Once upon a time...Privata - Loki e Skylee

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    Marcel Anhalt-Dessau | III | Ravenclaw

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    C’erano una volta, in un castello molto molto lontano, una principessa, un topo di fogna e una puttana- no, fermi, so cosa state pensando “Narratore ma puttana si può dire?” e io vi rispondo di stare zitti e non interrompere mai più l’ora della storia, io posso dire il grancazzo che mi pare.
    Ora, torniamo alla storia: i nostri tre eroi vivevano nel grande castello lontano lontano insieme a molte altre persone e animali magici, c’erano un Amish, un tasso, un orso pedofilo, una manica di cugini molto dubbi e molti altri scocciatori assortiti.
    Un giorno la signora delle fate beccò il ratto e la puttana a limonare nella tana del piccione libraio, una cosa che non si poteva fare assolutamente! Perché no, dici? Cosa ho appena detto sull’interrompere? Ecco, mi pareva.
    La signora delle fate e il piccione libraio decisero allora di spedirli per punizione nella foresta fuori dal castello di Molto molto lontano. La principessa fu quindi costretta ad andare con loro perché il vecchissimo Re – che era il Re del castello, non il padre della principessa, non fate confusione con i dettagli, su – aveva deciso, in accordo con l’amish, che la puttana e uno dei cugini dubbi necessitavano di una baby sitter.
    Questa è la storia del loro viaggio nella foresta…

    Marcel non riusciva davvero a credere di essere finito in punizione. Di nuovo. Che cazzo.
    In quella scuola erano molto più rompipalle di quanto non fossero- be, forse no, ma lui si era comunque rotto le palle delle punizioni.
    Anche perché, non appena aveva saputo la novità, sua sorella Ame era andata su tutte le furie e lo aveva sgridato. E lui odiava essere sgridato. Soprattutto da sua sorella.
    “Stai facendo tardi, vai, non puoi fare tardi!” seduti al medesimo tavolo nella stanza del reato, la biblioteca, sua sorella aveva alzato la testa dal libro solo per dirgli quelle poche parole.
    Era ancora arrabbiata con lui, Marcel lo sapeva, ma spiegargli tutte la storia era servito solo a farla arrabbiare di più. Apparentemente fare a pugni secondo lei era peggio di un limone a caso.
    “Vado vado, vuoi che ti porti dei fiori carini?” le chiese, alzandosi, sperava che la proposta aiutasse sua sorella minore a perdonarlo più in fretta. A giudicare dall’occhiataccia che la sorella gli rivolse, però, non era stato particolarmente efficace.
    Sospirò e, dopo averla salutata, si lasciò alle spalle la biblioteca. Il bibliotecario non era in vista, cosa che a Marcel non dispiaceva.
    Non si sentiva in colpa per aver riempito di stronzate lui e la professoressa, al contrario, ma preferiva evitarlo in modo da non doversi porre il problema di tenere insieme il monte di stronzate che gli aveva già raccontato.
    Era un’idea così ridicola quella del suo patrigno offeso dalla sua bisessualità che non sapeva neanche come aveva potuto spararla con tutta quella convinzione.
    Albert non solo sapeva benissimo dei gusti del figliastro, ma anzi, non perdeva l’occasione per ricordargli quale sorta di patetica meretrice lui fosse. Marcel stesso godeva nello sbattere in faccia al patrigno le sue preferenze, gli uomini e le donne indifferentemente, anche se questo significava poi assaggiare la frusta del suo patrigno.
    Il bastardo poteva controllarlo, avere il dominio della sua vita e di quella di sua sorella, ma Marcel non gli avrebbe reso il compito facile o gradevole. Avrebbe fatto sudare al figlio di puttana ogni secondo di dominio.
    Risalire su fino alla torre per recuperare un soprabito pesante fu una rottura di coglioni non indifferente, così come rispondere al ridicolo indovinello del battente, ma perché non si trovavano una porta normale, si chiedeva spesso rientrando.
    Tra l’altro era una pessima misura di sicurezza, chiunque con un cervello, corvo o meno, l’avrebbe passato facilmente.
    Fortunatamente gli altri studenti erano troppo stupidi o non ritenevano interessante visitare la torre di Corvonero.
    Recuperato il proprio soprabito, una giacca imbottita in stile babbano, si diresse a grandi passi verso l’esterno del castello.
    L’unica cosa per cui era grato era proprio il non dover indossare la divisa e il mantello anche di fuori delle lezioni, sarebbe stata una sega non da poco dover utilizzare il mantello nella foresta.
    I maghi e le streghe avevano una passione che Marcel non condivideva per tutto ciò che era dannatamente poco pratico, come scope e mantelli. Per certi versi, comparati ai babbani, erano dei maledetti trogloditi.
    La punizione consisteva in una qualche classificazione di sorta, Marcel era stato troppo preso per fare davvero caso a cosa Crick e Crock stessero dicendo, ma era sicuro che Blondie avesse prestato attenzione anche per lui. Come si chiamava, poi?
    Loki, sì, giusto Loki. Nome di merda. Quasi quanto quello della povera principessa – neanche sul pisello – che li avrebbe dovuti accompagnare in quella noiosa spedizione punitiva.
    L’aria fredda, ma non gelida, lo investì non appena mise piede fuori, facendolo stringere nelle spalle. Non era freddo come casa sua, ma iniziava a sentire una certa familiarità con le temperature.
    Avrebbe dovuto incontrare i suoi compagni di sventure all’ingresso della foresta alle… dieci minuti fa.
    Ops, pensò con un sorrisetto, buttandosi le mani in tasca e avviandosi a passo tranquillo verso il punto d’incontro.
    Non si era neanche portato nulla, eccezion fatta per la bacchetta ovviamente, relegando agli altri due il compito di fare i muli da soma e portare quanto sarebbe servito loro.



    Edited by Marcel N. - 22/12/2022, 02:35
     
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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (IV)

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    Giornata impegnativa, quella di oggi. Dal momento in cui si è svegliato, il ratto nano si è ritrovato ad essere vittima di tutta una serie di piccoli incidenti che hanno contribuito a complicare il quadro psicofisico già compromesso dalla prospettiva della punizione serale. Dacché ha messo piede fuori dal letto, infatti, ha dovuto adattarsi alle conseguenze di un destino avverso, quali il pomello dell'acqua calda bloccato, che lo ha costretto ad una doccia ghiacciata, scale burlone che lo hanno condotto sistematicamente nella direzione opposta a quella desiderata, rubandogli un mucchio di tempo per poter raggiungere una destinazione altrimenti lineare, boccette d'inchiostro esplose senza motivo apparente che gli hanno reso illeggibile gran parte del tema per Storia della Magia. Lo ha dovuto riscrivere alla veloce durante la pausa pranzo, che ha saltato, senza avere il tempo necessario per la revisione di tutti gli errori disgrafici che gli fioccheranno certamente un voto sotto la sufficienza. Nel pomeriggio si è buscato una ramanzina dal custode per delle impronte sul pavimento che non aveva lasciato lui, gli si è rotta la tracolla, che precipitando a terra ha distrutto il secondo calamaio del giorno, e ha dovuto acconsentire alle ripetizioni di Pozioni per una coppia di primini particolarmente vivaci. Che, neanche a dirlo, hanno finito per rovesciargli addosso gran parte della melassa corrosiva che era loro risultata nonostante le direttive del supervisore. La baraonda lasciata alla fine dell'ora ha dovuto, naturalmente, riordinarla tutta in solitaria, prima di gettarsi nuovamente sotto la doccia, sempre fredda, e recuperare dal proprio baule una delle divise non ancora stirate (unico capo d’abbigliamento che gli appartiene, ad eccezione del maglione smanicato nero che usa per il lavoro e del completo elegante per le occasioni speciali). Il fastidio che gli provoca sentirsi dismesso e in disordine è leggibile sulla sua faccia imbronciata e sui capelli ancora umidi sparati in ogni direzione, mentre si lascia alle spalle la Sala Comune. Generalmente si sarebbe preso il tempo per darsi una sistemata come si conviene, ma la lancetta della propria sveglia gli ha teso un imbroglio, rallentando proprio mezz'ora prima dell'incontro. È stato dunque l'orologio della Torre a scoccare i battiti "a tradimento" e farlo uscire trafelato alla volta della Capanna del Guardacaccia consapevole di essere in ritardo per la prima volta nella vita. Durante il tragitto si è imbattuto anche in Pix, desideroso di testare i suoi nuovi guantoni da box a molla, che gli hanno regalato, per effetto sorpresa, un bell'occhio pulsante e sempre più nero mano a mano che avanza scapicollando giù per la collina e un sopracciglio tagliato ancora sanguinante. Infine, a pochi metri dall'arrivo, il terreno gli è franato sotto i piedi, e la manovra con cui è riuscito a mantenersi in piedi gli ha procurato una storta alla caviglia destra. Dunque, ricapitolando, giunge all'appuntamento con un ritardo di ben nove minuti e cinquantanove, con il contorno dell'occhio sinistro violaceo, il sopracciglio destro spaccato, un piede dolorante, i capelli arruffati e una divisa scomposta. Dio solo sa quando lui odi presentarsi in quello stato dinnanzi ad altri esseri umani. La perfezione di solito ricercata del suo abbigliamento funge infatti, nella sua testa, da biglietto da visita nel suo costante tentativo di entrare a far parte di una società civile che lo ha scartato fin dalla nascita, relegandolo ai suoi margini come un rifiuto. Fortuna che il mantello riesce a coprire almeno in parte la dismissione delle vesti spiegazzate. Così come la maglia cela sotto di sé la causa di tutte le disgrazie odierne. Una cordicella circonda il collo, ed è ravvisabile nei punti in cui il colletto della camicia cede sulle spalle, scendendo in un ciondolo di legno dalla forma a virgola (o mezzo tao) che contiene, al centro della sua parte più spessa, un’unica incisione runica. La Yr. Peccato che una delle sue radici sia staccata dal resto del simbolo e risulti pure un po' troppo obliqua. Insomma, dacché alle origini dovesse valere come amuleto portafortuna, come da compito assegnato, si è presto trasformato nel suo esatto opposto: un catalizzatore di sfiga portatile, che sta regalando momenti di pura frustrazione al nostro “malcapitato” Serpeverde. Non che lui lo sappia, naturalmente. Non è particolarmente scaramantico e crede poco a questo genere di cose. Inoltre non si è accorto degli errori commessi (altrimenti non lo avrebbe portato con sé, puntiglioso com’è sui suoi obblighi scolatici). Al di là di ciò, il ritardo accumulato si incastra precisamente con quello dell’altro complice della malefatta bibliotecaria, così che, appena sopraggiunto al luogo dell’incontro, fa giusto in tempo a notare che la figura in attesa del suo arrivo ha una folta chioma bionda, e non è quindi colui che si aspettava di vedere, che questi si palesa a sua volta, dietro di lui. Prima che se ne accorga, però, passa in rassegna la Caposcuola con un’espressione ebete e interrogativa, salutandola incerto [Stalker…?] e chiedendosi palesemente cosa faccia lei lì, per poi seguirne la linea dello sguardo alle sue spalle. E’ solo allora che si gira, scontrandosi con la vista su un Corvonero fin troppo vicino. Beh, forse, a giudicare da come ha rallentato di colpo, potrebbe non essere solo la vista quella che ne viene travolta, e quel molosso di venti centimetri più alto di lui, se non avesse i riflessi pronti ad attivarsi, potrebbe facilmente incombere su di lui, tamponandolo o atterrandolo addirittura. Quale che sia la dinamica della “riunione”, è piuttosto ironico come i due giungano pressappoco allo stesso momento, con un Serpeverde che, stropicciato com’è, potrebbe dar luogo a facilissimi fraintendimenti. E a contorno di questo bizzarro quadretto romantico, non poteva mancare il malumore di Zeus, che infatti, poco dopo l’arrivo del nanetto, comincia ad addensare sulla sua testa una pesante nuvola color antracite che presto prenderà a brontolare e preannunciando tempesta.

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    Skylee Metis

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    Tutto era stato maniacalmente organizzato dalla sottoscritta, pause, giorni di incontro, capitoli da studiare di volta in volta e persino piccoli test a risposta libera per mettere alla prova le capacità di Harry Barnes. Era passato ormai svariato tempo da quando la scuola aveva annunciato la possibilità -per tutti gli studenti che per un motivo o per l'altro erano rimasti indietro- di recuperare alcuni anni di studio attraverso un lungo e complesso esame che si sarebbe tenuto all'inizio del nuovo anno. Il tempo ormai cominciava a stringere e ciò aveva portato la tabella di marcia dei due ragazzi a diventare molto più rigida e sostenuta e ogni momento libero era ormai diventato un momento cruciale per il continuo di quel frenetico studiare. Ci era voluto un po' di tempo per convincere il Serpeverde a iscriversi a tale proposta, ma alla fine il suo orgoglio, o solo lui sapeva cosa, era tornato utile affinché il ragazzo si decidesse a prendere parte a una proposta tanto allettante da aver fatto tentennare persino me. Ero stata parecchio tentata a iscrivermi a mia volta, ma alla fine avevo dovuto accettare l'idea che non sarei mai riuscita a studiare a dovere l'intero programma di un anno di studi se nel mentre mi sarei dovuta occupare pure del passaggio di anno di Harry e ahimè avevo dovuto ammettere a me stessa che lui ne aveva molto più bisogno trovandosi ancora fermo al terzo anno assieme a ragazzini di svariati anni in meno di lui. Tutto era stato perfettamente organizzato, sì, ma come tutte le cose troppo perfette pure il mio maniacale piano era destinato ad essere rovinato da qualcuno e in quell'occasione quel qualcuno era stato il vicepreside in persona, o meglio, a dire il vero era stata colpa di Marcel, l'altro mio "bambino speciale" che dovevo seguire durante il corso dell'anno, ma di riflesso l'ambasciatore di tale notizia era stato appunto il vicepreside. Il ragazzo era finito in punizione assieme a un altro studente che conoscevo piuttosto bene e nonostante non mi fosse dato sapere come ci fossero finiti o perché toccasse a me supervisionarli, no ok ok, quello lo sapevo, era perché il guardiacaccia a quanto pareva si era preso il colpo del centauro e con colpo del centauro intendevo che era stato letteralmente preso a calci da un centauro con la luna storta e ora si trovava costretto a una brandina dell'infermeria, ma tornando a noi, nonostante ciò non mi era in alcun modo stato possibile rifiutare un simile onere nonostante l'avviso di tale supervisione mi fosse arrivato con solo qualche ora d'anticipo. Ma dicevo io... con tutti i professori disponibili e altre cariche varie pronte a godere di una simile possibilità per bullizzare quel tanto che bastava i due sfortunati finiti in punizione, proprio a me dovevano rifilare una simile rottura? Si fosse trattato di un periodo diverso non avrei trovato particolarmente fastidioso il dover supervisionare una punizione che come meta finale aveva la foresta proibita, motivo per il quale era fuori discussione che i due rimanessero senza qualcuno a fargli da guardia, ma in quel periodo, durante quelle giornate organizzate fino all'ultimo secondo era davvero una grandissima rottura di palle.
    Sbuffai internamente uscendo dall'ufficio del White e raggiunsi in fretta il mio dormitorio per scrivere e poi inviare un Chartanimus a Harry per avvisarlo che con sua grande gioia quel pomeriggio non lo avrebbe passato con la faccia sui libri. Ormai quello era divenuto il metodo con il quale spesso ci inviavamo messaggi urgenti e tutto sommato non era nemmeno male come metodo di comunicazione, per lo meno non avrebbe potuto nascondersi dietro la mancata ricezione di un qualche gufo mandato da me e quindi, se avesse deciso di ignorare le mie direttive, sarebbe andato amorevolmente incontro a una pedata sul di dietro.
    Terminato il messaggio mi presi qualche manciata di minuti per me approfittando di quel breve lasso di tempo privo di impegni per farmi un bel bagno e una volta terminato mi infilai addosso un maglione molto pesante e mi avvolsi al collo la sciarpa di lana raffigurante i colori e lo stemma della mia casata. Decisi di non portare con me alcun tipo di giacca altrettanto pesante, in fin dei conti le temperature del suolo Inglese non erano nemmeno lontanamente paragonabili a quelle della mia fredda patria e di morire di caldo in seguito a una bella passeggiata che si preannunciava essere particolarmente faticosa all'interno della foresta proibita, non ci tenevo proprio. Raggiunsi la capanna del guardiacaccia perfettamente in orario, a differenza dei due idioti che parevano essersi messi d'accordo per tardare facendomi sclerare silenziosamente e quando il ritardo superò i cinque minuti mi decisi a dedicare qualche minuto della mia vita a un attività molto importante: coccolare il cane ansimante e scodinsmzolante del guardiacaccia che continuava a girarmi attorno. «Ma ciao piccolo mammut» Esclamai avvivinando il naso al manto dell'animale dal pelo folto e dalle dimensioni particolarmente grosse per accertarmi che non puzzasse prima di accarezzarlo. «Dov'eri mentre il tuo papà veniva preso a calci da quel brutto e cattivo centauro, eh?» Gli domandai con un tono leggermente in falsetto mentre cominciavo a grattargli la pelosa pancia color crema. «Se avessi difeso a dovere il tuo papà ora non mi ritroverei a perdere tempo appresso a questi due scapestrati che non sembrano essere nemmeno in grado di arrivare puntuali, sai? Cane cattivo...» Ok, ammetto che prendersela con il cane non serviva assolutamente a niente ma lui era lì, mentre i due ragazzi ancora non c'erano e beh, che ci volete fare? Ho un'umanità e una pazienza particolarmente fragili.[Stalker…?] Una voce giunse alle mie orechie facendomi girare velocemente per guardare in faccia il mio interlocutore che... aveva un occhio nero? «Sul serio? Tu piccolo...» Mi rivolsi al Corvonero con aria minacciosa che stava giungendo sul posto quasi in contemporanea al Serpeverde. «Sei finito in punizione perché lo hai preso a pugni?» Domandai strabuzzando gli occhi e sperando internamente che l'occhio nero di Loki fosse stato causato da chissà quale altra strana ragione. Se solo avessi scoperto che era realmente quello il motivo per il quale ci trovavamo lì quel pomeriggio uno stivale in fronte sarebbe stato il minore dei mali al quale Marcel avrebbe potuto ambire. «Quindi? Si può sapere che caspita avete fatto per beccarvi una simile punizione? E spiegatevi mentre ci incamminiamo, non voglio che venga buio prima che voi abbiate portato a termine i vostri compiti. Avete portato tutto il necessario con voi?» Chiesi poi sfiduciosa girando ancora una volta il capo verso Marcel. Di Loki potevo pure fidarmi, ma di quello scapestrato proprio no e difatti, intuendo una sua possibile "dimenticanza" mi ero armata di tutto il necessario per fargli eseguire il compito al meglio, qualora si fosse rivelato necessario. Ahhh... Quanta pazienza...

    ★ ★ ★
    Caposcuola Corvonero | Mailbox | Pensatoio


    Edited by Skylee. - 7/1/2023, 15:19
     
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    Marcel Anhalt-Dessau | III | Ravenclaw

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    Una volta raggiunto il punto d’incontro Marcel si trovò davanti a due fatti: il primo era che non era stato l’ultimo ad arrivare, Blondie era arrivato praticamente insieme a lui nonostante non fossero partiti insieme, probabilmente l’avere quelle gambette corte non giocava esattamente a suo favore; il secondo era che lo stesso Blondie sembrava uscito perdente da una qualche rissa.
    Wow, Blondie, hai un aspetto di merda.” con cosa poteva aver fatto a botte un nanerottolo come quello? Un castoro? Un bambino delle elementari? Anche se – Marcel doveva concederglielo – aveva grinta e coraggio da vendere, due qualità non esattamente serpeverde. Non che Marcel fosse particolarmente interessato a quelle distinzioni, ma bisognava ammettere che serpeverde non aveva qualità esattamente invidiabili, il contrario semmai, quindi sembrava corretto ammettere quando uno di loro era migliore del resto.
    L’unico problema era che il suo aspetto da tappeto sbattuto aveva creato un piccolo ma fastidioso fraintendimento con la biondissima capocasa che avrebbe fatto loro – solo a lui in teoria – da babysitter quel pomeriggio.
    Alzò le mani con un sorrisetto, scuotendo lievemente il capo in direzione della bionda.
    Io non sono stato, principessa. Contrariamente all’opinione popolare non sono tipo da litigare con chi non può difendersi, vero Blondie?” chiese, voltandosi verso l’altro ragazzo per avere una conferma da parte sua.
    Non era vero, ovviamente, quel giorno in biblioteca Marcel avrebbe tranquillamente fatto a botte con Loki se i due cagacazzi non fossero venuti ad interromperli, ma andava bene così alla fine, Marcel non era tipo da portare rancore. Cioè, ulteriore rancore, il suo rancore era già tutto preso dal suo adorato patrigno al momento e non ne aveva da spartire. Loki avrebbe dovuto accontentarsi.
    Gli ho tirato un limone in biblioteca, sai quanto possa essere amichevole, principessa.” Rispose allegramente, un sorriso da stronzetto in faccia “Ma niente di serio, era solo per evitare una punizione. Non un gran successo, né, Blondie?
    Nel dirlo lanciò un’occhiata divertita a Loki, sbuffando allegramente come a prenderlo in giro visto il loro passato. Era davvero curioso di vedere come avrebbe reagito il biondino di fronte alla capocasa, non per nulla il suo sguardo saettava tra i due alla ricerca di una reazione succosa.
    Ma piuttosto, Blondie, vuoi una sistemata? Giusto perché – senza offesa, davvero – ma sembri uscito sconfitto da una scazzottata con un anfibio.” Propose, pronto effettivamente a sistemare l’altro, o quantomeno a provarci nei limiti delle sue capacità.
    Nope, niente di niente, uno di voi ha portato…” gesticolò vagamente con la mano destra in aria, come ad esprimere un concetto che in quel momento a parole gli sfuggiva “Qualcosa per fare questa roba.”
    Lui non si era portato, ovviamente, ma confidava nel fatto che almeno uno di quei due avrebbe portato tutto il necessario. Sembravano due secchioni quindi sarebbe stato solo giusto che se ne occupassero loro, inoltre la linea dei suoi pantaloni era troppo perfetta per rovinarla portandosi dietro l’inutile materiale per la stupida punizione, era una questione di mere priorità.
    Non ricordava esattamente in cosa consistesse la maledetta punizione, ma era una roba di raccolta o un’altra scempiaggine del genere.
    Andiamo però, neanche a me piace l’idea di girare per questa foresta del cazzo col buio.” A che ora faceva buio a quel punto dell'anno? Le giornate si accorciavano sempre di più, certo, ma non era mai stato così maniaco da tenere d’occhio certi dettagli.
    Giusto perché lo sappiate: non mi piacciono gli animali e io non piaccio a loro.” Anche quella era ovviamente una stronzata, come quasi tutto quello che lasciava le labbra del giovane duca, semplicemente non gli piaceva avere a che fare con qualcosa che potesse morderlo o passargli la rabbia. In compenso però lui piaceva agli animali e neanche a lui dispiacevano gli animali domestici, il problema erano quelli che potevano abitare in quella stupida foresta, ecco, quelli dubitava gli sarebbero piaciuti.
    Insieme agli altri due studenti – eccoci qui, le due allegre comari di Windsor più uno – si sarebbe avventurato nella foresta di Hogwarts, deciso a portare a termine quel compito nel modo più rapido e indolore possibile.
    Ricordatemi cosa dobbiamo fare… dobbiamo raccogliere delle bacche e poi scrivere un saggetto quando torniamo al castello, giusto?” chiese, in quel momento sta stato tanto preso dal suo twerking mentale da non riuscire a prestare virtualmente nessuna attenzione a qualsiasi cosa Crick e Crock stessero effettivamente dicendo.


     
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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (IV)

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    “Tu piccolo…” cos-, ce l’ha con lui? Rimane interdetto per una frazione di secondo, prima di rendersi conto che lo sguardo di SKYLEE lo sta bellamente attraversando per puntarsi alle sue spalle. E allora, lasciando indietro tutti i dubbi sul motivo della sua presenza lì, si gira a sua volta, accorgendosi dell’aitante Corvonero a pochi passi da lui. Elegante, dallo stile impeccabile, perfetto. Neanche fosse stato scolpito. Peccato che abbia il piccolissimo difetto di essere munito di mascella semovibile, e sia perciò in grado di aprire quella fogna di bocca che si ritrova. E lo faccia anche un po’ troppo spesso. Infatti nemmeno il tempo di raggiungerli che sta già facendo un commento dei suoi, simpatico come la sabbia nelle mutande, che non fa che ricordare al nanetto il motivo per cui si trovano lì. Quantomeno non può dargli torto, almeno sul primo appunto. [Fortuna che non ho ricevimenti in vista, allora] concede, prendendola con ironia, mentre si stringe fra le spalle. D’altra parte, devono infilarsi nella Foresta Proibita, e per quanto odi il solo fatto di sentirsi in disordine, può sopportare il fastidio in vista di un’attività che non richieda un aspetto curato, perciò non si scompone più di tanto. Fa quindi per tornare a rivolgere le proprie attenzioni alla Caposcuola quando la voce del ragazzo si fa di nuovo spazio nel suo cervello, smuovendo ancora una volta il suo sistema nervoso come solo lui sa fare. Sa sempre quali tasti (dolenti) andare a colpire. Lo fulmina con uno sguardo assassino che potrebbe far pensare ad un repentino salto alla giugulare, con tanto di denti che si premono gli uni sugli altri. Solo che poi si risolve a sfiatare l’aria in eccesso dai polmoni, mentre allenta la tensione nelle mani che stavano già per serrare i pugni. Non ne vale la pena. Non ha motivo di sentirsi umiliato dalle sue parole, perché infondo, considera che non sia affatto importante l’opinione che quel tizio si sia fatto di lui. Non deve dimostrargli niente. Chissenefrega se lo considera un perdente, lo sarebbe molto di più se finisse per dar corda alle provocazioni di uno stronzo. Inoltre, in vista di un probabilissimo scontro in futuro, l’idiota si sta mettendo in una posizione svantaggiosa con le proprie stesse mani, sottovalutando il suo avversario. Bene così. [Ma io che cazzo ne so, a malapena mi ricordo come ti chiami] e non ha mai sentito voci sul suo conto, quindi non può sottoscrivere, né smentire alcuna “opinione popolare”. [Comunque] sollevando le spalle indifferente alla questione, torna a puntare le iridi su Skylee [è stato un incidente. Lui non c’entra] indica il proprio occhio emaciato. Toh, scagionato da ogni accusa. D’altro canto non ha nessun interesse ad appioppargli colpe che non ha. Parlando di rancore, anche Loki non è particolarmente provvisto di tale caratteristica, e poi, non ha ancora dimenticato di essere stato in qualche modo aiutato da lui. Certo, preferirebbe che il modo in cui l’ha fatto non venisse sbandierato nel modo spudorato utilizzato da Marcel di lì a una manciata di secondi per istruire Skylee sugli avvenimenti. Merda. Il viso assume una colorazione vermiglia per qualche momento, mentre la testa viene abbassata vergognosamente, nonché girata di lato per evitare il contatto visivo con chicchessia. Pure col cane. “Principessa”. Quantomeno questo nomignolo lo trova quasi tenero. [N-non era un limone. Non è stato un granché, solo uno stupido bacio] ci tiene a sottolineare, senza preoccuparsi di poter pungolare l’orgoglio dell’altro, compiendo qualche passo per allontanarsi dal gruppetto quel tanto che gli serve a poter prendere un po’ d’aria. Iniziava a sentirsi soffocare con tutta quella “folla”. Ok, d’accordo. E’ tutta una scusa perché sta panicando. [In buona sostanza: io e mr. Amichevolezza qui non ci piacciamo molto, mettiamola così. E ho perso la testa… e mi è partito un colpo. Diciamo che sono stato un gran coglione, sicché lui ci ha dovuto mettere una pezza] che magari non era nemmeno troppo meglio del buco, ma è stato un gesto ampiamente apprezzato. Lo si può evincere anche dal tono di voce che sta usando per raccontare la sua versione dei fatti, che suona un po’ rauco, come un’ammissione pentita dei propri peccati, seppur non guardi i propri interlocutori ma abbia le iridi incollate su un orizzonte che probabilmente non riesce a vedere. [Solo che avevamo un pubblico difficile]. Un momento di silenzio raccolto, per capire se le scuse sono giunte a chi di dovere, prima di decidersi a riportare il culo da dove era partito, ritrovandosi di fronte ad un Marcel volenteroso di rifargli i connotati. [No, ti ringrazio. Neanche morto] perentorio e sospettoso. Non è che non si fidi delle sue buone intenzioni, è solo che… non si fida per niente delle sue buone intenzioni. Il livello di stima riposta in quel ragazzo è costantemente vittima di un saliscendi vertiginoso fra il picco massimo e l’abisso più profondo, senza mezze misure. Attualmente si attesta su uno dei punti più bassi. Anzi, se lui se ne stesse anche un po’ più in là… ancora un po’… tipo in cima alla collina, per esempio, ne sarebbe più felice. Non si sente molto tranquillo con quella presenza ingombrante nei pressi. [E poi è solo un graffio, me lo sistemo da solo quando avremo finito qui] taglia corto, superandolo per raggiungere una Skylee che probabilmente si sta chiedendo sempre di più che diavolo abbia fatto di male per meritarsi una simile punizione divina. Estrae nel mentre, dalla tasca del mantello, un paio di guanti in pelle di drago, e un sacchetto molle dello stesso materiale in cui poter riporre i frutti della spedizione. [Penso che bas…] si interrompe, alzando gli occhi al cielo. Cristo, ma quello è venuto solo a farsi una scampagnata? Va bene che buona parte della responsabilità è tutta del Serpeverde, però, accidenti, sembra che l’altro non abbia nemmeno idea di ciò che deve andare a fare. Anzi, non è che sembra. E’ proprio così. Ruota il busto di quarantacinque gradi, ovvero quel che gli basta a prendere la mira, lanciandogli dunque il guanto di sfida. Cioè, lanciandogli i guanti – letteralmente - e basta. In pieno petto, o poco più su. [Mettili tu] “Imbecille”. Fa niente se il gesto protettivo è in totale contrasto coi modi sbarbati e i pensieri contrariati. [Oppure lasciali lì e vai a giocare da qualche parte finché non tornano i grandi] suggerisce, quasi speranzoso di poterselo levare dalle palle. Si sfila anche il mantello, che va a offrire a Skylee, appoggiandolo sulle sue spalle con delicatezza. Con tutto il tempo che ha passato ad aspettarli, sospetta che si sia mezza congelata, e poco importa se lui rischia di subire la stessa sorte, non è una persona estremamente freddolosa ed è abituato a sopportare temperature rigide con pochi stracci addosso. [Quindi tu vieni con noi? Ma non sei in punizione anche tu, vero?] chiede, finalmente, con lo sguardo che va a scrutarne i lineamenti con cura. Gli era mancata. Gli era mancata un sacco. E per quanto non sia l’occasione migliore per riprendere i contatti con lei, prova una sensazione di sollievo nell’averla al proprio fianco. [E lui?] il simpaticone a quattro zampe che li segue scodinzolando, intende. Chissà perché non lo sorprende la poca sintonia di Marcel con gli animali. Questi ultimi sono capaci di grande sensibilità e sanno riconoscere le persone meritevoli di attenzioni da quelle che non lo sono. In uno dei momenti peggiori, avrebbe sostenuto che si sarebbero tenuti alla larga dagli stronzi sentendo la puzza di merda a distanza di chilometri. Ma adesso è in uno stato di pace interiore grazie a Skylee, e ignora brutalmente il commento. Anche perché va detto che nemmeno lui, Loki, va sempre d’accordo con le bestiole. In virtù della sua aura sempre annerita, costantemente nervosa e ansiosa, ci sono creature che tendono a evitarlo o a dimostrare fastidio nei suoi confronti. Comunque, intanto, sono ormai giunti oltre i primi alberi a delimitazione della Foresta. [Allora] umetta le labbra un po’ incerto, lanciando istintivamente un’occhiata indietro per assicurarsi che Marcel sia a portata di orecchio. [Dobbiamo raccogliere delle bacche di Lonicera detonatrice, che si chiama così perché queste bacche esplodono, appunto, quando sono mature per piantare il seme nel terreno. La Lonicera è un cespuglio, ma dall’immagine mi sembrava abbastanza alto, e le bacche dovrebbero avere circa le dimensioni dei datteri, e sono azzurre. Un colore tipo ciano, non so di preciso, e quelle più mature hanno alcune striature violacee] li informa, fornendo le caratteristiche peculiari della pianta cui dovranno rubare i frutti. [Non vanno toccate a mani nude, ma sarebbe meglio staccarle manualmente… coi guanti, facendo attenzione a staccare il pedicello senza toccare la bacca stessa] e questo è più o meno tutto ciò che si era appuntato sull’argomento. Saetta con le iridi fra i due ragazzi, in attesa di possibili dubbi, e questo lo costringe a camminare all’indietro per qualche metro. Cosa che, naturalmente, finisce per farlo inciampare e precipitare nel bel mezzo di un gruppetto di arbusti urticanti, mentre le prime gocce temporalesche penetrano le chiome sempre più fitte sopra di loro.

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    Edited by Justapoint - 7/1/2023, 15:45
     
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    Skylee Metis

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    «Un limone?» Domandai sbattnedo più volte le palpebre prima di scoppiare in una fragorosa risata che avrebbe rischiato di bagnare i miei occhi con qualche piccola lacrimuccia. «Siete seri? Vi siete beccati una punizione per un limone?» Continuai a ridere incurante delle possibili occhiatacce dei due che tanto parevano essere fin troppo impegnati a bisticciare come una vecchia coppia di sposini per badare alle mie risate incontrollabili. «Beh almeno non ti sei cacciato nei guai per qualcosa di più grave tu» Dovevo già sopportare e tentare di sistemare i continui casini che l'altro "bambino speciale" causava, non doverlo fare pure per quelli di Marcel era quantomeno consolante. Lui invece che bullizzare, pestare o offendere qualcuno si faceva mettere in punizione per un limone, non male, poco importava se poi pareva essere stato dato unicamente per celare qualcosa di probabilmente più grave, non lo avrei di certo incoraggiato nel continuare a fare cose losche, ma se era abbastanza furbo da non farsi beccare non glielo avrei nemmeno vietato, anche perché ci avrei scommesso cento galeoni che non mi avrebbe ascoltata neppure per sbaglio. «Che vi sopportiate o meno oggi non si litiga e beh... non si limona nemmeno, intesi?» Scherzai nuovamente sull'avvenimento che a mio avviso aveva dell'incredibile, proprio non ce lo vedevo Loki a scambiarsi effusioni amorose con qualcuno, che fosse per reali sentimenti o solo come diversivo e che si trattasse di donne o beh... Marcel. Nel mio immaginario il Serpeverde non avrebbe mai potuto minimamente avere a che fare con tali comportamenti, come se in prossimità di essi la sua persona smettesse di funzionare e si dissociasse da lui. Non aveva senso, lo sapevo bene, eppure non riuscivo proprio a visualizzarlo in una simile situazione, anche se dovevo ammettere che avrei pagato pur di vedere la scena. «Come non hai portato nulla?» Brontolai severa alla volta del ragazzo. Evidentemente in tutti quei mesi non gli ero ancora riusicta a far entrare in testa che doveva prendere seriamente compiti, indicazioni e persino eventuali punizioni dei professori e ciò mi infastidiva parecchio, ma fortunatamente corse in suo aiuto un organizzatissimo Loki, che prontamente gli lanciò i suoi guanti in pelle prima di avvicinarsi a me e posare sulle mie spalle il suo mantello. «Come siamo cavallereschi» Esclamai alzando ripetutamente le sopracciglia con fare scherzosamente ammiccante. «Tienilo tu o ti prenderai un malanno, io sono più che abituata a un po' di freschino, sto bene cosí» Lo rassicurai con fare amichevole rimettendogli il mantello sulle spalle. «E tieni pure questi» Estrassi dalla borsa a tracolla un paio di guanti in pelle di drago neri che posai sui palmi aperti delle sue mani. «Dovrebbero starti a me stanno larghi, li tengo solo per scorta e viste le piante con cui dovrete avere a che fare è meglio che entrambi gli indossiate» Insistetti per evitare che il Serpeverde potesse rifiutarli per chissà quale motivo. «Serio dici?» Scoppiai a ridere guardando prima lui e poi il Corvonero al suo fianco. «Io non ci finisco mai in punizione, sono una brava principessina, dico bene Marcel?» Domandai alla volta del ragazzo che ormai, dopo tutti quei mesi col mio fiato costantemente puntato sul suo collo, doveva aver cominciato a capire che difficilmente mi sarei mai fatta sorprendere a fare qualcosa che mi sarebbe potuto costare una punizione. Troppo ligia alle regole e fissata sul dover dare un impeccabile impressione di me per poter rischiare di macchiare il mio immacolato curriculum scolastico con una punizione. A pensarci bene non ci ero mai finita, nemmeno durante i primi anni di scuola, quando di essere impeccabile e perfetta mi importava decisamente meno. «Pure lui verrà con noi immagino, qualcuno dovrà pur farmi compagnia mentre vi osserverò sgobbare comodamente appoggiata al tronco di un albero, no?» Scherzai carezzando il morbido manto dell'animale senza dovermi nemmeno piegare sulle ginocchia per farlo viste le sue enormi dimensioni. «Visto Marcellino? Questo significa fare i compiti per casa!» Sibilai con tono peperino alla volta del mio concasato che ero quasi certa avesse studiato al massimo la metà di quello che aveva appena esposto Loki sull'argomento. Mi domandavo chi fosse più Corvonero dei due, ma non feci in tempo a chiederlo retoricamente ad alta voce che il Serpeverde a pochi passi da noi cadde all'indietro finendo col culo dentro un cespuglio di arbusti. «A lei l'onore di tirarlo su...» Feci cenno a Marcel di aiutare il suo compagno perché per quanto potesse essere leggero, non ci tenevo per nulla a rischiare di finire a mia volta catapultata fra quegli arbusti che confinavano con alti cespugli dalle bacche azzurrine. O porca troia... «State immobili» Esclamai guardando allarmata il cespuglio a pochi centimetri dalla testa di Loki mentre grossi goccioloni cominciavano a bagnarci capelli e vestiti. In un'altra circostanza non avrei perso tempo a castare un incanto di protezione sulle nostre teste, ma la concreta possibilità che il Serpeverde saltasse in aria a seguito dello schiacciamento accidentale di una di quelle bacche color ciano, mi distraeva abbastanza. Indicai il cespuglio al Corvonero e gli feci capire che avremmo dovuto prestare estrema attenzione nello sollevare il Norman, a meno che non volessimo riportare di lui indietro solo un corpo sbruciacchiato. Ma chi diamine aveva dato loro una punizione tanto rischiosa? Non esistevano più i tanto noiosi quanto sicuri rotoli di pergamena da consegnare per i giorni seguenti? «Facciamo attenzione, intesi? E te Loki non muoverti a meno che tu non voglia poi saltare in aria per mano mia...» Lo minacciai con fare serioso conscia del suo tipico rifiuto totale nel farsi aiutare da qualcuno, purtroppo per tutti in quel momento non aveva altra scelta che affidarsi a noi se non voleva rischiare di fare più danni che altro, perciò si sarebbe dovuto soltanto fidare di noi e sperare, nel suo piccolo, che le nostre mani sarebbero state abbastanza ferme da sollevarlo senza fargli schiacciare col corpo le bacche sparse sul terreno attorno a lui. Un giochetto da ragazzi insomma...

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    Caposcuola Corvonero | Mailbox | Pensatoio
     
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    Marcel Anhalt-Dessau | III | Ravenclaw

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    Oh, Blondie, questa è una bugia e lo sappiamo entrambi” rispose al serpeverde, un sorriso malizioso che si apriva sul volto sornione del corvonero, dando sfogo di una tale sicurezza in sé stesso che sarebbe probabilmente stata sufficiente a smuovere una montagna.
    E nel dirlo era anche quasi serio, poteva non avere nessuna dote oltre il suo aspetto – era intimamente consapevole della cosa – ma quello da solo era sufficiente. Quello e il suo essere fondamentalmente uno stronzo.
    Tremava come un verginello, adorabile.” Rispose con aria innocentemente divertita in direzione della corvonero, indicando con un cenno del capo il serpeverde “Ho dovuto salvarlo come il principe azzurro che sono, era dovere morale, davvero” continua la sua sparata di stronzate, annuendo anche col capo come avesse detto chissà quale verità profonda e non l’ennesima stronzata.
    La tua mancanza di fiducia in me mi spezza il cuore, principessa.” Rispose, in un tono tanto ostentatamente drammatico quanto falso, si portò persino le mani al petto, neanche fosse stato colpito al cuore “Non vedi che sono un angelo perfetto? Mi mancano solo le ali.” Il sorriso che rivolse alla corvonero però era ben lontano dall’essere angelico, ricordava più quello flirtante e molesto di un demone.
    Prese al volo i guanti in pelle offerti dal serpeverde, il sorriso malizioso che pareva farsi semplicemente più profondo e maligno.
    Se solo avessi ricevuto un nichelino per ogni volta che qualcuno mi ha offerto della pelle per giocare con lui…” pronunciò, la voce divertita appena sporcata da quel suo costante flirtare maligno, se il serpeverde fosse arrossito allora Marcel gli avrebbe persino fatto l’occhiolino, non contento di averlo punzecchiato fino a quel momento.
    L’unica principessa del mio cuore.” Rispose pronto alla battuta della corvonero, accompagnando le parole con il solito sorrisetto che non gli arrivava davvero agli occhi.
    C’era sempre così poco negli occhi di Marcel, noia o malignità, l’occasionale disprezzo. Nulla che valesse la pena conservare.
    Erano il cielo sopra una città distrutta dalla furia atomica, uno specchio che riflette il nulla sotto di esso, eco della distruzione che un uomo poteva causare in un momento.
    Una costante delusione, la consapevolezza di un’occasione sprecata, questo restava negli occhi di Marcel, il vuoto miserevole di un addio, uno stormo che non sarebbe mai tornato, la cenere dopo il passaggio del fuoco.
    Non avevano casa quegli occhi, non un posto a cui tornare, non una familiarità che potesse conoscerli, erano gli occhi di un animale al lato della strada. Ed era così da tanto tempo, forse da sempre, forse non era mai esistito al di fuori di quell’esistenza difettosa.

    Perdonami Madre perché non sono mai stato degno del tuo amore. Quando sarò morto coglierai i fiori della mia carne?


    Sono stato un bravo bambino che non fa i compiti, vuoi punirmi?” rispose, assolutamente non impressionato dalla conoscenza del serpeverde, ma anzi mostrandosi ben più interessato a sbattere le lunghe ciglia in modo innocente per punzecchiare col suo flirtare idiota la corvonero. Era palese che non ne temesse l’autorità neanche un po’. Neanche l’opzione di quelle bacche esplosive – che davvero, chi piantava una cosa del genere in una scuola? Erano tutti idioti in quel posto – sembrava spaventarlo particolarmente.
    Principessa, ti ricordi quando ti ho detto che questo posto era progettato da un demente? Mi riferivo a questo.” Disse indicando con un cenno del capo il povero serpeverde caduto in quello che era fondamentalmente un cespuglio di bombe a mano in miniatura.
    Rapido si tolse la giacca restando con solo la camicia, la foggia della giacca era tale per cui gli sarebbe stata solo d’impiccio, la camicia invece era aderente e non avrebbe rischiato che un lembo sbattesse per sbaglio su una bacca come invece sarebbe stato vero per l’ingombrante giacca imbottita.
    Prese quindi posizione su uno dei due lati del serpeverde, tenendosi comunque a distanza dalle bacche azzurrine, ma abbastanza da poter tendere allo stesso un lungo braccio muscoloso, le prime ampie gocce di pioggia che disegnavano piccoli cerchi sul tessuto, inumidendolo con sorprendente rapidità.
    Non fare stronzate Blondie, okay?” disse non rinunciando però ad accompagnare quelle parole con un occhiolino rivolto al serpeverde. Neanche in quell’occasione riusciva ad evitare di comportarsi come un perfetto idiota.
    Dammi la mano, puoi dire a te stesso no homo o qualche altra stronzata, tranquillo.” Lo incoraggiò, ed era quello il massimo incoraggiamento di cui il corvonero fosse capace, il ché in effetti non era granché.
    Se l’altro avesse afferrato il suo braccio allora Marcel avrebbe fatto forza col braccio e coi piedi cercando di tirarlo verso di sé in un movimento il più dritto e verticale possibile, il terreno sotto i suoi piedi ancora un po’ umido e scivoloso però avrebbe rischiato di sbilanciarlo all’indietro se avessero usato troppa forza.

     
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    LOKI NORMAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (IV)

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    La risata di Skylee non lo coglie di sorpresa. Diciamo che si aspettava una reazione del genere e non può far altro che lasciarle il tempo di terminarla, fingendo di guardare chissà dove, chissà cosa. Se non altro lo rassicura il fatto che lei non stia dando un grosso peso a quel “limone”. Come è giusto che sia. Perché qui il primo ad avere dei dubbi a riguardo è proprio lui. Torna quindi ad avvicinarsi ai due quando le acque sembrano essersi pressappoco acquietate, sebbene la battutina della Caposcuola si prenda per tutta risposta un’occhiataccia. Certo che non ha intenzione di ripetere l’esperienza! Per chi lo ha preso?! Non ci va affatto lontana a crederlo incapace di affrontare effusioni spontanee, come d’altro canto sono stati rarissimi i casi in cui si è trovato a doverlo fare. E infatti “tremava come un verginello, adorabile”. Cazzo. Non c’era bisogno di raccontarlo ai quattro, venti, per la miseria. [Vaffanculo] gli esce dalle labbra, incapace di sopportare oltre i pungolamenti di quel ragazzo ingestibile. E poi non è nemmeno vero che è vergine, ma ha il sentore che se si azzardasse a rivelare questo dettaglio finirebbe per ritorcerglisi contro nella peggiore maniera possibile. Meglio che se lo tenga per sé e che faccia orecchie da mercante alle successive esternazioni di Marcel, che per sua fortuna vengono indirizzate principalmente a Skylee. Da qui può dedurre che l’atteggiamento stuzzicante del compagno sia costante, qualsiasi sia la persona a cui si rivolge. Se lo segna mentalmente, provando un sentimento confuso che va dal sollievo di non essere sotto il mirino del Corvonero, al fastidio di vedere la propria amica sottoposta allo stesso trattamento riservato a lui. [Sono solo dei guanti…] merda, non aveva appena fissato l’obiettivo di ignorare i punzecchiamenti altrui? Invece ha perso l’occasione di starsene zitto, servendogli con ogni probabilità il prossimo assist su un piatto placcato in oro, assieme all’occhiolino malizioso. Che razza di imbecille. Si concentra allora sul cane, osservando con più attenzione del necessario la sua coda scodinzolante, mentre annuisce alla risposta di Skylee riguardante la bestiola. Tant’è che perde la presa sul proprio mantello, che finisce a terra prima che lui riesca a agguantarlo, aggiungendo un ulteriore carico di frustrazione a quella già in corso. Lo lascia lì, perché cazzo farebbe ancor più la figura dell’idiota se desse l’impressione di esserselo perso, e fa invece per allungare le mani verso le protezioni che gli vengono offerte… ma è lì che inciampa e rovina col culo a terra in un arbusto di Lonicera Detonatrice. Perfetto. Il coronamento della sua bellissima giornata di merda.
    Sta per puntare i piedi sul terriccio, infastidito, voltando il viso alla foresta come a volerla maledire, o a evitare gli sguardi altrui, quando Skylee gli suggerisce di non muoversi, permettendogli di avvedersi delle bacche della pianta di cui è totalmente circondato. Non gliene va dritta una, e chissà pure perché. [Roger.] dice ed esegue, immediatamente, in direzione della ragazza, scorgendo frattanto un Marcel in procinto di spogliarsi. Fermi tutti. Perché si sta spogliando? E perché lui non riesce a togliergli gli occhi di dosso mentre lo fa? Le parole di Sean gli rieccheggiano nelle orecchie assieme a un urlo di disperazione che può sentire solo lui. Cazzo, sta davvero diventando così squallido? [Ci sto provando...] a non fare stronzate, o a ripetersi “no homo” come un mantra, non si capisce. Sicuro con le cazzate per oggi ne ha avuto abbastanza e farebbe volentieri a meno di combinarne altre, ma non sembra che il suo volere risponda alle aspettative.
    La camicia inumidita e ormai trasparente di Marcel lascia intravvedere sempre più distintamente la muscolatura del ragazzo a cui afferra la mano come da istruzioni impartite, venendo così attirato - più in fretta di quanto possa processare - addosso a lui. Alla sua pelle in evidenza. Al calore che emana. Al suo odore. Ai suoi dannatissimi fermoni. E’ una sua impressione o all'improvviso fa un caldo infernale? Deve esserci stata una qualche folata di vento del Sahara, o qualcosa del genere. Senza ombra di dubbio. E quindi il fatto che il viso gli stia prendendo fuoco, sia nella temperatura che nel colore, è da imputare solo a questo. Trattiene il fiato per un lungo istante, ancorato con forza al polso di Marcel, nonostante il pericolo scampato. L’impennata dei battiti cardiaci, rimbomba nella cassa toracica dandogli l’impressione che il cuore stia cercando di scappare. Esattamente come vorrebbe fare la sua mente. E come vorrebbe fare lui tutto, nel suo insieme. Sarà l’adrenalina che inizia a calare, dopo lo spavento. Palesemente… Che poi, tutta questa storia che debba impegnarsi a fornire giustificazioni a ogni pensiero o reazione scaturiti dalla presenza del Corvonero, inizia a risultargli sfiancante. Non può, Cristo santo, smetterla di guardarlo in quel modo? Per qualche motivo sconosciuto (o che si racconta essere tale) quello sguardo lo manda ai matti. E infatti ne rifugge, come sempre, girando la testa di lato e abbassandola un po’, mentre compie un passetto tattico per distanziarsi quel tanto che basta a interrompere l’incontro dei loro corpi bagnati. [Ti… ti ringrazio…] imbarazzato oltre ogni misura, riprende a respirare, seppure con fatica. Le spalle incurvate assecondano il movimento della cordicella legata al collo che, smossa dal trambusto, sfugge oltre l’orlo del maglione, lasciando oscillare in bella vista il ciondolo runico. Lui non ci fa caso, però, troppo preso a riprendersi dal trauma (e probabilmente non ci riferiamo all’essere finito in mezzo a un albero di bacche esplosive), con la mano libera che sale a pizzicarsi il pomo d’adamo nervosamente, frattanto che l’altra scioglie la presa sul braccio dell’altro e ricade lungo il fianco.
    Inizia a intravvedere uno schema nel comportamento di Marcel. Nel suo essere sempre così dannatamente fastidioso, dimostrandosi però completamente affidabile nel momento del bisogno. Merda, è in debito con lui per la seconda volta. Eppure è grazie a questo che sta cominciando a scorgere frammenti dell’identità più intima del ragazzo. Forse, allora, può anche sopportare con meno fastidio i tratti ruvidi del suo carattere, come prezzo da pagare per ammirarne i lati migliori. Emette un sospiro profondo, accettando internamente questa conclusione, che sigilla con il pugno destro portato contro l’omero sinistro del collega, a dargli un leggero colpetto. Gli invia anche un breve sguardo d’intesa. Rapido e indolore. Almeno così spera, nonostante le pupille gli si dilatino sufficientemente da rendergli l’occhiata ben più intensa di quel che vorrebbe. E che svela parte della sua stessa anima. Solo allora si ricorda che c’è anche Skylee (cerchi di capire, è rimasto scombussolato dagli gli eventi infausti!) ed è a lei che va ad appoggiare la stessa mano destra su una spalla, stringendola appena. [Avrei potuto fare un bel botto… Grazie anche a te]. La voce gli trema debolmente, spingendolo a schiarirsela prima di tornare d’innanzi alla pianta da cui è stato appena salvato. Ha recuperato anche i guanti dell’amica, che si sta infilando con cura, mentre i suoi ingranaggi mentali tentano di rimetterlo in carreggiata. [Quantomeno non dobbiamo cercarla] non fa ridere neanche a lui, ma in qualche modo dove pur farsi perdonare per le figuracce fatte finora. [D’accordo, allora… se vuoi prendere il sacco, io comincio a raccogliere le bacche] propone in direzione di Marcel, decisamente più gentile di quanto non sia mai stato con lui. D’accordo, lo sa che probabilmente sono premure che cadranno nel vuoto, accolte con il solito piglio giocoso e strafottente dell’altro. Ma va bene così.
     
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    Skylee Metis

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    «Certo certo, tu sei un perfetto principe azzurro con le ali da angioletto e Loki è stata la tua principessina da salvare... come vuoi» Risposi divertita scuotendo la testa ad occhi chiusi. Che Marcel non fosse un angioletto era più che certo, non che lo considerassi una persona cattiva, quello no, ma non era nemmeno un angioletto, appunto. Era stato gentile a evitarmi di spappolarmi al suolo la prima sera che ci eravamo incontrati e lo era stato ancor di più a non andare a urlare ai quattro venti del mio attacco di panico che avrebbe di certo rovinato la perfetta immagine che mi ero costruita a fatica, quella di una Caposcuola imperturbabile, rigorosa e perfettamente in grado di sostenere qualsivoglia situazione pericolosa, un vero portento insomma, peccato solo che quel bel siparietto non fosse del tutto vero, io non ero perfetta, ero molto distante dall'esserlo, ma il fatto che le altre persone fossero convinte di ciò mi faceva sentire al sicuro e protetta da quanto sarebbe potuto accadere se davvero avessero visto ciò che ero in verità. Un casino. «Su ora smettetela, mi fate venire il mal di testa» Annunciai dividendoli fisicamente da quello scontro verbale che sembrava divertirli molto. «Complottista da questa parte, mentre tu piccolo putto di qua» Feci cenno a Loki di spostarsi alla mia sinistra mentre con la mano opposta spingevo Marcel alla mia destra come se fossero realmente dei bambini da dividere e beh, viste le frecciatine che continuavano a tirarsi non ci andavano poi così lontano.
    Accadde tutto piuttosto in fretta e prima che potessi fare qualcosa per evitarlo, mentre cercavamo di procedere sul percorso designato, vidi Loki cadere all'indietro e il tutto si complicò ulteriormente quando notai ai piedi di cosa fosse finito. «Non muovetevi» Ripetei nuovamente fin quando entrambi non mi ebbero fatto capire che non si sarebbero mossi se non con estrema attenzione. Feci poi per andare ad aiutare Marcel a risollevare il Serpeverde ma l'esuberante cagnone che fino a quel momento era stato calmo e buono prese ad agitarsi e tentò di balzare verso le due figure a pochi passi da noi con chissà quale intenzione. Feci appena in tempo a rendermene conto che il mio corpo si mosse quasi anticipatamente rispetto a quello che il mio cervello gli avrebbe ordinato di fare di lì a pochi millesimi di secondo e con un gesto veloce e scattante circondò il corpo dell'animale impedendo a quest'ultimo di atterrare sulla zona ricoperta di tante piccole bombe inesplose. «Ok, te lo concedo» Mi rivolsi al Corvonero con un accenno di fiatone nel tono. «Forse questa non è il frutto meglio rouscito della magia... solo un demente» O un pazzo scellerato. «Non avrebbe pensato a circondare l'area per evitare che qualcuno ci finisse accidentalmente sopra» Certo era vero, i motivi per i quali quel cespuglio si trovava lì potevano essere molteplici, da un comunissimo spargimento di semi non desiderato gentilmente concesso da uccelli o semplici folate di vento, ed era altrettanto vero che trovare, catalogare e poi mettere in protezione ogni area della foresta sarebbe stato decisamente impossibile da fare, ma delle bombe a mano su un cespuglio? Sul serio. «Per mille boccini, il mio cuore ha smesso di battere per qualche istante» Confidai ancora leggermente ansimante ai due ragazzi che finalmente parevano essere tornati entrambi in posizione verticale e pronti a procedere con i compiti per la giornata. Beati loro, io ancora tentavo di riprendere fiato dopo aver immaginato i mille e uno scenari possibili che si sarebbero potuti verificare se solo qualcosa fosse andato storto. «Bene... ecco, fate attenzione, non voglio rischiare che saltiate nuovamente per aria... non sarebbe di certo un ottima referenza sul mio immacolato curriculum scolastico» Tentai di smorzare il tutto con un po' di buona e vecchia ironia, almeno per me pareva funzionare sempre, mossi poi il braccio sollevandolo verso il cielo e facendo roteare la bacchetta sopra alla mia testa resi la zona attorno a noi protetta dalla pioggia, come se un grande e impermeabile ombrello si fosse appena aperto sopra di noi. «Questo dovrebbe aiutare...» Affermai fra me e me mentre con occhi attenti osservavo i due ragazzi cominciare a collaborare per finire il prima possibile i loro doveri. «Piccolo putto...» Esclamai alla volta di Marcel chiamandolo col nome di un piccolo essere alato famoso fra i babbani che in un qualche modo poteva ricordare un angioletto, ovvero ciò che soli pochi minuti prima il ragazzo aveva sostenuto di essere. «Forse dovresti fare qualcosa per i tuoi vestiti, rischi un bel raffreddore se resti così!» Gli consigliai senza però prendere l'iniziativa e farlo al posto suo, memore di come aveva reagito l'ultima volta che la mia bacchetta aveva avuto a che fare col suo vestiario. Avventata sì ma recidiva no. «Non che non ti doni questa versione da mister maglietta bagnata, ma ecco, sì, forse è il caso che ti dai un asciugata» Lui più di tutti era stato quello che più si era inzuppato e al contrario mio o di Loki era rimasto sotto la pioggia con la sola camicia a fargli da scudo fra la pelle e le intemperie esterne, anche se, nemmeno a me e al Serpeverde avrebbe fatto male asciugarci un pelo. «Dai, fate presto cosí torniamo al castello, direi che il saggio lo potrete scrivere pure dopo esservi riscaldati un po'» E quale posto migliore per farlo se non davanti al caminetto della sala studio? Li si che ci saremmo potuti dare una bella riscaldata.

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