza vivido e abbastanza sgradevole, l'ha fregata un dettaglio su cui era difficile avere il pieno controllo. Forse non c'entra niente lei, forse è stato il mio subconscio a mettermi in allarme. Mi ha fatto più paura il pensiero che mia sorella fosse in pericolo piuttosto che il fuoco in se. Comunque voglio essere pronto prima di creare l'incubo per la ragazza: mi prendo qualche attimo cercando qualche idea per poter generare una buona immagine. Non ho idea di chi sia Ruby e questo è sicuramente uno svantaggio, non mi permette di calcare su quelle che possono essere le sue fobie. Cazzo, è un pensiero davvero sadico... ma questo compito è infame e bastardo ed è mio interesse completarlo al meglio. Cerco tra le mie esperienze di vita, frugo in mezzo a qualche ricordo per trovare un episodio che faccia da base per costruire lo scenario. Mi sembra di aver avuto una vita tutt'altro che interessante perchè, vicende troppo personali a parte, non mi sembra di trovare granchè nel grande bagaglio della mia vita. Però, forse potrei usare come base una sensazione, una costante che non mi abbandona mai. Ho scelto - quando vuoi, io ci sono - alzo la bacchetta non appena Ruby mi rivolge un segno qualsiasi, qualcosa che mi faccia capire che è pronta ad affrontare la prova, quindi la punto con decisione verso la sfera- Obscura Illusio! -.
Non so se lei abbia vagamente idea di come ti fa sentire un attacco di panico, un attacco d'ansia; sembra di morire. Ti sta addosso come une vecchia amica che non ti concede alcuna privacy. Ogni volta penso che quella sarà la volta in cui morirò e raggiungerò mio padre all'altro mondo. E ti sembra che sia quasi meglio così, finirla e basta, piuttosto che riviverlo ancora.SPOILER (clicca per visualizzare)è sera, stai passeggiando spensieratamente per strada con un gruppo di amici fino a quando non raggiungete una piccola piazza. Al centro della stessa, si erge la statua in marmo di una donna: è solo una banalissima statua di una donna dal volto sereno, inoffensivo, con lo sguardo rivolto di fronte a lei. Ad un secondo sguardo più attento, noti che ha un aspetto così familiare che senza quasi accorgertene ti avvicini a lei come per voler capire a chi somiglia, chi ti ricorda, dove hai già visto quella donna. Spinta da maggiore curiosità, allunghi le mani sulla parte della statua che ti attira maggiormente. Non appena le tue mani entrano in contatto con il marmo freddo, tutto intorno a te diventa buio e qualcuno poggia le mani sulle tue spalle: è la donna che ti chiede di affidarti a lei e di farti condurre nell'oscurità. Iniziate a camminare seguendo una strada dritta che conduce a delle scale impolverate e scricchiolanti, fino a raggiungere il piano superiore di quella che, nel semibuio, riconosci essere la stanza di una casa diroccata. Al lume della candela in un angolo della stanza si trova una figura femminile ricurva su una macchina da cucire, intenta a completare quello che sembra essere un abito elegante. VI avvicinate alla donna quando questa all'improvviso si alza e ti rivolge un sorriso maligno. Non hai il tempo di realizzare cosa sta facendo, ti ritrovi con la bacchetta alla testa ed un avadakedavra a sangue freddo i colpisce, ponendo fine alla tua vita.
O almeno così credi: ti risveglierai distesa sul pavimento con un forte dolore alla testa e la donna si avventerà violentemente su di te tentando di strangolarti. Morirai di nuovo e di nuovo ti sveglierai, questa volta su un prato. La donna ti attaccherà alle spalle per affogarti in uno specchio d'acqua gelata. Riuscirà ancora nell'intento e tu, ancora una volta, ti sveglierai. Legata ad una seria, la donna ti costringerà ad ingurgitare un potente veleno non lasciandoti possibilità di salvezza. Sarai bloccata in questo loop in cui continuerai a morire ripetutamente fino a quando non riuscirai a tirarti furi dall'incubo.SPOILER (clicca per visualizzare)Hunter Moore, V anno, Corvonero.
Interagito con il professore.
Si è tirato fuori dall'incubo e si è concesso qualche secondo prima di restituire il favore a Ruby.
Interagito con Ruby.
Per creare l'incubo si è ispirato alla sensazione che gli fanno provare gli attacchi d'ansia, che lui conosce molto bene.. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Marshall Carter-Johnson, IV anno, Tassorosso - COPPIA: Daphne - Mars (chiedo l'intervento del profffff)
- Interagito con Daphne appena riesce ad uscire dal suo incubo;
- Si fa travolgere dal suo incubo che fa leva sulle cose che lui ama e che lo fanno sentire libero e finisce per perdere la testa. Completamente coinvolto nel suo inferno personale, come ultima azione prova ad urlare con tutta la forza che ha in corpo;
- Non so se è possibile, ma vorrei fosse tenuto in conto che Mars è elementarista di fuego, e potrebbe involontariamente dato fuoco a qualcosa in classe(????) Grazie!. -
.”È stato… interessante.” Il Corvonero non si era scomposto più di tanto. Strano, molto strano. Invidiava quella calma, anche se la possibilità che fosse solo apparente, era elevata. L’illusione che aveva pensato per lui, non era una passeggiata, anzi. Fiamme, pericolo, persone bisognose di aiuto. Insomma, una specie di tragedia annunciata. Eppure le apparenze dicevano che Hunter si sentisse bene, per nulla sconvolto. Meglio per lui.
Ridendo e scherzando, era giunto il momento che l’avrebbe vista protagonista della sceneggiata messa in piedi appositamente per lei, dal compagno. Da carnefice a vittima. L’esercizio precedente non era stato un successo, proprio per niente e solo l’intervento del Professor White, aveva fatto in modo di farla uscire da quel dannato incubo e, con suo grande rammarico, si era scontrata con quel dannato fallimento. Un’altra volta? Avrebbe macchiato a vita la sua immagine, rendendola ridicola agli occhi di tutti. Una deficiente, neanche in grado di mettere in pratica un esercizio. Pronta? Una parola davvero grossa ma, ovviamente, non poteva sottrarsi a quell’obbligo. Se fosse stato nella vita reale? Come si sarebbe mossa? Li stava solo preparando a una possibilità non molto remota, visto il mondo in cui si trovavano. State a vedere che, un giorno, avrebbero anche dovuto ringraziare per tutte quelle torture gratuite. Sospirò e tentò di raccogliere tutto il coraggio possibile, utile a svolgere serenamente quella roba disumana. Come no.
“Sono pronta!” Che lo fosse o meno, non avrebbe fatto alcuna differenza. Prima iniziava, prima avrebbe finito. Nel bene o nel male. E via.
Aprì gli occhioni azzurri ed, immediatamente, si rese conto che era calata la sera su una delle strade principali di chissà quale città.
Dove sono, per la miseria. Sento puzza di babbanità! O la sua mente si stava solo proiettando in un mondo costruito sulla paura precedentemente provata. No. Non poteva essere così. Non un’altra volta. Si guardò intorno, disorientata ma, proprio lì accanto a lei vi erano dei volti conosciuti. I suoi amici di una vita. Un sospiro di sollievo. Annie, Luke e Sophie se la davano da intendere, sproloquiando su quale fosse la squadra di quidditch più forte al momento. Stronzate. I soliti discorsi inutili ma di buon auspicio per un morale decente, anche se il periodo non doveva essere dei migliori. Camminavano allegramente, circondati da un profondo silenzio, interrotto a tratti dalle ciance di ciascuno di loro a turno. L’atmosfera non era delle migliori e, Ruby, non era tipo da lasciare il focolare domestico, in favore di una notte brava. Qualche cosa doveva essere successo per averla convinta a lasciare la sua confort zone. Iniziò a farsi domande, una dopo l’altra ma qualche cosa continuava a non tornare.
Passo dopo passo, raggiunsero una grande piazza e proprio nel centro, una statua, se ne stava lì, immobile in tutta la sua freddezza. La donna raffigurata sembrava serena, il suo volto era rilassato, come se l’autore volesse infondere una sensazione piacevole a chi si trovasse lì, ad ammirarla in tutta la sua bellezza. Un’occhiata veloce e tornò a prestare attenzione all’ennesimo discorso sollevato dall’amico: “Sì, abbiamo capito. Puoi smetterla di fare l’idiota ora!” All’unisono iniziarono a ridere e nel farlo, Ruby, voltò lo sguardo, riuscendo a captare meglio la fisionomia del volto della statua. Rimase colpita ma, ancora, non aveva chiaro quale fosse il particolare che le stava facendo andare in pappa il cervello. “Ma secondo voi non somiglia a qualcuno?” Chiese ingenuamente, senza dare particolarmente peso alla sua domanda che, quasi sicuramente, si sarebbe schiantata contro ad un muro fatto di totale indifferenza da parte dei suoi amici. Infatti. L’allegra combriccola continuò sull’onda che stava cavalcando. Tutti tranne lei. No. Lei doveva capire chi fosse o, per lo meno, a chi somigliasse quella figura tanto familiare. Si staccò dal gruppo e con aria interrogativa si posizionò faccia a faccia con l’oggetto inanimato. Con circospezione, la Duvall, girò intorno alla costruzione ed, alla fine, spinta da chissà quale forza oscura, allungò la mano verso il freddo marmo. Stop. Un blackout. L’oscurità la circondò completamente, senza neanche un barlume proveniente dai lampioni che, poco prima, illuminavano i lati della strada che stava percorrendo in compagnia. A proposito: i suoi amici erano svaniti nel nulla. La preoccupazione schizzò alle stelle. Stava accadendo qualche cosa o, per lo meno, su di lei doveva per forza incombere un qualche pericolo. O forse era solo una paranoica del cazzo e si sarebbe svegliata nel suo letto, con mamma che le porgeva una tazza di cioccolata calda. Certo. Sogna. Una presenza improvvisa, venne rivelata alle sue spalle, poggiando su queste ultime, quella che sembrava una mano. Ruby si voltò di scatto, ritrovandosi proprio faccia a faccia con la donna in questione: “Vieni con me…” La fissava inebetita ma, nonostante gli sforzi, Ruby, non riuscì a negarle la sua compagnia. Quasi incantata la segui, in silenzio, senza avere il coraggio di porgere ulteriori domande e, quindi, senza neanche conoscere la meta nella quale l’avrebbe condotta. La strada era dritta e, dopo averla percorsa fino all’ultimo centimetro, si ritrovò a salire delle particolari scalinate, ricoperte di polvere. Crik crak Lo scricchiolio le fece partire un brivido potente lungo tutta la colonna vertebrale. “Dove siamo?” Era una casa mai vista prima, diroccata e con evidenti problemi a livello strutturale. Il suo quesito cadde nel nulla, senza ricevere risposta. Si era messa nelle mani di una sconosciuta, ma cosa cazzo le stava dicendo quel cervello? Assurdo, davvero. Quale persona sana di mente avrebbe compiuto un atto così sconsiderato, senza calcolare i pro e i contro? Nessuno. Nessuno fatta eccezione di lei. Una cretina.
Salirono a quello che doveva essere il piano superiore. Iniziava a perdersi. Mentalmente rielaborò le poche informazioni che aveva e, in un lampo di lucidità, comprese di aver compiuto delle mosse azzardate anche per chi, come lei, amava il brivido.
Si aprì una nuova visuale: una stanza. In un angolo, ricurva su una macchina da cucire, vi era una figura femminile e, in modo meccanico, si avvicinarono. Una candela illuminava quella porzione spazio. La sconosciuta, con un movimento naturale del capo, alzò lo sguardo e un sorriso maligno, si insinuò tra i suoi lineamenti. Che cosa stava a significare quella sceneggiata? Non ebbe il tempo materiale per pensare a nulla che un urlo ruppe la quiete di quel luogo molesto: “AVADA KEDAVRA!” Perché? Cosa ho fatto? La maledizione senza perdono per eccellenza la raggiunse dritta al petto, uccidendola sul colpo o, almeno, così sembrava. Le ci volle qualche istante per accorgersi che la sua vita non aveva avuto fine. Ma come è possibile? Non si spiegava l’accaduto, neanche facendo riferimento a tutto ciò che poteva ricordare. Si svegliò. La testa sembrava volerle scoppiare. “Io…” La stessa sua carnefice era sopra di lei, le sue mani le circondavano il collo, stringendolo con tutta la forza in corpo. “Lasciami!” Tentò di liberarsi ma niente. I suoi occhi si chiusero per la seconda volta, convinta che fosse quella decisiva che le avrebbe permesso di incontrare il creatore. Si sbagliava. Ancora. Di nuovo vigile, Ruby si accorse di essere in una nuova location: un prato verde. “Concentrati, Ruby. Non è reale.” Da vigliacca, la sua aguzzina giunse nuovamente da dietro, afferrandole la testa e spingendola con rabbia all’interno di uno specchio d’acqua, lasciandola spirare per affogamento. BASTA. Non ne poteva più. Si sentiva un burattino i quali fili venivano tirati da un qualche cosa di più grande di lei.
Ed eccola. Lì, intrappolata come una povera idiota. Legata ad una sedia mentre, la stessa figura degli episodi precedenti le stava, prepotentemente, aprendo la bocca, infilandole all’interno quello che, di certo, l’avrebbe portata ancora alla morte. Era quello il modus operandi ma no, non le avrebbe permesso niente di più. Con rabbia, dritto negli occhi della megera, sputò il liquido che l’avrebbe uccisa e, con una disperazione consapevole urlò: “FINITE INCANTATEM!” Non poteva fallire e non lo fece. Si svegliò un po' interdetta. Fissò Hunter senza dire una parola.SPOILER (clicca per visualizzare)Ruby Elise Duvall - V anno - Tassorosso
Coppia: Hunter Moore - Ruby Duvall
Intereagito con Hunter e, alla fine entra nell'incubo del Corvonero. Dopo aver lottato (?) riesce ad uscirne, rischiando l'infarto. YEY.. -
.Si sentiva stanca, quella lezione era riuscita a spazzare via certezze e creare nuovi dubbi, riaprire vecchie ferite, riportare a galla passati traumi. Era riuscita a portarle alla mente abbastanza pensieri che l'avrebbero fatta star sveglia tutta la notte a ripensarci, magari anche giorni. Era riuscita a farle venire idee per liberarsi da quei pesi, da quelle paure, modi per staccarsi da quel passato ed essere finalmente libera come avrebbe sempre voluto essere. Alla fine aveva capito cosa doveva fare e, prima o poi, avrebbe trovato il modo di farlo.
Mancava poco e finalmente sarebbe potuta uscire da quella classe in cui si respirava un'aria tanto pesante, giusto un paio di esercizi per creare altri disagi, altre inimicizie, altro dolore. Il professor White non deludeva mai. Certo, non era una fanatica dei lavori di coppia o di squadra, ma doveva riconoscere che sarebbe stato impossibile esercitarsi se non su una cavia. Quel giorno, la sua particolare cavia non sembrava molto felice dell'accoppiata, proprio come Reina, e sorrise quando ignorò il suo saluto o le sue provocazioni, magari aveva altre qualità. Non sarebbe stato facile trovare qualcosa che sarebbe stato effettivamente importante per la corva platinata, non si erano mai calcolate da che lei ricordasse, mai nemmeno scambiate due parole, le uniche cose che poteva usare contro di lei erano voci di corridoio -di cui non si fidava- o quel poco che aveva visto in occasioni come il ballo di fine anno. Mai avrebbe pensato che vedere per sbaglio un limone tra due studenti le sarebbe tornato utile, corse il rischio, immaginando per lei uno scenario ad hoc che si basasse sul suo amato e quel poco che sapeva su di lui. Cose anche banali, se avessimo voluto stare ad analizzarle. Eppure, quando la bionda riemerse dallo stato di trance in cui la serpe l'aveva confinata temporaneamente, sul suo viso lesse il suo successo.
-Ops- fu tutto ciò che disse con il ghigno sempre a fior di labbra, mentre posava la bacchetta sul banco, attendendo che venisse il suo turno mentre Skylee le puntava contro a sua volta il catalizzatore. Non vedeva l'ora, prima iniziavano, prima sarebbe finita, pensava. Era curiosa di scoprire cosa avesse in mente per lei, quale scenario avesse partorito e di capire un po' di più chi aveva di fronte. L'ultima cosa che vide fu la punta della bacchetta della rivale illuminarsi, poi fu l'oblio.
Aprì appena gli occhi, giusto per vedere la direzione verso cui camminare. Le palpebre basse erano una protezione affatto sufficiente per proteggersi dal freddo. Si stringeva le spalle, coperta solo dalla divisa scolastica, mentre avanzava, passo dopo passo, sulla rigida superficie di quello che sembrava un lago ghiacciato. Dove cazzo era? Cosa ci faceva in mezzo al nulla a camminare sui ghiaccioli? Stava girando qualcosa tipo “mille modi per morire”? Si era data alla caccia alle foche leopardo? Nulla aveva senso. Non aveva il tempo per ragionare sulla situazione, si mise a girare su se stessa, piano, con calma, con il cuore che perdeva un battito ad ogni scricchiolio del ghiaccio sotto il suo peso, ma non sembrava esserci nulla li intorno. Non vi erano case, persone da cui farsi vedere, neppure pinguini contro cui gridare per sfogarsi. Era sola. Prese a camminare alla sua destra, verso quella che aveva tutta l'impressione di essere una costa, sembrava che la neve fosse soffice e stabile in quel punto, ma era lontana e, come se questo non fosse abbastanza, il vento si alzò. Venne investita da una vera e propria bufera di neve. Non aveva tempo di chiedersi come fosse arrivata li o perché, sapeva che sarebbe morta assiderata se fosse rimasta immobile. Accelerò il passo, ma faticava a vedere dove stesse andando, non aveva idea se la costa a cui stava puntando fino poco prima fosse ancora davanti a lei poi, d'un tratto, quello che fino ad allora era stato solo uno scricchiolio divenne un rumore secco e seppe di essere fottuta. Il ghiaccio si ruppe. Finì in acqua e fu come venir trafitta da mille lame taglienti, così fredda da bloccarle ogni movimento per interi secondi, come se la paura non facesse già il suo lavoro. Non ebbe i riflessi per aggrapparsi al bordo del ghiaccio spezzato, era ormai in preda al panico e all'agitazione di sapersi dentro l'acqua. Una paura ricorrente nell'ultimo periodo, qualcosa che avrebbe dovuto superare, presto o tardi, perché sembrava che ogni cosa ce la ributtasse dentro. Dentro all'acqua, dentro ai ricordi. Batteva contro il ghiaccio sopra di lei, con i pugni, con i piedi, mentre grosse bolle d'aria uscivano dalla sua bocca mentre gridava li, dove nessuno avrebbe potuto sentirla. Graffiava il ghiaccio con le unghie, nel tentativo di aprirsi un varco, o di tornare al foro che aveva creato per uscirne di nuovo, ma la corrente la trascinava via, con i lunghi capelli che le fluttuavano intorno oscurandone la visuale. C'era corrente in un lago? Il cuore sempre più agitato, i polmoni sempre più vuoti. Il tempo scorreva veloce ma sembrava non passare mai. Ogni secondo era lungo quanto una vita all'inferno, la testa le doleva per il freddo e la carenza di ossigeno. Come se questo non fosse abbastanza, un dolore secco al fianco le fece perdere altro fiato prezioso, si era schiantata contro un pilone ghiacciato a cui si aggrappò. Solo in quel momento, con gli occhi rossi e annebbiati, si rese conto della giunga di ghiaccio acuminato che si estendeva sotto il la superficie solida su cui fino poco prima camminava. Non aveva senso. Nulla ne aveva! Perché c'erano colonne di ghiaccio dentro l'acqua? Non si sarebbero certo formate naturalmente. E cosa diavolo ci faceva a passeggiare sopra l'acqua fredda? Non ci sarebbe mai andata liberamente, di sua spontanea iniziativa. Non conosceva quel posto, non avrebbe nemmeno saputo arrivarci. Immobile, stretta a quel pilone che le ghiacciava le mani e le gambe, con i capelli che vorticavano per la corrente che non sapeva da dove venisse, spese le sue ultime energie per seguire l'unico pensiero logico che le sovvenne alla mente in una situazione tanto assurda: non era reale. Non poteva esserlo. Chiuse gli occhi e, con l'ultima aria rimasta nei suoi polmoni poco allenati, enunciò l'incantesimo che sperò l'avrebbe tirata via da quell'incubo
-Finite Incantatem- lo disse anche se il suono sott'acqua non poteva essere perfetto, anche se nessuno all'infuori di lei avrebbe potuto capirlo o anche solo sentirlo, ma lo disse credendoci e con l'intenzione di chi non poteva credere di essere così scema da ficcarsi da sola in quella situazione.
Quando riaprì gli occhi si ritrovò il volto della Metis davanti e, d'un tratto, tutto parve avere un senso. Ora ricordava. Ghignò di nuovo verso la bionda che, magari inconsciamente, l'aveva gettata in quella che fino al giorno prima avrebbe creduto essere la sua più grande paura. Che incredibile coincidenza. In fin dei conti solo una persona ne era a conoscenza, la corva doveva essere una ragazza fortunata. Si segnò mentalmente di non giocare mai a Poker con lei.
-Divertente- fu il suo unico commento, non aveva molto altro da dire. Era finita, no?SPOILER (clicca per visualizzare)Reina Scott, Serpeverde IV anno
Reina - Skylee
Ha interagito direttamente con Sky prima e dopo essersi ritrovata nell'illusione. Qui passeggia alla ricerca di cuccioli di foca, chiedendosi perché e percome si trova li. Cade in acqua, va un po' in panico, ma è tutto troppo assurdo (anche per lei) per poter essere reale, finendo per capire o sperare di trovarsi in un'illusione. Riesce ad uscire dal simpatico incubo enniente, è finita. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)
LEZIONE TERMINATA!
Lezione ufficialmente terminata! Ringrazio tutti per l'attiva partecipazione e per gli splendidi post. A brevissimo il registro voti e punteggi!
Gli esiti degli esercizi in questo ultimo giro sono:
- David: esito positivo;
- Marshall: esito negativo.
+10 pt a Corvonero guadagnati da Hunter Moore
+15 pt a Serpeverde guadagnati da Daphne Andersen
Vi ricordo l'inserimento nel vostro personale Pensatoio della lezione a modo che, a fine anno, venga contata l'effettiva partecipazione alla stessa in sede di controllo. Il controllo viene appunto effettuato dai dati inseriti nel pensatoio. Per gli studenti frequentanti il 4 anno inoltre, ricordo di inserire anche alla voce “Incanti o Pozioni Avanzate” l'incantesimo Obscura Illusio per certificare l'avvenuto apprendimento durante la presente lezione in quanto utilizzabile solo dal 5 anno in poi.CLASSE TIPO FORMULA DESCRIZIONE STUD V NER Obscura Illusio incantesimo in grado di generare un'illusione oscura. © Registro Voti
dal IV anno in su
Difesa Contro le Arti OscureMetratura punteggi:
Casa
Nome studente
Presenza: ON/OFF (0 o 10)
Partecipazione: fino a 20
Esercizio: fino a 20
Voto ON GDR: E, O, A, S, D, T →(indipendente dal player, si attiene alle azioni del pg ON ed eventuali preferenze del prof)
Corvonero
Hunter Moore
Presenza: 10
Partecipazione: 18
Esercizio: 19
Voto ON GDR: E
Skylee Métis
Presenza: 10
Partecipazione: 17
Esercizio: 19
Voto ON GDR: OGrifondoro
Halley Wheeler-O’Hara
Presenza: 10
Partecipazione: 18
Esercizio: 18
Voto ON GDR: ASerpeverde
Daphne Andersen
Presenza: 10
Partecipazione: 18
Esercizio: 18
Voto ON GDR: E+
Reina Scott
Presenza: 10
Partecipazione: 18
Esercizio: 19
Voto ON GDR: E
David Harris
Presenza: 10
Partecipazione: 16
Esercizio: 16
Voto ON GDR: A-Tassorosso
Marshall Carter-Johnson
Presenza: 10
Partecipazione: 17
Esercizio: 17
Voto ON GDR: A-
Rose White
Presenza: 10
Partecipazione: 17
Esercizio: 18
Voto ON GDR: S
Ruby Duvall
Presenza: 10
Partecipazione: 18
Esercizio: 18
Voto ON GDR: ATotale per casa:
Corvonero 165 - Grifondoro 152 - Serpeverde 179 - Tassorosso 153(Il totale dei punti è una media di quelli ottenuti da ogni studente di una determinata casa, moltiplicati poi per dieci, così da non penalizzare quelle con pochi membri)
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