Posts written by bel culo.

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    La serietà. Così sopravvalutata. Così ordinaria da annoiarlo. Concretamente, però, gli ultimi anni non erano stati così facili da permettergli di vivere la sua esistenza con quella nota di leggerezza che aveva sempre apprezzato. Un male per sé e per i suoi nervi messi a dura prova da agenti esterni ed, ampiamente, evitabili. Il rapporto con la sua famiglia si era andato, lentamente, a sfaldare e, per questo, ringraziava Merlino. Sì. Non aveva alcun interesse nel mantenere saldo quel rapporto che non aveva alcun motivo di esistere. Sospirò, lasciandosi alla spalle quelle preoccupazioni che, diciamocelo, non ci azzeccavano nulla con quel momento. Divino. Abbozzò un sorriso ma, d’altra parte, era consapevole che vi era della verità nelle parole della piccola ma neanche troppo Riis. Un cambiamento in lui era avvenuto. Contro la sua volontà. Contro ogni pronostico. Il vecchio ragazzo affetto da una patologica sindrome di Peter Pan, aveva lasciato spazio a un uomo maturo, capace di porre sulle proprie spalle il peso di quei doveri che aveva tentato di scansare durante il suo periodo da giovane adulto irresponsabile. Fece spallucce. Effettivamente avrebbe potuto scoprire molto sul suo conto, una volta applicatasi alla materia. Lati interessanti, altri meno ma comunque a chi non faceva piacere una visione d’insieme? Bevve un altro sorso del suo caffè completamente amaro, come la sua vita e, alla fine, si rivolse un sorriso sincero in direzione di quella giovane donna che, un tempo, aveva stretto tra le braccia senza alcuna malizia. “Sai dove trovarmi.” In ufficio. In quel buco di appartamento che era costretto a chiamare casa. Insomma, nei paraggi. Bene o male i luoghi frequentati dal professore erano sempre gli stessi e Freya ne era al corrente, sarebbe bastato poco e lui non avrebbe avuto obiezioni in tal senso. Stranamente. Certo era che non si smetteva mai di conoscere qualcuno e la mora continuava a dargli modo di pensarlo. Un pipistrello? Non la immaginava proprio a coccolare un esemplare di pipistrello ma, forse, le apparenze lo stava proprio traendo in inganno in maniera eclatante. Annuì con eccessiva enfasi. “No! Mi piace molto.” Ci pensò un po’ su. Tutto combaciava. “Nei prossimi giorni potremmo fare una breve visita al castello del Conte.” In fondo perché non approfittarne, distava solo qualche chilometro dal punto in cui si trovavano e si sarebbe potuto rivelare interessante a fini culturali. Mistero. Fascino. Insomma quei luoghi avevano il loro perché tutto da scoprire e anche se, a prima vista, non ci avrebbe scommesso neanche un galeone. Le loro animati discussioni continuarono fino a quando, improvvisamente, l’atmosfera mutò a causa di un avvicinamento repentino tra quello che era un Professore e la sua allieva, sorella di un Oliver che l’avrebbe scassato se fosse venuto a conoscenza di quella particolare circostanza. Assurdo. Tutto accadde in pochissimi attimi, neanche dargli il tempo di imbastire una tattica per sfuggire alla sua forte tentazione di toglierle ogni centimetro di tessuto che ricopriva la sua invitante pelle. Cazzo! L’impulso era stato più forte della ragione e, così, le loro labbra si unirono in un bacio che aveva desiderato per tutta la mattina, sin da quando aveva messo piede nella sua stanza con la scusa dell’acqua fredda. Tutto. Tutto era andato infrangendosi. La morale era andata a farsi fottere. Che male vi era nel lasciarsi andare? Stava commettendo un crimine? No. Eppure i dubbi preso ad aleggiargli nella mente, impedendogli per un attimo di godersi ciò che avveniva sotto i suoi occhi chiari. Non era il solo. Anche la verde-argento fu scossa da interrogativi sulla piega che avrebbe poi preso un possibile futuro, quello tra le mura di Hogwarts. Che avrebbero fatto? Si sarebbero evitati? Avrebbero finto che quel giorno non fosse mai esistito? Cosa? Socchiuse le palpebre, lottando con la sua coscienza e, alla fine, prese quella decisione che non avrebbe mai dovuto prendere. Alla faccia dell’etica. La prese per mano e tornò sui suoi passi, convinto che quello fosse l’unico epilogo possibile per quella giornata che, inizialmente, sarebbe dovuta essere dedicata ai draghi. Beh, vi era tempo. Nessuno li obbligava a tornare in patria l’indomani. ”Certo che potevi deciderti prima." La osservò ghignare, mostrando la sua propensione a continuare ciò che avevano iniziato tra una battuta e l’altra. Il trasporto mentale e fisico si tradusse in desiderio e i gesti vennero da sé. In tutta fretta tornarono in quella sottospecie di albergo nel quale avevano deciso di alloggiare e, finalmente, si lasciarono trasportare da quegli interessanti eventi che non finivano di susseguirsi. Con estrema naturalezza le sue mani presero ad esplorare, nel dettaglio, ciò che non avrebbe mai pensato di potersi godere. Lentamente, senza bruciare le tappe. Con calma. Il tempo era dalla loro e, dopo tutto, meritavano quella tranquillità di movimento. La maglia venne sfilata e la sua muscolatura tesa fu lì, in bella mostra e una volta ricevuto il nulla osta dalla controparte, prese a lavorare meticolosamente per regalarle quel piacere tanto bramato. Un sorriso appena accennato. Un semplice gesto che lasciò trasparire molto di più. ”Spogliami.” La vena si chiuse. La razionalità fu annebbiata dal puro istinto e i vestiti scomparvero dal suo percorso ben pensato nella sua mente. Le sue dita si muovevano, dando un assaggio di quel che sarebbe stato. Pochi attimi e l’impazienza della Riis prese il sopravvento e le posizioni furono invertite. Seth ghignò. Quell’intraprendenza eccitante sarebbe stato un vero e proprio problema ma, senza dubbio, avrebbe trovato pane per i suoi denti. Si soffermò quel tanto che bastava ad osservarla e quando si avventò su di lui fu raggiunto dalla pace dei sensi. Si trovava esattamente lì, dove sarebbe dovuto essere. Lei rappresentava ciò che per lui poteva dirsi casa. Il suo luogo sicuro. Con lei il disagio non aveva motivo di essere vissuto. Si alzò di quel tanto che bastava per incollare il suo corpo a quello nudo della giovane e, con destrezza, fece in modo di fondersi con lei in una danza proibita. Una danza che difficilmente avrebbe avuto modo di essere scordata. Almeno, non per quel che lo riguardava.


    Conclusa 😢
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    La situazione stava sfuggendo di mano. Quelle provocazioni stavano prendendo una piega ambigua. Nessun ritegno. Freya sembrava non aver alcun interesse nell’arginare la sua predisposizione a sferrare attacchi diretti al suo vecchio amico ma, d’altro canto, Seth incassava e restituiva con estrema abilità, se non per poi terminare il tutto nel nulla cosmico. Che ci tenesse alla pelle, beh, era risaputo ma quella ragazza ce la stava mettendo tutta per metterlo in difficoltà davanti a quelle istigazioni. Che sarebbe accaduto se, mosso dall’istinto, avesse deciso di cadere in quella dolce tentazione? L’avrebbe tenuto per sé, certamente, ma sarebbe riuscito a guardare il suo migliore amico, mascherando il turbamento e i sensi di colpa scaturiti dal fatto di aver desiderato sua sorella? Chi avrebbe potuto dirlo. La mora, però, non escludeva colpi e, minuto dopo minuto, la tensione presente in quella stanza, dava segno di voler aumentare, così come il calore che, ora, avvertiva addosso. Che gli stava accadendo? Mai prima d’ora si era lasciato intimorire da quel tipo di situazioni ma, vero anche che mai si era ritrovato faccia a faccia con il proibito perché, sì, la piccola Riis altro non era che una creatura off-limits, lontana e fuori dalla sua portata. Lui era lui e lei era lei. Dato oggettivo e banale. Sotto agli occhi di tutti. Una verità che, sotto certi aspetti, infondeva un dolore. Disinvolta, come se nulla potesse scalfirla. Un coraggio non indifferente quella della verde-argento. ”O forse è perché tu sei tu.” Poggiò la testa alla sua spalla, lasciandolo interdetto per qualche istante, indeciso sul da farsi. Un senso di inadeguatezza. Rispondere a quella frase sarebbe risultato superfluo ma, nel tono di voce della ragazza, era certo ci fosse una nota di rammarico, come se il significato fosse ben più profondo di quel che si poteva immaginare. Le conseguenze. Oh, sì, sarebbero state moltissime e una peggiore dell’altra. Il gioco doveva valere la candela ma se anche fosse caduto in quella rete che, diciamocelo, si stava creando con le sue stesse mani, quell’idillio quanto sarebbe durato? Un mese? Giusto il tempo di tornare tra i banchi di scuola dove, logicamente, non avrebbe mosso un dito per incentivare una relazione che andava contro ogni etica e morale. Ma a che stai pensando? Sei impazzito? Un milioni di pensieri poco adeguati si annidarono nella sua mente mentre, innocentemente, cercava di uscire da quel labirinto fatto di enigmi e domande sul perché cadesse in panico davanti a una faccenda che sarebbe dovuta essere di facile risoluzione. E invece no. Mai dare nulla per scontato, soprattutto se nei paraggi si trovava un tipo come la sexy serpe, semi nuda che ora si trovava praticamente tra le sue braccia. I loro corpi aderivano e il calore accese in lui la repentina esigenza di darle ciò che, da quel che aveva potuto osservare, avrebbe voluto ardentemente, cambiando radicalmente il corso degli eventi e della loro storia, così casta fin a quel giorno. Ne era certo. Si trattava di una cotta passeggera. Sarebbe cresciuta e la sua attenzione sarebbe stata catturata da uno dei tanti ragazzi della sua età, privo di problematiche e convinto di vivere la loro storia alla luce del sole, cosa che lui non avrebbe potuto donarle a causa delle differenze che li affliggevano in maniera piuttosto evidente. La lasciò andare controvoglia, godendosi quel panorama ancora per qualche istante, fino a quando non fu richiamato all’ordine dal leggero languorino mattutino che stava attanagliando il suo stomaco sotto forma di leggeri crampi. Parola d’ordine? Colazione. La mattinata era iniziata bene ma il cibo avrebbe contribuito a dare l’energia necessaria ad affrontare la giornata che li attendeva. Una giornata folle che le aveva riservato per farsi perdonare di quelle volte in cui, lui e suo fratello, si erano comportati da veri stronzi lasciandola tra le mura domestiche. Sospirò quando il tutto si riassestò, tornando ad un clima più respirabile, alla mano, privo di imbarazzo. Bevve un sorso del suo caffè e, una volta posata la tazza, si posizionò a braccia conserte, come se avesse appena ricevuto una gravissima offesa. “Questa è la considerazione che hai di me?” Quale affronto. Sollevò il sopracciglio destro, fingendosi oltraggiato dalle sue parole. Bambina cattiva e insolente. Non aveva tutti i torti. Gli anni erano passati e i cambiamenti erano stati inevitabili da ambo i lati. Radicali. Profondi. L’adolescente spensierato era andato eclissandosi, lasciando che un uomo diverso, responsabile, si facesse largo. Le delusioni, poi, avevano fatto il resto. L’abbandono materno e il menefreghismo di quel padre che, ora che ci pensava, non aveva alcuna idea di che faccia avesse dopo tutto quel tempo. Le sfighe che gli erano crollate addosso, si erano premurate di cancellare definitivamente la sua spensieratezza alla quale tanto teneva durante i suoi anni d’oro. Lontani ricordi. Per la nostalgia, però, non vi era spazio. “Un uomo tutto da scoprire!” In tutti i sensi! Effettivamente. La provocazione risuonò come un’amara realtà. L’età dell’innocenza non era altro che un lontano ricordo e quella consapevolezza fu come svegliarsi da uno di quei sogni bellissimi e memorabili. Ogni tanto, però, la sindrome di Peter Pan si riaffacciava, dandogli quella parvenza di libertà che mancava in quella vita costellata da doveri. Ed eccolo a proporre di fronteggiare draghi. Quelli veri. Quelli in grado di porre fine alla loro esistenza con un soffio di fiato. “Conte Vladimir?” Domandò retorico. “Sarebbe il tuo animale da compagnia?” Strano ma neanche troppo. Che fosse un tipo sopra le righe non era un segreto per nessuno e lo notizia non fece altro che divertirlo, confermando quanto fosse interessante la piccola Riis. Il suo entusiasmo si accese e quel che accadde fu qualche cosa di estremamente sbagliato ma che, allo stesso tempo, non riuscì ad evitare. Le loro labbra si toccarono appena e quello che sembrava un bacio casto e puro, volto solo a dimostrare quanto fosse felice dell’attività che avrebbero svolto, divenne motivo di turbamento. Lasciò correre, cercando una motivazione per quello slancio verso di lui e, nel farlo, prese a camminare verso il luogo di ritrovo dove sarebbe partito il loro tour alla scoperta di quelle creature maestose e affascinanti. Niente. Liberarsi di quel pensiero fu impossibile, tanto da spingerlo a richiedere immediatamente spiegazioni alla diretta interessata, senza mezzi termini. Tentò di sminuire, furbescamente, riferendosi a un corvo. No. Non l’avrebbe permesso. Puntò i suoi occhi seri addosso alla verde-argento, inchiodandola sul posto ed aspettandosi la verità. Poteva non voler dire nulla ma, per quanto ne poteva sapere, poteva anche voler dire tutto. Tutto o niente? Bella domanda. “Fanculo!” Le mozzò le parole sul nascere, guadagnandosi l’accesso alla bocca carnose ed invitanti della giovane donna, assaporandola e lasciandosi circondare il collo dalle sue braccia. Al comando non vi era più la ragione ma l’istinto, lo stesso che l’aveva indotto in quella tentazione dalla quale non sarebbe uscito facilmente e non senza quelle conseguenze tanto decantate all’inizio quando si era trovato pelle contro pelle con la mora. Quanta forza di volontà aveva avuto. Lasciò le labbra, esplorando ogni centimetro del suo collo, tormentandolo senza pietà, nel tentativo di farle perdere la ragione e lasciarsi andare a quel piacere che sembrava desiderare tanto quanto lui. Le mani presero a muoversi frenetiche, intenzionate a prendere possesso l’uno del corpo dell’altra. Le sfiorò il seno, sopra a quei vestiti maledetti e inutili a quella causa. Puntò i basso e, finalmente circondò le sue natiche, stringendole e costringendola ad avvicinarsi ancora di più, come fosse in trappola nelle sue braccia. Qualche cosa accadde. Un qualche cosa di ambiguo. Un qualche cosa che insinuò il dubbio in Freya che lo allontanò giusto per prendere la parola e porre quella domanda che, tutto sommato, Seth si aspettava. ”… sei sicuro di quello che fai?” Certo che no! Lo faro? Sì. Tipico comportamento da Lennox. Si specchiò nei suoi occhi e addolcì i lineamenti senza proferire parola alcuna, come ipnotizzato. Annullò la distanza e si appropriò delle sue labbra, schiudendole e andando ad approfondire quel bacio al meglio, così che potesse essere di per sé una risposta chiara alle sue domande. La strinse e alla fine prese la sua decisione, prendendola per mano e tornando sui passi appena percorsi, velocemente, in direzione della villa che li ospitava. La hall, ancora mezza deserta, fu percorsa in qualche secondo e in men che non si dica si trovarono al piano dove, una di fronte all’altra, vi erano le stanze. Seth spalancò la porta della sua e, senza perdere tempo, piombò su di lei e la prese tra le braccia, adagiandola sul letto. “Non sono mai stato più di così sicuro in vita mia!” La tranquillizzò mentre, distrattamente, cominciò a lambirla dolcemente, insinuandosi sotto la sua maglietta impaziente di levarla dal suo percorso. “A te sta bene?” Nel dirlo la mano raggiunse i pantaloni di Freya e con un gesto repentino li slacciò. “Perché in tal caso…” Entrò dall’elastico del suo intimo, sfiorandole lentamente la sede del suo piacere. “… potrei continuare.” La istigò, senza arrestare il movimento delle dita che, ancora, la stuzzicavano. “La scelta è tua.” Cessò di parlare, andando a sincronizzare la movenza a sud con quella a nord rappresentata da baci lenti sul collo.

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    A chi voleva darla a bere? Le sue espressioni ingenue non erano altro che recitate. Finte. Seth aveva ben chiaro chi fosse la donna davanti a lui e non ebbe la più piccola esitazione nello scegliere le modalità con le quali approcciarsi a lei. Provocazione dopo provocazione, entrambi, giunsero in un quello che poteva considerarsi un campo minato. Sì. Se da un lato, Seth, avvertiva il bisogno di porsi sull’attenti per evitare atteggiamenti che lo avrebbero esposto a un potenziale pericolo, dall’altro si trovava attratto da Freya più del dovuto, soprattutto in quella particolare situazione che prevedeva la presenza di un abbigliamento succinto. Troppo per un uomo suscettibile come si considerava lui stesso. Non ci diede troppo peso e, ingenuamente, si lasciò sfuggire battute che un professore non avrebbe mai dovuto rivolgere a una studentessa. Perché, sì, di quello si trattava seppur si trovassero ad una quantità notevole di chilometri da Hogwarts, lontani da qualsiasi occhio indiscreto. Tirò un sospiro, acquistando coscienza di quanto fosse difficile interpretare il ruolo dell’adulto, di tanto in tanto e roteò gli occhi, portandoli al soffitto in segno di totale resa a quella sfacciataggine che cominciava a mettere a dura prova il suo autocontrollo di uomo. La carne era pur sempre carne, per Merlino. Un po’ di tregua. Posò le mani sui fianchi e la scrutò con aria seria, dalla testa ai piedi, senza nascondersi. Se non fossi chi sei, mia cara… Interruppe bruscamente quel pensiero inappropriato e cercò di darsi un contegno mentre, minacciosa, si fece avanti facendo di lui quel che voleva, trovando la sua strada completamente libera da ostacoli. Gli fu addosso, la sua schiena aderì perfettamente al suo petto e l’istinto suggerì scenari che non avevano nulla a che fare con un rapporto amichevole. Rimase immobile. Muto. La voce morì nella gola che, invece, prese a deglutire involontariamente. Seth Wyatt Andrew Lennox in palese difficoltà. Beh, non era una scena che si poteva vedere tutti i giorni. Quando l’ossigeno tornò a circolare nei pressi del suo cervello, finalmente, trovò la forza di reagire a quello che, a tutti gli effetti, era uno stimolo più che invitante. Quindi si abbassò leggermente, giungendo a sfiorare il lobo dell’orecchio della Riis: “Se solo io non fossi io e tu non fossi tu, Freya!” Scandì il suo nome con un tono profondo di voce, ricolmo di rammarico per la verità appena proferita a malincuore. Ne approfittò per stringerla a sé, fino ad arrivare a liberarsi della sua presa e scendere verso sud, sfiorandole il ventre e arrestando la sua corsa poco sopra l’elastico dei suoi slip. “Stanze separate. Mai scelta fu più saggia.” Ardua ma saggia. Negare che la Serpeverde suscitasse in lui pensieri poco puri, era inutile ed infantile. Era lì da vedere. Tangibile e tutto alla luce di quel sole appena sorto sulla nuova giornata. Accolse l’ennesima stoccata, lasciandosi sfiorare la guancia da un bacio casto. Tornò a sdraiarsi e Seth si trovò a scuotere la testa, più per allontanare i pensieri che per il dissenso. Che si credeva? Che fosse tutto rosa e fiori? Che non avvertisse il benché minimo impulso? Forse sarebbe stato meglio ma, d’altra parte, su di loro aleggiava una presenza. Oliver. Provarci con sua sorella non sarebbe stato saggio e, probabilmente, avrebbe posto fine a quell’amicizia prima di subito e per Seth, quel bestione, era un fottuto fratello. ”Non puoi o non vuoi?” Che differenza faceva? Il suo ruolo, la sua condizione e la sua testa di cazzo, non gli permettevano di lasciare andare il dovere, lasciandosi trascinare da quel piacere che, senza dubbio, si sarebbe rivelato interessante se sperimentato. I lineamenti si indurirono, lasciando trapelare quel dispiacere provato a causa della privazione che si era appena auto imposto. “Non posso.” Tagliò corto, in risposta a quella domanda tanto diretta quanto naturale. Guardare ma non toccare o, per lo meno, darsi una regolata e non oltrepassare quel limite che lo avrebbe messo nei guai. “Vorrei poter fingere che non ci sarebbero conseguenze.” Puntualizzò, così da chiarire che non si trattava di lei o del fatto che non l’apprezzasse. Calò lo sguardo su di lei, osservandola abbracciata a quel cuscino e, per un attimo, tornò indietro nel tempo quando non era altro che una ragazzina imbronciata e attaccata alla convinzione di avere il mondo tra le mani. Le stesse che picchiettava sul materasso come chiaro invito a raggiungerla per esaudire quell’ingenua richiesta. Lottò contro quell’indole esplosiva, canalizzando il flusso dei suoi pensieri altrove, lontano da quell’imminente pericolo. Tentativo fallito. Freya volle esagerare, arrivando a credere che denudandosi così, in quel modo, non avrebbe ottenuto alcuna reazione da parte sua. La incollò a sé. Pelle contro pelle, senza lasciare alcuno spazio tra quei corpi. Tutto troppo semplice. Tutto troppo eccitante. Era pur sempre un uomo. Un uomo davanti a una, oramai, donna bellissima e che rispecchiava nei minimi particolare i canoni a lui affini. Fanculo! I suoi occhi chiari andarono ad analizzare, centimetro per centimetro, le labbra carnose di lei, desiderandole sulle sue. Il profumo familiare della sua pelle lo destabilizzò, gettandolo in una sorta di panico smorzato, poi, da un barlume di ragione ancora presente nella sua mente annebbiata dalla lussuria. Si convinse che tutto fosse sbagliato, terminando quell’idillio con un bacio sulla fronte, sancendo in maniera definitiva la sua posizione. Il timore che potesse prenderlo mentalmente, minuto dopo minuto, si fece più acuto così la allontanò controvoglia. Fosse stato un momento, basato unicamente sulla mera attrazione fisica, Seth, l’avrebbe accettato, mettendo in chiaro che qualsiasi cosa fosse successo lì, in Romania, lì sarebbe rimasto ma no. Il discorso aveva tutta l’aria di essere più ampio e più pericoloso di quel che poteva sembrare. Meglio concentrarsi sulle attività per le quali siamo qui. Sì, certo. Una parola. Come se fosse stato facile scordare quel contatto tra nudità. Lasciò la stanza e si andò a preparare per la battaglia.
    Tornato in compagnia, deglutì a fatica, portando a galla un programma niente male che sapeva lei avrebbe gradito. Il pericolo era pur sempre il loro mestiere. Lui da perfetto idiota Grifondoro e lei, beh, per via della sua natura un tantino sopra le righe –così l’aveva sempre definita-. La vide illuminarsi nuovamente, riportando l’atmosfera su un piano decisamente più respirabile rispetto all’imbarazzo sceso tra loro pochi istanti prima. “Io sono sempre serio.” Beh, più o meno, apprezzate lo sforzo. Comunque lo era. Ci aveva pensato tanto se compiere o meno quell’azzardo e poi, alla fine, aveva optato per qualche cosa di fuori dall’ordinario, così da poterla colpire e farsi perdonare per tutte le volte che aveva rifiutato la sua presenza in passato. “Esisti.” E da quel giorno, l’avrebbe reputata non solo esplosiva ma addirittura un pericolo per l’incolumità di quei poveri maschietti che tentavano un approccio puramente amichevole (?) con lei. Draghi. Sì. Quelle creature maestose che, parlando chiaro, piacevano a tutti. Grandi e piccini. Ragazze e ragazzi, senza distinzione. Insomma una fottutissima idea geniale per accaparrarsi le attenzione dell’affascinante sorella del suo migliore amico. Aprì le braccia esterrefatto. Come poteva pensare che la stesse ingannando. “Siamo in Romania. Ti avrei proposto un tour del castello appartenuto al famoso conte Vlad. Sembrava un po’ mainstream.” Troppo convenzionale per un tipo come la Riis. Fece spallucce, negando di prenderla in giro. “Tutto vero, mia cara.” Di lì a poco si sarebbe potuta deliziare con un panorama da urlo e, perché no, forse sarebbe stata così fortunata da poter sfiorare il pericolo da vicinissimo. Chiese il suo parere, per educazione, nonostante potesse già immaginare quale sarebbe stato il suo pensiero. Primo appuntamento? Quindi vorresti che ce ne fossero altri?” Cazzo. Che libertà si stava prendendo? La fiamma che credeva sopita si riaccese. Rimase immobile, subendo ogni gesto posto in essere contro la sua persona e la inchiodò con lo sguardo, implorante, come se le chiedesse tacitamente di terminare quella tortura che lo stava incasinando. E poi? Poi il bacio. Le labbra della verde argento si posarono caste su quelle del professore. Non rispose. Insieme si alzarono e raggiunsero il sentiero che li avrebbe portati dritti alla loro meta. La sua mente elaborava ciò che era appena accaduto mentre al suo fianco Freya, come se nulla fosse, continuava a porgli domande a raffica. “Da quella parte.” Ignorando i quesiti precedenti a causa della sua concentrazione verso qualche cosa che esulava dall’argomento. Approfittò della quiete e la prese per mano, addentrandosi nella vegetazione rapidamente, senza un apparente motivo. “Che era quello?” Forse sarebbe stato meglio essere più specifici, a scanso di equivoci. “Quel bacio. Che era?” Mai stato più serio di così. Fece due passi in avanti, bloccandola tra il suo corpo e il ruvido tronco di un albero. “Cazzo, Frey.” Un lamento. “Fanculo!” Passò la mano dietro la nuca della ragazza e con ostentata sicurezza si avventò sulle sue labbra, schiudendole con la lingua, andando ad approfondire quel bacio rimasto tristemente a metà. Si staccò solo quando ebbe terminato l’ossigeno. La fissò incredulo per quanto era appena avvenuto, per niente appagato in quanto avrebbe voluto di più Impossibile. “Sono draghi selvatici.” Rispose con un filo di voce, immaginando uno scenario ben diverso ma caratterizzato dalla stessa insidia. Prese a baciarle il collo, senza freni, mentre le sue mani scesero a sfiorarle il seno per poi terminare la loro corsa sui fianchi. “Selvatici. Pericolosi.” Stava proprio lì il bello.

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    Seth Lennox

    Le ronde in compagnia non erano poi così male. Il tempo fluiva più rapidamente e pattugliare quei corridoi bui sembrava meno inquietante di quel che era realmente. Dovere. Sottrarsi avrebbe voluto dire mancare ai suoi obblighi di professore e di adulto, con gravi conseguenze sul suo curriculum personale. Mai. Non solo quel lavoro gli serviva ma, allo stesso tempo, gli piaceva a tal punto da aver pensato di abbandonare il suo posto in squadra per dedicarsi esclusivamente all’insegnamento. Un cambiamento radicale, certo, ma se fosse giunto a quella conclusione sarebbe stato solo dopo aver ponderato attentamente. Continuò ad ascoltare le parole della studentessa, osservandola di tanto in tanto per studiare le sue reazioni scaturite dall’argomento trattato. Libri. Non era mai stato un grande lettore. La mancanza di tempo non aveva contribuito alla sua concentrazione. Il lavoro, il quidditch, la casa e le relazioni interpersonali, quindi, ricoprivano i primi posti nella lista delle priorità del trentatreenne. “Mi trova impreparato sulla materia.” Ammise a malincuore, scuotendo il capo con aria teatrale. Fingere non sarebbe servito a nulla, soprattutto quando si parlava di poesia. Andiamo, guardatelo in faccia. Gli appassionati di poesia si prodigavano per amore o cazzate di quel genere. Ma lui? Con quella faccia da schiaffi, non sarebbe stato neanche lontanamente credibile. Al contrario di Rose, probabilmente. Dalla sua espressione denotò un profondo attaccamento verso quel genere di mondo e, per un istante, si ritrovò a sorridere davanti a cotanta genuinità. Un’innocenza rara. Pochissime anime si potevano considerare ancora candide, salve dall’oscurità. O forse no. Tutta apparenza. Chi poteva poi dirlo? Spesso quei visini dolci e innocui, si rivelavano i peggiori. “Il quidditch attraverso i secoli.” Affermò con la solita enfasi che metteva quando si parlava del suo sporto preferito. Da quel libro aveva imparato molto, anche i particolari più insignificanti che, comunque, proprio inutili non erano mai stati. Dalle confidenze trapelate, Seth, notò quanto fosse opposta rispetto a lui o, forse, si trattava solo della sua giovane età. Tempo al tempo. “Non c’è tempo per pensieri disastrosi.” Notò il suo tentativo di dissimulare un disagio che, però, non si azzardò ad approfondire. Forse aveva a che fare con la sua famiglia? Il suo passato? Che l’ex grifondoro fosse un gran chiacchierone era risaputo ma da lì ad entrare in dinamiche che non gli competevano, con il rischio di gettare benzina sul fuoco, beh, ne passava. Aveva imparato a sue spese a farsi i cazzi suoi. Tenere per sé quesiti che non avrebbero contribuito alla causa avrebbe evitato silenzi imbarazzanti e il desiderio di scomparire sottoterra. Insomma, un occhio di riguardo ci voleva sempre nello scegliere l’approccio verso il prossimo, a maggior ragione se si trattava di una ragazza della quale non poteva conoscere i tratti principali del suo carattere. Fortunatamente l’atmosfera si smorzò, lasciando scivolare via il velo di difficoltà che si era interposto a causa dell’argomento precedente. “Può dirlo, signorina White!” Faceva strano rivolgersi a lei con quel nome che tanto ricordava suo padre. I lineamenti della ragazza, infatti, ricordavano vagamente quelli del vice preside e non ne fu affatto sorpreso. Smise di fissarla, così da non sembrare un fottuto pazzo e tornò a rivolgersi ad un punto non ben definito davanti a sé, fino quando piombarono di nuovo nel disagio. La confidenza che si prese non lo infastidì, piuttosto sollevò delle perplessità che non avrebbe potuto comunque risolvere al momento. Si irrigidì, sperando che quella crisi giungesse al termine il prima possibile e così fu. Si mostrò comprensivo, senza fare leva su una potere che poteva essere tranquillamente accantonato. “Non si preoccupi. Va tutto bene!” La rassicurò a bassa voce, come fosse un suo qualsiasi amico, intento a supportare quella caduta. Il tutto durò poco. Un rumore sordo ruppe quello pseudo silenzio, facendoli trasalire. Inaspettato. Qualcuno aveva appena preso la bizzarra decisione di sfidare l’autorità. Si trattava senza dubbio di qualche principiante, neanche in grado di prestare attenzione a dove ficcasse i piedi. “Principianti.” Ahhh beh tempi i suoi quando, circondato dai suoi più cari amici, si addentrava in luoghi proibiti. Bei ricordi. Indelebili anche se lontani. I loro pallidi volti spaventati lo divertirono anche se, da un lato, avevano appena creato una crepa nel suo tanto amato equilibrio. Il viso del professore divenne serio, inchiodando sul posto i due trasgressori ora un po’ meno sgalletatti. Presero a propinare scuse su scuse, come se a loro fregasse qualche cosa della motivazione per la quale avevano appena disatteso le loro aspettative. “Me la mettete sul romantico? Peccato che non attacchi con me.” Poco ma sicuro. Si trattava palesemente di cazzate buttate lì per colpirli al cuore e passare per quelli dalle buone intenzione. Rose si fece avanti, prendendo le redini di quella situazione che, fosse stato per lui, sarebbe degenerata in meno di un secondo. Li stava scusando? Che aveva in mente? Forse di provare con le buone maniere di far confessare il loro reato? Il suo sguardo si posò sulle borse salde tra le mani dei ragazzi. Fu chiaro che il tentativo della Caposcuola non andò a buon fine. “Apri! Senza fare storie.” Il teatrino si continuò per qualche minuto e poi, finalmente, si decisero a mostrare il contenuto delle loro borse. Seth si appropriò di una fiala di non sapeva cosa e la fece girare tra le dita. “Domani mattina faremo visita al professor Fletcher. Tutti insieme. Vi mostrerete profondamente rammaricati per la vostra condotta da imbecilli e, forse, la storia sarà chiusa qui!” Nessuna risposta. Proprio quello che voleva. “E ora vi scorteremo nei vostri dormitori.” Lapidario. L’allegra compagnia prese a camminare e una volta aver fatto tornare ogni uccellino nella propria gabbia, fu il momento del congedo anche da parte sua. “Buonanotte, signorina White.” Sospirò educatamente. “La ringrazio per la compagnia. Le manderò un gufo per informarla quando il campo sarà disponibile per le nostre lezioni private!” Le posò una mano sulla spalla in segno di incoraggiamento e, con un sorriso, la lasciò nei pressi delle cucine, sulla via di “casa”, scomparendo nella penombra del sotterraneo.

    Conclusa.
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    Quella ragazza l’avrebbe condotto, man mano, al manicomio. Sulla via del non ritorno. Insomma, alla follia. Il suo modo di fare, di porsi, di giocare con lui, riusciva sempre a metterlo in difficoltà con estrema facilità. Lui, un uomo fatto e finito, inebetito a causa della presenza di quella giovane donna nel suo spazio vitale. Imbarazzante. Dirlo in giro gli sarebbe costata la reputazione. Eppure, udite udite, la realtà poteva essere riassunta, tranquillamente, in quel modo. Il perché? Materia oscura che, probabilmente, sulla quale sarebbe stato meglio non indagare affatto, per non incombere in tragedie greche di dimensioni esagerate. Roteò gli occhi e li puntò, categorici, su quell’esile figura per niente indifesa. Oh, sì! Sapeva il fatto suo. La squadrò attentamente, maledicendosi mentalmente di non aver calcolato la possibilità che si trovasse in déshabillé a quell’ora del mattino –possibilità pressoché scontata-. Dannatamente bella. Disarmante. Perse le parola ma, per non destare sospetti, dovette presto riprendere le redini di quella situazione che, in caso contrario, sarebbe potuta degenerare in qualche cosa di cui, sicuramente, si sarebbero entrambi pentiti. Oppure no? Mistero della fede. Il rischio? Grande. Il prezzo da pagare? Troppo alto. Gli era capitato di trovarsi in difficoltà, certo che sì, ma quel frangente gli fece rimpiangere i giorni difficili in cui, per una fottuta scommessa persa, si era dovuto obbligare a rifiutare ragazze interessate a lui per un intero mese. Bei tempi. ”… ti faccio dormire con me.” Le stava ancora, fanciullescamente, scompigliando i capelli quando arrivò la stoccata. Se solo non fosse stata una sua studentessa. Se solo non fosse stata la sorella del suo migliore amico. Se solo… Piantala, testa di cazzo. Non puoi! Sospirò grato alla sua coscienza di lavorare in maniera impeccabile, altrimenti qualcun altro avrebbe preso il sopravvento, offuscando la ragione e no, non pareva proprio il caso. La fissò, intensamente, dritto in quelle iridi smeraldine, pronto a ribattere, utilizzando lo stesso metodo provocatorio. “Sei proprio sicura che riusciresti a dormire, in quel caso?” Quanto avrebbe voluto vederla vacillare ma, d’altra parte, ammirava quel suo atteggiamento sarcastico capace di conferirle quell’ironia che, lui stesso, ricercava in una donna. Ok. L’attrazione nei suoi riguardi era evidente, innegabile ma la cosa giusta? Quale sarebbe stata? Di certo non cedere alla carnalità, lì e subito. Eppure, neanche provocarla per poi effettuare un passo indietro, non dava la giusta soddisfazione. ”Sì.” Cosa? La sicurezza nel rispondere a quella domanda che avrebbe messo in crisi gran parte dell’universo femminile, lo portò a riflettere su quanto, in realtà, fosse cambiata quella ragazza dall’aria ingenua. Fece qualche passo in avanti, giungendo accanto al letto prima di subito. “Desideriamo tutto e due ciò che non possiamo avere.” Le accarezzò il viso, delicatamente, quasi a volerla lasciare con il dubbio che non si sarebbe fermato a quello. Il desiderio esplose in lui. Scene be poco sacre si fusero nella sua testa. Una sopra all’altra. Lasciandogli l’amarezza di quegli scenari che, al momento, avrebbe dovuto accantonare.
    ”Mi sembri uno che non sa più divertirsi.” Dissentì. Quale orrore. Lui e il divertimento? A braccetto, sempre e per sempre. Forse il passare del tempo gli aveva imposto alcuni stop forzati ma, in tutta franchezza, riusciva a tenere testa al più insulso ventenne, convinto di avere il mondo nelle proprie mani. Insinuazioni senza alcun fondamento. Lui. Alle terme. Solo se in compagnia di un bel vedere e, con la Riis, da quel che poteva vedere, non sarebbe servito neanche munirsi di vasca idromassaggio. Spettacolo gratis, gentilmente offerto dalla casa. “Mi piaci, Frey!” Esclamò divertito. “Cerca di non farti odiare!” Non vi era niente di più pericoloso di un Seth risentito a causa del suo sentirsi vecchio. Si barricò nel bagno, lasciando che l’acqua lavasse via quella coscienza che, senza neanche fare nulla, si era macchiata di quella lussuria che non riusciva a tralasciare. Cazzo!! Al di là della porta vi era l’oggetto del suo desiderio. Inavvicinabile. Intoccabile. Fuori portata. Appoggiò la fronte al muro e spalancò il rubinetto dell’acqua fredda la quale cadde, prepotentemente sulla sua pelle già fradicia, nel tentativo di raffreddare quei bollenti spiriti. Rapido. Indolore. Doveva uscire da quel bagno e, successivamente, da quella stanza senza arrecare danni esistenziali a sé stesso e alla mora. Beh, i buoni propositi, si sa, sono fatti per essere mandati a puttane. Ed eccola di nuovo giocare in attacco, non appena Seth si affacciò. ”… sarei io a spogliarti.” Il ghigno sul suo volto lo confuse a tal punto da non riuscire a calibrare l’intensità della risosta derivata da quell’istigazione violenta. “Vuoi fare un tentativo? Potresti essere fortunata.” Lasciò scivolare le braccia lungo il corpo, mostrandosi per quel che era. Centimetro per centimetro, fatta eccezione per la porzione di pelle, coperta da quello striminzito asciugamano candido. “Non dovresti fare molta fatica. Non sono bravo a fissare gli asciugami in questo modo.” In compenso se la cavava molto bene a slacciare i ganci dei reggiseni. Niente male ma era davvero giunto il momento di focalizzare l’attenzione altrove e quelle lenzuola sarebbero saltate via, così come quei miseri pezzi di stoffa che coprivano, disgraziatamente, le sue curve perfette. Fece spallucce, sapendo di averle arrecato delusione in passato, nel rifiutare la sua compagnia durante le bravate con suo fratello ma era pur sempre una bambina: Un esserino indifeso da proteggere dalla cattiveria del mondo. “Ok.” Un piccolo spoiler non avrebbe fatto male a nessuno, soprattutto se falso. “Passeremo tutto il giorno a letto. Io e te.” Ridusse gli occhi a fessura, gongolando. “Insieme.” La voce si fece profonda. “Che ne dici?” Si passò la lingua sulle labbra mentre un sopracciglio si inarcò, in attesa di una risposta all’ennesimo tentativo di creare in lei una reazione. Uno scambio equo. In più, se fosse stato vero il fatto che suo fratello fosse a conoscenza del loro incontro clandestino, morto per morto, tanto valeva divertirsi. Quel che ne derivò dopo, però, andò ben oltre le sue aspettative iniziali. La verde argento si liberò del reggiseno e, con decisione, il giovane professore le fu addosso, incollando la nudità della ragazza al suo corpo ancora umido. Il suo calore lo destabilizzava e quel contatto non fece altro che aumentare il desiderio incontrollabile che, in lui, cresceva minuto dopo minuto, divenendo difficoltoso anche il solo volerlo domare. I loro sguardi si incrociarono, ora più vicini che mai. Tutto così sbagliato, eppure così eccitante non solo dal punto di vista fisico. “Allontanati.” Un bacio fugace sulla fronte, innocente. Tutto ciò che poteva offrirgli. “Forse no.” Sfortunato ma moralmente integro.

    Finalmente i vestiti al proprio posto. Grazie a Merlino. La vena si sarebbe chiusa. Di nuovo il pericolo in agguato? Intollerabile. Tutto sommato, però, aveva ragione. Come potevano fare a meno di un buon caffè. Freya lo afferrò per il polso, trascinandolo verso la sala allestita per la colazione. Il profumo del buongiorno lo raggiunse, invitandolo a prendere parte a quel banchetto che, a prima vista, prometteva davvero bene. La imitò, versandosi una quantità abbondante di quel liquido scuro che, come sempre, fungeva da carburante. La sua impazienza lo divertiva e, allo stesso tempo, infliggeva dubbi. Che stesse scappando da ciò che era avvenuto in quella camera? Tanto meglio. Non era di certo sua intenzione rischiare di tornare sull’argomento che grazie al suo spessore lo avrebbe rincoglionito e lasciato senza parole che spiegassero la avventata reazione. La ascolto attentamente, mentre avanzava ipotesi. “Qualche cosa di pericoloso.” Effettivamente quel che aveva in mente non poteva dirsi sicuro ma se si fossero tenuti a debita distanza, forse, sarebbe stata risparmiata loro la vita. Che simpatico burlone. Certo che non avrebbe permesso che le succedesse qualche cosa. Per chi lo avete preso? “Ho pensato che si sposasse perfettamente con il tuo temperamento, come dire…” Sì, come dire? “… esplosivo!” Un po’ riduttivo ma azzeccato.
    ” Non mi avrai portata fino a qui per chiuderci in qualche Night club o qualche casinò, vero?” Sì, e giocarsi tutto lo stipendio, come se avesse denaro da sperperare. “Acqua, acqua. Riis. Il gioco d’azzardo. Davvero è il massimo a cui riesci a pensare?” E poi non le suggeriva nulla lo stato in cui si trovavano? Eppure la Romania era famosa per quello. “Draghi.” Terminò, senza perdere il contatto visivo, così che potesse captare in prima persona ciò che ne derivava dalla notizia. “Andremo ad osservare i draghi.” Da lontano o da vicino, questo l’avrebbero deciso strada facendo. “Che ne dici? Come primo appuntamento non è male.” Scherzava, ovviamente. Sorseggiò il suo caffè, con l’aria compiaciuta stampata su quella faccia da schiaffi. “Puoi sempre tirarti indietro e ripensare alla possibilità di chiuderci in stanza tutto il giorno per…” Lasciò intendere, ma no. “… giocare a scarabeo O qualche altro gioco da tavola senza senso. “A te la scelta, mia cara!” Ammiccò, consapevole che non si sarebbe mai tirata indietro davanti a quel tipo di avventure.

  6. .
    mike
    Bene ma non benissimo. Per un’estate che se ne andava, un anno scolastico prendeva il via. Tornare ad Hogwarts, però, non pesava affatto al giovane Professore il quale, dopo gli ultimi mesi passati a districarsi tra impegni vari e allenamenti, avvertiva l’esigenza di quell’equilibrio che solo quella scuola riusciva ad infondergli. Giornate uguali. Preoccupazioni ridotte al minimo. Insomma, calma piatta. Si affacciò alla finestra del suo ufficio e, stiracchiando le stanche membra, si attivò per recarsi al Lago Nero, luogo in cui, Prefetti e Caposcuola, avevano ideato una modalità di rientro diversa dal solito. Un falò. Un evento che potesse attirare l’attenzione di grandi e piccini, allo stesso modo, scavalcando la classicità tipica del banchetto di inizio anno che, diciamocelo, avrebbe creato malcontento se messo a paragone con quel genere di idea fresca e giovanile. Come rifiutare, quindi, la supervisione di quel ben di Merlino? Impossibile. Ed eccolo, in tutta la sua fisicità, pronto ad affrontare un branco di ragazzini, prevalentemente assetati di divertimento. Come dargli torto, in fondo? Le giornate spensierate non era che un lontano ricordo. Il carico di lavoro, oramai, si trovavano proprio dietro l’angolo e godersi gli ultimi momenti di libertà, sembrava divenire d’obbligo per scaricare la tensione. Si tirò appresso la porta dell’ufficio, sigillandola per bene e prese a camminare avvolto da quell’aura che non aveva nulla a che fare con la solita che aleggiava sull’insegnante. Persino il suo rigore nell’abbigliamento, per quell’occasione, era stato accantonato, lasciando spazio alla leggerezza. Canotta nera e costume sobrio, scelto appositamente per l’occasione, niente di particolarmente impegnativo. Occhiali da sole alla mano e, cercando di non tirarsi appresso troppe occhiate, percorse la distanza che lo divideva dall’uscita del castello. Una volta all’esterno tirò un sospiro di sollievo, alzando lo sguardo verso quel cielo completamente sgombro da nubi. Certo, il calore estivo, giorno dopo giorno, sembrava scemare ma, per ovviare alla cosa, si era corsi ai ripari con escamotage molto ingegnosi. Il bello di essere maghi, stava proprio nelle piccole cose come quelle. Il sentiero era sgombro e non gli ci volle più di qualche minuto a raggiungere gli organizzatori dell’evento che, da bravi, si trovavano già all’opera perché tutto fosse al proprio posto. “Buon pomeriggio.” Annunciò la sua presenza, alzando una mano e salutando in modo amichevole i presenti. “Andersen! Passato bene le vacanze?” La bionda e taciturna Caposcuola verde argento, metteva una certa soggezione. Forse tutta apparenza, chi poteva dirlo? Eppure si trovava lì con tutti gli altri a darsi da fare per rendere tutto impeccabile. Al suo fianco, la battitrice di Grifondoro, Halley Wheeler. L’ultima volta che l’aveva vista, si trovava incosciente in un letto dell’infermeria, dopo una spettacolare caduta dal suo manico di scopa durante la finale di quidditch, vinta poi dalla sua squadra. “Wheeler. Lieto di rivederla. Così... intera.” Un gesto di intesa e passò oltre alla ricerca di qualche cosa da fare, per rendersi partecipe.
    Mancavano pochi minuti allo scoccare dell’orario pattuito e, con disinvoltura, tornò a scambiare due chiacchiere con le cariche della scuola. Poco e niente. I primi studenti iniziarono a fare il loro ingresso in quello spazio abbastanza grande per ospitare tutti quanti. Si incamminò verso la riva del lago quando, improvvisamente, a qualche metro dalla sua posizione, incrociò lo sguardo di una ragazzina che, poche settimane prima, l’aveva messo a dura prova con la sua solita disinvoltura di atteggiamento. Libertina a dir poco. “Dragonov. Scamander.” Non era la prima volta che vedeva quei due insieme ma la Riis? Aveva davvero legato con quei due? Tra serpi ci si intendeva, probabilmente. “Riis…” Puntò lo sguardo dritto in quello di Freya. “Buon divertimento.” Concluse, continuando poi la sua camminata verso il lago dove, senza rotture di coglioni, avrebbe trovato la sua postazione e, prima di sdraiarsi, si rivolse nuovamente a Daphne: “Chiamatemi solo se necessario!” Sguardo innocente e aria implorante. Sicuro avrebbe inteso la sua poca propensione al delirio.

    Buongiorno a tutti! Per darvi il bentornato abbiamo pensato ad un evento diverso dal solito che ON GDR sarà ambientato Domenica 3 Settembre dalle 14 e durerà fino a mezzanotte circa, mentre OFF GDR inizierà oggi e terminerà a fine Settembre a meno che non vengano richieste proroghe. Sono ovviamente ammessi tutti gli studenti e tutto il personale scolastico, per i maghi adulti che lavorano fuori Hogwarts non sarà possibile partecipare come al solito.
    Siamo nei pressi del Lago Nero e nel parco verrà allestito un gazebo per chi volesse ripararsi dai maligni raggi di sole. Qui troverete tavoli e divanetti oltre ad un buffet dove non saranno serviti alcolici, potete comunque rischiare e portarveli da soli o peggio, provare a correggere quelli presenti, ma se verrete beccati ci saranno comunque conseguenze essendoci alcuni professori a supervisionare l'evento. Un giradischi incantato penserà alla musica che verrà udita in tutta la zona allestita, è possibile fare richieste per cambiare canzone. Poco fuori il tendone, un esercito di elfi domestici si occuperà della grigliata che verrà servita per cena perché no, non ci fidiamo che lo facciano gli studenti. Potrete muovervi liberamente nel parco, la Foresta Proibita rimane, come sempre, proibita e sarà possibile oziare a riva dove per l'occasione saranno presenti sdraie e comodi lettini, così come fare il bagno nelle acque del lago rimanendo comunque entro i confini segnalati dalle boe per evirare spiacevoli incontri. Anche in questo caso, siete liberi di sforare i confini ma ci saranno comunque conseguenze. Non è richiesta la divisa scolastica ma, anzi, è ben accetto il costume. È stato lanciato un incantesimo che andrà a coprire tutta l'area adibita per alzare leggermente le temperature così che nessuno muoia assiderato una volta uscito dall'acqua.
    Gli studenti saranno stati avvisati dell'evento attraverso la consueta lettera contenente i materiali scolastici da acquistare. Non sarà obbligatorio partecipare essendo questo un evento organizzato da Prefetti e Caposcuola con l'approvazione del Preside, così come sarà possibile arrivare e andarsene all'orario che si preferisce.
    É OBBLIGATORIO concludere il proprio post con uno spoiler in cui si scriverà un breve riassunto delle azioni svolte e si indicheranno i personaggi con cui si interagisce.

    Interagito con Daphne e Halley.
    Salutati Axel e Freya.
  7. .

    Un mattiniero. Lo era sempre stato. Non amava poltrire nel letto fino ad orari indecenti. La sua giornata ideale prendeva il via con un buon allenamento, doccia, colazione per poi dedicarsi al lavoro, quello vero tra le mura di Hogwarts. Da quando, però, la scuola era giunta al termine, la sua routine aveva subito un drastico cambiamento, facendolo passare per il fannullone di turno. Si era impigrito ma non quel giorno. La sua tabella di marcia lo vedeva già in ritardo e tutto per colpa della sua dannatissima stanza, non al passo con l’era moderna. Andiamo. Si era preso la briga di sfogliare fior fiore di pagine internet per scovare il meglio che potesse offrire un soggiorno in Romania e quelli erano i risultati? Che tristezza infinita. Stava per rimpiangere la sua, tanto adorata, Inghilterra, quando si rese conto di non essere propriamente sprovvisto di alternativa a quella di rinunciare alle sue abitudini. Freya Riss, in tutto il suo splendore, occupava la stanza proprio di fronte alla sua. E allora, perché non richiedere asilo politico, in nome di quella vecchia amicizia che li legava a doppia mandata? Ottima idea. Perché non ci aveva pensato prima? Si sarebbe evitato quello stress, colpevole di increspargli quella pelle perfetta che ancora oggi, dopo ben trentatré anni, lo aiutava a fare colpo sull’universo femminile. Non era il momento di tergiversare e pensare alle sue conquiste. Urgeva, assolutamente, la collaborazione della mora dagli occhi magnetici per arrivare vivo alla fine della giornata. Bussò, prima lentamente per poi aumentare il ritmo, così che potesse non sfuggire al, di per sé, sensibile udito della fanciulla dal piccolo segreto. Insomma, quella sua propensione, avrebbe giocato a suo favore. Ed infatti eccola, in tutta la sua bellezza, palesarsi davanti a lui. Un colpo al cuore. Cosa, cosa? La osservò, fingendo disinteresse ma, in quella stanza, a quanto pareva, a nessuno sembrava fregare qualche cosa del pudore. “Complimenti alla Singnora Riis!” Commentò distratto da quel ben di Merlino. Scrollò la testa, costringendosi a lasciar scivolare via le sue iridi dal corpo della Serpeverde, celando così i suoi più impuri pensieri che, sì, avevano assalito la sua mente, non appena la oramai giovane donna, era comparsa sulla soglia della porta. ”Dormire ti fa così schifo?” Ghignò, ricorrendo alla sua solita aria da perfetto idiota. “Dormire solo? Sì, mi fa schifo, effettivamente. Ci fosse stata qualcuna in grado di tenermi a letto più a lungo…” Le scompigliò i capelli con la mano, un gesto di poco conto ma così familiare da renderlo quasi naturale. Le strizzò l’occhio, alludendo a qualche cosa che potesse provocare in lei una reazione, un qualche cosa che avrebbe dato inizio ad uno dei loro battibecchi, volti a punzecchiarsi a vicenda. Nulla di nuovo. Un botta e risposta che avrebbe solo sottolineato il fatto che, si trattava pur sempre della sorellina del suo migliore amico e che, no, non sarebbe caduto nella sua rete di provocazioni così facilmente. Anche se, a dirla tutta, non avrebbe affatto disdegnato la cosa. “Vuoi che me lo tolga?” Domandò, inclinando il capo, come se quella fosse una sfida vera e propria e poi aveva perso il conto di tutte le donne che l’avevano visto nudo. La Riis andò a sedersi sul letto, esponendo ciò che aveva da offrire in termini fisici, all’attenzione di Seth, per nulla insensibile. Le terme. Che idea stupida. Lo stava distraendo. “Ti sembro il tipo da terme?” Più da palestra o da campo da quidditch ma le terme rimanevano un passatempo, sì rilassante, ma privo di quel fuoco di cui aveva bisogno per sentire di essere vivo, giorno dopo giorno, sempre di più. Le aveva promesso di portarla in uno dei suoi luoghi preferiti, così aveva fatto, tacendo ed omettendo la cosa anche al suo migliore amico che, diciamocelo, gli avrebbe cavato gli occhi dalle orbite se fosse venuto a conoscenza non solo del viaggio ma anche di come si era azzardato a guardare la piccola di casa Riis. Chi poteva fargliene una colpa? Era lì da vedere. Chiunque non si sarebbe girato dall’altra parte, davanti a quel panorama. In fondo era pur sempre un uomo, con testosterone annesso e l’astinenza che, oramai, lo rendeva sensibile al più flebile contatto, figuriamoci a quella visione celestiale. Si adagiò sui gomiti, stendendo il corpo sul materasso, consapevole di essere lì, sotto il suo sguardo attento. Seth non si lasciò scappare neanche il più piccolo dettaglio. Solo Merlino sapeva cosa lo trattenesse dal non gettarsi su quelle forme, esposte quanto bastava per annebbiargli il buon senso che tanto decantava. Deglutì. La difficoltà iniziava a farsi sentire. Fece qualche passo in avanti, come se stesse zoomando l’immagine già abbastanza chiara. “Mia dolce Freya.” Iniziò, con tono cantilenante. “Sempre più sfacciata.” Una realtà innegabile, in fin dei conti. Una realtà che, doveva ammetterlo, rischiava di piacergli più del dovuto –anzi, del potuto-. “Una doccia. Nulla più, purtroppo.” Non ci pensò minimamente a celare ciò che avrebbe fatto realmente. Che gli importava? Erano lì, lui e lei, senza nessun impedimento se non dal punto di vista morale che, poi, sarebbe servito a qualche cosa? Forse a far esplodere il desiderio, già in crisi. Scattò e si infilò nel suo bagno, facendo scattare la serratura, con un repentino gesto della mano. Sentì i suoi lamenti e il suo insistere nel bussare. “SONO NUDO; FREY!” Lagnò, alla stregua di un bambino di dieci anni. Non gli ci volle molto per tornare da dove era venuto, coperto esclusivamente da uno dei candidi asciugami, gentilmente offerto dall’hotel. “Ma ehi” Il cuscino giunse a destinazione, senza trovare ostacoli, dritto sulla sua faccia. La sua mano lasciò andare il nodo che aveva, appena abbozzato e il telo, minacciò pericolosamente di scoprire tutte le sue grazie. “Se vuoi vedermi nudo, mia cara, basta chiedere.” L’atmosfera fu smorzata da un cambio di argomento, forse per abbassare la temperatura che, involontariamente –o forse no-, si era alzata.
    Con un cenno del capo, accolse la sua buona intenzione a presenziare al banchetto al ristorante. ”Ed esattamente perché mi hai portata qui?” L’uomo roteò gli occhi. Tutta quella fretta di sapere. Ma, d’altro canto, la pazienza non stava di casa. “Lo scoprirai più tardi. Da sola. Niente anticipazioni.” E se fosse riuscito a togliere gli occhi da lei. “Offro io. Te l’avevo promesso, no? E poi mi sento in colpa nei tuoi riguardi.” Tutti gli anni passati ad ignorare quella ragazzina così triste per non avere la possibilità di seguire il suo fratellone nelle sue ripetute baldorie. Che tristezza. Già, suo fratello. Oliver. Il ragazzone dal fare burbero. Eppure, proprio con lui, aveva trascorso i momenti più felici della sua intera esistenza e, proprio per questo motivo, l’idea che si facesse un’idea sbagliata su quel loro viaggio, lo metteva a disagio. Freya, però, non mancò l’occasione di gettare tutto sul puro istigamento. Ridusse gli occhi a fessura e cercò di captare il minimo segnale che indicasse la presenza di un dannato bluff. No, non poteva aver compiuto una mossa così sciocca. Quello che ne venne dopo, ebbe dello sconvolgente. La mora si portò le mani dietro la schiena e si sganciò il reggiseno per poi voltarsi verso di lui. Che aveva in quella testa? Seth fece qualche passo in avanti, fino a quando non riuscì ad arpionarle il braccio, obbligandola a voltarsi verso di lui. La strattonò leggermente, fino ad incollarsela al suo petto. Pelle contro pelle. I loro corpi aderivano perfettamente. “… sì, mi dispiace.” Sentiva il suo calore e la osservava così da vicino da potersi specchiare nei suoi occhi chiari. Posò le labbra sulla sua fronte, passando il braccio dietro la sua schiena, lasciando che la mano scivolasse a sud. “Freya. Freya.” La lasciò andare, ritraendosi ed evitando il peggio. “Sono un uomo.” Ma va? Tornò verso la porta. “Ed è tutto sbagliato.” Schifosamente sbagliato ma dannatamente eccitante. “Sarà per la prossima volta.” Ironizzò.

    Una volta fatto ritorno nella sua stanza, le mille paranoie fluttuarono lì, davanti a lui. “Che cazzo ho fatto?” L’istinto aveva preso il sopravvento e non succedeva da quando si era portato a letto quella che poi si era rivelata essere una sua studentessa. Si passò le mani sul volto, pronto ad espiare i suoi peccati quando, improvvisamente, la Riis, interruppe il suo mea culpa
    Spalancò la porta e la osservò. “Nonnetto?” Ancora che metteva in dubbio il fatto che non fosse tempo per l’ospizio? “Hai così fretta?” Domandò, poggiando il palmo della mano sul muro. “Perché sei così impaziente?” Forse voleva allontanarsi dalle stanze? Beh, non aveva tutti i torti.

  8. .

    Ogni promessa è debito! Impossibile tirarsi indietro, una volta data la propria parola. Sarebbe stata una condotta poco virtuosa e per nulla degna di uomo d’onore quale si considerava. Ed ecco perché si trovava lì, in quell’albergo, a centinaia di chilometri da casa. Si tirò a sedere, scostando le ampie lenzuola di seta che ornavano il suo letto a baldacchino, lasciandole scivolare via dal suo corpo semi nudo, fasciato meramente da un paio di boxer scuri. La notte era giunta al termine. Dalle tende filtravano i primi raggi del sole, illuminando a giorno l’intera stanza, arredata con un gusto discutibile ma, comunque, confortevole. Lasciò il materasso e raggiunse l’ampia vetrata al di là della quale si poteva osservare un panorama montuoso niente male, reso suggestivo proprio da quell’alba che si apprestava a dare il benvenuto al nuovo dì. Sospirò, lasciando andare l’apprensione che quel viaggio infondeva in lui e, dopo essersi motivato mentalmente, si abbandonò all’esigenza di una buona doccia rigeneratrice, così da iniziare con il piede giusto. Spari al di là della pesante porta di legno, laccata di bianco e si soffermò a studiare i particolari di quel bagno, troppo elegante per essere apprezzato a pieno. Corrucciò la fronte e si avventò sul miscelatore dell’acqua, muovendolo a destra e a sinistra, nella speranza che dall’erogatore ne sortisse una temperatura adeguata a non rendergli quel momento importante della sua routine, un vero e proprio inferno. Illuso. Sbuffò sonoramente ed, infine, mosso dalla frustrazione, afferrò al volo l’accappatoio in datazione e lo infilò, legandoselo alla vita, celando ogni centimetro di pelle. Tornò nella stanza, affondò la mano nella valigia, estraendone l’occorrente per l’igiene e, lentamente, si sporse al di là dell’uscio, assicurandosi che nessuno fosse nei paraggi. Una volta che la certezza gli fu davanti agli occhi, fece un passo in vanti, facendo scattare la chiave all’interno della serratura, così che nessuno potesse raggiungere i suoi averi. Duecentodieci. Scrutò le targhette e, finalmente, intercettò quella corretta. Poggiò le nocche sulla superficie di legno e bussò con forza, così da riuscire ad attirare l’attenzione della sua compagna di viaggio. “Riis!” Biasciò, tenendo un tono di voce consono per non tirarsi appresso le ire degli altri inquilini. “Sono io!” E chi se no? Chi avrebbe mai bussato alla sua porta a quell’ora del mattino, disperato e conciato in quel modo? “Andiamo, Freya!” Il suo lamento risuonò in quel corridoio, immerso nel più tombale silenzio. Roteò gli occhi e proprio nel mentre qualcuno iniziava a chiedersi i perché di quel trambusto, la Serpeverde si degnò di apparire sulla soglia, permettendogli di entrare nella sua stanza, ancora buia. “Buongiorno, raggio di sole!” Esordì, posando la mano sulla sua testa e muovendola in modo che i suoi capelli si scompigliassero più del dovuto. “Dormito bene?” Si stampò un sorriso ingenuo sulle labbra, cercando di distogliere l’attenzione dalla figura di merda avvenuta poco prima. Rimase in silenzio a fissarla, soffermandosi su particolari di lei che mai, prima di allora, si era preso la briga di osservare. La sua bellezza mozzava il fiato. L’ingenua bambina aveva lasciato il posto ad una giovane donna, spudorata e senza alcun tipo di filtro, capace di giostrare le situazioni a suo piacimento, esattamente come aveva fatto durante il loro primo incontro ad Hogwarts quando, mossa dal suo fare effervescente, era riuscita a mettere in difficoltà anche un tipo come lui, abituato a quel tipo di approccio. Eppure lei era lei. La ragazzina che, un tempo, stringeva tra le braccia in maniera totalmente disinteressata. Colei che non mancava di prenderlo per il culo ogni qualvolta lo beccasse a rientrare in casa ubriaco fradicio, mentre si cimentava in doti canore che neanche possedeva. Avrebbe potuto continuare quella lista all’infinito ma, tutt’un tratto, si rese conto di aver agito d’impulso, portandola in Romania senza mettere al corrente Oliver, come se le sue intenzioni necessitassero di essere tenute al segreto, lontano da occhi indiscreti. Arrestò quel flusso di pensieri, tornando serio e ricordandosi del perché avesse bussato alla sua porta di primo mattino, senza preannunciarsi, prima, con un messaggio. “Posso usare la tua doccia?” In caso contrario sarebbe stato nella merda. Rinunciare alla sua skin care quotidiana? Impossibile. Per questo motivo decise di non aspettare la risposta: “Bene, grazie.” Oltrepassò la ragazza e si precipitò nel bagno, molto simile a quello della sua camera, e si chiuse al suo interno, tirandosi a lucido, così da poter affrontare quella che sarebbe stata una giornata davvero impegnativa. Si legò l’asciugamano alla vita e tornò ad invadere lo spazio personale della ragazza -probabilmente ancora allibita dal suo scialbo teatrino- senza la benché minima vergogna, trascinandosi appresso anche l’ingombrante accappatoio, del quale aveva deciso di fare a meno. “Hai fame?” Domandò distrattamente, mentre si andava a specchiare per assicurarsi che la sua barba fosse incolta al punto giusto. “La colazione sarà servita tra poco.” E che vi era di meglio delle colazioni messe a disposizione dagli alberghi? Niente. “Credo che dovremmo approfittarne, prima di svelarti perché ti ho trascinata fino a qui.” Non che avesse opposto resistenza ma, d’altra parte, le aveva promesso di farsi perdonare per tutte le volte che, da piccola, aveva dovuto rinunciare alla pazza gioia, proprio per via della sua tenera età. “Ma prima…” Ovviamente. “I vestiti.” Un dettaglio del tutto trascurabile. “Posso contare sulla tua compagnia?” La scrutò con aria implorante, così che non avesse scampo. Si apprestò a togliere, momentaneamente, il disturbo quando si bloccò. “Ah, Freya…” Come chiederlo senza far sembrare tutto così ambiguo? “Oliver sa che siamo qui?” Il disagio si fece sentire. Non aveva alcuna intenzione di muoversi alle spalle del suo migliore amico ma, d’altra parte, non era certo che lui avesse ancora voce in capitolo sugli spostamenti della sorella. “Voglio dire…” Cosa? “Non ero certo che tu volessi fargli sapere della nostra gita fuori porta e mi sono fatto gli affari miei ma, forse, sarebbe meglio avvertirlo. In caso accedesse qualche cosa.” Certo, una mossa che gli avrebbe assicurato una buona dose di legnate, nonostante le sue intenzioni fossero più che pure. Limpide come l’acqua di un ruscello di montagna.

  9. .
    ARBITRO
    Seth W.A. Lennox - 33 anni - Professore di Volo
    La distrazione non era contemplata. Il susseguirsi delle azioni non permetteva di lasciare neanche il minimo dettaglio al caso. I giocatori sul campo si davano battaglia e, un gol dopo l’altro, si avvicinavano sempre più a quel fischio finale che avrebbe consegnato il campionato nelle mani di una o dell’altra squadra. Tutto emozionante, sì, ma la correttezza di base era pur sempre sacrosanta. Sul suo manico di scopa, Seth, sfrecciava accanto ai giocatori, osservando con attenzione ogni minimo particolare del loro operato. Nel bene o nel male. L’equilibrio di quella gara, a quanto pareva, arrivò a snervare alcuni ragazzi i quali, senza pensarci due volta, si lasciarono trascinare dagli eventi e dall’adrenalina che scorreva, inarrestabile, nelle loro vene. Ed ecco che, una Pirojoshik, letteralmente su di giri, andò a compiere un gesto deplorevole nei confronti del suo avversario Knox. Aumentò la velocità ed, dopo essere arrivato appena in tempo sul luogo del misfatto, sfoderò la bacchetta, puntandolo verso il cacciatore dei Grifondoro, il quale stava rischiando la vita, dopo essere stato disarcionato. “Arresto Momentum!” Cosa cazzo aveva visto? Quella violenza non era ammissibile, non con lui come arbritro e responsabile delle loro vite. Rallentò la caduta del malcapitato e, dopo aver ovviamente interrotto la partita, andò ad ammonire la rossa un po’ troppo intraprendente. Dissentì. “Mi vedo costretto ad ammonirla!” Quello non era altro che uno stupido avvertimento, il prossimo sarebbe stato un provvedimento ben più severo, ad alto prezzo. Sospirò e diede modo alle squadre di riprendere la posizione, rimettendo in gioco la pluffa. Conosceva alla perfezione tutti i fattori che, ogni volta, avrebbero potuto influenzare il modo di giocare di ognuno eppure, fino a prova contraria, lui stesso, non si era mai trovato nella situazione di giocare sporco solo per dare sfogo alla sua frustrazione. Certo, avevano molto da imparare ancora ma, per l’appunto, si trovava lì proprio per impedire degli episodi spiacevoli come quello al quale avevano appena assistito tutti quanti. Il match riprese e i bolidi impazziti, continuavano ad andare a segno, prediligendo le ragazze rosso oro. La Wheeler incassò senza problemi, così come la Johnson ma, proprio mentre alzò lo sguardo verso i cercatori, qualche di tremendo accadde. Non comprese a fondo la dinamica dell’accaduto ma, improvvisamente, la Wheeler scagliò un bolide in direzione della Johnson, colpendola in pieno mentre, lei stessa, sembrò vittima di un malore. Ce la mise tutta per giungere in tempo ad evitare l’impatto ma, sfortunatamente, né lui, né nessun altro poté evitare l’inevitabile. Solo Knox riuscì ad alleviare il dolore della Johnson. Proprio mentre si sbrigava a raggiungere il capitano in carica per i Grifondoro, la Lloyd afferrò il boccino, mettendo fine di fatto alla partita. IL professore, quindi, fischiò e, senza pensarci troppo su, si chinò sul corpo inerme della mora, raccogliendola a peso morto. “Ci penso io!” Rispose distrattamente a uno dei Corvonero che gli aveva offerto il suo aiuto. “Complimenti a tutti. Complimenti Lloyd! Avete vinto!” Ma ora non gli restava altro che fare il suo lavoro e consegnare nelle esperti mani degli infermieri, tutti coloro che avevano riportato danni anche minimi.
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    Ed eccoci alla fine della partita.
    Un breve riepilogo del punteggio on gdr: Grifondoro va a segno con Knox (20 punti) mentre Corvonero con Cunningham (20 punti). Kynthia Lloyd afferra il boccino (100 punti).
    IL TABELLONE SEGNA, QUINDI:

    GRIFONDORO 260
    CORVONERO 140


    GRIFONDORO VINCE IL CAMPIONATO

  10. .
    cacciatore corvonero
    Alexander Cunningham - 19 anni - VI
    “Come puoi vedere, Stone, non mi servono ripetizioni!” Planò accanto al compagno di squadra, dopo il gol messo a segno, e si lasciò andare a una confidenza in più. Aveva preso sicurezza, quella che all’inizio della partita pareva scarseggiare. Ci stava prendendo gusto. Fin troppo. Le ragazze che avevano lasciato il loro posto per… per cosa poi? Non potevano che essere delle codarde. Preferire dare forfait, piuttosto che scendere in campo a sputare sangue come tutti, era senz’altro sintomo di vigliaccheria. Peggio per loro. In fondo non nutriva alcuna stima per coloro che non riuscivano a mettersi in gioco. Patetiche! Doveva smetterla e concentrarsi sul suo. Scartò abilmente due bolidi pericolosamente vicini al suo manico di scopa e si portò verso il centro dello spettacolo dove, i cacciatori, avrebbero trovato pane per i loro denti. La rossa indemoniata, sfrecciava da una parte all’altra del campo, come se fosse la sua unica ragione di vita poi, improvvisamente, si rese conto che stava cercando di attirare proprio la sua attenzione. “Vado io!” Raccolse l’ennesima sfida e, dopo un passaggio pressoché perfetto, la pluffa fu sua, pronta per essere scagliata dritta in uno degli anelli difesi dal minuto Grifondoro. Si lanciò verso di lui e, solo all’ultimo, si alzò di quota con tutta l’intenzione di mirare al di là della porzione aerea controllata da Roy in quel momento. “Ci devo provare! È pur sempre il mio lavoro!” La solita spavalderia. Caricò il tiro e scagliò la sfera proprio dove si era auto raccomandato di mandarla. Non vi era nulla di certo nel quidditch ma, per lo meno, sperava, che il duro lavoro pagasse. Certo, la fortuna avrebbe dato anche una mano se Merlino avesse voluto. I minuti trascorsero e la tensione per l’attesa si innalzò. Una breve occhiata verso i cercatori e vide ciò che non avrebbe voluto. La Lloyd sembrava essere in vantaggio sul loro capitano. Imprecò, circa, mentalmente e si spostò in direzione di Knox. Subito Valentina gli fu addosso, andandoci a muso duro. “Valentina, no!” Urlò, consapevole che quel gesto sarebbe stato punito ed, infatti, il fischio del Professor Lennox, non si fece attendere a lungo. L’uomo estrasse il cartellino di ammonimento per la Pirojoshik, salvando letteralmente la vita del povero Nathan. Ciò che avvenne dopo, ebbe del surreale e non poté fare altro che gustarsi la scena senza poter fare nulla per intervenire anche se ci provò. La Wheeler parve sentirsi male e, mossa da chissà quale forza oscura in lei, scagliò un bolide contro la sua stessa amica, la Johnson, per poi cadere dritta verso il suolo. Scattò, con tutta l’intenzione di andare a raccogliere la giocatrice avversaria, evitandole un brutto impatto con il terreno ma, sfortunatamente, quando giunse a lei, era troppo tardi. La ragazza era priva di sensi e, nello stesso frangente, fu fischiata la fine della partita e… game over. “Professore, ci penso io?” Lennox declinò la sua gentile offerta, probabilmente troppo preoccupato e svanì verso gli spogliatoi con la ragazza tra le braccia. Applaudì quando la Lloyd tornò a terra: “Complimenti Lloyd. Bella partita! Stai bene?” Si trattava pur sempre di un Signore.
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    Interagisce con Oliver, Valentina e Roy. Alla fine interagisce con il Professore e si complimenta con Kynthia per la vittoria, sincerandosi delle sue condizioni.

    Gol su passaggio di Valentina?: 8
    • 1d10
      8
    • Inviato il
      7/8/2023, 17:18
      bel culo.
  11. .

    A seguito delle reiterate assenze, lo STAFF ha deciso -all'unanimità- di assegnare la vittoria a GRIFONDORO


    Kynthia potrà, dunque, narrare di aver afferrato il Boccino.

    Kynthia Lloyd viene colpita dal bolide lanciato da Oliver Stone (il quale ottiene un 10) fratturandosi:
    1- mano
    2- braccio
    3- gamba
    4- piede
    5- il bolide colpisce la scopa, rompendo il lato posteriore della stessa, costringendo la ragazza a sostiturla.

    Per quanto riguarda l'azione svolta da Valentina Pirojoshik ai danni di Nathan Knox, il Professore lancia sul cacciatore di Grifondoro un Arresto Momentum per impedire che il ragazzo riporti danni a seguito della caduta da alta quota. Purtroppo si vedrà costretto a fermare il gioco ed ammonire la cacciatrice di Corvonero. (Verrà narrato tutto nel post conclusivo).
    Buona cotinuazione e ricordo che avete tempo fino alle 23.59 del 9 agosto per postare. :ciao:


    Quale danno subirà Kynthia?: 1
    • 1d5
      1
    • Inviato il
      7/8/2023, 10:27
      bel culo.
  12. .
    Ed eccoci alla fine di questo giro.
    Un breve riepilogo del punteggio on gdr: Grifondoro va a segno con la Johnson (due volte) e con Knox. Per Corvonero, vanno a segno Cunnigham e Pirojoshik.
    IL TABELLONE SEGNA, QUINDI:

    GRIFONDORO 140
    CORVONERO 120



    Halley Wheeler viene colpita dal bolide lanciato da Oliver Stone (il quale ottiene un 10) fratturandosi:
    1- mano
    2- braccio
    3- gamba
    4- piede
    5- il bolide colpisce la scopa, rompendo il lato posteriore della stessa, costringendo la ragazza a sostiturla.
    _________________


    A CAUSA DELLA MANCANZA DI GIOCATORI, IN QUESTA PARTITA NON SI POTRANNO EFFETTUARE CAMBI. PER QUESTO MOTIVO I DANNI SUBITI DAI GIOCATORI NON SARANNO IRREVERSIBILI.

    RICORDO CHE I DANNI VENGONO DECRETATI DAL TIRO DEI DADI DEL MASTER.

    LE AZIONI EFFETTUTE DOPO LA SCADENZA SARANNO INVALIDATE.




    Avrete tempo per postare fino alle 23 e 59 di marcoledì 9 agosto.

    Quale danno subirà Halley?: 3
    • 1d5
      3
    • Inviato il
      2/8/2023, 10:19
      bel culo.
  13. .
    cacciatore corvonero
    Alexander Cunningham - 19 anni - VI
    Un due di picche. Raro per lui. Eppure la Grifondoro gli aveva appena rifilato il benservito, rifiutando implicitamente l’invito a bere qualche cosa. Sospirò e allentò la morsa sulla cacciatrice avversaria per concentrarsi sulle varie azioni che, una dopo l’altra, si susseguivano alla rinfusa. I battitori stavano compiendo una campagna punitiva degna di nota. Bolidi scagliati a velocità sostenuta infrangevano sogni e speranze –e qualche osso qua e là- Il quidditch? Un gioco duro. Una lotta all’ultimo sangue che spesso assicurava ai partecipanti un viaggio verso l’infermeria. Beh, stava proprio lì il divertimento, no? Mettersi in discussione. Sfoggiare le proprie abilità, nella speranza di strappare la vittoria all’avversario e, chissà, magari anche la Coppa. Aveva accettato di fare parte della squadra per scaricare la tensione data dalla routine e, tutto sommato, si era rivelata una scelta davvero saggia. Ed eccolo lì, a sorvolare il campo alla ricerca di qualche azione finita male da rubare. Esultò per i gol messi a segno dalla sua collega e, finalmente, si trovò ad inseguire qualcuno di interessante. Beh, ovviamente non sul punto di vista fisico. Nathan Knox. Grande, grosso e con un talento niente male da quel che aveva potuto osservare fino a quel momento. Non aveva avuto il tempo di studiare, per filo e per segno, tutti i suoi avversari ma, da quel poco che era riuscito ad intendere, la squadra si era imbattuta in un buon elemento. Si sporse in avanti, aumentando la velocità e, finalmente, gli fu addosso come una sanguisuga. Gli ispirava simpatia ma, con decisione, tentò in tutti i modi di marcarlo serratamente, togliendogli ogni possibilità di lancio o passaggio, da oscurargli la visuale. Un lavoro minuzioso che costo a Knox un errore madornale. “Scusa, fratello. Mi stai simpatico!” Ma era pur sempre il suo lavoro quello di rompere, letteralmente, i coglioni ai leoni. Il tempo è denaro. Una rapida occhiata ai cercatori e si rese conto di non poter tergiversare. La pluffa venne persa dalla squadra rosso oro e, con un po’ di fortuna, Alex, riuscì a prenderne il possesso, approfittando della disattenzione di uno dei cacciatori. Di nuovo in pista. Oliver gli spianò la strada, mettendo fuori gioco una Wheeler del tutto indemoniata e, così, riuscì a lanciarsi in direzione degli anelli difesi da Hargraves. Quando fu abbastanza vicino si alzò di quota, sperando di gettare nel dubbio il ragazzo e, così facendo, tentò un tiro verso l’anello più alto.
    Tentare si sarebbe sempre rivelata la cosa giusta da fare, no? Beh, non fu la fine. Lavorare in squadra avrebbe assicurato, per lo meno, un certo grado di fiducia l’uno nell’altro e, come spesso accadeva in quel tipo di sporto, l’unione avrebbe potuto darei suoi frutti. Per questo motivo, non appena ne ebbe l’occasione, dopo un breve avvitamento, si ritrovò la sfera nella mano destra mentre, con la sinistra, rimase ben ancorato al manico di scopa. “Valentina?” Richiamò l’attenzione della rossa su di lui e con un rapido movimento del braccio, cercò di far filtrare la pluffa verso la compagna.
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    Interagisce con Nathan e prova a segnare. Alla fine cerca di passare la pluffa a Valentina.
    Riuscirà a segnare?: 8
    • 1d10
      8
    • Inviato il
      29/7/2023, 23:55
      bel culo.
    Passaggio a Valentina?: 9
    • 1d10
      9
    • Inviato il
      29/7/2023, 23:55
      bel culo.
  14. .
    Ed eccoci alla fine di questo giro.
    Un breve riepilogo del punteggio on gdr: Grifondoro va a segno con Knox, per Corvonero, va a segno due volte Valentina Pirojoshik.
    IL TABELLONE SEGNA, QUINDI:

    GRIFONDORO 80
    CORVONERO 80



    Marcus Crane viene colpito dal bolide scagliato da Halley Wheeler, per questo motivo:
    1- Il bolide colpisce il manico di scopa del portiere, facendolo girare su sé stesso.
    2- Il bolide colpisce il manico di scopa, costringedolo a reggersi con la forza su quest'ultimo.
    3- Il bolide colpisce un piede del portiere, procurandogli un danno.
    4- Il bolide colpisce la mano del portiere, procurandogli un danno.
    5- Il portiere si scontra contro il cacciatore della squadra avversaria.

    Grace Johnson viene colpita dal bolide scagliato da Oliver Stone, per questo motivo:
    1- Il bolide colpisce il manico di scopa del cacciatore, facendola girare su sé stesso.
    2- Il bolide colpisce il manico di scopa, costringedola a reggersi con la forza su quest'ultimo.
    3- Il bolide colpisce un piede del cacciatore, procurandole un danno.
    4- Il bolide colpisce la mano del cacciatore, procurandole un danno.
    5- Il battitore si scontra con un giocatore della squadra avversaria.

    CERCATORI: le condizioni meteo rimangono invariate.
    Ricordo i parametri per il lancio del dado (Regolamento):
    - 1: un cercatore della squadra X cade dalla scopa a causa di un evento avverso
    - da 2 a 20: un cercatore della squadra X si avvicina
    - da 21 a 31: una folata di vento allontana il boccino
    - da 32 a 50: un bolide vagante colpisce il boccino facendolo schizzare fuori dalla visuale dei cercatori
    - da 51 a 55: un cercatore della squadra X lo sfiora ma lo manca
    - da 56 a 70: il boccino sparisce nascosto dalle nuvole in alta quota
    - da 71 a 91: un cercatore della squadra X si avvicina riuscendolo a sfiorare
    - da 92 a 99: un bolide vagante colpisce il cercatore della squadra X
    - 100: il cercatore della squadra X afferra il boccino
    _________________

    A seguito della mancata risposta da parte del cercatore di Corvonero, l'azione sul boccino andrà a favore di Kynthia.

    A CAUSA DELLA MANCANZA DI GIOCATORI, IN QUESTA PARTITA NON SI POTRANNO EFFETTUARE CAMBI. PER QUESTO MOTIVO I DANNI SUBITI DAI GIOCATORI NON SARANNO IRREVERSIBILI.

    RICORDO CHE I DANNI VENGONO DECRETATI DAL TIRO DEI DADI DEL MASTER.

    LE AZIONI EFFETTUTE DOPO LA SCADENZA SARANNO INVALIDATE.




    Avrete tempo per postare fino alle 23 e 59 di martedi 1 agosto.



    Quale danno subirà Marcus?: 2
    • 1d5
      2
    • Inviato il
      25/7/2023, 11:09
      bel culo.
    Quale danno subirà Grace?: 4
    • 1d5
      4
    • Inviato il
      25/7/2023, 11:09
      bel culo.
    Lancio per i Cercatori: 26
    • 1d100
      26
    • Inviato il
      25/7/2023, 11:09
      bel culo.
  15. .
    cacciatore corvonero
    Alexander Cunningham - 19 anni - VI
    “Te l’ha mai detto nessuno che sei una stronza, Wheeler?” Il bolide scagliato da quella ragazzina dai modi violenti si era impattato su di lui, provocandogli un dolore lancinante alla mano destra, preservando la mancina –la dominante-. Ciò non gli impedì di tornare, presto, sui suoi obiettivi. La partita stava entrando nel vivo ed entrambe le squadre sembravano intenzionate a portarsi a casa la vittoria, combattendo all’ultimo sangue. Il gol messo a segno poco prima fu, improvvisamente un lontanissimo ricordo e, con determinazione si lanciò all’inseguimento della sexy grifondoro, nonché cacciatrice caparbia e intenzionata a buttare giù gli anelli difesi da Crane. La Johnson. Un soggetto interessante. Decise di marcarla in maniera serrata, così da non permetterle di riuscire a nel suo intento di passare la sfera all’armadio, suo compagno di merende al quale rivolse un sorrisetto compiaciuto dopo la sua ovvietà. “Mi sto sacrificando per il bene di tutti.” Mormorò quando le fu praticamente addosso. Che poteva dire? “Che ne dici di bere qualche cosa insieme, una di queste sere?” Il tutto accadde in un lasso di tempo minimo. Quando la giovane tentò il passaggio a Knox, Alex, prontamente allungò il braccio ed intercettò il tiro, appropriandosi della pluffa e con un sorriso appena accennato si congedo da quella piacevole compagnia. “Ops!” Aumentò la velocità, fiondandosi verso il lato opposto del campo, dove il portiere dei rosso oro se ne stava in attesa di qualche movimento potenzialmente pericoloso. Coprì la distanza velocemente, scartando due avversari e un bolide, senza esitazione e quando fu abbastanza vicino alla meta, prese la mira e facendo leva sul braccio sinistro scaraventò la pluffa in direzione dell’anello centrale, sperando di cogliere alla sprovvista il malcapitato grifondoro, troppo indaffarato a calcolare la traiettoria. Ci sperava. In fondo per essere il suo primo incontro poteva dirsi, fino a quel momento, soddisfatto di non essersi schiantato al suolo. Si lasciò trasportare dall’entusiasmo quando la rossa, cacciatrice mise a segno due gol importanti. Insomma, mettere in difficoltà i leoni, stava in cima alle sue priorità.
    Partì alla carica, un’altra volta, cercando di fare da barriera con il corpo per evitare che la pluffa passasse agli avversari e, con un po’ di fortuna, ci riuscì entrandone in possesso. Cazzo. Il momento di gloria durò pochi attimi, prima di essere circondato da quelle sanguisughe assetate di punti. Doveva liberarsene. Si avvitò e, ancora in una posizione scomoda, si prese la briga di tentare un passaggio a Valentina, tornata libera e dimenticata da quella difesa, troppo affaccendata appresso a lui. Chissà, forse Merlino non aveva altro da fare e lo avrebbe assistito.
    Scheda [x] - Posta [x] - Pensatoio [x] | ©

    Interagisce con Halley. Chiede a Grace di uscire con lui (ciao, Michele. La mamma ti vuole bene, credime). Sfruttato il passaggio fallito di Grace verso Nathan per segnare e tentato un passaggio a Valentina.
    Fa gol?: 2
    • 1d10
      2
    • Inviato il
      23/7/2023, 23:59
      bel culo.
    Passaggio a Valentina?: 2
    • 1d10
      2
    • Inviato il
      23/7/2023, 23:59
      bel culo.
92 replies since 28/1/2022
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