Posts written by Marcel N.

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    Bestemmia
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    Marcel Anhalt-Dessau | III | Ravenclaw

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    At times, I get a little cruel


    Non c’era davvero molto da dire, ancora meno da immaginare, solo cose da stringere e da divorare, in un desiderio sporco e privo di piacere – come un dovere, come una maledizione – e quello era stato il bacio tra loro.
    Non gli importava neanche di cosa fosse saltato nel cervello di Barnes, non gli frega un cazzo di niente, quella sera meno di ogni altra sera, Marcel non si sentiva in vena di gentilezze e domande, non per qualcuno di inutile e disgustoso come Barnes comunque.
    Tra troie ci riconosciamo, no, Barnes?” rispose seccamente, il capo che si inclinava appena, osservando in quel modo obliquo in cui si osservano le cose insoddisfacenti ma al contempo lasciandogli spazio di muoversi sul suo collo.
    Non era, Marcel, il tipo di uomo che si tirava indietro solo perché il potenziale partner lo disgustava.
    Chissà se lui lo vedesse, pensò per l’ennesima volta con maligna soddisfazione, la mente che rimetteva insieme i tratti duri e austeri di un uomo che non era lì. Quello lo eccitò quanto l’erezione dell’altro ragazzo contro la sua, forse persino di più, una mano che saliva a stringersi e tirare i capelli di Barnes.
    Oh, ma non erano di Barnes i riccioli neri nella sua mente, no, ma per quella sera andava bene. Andavano sempre bene per grattare quel prurito, per piegarsi a quelle scopate che si consumavano al confine tra corpo e mente, tra realtà e proiezione, tra odio e desiderio.
    Parli troppo.” Lo rimbeccò Marcel di fronte al suo sfoggio di inutile e ridicola virilità, limitandosi a usare la mano tra i suoi capelli per spingerlo con più forza verso il suo collo, i fianchi che si muovevano ad aumentare la frizione tra loro.
    Ma com’era iniziato, con violenza e senza senso, quel contatto finì, lasciando che l’aria gelida – se così si poteva dire – tornasse tra i loro corpi.
    Un sorrisetto crudele si dipinse sul volto di Marcel di fronte all’espressione addolorata e umiliata, ma ancora eccitata, di Harry. Povero coglione.
    Lo osservò sparire con aria annoiata, chiedendosi brevemente fin dove era disposto a spingersi solo per umiliare quel coglione. Ho infilato il cazzo in posti peggiori alla fine.
    L’avrebbe fatto, guadagnandosi con ogni probabilità la seconda scopata nei bagni della serata, ma per qualche motivo una testa bionda e familiare decise di impicciarsi.
    In passato Marcel non era stato troppo sgradevole con Skylee, ma quella sera, oh, quella sera, non era dell’umore per contenersi. Non quando la ragazza sembrava essere diventata fondamentalmente cretina.
    Ohi, sei diventata rincoglionita di botto o cosa?” le chiese con ben poca gentilezza di fronte alle parole di questa. Non aveva la voglia, o la pazienza, di avere a che fare con la sua apparente deficienza mentale du jour.
    Non la seguì, per un momento mandò mentalmente a fanculo entrambi, e limitandosi a tirare fuori dalla tasca il proprio cellulare per mandare una breve ma significativa serie messaggi a Jae.

    Lol, bro, indovino chi sono limonato? Barnes.
    E’ diventato coglione tutto de botto
    Dovrei sbatterglielo nel culo per te anche per te?


    La risposta fu virtualmente immediata.

    Wtf?!? E me lo chiedi pure? Fammi pure il filmato mentre viene sotto i tuoi colpi, tigre!

    Rise piano a quelle parole, prima di rimettersi il cellulare in tasca.
    Fatto quello si diresse alla fine in direzione dei suddetti bagni, dove apparentemente stava ancora l’adorabile duo.
    Si richiuse quindi la porta alle spalle con un tonfo e l’aria greve, priva anche del sorriso piglio ironicamente arrogante.
    Hey, principessa” esordì “Fuori dai coglioni. Io e rizzacazzi qui abbiamo una questione da chiudere.” E nel dirlo rivolse a Harry il suo migliore – peggiore? – sorriso da stronzo.



    Interagisce prima con Harry e poi con Sky, poi manda dei messaggi a Jae e insegue entrambi in bagno dove interagisce di nuovo con entrambi. Fortunatamente non ha notato nulla del video o di Sky che lo cancella o la avrebbe odiata per sempre


    Edited by Marcel N. - 3/3/2023, 02:04
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    Marcel Anhalt-Dessau | III | Ravenclaw

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    Raggiunto il bancone, Marcel si poggiò con nonchalance sul suo bordo, rivolgendo un sorriso ammiccante alla persona dietro al bancone, prima di ordinare un drink per sé stesso.
    In quel posto aveva alcune assurde – e francamente ridicole – regole circa il bere, il ché contribuiva all’antipatia di Marcel per quello specifico locale. Quello e il fatto che fosse relativamente spesso frequentato dagli studenti, cosa che trovava alquanto fastidiosa, non gli piaceva neanche un po’ interagire con i suoi coetanei. Scoparci? Perché no, ma altro? Neanche per sogno. Non era tipo da amici o cose simili, da compagni forse, ma non da amici, non c’era in lui quella spinta agli altri. Aveva sua sorella e in quel senso era più che soddisfatto.
    Aveva persone con cui passare un po’ di tempo ogni tanto, certo, magari scopando, anche meglio, ma un amico per lui era altro, per lui un "amico" doveva essere qualcosa di diverso e francamente sconosciuto.

    La verità era che per provare amicizia si deve avere un cuore, qualcosa che batta, che muova il sangue e lo spirito, occorre essere vivi. Io era morto da un po’ a quel punto, forse lo ero sempre stato, forse ero morto solo pochi anni prima, non lo so, non lo sapevo allora e non lo so ora.
    Ero una cosa cinica, cronicamente distaccato da me stesso, incapace di provare qualcosa di profondo, non mancavo di nulla se non delle cose più importanti. Non desideravo nulla, non desideravo quello che potevo avere e neanche quello che non potevo. Volere era, nella sua passività, lo sfogo di un’anima attiva e io non ne avevo una. Esistevo solo perché non ero morto e non ero morto solo perché non desideravo neanche di morire.
    Quello che credevo di volere - ed erano poche cose e mai buone - cercavo di prendermelo nei modi peggiori, solitamente distruggendo gli altri, più spesso me stesso. Non sceglievo mai di guarire, ero troppo testardo, sceglievo invece un’autodistruzione costante e venata di crudele ironia, senza mai imparare niente dai miei errori.
    Ed ero crudele. Non sempre, beninteso, ma a volte passavo la soglia della malignità per darmi a una crudeltà priva di cattiveria, volevo solo distruggere ed essere distrutto, nulla di più, nulla di meno. Ero il gatto ed ero il topo, era insito nella mia natura.
    E oggi, con la consapevolezza che non sarò mai altro da me stesso, che sarò per sempre giovane, vorrei svegliarmi e provare, per la prima volta, un fremito d’innocenza.


    Non si accorse neanche di Barnes al bancone, non provava alcun interesse per quel tizio al di fuori di una lieve antipatia dovuta al resoconto di Jae dei fatti avvenuti tra i tre serpescemi e il vicestronzo. Al di fuori di Jae, Marcel non poteva certo dire di provare alcuna simpatia per nessuno dei tre, soprattutto per il vicestronzo, ma non era neanche un sentimento tanto forte da rendere Barnes degno di nota in una stanza affollata. Il ragazzo si limitava a esistere ai limiti del suo campo visivo, come un quadro leggermente storto: non lo notavi quasi mai, ma quando lo facevi era fastidioso, ma non abbastanza da volerlo correggere.
    Non lo avrebbe notato, complice anche il drink che gli venne passato proprio in quel momento, se l’altro non gli si fosse buttato addosso.
    Marcel lo osservò con rabbia e sorpresa spuntando un “Che cazzo?!” mentre il drink gli sfuggiva di mano, riversandosi sul bancone e sul pavimento già lurido.
    Il lussemburghese gli afferrò i polsi con le mani, stringendolo con forza, imbrigliandolo con forza pari a quella dello stesso serpeverde.
    Hai battuto la testa?” ribatté con disgusto per l’altro, scoprendo i denti come in risposta al ringhio dell’altro, gli occhi chiari che si incupivano per la rabbia e il disprezzo per l’altro.
    Prima che avesse il tempo di dire altro – o ancora meglio, di dargli una meritata testata – l’altro lo baciò con violenza.
    La sorpresa durò per un istante, prima che una risata crudele scuotesse le spalle pallide e scoperte del lussemburghese. Ecco che problema ha!
    Le voci attorno a lui non le sentì neppure, non era interessato, si limitò invece a fare l’unica cosa sensata: rispondere al bacio con altrettanta aggressività, la lingua che si spingeva con violenza tra le labbra dell’altro, i denti che trovavano la carne morbida del labbro. Sporco e disgustoso, ecco cos’era quella parodia di un bacio.
    Si staccò alla fine con violenza, i denti che si stringevano, stavolta con più forza, un’ultima volta sul labbro morbido di Barnes, prima di allontanarsi.
    Barnes, non ti hanno mai insegnato la buona educazione?” sputò, la voce colma di veleno e divertimento crudele, l’arroganza che gli macchiava la voce altrimenti piacevole “Quelli come te per il cazzo devono implorare in ginocchio.



    Va al bancone per prendersi un drink ma viene afferrato e baciato da Harry risponde al bacio e poi interagisce con lui
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    Madonna voi, vi meno se non la piantate con questa critica spietata e inutile a voi stessi! Ignorali, in realtà sono bravissimi.
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    Hola! Sono Anna e muovo questa bestia e una manciata di altre signorine più simpatiche (tranne una), piacere di averti qua.
    Non avere ansia pls, siamo persone molto cute e tranquille (quasi tutte)!
    Unisciti a noi su Telegram se ti va e ci troviamo in game ❤️

    Ps. Migliorare il Worldbuilding della Vecchia Strega è sempre bello e non è difficile, basta che i buchi narrativi siano dei crateri, lol
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    Marcel Anhalt-Dessau | III | Ravenclaw

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    Cazzo, sì! Bravo ragazzo!” Marcel, sepolto col viso tra le gambe della donna di fronte a lui ridacchiò, prima di tornare al suo duro lavoro, la mano scura e dotata di lunghe unghie rosse e rose della ragazza che si stringeva tra i suoi capelli e lo spingeva più verso di sé. Nascosti in uno dei bagno del locale, quello dello staff per la precisione, il rumore della musica era per loro solo un rimbombare di fondo. Non era la prima volta che Marcel passava del tempo sulle ginocchia, non era neanche la prima volta in quello specifico bagno o con Eveline – Eva per gli amici – una delle bariste in servizio quella sera.
    Calda e voluttuosa, Marcel lascio che raggiungesse l’apice del piacere nella sua bocca disponibile, le mani strette dietro la schiena dal morso dei legacci di pelle, gentile omaggio di Eva stessa.
    Raggiunto il piacere, rimasero ancora per un lungo momento in quella posizione, la testa di Marcel ora quietamente posata sulla gamba della donna, le labbra lucide e sporche di rossetto sbavato che si intonavano perfettamente con la matita nera che gli sfumava gli occhi.
    Vogliamo vederci a fine serata con calma?” propose la donna dopo che si fu rivestita, chinandosi per liberare le mani del ragazzo dalle manette e aiutarlo a rimettersi in piedi.
    Non posso, dobbiamo tornare in quel castello del cazzo.” Rispose il lussemburghese, massaggiandosi i polsi arrossati con ben poca delicatezza e malcelata esperienza. Fece anche per togliersi il collare - una striscia di pelle chiusa da un anello di metallo – ma Eva lo bloccò con un gesto della mano.
    Tienilo, pensalo come una promessa, me lo restituirai la prossima volta.” Gli disse con un sorriso, i canini bianchissimi da vampira che brillavano anche nella luce gialla e ronzante del bagno, prima di sussurrargli all’orecchio un “Ho una nuova croce su cui saresti perfetto” che era tanto una promessa quanto una proposta.
    “Sarà un piacere. Nel frattempo…” la donna sorrise, prima di chinarsi su di lui per un bacio finale, una pillola che passava tra le loro bocche.

    Fuori dal bar, minuti dopo, Marcel si ritrovò ad essere quasi stordito dalla forza della musica, sentendo nascere al contempo dentro di sé un’euforia violenta che era figlia della droga e del sesso in egual misura.
    Il suo corpo, ancora un po’ eccitato e accaldato dall’incontro di poco prima, era stretto in pantaloni di pelle nera che nulla facevano per dissimulare il suo stato, complice anche la vita bassa al punto da lasciar ben più che intravedere le ossa iliache delicatamente sporgenti del suo bacino.
    Stivali stringati di pelle nera e un’imbracatura del medesimo materiale e colore completavano il look, cui ora si era aggiunto anche un collare sempre in pelle nera. Le cicatrici sulla schiena erano insolitamente in bella vista, lasciate praticamente scoperte come il resto del torso muscoloso.
    Le orecchie erano insolitamente adornate da una serie di piercing argentei, particolarmente luminosi sotto le luci del locale. Era un outfit ben più conservatore di quello che avrebbe indossato se fosse andato in uno dei locali che frequentava di solito, ma per quello andava più che bene. Del resto era lì solo perché Eva gli aveva chiesto di passare a trovarla. Non avrebbe avuto, altrimenti, particolare piacere a spendere altro tempo con le solite persone di scuola.
    Era assurdo quanto, talvolta, si sentisse disconnesso dalle persone della sua età. Si sentiva così tanto più vecchio di loro, molto oltre i loro problemi fatti di primi amori e voti scolastici, come un intruso o un adulto che si trovava casualmente ad attraversare una classe di studenti.
    Poteva interagire con loro, toccarli e farsi toccare, ma non era come loro. Era l’intruso in mezzo a una manciata di futuri promessi. Un capolinea o una linea morta, condannata eternamente alla stagnazione.
    Ma un giorno, forse, dalla sua esistenza marcescente sarebbero nati dei fiori e in quei fiori avrebbe conosciuto un’esistenza più degna, sarebbero stati la sua eternità, l’unica dignità mai possibile.
    Fendette la folla con grazia, ignorando gli sguardi che pure poteva chiaramente percepire alla sua schiena ora scoperta, non gli importava cosa avrebbero pensato dei segni che la adornavano, un mix di frustate vecchie e fresche che lo coprivano dalle spalle fino a sparire in parte oltre l’orlo basso dei pantaloni.
    Non sapeva più neppure lui di cosa aveva voglia: forse di bere, più probabilmente di scopare, sicuramente di farsi a pezzi. Sai che novità.
    Nel frattempo si dirigeva però verso il bancone del locale, intenzionato a prendersi forse qualcosa da bere.


    Ha fatto le sue belle cosine - tra cui prendersi una pasticca - e ora se ne va verso il bancone. Addosso, per darvi l'idea, ha una cosa del genere X
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    Benvenuto! Tranqui, non sei l'unico a giocare anche nel mondo di HP pur odiando la strega malefica, sono con te <3

    Io sono Anna e muovo questo signorino adorabile qua, spero di beccarci on!
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    Marcel Anhalt-Dessau | III | Ravenclaw

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    Oh, Blondie, questa è una bugia e lo sappiamo entrambi” rispose al serpeverde, un sorriso malizioso che si apriva sul volto sornione del corvonero, dando sfogo di una tale sicurezza in sé stesso che sarebbe probabilmente stata sufficiente a smuovere una montagna.
    E nel dirlo era anche quasi serio, poteva non avere nessuna dote oltre il suo aspetto – era intimamente consapevole della cosa – ma quello da solo era sufficiente. Quello e il suo essere fondamentalmente uno stronzo.
    Tremava come un verginello, adorabile.” Rispose con aria innocentemente divertita in direzione della corvonero, indicando con un cenno del capo il serpeverde “Ho dovuto salvarlo come il principe azzurro che sono, era dovere morale, davvero” continua la sua sparata di stronzate, annuendo anche col capo come avesse detto chissà quale verità profonda e non l’ennesima stronzata.
    La tua mancanza di fiducia in me mi spezza il cuore, principessa.” Rispose, in un tono tanto ostentatamente drammatico quanto falso, si portò persino le mani al petto, neanche fosse stato colpito al cuore “Non vedi che sono un angelo perfetto? Mi mancano solo le ali.” Il sorriso che rivolse alla corvonero però era ben lontano dall’essere angelico, ricordava più quello flirtante e molesto di un demone.
    Prese al volo i guanti in pelle offerti dal serpeverde, il sorriso malizioso che pareva farsi semplicemente più profondo e maligno.
    Se solo avessi ricevuto un nichelino per ogni volta che qualcuno mi ha offerto della pelle per giocare con lui…” pronunciò, la voce divertita appena sporcata da quel suo costante flirtare maligno, se il serpeverde fosse arrossito allora Marcel gli avrebbe persino fatto l’occhiolino, non contento di averlo punzecchiato fino a quel momento.
    L’unica principessa del mio cuore.” Rispose pronto alla battuta della corvonero, accompagnando le parole con il solito sorrisetto che non gli arrivava davvero agli occhi.
    C’era sempre così poco negli occhi di Marcel, noia o malignità, l’occasionale disprezzo. Nulla che valesse la pena conservare.
    Erano il cielo sopra una città distrutta dalla furia atomica, uno specchio che riflette il nulla sotto di esso, eco della distruzione che un uomo poteva causare in un momento.
    Una costante delusione, la consapevolezza di un’occasione sprecata, questo restava negli occhi di Marcel, il vuoto miserevole di un addio, uno stormo che non sarebbe mai tornato, la cenere dopo il passaggio del fuoco.
    Non avevano casa quegli occhi, non un posto a cui tornare, non una familiarità che potesse conoscerli, erano gli occhi di un animale al lato della strada. Ed era così da tanto tempo, forse da sempre, forse non era mai esistito al di fuori di quell’esistenza difettosa.

    Perdonami Madre perché non sono mai stato degno del tuo amore. Quando sarò morto coglierai i fiori della mia carne?


    Sono stato un bravo bambino che non fa i compiti, vuoi punirmi?” rispose, assolutamente non impressionato dalla conoscenza del serpeverde, ma anzi mostrandosi ben più interessato a sbattere le lunghe ciglia in modo innocente per punzecchiare col suo flirtare idiota la corvonero. Era palese che non ne temesse l’autorità neanche un po’. Neanche l’opzione di quelle bacche esplosive – che davvero, chi piantava una cosa del genere in una scuola? Erano tutti idioti in quel posto – sembrava spaventarlo particolarmente.
    Principessa, ti ricordi quando ti ho detto che questo posto era progettato da un demente? Mi riferivo a questo.” Disse indicando con un cenno del capo il povero serpeverde caduto in quello che era fondamentalmente un cespuglio di bombe a mano in miniatura.
    Rapido si tolse la giacca restando con solo la camicia, la foggia della giacca era tale per cui gli sarebbe stata solo d’impiccio, la camicia invece era aderente e non avrebbe rischiato che un lembo sbattesse per sbaglio su una bacca come invece sarebbe stato vero per l’ingombrante giacca imbottita.
    Prese quindi posizione su uno dei due lati del serpeverde, tenendosi comunque a distanza dalle bacche azzurrine, ma abbastanza da poter tendere allo stesso un lungo braccio muscoloso, le prime ampie gocce di pioggia che disegnavano piccoli cerchi sul tessuto, inumidendolo con sorprendente rapidità.
    Non fare stronzate Blondie, okay?” disse non rinunciando però ad accompagnare quelle parole con un occhiolino rivolto al serpeverde. Neanche in quell’occasione riusciva ad evitare di comportarsi come un perfetto idiota.
    Dammi la mano, puoi dire a te stesso no homo o qualche altra stronzata, tranquillo.” Lo incoraggiò, ed era quello il massimo incoraggiamento di cui il corvonero fosse capace, il ché in effetti non era granché.
    Se l’altro avesse afferrato il suo braccio allora Marcel avrebbe fatto forza col braccio e coi piedi cercando di tirarlo verso di sé in un movimento il più dritto e verticale possibile, il terreno sotto i suoi piedi ancora un po’ umido e scivoloso però avrebbe rischiato di sbilanciarlo all’indietro se avessero usato troppa forza.

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    Marcel Anhalt-Dessau | III | Ravenclaw

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    Una volta raggiunto il punto d’incontro Marcel si trovò davanti a due fatti: il primo era che non era stato l’ultimo ad arrivare, Blondie era arrivato praticamente insieme a lui nonostante non fossero partiti insieme, probabilmente l’avere quelle gambette corte non giocava esattamente a suo favore; il secondo era che lo stesso Blondie sembrava uscito perdente da una qualche rissa.
    Wow, Blondie, hai un aspetto di merda.” con cosa poteva aver fatto a botte un nanerottolo come quello? Un castoro? Un bambino delle elementari? Anche se – Marcel doveva concederglielo – aveva grinta e coraggio da vendere, due qualità non esattamente serpeverde. Non che Marcel fosse particolarmente interessato a quelle distinzioni, ma bisognava ammettere che serpeverde non aveva qualità esattamente invidiabili, il contrario semmai, quindi sembrava corretto ammettere quando uno di loro era migliore del resto.
    L’unico problema era che il suo aspetto da tappeto sbattuto aveva creato un piccolo ma fastidioso fraintendimento con la biondissima capocasa che avrebbe fatto loro – solo a lui in teoria – da babysitter quel pomeriggio.
    Alzò le mani con un sorrisetto, scuotendo lievemente il capo in direzione della bionda.
    Io non sono stato, principessa. Contrariamente all’opinione popolare non sono tipo da litigare con chi non può difendersi, vero Blondie?” chiese, voltandosi verso l’altro ragazzo per avere una conferma da parte sua.
    Non era vero, ovviamente, quel giorno in biblioteca Marcel avrebbe tranquillamente fatto a botte con Loki se i due cagacazzi non fossero venuti ad interromperli, ma andava bene così alla fine, Marcel non era tipo da portare rancore. Cioè, ulteriore rancore, il suo rancore era già tutto preso dal suo adorato patrigno al momento e non ne aveva da spartire. Loki avrebbe dovuto accontentarsi.
    Gli ho tirato un limone in biblioteca, sai quanto possa essere amichevole, principessa.” Rispose allegramente, un sorriso da stronzetto in faccia “Ma niente di serio, era solo per evitare una punizione. Non un gran successo, né, Blondie?
    Nel dirlo lanciò un’occhiata divertita a Loki, sbuffando allegramente come a prenderlo in giro visto il loro passato. Era davvero curioso di vedere come avrebbe reagito il biondino di fronte alla capocasa, non per nulla il suo sguardo saettava tra i due alla ricerca di una reazione succosa.
    Ma piuttosto, Blondie, vuoi una sistemata? Giusto perché – senza offesa, davvero – ma sembri uscito sconfitto da una scazzottata con un anfibio.” Propose, pronto effettivamente a sistemare l’altro, o quantomeno a provarci nei limiti delle sue capacità.
    Nope, niente di niente, uno di voi ha portato…” gesticolò vagamente con la mano destra in aria, come ad esprimere un concetto che in quel momento a parole gli sfuggiva “Qualcosa per fare questa roba.”
    Lui non si era portato, ovviamente, ma confidava nel fatto che almeno uno di quei due avrebbe portato tutto il necessario. Sembravano due secchioni quindi sarebbe stato solo giusto che se ne occupassero loro, inoltre la linea dei suoi pantaloni era troppo perfetta per rovinarla portandosi dietro l’inutile materiale per la stupida punizione, era una questione di mere priorità.
    Non ricordava esattamente in cosa consistesse la maledetta punizione, ma era una roba di raccolta o un’altra scempiaggine del genere.
    Andiamo però, neanche a me piace l’idea di girare per questa foresta del cazzo col buio.” A che ora faceva buio a quel punto dell'anno? Le giornate si accorciavano sempre di più, certo, ma non era mai stato così maniaco da tenere d’occhio certi dettagli.
    Giusto perché lo sappiate: non mi piacciono gli animali e io non piaccio a loro.” Anche quella era ovviamente una stronzata, come quasi tutto quello che lasciava le labbra del giovane duca, semplicemente non gli piaceva avere a che fare con qualcosa che potesse morderlo o passargli la rabbia. In compenso però lui piaceva agli animali e neanche a lui dispiacevano gli animali domestici, il problema erano quelli che potevano abitare in quella stupida foresta, ecco, quelli dubitava gli sarebbero piaciuti.
    Insieme agli altri due studenti – eccoci qui, le due allegre comari di Windsor più uno – si sarebbe avventurato nella foresta di Hogwarts, deciso a portare a termine quel compito nel modo più rapido e indolore possibile.
    Ricordatemi cosa dobbiamo fare… dobbiamo raccogliere delle bacche e poi scrivere un saggetto quando torniamo al castello, giusto?” chiese, in quel momento sta stato tanto preso dal suo twerking mentale da non riuscire a prestare virtualmente nessuna attenzione a qualsiasi cosa Crick e Crock stessero effettivamente dicendo.


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    Marcel Anhalt-Dessau | III | Ravenclaw

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    Cinque segni scuri, ovali come petali di un fiore amato da un dio crudele – è salvo questo sangue il lancio del tuo disco, figlio di Giove? – spiccavano brutali sul collo del giovane duca, macchie sulla pelle candida, nascosta solo in parte dal cotone di un colletto inamidato e dalla luce di un sorriso bianco e predatorio del lussemburghese.
    C’è sempre del marcio nascosto in certe bellezze, è il naturale rovescio della medaglia, giace come un serpente d’acqua sotto il velo azzurro delle onde, pronto a riaffiorare per disturbare l’illusione della quiete.
    Giorni buoni fatti di ore crudeli, adatti a confondere il fuori col dentro, l’unica scelta possibile in un mondo che non si è mai voluto.
    Potevano gli altri cogliere quel marcio nel Duca di Anhalt? Sentirne la natura mefitica sotto i bei vestiti e il sorriso sfavillante?
    Cinico e maligno nel profondo – non si risaldano davvero mai le costole spaccate dalla mannaia dell’amore violento – Marcel era molte cose, ma un idiota non era tra quelle.
    Ovviamente sapeva di essere attraente, se non altro i suoi diciassette anni al mondo gli avevano insegnato quantomeno quello, ma sapeva anche che non era abbastanza. Non con tutti quantomeno.
    Qualsiasi, eh? Non ti si addica questa modestia.” ribatté inarcando un sopracciglio e lanciando un’occhiata divertita alla giovane rossa, ovviamente non le credeva assolutamente. Frequentavano gli stessi corsi da mesi e Rain era stata disinteressata fino a quel momento.
    Annuì con un sorrisetto quando lei ammise di essere attratta da lui, continuando però ad ascoltarla in silenzio.
    Sentiamo, sono davvero curioso, meng Jolene.” La incoraggiò con un piccolo ghigno divertito, avvicinandosi appena a lei, come fossero sul punto di condividere un qualche segreto proibito.
    Quando la rossa indicò un biondo familiare all’ingresso – Will qualcosa, tassorosso – il ghigno sul volto di Marcel parvi acuirsi, una coppia di fossette che facevano la loro comparsa sul suo volto.
    Sospettavo qualcosa del genere.” Commentò, lasciando che le iridi azzurri danzassero dal ragazzo alla mora al suo fianco e poi di nuovo su Rain, una luce malignamente divertita che ora ardeva dentro di essi.
    Qualcosa, qualcosa di maligno, stava passando nella mente del giovane duca.
    Oh, sono certo che tu sappia di essere mozzafiato, meng Jolene.” Concordò con un sorriso interessato, chinandosi per compiere un elegante baciamano – le labbra morbide che solo sfioravano la pelle morbida della ragazza - gli occhi azzurri che però non lasciavano mai quelli scuri della serpeverde.
    Rain era splendida, una goccia di sangue su neve bianchissima, e Marcel non aveva mai mancato di notarlo.
    Stringersi a lei, posarle delicatamente la mano sul fianco o chinarsi col capo verso le sue labbra per sentirla meglio fu assolutamente naturale; mentre in volto aveva un’espressione rilassata e interessata tale che guardandoli difficilmente si sarebbe intuito che quello era il loro primo vero incontro.
    Uh, vendetta, delizioso. Considerami il tuo sgherro, meng rubis.” Rispose divertito, un sorriso mefistofelico che compariva sulle labbra del giovane corvonero mentre si avvicinavano alla coppietta.
    Andiamo.” Accettò con entusiasmo, seguendola verso l’altra corvonero con un sorrisetto divertito in volto.
    Una volta che furono di fronte a lei si stampò un sorriso falso in volto, osservando Mackenzie con divertito disinteresse.
    Temo di non aver mai avuto il piacere.” Rispose invece con tranquillità a Rain, intercettando il suo sguardo con un sorriso, non era vero ovviamente, si erano incrociati diverse volte in sala comune o a lezione sebbene non avessero mai parlato.
    E’ un piacere Mack, che nome… originale.” Che nome kitsch sembrava suggerire il suo tono lievemente disgustato e l’inarcare ironico del suo sopracciglio.
    Che outfit delizioso, complimenti. Una scelta davvero coraggiosa da parte tua.” Calcò volontariamente l’accento sul coraggioso, il tono appena divertito, come a implicare che era davvero coraggioso da parte di una come lei mettersi quel tipo di vestito. Un sorrisetto da stronzo completava l’insulto neanche troppo velato nelle sue parole.
    Ovviamente cara, non aspettavo altro” rispose poi diretto a Rain, apparentemente impaziente di liberarsi di Mackenzie, neanche fosse stata quest’ultima a interrompere il loro appuntamento e non l’esatto opposto.
    Ciao ciao Marzia.” Salutò brevemente la corvonero, lo sguardo già diretto su Rain, una scintilla di malizioso divertimento nello sguardo.
    Il tuo amichetto ha cattivo gusto se preferisce lei.” Sussurrò avvicinandosi all’orecchio di Rain una volta che si furono allontanati dall’altra ragazza. Nell’attraversare la folla, se l’altra non l’avesse lasciato andare per prima, avrebbe continuato a stringere la sua mano nella propria.
    Raggiunsero il centro della pista, un’occhiata in giro gli confermò che il biondo oggetto dell’affetto della rossa non era esageratamente distante, la stanza del resto non era neanche esageratamente affollata.
    Il cretino sembrava preso da chissà cosa in mezzo ad altra gente, ma Marcel non avrebbe potuto importare di meno di che cosa stesse combinando.
    Con un sorriso gli posò le mani delicatamente sui fianchi di Rain, i corpi vicinissimi che si muovevano assieme a ritmo della musica, e gli occhi chiari incatenati a quelli della ragazza.
    Che ragazza cattiva, pensò divertito. Era interessante ed era quasi un peccato che si sprecasse correndo dietro a quel codardo di un tassorosso, ma alla fine era la sua scelta e Marcel non si sentiva nella posizione di giudicarla. Pessima scelta era praticamente il suo secondo nome.
    Del resto non era lui stesso una cattiva scelta che Rain sceglieva di fare? Era la serata adatta per una pessima scelta.
    Baciami
    Non ci fu bisogno di ripetersi per Rain: le labbra di Marcel calarono rapide su quelle vermiglie della rossa, calde ed esperte, scoprendo il sapore delle labbra della serpeverde, la mano destra che saliva lungo la sua schiena fino a incorniciarle il volto chiaro. Il suo profumo, un aroma inebriante che non riconosceva, gli invase il naso.
    Avrebbe dovuto controllare che il tasso stesse guardando, certo, ma alla fine non era davvero così interessato, preferiva concentrarsi sulla rossa e sul bacio che si scambiavano.



    Nomina Will e interagisce con Rain e Mack, che provvede a perculare, prima di andare a ballare e poi limonare con Rain. Bye Will
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    Ciao!
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    I was ready to die for you, baby
    Doesn't mean I'm ready to stay
    What good is livin' a life you've been given
    If all you do is stand in one place?
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    Cardiocircolatorio
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