Posts written by schneider.

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    Quella che doveva essere una semplice lezione di incantesimi fuori porta, si stava rivelando una totale catastrofe. Ero partito con un grande entusiasmo e con altrettanto entusiasmo avevo cercato di dissuadere Halley dalla possibilità che quella scampagnata nascondeva in sè mille insidie. Avevo cercato anche di fare dell'ironia sull'esercizio che avevamo fatto con gli incantesimi elementali e poi mi ero lanciato con leggerezza verso l'esplorazione insieme al gruppo meno plausibile di tutti i tempi: Hunter, Ollie, Valentine e me. Bastava guardarci da fuori per capire che tutti i membri viaggiavano anni luce di distanza l'uno dall'altra, forse soltanto Valentine ed io potevamo essere simili. Da quando avevamo messo piede nella giungla, avevamo già affrontato diversi pericoli e scampato ben tre tentativi di morte assicurata. Non male, pensai. Se glielo raccontassi a Mars, non ci crederebbe mai e probabilmente mi avrebbe preso in giro a vita per come mi ero difeso dall'attacco di quelle formiche. Ero un mago ma avevo utilizzato l'ingegno per cercare di salvarmi il culo senza utilizzare la magia, anche perché non potevo fare altrimenti. Quelle formiche con i loro morsi, mi avevano reso difficile compiere qualsiasi gesto se non quello di disfarmi della mia maglietta per colpirle allegramente e toglierle dai miei jeans che dopo quel viaggio avrei sicuramente buttato. Peccato perché erano i miei jeans preferiti. In quel momento, però, i miei indumenti non erano la mia preoccupazione più grande: Ollie non stava per niente bene ed era collassata per terra. Ti facevo più intelligente. Commentai verso Hunter che forse non aveva compreso il reale malessere della ragazza, non mi sembrava che fosse dovuto al caldo o alla stanchezza. Mi precipitai verso di lei per cercare di capire cosa fare e come aiutarla, limitandomi in un primo momento nel semplice gesto di tamponarle la fronte e osservando come il suo viso stava lentamente riprendendo il suo colore naturale. Sta meglio. Esclamai, voltandomi verso gli altri per poi rimettermi in piedi aiutando la tassorosso a fare lo stesso. Avevo salvato il culo alle due persone che più odiavo al mondo e loro non si erano degnate di dirmi nemmeno un grazie, era meglio se continuavo a darla vinta al mio orgoglio. In ogni caso, nel momento in cui mi allontanai, Ollie cadde di nuovo e questa volta sembrava essere messa peggio. Fu quando mi riavvicinai a lei che mi accorsi che aveva una strana macchia sul collo: era stata avvelenata! Cazzo, ci mancava solo quella. Dobbiamo essere rapidi e decisi. Dissi, prima di iniziare ad impartire ordini ben precisi agli altri due che risposero prontamente ai miei comandi, però era davvero divertente giocare all'allegro chirurgo. Hunter, trovato l'antidoto? Gli domandai mentre continuavo a reggere la tassorosso dalle gambe, alzandole leggermente così che la circolazione del sangue refluisse nel modo corretto e ci aiutasse nel salvaguardare Ollie. Diedi una rapida occhiata ad Hunter che si era avvicinato, porgendo la pozione alla tassorosso. Gli mimai di aiutarla a bere perchè non credevo proprio possibile che nelle sue condizioni sarebbe riuscita a compiere un gesto simile. Ollie! Sei finalmente tornata tra noi! Allargai le braccia in un chiaro segno di entusiasmo misto a sollievo per la sua rinvenuta e le sorrisi amichevolmente. Ti ho salvato la vita e invece di ringraziarmi, pensi a fare dell'ironia su di me? Sbuffai e mi rimisi la maglietta poi, dando le spalle agli altri, recuperai il mio zaino e ripresi a camminare. Era meglio se mi facevo i cazzi miei e la lasciavo morire li, in completa solitudine. Non mi preoccupai di controllare che gli altri mi seguissero perchè in quel momento mi balzò in mente la strana energia che avevo provato nel momento in cui mi ero avvicinato ad Ollie. Mi ero sentito davvero strano, come se un'entità soprannaturale stesse prendendo il controllo del mio corpo: sentivo tutta l'energia defluire verso le mie mani e non mi spiegavo come fosse possibile. Forse dovevo chiedere agli altri? Mi voltai e lo guardai attentamente, prima di esclamare un "naaaah" nella mia mente e proseguire per la mia strada. Non erano stati in grado di aiutarmi con le formiche, non mi avevano ringraziato quando avevo salvato le loro chiappe e dovevano darmi delucidazioni su quello che mi era accaduto? Il caldo mi stava dando alla testa. Camminando in solitudine, avevo di godere del paesaggio che man mano che avanziamo diventa sempre meno ospitale. Improvvisamente sento la sensazione di smarrimento pervadermi e mi sento come se non stessimo andando da nessuna parte. Poi i rumori di sottofondo che ci avevano accompagnato fino a quel momento, vengono interrotti da un suono strano che cozzava con l'ambiente circostante. Mi volto verso gli altri e poi di nuovo verso la provenienza di quel rumore: Merda! Esclamai e segui il consiglio di Hunter mentre con lo sguardo cercavo una possibile via di fuga, quello che non avevo considerato era l'incredibile istinto suicida di Valentine. Lo osservai mentre si avvicinava all'animale: eravamo davanti ad un irresponsabile o ad un fottuto genio? Venne preso in ostaggio dall'animale chiaramente e giustamente agitato e me ne restò impalato ad osservarlo con ammirazione prima di decidermi a scappare perchè se quel coso mi prende, non potrò raccontare a nessuno ciò che mi è accaduto. Incredibilmente, Valentine, riesce anche a darci la soluzione a quel problema e fidandomi ciecamente di lui, esclamai: Dragontea! Stavo correndo come se non avessi fatto altro in tutta la mia vita e non mi voltai indietro per controllare che il piano di quel matto di Valentine avesse funzionato, bensì finii dentro una grotta. Strizzai gli occhi un paio di volte per cercare di abituarmi a quel cambio di luce così repentino e poi guardai Hunter medicarsi una ferita. L'avrei aiutato ma quella volta decisi di restare al mio posto, tanto non sembrava che apprezzassero i miei interventi. Neanche il tempo di respirare che venimmo attaccati da un branco di Kappa. E che cazzo! Esclamai esausto. Ma c'era un singolo angolo in quel posto che non fosse infestato da animali assetati di sangue? Bacchetta alla mano e ritornai in scena, pronto a combattere al fianco dei miei cosiddetti compagni di squadra. Anche se di squadra non avevano proprio lo spirito. A suon di levicorpus riuscimmo in qualche modo a scampare l'ennesimo pericolo e ad uscire dalla grotta. Finalmente potevamo tornare a casa.

    Aaron Schneider, V° anno, grifondoro
    In gruppo con: Hunter, Ollie e Valentine

    - Interagisce principalmente con Ollie alla quale salva la vita e qualche volta anche con Valentine e Hunter.

    - Offeso per non aver ricevuto neanche un grazie per il suo intervento, cammina in solitudine per tutto il viaggio interrogandosi sulle strane sensazioni che aveva percepito mentre si preoccupava di salvare la vita ad Ollie.

    - Arrivati davanti al Graphorn, guarda con ammirazione Valentine per il suo coraggio e la sua immensa follia e poi segue alla lettera il suo piano.

    - Nell'ultima parte aiuta i suoi compagni a sbarazzarsi dei Kappa.
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    Guardando lei mi resi conto che eravamo agli antipodi: due mondi troppo diversi che non riuscivano ad incontrarsi perché cozzavano tra di loro. Eppure durante il nostro primo incontro, avevo visto una similitudine tra noi due ma probabilmente ero stato accecato dall'euforia di aver ritrovato una vecchia amicizia. Ero così contento che non ero riuscito a guardare oltre le apparenze, non ero riuscito a vedere quello che Daphne nascondeva dietro quel suo aspetto fin troppo perfetto. Era proprio vero che chi cercava di mostrarsi agli altri puro, privo di difetti, quasi sempre aveva qualcosa da nascondere. Perciò mi domandai: cosa aveva la biondina da nascondere? Ma ti senti quando parli? Alzai gli occhi al cielo. Pensi davvero che l'unica vittima di questa storia sia solo tu? Daphne doveva seriamente imparare a riguardarsi perché di questo passo, si sarebbe semplicemente fatta del male. Come puoi pensare di essere nel giusto? Avevo le mie colpe e va bene ma lei? Pensava davvero di non aver commesso nessun peccato? Mi dispiace Daphne ma non è così. Anche tu hai le tue colpe, solo che non lo vuoi ammettere perché sei troppo presa da te stessa e dalle tue azioni per nulla nobili. L'aggredì ancora una volta. Ciò che mi aveva causato lei, era di gran lunga peggiore rispetto a quello che le avevo fatto io. Il mio era stato uno stupido scherzo mentre i suoi gesti erano davvero di dubbio gusto. Hai sbagliato, questa volta anche tu hai commesso degli errori e devi accettarlo. Era come se nessuno dei due volesse scendere ad un accordo pacifico, ognuno difendeva a spada tratta le proprie convinzioni e non accennava a fare un passo verso l'altro. Io ero un tipo orgoglioso e lo sapevo bene perché me lo avevano fatto notare in più di una persona che mostravo un esagerato senso di autostima e di apprezzamento di me oppure che ritenevo di non essere mai in errore o ancora che mi consideravo quasi sempre superiore agli altri. Stavo cercando di mitigare questo mio aspetto ma qui il problema non era il mio orgoglio ma l'egocentrismo esagerato di una persona che non riusciva a vedere al di là del proprio naso. Mi aspetto le tue scuse. Incrociai le braccia al petto e attesi che mi dicesse ciò che mi meritavo di essere detto, una semplice parola che avrebbe dovuto dirmi già molto tempo fa. Io poi, forse, lo avrei fatto a mia volta. Difficilmente chiedevo scusa per primo e aspettavo sempre che fossero gli altri a farlo perciò questo comportamento non era nuovo ai miei occhi e forse nemmeno alla biondina che continuava a guardarmi con quell'odiosa aria indifferente. Se non sai come si pronuncia, te lo posso scrivere su un foglietto così magari sarà più facile per te. La provocai mentre continuavo ad impuntarmi sul fatto che dovesse porgermi delle sentite scuse. Certo che mi importa della mia reputazione, semplicemente me ne sbatto il cazzo del parere degli altri e dovresti farlo anche tu. Le dissi semplicemente come se fosse una specie di consiglio spassionato. Oppure hai paura di qualcosa? Alzai un sopracciglio e la guardai con aria di sfida. Daphne Andersen ha paura! Te lo leggo in faccia. Hai paura che i tuoi genitori vengano a sapere che stai rovinando il nome della tua prestigiosa famiglia del cazzo? Oppure che Hunter scopra la tua vera natura e ti pianti in asso? Ti ascolto, dimmi. Per me, comunque, non aveva nessun senso preoccuparsi in questo modo così ossessivo della propria reputazione. Io alle spalle vantavo ogni genere di cazzata possibile e immaginabile che aveva messo a repentaglio la mia reputazione ma nulla che qualche buona azione non potesse rimediare. ...e dato che con te i fatti sembrano contare più delle parole, te l'ho fatto capire con quelli. Certo, certo. E' facile credere a queste cazzate, no? Sbuffai, palesemente stufo di ascoltare quelle scuse. E' proprio vero che la mente umana, è fantastica: si crea delle convinzioni dietro alle quali nascondersi pur di non affrontare la verità. Mi diedi delle arie come se sapessi realmente ciò di cui stavo parlando. E sai qual é la verità? Che sei semplicemente una ragazzina viziata, Daphne. Una ragazzina che fin da piccola è stata abituata ad ottenere qualsiasi cosa e che adesso non riesce nemmeno a rendersi conto quando commette qualche errore. Era ciò che pensavo, anzi, ciò che lei mi aveva fatto pensare con i suoi comportamenti inammissibili. La osservai mentre con aria indifferente, si sistemò la coda di cavallo e con altrettanta indifferenza scrutò la folla che si era riunita intorno a noi. Eravamo sotto i riflettori, gli occhi dei vari studenti erano puntati su di noi e scrutavano ogni nostra mossa, probabilmente speravano di vedere un bel duello. Con noncuranza e sempre prendendola in giro, decisi di allontanare quella folla perché quelli non erano affari loro e non erano tenuti a stare lì impalati in attesa di una rissa o qualcosa del genere: quello che stava accadendo era una cosa che riguardava solamente Daphne e me. Basta! Mi hai rotto! Gridai e avanzai minaccioso verso di lei. Sì, ti ho evitata. Ti ho evitata perché avevo una paura fottuta di scoprire qualcosa di grave sulla mia famiglia, avevo paura di venire a conoscenza di qualcosa di cui non sarei andato fiero. Cosa avresti fatto tu al mio posto, eh? Non l'avevo evitata senza un motivo valido e mi ero anche sentito in colpa nel farlo ma ero terrorizzato. Non lo avevo fatto in cattiva fede, solo non ero ancora pronto ad affrontare una possibile verità spietata. Mi sono risvegliato da solo in un letto d'ospedale, senza più alcun ricordo. Dei miei non c'è traccia e io vivo nell'angoscia che un giorno qualcuno mi possa venire a dire che i miei probabilmente sono morti. In più vivo con un patrigno che continua a torturarmi ogni volta che sbaglio perché proprio come te, ha queste manie di perfezionismo di cui mi sono davvero rotto il cazzo. Sbraitai, ritrovandomi a pochi centimetri di distanza da Daphne. Per te sono un coglione, un'idiota e sarà anche così ma quello che tu non sai é che mi comporto in questo modo perché so cosa vuol dire vivere nella sofferenza, nel dolore e nella preoccupazione. Non ero stupido ma mi comportavo in quel modo perché volevo creare un ambiente sereno in cui passare le mie giornate, quella stessa serenità che si spegneva non appena mi infilavo sotto le coperte. Mi piace far ridere la gente perché so quanto può far bene una risata e francamente non mi importa se ridono con me, di me o altro. Mi importa semplicemente di riuscire a far star meglio gli altri, di donargli qualche minuto di leggerezza e se tu questo non riesci a capirlo, è solo perché sei rinchiusa nelle tue stupide barriere mentali. Ti preoccupi solo di te stessa, a tal punto da non riuscire a guardare chi ti sta davanti e questo è un male. Ti preoccupi solo di te stessa e del tuo bene, sei arida. Ero davvero stanco di tutte le persone come lei che credevano di poterti impartire preziose lezioni di vita solo perché si sentivano superiori agli altri. Indietreggiai di qualche passo, Daphne mi aveva davvero deluso e con me non aveva proprio più niente da spartire. Le rivolsi un ultimo sguardo, poi mi voltai di spalle pronto ad andarmene.


    Edited by schneider. - 29/5/2023, 11:46
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    Perdere la memoria era stato un pó come avere una seconda possibilitá con il mondo magico. Stando a ció che mi aveva fetto Daphne durante il nostro primo incontro, il mio carattere era rimasto pressocche invariato e ció significava che anche nella mia vita passata ero un buon a nulla. Da quell'incontro avevo cercato di migliorare sotto il punto di vista scolastico anche se ero dell'idea che la mia mente era fin troppo sottovalutata tra quegli stupidi banchi di scuola. Avevo fantasia da vendere e volevo sfruttarla nelle mie creazioni, sia per creare qualcosa di divertente ma anche per costruire qualcosa che potesse migliorare il mondo magico. A volte sognavo di essere una star internazionale, altre invece puntavo a diventare il miglior inventore del mondo ma nulla vietava che sarei potuto diventare entrambi. No? Di tempo ne avevo, dovevo solo imparare a sfruttarlo a mio favore. In ogni caso, avrei cercato di essere uno studente migliore. O almeno per quanto mi era possibile. Infatti, durante quella lezione avevo prestato molta attenziome e mi ero reso conto che non avevo mai valutato la possibilitá di essere collegato ad uno dei quattro elementi. Mars una volta mi aveva accennato a qualcosa del genere ma io non gli avevo dato retta, credendo che parlava in quel modo perché sotto l'effetto di qualche sostanza stupefacente. Mi sarebbe piaciuto avere un collegamento con l'elemento della terra o dell'acqua perché per me erano strettamente collegati alla vita e alla soppravvivenza dell'uomo peró, stando ai miei esercizi, non ero proprio portato per l'elementarismo. L'incanto collegato all'acqua era stato un totale fallimento, non avevo generato un bel niente e l'acqua non si era mossa nemmeno per sbaglio. Per non parlare dell'incanto fenixiendo, quello un altro enorme buco ne'acqua. Gli unici che mi avevano dato una magra consolazione, erano stati: turbos e nepentalius. Il primo era riuscito a creare delle piccole dune e ad insabbiare uno studente mentre il secondo, piú che spaventare, aveva fatto sorridere un corvonero che si era messo a giocare con la mia pianta. Un risultato nienteale, no? Potevo anche non essere portato per l'elementarismo peró non si poteva dire che non ci avevo provato e non mi ci ero impegnato. Sperai che l'insegnanre avrebbe apprezzato e valutato come si deve il mio impegno, non come l'insegnante di divinazione. Fatto sta che alcuni studenti, al contrario mio, erano perfettamente riusciti nel loro intento e i loro incantesimi erano ricaduti proprio sul sottoscritto. Non dovevo nemmeno girarmi per capire da chi erano stati indirizzati: il primo, quello dei piranha, mi era stato gentilmente offerto da Hunter. Fortunatamente quello che fecero, fu il solletico tanto che mi divertii a giocare con loro. Tusché. Gli mimai connle labbra, senza aggiungere altro. Non mi sarei mai fatto influenzare da quello scherzo e poi, a differenza di altri, riuscivo a non prendere troppo sul serio le cose. Poi fu la volta di piccolo tornado d’acqua che per puro caso finí addosso a me, bagnandomi dal collo in giù. Questa proprio non me l'aspettavo e specialmente non me l'aspettavo da Ollie. Finalmente hai imparato a mimare. Dissi provocandola, ricordando alcuni commenti che le avevo fatto durante una partita di quidditch. Quando giocavo, diventavo davvero tanto competitivo e cattivo, non badando alla gravitá delle cose che dicevo. Purtroppo il mio sarcasmo quella volta era ricaduto su di Ollie e da allora la ragazza mi odiava. Giustamente. Avrei tanto voluto chiederle scusa ma la tassorosso continuava a far finta che non esistessi. Peggio per lei. Drought. Pronunciai l'incantesimo dopo aver puntato la bacchetta sui miei vestiti e da essa si generó un vento caldo che in poco piú di qualche millisecondo, fece ritornare i miei vestiti al loro status iniziale. Ragazze come é andata? Mi avvinai nuovamente ad Halley e Freya che avevano finito l'esercizio giá un pó. Io non penso di essere portato per l'elementalismo, non so voi ma posso tranquillamente appendere la mia bacchetta al chiodo. Commentai prima di venire sovrastato dalla voce della professoressa che ci spiegó quello che avremmo affrontato di lí a poco. Ah non avevamo ancora finito? Ci divise prima in gruppi e io a stento riuscivo a crederci di essere finito con due delle persone com cui avevo un pó di problemini personali. La professoressa ci aveva chiamati "asso di snasi", come un gioco di carte a me ignoto, e con me c'erano esia Ollie che Hunter. Grazie al cielo c'era Valentine. Ci chiese di posizionarci davanti a lei, al che sorrisi e dissi ad Hunter: Come vedi il destino ci vuole insieme. Feci dell'ironia ma quello o aveva in cancrena il volto oppure non sapeva come sorridere. Che pesante! Cosa ci trovava Daphne in lui proprii non riuscivo a capire. Vidi levitare tre carte davanti ai nostri occhi e la professoressa ci disse che dovevamo metterci uno zaino in spalla, ne aveva preparato uno per ciascuno di noi e dopodiche dovevamo ternerci per mano e uno di noi doveva afferrare la carta che volteggiava davanti ai nostri occhi. Ci materializzammo nuovamente e questa volta fu diverso: non sentii fastidiosi capogiri o strane sensazioni alla bocca dello stomaco. Che il mio corpo si fosse abituato? Non avevo tempo di pensarci perché mi ritrovai immerso in un’enorme pozza d'acqua. Di nuovo? Commentai e prima che potessi aggiungere altro, notai che un elefante si stava dirigendo verso di noi; in particolar modo verso Valentine e non mi sembrava che volesse giocare con lui. Vidi l'elefante afferrare il mio compagno di squadra con la sua proboscide e buttarlo prima sott'acqua, poi di nuovo in aria come se fosse un giocattolino e niente di piú. Mi guardai intorno e notai che il resto della popolazione di elefanti ci guardó come se si sentisse, in qualche modo, minacciata. Io non credo che ci voglian-...e quelli che cazzo sono? Domandai agli altri indicando un gruppo di animali che parevano essere dei rinoceronti che stavano letteralmente prendendo la carica contro di noi. Dovevamo correre cazzo! E senza pensarci su due volte, iniziai a correre come se quella fosse l'unica cosa che avevo fatto in tutta la mia vita e l'unica che mi avrebbe salvato. Non mi guardai indietro, non guardai i miei compagni e mi immersi completamente nella giungla. Una volta sicuri di aver seminato quel branco di erumpet, comparve un fuoco fatuo che ci guidó in un percorso decisamente ostile. La vegetazione era ingombrante e dovevo trovare qualcosa per tagliarla alio passato, al che presi un grosso ramo e iniziai a tagliare i lunghi rami che mi coprivano la vista. Come se non bastava c'erano anche dei fastidiosi folletti della Cornovaglia che si erano messi in testa di darci il tormento. Hunter, guarda, ti trovano simpatico. Commentai mentre afferrai la mia bacchetta, pronto a liberarmi di quei cosi. Iniziarono a volarci intorno, a prenderci per i capelli e a strattonarci per i vestiti e quando vidi che stavano per scagliare una pietra contro Hunter, senza pensarci esclamai: Glacius! e quelli rimasero bloccati, cadendo per terra con un piccolo tonfo. Mi stava sul cazzo quel Moore ma non riuscivo a stare com le mani in mano quando vedevo qualcuno in pericolo. Mi dicevano che avevo la cosídetta sindrome del super eroe ma non era affatto cosí, semplicemente avevona cuore il bene degli altri. Continuammo a camminare a passo svelto e a lanciare, di tanto in tanto, qualche diffindo per togliere di mezzo i serpenti che sbucavano di qua e di là. Imprecai quando delle piante strane con enormi spuntoni appuntiti mi strapparono la maglietta. Ma i pericoli non erano finiti qui perché, ad un tratto, iniziai a sentire un prurito fastidioso sulla gamba che in un primo momento non mi dava fastidio ma con il passare dei secondi stava diventando addirittura doloroso. Abbassai lo sguarfo e notai che delle formiche mi stavano mamgiando vivo. Cercai di scrollarmele di dosso, scuotendo le gambe ma queste non avevano intenzione di mollarmi cosí cercai l'aiuto dei miei compagni. Che cazzo fate lí impalati? Aiutatemi! Gridai mentre cercavo di afferrare la bacchetta inutilmente. Dovevo pensare: pensa Aaron, pensa! Non abbiamo qualcosa contro le formiche in questi fottuti zaini? Domandai agli altri che erano di nuovo alle prese con i folletti, eppure ero sicuro di averli congelati tutti con il mio glacius. Mi tolsi la maglietta e piegandomi cercaibdi utilizzarla come una specie di spazzola per cacciare via le formiche. Avevo vissuto per un pó senza magia -colpa delle punizioni del mio patrigno- e questo mi era servito per far funzionare la mia mente a trovare soluzioni che non prevedessero l'uso della bacchetta magica. Il pericolo delle formiche sembró essere un lontano ricordo che ci permise di proseguire ma pochi metri piú tardi, Ollie inizió a sentirsi male. Ollie, dai! Sbrigati, non é questo il momento di fare una pausa. Mi voltai e vidi il corpo di Ollie tremare, camminava e sembrava che avesse lo sguardo spento, come se si trovasse altrove. Che cosa fai tu! Rimproverai Hunter che le aveva lanciato un aguamenti e mi precipitai a soccorrerla, dovevo salvarla. Con la mia maglietta ancora in mano, le asciugai la fronte e nel momentonin cui le mie mani sfiorarono il suo viso sentí una strana forza pervadermi il corpo e una strana energia defluire verso le dita delle mani. Che mi stava succedendo? Ollie sembró riprendersi e io le sorrisi amichevolmente, allontanandomi da lei ma nel momento in cui mi allontanai, tornó debole. Che dovevamo fare? Ha una macchia sul collo, qualcosa deve averla punta! Notai e mi precipitai nuovamente da lei.Hunter tu cerca nello zaino qualcosa che possa aiutarla e Valentine, aiutami a sorreggerla! Diedi ordini ben lrecisi e sperai vivamente che li seguissero.

    Aaron Schneider, V° anno, grifondoro
    In gruppo con: Hunter, Ollie e Valentine

    - La prima parte del post è dedicata al commento dell'esito dei vari incantesimi, ha riservato qualche osservazione anche a quelli degli altri che sono stati scagliati contro di lui. In questa prima parte interagisce brevemente con: Halley, Freya, Hunter e Ollie.

    - Nella seconda parte del post: Aaron si ritrova a fuggire insieme agli altri componenti del gruppo, lontano dal branco di elefanti ed erumpet scegliendo però di non aiutare nessuno ma badando semplicemente a salvarsi la pelle. Diversa è la situazione quando vengono attaccati dai folletti della Cornovaglia perché decide di aiutare Hunter. Scampato il pericolo, o quasi, deve affrontare le formiche che decide di liberarsene utilizzando la sua maglietta come spolverino che inizia a scuotere sui suoi pantaloni.

    - Verso la fine del post, si appresta a soccorrere Ollie e qui scopre il suo talento innato (è un asceplio): quando le mani sfiorano il viso della ragazza, lei sembra riprendersi. Purtroppo l'effetto dura troppo poco perché, appunto, è un'abilità che ha appena scoperto e quindi è molto debole. A questo punto, impartisce degli ordini ai suoi compagni di squadra per cercare di salvare la povera Ollie.
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    La passaporta era il modo di teletrasportarsi da un luogo all'altro che più detestavo. Viaggiando con essa mi sembrava che un gancio si fosse aggrappato all'ombelico e mi strattonava violentemente, un po' quello che stavo provando in quel momento. Un'altra volta avevo viaggiato utilizzando una passaporta, questa volta avevano incantato un cappello di paglia posto su di uno spaventapasseri, e dopo essere atterrati avevo vomitato ed ero rimasto con quella fastidiosa sensazione di nausea per decisamente troppo tempo. Sperai che non accadesse di nuovo oppure avrei dovuto mollare la lezione e sinceramente non ne avevo voglia perché non ero messo bene a voti, dovevo recuperare. Dopo aver vorticato per un po', arrivammo a destinazione e se c'era un'altra cosa che odiavo era che non sempre era preciso come mezzo di trasporto, difatti Halley non era più vicino a me una volta atterrati in...dove ci trovavamo? Halley? La chiamai mentre pensavo che c'erano altri modi più efficaci per teletrasportarci, tipo la materializzazione. Questa... Dissi sventolando in faccia al mio compagno di stanza, il piccolo oggetto dalla forma circolare. Poi, un'idiota, mi piombò addosso e imprecando mi voltai verso la causa di quel piccolo scontro. Oh...chi si rivede. Gli risposi a tono, cercando di mascherare il mio fastidio dietro un sorriso quanto più amichevole possibile. Sta decisamente meglio, anche se mi mancano quei...cosi. Scherzai mentre mi sistemavo la maglietta che si era stropicciata per quell'urto poco piacevole. Daphne ci sa fare, a proposito, dove l'hai lasciata? Mi guardai intorno come se la volessi realmente trovare. Ci siamo incontrati qualche giorno fa e... Mi bloccai come se non potessi rivelargli ciò che era successo perché potrebbe mettere a repentaglio la loro relazione. Non te l'ha detto? Un piccolo ghigno spuntò sul mio viso. Ora devo andare, me la saluti. Diedi una pacca amichevole sulla spalla del corvonero e poi andai alla ricerca della mia compagna di squadra che era finita dentro ad una pozza di fango. Nel tragitto incrociai lo sguardo di Valentine, un ragazzo con il quale avevo affrontato dei bruttissimi avvincono, al quale accennai un saluto con il viso. Quando trovai Halley, scossi leggermente la testa e fingendo in espressione delusa, anche se il mio sorriso mi tradì. “Che gran cavaliere. Qualcuno dovrebbe prendere appunti.” Ma chi, Harry? Alzai di proposito la voce, in modo tale da farmi sentire da quella sottospecie di energumeno. Quello riesce a malapena a scrivere il suo cognome, figurati se è capace di scrivere la parola galanteria. Poi il mio sguardò, finì sulla figura femminile accanto a quella di Halley e rimasi a fissarla per pochi secondi prima di decidermi ad aiutarla. Sono Aaron. Le sorrisi mentre venimmo interrotti da una nuova presenza. Hestia! Come stai? Le domandai sinceramente interessato. A tua disposizione. Quel tempio era riuscito a mettere a dura prova le mie abilità di mago e per di più anche la mia pazienza, visto il voto scarso che la professoressa mi aveva assegnato. Quella era stata l'unica volta in cui ero sicuro di meritare un voto decisamente più alto ma a quanto pare, l'insegnante di divinazione non era della stessa veduta. Dopo aver ascoltato il commento della prof sulla mia galanteria, alzai l'indice e il medio muovendoli in aria a mano a mò di saluto, poi mi apprestai ad ascoltare la lezione. Cambogia? Che figata! Scoprire la cultura di una nuova popolazione, era ciò che più amavo fare. Sì, per quanto fossi totalmente lontano dall'essere uno studente modello, esplorare era una cosa di cui andavo matto. E lo sapeva bene il mio padrino che più di una volta mi aveva beccato a rovistare nelle sue stanza private, alle quali mi aveva severamente vietato l'accesso. Ma lui sapeva bene che per me la parola "proibito" non era altro che un invito ad addentrarmi nelle sue camere a sua insaputa. Alcune volte mi aveva punito, chiudendomi nella mia stanza senza cibo e acqua, altre volte era arrivato anche a torturarmi lievemente: ad esempio mi aveva scritto sulla mano "non devo fare di testa mia", lasciandomi una cicatrice non indifferente che aveva continuato a bruciare per tipo due settimane. Comunque, tornando alla lezione, sapevo che in Cambogia c'erano spiriti e poteri soprannaturali. Gli spiriti potevano rappresentare aspetti della natura come fiumi, montagne, alberi, un antenato oppure un nume tutelare di una certa comunità. Io sperai che in quella lezione, avremmo imparato qualcosa su di essi. Purtroppo le mie preghiere non vennero esaudite e mi ritrovai con un pugno di mosche tra le mani chiamato elementalismo. Perché dovevamo imparare ad utilizzare incantesimi che messi in pratica da un mago senza connessioni con uno dei quattro elementi, aveva praticamente un valore nullo? Seguii la professoressa all’interno di un perimetro d’acqua particolarmente pulito; inzuppandomi le caviglie. Se c'era una cosa che detestavo era sentire quella fastidiosa sensazione di umido lungo le gambe, era una cosa che davvero mi faceva accapponare la pelle. Cercai di non distrarmi e osservai la professoressa Vane, memorizzando tutti i movimenti per poter lanciare l'incantesimo nella maniera più corretta. La vidi sedersi elegantemente sulle caviglie e puntò la bacchetta a pelo d’acqua, poi pronunciò l'incanto Piscis Gemini. Dalla sua bacchetta uscirono due grossi pesci d’acqua più scura, dall’aspetto molto simile a dei piranha che, poco visibili ma rapidissimi, si affrettarono per accerchiare, incredibile ma vero, Harry Barnes. Harry gradisci anche un po' di bagnoschiuma? Commentai mentre cercavo di trattenere le risate, quello sì che era un colpo da vera maestra. L'insegnante ci mostrò anche tutti gli altri incantesimi ma nulla a che vedere con quello legato all'elemento dell'acqua. Professoressa, vengo io! Mi proposi, pronto a replicare tutto ciò che avevo appreso e decisi di iniziare proprio dall'incantesimo che mi era piaciuto di più: quello dell'acqua. Perciò: mi accovacciai sulle ginocchia e puntai la bacchetta contro il pelo dell'acqua, poi copiai gli stessi movimenti della prof e focalizzai nella mia mente il bersaglio: un granchio che era appena uscito dall'acqua per ,probabilmente, godersi il bagnasciuga. In realtà avevo pensato ad Hunter ma la mia situazione scolastica era fin troppo in bilico per potermi dare la soddisfazione di compiere un gesto simile. Piscis Gemini! Pronunciai in modo deciso e dalla mia bacchetta fuoriuscirono dei pesci che creando una specie di danza, attaccarono il povero animale. Vidi il granchio agitare le sue chele, nell'intento di difendersi da quell'attacco improvviso e scoppiai a ridere. Quando poi, lo vidi mettersi a pancia in su, mi affrettai per aiutarlo e questo mi pizzicò l'indice. Inutile dire che imprecai a voce alta. Giunse il turno del secondo incantesimo e qui mi trovai in seria difficoltà perché ero troppo preso a ridere di Harry che non avevo seguito nulla di ciò che aveva fatto la professoressa. Io dovevo prestare maggiore attenzione alle lezioni di incantesimi perché la mia bacchetta, spesso e volentieri, non funzionava come volevo io. Turbos Non che mi aspettassi grandi risultati ma nemmeno un fallimento. Dalla mia bacchetta non uscì nulla, se non un leggero venticello che andò ad increspare l'acqua. Dovevo riprovarci e questa volta concentrandomi di più, decisi di puntare la bacchetta contro la sabbia per vedere cosa sarebbe successo nello scagliare contro un incantesimo del genere. Mi guardai intorno per copiare i movimenti degli altri studenti che di sicuro erano stati più attenti di me e dopo aver appurato di non aver capito un cazzo, lanciai nuovamente l'incantesimo. Si alzò un vento di media intensità che muovendosi in cicloni di forma circolare, sollevò nuvole di polvere e sabbia che modificarono alcune dune presenti. Purtroppo non avevo pensato alla probabilità che la sabbia potuta finire nell'occhio di qualcuno. Scusami. Dissi semplicemente contro il malcapitato di turno che in quel momento assomigliava più ad una sfinge di forma umana. Poi mi dedicai all'incantesimo del fuoco sul quale non nutrivo chissà quali grandi speranze. Siccome la sicurezza dava una grande mano in questi casi, decisi di atteggiarmi come tale e nascosi una mano dietro la schiena, dopodiché puntai la bacchetta in un punto indefinito e esclamai a grand voce: Fenixendio! Sperai di aver ottenuto un buon risultato e nel caso non fosse stato così, mi sarei impegnato di più con il prossimo incanto. A quel punto, decisi che la pianta sarebbe nata accanto ad uno studente per fargli prendere uno spavento di quelli che si sarebbe portato fin dentro la tomba. Toccai il terreno con la bacchetta e, facendola turbinare dal basso verso l’alto, cercai di creare una pianta carnivora di modeste dimensioni.
    Nepentalius! Sperai che lo studente in questione, non l'avrebbe presa troppo sul personale.







    Aaron Schneider, V° anno, grifondoro

    POST RECUPERO GIRO PRECEDENTE, potete ignorarlo e continuare oppure prendere spunto per interazioni future.

    - Interagito con: Hunter, Halley, Freya, Hestia, Harry.
    - Aaron ha eseguito gli incantesimi, partendo da quello che gli è piaciuto di più.

    Vado a scrivere l'altro. Cià.
    Piscis Gemini: 2
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    Turbos: 7
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    Fenixendio: 3
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    Nepentalius: 6
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    Phoebe la trovavo davvero adorabile e quando disse che sarebbe stata lei a rovinarmi il mio bel faccino prima dei suoi fratelli, scoppiai a ridere. E tu saresti capace di compiere un gesto simile? Le domandai con il mio solito tono scherzoso mentre avvicinavo pericolosamente il mio viso al suo, quasi a volerla sfidare. Puntai i miei occhi chiari nei suoi e rimasi a guardarla in silenzio, per poi ritornare alla mia postazione. Non sapevo esattamente cosa mi spingeva a comportarmi in quella maniera così stupida con la piccola grifondoro. Eppure avevo completamente abbandonato il mio atteggiamento da fighettino patentato per far uscire fuori il mio lato più divertente e scherzoso. Misi da parte la mia idiozia, per occuparmi brevemente del dito della povera ragazza che era stata una vittima immolata ingiustamente. Non mi sarei mai aspettato che avrebbe messo la mano proprio in un qualcosa dagli effetti sconosciuti, non avevo mai visto nessuno prendere una decisione così affrettata. Nemmeno io, mi sarei spinto così tanto eppure la grifondoro aveva una certa propensione per il cacciarsi nei guai. Dispiaciuto di averle causato un piccolo problema, decisi di seguirla così da farle compagnia durante quell'esperimento. Ho voluto testare anche io gli effetti della mia pozione, dopotutto, è quello che fanno gli scienziati. Giusto? Chiunque avesse a che fare con le invenzioni o con qualsiasi campo inerente ad esse, prima o poi, si metteva a testare personalmente i risultati delle loro teorie e chicchessia. E così, avevo deciso di farlo anche io perché non potevo di certo permettere che la grifondoro facesse da cavia ad un mio esperimento. «Combino sempre qualche guaio!» Sorrisi. Potrei averlo notato, vuoi per caso spodestarmi dal mio trono? Era risaputo che il titolo di 'combina guai', apparteneva al sottoscritto. Me l'ero sudata quella nomina che era stata il frutto di numerosi scherzi riusciti fin troppo bene e battute lanciate in contesti sbagliati, come le lezioni. Fatto sta che non potevo e non volevo che quel titolo nobiliare mi venisse tolto di punto in bianco perché spettava a me di diritto. Dopo oggi, credo che penserò in anticipo ad un piano B. Accettai quel consiglio, prima di lanciarmi alla ricerca del mio libro di pozioni con l'intento di trovare la ricetta per preparare l'antidoto. Però, prima di potermi dedicare alla lettura del paragrafo in cui veniva citato tutto ciò, notai un movimento repentino da parte di Phoebe: prima la vidi alzarsi e allontanarsi, poi si avvicinò velocemente a me, il che mi costrinse ad indietreggiare poggiando la schiena allo schienale del divano. Ascoltai le sue parole e cercai di sembrare il più serio possibile mentre venivo rimproverato per le mie eccessive scuse. Ok, ok, ho capito. Le risposi, alzando le braccia in segno di resa, per poi sentire con gran piacere le parole "accetto il tuo invito" uscire dalla sua bocca. Perfetto, non vedo l'ora. Le dissi, sorridendo compiaciuto e preparandomi mentalmente ad affrontare la decisione sul dove portare una ragazza come Phoebe. Beh, forse quello non era il momento giusto per pensarci visto che avevamo un problema ben più grave da risolvere. Qua dice che ci servono: venticinque grammi di ali di coleottero, sette foglie di ortiche secche, due tazze di bava di rana, venti grammi di radice di bar...bardana e due litri di acqua. In quel momento non avevo nessuno di quegli ingredienti, al che, alzai lo sguardo verso Phoebe. Non ho questi ingredienti...per preparare l'antidoto dovremmo recarci nell'aula di pozioni. Annunciai con rammarico, sapendo che non avrebbe mai rischiato così tanto per un banale dito blu. Se non vuoi andare, potremmo sempre restare qui e fare un gioco. Le proposi, alla fine si trattava semplicemente di aspettare e perché non farlo facendo un gioco che ci avrebbe permesso di conoscerci meglio? A turno, dobbiamo dire una cosa su noi stessi: un ricordo, un aneddoto, un particolare, insomma qualsiasi cosa e l'altro deve indovinare se questa cosa è vera o falsa. Le spiegai mentre mettevo la mia mente all'opera, alla ricerca di qualcosa di interessante da dirle. Inizio io. Esclamai con entusiasmo mentre divaricavo le gambe e poggiavo entrambi i gomiti sulle mie ginocchia, assumendo una posizione pensierosa. Solo quando fui sicuro di aver trovato la cosa giusta da dirle, mi rimisi su, voltando il busto verso di lei. Ho dato il mio primo bacio all'età di cinque anni. Visto che prima avevo detto che l'avrei potuta baciare, mi sembrava una buona idea proseguire su quella scia. Vero o falso? Diventai improvvisamente serio, così da non far trapelare alcuna informazione dal mio corpo.
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    La sveglia suonò fin troppo presto quella mattina e sfortunatamente non era nemmeno la mia. Io avevo deciso di saltare volontariamente le prime lezioni perché con Mars eravamo reduci da una serata in un locale che ci aveva chiamati per suonare qualche nostro pezzo. Avevamo accettato solo perché il patto che ci aveva proposto, ci era sembrato onesto; cosa che ovviamente avevamo scoperto troppo tardi non essere così. Difatti avremmo suonato per ultimi per pochi spicci e il proprietario del locale per evitare che fuggissimo via ci aveva rinchiuso in una sottospecie di magazzino, reindirizzato a camerino per l'evento. Puoi spegnere la tua fottuta sveglia? Nascosi la testa sotto al cuscino, soffocando le imprecazioni che seguirono quel breve scambio di battute con il mio compagno di stanza. Quanto sadici si doveva essere per comprare una sveglia con un suono così fastidioso. Sentendo che il fastidioso rumore non cessava, mi alzai controvoglia per mettere fine con le mie stesse mani a quello strazio. Questa... Dissi sventolando in faccia al mio compagno di stanza, il piccolo oggetto dalla forma circolare. ...sparisce. Io, da quando avevo perso la memoria, ero nuovo al mondo della magia e mi domandavo se non ci fosse un sostituto magico a quell'aggeggio babbano probabilmente inventato dal demonio. Senza proferire altre parole, mi fiondai sotto la doccia per lavarmi rapidamente: a quel punto, visto che ero sveglio, dovevo muovermi per cercare di arrivare in tempo per la prima lezione di quel giorno che, tra parentesi, non avevo la più pallida idea di che materia si trattava. Una volta giunto nella sala grande, presi posto tra i mei concasati e mi affrettai nel riempire il piatto di qualsiasi cosa mi capitava davanti. La sera precedente per stemperare la noia e anche la rabbia per essere stati fottuti, Mars ed io ci avevamo dato dentro sia con l'alcol che con l'erba motivo per il quale, quella mattina, avevo una fame da lupi. Presi praticamente qualsiasi cosa compariva sul tavolo: dai muffin al cioccolato, al tortino al cioccolato bianco dal cuore morbino al pistacchio, per poi virare verso qualcosa di più salato come le uova strapazzate e il bacon ben croccante. Avrei passato volentieri la mattinata seduto a quel tavolo purtroppo il dovere, vestito da Halley Wheeler, mi richiamò sull'attenti. Prima di raggiungere la mora, mi guardai intorno alla ricerca del tassorosso con il quale avevo affrontato ogni singola lezione. Probabilmente dorme ancora e ci raggiungerà a breve, pensai mentre mi affrettavo a raggiungere Halley. Ciao! Le dissi mentre stavo finendo di bere uno smoothie alla banana e frutti di bosco. C-con cosa pensi di aver esagerato? La scrutai con un espressione confusa sul volto prima di rendermi conto che mi stava indicando i suoi vestiti. La scrutai con attenzione, cercando di non soffermarmi troppo sul suo sedere messo in risalto dai suoi pantaloni, Aaron concentrati sulla domanda. Io penso che vadano più che bene, sei uno schianto. Risposi cercando di mascherare al meglio la mia incertezza perché ancora non riuscivo a capire cosa cazzo centrassero i vestiti con una lezione. Che lezione abbiamo adesso? E perché non indossi la divisa? Quelle osservazioni, mi fecero immediatamente pensare che c'era qualcosa che non quadrava quella mattina. Non dirmi che Halley Wheeler, ha scelto di seguire la cattiva strada. La presi in giro mentre mi preoccupavo di capire cosa stava succedendo quel giorno e perché tutti sembravano non aver messo la divisa. In quel caso avresti un fedele braccio destro o...sinistro, insomma scegli tu. Ero sempre desideroso di allevare nuove leve ad abbandonare la noiosa strada della perfezione per seguire quella della negligenza e del divertimento senza limiti ma avevo dei seri dubbi riguardo la redenzione della mia compagna di squadra. E già, in preda alla smaniosa voglia di voler creare dei nuovi ricordi e avere qualcosa con cui occupare la mente, mi ero deciso ad iscrivermi alla squadra dei grifondoro prendendo il posto del portiere che aveva lasciato la squadra a mezz'aria. Arrivammo ai cancelli e in quel momento, ricordai delle parole di avvertimento della professoressa Vane. Cazzo, Halley! Imprecai, disfandomi immediatamente della divisa e gettandola alla rinfusa nello zaino. Me ne sono completamente dimenticato, non sai ieri cosa abbiamo dovuto passare Mars ed io. La Vane ci aveva annunciato che avremmo fatto una gita fuori porta e che per l'occasione avremmo fatto meglio a vestirci comodi. Fortunatamente sotto la divisa, ero solito mettere dei vestiti casual come quella mattina e togliendomi il mantello rimasi con la tenuta più sportiva che avevo: una maglietta nera a maniche corte -leggermente attillata-, jeans strappati e i miei fidati anfibi che in quel periodo primaverile non mi lasciavano mai, visto e considerando che le piogge non avevano ancora cessato di scagliarsi contro il territorio inglese. Alle ore 7.45 spaccate, ci ritrovammo a scorgere all’orizzonte alcune figure familiari già presenti sul luogo prestabilito. “Qualcuno più in fissa di me per la puntualità!” Aveva detto Halley e io con un sorriso divertito, le avevo risposto: Vedi, il ritardo è il primo passo verso la cattiva strada. Asserì, cercando di sembrare convincente. Ben presto, la professoressa iniziò a parlare e a presentarci il programma per quella giornata. Halley andrà tutto bene, visitare nuovi posti è sempre una gran cosa. No? Dissi, cercando di rincuorarla un po'. L'ultima gita, quella in cui ero stato vittima di un gruppo di avvincini, si era rivelata un grosso successo perciò mi aspettavo la stessa cosa da quella organizzata dalla professoressa Vane. Quello che avvenne dopo, accadde in così poco tempo che non ebbi nemmeno la percezione di quello che mi stava accadendo intorno. Avevo fatto appena in tempo a rimettermi in piedi dopo aver recuperato la biglia che mi ero ritrovato in un posto completamente differente da quello in cui mi trovavo qualche istante prima. Il sole batteva forte, l’aria era umida e nell'aria si sentivano degli odori del tutto nuovi rispetto a quelli che ero abituato a sentire ad Hogwarts. Le mie orecchie potettero percepire anche il frusciare delle foglie e degli altissimi alberi che delimitavano l’inizio di una giungla, lo scorrere dell’acqua alle nostre spalle, dove la striscia di terreno finiva. Mi guardai intorno alla ricerca della mia concasata che doveva essersi smaterializzata lontano da me ma venni rapito dagli uccelli tropicali del tutto estranei alla nostra terra di provenienza e ad una moltitudine di versi d’insetti identificabili; tutto questo faceva da sottofondo alle parole della professoressa che non ascoltai per niente. Halley, ti lascio sola per un secondo e ti ritrovo a sguazzare nell'acqua? Le porsi una mano, con l'intento di aiutarla ad uscire da quella sottospecie di acqua stagnante e melmosa. Meglio a lei che a me, mi ritrovai a pensare prima di accorgermi di una nuova presenza appartenente alla casata delle verdi argento. Non male. E tu sei? Le domandai mentre decisi di offrire anche a quest'ultima il mio aiuto. Meglio non seguire Halley, come vedi non sa dove mette i piedi. Cercai di sdrammatizzare tutta quella situazione, ignorando completamente il fatto che ci trovassimo all'interno della lezione.

    Aaron Schneider, V° anno, grifondoro

    - Nella prima parte del post Aaron litiga con il suo compagno di stanza, per colpa del suono fastidioso della sveglia che gli fa aprire gli occhi all'improvviso. Poi si dirige nella sala grande, dove incontra Halley e con la quale si dirige a lezione completamente ignaro di quello che sta andando a fare. Dopo di che, ricordandosi delle parole della professoressa Vane, si disfa della sua divisa scolastica rimanendo in abiti non del tutto consoni all'occasione. Per lui, però, sono comodi.
    - Verso la fine del post, dopo aver aiutato Halley, interagisce con Freya.

    Citato: Mars.
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    Ero uno di quei classici attaccabrighe, uno che se veniva provocato contrattaccava senza mezzi termini, uno che non aveva paura di lanciarsi in risse e azzuffarsi con il primo che capitava. Questo era risaputo. Ció che era anche risaputo, era la mia tendenza ad incazzarmi specialmente con chi restava impassibile alle mie provocazioni o di fronte alla mia rabbia. Proprio il tipico atteggiamento che in quel momento stava assumendo Daphne. Era ferma immobile, impassibile, dal suo volto non trapelava alcuna emozione e piú lei si dimostrava calma e pacata, piú sentivo il sangue ribollirmi nelle vene e salire fino alla testa. Mi dava fastidio quella calma apparente. Tremendamente fastidio. A che razza di gioco stava giocando? Mi fermava nel corridoio, mi lanciava frecciatine e poi non dimostrava nemmeno un cenno di collera? Dio solo sa cosa le farei se non fosse una ragazza. Era già successo in un locale che avevo spaccato la faccia ad un ragazzo che non reagiva alle mie provicazioni, dopo che quest'ultimo mi aveva palesemente sfidato. Tra l'altro. Oh l'algida regina delle nevi ha trovato il mio scherzo di pessimo gusto? Ma vaffanculo. Era un balletto del cazzo che, tra l'altro, dovevo fare per uno stupido obbligo. Se non ci fosse stato quell'obbligo di mezzo, non lo avrei mai fatto. Mi scusi, sono davvero desolato per questa mia mancanza. Portai la mano al petto e iniziai a batterla quasi come se mi stessi pentendo amaramente di quello che avevo fatto. Se mi conosceva davvero come tanto mi aveva decantato durante il nostro primo incontro, sapeva benissimo che amavo quel genere di cose. Amavo stare al centro dell'attenzione, bramavo gli occhi delle persone e soprattutto amavo vedere ridere le persone che mi circondavano. Perché tutto questo? Perché la mia stupida condizione, quella con cui mi ero ormai abituato a vivere, mi metteva in una posizione tale da non riuscire a pensare a nulla di positivo. La paura costante di non riuscire a recuperare piú la memoria o peggio di venire a conoscenza di qualcosa di tragico, mi perseguitava e non mi lasciava dormire sogni tranquilli. Per questo adoravo circondarmi di persone e farle ridere, dargli qualcosa che li facesse sentire meglio o che gli donasse un pó di spensieratezza per qualche breve istante. Ma evidentemente, questo, Daphne non lo aveva ancora capito. Eppure la facevo piú intelligente. Abbiamo un concetto diverso di divertente. Serrai la mascella, reprimendo il mio impulso di voler tirare un pugno al muro che avevo accanto. Beh, io credo che abbiano trovato te piú divertente o forse non ti ricordi di come ti indicavano e se la ridevano mentre mi strusciavo su di te? Un ghigno comparve sul mio volto. Il mio spettacolino aveva riscosso un gran successo tra i vari ospiti presenti a quella festa e volevo che anche lei se ne ricordasse e che lo tenesse bene a mente, magari questo l'avrebbe portata ad abbandonare quella calma apparente che tanto la distingueva. Sí, speravo di ottenere una sua reazione perché mi stava davvero stancando il suo volto tranquillo. In una posizione scomoda? Sei seria? Proprio non riuscivo a comprenderla, per me quello che aveva appena detto era un'eresia bella e buona. Qui abbiamo un grosso problema, milady. Tendi a prenderti troppo sul serio, davvero. Prendi tutto troppo sul serio: te, l'opinione delle persone, tutto. Una che non riusciva a ridere di se stessa, per me, andava aiutata perché c'era sicuramente qualcosa sotto. Ti daró una notizia sconvolgente: il mondo non gira intorno a te, Daphne. Alla gente non gliene frega un cazzo di te o di me, di quello che succede e puoi stare sicura che si sono giá dimenticati di quello che é successo alla festa. Il giorno dopo era come se non fosse successo nulla perché tutti erano troppo presi dalla vita quotidiana per ricordarsi del mio spettacolino o della mania di voler prevalicare sugli altri di Daphne. Se io avrei potuto pensare prima di agire, tu avresti dovuto avere l'accortezza di dirmi che quello che stavo facendo, ti infastidiva. E mi sarei fermato se solo avesse aperto la bocca. Sei stata munita anche tu del dono della parola. Io non ce l'avevo con lei per quello che mi aveva fatto, ero incazzato nero con lei perché aveva preferito agire piuttosto che parlare. Certo che mi importa della mia reputazione ma non sono cosí fissato come te e soprattutto non penso che una stupida festa possa rovinarmela. Che assurditá. Le feste erano anche un pretesto per lasciarsi andare, per non restare incatenati alle stupide formalitá che la vita di tutti i giorni ti imponeva a seguire. Non mi sono sentito umiliato, mi sono infastidito perché avresti potuto parlare ed esprimere le tue emozioni come tutti i comuni mortali. O forse é una cosa che le ragazze come te non sanno fare? Incrociai le braccia al petto e puntai il mio sguardo nel suo. Quella era la cosa che piú mi aveva infastidito, al di lá delle sue ignobili azioni sulle quali potevo sorvolare. Sai una cosa? La reputazione, la carriera e tutte queste stronzate qui, non sono tutto nella vita. Ci sono cose ben piú importanti e ti invito a capirlo prima di ritrovarti completamente sola. Era questo il triste destino al quale stava andando incontro.
    Mi auguro che con Hunter tu non sia cosí, altrimenti sai che sofferenza deve sopportare quel poverino? Sorrisi di gusto. In realtá non lo pensavo davvero perché mi sembrava che il suo ragazzo e lei fossero davvero molto simili, quindi dovevano comprendersi nella loro banalitá. Chissá che noia dovevano essere le loro uscite, non volevo nemmeno saperlo. No, non credo di star esagerando. Le feci il verso, esasperato da quello stupido faccia a faccia che stavamo avendo. Ah scusate, dimenticavo di dirvi che sua maestá Daphne odia la folla. Perció sparite prima che se la prenda anche con voi perché l'avete umiliata e avete rovinato la sua reputazione. Dissi, ripetendo alcune delle cose che aveva detto a me poco prima. Contenta adesso? Ora siamo solo io e te. Le regalai una smorfia, un sorriso che sottolineava l'ironia delle mie parole.
    Se ci troviamo in questa situazione, é solo colpa tua.
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    Lanciai un rapido sguardo verso i miei compagni, notando come tutti sembravano aver capito in che direzione andare mentre Hestia ed io sembravamo, o meglio, eravamo impalati in un tunnel senza via d'uscita. Lei mi aveva suggerito di esplorare il tempio, io invece avevo optato per seguire la direzione suggeritaci dalle fiamme e finire questa maledetta lezione che mi stava lentamente portando alla pazzia. Per quanto il fuoco e tutto il contesto che gli girava intorno fosse interessante, davvero non capivo come tutto ciò mi sarebbe tornato utile una volta uscito da qui. Io puntavo a diventare un musicista di fama mondiale e anche un rispettabile inventore, per cui la divinazione con me aveva davvero una vita molto breve. Hestia, temo che ci siamo persi. Le dissi cercando di rimanere calmo quando, in realtà, non lo ero affatto. Sono abbastanza incerto su mio procedere, colpa delle fiamme e della mia negligenza nel capire come si muovono. Credevo di aver preso la porta giusta e invece ho sbagliato senza volerlo. Come avrei fatto ad uscire da quel posto? Ma non preoccuparti, c'è Aaron qui con te. A quel punto le sorrisi ammaliante, cercando di spezzare la tensione con uno dei miei comportamenti da piacione, venendo meno alla promessa che avevo fatto alla ragazza poco prima. Iniziai a vagare a casaccio convinto che prima o poi, sarei arrivato alla soluzione. Quanto grande poteva mai essere quel posto? Di fatti dopo diverso tempo ad esplorare, mi ritrovai in una stanza sporca, priva di fiamma ed estremamente fredda. Stiamo vicini, questo posto non mi convince. E così dicendo, indicai ad Hestia di poggiarsi con la sua schiena alla mia, in questo modo avremmo avuto una visione completa sulla stanza. Dovevamo muoverci in maniera sincronizzata e dovevamo affinare sia la vista che l'udito perché quel posto mi sembrava fin troppo tranquillo. Annusando l'aria, un orrendo odore di putridume nell'aria arrivò prepotente alle narici facendomi emettere un verso di disgusto. Lumos! Invitai anche la ragazza a fare lo stesso e quando le bacchette generarono un fascio di luce, lo scenario che si presentò ai miei occhi era davvero orribile: c'erano diversi scheletri sparsi qua e là nel pavimento di pietra, questo era un panorama che più volte avevo visto nei miei videogiochi e solitamente non portava mai a nulla di buono. E infatti dopo nemmeno pochi secondi, gli scheletri iniziarono ad animarsi e vidi le loro mani pallide muoversi verso le mie caviglie per cercare di afferrarci. Che cazzo sono questi? Imprecai, afferrando subito la mano libera della corvonero costringendola a non allontanarsi da me. Dovevamo restare uniti e combattere all'unisono se volevamo continuare a vivere. Reducto! Di getto fu quello il primo incantesimo che mi venne in mente per provare a difendermi. Pensa Aaron, pensa. Doveva pur esserci qualcosa che ci avrebbe salvato il culo, ma cosa? Òrbis! Disegnai una spirale con la bacchetta, cercando di non guardarne direttamente la punta poiché avrei subito anche io l'effetto dell'incantesimo. Questo dovrebbe tenerli buoni per qualche minuto. L'incantesimo che avevo lanciato contro gli scheletri, si utilizzava solitamente in caso di accerchiamento da parte di creature notturne. Creava un vortice esplosivo di luce che genera un'onda d'urto considerevole. Sono in un tempio dedicato al fuoco e questa stanza era buia al nostro arrivo, no? Cercai approvazione da parte di Hestia. Cosa temono questi cosi? Le domandai alquanto agitato e desideroso di trovare una fottuta via d'uscita da quell'incubo. Se la stanza era buia al nostro, vorrà dire che temono il fuoco o comunque la luce. Però non trovi che sia controverso? Si trovano nel tempio del fuoco e temono proprio questo elemento? Stavo parlando a vanvera ma ciò mi aiutava a ragionare ed era ciò che dovevo fare se volevo salvare entrambi. A quel punto ebbi un'idea: Tu provi con il fuoco e io con l'acqua. Stando alla mia prima tesi, dovrebbero temere l'elemento stesso dal quale sono circondati in questo tempio. Al contrario, se non funziona, vorrà dire che temono l'elemento opposto al fuoco. Ovvero l'acqua. Sei pronta? Al mio tre: uno...due... Puntai la bacchetta contro quell'ammasso di ossa e mi preparai ad attaccare, sperando che uno dei due avesse la meglio sugli scheletri. ...tre. Ora! Al mio urlo di battaglia, seguirono i nostri incantesimi: Aguamenti! Ti prego, fa che funzioni. Pensai mentre cercavo di restare concentrato sul mio avversario.

    Aaron Schneider, V anno, grifondoro.
    In coppia con: Hestia

    - Aaron inizia a vagare a caso, nella speranza di trovare la direzione giusta. Quando entra nella stanza buia, propone ad Hestia di mettersi con la schiena poggiata alla sua perché crede che così facendo entrambi avrebbero avuto una visuale migliore sui possibili e presunti pericoli. Vedendo gli scheletri avanzare verso di loro, la prima cosa che fa è lanciare incantesimi difensivi a profusione nella speranza di bloccare i loro attacchi ma solo qualche istante più tardi riesce a trovare una possibile soluzione. Così propone ad Hestia di lanciare un incantesimo con il fuoco mentre lui faceva la stessa cosa ma con l'elemento opposto.

    Lascio ad Hestia il compito di tirarci fuori da questo casino. :pat:




    Lancio dado: 4
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      2/5/2023, 10:04
      schneider.
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    Io non avrei mai puntato nemmeno un soldo su quella materia perché non rientrava nei miei interessi e soprattutto perché non avevo il così detto "occhio" utile a praticarla. Probabilmente con l'esercizio e la pratica sarei comunque riuscito ad ottenere dei buoni risultati ma quello era totalmente fuori questione. Probabilmente, però, dopo questa lezione avrei potuto modificare il mio pensiero. Forse merito della bellezza stravolgente dell'insegnante che non aveva nulla a che vedere con quelle sottospecie di chiromanti che i babbani invitavano nei loro programmi spazzatura. Io una volta, per scherzo, avevo provato a chiamare una di queste chiromanti e mi ero spacciato per un certo Augustus Finnegan. A quel punto, mi inventai la storia del mio carlino che stava per subire un intervento e avevo chiamato per sapere se lo avrebbe superato. Non appena la signora mi rispose in maniera affermativa, iniziai a gridare: "lo vedo, il mio cane si è messo a due zampe sul lettino!" La chiromante capendo che si trattava di uno scherzo, mi mandò a quel paese e ciò segui la mia risposta: "sa per caso predirmi l'orario d'arrivo". Ogni volta che ci ripenso, me la faccio sotto dalle risate. A differenza mia, il mio patrigno odiava tutto ciò che non aveva nulla a che fare con la magia. Lui era uno di quei maghi fissati con la purezza di sangue, non avete idea di quanto fosse noioso doverlo sopportare e specialmente dover nascondere le mie console dai suoi occhi spregiudicasti. Io, invece, provavo un certo interesse per i babbani e la loro vita quotidiana. Mi interessava sapere come facevano a risolvere un problema senza l'ausilio della magia oppure avevo un occhio di riguardo per le loro invenzioni che a mio avviso, erano davvero fighissime. Prendiamo la televisione, ad esempio, o le console per videogiocare. Come abbiamo fatto noi maghi, con le nostre abilità e potenzialità, a non pensarci prima? Ruby io non ho parlato di appuntamento ma se la vogliamo mettere su questo piano, chi sono io per dirti di no? Le sorrisi, da vero piacione qual ero. Poi l'insegnante ci invitò ad uscire e io non potei fare a meno di fare lo splendido anche con lei. Se fa caldo, è colpa sua. E prima che potessi muovere qualche passo nella sua direzione per aprirle la botola e farla scendere prima di noi studenti, l'ambientazione cambiò. All'improvviso mi ritrovai in un tempio che sembrava proprio dedicato al fuoco: un falò posto al centro della stanza affiancava l'imponente obelisco sul quale c'erano scritte le istruzioni del compito che avremmo dovuto affrontare. Erano presenti anche delle porte sulle quali c'erano scritti i nomi delle nuove coppie. Mi voltai verso Ruby e con aria visibilmente affranta le sussurrai all'orecchio: Non potrò accompagnarti in questa nuova avventura. Poi raggiunsi la mia nuova compagna e le sorrisi amichevolmente. Sarà fatto! Ci avvicinammo al falò e prima che le fiamme decidessero per noi la strada da perseguire, decisi di complimentarmi con lei per le risposte date ad Harry in precedenza. Sei stata davvero un'ottima spalla prima con Harry. Continuai a sorriderle prima di vedere la direzione che la fiamma aveva deciso per noi. Perchè dovremmo andare in una porta sbagliata se le fiamme ci hanno indicato quella direzione? Le domandai in maniera abbastanza incerta prima di dirigermi verso la porta che credevo ci fosse stata indicata. Chiaramente stavo sbagliando ma non me ne sarei reso conto fino a quando non sarei entrato in quella porta.

    Aaron Schneider, V anno, grifondoro.
    In coppia con: Hestia

    - Interagisce principalmente con Ruby e Hestia.
    - Poi va nella direzione sbagliata credendo che sia quella giusta.


    Lancio dado: 5
    • 1d10
      5
    • Inviato il
      25/4/2023, 23:39
      schneider.


    Edited by schneider. - 28/4/2023, 08:17
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    Il calderone stava borbottando ed io non avevo la più pallida idea del perché. Avevo seguito alla lettera la ricetta scritta sul mio libro di pozioni e prima di inserire un nuovo ingrediente, avevo letto più volte la dicitura così da essere certo di non sbagliare. Ero certo di aver fatto un buon lavoro ma lo stato in cui si era ridotta la pozione, mi faceva pensare l'esatto opposto. Per questo e perché non c'era il tempo materiale di pensare ad altre possibili soluzioni, decisi di afferrare la grifondoro per un braccio e di portarla al sicuro nel passaggio segreto. Se ci fosse stata un'esplosione, lì saremmo stati al sicuro. O almeno speravo. Cercai di sdrammatizzare il tutto, rifilando a Phoebe una delle mie battute sicuro che la grifondoro avrebbe apprezzato e gettato il tutto sullo scherzo. Difatti, fu così e la sua risposta confermò la mia precedente tesi. Ero felice di aver trovato una ragazza che capiva il mio umorismo e che sapeva stare al gioco, non offendendosi alle mie battutine o alle mie costanti provocazioni. Tutto ciò non l'avevo trovato in Daphne. Da ciò che mi aveva detto durante il nostro primo incontro, mi aveva fatto capire che mi conosceva ma dopo la festa di San Valentino ero sicuro che la serpeverde non mi conoscesse affatto. Si era dimostrata una qualsiasi arrampicatrice sociale che alla prima mancanza di rispetto nei suoi confronti, doveva difendersi buttandoti nella merda per elevare la sua spregevole supremazia. Dopo quella festa, avevo deciso di tagliare definitivamente i ponti con lei. Al mio fianco avevo bisogno di persone che mi comprendessero e lei, evidentemente, non era destinata a stare al mio fianco. Mi stai per caso dicendo che vuoi rivedermi? Fin troppo spesso, saltavo a conclusioni affrettate ma dovevo pur tentare qualcosa. Se sopravviviamo, ti andrebbe di uscire ad Hogsmeade? Offro io. Se avesse accettato, l'avrei rassicurata dicendo che non si trattava di un appuntamento bensì di un'uscita tra amici o tra...sopravvissuti. Se non fossimo saltati in aria, dovevamo pur festeggiare in qualche modo. Sta' attenta. Dissi facendo pressione sulla sua mano quando la vidi alzarsi di scatto per appoggiare l’orecchio al legno della porta. Se ci eravamo cacciati in quella situazione era solo e soltanto per colpa mia perciò volevo assicurarmi che alla grifondoro non le succedesse nulla di male. Anche perché, se si fosse fatta male, avrei dovuto spiegare cosa ci facevo in quella stanza e la mia invenzione sarebbe stata in serio pericolo. Una volta avevo già ricevuto un avvertimento dal vicepreside White perché era venuto a conoscenza di quello che stavo facendo nel bagno in disuso del castello e quindi non volevo destare ulteriori sospetti. Specialmente perché questa attività apparteneva sia a Mars che a me e io non volevo che venisse punito a causa mia e della mia superficialità. Ok, andiamo! E così la seguì all'interno della stanza, prestando attenzione a non abbassare la guardia così in fretta. Con le pozioni bisognava prestare molta attenzione. Oh...non so cosa possa essere andato storto. Arricciai il naso osservando lo strano composto che fuoriusciva dal calderone. Ho seguito alla perfezione ciò che c'era scritto sul libro. Forse come hai detto tu, il calderone è sbagliato. Mi grattai confuso la nuca, pensando di dover ripetere dall'inizio la pozione ma fu in quel momento che Phoebe esclamò: «Aaron! Ti farà piacere sapere che il tuo intruglio funziona alla grande!» Strabuzzai gli occhi e le presi la mano per guardare con i miei la veridicità delle parole della grifondoro. Oddio! Non ci credo. Preso dall'euforia del momento, avvolsi le braccia intorno ai fianchi della ragazza e la sollevai da terra facendole fare un rapido giro per poi rimetterla giù. Phoebe sono così felice che potrei darti un grosso bacio. Ero troppo felice per rendermi conto che stavo parlando a sproposito e che magari la ragazza non avrebbe apprezzato. Però non lo faccio perché magari non vuoi o perché i tuoi fratelli potrebbero rovinare il mio meraviglioso faccino. E no. Ci tenevo troppo al mio volto per poter permettere ai suoi fratelli di rovinarlo per una mia mancanza. Non potevo proprio permetterlo, dovevo preservarlo da mani estranee. A quel punto, però, mi resi conto che non avevo un antidoto per il suo dito perché non avevo ancora testato la pozione e la durata dei suoi effetti. Vieni. La presi per mano e la invitai a sedersi insieme a me sul divano, a quel punto cercai un fazzoletto dal mio zaino. Innanzitutto... Senza lasciarle la mano, le pulì delicatamente il dito con il fazzoletto. ...puliamolo. E poi...attendiamo che l'effetto sparisca? E già, mi sembrava la soluzione migliore per risolvere quel piccolo incidente. Purtroppo non conosco un antidoto però... Toccai anche io il liquido che fuoriusciva dal calderone così da non farla sentire sola in quella lunga agonia. ...guarda! Non ti lascio sola, adesso abbiamo entrambi le dita blu. Sorrisi, sperando che così facendo la ragazza non sarebbe corsa da uno dei superiori per farmi punire per le mie malefatte. Però possiamo provare a trovare qualcosa sul libro di pozioni, ti va? Le domandai guardandola con un sorriso rassicuratore. Mi puoi passare il libro? Per ogni pozione che aveva il compito di modificare la struttura delle cose, c'era sempre un antidoto perciò doveva averlo anche quella pozione. Qui dice: questa pozione consente di rimanere sott'acqua e di poter respirare per tre ore consecutive. Solo con un antidoto, previamente preparato, si possono annullare gli effetti anticipatamente. Allora esisteva per davvero un antidoto agli effetti della pozione solo che... Io non ho preparato l'antidoto. Accidenti. Erano quelli i dettagli che facevano la differenza e anche quelli che spesso mi fottevano alla grande. Io ero solito non badare a queste cose, andavo dritto verso ciò che mi interessava davvero tralasciando le informazioni inutili come quella. Potremmo prepararla insieme ma non so quanto ci vorrà. Sospirai, prendo le sue mani e guardandola negli occhi. Phoebe mi dispiace davvero tanto di averti cacciato in questo guaio. C'è qualcosa che posso fare per farmi perdonare o per farti sentire meglio? Qualsiasi cosa mi avrebbe chiesto, lo avrei fatto perché mi sembrava il minimo dopo averle fatto diventare il suo dito blu.
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    Ahh la primavera! Ero fermamente convinto che non ci fosse stagione migliore di quella: le giornate andavano ad allungarsi man mano che le giornate passavano, il clima diventava più mite e l'allontanarsi della brutta stagione rendeva gli animi più leggeri. Avevo sempre amato la primavera perché mi dava la possibilità di passare più tempo all'aria aperta e meno tempo rinchiuso in qualche stupida stanza. Persino con il mio patrigno, la primavera diventava un buon motivo per allontanarsi dalla magione nella quale ero costretto a passare intere giornate e andare in qualche villaggio oltre la città. Solitamente andavamo sempre nella villa situata a Abbotsbury, uno storico villaggio sulla costa giurassica del Dorset. Il mio patrigno, quando ci recavamo in quel posto, si chiudeva nella torre più alta della villa e rimaneva chiuso nel suo studio che si affacciava sul lago contempleando il paesaggio e studiando la sua prossima mossa. Non mi ha mai voluto dire cosa intendeva dire con "prossima mossa" ma io finivo quasi sempre per disinteressarmene perché avevo altro a cui pensare. Quel villaggio offriva davvero così tante attività da fare ma io apprezzavo passeggiare a cavallo lungo la Chesil Beach oppure fare wind surf o meglio ancora le gare a bordo delle canoe sulle acque del lago. Quello stile di vita mi piaceva davvero tanto e infatti non vedevo che ritornasse la bella stagione proprio per approfittarne e scappare in quel villaggio così bello. Purtroppo i miei doveri di studente mi tenevano confinato in quel castello a contare i giorni che mi separavano dalle vacanze estive. Non vedevo l'ora che arrivasse l'estate così avrei mollato tutti all'insegna del divertimento senza limiti. Non ti sforzare così tanto, vedo del fumo uscire dal tuo cervello. O forse stai fumando di nascosto? Mars ed io, quel pomeriggio, avevamo approfittato del bel tempo per andare a studiare sulle rive del lago nero magari il panorama ci avrebbe aiutato a rendere più digeribile la ricerca di storia della magia. Quella Grace ti sta facendo mettere la testa a posto. Da quando ti piace studiare? Mi fai paura, quasi non ti riconosco più. Un po' ero geloso della sua relazione con Grace sia perché vedevo che la vicinanza della ragazza lo stava portando sulla retta via ma anche perché avevo paura che il biondo decidesse di abbandonarmi di punto in bianco. Ero felice per lui però avevo visto numerose amicizie terminare per colpa dell'arrivo improvviso di una ragazza e non volevo che capitasse anche a noi. Mi fidavo di Mars ma se mai dovesse accadere, capirei l'importanza che il tassorosso dava alla nostra amicizia. Basta! Mi distesi di schiena sul prato e rivolsi lo sguardo verso il cielo, sentendomi improvvisamente sereno, tranquillo. La primavera mi metteva proprio di buon umore e faceva sì che prendessi con più leggerezza tutto quello che mi capitava durante le giornate. Nulla sembrava scalfire il mio umore in quei giorni e io ero sicuro che all'orizzonte c'era una catastrofe pronta a colpirmi e a darmi il ben servito. La quiete prima della tempesta, era così che chiamavano quei periodi costellati di tranquillità. Io vado a farmi una nuotata. Quando hai finito di fare il secchione a tempo perso e ti ricordi come ci si diverte, mi trovi in acqua. Da quella gita fuori porta con il professore di erbologia, avevo rubato qualche pianta di algabanchia perché volevo essere sicuro di averne una buona scorta da utilizzare al momento opportuno. Mi privai dei miei vestiti e ingerì una foglia, poi corsi nelle acque gelide del lago immergendomi nelle sue profondità e facendomi cullare dalle sue onde leggiadre.

    Avevo appena lasciato Mars ed ero tornato nella mia stanza per lavarmi, poi mi sarei diretto nel cortile del castello dove avrei incontrato la mia amica Danielle che mi aveva chiesto una mano per qualcosa di segreto. Quella ragazza mi faceva sempre sorridere e la sua vicinanza non faceva che aumentare il mio buon umore. Era la prima volta che da una ragazza non volevo un contatto fisico, con lei volevo divertirmi ma nel senso più puro del termine. Tra di noi non c'erano allusioni o strane tensioni sessuali ma semplicemente la voglia di godere della compagnia reciproca. Le volevo mostrare la mia ultima invenzione: i biscotti memoria visiva. Non avevo ancora trovato loro un nome ma ciò che mi interessava era sapere che funzionavano e portavano a termine il loro compito, ovvero aiutare gli studenti a studiare senza versare sangue e sudore. Sapevo che nessuno come la tassorosso avrebbe apprezzato quei piccoli biscottini. Ricorderete che poco fa avevo menzionato la quiete prima della tempesta, no? Bene. Mentre percorrevo il corridoio del secondo piano, mi imbattei negli occhi glaciali di Daphne che ridussero il mio umore ad uno straccio. Non riuscivo ancora a guardarla con diffidenza dopo quello che mi aveva fatto alla festa di San Valentino ma ogni volta che ci beccavamo nei corridoi desideravo che non fosse una ragazza, così avrei potuto sfogare la mia rabbia sulla sua faccia. Le regalai una spallata vigorosa mentre la superavo e proprio quando stavo per lasciarmela alle spalle, la biondina decise di aprire bocca. Mi voltai e prima di avvicinarmi pericolosamente a lei, le riservai uno sguardo stizzito. No. Non ho nulla da spartire con chi non sa stare ad uno stupido scherzo. La mia espressione rimase impassibile, solo la mia voce tremò per il nervosismo che quel volto mi provocava. Specialmente con chi per dimostrare la sua stupida superiorità, deve far sentire una merda il prossimo. Strinsi i pugni lungo i fianchi e mossi qualche passo indietro così da guardarla dritto negli occhi senza dover abbassare il mio volto. Spero di non aver detto nulla che possa in qualche modo aver scalfito la regina dei ghiacci, in quel caso dovrò subire la sua ira. Non è così? Per troppo tempo avevo soffocato e represso la mia rabbia, era giunto il momento di restituirgli il torto che mi aveva fatto. Avanti. Cosa aspetti? Tanto so che è ciò che vuoi perché è solo questo che ti preoccupa: la tua reputazione del cazzo. Non è così? Mi avvicinai nuovamente a lei e la spinsi leggermente. Tranquilli ragazzi, si sta solo riscaldando. Presto vedrete di cosa è capace la vostra adorata prefetta. Dieci galeoni che mi lancia uno stupeficium o qualcosa per far vedere quanto è irraggiungibile, imbattibile. La stavo sfidando e probabilmente stavo anche esagerando ma non riuscivo a fermarmi. Daphne mi aveva davvero ferito e deluso.
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    Mantenendo lo sguardo fisso sulla professoressa Lovecraft e osservandola nelle sue movenze eleganti, mi stavo convincendo a dare una seconda possibilità a quella materia che fino a quel giorno avevo sempre sottovalutato. Non avevo mai avuto un occhio di riguardo per divinazione perché non avendo il dono per praticare quell'arte, non mi ero mai interessato ad approfondire nessun argomento che la riguardasse. Eppure, nella biblioteca situata nella villa del mio padrino, c'era un'intera sezione dedicata a questa pratica e lui ne era come ossessionato. Ricordavo che era solito sfogliare con smania quei tomi così voluminosi come se si aspettasse di trovarci qualcosa di interessante. Aveva espresso più volte la sua ammirazione per quell'arte, un'ammirazione che però avevo sempre interpretato come ossessione. Continuava a dire che le profezie erano strumenti molto importanti e che un divinatore, in famiglia, sarebbe stato molto utile. Quell'uomo non riuscivo proprio a capirlo. Era così pragmatico, così chiuso in sé stesso che era pressoché impossibile riuscire a comprenderlo. Venni distratto da quei pensieri da Ruby che rispose alla mia provocazione, al che mi sentì in dovere di rispondere a tono: Ruby ogni tuo desiderio è un ordine. Com'ero arrivato a quel punto con la Dunvall me lo domandavo anch'io. Solitamente non mi comportavo in quel modo con chi esprimeva chiaramente di non essere interessato al sottoscritto e la tassorosso lo aveva espresso in più di un'occasione. Probabilmente erano i suoi modi di fare o l'espressione che assumeva ogni qualvolta le rifilavo una battuta delle mie a spingermi a continuare su quella via. Era più forte di me: più lei mi respingeva, più mi divertivo a provocarla. Ascoltai la sua brillante intuizione dopo la breve spiegazione della professoressa e ci tenni a complimentarmi con lei. Bella e intelligente, non hai lasciato niente alle altre ragazze. Eh? Era questo ciò a cui mi riferivo prima: le rispondevo a tono e bramavo dalla voglia di scoprire quale espressione mi avrebbe rifilato se di disgusto o di fastidio. Dopo la tassorosso, altri studenti provarono a mostrare interesse all'argomento ponendo domande, ripetendo pari pari ciò che avevano trovato scritto sul libro e dando vita a teorie davvero originali. Anche io provai a dire la mia, nella speranza di dire qualcosa di intelligente così da stupire la professoressa e perché no, anche Ruby. «Mi fa piacere sentirla parlare così, signor Schneider, ma ancora di più notare il suo interesse per la mia materia. Quello che lei dice è corretto.» Le sorrisi sornione, prima di dare una gomitata al mio compare. Si accavallarono un sacco di voci e parere, in particolare ci fu uno studente che approfittò dell'occasione per fare lo splendido con l'insegnante, prendendo in giro il tassorosso seduto accanto a me. I grifondoro sono generalmente considerati coraggiosi, anche se a volte fino all'incoscienza. Si sa che amano far rispettare la giustizia e sono leali, cortesi e rispettosi nel confronto degli altri. Io possedevo alcune di quelle qualità e quando sentì che il mio amico era stato preso di mira da uno stupidissimo serpeverde, diedi sfoggio delle mie qualità di grifondoro. Barnes perché la prossima volta non ti fai predire dalla professoressa qualcosa di intelligente da dire? Non mi piacevano quelli che facevano i bulletti a tempo perso, specie se se la prendevano con chi non aveva fatto nulla di male. E Mars con quel tipo non c'entrava un cazzo. Odiavo la cattiveria gratuita e averla fatta al mio migliore amico, tra l'altro, mi rendeva particolarmente inquieto. Ero molto protettivo nei confronti dei miei amici e non riuscivo a rimanere con le mani in mano quando venivano presi in giro davanti ai miei occhi. Perciò se quell'idiota di Harry cercava rogne, era giunto nel posto giusto. Chi mi conosceva sapeva che con me doveva andarci piano, che bastava poco per accendere la miccia e far scoppiare un incendio. Hai sentito la prof, Harry? Da bravo, tornatene strisciando nella tua tana e fai un favore a tutti rimanendoci. In silenzio, possibilmente. Accostai l'indice alle labbra, intimando al serpeverde di tacere e di smetterla con le sue inutili provocazioni. L'insegnante mise a tacere il serpeverde e cercò di riportare le acque ad un livello più calmo, presentandoci l'esercizio che avremmo dovuto affrontare di lì a poco. Quella sarebbe stata la prima volta che mi sarei affacciato a quella pratica in maniera attiva, dando modo alla mia mente di mettere in pratica tutto ciò che avevo assorbito in quegli anni. Mars, come al suo solito, mi provocò quando l'insegnante gli diede il compito di affiancare la signorina Lynch. A quel punto, allungai il braccio intorno alle spalle della tassorosso e squadrai Mars con una certa superiorità. Fa' pure, tanto ho la migliore della classe. Gli alzai un bel dito medio per poi poggiare il mento sul palmo della mano e voltarmi completamente verso la Dunvall, mostrandole tutta la mia attenzione. Guarda, persino il destino ci sta lanciando dei segnali. Arrenditi Dunvall, prima o poi ti innamorerai follemente del sottoscritto. In realtà, speravo che non accadesse perché in quel caso sarei fuggito via. Non ero fatto per le relazioni sentimentali, sarei finito per annoiarmi dopo un giorno. Io preferivo di gran lunga le avventure di una notte, lì non c'erano in gioco né sentimenti né nulla di così patetico. Perché la gente desiderava così tanto una persona dove annullarsi? Erano masochisti o cosa? Guardate il mio amico Mars, si era completamente rincitrullito da quando sbavava dietro quella grifondoro. Aveva scelto persino di perdonarla, dopo che aveva sofferto come un cane a causa sua. Bah. L'amore era una maledizione, una sciagura dalla quale mantenersi a debita distanza. Non sono mica così masochista da volermi sposare, per chi mi hai preso? Il matrimonio? Essere legati ad una sola persona ed essere costretti ad andare a letto solo con lei per tutta la vita? Ma non scherziamo. Il mare era pieno di pesci e io non potevo di certo spezzare il cuore di tutte le ragazze che mi facevano la corte, mi sentirei in colpa nel vederle soffrire a causa mia. Prego mon cherì, è il minimo che posso fare. Ero curioso di sapere cosa il fuoco aveva in serbo per me, sperai solamente di essere fortunato e ricevere qualche responso positivo. Rimasi in silenzio quando vidi Ruby posizionarsi davanti alla fiamma, osservandone l’ardore con un certo interesse e attendendo che la fiamma assumesse uno dei tre tipi di forma descritta da me e confermata poi dalla professoressa. La fiamma sembrò metterci fin troppo tempo ma quando la speranza iniziò a vacillare, ecco che qualcosa iniziò a muoversi. Allora di che morte dovrò morire miss? Mi passai una mano tra i capelli e divertito attesi che la tassorosso esprimesse le sue visioni. “Due. Cattivo auspicio.” E te pareva. Avevo perso la memoria cosa mi aspettavo che la vita decidesse di mostrare un po' di pietà verso il sottoscritto? Era fuori questione, ovviamente. Ma questa è una tragedia! Con un gesto teatrale, portai la mano sulla mia fronte e buttai la testa all'indietro. Come vivrò senza di te? Sei sicura di aver letto bene? Guarda, magari hai sbagliato. Scherzai, invitandola a dare un'occhiata più attenta a ciò che le fiamme le stavano dicendo. Prendila con filosofia, se prenderemo un brutto voto potremmo ripetere insieme la lezione. Un ghigno si fece spazio sul mio volto, facendo intuire alla ragazza che non era proprio quella la mia intenzione. Ero pur sempre un ragazzo e il fascino misterioso di Ruby non mi lasciava indifferente. Ma proprio per niente. Quindi non ti devo nemmeno una falce per queste visioni così tremende? Scherzai ancora una volta, cercando di sdrammatizzare. Sapevo che non poteva essere vero il fatto che non siamo destinati a stare insieme. Non c'era proprio speranza per la mia idiozia. Bene, tocca a me. Mi sfregai le mani, sporgendomi verso la brace. Io non avevo l'occhio né tanto meno una predilezione per praticare quell'arte perciò, avrei inventato tutto di sana pianta. Afferrai i bordi del tavolo e alzando lo sguardo verso la biondina, rivolgendole un sorriso fugace prima di assumere un'espressione seria. Osservai la fiamma per qualche istante fino a quando non la vidi allontanarsi piegandosi prima a destra e poi a sinistra. Sto avendo una visione. Chiusi gli occhi e portai le mani alle tempie, come avevo visto fare alle chiromanti in uno dei programmi babbani che qualche volta trasmettevano in tv. Ci sono dei guai in vista, le cose non si mettono bene per te. A quel punto riaprì gli occhi, puntandoli sulla figura femminile davanti ai miei occhi. Una terribile sciagura sta bussando alla tua porta... Mossi le mani in senso circolare sopra le fiamme. ...potresti aver bisogno dell'infermeria al più presto perché stai per essere colpita da una terribile malattia. Forse, da come suggerisce l'oscillazione della fiamma, potresti sopravvivere ad una condizione: che tu decida di uscire con me. Beh, ovvio: io sono la medicina più potente contro qualsiasi tipo di malattia. Se rifiuterai, dovrai prepararti al peggio come una morte improvvisa di qualcuno a te caro o la possibilità di sposarti e sfornare una dozzina di lattanti. Già, succedevano cose terribili quando si rifiutava il fantastico e meraviglioso Aaron Schneider. Ruby, a te la scelta: vuoi cambiare il tuo triste destino uscendo con me oppure accetti il rischio di diventare una di quelle casalinghe bisbetiche? Se accettasse e riuscissi a portarmela a letto, poi non dovrà più preoccuparsi di vedere il mio meraviglioso volto.


    Aaron Schneider, V anno, grifondoro.

    - Interagisce principalmente con Ruby e Mars.

    - Ringrazia indirettamente la professoressa del complimento, con un bel sorriso.

    - Interagisce con Harry provocandolo, dopo che quest'ultimo ha preso di mira il suo bfffff

    - Svolge con Ruby l'esercizio, non riuscendo a capire nulla di quello che le fiamme vogliono dirgli così si inventa di sana pianta tutte le previsioni della tassorosso.
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    Sarà fatto u.u
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    Phoebe era come un fiume in piena e sembrava non avere nessuna intenzione di fermarsi. Continuavo ad osservarla con piacevole curiosità mentre si aggirava nella stanza alla ricerca di qualche porta nascosta o qualche plausibile segreto che quell'ambiente poteva nascondere. Guardandola, non potevo fare a meno di sorridere divertito. Quell'incontro, seppur non programmato, mi stava stupendo. La grifondoro mi era sembrata una ragazza genuina, semplice e la cosa non mi dispiaceva affatto. Era la prima volta che avevo a che fare con quel tipo di ragazza perché solitamente mi capitava di frequentare ragazze ben più complesse o che, per quanto mi riguardava, si atteggiavano come tali. Sì, era bello e divertente vederle cedere lentamente però di quegli incontri non mi rimaneva poi molto, se non la soddisfazione di esserci andato a letto. Mentre ero sicuro che dopo essere tornato nella mia camera, avrei sicuramente ricordato l'esuberanza e la freschezza di Phoebe. Phoebe! La richiamai mentre imitandola portai le mani sui miei fianchi continuando ad osservarla con fare divertito. Non mi credi, forse? Finsi di prendermela per non aver creduto alla mia storia dell'aula di pozioni chiusa. Possiamo andare a verificare, se vuoi. Girovagare per l'aula di pozioni a quell'ora e soprattutto senza autorizzazione da parte di nessun docente, sarebbe potuto essere parecchio interessante. Magari ne avrei approfittato anche per rubare qualche ingrediente interessante con cui sperimentare nuove invenzioni. Questa potrebbe essere un'avventura piena di pepe come quella descritta da te poco fa. La stavo sfidando. Sì, la stavo sfidando a fare qualcosa di poco corretto a livello morale. Volevo capire fino a quanto la grifondoro poteva spingersi e se era realmente desiderosa di vivere un'avventura con i contro fiocchi. Quale verità? Chi ha parlato di dire la verità? Pensandoci bene, ero quasi riuscito a darmi la zappa sui piedi da solo. Il mio voler proteggere a tutti i costi il mio segreto, si stava rivelando parecchio difficile. Phoebe rispondeva alle mie provocazioni ma le sue continue domande, mi rendevano impossibile continuare a rimanere vago circa la mia presenza in quell'aula. Certo!Risposi con fin troppo entusiasmo alla sua domanda. Che razza di figura ci farei se si venisse a sapere che ho lasciato una ragazza a vagare da sola per le stanze nascoste del castello? Rovinerei la mia reputazione e questo non giocherebbe a mio vantaggio ma bensì abbasserebbe le mie possibilità di provarci con una ragazza. Chiaramente il motivo della mia risposta affermativa non si fermava solo a quella spiegazione ma anche al fatto che ero curioso di vedere come si sarebbe comportata in presenza di un'avventura vera e propria, piena di pericoli o misteri da risolvere. Vedendola allontanarsi dal punto in cui si trovava il calderone, mi diede l'impressione di essermela scampata. Non che non mi fidassi di Phoebe, avevo capito che non era il tipo da fare la spia ai professori o ai capiscuola e via dicendo, solo che volevo mantenere segreta la creazione che stavo provando a realizzare. Se fosse andata a buon fine, l'avrei potuta brevettare insieme a Mars e successivamente l'avremmo potuta mettere sul mercato. Ero davvero eccitato all'idea che stavamo per lanciare un'attività tutta nostra e soprattutto ero entusiasto all'idea che era nato tutto per caso. Una mattina un ragazzo aveva fatto uno scherzo a Mars e a me così, invece di risolvere tutto con un duello magico, avevamo optato per qualcosa di più creativo e decisamente permanente. Eravamo riusciti a combinare le proprietà della pozione pepata -che per chi non la conosce serviva per curare il raffreddore - e a invertire il suo processo per far sì che il ragazzo in questione continuasse a starnutire senza avere il potere di fermarsi. Avevamo mescolato la pozione in una mentina che avevamo fatto trovare al ragazzo nella sua stanza, consapevoli del fatto che quel pomeriggio aveva un appuntamento con una ragazza. Quel pomeriggio Mars ed io non riuscivamo a smettere di ridere, il tassorosso continuava a starnutire all'impazzata e per due volte lo aveva fatto in faccia della povera grifondoro. Non so come hai fatto ma devo complimentarmi con te, sei riuscita a farmi ammettere che le mie intenzioni non sono proprio nobili. Ammisi convincendomi, poi, a raccontarle quello che stavo combinando lì dentro. Devi promettermi, però, che non lo dirai a nessuno. Attesi che mi giurasse eterna fedeltà e prendendola per mano, la condussi nuovamente davanti al calderone. Sto preparando delle specie di bath bomb che camuffandosi nell'acqua, dovrebbero trarre in inganno la povera vittima che una volta entrata, si ritroverà con qualche squama sparsa qua e là e con la pelle colorata. Nel raccontare quell'invenzione ero letteralmente su di giri e fiero del fatto che la mia mente avesse partorito un'idea così complessa e geniale. Pensaci bene... Avvolsi un braccio intorno alla spalla della ragazza per poi proseguire con il mio discorso. ...sei in aula e devi preparare una pozione. Il tuo vicino di banco combina un disastro imperdonabile mentre tu sei riuscita a fare un'ottima pozione. Come ti senti? Potente, un incredibile genio. Questa era la risposta che speravo di ottenere da lei. Le attese non piacciono neanche a me però hai del tempo per fare tante altre cose quindi, in realtà, stai solo ottimizzando il tuo tempo. Era un discorso sensato, no? Non mi aspettavo che la ragazza comprendesse quello che pozioni suscitava in me però apprezzavo il fatto che si fosse interessata ugualmente all'argomento. Vidi poi un cambiamento repentino nei suoi modi di fare e il mio ghigno si trasformò una linea retta. Tranquilla, non ho nessuna intenzione di essere la causa della tua espulsione. Forse avevo un po' esagerato e dovevo capire che Phoebe non era quel genere di ragazza. No, la mia idea non prevedeva di certo far saltare la scuola in aria. Il mio sorrisetto doveva far intendere che alludevo a tante cose che erano decisamente distanti dal far saltare la scuola in aria e non avevano niente a che fare con argomenti scolastici e compagnia bella. Eh? Mi voltai in direzione del calderone per poi avvicinarmi ad esso, allontanandomi dal viso di Phoebe. Mi affrettai a recuperare il libro di pozioni che avevo abbandonato sul divano per poi cercare, con altrettanta velocità, la pagina contenente la ricetta per preparare quella pozione. Lessi velocemente e diverse volte la sua preparazione, non trovando scritto da nessuna parte che il calderone doveva bollire in quel modo. Phoebe? Mi voltai verso di lei con aria preoccupata. Io non so se è normale ma penso che sia meglio allontanarci da qui. La presi per mano e la condussi fuori da quella stanza, proprio all'interno del passaggio segreto. Una volta al suo interno, mi accovacciai al pavimento, senza mai mollare la presa sulla mano della ragazza che invitai a copiare i miei movimenti. Phoebe? Mi voltai verso di lei con aria preoccupata. Se moriremo qui sappi che ti trovo davvero carina e che è stato un vero piacere conoscerti. Cercai di ironizzare mentre chiudevo la porta del passaggio segreto, attendendo con ansia di sentire qualcosa. Passarono pochi istanti ma dall'aula non provenne alcun tipo di rumore, eravamo salvi? Credi che dovremmo andare a controllare? Domandai voltandomi verso di lei.


    Edited by schneider. - 8/4/2023, 08:17
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