Lezione di Trasfigurazione A.S.2022/2023Ammessi solo studenti fino al 3° anno

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    Kore Huxley | Adulta | Hufflepuff

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    1 dicembre 2022, mattino

    Dicembre era giunto ad Hogwarts, Scozia, accompagnato da una lieve spolverata di neve e un cielo mattutino terso, l’aria limpida e gelida che si riempiva dei profumi dell’inverno e del fumo proveniente dai molti comignoli della scuola.
    Le ampie finestre del castello erano sporcate da un gelo di condensa gelata, i camini crepitavano di fiamme accese e le decorazioni natalizie erano apparse proprio quella mattina ad abbellire le ampie sale del castello.
    Ghirlande profumate, decorazioni colorate e persino un grande albero di natale – ancora in fase di decorazione – avevano trovato il loro posto nella maestosa sala grande e nelle molte altre sale del castello di Hogwarts.
    Un’allegria elettrica e appena nascosta serpeggiava tra gli studenti, soprattutto tra i più piccoli, mentre già si scambiavano i primi dolcetti festivi e le loro considerazioni sulle vacanze che sarebbero arrivate in poche settimane.
    Ma di tutte le aule di tutto il castello, una era decorata più magnificamente delle altre: l’aula di trasfigurazione.
    Gli studenti del secondo e del terzo anno che in quella mattina di dicembre si sarebbero trovati a frequentare le lezioni della professoressa Huxley si sarebbero trovati davanti uno spettacolo non comune.
    Le altissime e pallide pareti e i soffitti dell’aula erano adorne di ricche ghirlande e festoni d’agrifoglio, il verde intenso che contrastava con l’oro e il rosso delle bacche e delle minute decorazioni animate, mentre piccole candele incantate fungevano da punti luce e decorazione delle stesse, spargendo al contempo un lieve profumo nell’aria.
    Le cornici delle alte e sottili finestre, disposte sulle due pareti laterali dell’aula, avevano le cornici e i davanzali decorati alla stessa maniera, con persino più candele ad adornarle, così che anche da fuori esse fossero visibili e illuminate di una calda luce dorata.
    D’agrifoglio, rosso e oro erano adorni anche i due imponenti doppi camini sulle pareti laterali della stanza, in cui scoppiettava allegro il fuoco, rendendo l’aria all’interno della sala gradevolmente tiepida. Sulle mensole dei camini delle figurine incantate smaltate in colori vivaci danzavano lo schiaccianoci, anche se, uno spettatore babbano più attento, avrebbe forse notato che più che l’immortale balletto russo sembravano riprendere il film Barbie e lo schiaccianoci.
    Ma a farla da padrone in quello scenario era un immenso albero di natale, riccamente decorato d’oro e rosso e illuminato da dozzine di piccole luci, posto nell’angolo destro della sala, dietro la cattedra. Sulla cima di esso, più luminosa di ogni altra, spendeva una stella dorata. Sotto di esso erano disposti quelli che dovevano essere decide e decine, almeno un centinaio o persino di più, di piccoli pacchi avvolti nelle carte colorate dai motivi più disparati, ma tutti sui medesimi toni del rosso, beige e oro.
    Quando il momento delle vacanze natalizie fosse giunto, ogni studente sarebbe stato incoraggiato a prenderne uno o persino due, per eventuali fratellini o parenti, poiché quella pila non sarebbe mai diminuita finché ogni studente non avesse avuto almeno uno.
    I banchi da due posti erano, come al solito, disposti in varie file lungo due immaginarie navate della sala, il solito tappeto chiaro che tagliava l’aula in due e della porta conducevano sino allo spazio dedicato alla massiccia cattedra di legno, incorniciata solitamente dalle due ampie finestre sulla parete di fondo, ora in parte coperte dall’albero e dalla solita lavagna nera in stile babbano, apparsa ad inizio anno assieme alla professoressa Huxley.
    Entrando però le decorazioni non sarebbero state l’unica sorpresa che gli studenti si sarebbero trovati davanti, oh no.
    Sulla cattedra, ora coperta da un runner in fantasia tartan crema, rosso e oro, sedeva un grosso animale.
    Lungo circa un metro ma non particolarmente alto, era dotato di quattro tozze zampe corte, ora ben accomodate sotto di sé, le zampe anteriori erano dotate di lunghi e ben visibili unghioni scuri, indubbiamente affilati.
    Dal muso da mustelide sporgeva appena un’affilata dentatura simile a quella di un grosso cane, ora ben nascosta, ma che avrebbe sfoderato senza problemi per ringhiare o mordere.
    La parte inferiore del corpo muscolo dell’animale era coperta di un liscio e pulitissimo pelo onice, mentre la parte superiore di un bianco candido, entrambi in ovvio e quasi comico contrario con il fiocco rosso che quell’animale dall’aria ben poco amichevole portava al collo.
    L’altra grande stonatura in quella creatura, in quell’animale, erano gli acuti e brillanti occhi azzurri, che brillavano quasi innaturalmente sul muso di quello che era un tasso del miele, uno dei predatori più aggressivi e coriacei del pianeta.
    Quegli occhi azzurri avrebbero osservato gli studenti entrare e prendere posto, al contempo la creatura avrebbe risposto con un cenno del capo a quei folli che avessero deciso di dare il buongiorno a un animale.
    Quei poveri sventurati che avessero invece deciso di tentare la loro buona sorte, e dare prova di poca intelligenza, provando ad avvicinarsi all’animale – o peggio ancora, accarezzarlo – si sarebbero visti rivolgere un ringhio estremamente minaccioso e un… cenno della zampa in direzione dei banchi?
    Una volta che tutti gli studenti fossero entrati e si fossero seduti, e passati anche un paio di minuti di grazia per eventuali ritardatari, l’animale si sarebbe alzato sulle quattro zampe, come intenzionato a saltare oltre il bordo del tavolo, ma a posare piede sul pavimento di marmo non sarebbero state delle zampe, bensì piedi umani calzati in un paio di comodi mocassini.
    Di fronte alla cattedra, e agli studenti, non ci sarebbe stata più un’animale, ma Kore Huxley, docente di trasfigurazione, sorridente come sempre, il grosso fiocco che il tasso aveva indossato ora solo un ciondolo di smalto al collo della docente, ben visibile sopra il cardigan di maglia chiaro indossato della donna.

    Buongiorno ragazzi!” esclamò Kore, un sorriso in volto e non un capello del caschetto biondo fuori posto. O comunque più fuori posto del solito.
    Spero di non avervi spaventato, quello cui avete assistito è la trasformazione di un animagus. L’animagia è la forma più complessa di trasfigurazione umana volontaria e l’apice dello scambio inter-specie, ovvero il nostro argomento di oggi.
    Parlo ovviamente per gli studenti del secondo anno, per quelli del terzo anno la trasfigurazione animale teorica sarà oggetto di interrogazione quindi mi aspetto che siate preparati.
    ” Sperava lo fossero quantomeno, visto anche che quel giorno avrebbero per la prima volta messo in pratica quanto studiato nella teoria.
    Prima di procedere oltre però direi di fare una bella interrogazione a campione, giusto per testare la vostra preparazione, che ne dite?” propose con un sorriso, appoggiandosi con il sedere contro il bordo della cattedra e lasciando che gli occhi azzurri ispezionassero le facce presenti.
    Direi la signorina Lloyd e la signorina Scamander per iniziare. Poi chiamerei dei ragazzi, direi i signori Hardice e Wan.” esitò ancora un momento, cercando tra i volti degli studenti più piccoli “E anche la signorina Singh, così avremo una esponente del secondo anno. Venite alla cattedra, su.” E nel dirlo indicò loro lo spazio alla sinistra della cattedra, non troppo distanti dalla lavagna ancora pulita.
    Erano un gruppetto variegato per casata e temperamento, sarebbero stati un buon campione, pensò prendendo posto sulla sua seduta imbottita dietro la cattedra.
    Prestate tutti attenzione e se avete domande per i vostri compagni o per me, o anche solo se volete intervenire, alzate la mano e chiedete pure.” Ripropose al resto della classe, mentre il gruppetto prendeva posizione. Non avrebbe tollerato bullismi o ingerenze inutili, ma commenti sensati e aggiunte utili sarebbero stati apprezzati.
    Cominciamo da Miss Singh, la più giovane, mi parli dell’incanto Crumena Effecio, lo considererebbe una forma di evocazione o di trasformazione?” era una domanda semplice, soprattutto nella prima parte, ma il suo scopo non era quello di terrorizzare i suoi studenti, ma solo di testare la loro preparazione.
    Ascoltò interessata la sua risposta, correggendola se necessario, prima di passare allo studente successivo.
    Passiamo ora agli studenti più grandi, signor Wan, una delle branche della trasfigurazione è quella dello scambio, in cosa consiste? Qual è il tipo più comune di scambio?” non era neanche quella una domanda difficile, davvero, a quel punto infatti non avevano imparato che lo scambio inter-specie, ovvero il tipo più comune.
    Era la base di ciò che avrebbero appreso in quella lezione, quindi si aspettava una risposta decente, se non da lui quantomeno dai suoi compagni seduti ai loro posti.
    Anche del suo caso la docente ascoltò cosa aveva da dire, se qualcosa aveva da dire, con interesse prima di correggerlo e offrire la parola ad eventuali studenti che avessero alzato la mano.
    Passerei al signor Hardice. Allora, quella che mi ha visto mettere in pratica una manciata di minuti fa è una abilità chiamata animagia, me ne parli e cerchi di spiegarlo anche ai suoi colleghi più giovani.” Era una domanda anche quella non complessa, ma forse di più ampio respiro rispetto alle altre, un po’ più cattiva, ma Hardice era un bravo studente quindi Kore non dubitava sarebbe riuscito.
    Restano solo le signorine, comincerei dalla signora Scamander, giusto per continuare con questo ordine inverso. Nella trasfigurazione uno dei rischi più gravi che si corre è quello della mezza-trasfigurazione, vuole parlarmene?” quella domanda era già leggermente più complessa, ma di nuovo, non avrebbe dovuto mettere in difficoltà uno studente del terzo anno.
    Signorina Lloyd, è l’ultima rimasta, torniamo agli scambi interspecie. Perché è estremamente sconsigliato che un mago trasfiguri sé stesso in un animale? Quali sono i rischi?” una volta che ebbe ascoltato anche lei, sorrise rassicurante ai ragazzi, prima di comunicare loro i loro risultati e mandarli al loro posto.

    Terminata la fase delle interrogazioni si alzò nuovamente in piedi rivolgendosi alla classe.
    Ci sono domande o altre considerazioni che desiderate aggiungere prima di procedere oltre? Alzate la mano e ricordate di essere rispettosi del mio tempo e di quello dei vostri compagni.” In sintesi, niente monologhi inutili. Era noto che non li apprezzasse, preferiva ascoltare più interventi brevi e concentrati che uno solo lungo e vacuo.


    Pensato«Parlato» «Citazione parlato altro PG»


    Benvenuti alla prima lezione di Trasfigurazione!
    Prima off, non on, mi raccomando: ricordate che conoscete sia l’aula che l’insegnante e che avete frequentato altre lezioni con lei.

    Le regole sono simili ad altre lezioni simili, l’unica particolarità è che, essendo canonicamente una materia complessa, ho deciso che gli esiti degli incantesimi saranno gestiti da un dado “masterato” a sei facce ovvero un mix tra dado e ciò che avete scritto. Non sarà neanche necessario che tiriate voi il dado, mi occuperò di tutto io.
    Esempio -> Il vostro pg è una capra che tenta l’esercizio mentre guarda le gambe della vicina ma gli esce sei? Non avrà comunque un incantesimo perfetto, anche se sarà riuscito.
    Il vostro pg è molto bravo e casta l’incantesimo con attenzione ma gli esce uno? Avrà comunque successo, ma otterrà un risultato scadente.

    Ad essere giudicati in questo caso non sarete voi come player, ma le azioni e intenzioni del vostro pg!
    Avrete il risultato del vostro esercizio nel mio post settimanale, quindi ricordate di non autoderminarlo!
    Potrete descrivere il vostro successo (o insuccesso) nel post successivo, dopo che lo avrete ricevuto.
    Per qualsiasi dubbio o informazione rivolgetevi pure a me, in pvt o su telegram, senza farvi problemi.

    Concludo ricordandovi che lo spoiler contente Nome, Cognome, la casa di appartenenza, l’anno frequentato e le azioni e interazioni del vostro pg è obbligatorio.

    Avrete fino a mercoledì 7 dicembre alle 23:59 per postare, se avete bisogno di una proroga potete chiedermela direttamente e vedrò se accordarvela o meno, chiaramente con un malus sul punteggio.

    Buon divertimento e buone feste in anticipo!
     
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    Grifondoro
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    “CARRIE” quella maledetta “DOVE SONO LE MIE CALZE” quando sparisce qualcosa, la responsabile è sempre lei. Carrie fra tutte le mie coinquiline è quella che meno conosce la definizione di spazio personale. Com'è che dice il detto? Combattere il fuoco con il fuoco. Perfetto “ok bene” dopo aver controllato per quindicesima volta sotto ai letti di ognuna di noi, la mia decisione è irreversibile “vorrà dire che prenderò le tue” e così faccio immergendo la mano in uno dei suoi cassetti incasinati. Pesco un paio di collant e prima di indossarli mi assicuro che non abbiano buchi visibili. Ci manca soltanto questa.
    Per colpa della grifondoro non ho neanche il tempo di passare a fare colazione, sono stata condannata ad una pancia brontolante fino all'ora di pranzo. Che bello, che gioia. Lo stesso sentimento VERO (giuro) di gioia, mi coglie quando apro la porta dell'aula di trasfigurazione “buongio...rno?” il saluto mi parte in automatico, ma si fa dubbio quando scorgo le decorazioni natalizie con cui è stata arricchita la stanza. Qui ad Hogwarts il Natale parte con anticipo, gli elfi si trasformano in piccoli aiutanti di Babbo Natale e io vengo presa dalla malinconia, quest'anno che lo passerò da sola ancora più di qualsiasi altro anno. Espiro gonfiando le guance come se volessi allontanare da me l'aria natalizia, ovviamente in un tentativo fallimentare. Guardo l'albero, i colori del runner, è tutto perfettamente coordinato.
    E quello è un tasso. Sulla scrivania. C'è un tasso sulla scrivania addobbato con un fiocco come se fosse un pacco regalo “ma che succede oggi...” mi stupisco del fatto che ancora mi stupisca delle stranezze che continuano a ripetersi tra le mura di questa scuola, a cadenza regolare. Quindi faccio spallucce, mi rassegno alla cosa. Non stacco gli occhi dall'animale mentre mi dirigo verso un comodo banco in terza fila, sia mai che alla bestia venga voglia di iniziare a scorrazzare per l'aula. Fino a quando, plotwist, al tasso non viene davvero voglia di saltare giù dalla scrivania. Il panico dura appena un istante, perchè la sua vera identità è in realtà quella della professoressa Huxley, con la sua solita faccia sorridente “che bel trick” sussurro a voce bassa, pensando che effettivamente vista la materia di oggi, potevamo aspettarci una simile trasformazione. Quest'ultima introduce l'argomento del giorno, annuisco aprendo il quaderno su una pagina vuota e scrivendo in alto "Animagus". Argomento a me non del tutto sconosciuto, visto che ho un padre che si trasforma in falco pellegrino. Questa cosa in realtà mi ha sempre messo ansia, perchè ogni volta che mi ritrovo a vedere un esemplare di quell'uccello solcare i cieli, credo sia mia padre venuto per spiarmi. Visto il modo brusco in cui l'ho allontanato in questi mesi, non mi sorprenderei se i mio dubbio si rivelasse vero.
    Un'interrogazione poi, era proprio quello che ci voleva per mettere la ciliegina sulla torta alla giornata. Istintivamente scivolo un po' di più sulla sedia mordendomi il labbro inferiore, come se questo semplice movimento mi facesse diventare magicamente invisibile. Chiaramente, mi sbagliavo. Lloyd, sì, quello è proprio il mio cognome. Cazzo che culo, dopo l'umiliazione della partita di quidditch che - almeno per me- ha fatto schifo, ci manca soltanto un'umiliazione anche a lezione. Prima partita, primo grande fallimento, non ho praticamente portato a termine un'azione in maniera decente.
    Comunque inizia la mia walk of shame: mi alzo dalla sedia rassegnata, seguita da qualche mio compagno. Seguo il percorso indicato dal tappeto e poi prendo posizione accanto alla cattedra, come indicato dall'insegnante. E attendo. Attendo pazientemente che sia il mio turno per parlare, o la va o la spacca. Attendo la prima persona, poi la seconda... la terza... sono l'ultima. Ho ascoltato i miei compagni, chi di più chi di meno, tutte le domande comunque vertevano sullo stesso argomento. Niente voli pindarici da una cosa all'altra o altre robe strane, tutto molto lineare. Bene, ora vediamo di non fare proprio scena mutissima. Qualcosa la dovrei sapere. Ho capito la domanda, ottimo, ora vediamo di elaborare una risposta “dunque...” rifletto alzando leggermente il mento, un po' a cercare di ricollegare insieme i pezzi "potremmo, ad esempio, decidere di trasformarci in un topo. A quel punto vista la scarsa intelligenza dell'animale, la nostra trasfigurazione dipenderebbe da un'altra persona perchè acquisteremmo l'intelligenza del topo perdendo quella umana. In pratica, si rischia di restare bloccati nel corpo dell'animale per sempre” con gli esempi sono sempre stata più brava ad esprimermi. Non mi viene in mente altro da aggiungere, quindi preferisco tacere invece di rischiare di aggiungere roba che non c'entra niente. Un'altra brutta figura danneggerebbe troppo il mio orgoglio.

    Kynthia Lloyd, III anno, Grifondoro.
    Interagito con Carrie . Arrivata in classe e rimasta "piacevolmente" colpita dalle decorazioni natalizie.
    Interagito con chiunque possa essere seduto accanto a lei ed averla sentita parlare.
    Interagito con l'insegnante e risposto alla domanda.



     
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    JAEMIN WAN – 16 ANNI – SERPEVERDE (III)

    Stranamente questa mattina è arrivato abbastanza in orario da riuscire a farsi inondare dall’atmosfera natalizia trasudante da quell’aula. La divisa inizialmente coperta dal mantello, è stata subito messa in mostra dopo i primi passi, che si sono liberati dalle zavorre – cioè il mantello e la borsa - sulla sedia dell’ultimo banco della colonna di destra, ovvero la postazione privilegiata da cui ha intenzione di (non) seguire la lezione odierna. Visto l’anticipo, si è anche azzardato ad avvicinarsi all’albero decorato, attratto dai regali disposti lì sotto, ma quando è giunto nei pressi dell’abete la sua attenzione si è immediatamente spostata sull’animale seduto alla cattedra, che gli ha fatto dimenticare all’istante il resto del mondo. Lui, naturalmente, è uno di quelli che se vede un animale caruccetto si illumina, comincia a usare vocine dementi e lo deve toccare per forza. Dunque è anche uno degli stupidi che si appropinqua con tutta l’intenzione di accarezzarlo, vedendo redarguito da quel ringhio che lo fa saltare, spaventato, di un abbondante metro indietro - che potrebbe travolgere chiunque gli si trovasse nei pressi - prima di sostituire l’espressione impanicata con una decisamente più stupita. Busto ancora ritratto, mani sulle guance, e bocca che simula una “o” muta per qualche secondo. [MA TU SEI LA FINE DEL MONDO!] accoglie con il più completo entusiasmo il gesto compiuto da quegli “unghioni su zampotta” in direzione dei banchi. [Voglio tenerti per sempre con me! New best’ frendo!] continua, tornando ad avanzare verso il tasso, come se il primo avviso non fosse stato sufficiente per lui. E’ tuttavia costretto a ritirare la mano che ancora una volta ha approssimato alla bestiola, sventolandola a peso morto probabilmente in risposta alla reazione non più solo ammonitiva del ratele. [Sei un tipetto difficile, ma in camera ho i biscottini. Nel caso cambiassi idea…] nonostante il broncetto che si mette addosso, non sembra poi così tanto offeso e sicuramente per lui la partita non è finita qui, per quanto ripercorra a ritroso una delle navate per andare a sedersi il proprio posto. Gli sta dando una specie di tregua, o qualcosa del genere, prima di passare al contrattacco. [CURRY, CURRY!!!]. Non ha fatto, però, neanche in tempo a raggiungere la postazione designata, che di nuovo cambia obiettivo, rivolgendosi verso l’ingresso a balzelli per accogliere l’amica Grifondoro in pompa magna. [CHIUDI GLI OCCHI!] le fa subito, senza darle nemmeno la possibilità di rendersi conto di esistere, ponendole davanti alla faccia la stessa mano che un attimo prima sembrava aver subito chissà quale offesa. La poveretta, quindi, rischia di trovarsi sorda per le urla, oltre che accecata dall’irruenza di un coreano con un tasso di caffeina nel sangue che si attesta presumibilmente sul novanta per cento. [한 두 세 평*!!! ABBIAMO LA MASCOTTE! E, tieniti forte che questa è una bomba: SA PURE IL BSL!!!] le libera la visuale indicando con un gesto scenico del braccio (e tanto di posa plastica) la cattedra che, proprio in quel momento, viene liberata dal balzo della creatura… e il suo ritorno in forma umana. [Ah] interdettissimo e tremendamente confuso, sbatte le palpebre a più riprese. [Allora non si offenda, però non la voglio più nella mia stanza, Prof.] ci tiene particolarmente a chiarire questo punto appena si riappropria del dono della parola, portando entrambi i palmi in avanti per mimare una presa di distanza. Peccato, gli sarebbe piaciuto avere un compagno pelosetto con cui condividere le scorribande e le merende, e invece gli tocca abbozzare e andarsene, finalmente, a posare le chiappe sulla sedia occupata in precedenza con le sue cose. Se CARRIE fosse interessata alla cosa, le pizzicherebbe anche la maglia per farle intendere di seguirlo e di stargli affianco, ma non insisterà oltre. Qui svuota l’intera tracolla sul banco, e si prende minuti infiniti per sistemare il materiale secondo una disposizione che di pratico non ha nulla, ma appare più una specie di gioco degli incastri, tipo tetris, a cui farebbe volentieri partecipare anche il collega che gli siede vicino. E’ quindi con aria stralunata che torna a volgere testa e iridi alla DOCENTE quando questa fa il suo nome, destandolo da pensieri che esulano completamente dagli argomenti della lezione. [Sì?] oh merda. Non si deve mai rispondere di “sì”. La mamma glielo diceva sempre che bisogna essere sempre evasivi, di modo da evitare di sottoscrivere contratti con aziende truffaldine. La scuola funziona pressappoco con lo stesso meccanismo: con quell’assenso si è appena firmato la condanna verso l’interrogazione a sorpresa. Sospira sconfitto, alzandosi. La flemma con cui si affianca ai compagni che hanno subito la stessa sorte è la medesima che si avrebbe se ci si stesse recando al patibolo, ma se non altro gli permette di far saettare lo sguardo su tutti i compagni comodamente sistemati ai banchi in cerca di supporto. A IVORY fa un piccolo cenno del capo con le sopracciglia ammiccanti e le labbra leggermente protese, a segnalarle di fornirgli tutti suggerimenti del caso. Lei è la secchiona, no?
    [Scambio…] ripete, come a voler fare mente locale, strofinandosi la nuca con la mancina. E invece ha bisogno di prendersi un minuto di raccoglimento per raggranellare le idee, e soprattutto farsi venire in mente qualcosa di più o meno inerente al tema. Un tema che chiaramente non gli è capitato di studiare, nemmeno per errore. Quindi che si fa, in questi casi? Ci si arrampica sugli specchi, scegliendo l’opzione: raccontare la “storia dell’orso”, mentre aspetta con impazienza l’aiuto del pubblico, visto come gli occhi insistono a puntarsi sulla SONG. [Lo scambio è qualcosa che funziona tipo che io do qualcosa a Lei e Lei da qualcosa a me, capisce… tipo come nello scambio di coppia, io mi prendo il Suo ragazzo e Lei si prende il mio così tutti siamo felici e facciamo un’esperienza nuova, e la morale è che non importa se alla fine il Suo è meglio del mio o viceversa, tanto comunque possiamo scambiarceli di nuovo. O magari Lei intende che potrei scambiare direttamente il mio…] No! Fortunatamente interrompe il proprio pensiero ad alta voce proprio sul più bello, stendendo un sorriso che fatica a stare chiuso fra le labbra e chinando la testa per nasconderlo, almeno in parte. Le sopracciglia che si innalzano di riflesso ne rovinano il tentativo. [Ma Prof,. ho una domanda] si ravvede però di lì a poco, colto da un’illuminazione divina, forse dovuta all’intervento dei colleghi più preparati di lui. [Se scambiassi il mio braccio… intendevo quello, no? Dicevo se lo scambiassi con il Suo, poi lo sentirei come se fosse sempre stato mio, oppure tipo ho una percezione alterata perché appunto è Suo? Oppure Lei mi muoverebbe il braccio perché appartiene comunque a Lei?] meglio non chiedere il perché di tanto interesse all’argomento, ma se non altro adesso sta partecipando attivamente.


    *Uno, due, tre… Tadan!!!

    Jaemin Wan – III anno – Serpeverde
    Ultima fila, colonna tutta a destra

    Arriva in classe in anticipo, vuole scipparsi un regalino ma poi viene attirato dal ratele. Cerca allora di accarezzarlo, due volte perché è scemox2, e poi chiama CARRIE a gran voce per illustrarle l’animale proprio mentre si trasforma. Se ne va quindi al proprio posto, fa un casino sul banco invitando chiunque sia vicino a lui ad aiutarlo a trovare la giusta collocazione a tetris dei propri oggetti, e quando viene chiamato per l’interrogazione chiede tacitamente il supporto di IVORY. Risponde a casaccio alla domanda e infine si interessa all’argomento facendo a sua volta domande alla PROFESSORESSA.

    Interagito con: KORE, CARRIE, IVORY
     
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    Alla fine dicembre era giunto, inesorabile. Il gelo si stava, lentamente, impossessando di quell’atmosfera sempre più incline alle vacanze natalizie. Insomma, il periodo dell’anno non a lei favorevole. Non aveva mai vissuto serenamente quella festività. Per un motivo o per l’altro, Rain, non si era mai goduta ciò che, ogni bambino, meritava di vivere la massimo, circondata dal calore familiare. Nonostante ciò, con molta fatica, ci aveva fatto una sorta di abitudine, comportandosi esattamente come una sciocca eremita, degna di stima da parte di quello che i babbani chiamavano: il Grinch. Un po’ lo comprendeva. Lontano da quel marasma, non poteva che stare bene, da solo con le sue abitudini.
    Aveva lasciato il sotterraneo in anticipo, così da evitare compagni e pseudo amici e, visto il suo umore inverso, decise anche di saltare la colazione che, sicuramente, le sarebbe rimasta sullo stomaco se solo un particolare fosse andato storto a lezione. Mai rischiare e tenersi leggera, sembrava la soluzione migliore. Non che fosse solita a strafogarsi ma, realmente, pareva ancora provata dalla notte passata in bianco con la mente rivolta all’interrogativo più grande che quel dannato periodo portava con sé: dove avrebbe passato il periodo natalizio? Forse lì. Forse no. Poco importava, sicuramente non avrebbe fatto ritorno a Londra in quella villa sfarzosa, tanto simile a una galera per il suo modo di vedere le cose. Atroce. Sentirsi limitata anche nei movimenti, tanto da essere controllata a vista da quella citrulla della sorella adottiva che, fino a qualche mese prima, la considerava la sua migliore amica. L’aveva letteralmente tradita. La fiducia si era frantumata, così come le sue palle. Non avrebbe più sopportato una virgola fuori posto e, forse, sarebbe stato utile farsi una vita in autonomia, senza prescrizioni da parte di coloro che, sì, l’avevano accolta ma che, allo stesso tempo, avevano fatto fatica ad accettarla per quella che era la sua natura.
    Camminava indisturbata, a testa bassa, prestando attenzione a non incrociare occhi indiscreti che, poi, l’avrebbero risucchiata in un turbinio, senza fine, di chiacchiere inutili, distraendola dal suo obiettivo, ossia arrivare sana e salva i aula di Tasfigurazione dove, la Professoressa Huxley, avrebbe tenuto la lezione mattutina. Una materia interessante che, sfortunatamente, non aveva mai avuto la fortuna di approfondire più di tanto nella sua privata educazione, inflitta dai suoi genitori adottivi. Pffffff.
    Svoltò l’angolo e, quasi accidentalmente, a pochi passi, notò la figura della Pierce anche lei diretta nella sua stessa direzione. “Buongiorno, Alexis!” La salutò garbatamente, cercando argomenti per non interrompere bruscamente il loro interfacciarsi. “Ottima partita, comunque.” Aveva seguito tutto da spettatrice e doveva ammettere che quello era stato uno scontro all’ultimo sangue.

    Varcarono la soglia della classe e, pochi istanti dopo, gli occhi castani della Serpeverde, incrociarono quelli gelidi di un tasso. No. Un Tasso in aula. Piegò la testa di lato e lo osservò attentamente, senza entrare nel suo spazio vitale. Pochi istanti le ci vollero a comprendere che si trattava di ordinaria amministrazione. Sorrise e con un “Buongiorno!” garbato in direzione del simpatico animaletto, passò oltre, andandosi a posizionare in uno dei banchi liberi, sul quale disseminò il suo materiale di lavoro.
    L’animale, addobbato come un pacchetto da regalo, altri non era che la Professoressa in persona e, di lì a poco, fu chiaro a tutti coloro che abitavano quel piccolo spazio angusto. “Geniale!” Si lasciò scappare la rossa, prima di acchiappare la sua piuma, pronta a riempire la sua pergamena di appunti che solo lei, poi, sarebbe stata in grado di decifrare.
    La docente tento di scusarsi per il bizzarro modo di presentarsi a loro. No. La maggior parte aveva apprezzato e, senza alcun dubbio, Rain la Scamander faceva parte di questo gruppo. Rimase a fissarla sbalordita. Non aveva molte informazioni sull’animagia -se non quelle che aveva studiato per quel giorno- ma quella lezione sembrava sulla buona strada per colmare le sue lacune. Lanciata. Sì. Forse un po’ troppo ma certa che sarebbe uscita da lì dentro con qualche nozione in più.
    La notizia dell’interrogazione a campione, invece, fu accolta con meno entusiasmo ma, in fondo, che potevano aspettarsi? Tè e pasticcini? “Te pareva!” Commentò in direzione di Alexis, a bassa voce, mentre si alzava dal suo posto. Sempre assistita dalla fortuna. Non perse, però, la calma, neanche quando la Huxley la invitò a prendere posto accanto alla cattedra, dove si sarebbe consumata la tanta temuta prova di conoscenza.
    Attese il suo turno, ascoltando, parola per parola, ciò che ognuno degli interrogati aveva da dire in relazione alla domanda a loro posta e, infine, si concentrò su ciò che avrebbe dovuto proferire. Fece ricorso alla sua spiccata mente fotografica e, quando fu il momento, prese fiato -senza marcarlo eccessivamente e mascherando, così, il suo disagio- e si rivolse a colei che l’aveva chiamata in causa:
    “Certamente, Signorina Huxley.” Si schiarì la voce elegantemente: “Come sappiamo la Trasfigurazione, non solo è un’arte complessa e pericolosa ma anche estremamente precisa e, per questo, vi è un ampio margine di errore. Colui o colei che non dovesse prendere questa pratica sul serio o se cercasse di fare più del consentito, riuscendo in maniera errata nell’intento, rischierebbe che l’oggetto bersaglio dell'azzardato tentativo, risulti mezzo-trasfigurato o bloccato in un determinato stato per sempre. Modificandone definitivamente la fisionomia, quindi e provocando danni irreversibili.” Prese fiato. Manco fosse in apnea totale: “Questo vale sia per una trasfigurazione parziale che per una totale!” Un piccolo sorriso tirato, così da scaricare la tensione che, fino a quel momento, aveva sentito chiaramente sulle spalle. La sua lingua biforcuta, in queste situazioni, si annullava drasticamente, lasciando spazio a parecchia indecisione che, anche se repressa, faceva parte del suo carattere a causa della mancanza di ascolto che aveva subito durante l’adolescenza.
    Si voltò verso l’ultima martire e l’ascoltò fino all’ultima parola. Quella materia, nonostante fosse sempre stata neutrale, riusciva a smuoverle una sorta di curiosità che raramente scaturiva in lei. Espressione imperturbabile. La concentrazione non sarebbe dovuta scemare, la soglia dell’attenzione doveva rimanere più che alta, così da trovarsi pronta per altre, eventuali, interrogativi. Ci teneva a fare bella figura, soprattutto così, davanti al resto della classe. Ahhhh, la vanità.


    Diamond Rain Scamander - III anno - Serpeverde.
    Interagito con Alexis, prima di entrare in classe.
    Definito geniale la presenza del tasso e, alla fine, cercato di rispondere al meglio alla domanda della proffa!


    Edited by black diamond. - 6/12/2022, 01:37
     
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    Che due coglioni. Apriva gli occhi ogni mattina, incrociando quelli di quel coglione che portava il suo stesso cognome ma che con lui aveva poco da spartire. Aveva accettato la sua presenza solo, ed esclusivamente, per il quieto vivere e, soprattutto, per il fatto che se fosse stato cacciato da quella scuola, sfortunatamente, non avrebbe avuto un posto in cui rifugiarsi. Tornare a casa era totalmente fuori questione e vivere per conto proprio, avrebbe significato un repentino cambiamento nella sua routine da paraculo, dovendosi anche rimboccare le maniche per riuscire a mangiare almeno una volta al giorno, come i dannati cani. Insomma, tutto fuori questione. Così era tutto molto più semplice. Mantenere un basso profilo per un bene superiore: il suo. Scese dal letto e impreco sonoramente contro il suono della sveglia che, precisamente come al solito, sanciva l’inizio del nuovo giorno. David, da bravo idiota, si trovava ancora nel mondo dei sogni mentre, l’altro coinquilino con la faccia perennemente incazzata, si trovava già davanti allo specchio a sistemarsi, così d poter prendere parte alla prima lezione del giorno. Trasfigurazione. Una materia come tante altre che, mai e poi mai, si era sognato di approfondire per via del mancato interesse a riguardo. Certo, tutto vero, fatta eccezione per il fatto che, nonostante questa riluttanza, Mike, avrebbe presenziato senza ricorrere a mezzucci di basso rango. “Lascialo dormire. Se siamo fortunati, con qualche assenza, ce lo leviamo dal cazzo!” Affermò in direzione di Parker prima di imboccare la strada che l’avrebbe immerso nell’oscurità del sotterraneo, tana delle vipere. Risalì in superficie, dopo qualche istante e gli ci volle poco per rimpiangere la perfezione creata dalla penombra. Il castello pareva in visibilio per l’arrivo delle vacanze e, a lui, fotteva meno di zero di quella stupide convenzioni utili ad alimentare l’ipocrisia che, per natura, albergava in molte delle famiglie perfette solo in apparenza. Oh, sì! Mantenere l’apparenza, per gli Harris, era una sorta di arte e, Michael, ci aveva fatto l’abitudine ma fino a un certo punto. Negli anni si era ritagliato un piccolo spazio per sé, coltivando la sua voglia di vendetta in silenzio, aspettando pazientemente il momento migliore per esplodere, procurando dei gravi danni al suo forte e rigoglioso albero genealogico dalla merce radici.
    Non ci mise molto a giungere a destinazione. Quel castello, nonostante lo conoscesse poco, non avrebbe avuto segreti per lui. Si trovò davanti all’aula e, con una spinta decisa, si fiondò al suo interno, convinto di non essere in ritardo, vista la sua ossessione per gli orari e così fu.

    Passò di fianco alla cattedra e, come ogni essere lì dentro, notò lo strano animale sulla sommità di quel pezzo di legno di poco gusto. Ma che cazzo. Si morse la lingua, tenendo per sé le considerazioni poco carine su quella pagliacciata, avendo una vaga idea di quello che sarebbe stato l’epilogo di quella situazione. Fece un cenno con il capo e si andò a infilare nel banco più remoto della classe, lì, dove avrebbe potuto seguire la lezione, senza avere gli altri tra le palle.
    Come calcolato, il tasso lasciò il posto alla figura longilinea della bionda professoressa Huxley. Figa, senza dubbio. Troppo in quadro per lui ma, in fondo, dannatamente sexy. Scollò dalla testa ogni sorta di pensiero sconcio su di lei e si focalizzò sulla sua voce soave che, pochi istanti dopo, decretava il nome dei fortunati che avrebbero preso parte all’interrogazione di quel giorno. Una gran botta di culo. Aveva studiato sì ma, come al solito, il suo scazzo superava ogni livello accettabile che avrebbe permesso di rispondere decentemente ad anima viva. Uno dopo l’altro. Ascoltandoli sembravano tutti così schifosamente saccenti, pieni di sé, insopportabili. Nonostante ciò, si sforzò di rimanere attento, domanda dopo domanda. Si guardò intorno e non riuscì a comprendere come tutto ciò fosse meglio di qualsiasi cosa ci fosse a casa sua. Per mesi era stato costretto a seguire una rigida educazione, fatta esclusivamente di parole. Un bla bla bla continuo, inutile, proveniente dalle bocche di gente per nulla preparata e messa lì solo perché le loro tasche fossero piene a fine giornata. Senza un reale interesse ad esercitare la grande responsabilità che un insegnante dovrebbe avere nei confronti un qualsiasi alunno, bisognoso di aiuto. Tutto strano ma dannatamente vero. L’unico effetto collaterale in tutto quello aveva un nome e un cognome: David Harris. Lo avrebbe sopportato, pur di non tornare a vivere nella totale indifferenza mostrata da coloro che li avevano messi al mondo senza cognizione di causa. Basta. Rimuginare su quelle stronzate non avrebbe contribuito alla sua concentrazione. Portò il suo sguardo azzurrino verso le povere cavie ammaestrate a dovere e rilassò i muscoli della mandibola, assumendo un’aria meno scontrosa e inquietante. Le domande del terzo anno, sembravano complicate ma, visto il suo anno, probabilmente la professoressa sarebbe stata più clemente e non avrebbe praticato nessuna tortura. In fondo l’argomento Animagus sarebbe potuto essere fonte di ispirazione. Comunque meglio di molte altre argomentazioni che non avrebbero, neanche minimamente, attirato la sua attenzione labile e compromessa dalla sua testa perennemente volta a un progetto che, forse, non avrebbe mai potuto realizzare se non con l’aiuto di colui che, fino a quel momento, gli era più che ostile.

    Michael Harris - II anno - Serpeverde.
    Interagito con David e Kai in stanza.
    Etraato in aula, salutato con un cenno il tasso e seduto da solo, in fondo all'aula e ascoltato attentamente le interrogaziono dei compagni.
     
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  6. seán
     
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    Seán Hardice
    [ SCHEDA ] - 18 - III anno - aula di trasfigurazione
    La fine dell'anno si avvicinava veloce, troppo veloce perchè potessi rendermene conto: mi era sfuggito il momento esatto in cui gli elfi avevano iniziato ad addobbare il castello insieme a qualche studente volontario. Da un giorno all'altro i corridoi della scuola erano stati ornati a festa e tutta Hogwarts era stata immersa nel clima tipico natalizio. Forse era un periodo impegnato, per me, forse il mio pensiero era concentrato su altro, ma mi resi conto che stavo iniziando a dare meno peso al Natale rispetto a quanto facessi anni prima. Certo, varie cose erano cambiate rispetto a quando ero bambino, ma non riuscivo più a percepire la stessa aura magica sprigionata da quel periodo di festività. Non riuscivo a guardare al Natale con lo stesso incanto ingenuo di prima. Un po' mi dispiaceva, un po' sapevo quali fossero i motivi del mio graduale disinteresse, ma provavo a non pensarci più di tanto.
    L'aula di trasfigurazione era, se possibile, la stanza più addobbata di tutto il castello e lasciava stupefatti. Non appena ne varcai la soglia, con la borsa tracolla stretta sul fianco, mi lasciai catturare dalle numerose decorazioni e dalle luci danzanti, così come dall'albero di Natale posto dietro la cattedra e colmo di regali ai suoi piedi. Non faticavo a credere che l'insegnante avesse messo tutta sè stessa nella realizzazione personale di quegli addobbi, anche se mi sfuggiva il motivo di tutti quei regali sotto l'albero. Li avrebbe dati agli studenti? Un gesto generoso, certo, se non li avessero rubati prima. Mi soffermai ad accarezzare una pallina di natale che pendeva da uno dei banchi di legno, e sfilai lentamente verso i primi posti dell'aula.
    Non avevo mai avuto uno spiccato interesse per la trasfigurazione finchè non avevo compiuto tredici anni e mia madre si era trasformata in un falco. No, non come animagus, ma come maledictus. Ma era in quel momento che avevo iniziato ad interessarmi all'argomento: il cambiamento, la trasformazione, per lo più fisica, in qualcos'altro. E solo di recente era diventato mio pressante desiderio quello di apprendere l'animagia. Volevo diventare un animagus, esattamente come la professoressa Huxley. Notai presto il tasso del miele comodamente sdraiato sulla cattedra, e non esitai comunque ad elargire il mio buongiorno. Dopotutto, a me non faceva nessuno strano effetto: mia madre era un falco e spesso ci parlavo, nonostante pensandoci, lei fosse qualcosa di molto diverso. Presi posto in uno dei primi banchi ed iniziai a sistemare i miei oggetti sul legno. Spostai lo sguardo su Kynthia Lloyd, cercatrice dei Grifondoro, per richiamare la sua attenzione con un ehi... complimenti per la vittoria, Lloyd. E chiaramente mi riferivo alla sofferta partita di quidditch avvenuta in precedenza. La prossima partita toccava ad i Serpeverde e l'idea mi elettrizzava.
    Sollevai dunque lo sguardo sulla professoressa che, con un balzo atterrò giù dalla cattedra, non più in forma animale, ma in quella umana. Inutile dire che registrai ogni dettaglio di quella trasformazione, trovandola estremamente perfetta, precisa, incantevole. Ero catturato da quell'immagine, e mi si poteva leggere nello sguardo. Ne rimasi affascinato, e rimasi ad osservare la figura della giovane prof, con le dita intrecciate tra di loro e chiaro segno di interesse in volto. Quando la Huxley iniziò a parlare di trasformazione animale, il mio stomaco si contorse su sè stesso. Avevo finito di leggere tanti libri sull'argomento ed il mio interesse era altissimo. Non mi scomposi affatto quando la prof mi nominò tra gli studenti interrogati, al contrario, mi sentii riempito di orgoglio. Infatti non esitai ad alzarmi dal banco e dirigermi alla cattedra, mantenendo comunque un'estrema tranquillità e senza tradire trepidazione. Il mio atteggiamento era sicuro, il mio volto era sereno, sapevo che me la sarei cavata, qualsiasi fosse la domanda. Osservai i miei compagni alla cattedra, ed ascoltai ognuno di essi. Attesi il mio turno pazientemente, puntando lo sguardo prima sulla prof e poi sugli studenti seduti ai banchi e su coloro che stavano prendendo parola prima di me. Quando l'insegnante si rivolse direttamente a me, interpellandomi sull'animagia, quasi non mi parve vero. Che avesse colto il mio interesse, in qualche modo? Che fosse anche una legilimens, oltre che un'animagus? Sì. Risposi, schiarendomi poi la voce. Non dovevo solo rispondere alla domanda, ma anche spiegare l'animagia agli studenti più giovani, dunque avrei abbandonato i tecnicismi, per sfruttare un linguaggio più semplice e comprensibile per ragazzini di undici e dodici anni o su di lì. Un animagus è un mago che acquisisce, nel corso della propria vita, la capacità di trasformarsi in un animale e riprendere la forma umana a proprio piacimento, senza l'utilizzo della bacchetta. Quest'abilità viene imparata dopo lunghi studi e dopo rituali non proprio semplici. Dunque non è innata, ma è possibile che alcuni maghi abbiano una predisposizione naturale per questa branca della magia. Non è possibile, per il mago, scegliere l'animale nel quale trasformarsi. Questo dipende dalla sua personalità, ed una volta definita una forma animale, questa non può mutare: esempio, un animagus gatto si trasformerà sempre in un gatto....oppure e feci un cenno alla prof...un tasso del miele in un tasso del miele. Spostai lo sguardo sulle facce degli studenti seduti ai banchi, per capire un po' dai loro sguardi se stavo catturando la loro attenzione. L'animagus, nella sua forma animale, avrà in sè delle particolarità tipiche della sua forma umana, per esempio un colore particolare degli occhi, una cicatrice, o altro. E' importante sapere che imparare quest'arte richiede parecchio studio, è molto complicata, e che venire affiancati da un tutor esperto è consigliato per scagionare pericoli. Inoltre, in Gran Bretagna, ogni animagus ha il dovere di registrare il proprio aspetto, particolari compresi, presso il Ministero della Magia. La mancata registrazione potrebbe comportare un giro ad Azkaban. E ci sarebbero state tante altre cose da aggiungere, ma sarei diventato prolisso. Dunque mi limitai a concludere così.
    code © psiche


    Seán Hardice - III anno - serpeverde
    Interagito con Kynthia.
    Rimane colpito dagli addobbi natalizi, e soprattutto dalla trasformazione della prof.
    Risponde alla domanda della prof rivolgendosi agli studenti ai banchi.
     
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    Anche il mese di Novembre era trascorso, portando con sé molte domande su quello che sarebbe potuto essere il futuro, sia da un punto di vista prettamente scolastico che da un punto di vista relazionale. Stavo difatti approfondendo le mie conoscenze magiche, scoprendo al contempo nuove procedure difensive contro le arti oscure, così come nuove formule per la realizzazione di miscugli alchemici. Nulla di troppo complesso (per ora), quantomeno per le mie capacità! Certo, da qui alla fine dell'anno c'era ancora parecchio tempo per essere smentiti sulla difficoltà delle lezioni ma, almeno per ora, mi sarei permesso di pensare che il mio percorso di studi stava proseguendo piuttosto bene – tralasciando Incantesimi che, come un'ancora, stava abbassando la mia media di voti positivi. Dopo tutto quello che avevo vissuto – seppur in modo fittizio – ad Halloween, tuttavia, tutta la rabbia provata si era come dispersa; evaporata sia dallo sfogo (avvenuto nella mia mente) che dalle settimane trascorse nel frattempo. Un reset spirituale, quindi, il quale mi permise di ritrovare non solo la mia rinomata calma interiore, ma anche la lucidità necessaria per affrontare lo studio (nonché l'analisi) di tutte quelle sfaccettature della magia che venivano insegnate ad Hogwarts. Persino Incantesimi, sebbene continuassi ad esecrare colei che insegnava tale materia. La crescita di tale “tolleranza”, oltre che alla mia quiete indole, era dovuta – tuttavia – per buona parte ai rapporti che ero riuscito ad instaurare con i diversi studenti del mio anno. Tra essi v'erano sicuramente Ivory, la bionda serpeverde dai modi di fare (forse un po' troppo) sopra le righe, e Mackenzie, la mora corvonero dai modi più miti e posati. Avevo – chiaramente – conosciuto anche altri aspiranti maghi, sia più giovani che più grandi del sottoscritto ma, dopo “quella” lezione di Incantesimi, erano loro le persone con le quali avevo avuto modo di relazionarmi maggiormente. Ora, è risaputo che la comprensione delle emozioni non sia propriamente il mio cavallo di battaglia, dunque evitate di pormi domande a riguardo poiché non otterrete alcuna risposta chiara o, quantomeno, precisa. C'era sicuramente simpatia con entrambe, ma era ancora tutto molto acerbo (me compreso) per poter asserire una cosa, piuttosto che un'altra. Mi sarei dunque concesso la possibilità di scoprire cosa ci fosse dietro a tutto con i miei tempi e con la dovuta calma, vivendomi il momento anziché forzarlo.
    Quel giorno mi svegliai senza troppi pensieri per la testa, dando un'occhiata fuori dalla finestra della sala comune, non prima di aver tolto l'alone di umidità dalle vetrate con l'ausilio di un fazzoletto ben pulito. Il cielo era limpido, ma fu piuttosto chiaro quanto potesse far freddo all'esterno delle mura del castello. Bastava allontanarsi dal fuoco di alcuni metri per avvertire quel pizzicore alle mani e ai piedi, tipico della stagione invernale che raggiungeva Hogwarts ben prima dei luoghi inglesi più a meridione. Decisi così di vestirmi con l'outfit più invernale tra quelli appartenenti alla casa dei corvonero, aggiungendovi sia la sciarpa che la mantella che avrebbero sicuramente fermato buona parte del vento gelido del mattino. Così bardato, avrei raggiunto l'aula di Trasfigurazione onde poter seguire con interesse la lezione della professoressa Huxley. Lungo il tragitto, ebbi modo di ammirare le innumerevoli decorazioni che erano state messe forse dagli elfi o forse da uno dei docenti...magari la stessa docente che avrei incontrato quel giorno. Varie onomatopee vennero rilasciate dalle mie labbra, benché la più frequente fosse – senz'ombra di dubbio – il classico “Brrr”. Ad ogni modo, non appena raggiunsi l'aula, entrandovi all'interno, i miei occhi iniziarono a catturare ogni singolo dettaglio (o decorazione) presente in quella stanza, fino a quando il mio sguardo non andò a posarsi inevitabilmente sulla creatura stante sulla cattedra. Mi avvicinai ad essa con fare guardingo, osservandola per qualche secondo a debita distanza, dedicando qualche secondo in più al suo sguardo atipico.
    Occhi cerulei?
    Osservai quindi le curiose indicazioni che il tasso pareva dare con gli studenti, fino a quando (ipotizzando una tesi e rischiando una gaffe) mi avvicinai d'un poco all'animale, abbozzando un sorriso prima di buttarmi nel vuoto.
    Buongiorno...professoressa(?)(??)(???)
    La seconda parola venne a malapena sussurrata, come se non mi volessi sentir ridere dietro dagli altri, qualora avessi scambiato l'insegnante per il predatore dall'aspetto buffo, stante difronte a me. Magari era veramente lei ma, nel caso non lo fosse stato, meglio lasciare l'azzardo tra me ed una creatura che (fino a prova contraria) non avrebbe potuto raccontare l'avvenuto ai quattro venti. Imbarazzato ed avvolto dall'incertezza, mi voltai verso un banco libero e mi sedetti in attesa dell'arrivo della professoressa. Fu quando la creatura balzò giù dal tavolo che i miei occhi si sgranarono e le mie labbra si schiusero, ambasciatrici della sorpresa che (seppur intuita) mi colse impreparato. Inutile dire che, in seguito alla breve premessa della giovane donna, nonché alla chiamata alla lavagna di alcuni degli studenti presenti, la mia mano si levò verso il soffitto, vibrando nell'aere manco avessi urgentemente bisogno di usufruire dei servizi igienici.
    Avrei una domanda.
    L'avrei fatta all'insegnante o, in caso, direttamente al serpeverde interrogato a riguardo.
    È possibile, per un aspirante Animagus, scegliere l'animale in cui mutare?
    La risposta di Sean non tardò ad arrivare, così come la mia sorpresa nel venire a conoscenza del fatto che l'animale non era affatto scelto dal mago, bensì dalla sua indole...per così dire.
    Perfetto, grazie Sean!
    Restai quindi in ascolto del resto delle interrogazioni, curioso di sapere cosa ci avrebbe insegnato la professoressa quel giorno.




    Alexander Reid, III anno, Corvonero.
    Arriva in aula, studia a debita distanza il tasso notando il colore degli occhi. Sospetta che sia la prof, ricordandosi delle iridi di lei, e la saluta accennandole sottovoce "professoressa", cercando di non farsi udire da altri per non subire le risate altrui, qualora non ci avesse preso. Va quindi al posto e pone una domanda a Sean, ringraziandolo poi per la delucidazione :Bacio: :yes:
     
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    Kai aveva dovuto attuare un cambio repentino alla sua routine quando era finito nella stanza con gli Harris, due fratelli tra cui non scorreva buon sangue. La mattina solitamente si alzava con calma e con altrettanta tranquillità si sistemava per lasciare il dormitorio e recarsi alla prima lezione ma da quando nella sua stanza doveva convivere con altre due persone non troppo facili da gestire, aveva deciso di svegliarsi prima per avere quel minimo di tranquillità di cui aveva bisogno. Così, dopo che la sua sveglia suonò, mise giù i piedi dal letto e si diresse verso il bagno per prepararsi prima che l'uragano Harris alla seconda incombesse su di lui distruggendo quel briciolo di pazienza che aveva. Quando finalmente fu quasi pronto per uscire, uno dei due fratelli si svegliò. Gli fece un breve cenno con la testa e tornò al suo meraviglioso riflesso sullo specchio: magnifico come sempre! Ah quindi i vostri genitori se lo riprendono con loro se viene bocciato? Disse mentre con un dito indicava la figura che alleggiava sotto quel cumulo di coperte. Un Harris in meno da sopportare? Per Kai sarebbe l'avvenimento migliore che potrebbe capitargli. Capitelo, non aveva nessun problema con i due, solo che doveva già pensare ai suoi drammi famigliare e voleva evitare di trovarsi in mezzo ad altri casini con cui non c'entrava un cazzo. Raccolse da terra lo zaino che la sera prima aveva sapientemente lasciato sul pavimento a prendere polvero e se lo caricò su di una sola spalla mentre con la mano libera andò ad abbassare la maniglia per lanciarsi fuori dal suo dormitorio. Ci vediamo in classe. Disse a Micheal che ancora si stava preparando e senza aspettare un riscontro dall'altro, si chiuse la porta alle spalle. Di solito, prima di ogni lezione, andava a consegnare il suo pacchetto d'erba al primo cliente della mattina e poi andava a rifugiarsi in un posto tranquillo per fumarsi una sigaretta. Un posto che magari non prevedesse stupide decorazioni natalizie. Già, purtroppo era arrivato quel periodo dell'anno che rendeva tutti dei falsi ipocriti. Il Natale era la festa che più detestava, fatta di falsità e piena di doppie facce. La odiava perché i suoi erano soliti dare una grande festa, fatta solo con l'intento di vantarsi con l'intero vicinato dei loro successi. Ovviamente, lui non rientrava nei loro successi e anzi, passava l'intera festa chiuso in camera sua. Preferiva restare da solo piuttosto che ascoltare i suoi genitori parlare dell'unico figlio di cui gli importava realmente. Entrò nell'aula e vide che la professoressa non era ancora arrivata ma fece presto ad esultare perché sul banco vide uno strano animaletto e la sua mente fece in fretta a fare due più due. Non ci volle molto a capire che si trattava della professoressa Huxley, così la salutò con un cenno della testa e un mezzo sorriso. Senza perdere altro tempo andò verso l'ultima fila di banchi, rivolgendo un rapido sguardo ai suoi compagni di classe, prima di imbattersi in Micheal. Sei già qui? Gli domandò stupito, prendendo posto accanto a lui. David si è alzato? Chiese, non per reale interesse ma per fare un po' di conversazione e perdere un po' di tempo prima che la lezione incominciasse. Una decina di istanti più tardi, la professoressa tornò ad assumere le sue vere sembianze e diede il via alla lezione. Trasfigurazione era una delle sue materie preferite che non alleviava il suo deficit di attenzione ma almeno riusciva a farlo restare sveglio mentre l'insegnante faceva il suo dovere. Che culo. Commentò sollevato quando la professoressa scelse cinque studenti da interrogare e non fece il suo nome. Non aveva aperto libro e anche se non gli importava più di tanto di fare una figuraccia davanti agli altri, quella mattina era troppo scazzato per aprire bocca e dover affrontare il cazziatone che la professoressa gli avrebbe sicuramente fatto. Insopportabili so tutto io. Commentò scazzato verso Micheal, prima di spegnere il cervello e lasciare che il flusso di risposte terminasse. Nonostante il fastidio che provava cerso chi riusciva ad esprimere i concetti meglio di lui, trovò l'argomento della lezione molto interessante. Animagus, sarebbe stato davvero fighissimo se fosse riuscito a trasformarsi in qualcosa di diverso da lui. Purtroppo, però, un potere del genere in mani sbagliate poteva generare non pochi problemi e Kai sapeva come abusare di qualsiasi potere per vendicarsi della sua famiglia.

    Kai Parker, III anno, Serpeverde.
    Interagito con Micheal in stanza.
    E' arrivato in classe e ha salutato la prof con un cenno prima di prendere posto vicino a Micheal e ascoltare passivamente la lezione.
     
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    Trasfigurazione, una materia che non rientrava tra le corde della corvonero e che non suscitava in lei nessun tipo di sentimento né di odio e né di amore. Non era mai riuscita a capirne la vera essenza ma non per questo non le dava la giusta importanza, era comunque una materia e come tale doveva studiarla e cercare di ottenere un buon voto per passare l'anno. Non era da lei mettere sotto gamba una materia, lei aveva sempre il puntino fisso di voler eccellere in qualsiasi campo perché per diventare un Auror aveva bisogno di avere voti alti in tutte le materie e non poteva permettere che il suo sogno sfumasse per via di un'insufficienza in una materia. A volte si domandava se avesse fatto bene ad abbandonare la sua brillante carriera che aveva ad Ilvermony per ricominciare tutto da capo, dall'altra parte del mondo. Stava vivendo un periodo davvero pesante a livello mentale perché non sapeva se aveva preso le scelte giuste o se erano state soltanto l'ennesimo frutto del suo maledetto istinto. Sospirò mentre scostava di lato le coperte del suo letto, per mettersi a sedere a bordo del materasso e lasciare che il tepore delle coperte abbandonasse il suo corpo. Mise i piedi per terra e corse in bagno a prepararsi per una nuova giornata. Doveva lasciar perdere i se, i dubbi e concentrarsi sul presente perché è proprio in quel momento che il futuro tesseva le sue radici e lei doveva far in modo che il terreno fosse pronto. Guardò brevemente la sua immagine allo specchio per vedere se fosse tutto in ordine e poi uscì dalla stanza per andare a fare una bella colazione. Non c'era niente di meglio di una buona colazione per sollevare il morale e il cibo preparato dalle sapienti mani degli elfi, riuscivano sempre a farle tornare il sorriso sulle labbra. Dopo aver gustato una buona fetta di torta al cioccolato e aver bevuto un sorso di quello che era un caffé e latte al sapor di caramello, si incamminò verso l'aula di trasfigurazione. Non appena entrò nella stanza, i suoi occhi si imbatterono in una creatura appollaiata sull'imponente scrivania di legno. Che cosa ci faceva quell'animale lì? Si soffermò brevemente ad osservare quella presenza curiosa che qualche istante più tardi collegai alla professoressa. Non poteva che trattarsi di lei, la corvonero non pensava che agli animali fosse permesso entrare nel castello. «Buongiorno.» Un ampio sorriso si formò sulle sue labbra mentre elargiva il suo cordiale saluto all'insegnante. Poi, prima di dirigersi verso i banchi, scrutò la classe per vedere se ci fosse qualche volto familiare con cui poteva condividere quella lezione. Il primo volto conosciuto fu quello di Rain, a cui passò accanto e alla quale rivolse uno dei suoi sorrisi migliori. «Ciao Rain, come stai?» Le chiese educatamente, prima di proseguire verso il banco su cui aveva posato gli occhi. Il posto a sedere che aveva scelto era proprio vicino ad Alex e non fu propriamente un caso se la sua scelta era caduta proprio su quel posto lì. Trovava il ragazzo molto simile a lei e l'interesse che sentiva di provare verso di lui, le fece pensare che sarebbe stata una buona idea condividere quella lezione fianco a fianco. «Alex, se non ti 'spiace mi siedo qui.» Sistemò la sua borsa sul banco e diede un'occhiata alla stanza che era stata decorata alla perfezione per richiamare l'idea della festa che si stava man mano avvicinando. Finalmente il Natale era arrivato e con lui, anche il desiderio della giovane Rosier di tornare a casa della sua famiglia per recuperare il tempo perso. Nonostante tutta l'allegria che quella festa le aveva suscitato, una briciola di preoccupazione si era insidiata nel suo cuore non lasciandola libera di vivere quegli ultimi giorni al castello nella maniera in cui sperava. I suoi pensieri erano rivolti a suo padre al fatto che non avrebbe passato con lei le feste. «Tu in quale animale credi che ti trasformeresti?» Chiese al ragazzo dopo aver ascoltato tutti gli interventi degli studenti che erano stati chiamati in causa dalla professoressa. Quella lezione si prospettava davvero interessante e lei non vedeva l'ora di scoprire cosa aveva in serbo per loro l'insegnante.

    Mackenzie Rosier, III anno, corvonero.
    Entrata in classe, si è avvicinata incuriosita dal tasso presente sulla scrivania prima di capire che si trattava della professoressa a cui ha subito elargito un saluto educato. Ha salutato Rain e poi ha preso posto vicino ad Alex con cui ha interagito.
     
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    Quella mattina mi ero alzata più presto del solito, mi ero lavata, avevo indossato la divisa, lasciando lento il nodo della cravatta e mi ero precipitata in Sala Grande. Da quando avevo scoperto di essere una strega, la scuola non mi aveva più terrorizzata, ma anzi ero eccitata all'idea di poter apprendere nozioni che avrebbero accresciuto il mio potenziale di strega, o l'arsenale dei miei incantesimi: tasselli necessari a costruire il mio futuro in quel mondo che ancora mi pareva assurdo. Costruire il mio futuro. Mi vidi marciare tra le mura del Ministero, a capo di un gruppo di colleghe: occhiali scuri, pantaloni attillati, una camicia bianca e un blazer nero a corpirmi le spalle; "Capoauror Pierce". «Mmh? Oh, buongiorno anche a te, sì, stavo solo....» fantasticando. Il volume pesante che Grace aveva sbattuto sul tavolo, mi aveva riportata alla realtà con un grande tonfo. «Si, scusa, spero di non averti svegliata.» dissi alla Johnson con un sorriso, quando mi chiese se ero stata io ad uscire presto dal dormitorio quella mattina. La realtà era che malgrado i miei sogni fossero ambiziosi, c'erano materie che trovavo più complesse di altre. Trasfigurazione, in particolare, mi sembrava l'equivalente di matematica per i babbani: un enorme problema con mille incognite da risolvere. Ripetei ancora qualche paragrafo tra un sorso di succo di zucca e un altro, poi chiusi il volume e guardai Grace, intenta a consumare la sua colazione proprio difronte a me. «Sono fottuta, me lo sento. Tu prega per me.» le dissi, riponendo tutto nella tracolla, pronta per la mia prima lezione della giornata: trasfigurazione, appunto.
    Camminare per i corridoi dopo la partita era diventato l'equivalente di fare una sfilata per chi come me l'aveva giocata. Era passato un mesetto, ma ancora qualcuno si congraturava con me e con le altre per la vittoria. «Oh, Rain! Grazie. Non vedo l'ora di scoprire chi saranno i prossimi avversari.» ammisi, camminando al suo fianco fino all'aula che ci avrebbe accolte per quella lezione.
    Varcata la soglia, non potei che arrestarmi davanti alla magnificenza delle decorazioni che erano state usate per addobbare quell'aula: il verde, il rosso e l'oro spuntavano da ogni angolo e facevano da reminder a quelli come me che dimenticavano di essere prossimi al natale. La mia non era mai stata una famiglia tanto unita e l'ultimo festeggiamento risaliva a quando ero molto piccola, quindi non avevo molti ricordi positivi a cui aggrapparmi, né avevo intenzione di tornare a casa quell'anno: persino la possibilità di restare da sola a scuola mi sembrava migliore dell'alternativa.
    Ciò che più mi parve singolare fu la strana creatura che sostava sulla cattedra. Passatale accanto insieme a Rain, non compresi subito l'escalmazione della mia concasata. Cosa c'era di geniale in un tasso dallo sguardo assass...mi stavo chiedendo, quando quello prese inaspettatamente le sembianze di un'affascinante ragazza dal caschetto biondo. «Quella...lei è...wow...» sussurrai a Rain, al mio fianco, sconvolta da ciò che avevo appena visto. L'apparenza però, si sa, inganna e quella volta non fece eccezione. Un'interrogazione non era quello che ci si sarebbe aspettato da un viso dolce come quello della professoressa Kore, eppure lei più degli altri era solita sorprenderci con quelle interrogazioni a campione che personalmente odiavo. Lei lo faceva sicuramente per noi, per testare che tutti avessimo chiari in mente gli argomenti trattati, ma io - che non ero ferratissima nella materia - vivevo sempre male quei momenti. Così, recuperato il volume giusto, mi ci immersi nel tentativo di non incontrare lo sguardo della ragazza. Essere interrogata era l'ultima cosa che volevo. Restano solo le signorine, comincerei dalla signora Scamander, giusto per continuare con questo ordine inverso. Nella trasfigurazione uno dei rischi più gravi che si corre è quello della mezza-trasfigurazione, vuole parlarmene? Per un momento ebbi l'impressione che il mio cuore fosse diventato un trapano. «Fatti valere rossa!» la incoraggiai a voce bassa, sollevata di essermela cavata per il rotto della cuffia.
    A quel punto, relativamente più calma dopo essermela scampata, potevo finalmente rilassarmi e dedicarmi all'apprendimento. Ero certa che la lezione sarebbe stata interessante. Pregai solo di riuscire a capirci qualcosa.
    Alexis Pierce, III anno, Grifondoro.

    - Interagito con Grace e Rain;
    - Seduta accanto a Rain.


    Edited by camden. - 6/12/2022, 21:54
     
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    Carrie Marshall

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    16 anni - II anno
    mood: eccitata/in preda alle gaffe

    – Eccomi, eccomi! Cos’hai da strillare tanto? – ero appena uscita dalla vasca, e tutta fradicia, legando sul petto l’asciugamano alla bell’e meglio, sono stata costretta a sgocciolare dal bagno, mentre ero intenta a tamponarmi il caschetto umido, seguendo la scia di minacce e rancore, fino alla figura strillante di Kynthia, in piedi davanti al mio letto. – Le calze in dotazione sono tutte uguali, come faccio a sapere se ho usato proprio le tue? – mi arrampicai sugli specchi, ricordandomi perfettamente di aver usato il suo ultimo paio la mattina precedente. Ma la regola in queste situazioni è negare, sempre.
    – Se sai dove trovarle… – feci spallucce, in quanto non mi facevo problemi a scambiare i miei averi con quelli delle altre. Beh, almeno finché si parlava di calze. I mie dolci di Mielandia non dovevano toccarli! – Vorrà dire che io ne ruberò un paio da Grace – con la medesima mancanza di scrupoli di Diabolik aprì il cassetto di Grace adibito alla conservazione dell’intimo (ormai conoscevo le disposizioni di tutte a memoria) ed estrassi un paio di calze e, a che c’ero, anche un bel paio di mutande, ammirandone l’elasticità facendone prova sulle estremità tendendole davanti al volto. La sua scelta di intimo era certo migliore della mia. Probabilmente quella di tutte, nella stanza. A me, di base, bastava che coprissero il culo.

    Ma le urla per quel giorno non erano finite, in quanto fui accolta nella classe di Trasfigurazione da un Jaemin sovreccitato. Cioè il normale Jaemin di sempre, in fin dei conti.
    – Mascotte? Che genere di “mascotte”? – domandai vedendo di colpo nero, per via delle mani che mi aveva appena schiaffato in faccia.
    Sinceramente, in un primo momento avevo pensato a un primino simpatichino da sfruttare per il suo intrattenimento, ma quando il mio compare si fece da parte, i miei occhi si illuminarono come i braccini di Lumière alla vista di un meraviglioso tasso del miele seduto sulla cattedra.
    – Ma è… è… BELLISSIMO!!! – incorniciai il volto con le mani, impossibilitata a contenere l’estasi a causa del suo sovraccarico, prima di dirigermi con una raffica di piccoli passetti rapidissimi davanti al tasso, piegandomi a 90° con le mani sulle ginocchia per osservarlo meglio. – Ha degli occhi galattici ‘sto tasso! Awww, e guarda che fiocchetto adorabile! – lo feci ballare con un dito, gesto che ottenne qualcosa di molto simile a un ringhio come risposta. Ma io, ovviamente, sono una grifondoro, e non ho mica paura di un tassino carino carino.
    Infatti ignorai bellamente quegli imponenti artigli, e provai a prenderlo in braccio.
    Probabilmente non avrei dovuto, perché tentò di mordermi, e lo lasciai ricadere sulla cattedra con aria sconvolta.
    – Ma… che modi, insomma! – mi lisciai la veste, impettita, per poi lasciarmi trascinare all’ultimo banco da Jaemin. – Non mi piace piace come mas…ooooohhh! spalancai talmente tanto la mascella da sentire un lieve “crack”, nello stesso momento in cui vidi il tasso balzare giù dalla cattedra – forse voleva attaccarmi? – e trasformarsi nella professoressa Kore.
    – Quel tasso sa trasformarsi in umano? È così bravo… – Arrossii violentemente solo quando quella prese parola: non era un tasso trasformato nella prof.ssa Huxley, era proprio la Huxley. Damn. – Che figura di merda, Jae… – mi liquefai interiormente, scivolando lentamente col corpo verso terra, cercando di farmi piccola, possibilmente invisibile.
    – Daje, tigre! – Quando Jae venne chiamato dalla prof per l’interrogazione, lo presi in giro per l’incredibile sfortuna, pizzicandogli il sedere quando si alzò per raggiungere gli altri studenti che erano stati appellati per l’intervento a sorpresa. Con un sospiro di sollievo pensai che non ero fra quelli.
    “Chissà quante cazzate sparerà…” ebbi appena il tempo di pensare, che Jaemin fece avverare la mia profezia dopo poco. Ridacchiai con una mano davanti alla bocca, stendendomi sul banco nel tentativo di contenermi, quando iniziò a fare un discorso su un meccanismo di “scambismo” leggermente diverso dal topic reale.
    Mi sorpresi nel trovare l’argomento di quella lezione particolarmente interessante, talmente tanto da aprire il mio quaderno e prendere qualche appunto: evento incredibilmente raro, sin dagli albori della mia carriera scolastica babbana.
    Più ascoltavo le risposte dei miei compagni, più pensavo che “diamine, essere un animagus è proprio una figata!”. Decisi quindi che avrei voluto diventarlo, prima o poi, e quando fu il momento delle domande da parte del resto della classe, feci svettare la mia mano, agitandola l’aria. Anche qui, un comportamento di norma innaturale, per me.
    – Qui a scuola ci insegnerete a diventare Animagus? O bisogna frequentare un corso a parte finiti gli studi? Oppure si può imparare da autodidatta, e se sì come? L’apprendimento richiede talmente tanto che è impossibile riuscire da giovani? – sciorinai quella serie di domande talmente tanto velocemente che mi resi conto solo dopo qualche secondo di star dando, implicitamente, alla Huxley della vecchia.
    Mi schiarì la voce: – Con questo non voglio assolutamente dire che lei sia vecchia, prof. Ma lei è una professoressa, una mente geniale… ci sarà sicuramente riuscita prima del tempo – il livello di leccamento di chiappe aveva già raggiunto picchi altissimi, ma in qualche modo dovevo recuperare da quella gaffe!

    Caroline Marshall, II anno, Grifondoro.
    – Interagito con Kynthia in dormitorio, rubato calze e mutandine di Grace (lol).
    – Arrivata in classe, ha interagito con Jaemin e col tasso, tentando perfino di prenderlo in braccio (con risultati plausibilmente pessimi).
    – Seduta accanto a Jae, lo prende in giro per essere stato scelto per l’interrogazione
    – Appena è il momento, pone una raffica di domande alla prof, e cerca di salvarsi da una gaffe (facendone probabilmente una seconda)




    Edited by Lesbikerrie. - 7/12/2022, 03:15
     
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  12. Kenya
     
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    Quando aprii gli occhi, la stanza s'era già – come di consueto – svuotata dalla presenza delle altre ragazze. Beh, a dire il vero fu l'ultima di loro, prendendomi contro durante il suo passaggio, a destarmi dal mondo dei sogni nel quale navigavo già da diverse ore. Di base, avrei sbattuto una delle due mani – chiuse a pugno – contro il morbido materasso, stizzita per l'accidentale risveglio, prima ancora di aver aperto gli occhi. Quel giorno, tuttavia, anziché percuotere il letto in un palese gesto di rabbia, lasciai che le mie labbra si estendessero fino a dar vita ad un dolce sorriso che aveva un non-so-ché di fanciullesco. Senza perdere ulteriore tempo, iniziai a rotolare su me stessa fino a quando – divenuta una sorta di hosomaki – mi lasciai cadere sul pavimento, ancora avvolta dall'imbottitura in piuma d'oca. Bloccata a terra, iniziai a muovermi con un'abilità (nonché esperienza) degna di Harry Houdini, tanto da riuscire a divincolarmi dalla prigione di lenzuola in poco più di una dozzina di secondi. Non appena ci riuscii, portai le braccia verso il soffitto con fare vittorioso, per poi mettermi a ballare nella speranza (visti i precedenti) che non vi fosse davvero più nessuna nella stanza. Così parve essere e, visibilmente più disinibita rispetto ai primi attimi di preoccupazione, iniziai a ballare caoticamente, intonando – nel mentre – strofe casuali di varie canzoni natalizie. Nel farlo, mi sarei diretta verso il bagno, così darmi una rapida lavata seguita da una preparazione (piuttosto rapida) di acconciatura ed outfit, in modo da poter scendere verso la Sala Grande in tempi brevi. Non mi sarei persa per nulla al mondo la prima colazione di dicembre e, con essa, tutti gli addobbi ch'erano stati preventivamente posizionati allo scopo di dar gioia e lustro festivo ad ogni ambiente del castello. Ad arricchire la giornata, v'era poi una materia parecchio interessante – malgrado non sarei mai stata capace di metterla sullo stesso piano di CCM, Erbologia o Pozioni. La curiosità però c'era, così come le buone intenzioni nel voler apprendere qualcosa di nuovo; così, non appena conclusi il pasto, andai subito a prepararmi per la lezione che si sarebbe tenuta di lì a pochi minuti.
    Giunsi in prossimità dell'ingresso all'aula con un leggero fiatone, sintomo della corsa che m'ero fatta per non arrivare in ritardo. Una volta all'interno, iniziai a salutare un po' tutti con il mio (ben poco) velato entusiasmo, fino a quando il mio sguardo non venne catturato da tutto quello che notai di diverso rispetto al solito, in quell'ambiente scolastico. Ripetute esclamazioni di stupore si susseguirono ad ogni oggetto ornamentale floreale notato, fino a quando i miei occhi turchesi videro il tasso del miele stante sopra la cattedra. Inutili le domande sul perché, una simile creatura, stesse presidiando la zona solitamente riservata all'insegnante. Il mio unico scopo, in quel momento, divenne quello di mettere in guardia gli studenti più incauti, come ad esempio Carrie che, con la delicatezza e la spensieratezza che la caratterizzava, si fece strada fino al tasso, allungando le mani in sua direzione nel tentativo di prenderlo in braccio.
    Ehy, aspetta!
    Esclamai con con tono preoccupato, alzando una mano in sua direzione nel vano tentativo di acciuffarla, prima che potesse fare u azzardo che le sarebbe (probabilmente) costato caro.
    Non è mica un furetto!
    Malgrado l'aspetto coccoloso, i tassi erano tra gli animali più feroci in natura e, proprio per tale ragione, non era propriamente saggio sottovalutare la loro indole! Vano fu il mio tentativo di dissuaderla ma, come dice sempre mia madre: ciò che non ti uccide ti fortifica! Se da una parte il destino della Marshall era a dir poco segnato, dall'altra la ragazza ebbe la fortuna di aver scherzato con un fuoco non troppo caldo: il tasso, infatti, altro non era che la professoressa poliformata nella sua forma animale. Tale potere, veniva catalogato con il termine “Animagus” ed era un'abilità di cui avevo già sentito parlare, seppur non nello specifico. Anche per questo fui piacevolmente sorpresa nel vederla apparire attraverso quell'abilità. Il piacere durò poco, tuttavia, poiché venni chiamata alla lavagna per un'entusiasmante interrogazione a sorpresa. Mi alzai dal posto, dirigendomi così a sinistra della cattedra, in attesa del mio turno, ovvero...subito. Divenni subito rossa in volto, non esattamente a mio agio in quel momento, riuscendo tuttavia ad ascoltare – con attenzione – la domanda che mi fece l'insegnante.
    Si. Dunque, tramite il Crumena Effecio un mago è in grado di tramutare qualunque oggetto inanimato in un foglio di carta. Definirei questo processo una Trasformazione, in quanto non si fa apparire un foglio dal nulla bensì lo si ottiene – appunto – “trasformando” un materiale che si aveva (in partenza) in uno nuovo.
    L'espressione sul mio volto, per quanto timida, rimaneva sorridente ed abbastanza sicura della risposta che avevo dato alla professoressa. Avevo già utilizzato quell'incanto nemmeno troppi giorni prima, quando mi capitò d'incontrare Ruby nel pressi del cortile del castello. Ad ogni modo, avrei abbandonato il mio sguardo in quello della docente, sperando di aver detto il vero o (in alternativa) di far tesoro delle correzioni che la prof mi avrebbe dato. Ascoltai quindi anche le domande che furono date ai miei compagni di corso, attendendo che tutti avessero detto la loro, per poi chiedere il permesso a Miss Huxley di porle io una domanda.
    Ho sentito che esistono dei maghi con un'abilità simile a quella degli Animagus: i Metamorfomagus. Che differenza c'è con gli Animagus?
    Chiesi all'insegnante con espressione sorridente quanto curiosa, nella speranza che la ragazza potesse far luce sul mio dubbio.




    Kenya Gaia Singh, II anno, Grifondoro.
    Arrivata in aula, prova a mettere in guardia Carrie senza riuscirci, quindi va alla cattedra e risponde al quesito fattole dalla professoressa. Non appena tutti hanno dato la loro risposta, è lei stessa a interrogare la docente.
     
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    Harry Barnes

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    17 anni - III anno
    mood: irritato

    Natale era un periodo del cazzo.
    Aveva proprio il monopolio dei periodi del cazzo.
    Ma c’era una cosa che, a Harry, infastidiva ancora di più: la gente che ama il Natale. Perché, quel genere di persone, non riusciva e non voleva contenere la propria gioia insensata – addirittura tossica, avrebbe detto lui – condividendola con l’intero globo. Un senso di protagonismo tale da superare perfino quella del figliol prodigo di casa Barnes, che infondo un po’ osservava con stizza e perfino invidia tutti quegli addobbi e quel movimento di festa che si appropriava di ogni angolo del castello con poca modestia, abbarbicandosi come un’edera fastidiosa che utilizzava gli abitanti di quelle mura come tramite per il diffondersi di uno spirito festivo ricco di gioia e buoni intenti, che a Harry pareva assomigliare tanto a una possessione in piena regola. Il tutto, comunque, per un certo “Gesù”, figlio di Dio. Beh, a quel punto sarebbe stato giusto organizzare un mese all’anno per festeggiare anche “Harry”, figlio di Ezekiel Barnes, magari con degli addobbi più sontuosi e per nulla pacchiani come quelli che stava intravedendo, con una certa smorfia di disgusto che aveva ben poca intenzione di contenere, nell’addentrarsi nell’aula di Trasfigurazione.
    Il primo di Dicembre aveva certamente lasciato segno del suo arrivo, tappezzando l’elegante aula di elementi d’arredo degni di un poltergeist giullare – ogni riferimento è puramente casuale – con la mania per i fiocchi, le renne e un curioso orientamento sessuale che gli faceva inserire palle in ogni contesto. Letteralmente ovunque. Inoltre… – Cos’è questa puzza immonda? – col naso arricciato all’insù e l’aria di uno che vorrebbe vomitare – o forse passare sopra il cadavere di qualcuno, o forse morire lui stesso –, si accorse del cambio d’aria, avvertendo le narici pregne di un odore dal sapore commerciale e irritante quanto tutto il resto.
    Che… periodo… del cazzo…continuò a ripetere a sé stesso, prendendo posto al primo banco, al momento vuoto, per un solo, preciso motivo: avrebbe potuto osservare da vicino la splendida insegnante di Trasfigurazione, la Huxley. Un vero bocconcino di donna… una sventolona bionda che, però, aveva il brutto vizio di parlare più del dovuto, con un modo così pungente e deciso, decisamente poco consono a un essere di sesso femminile che avrebbe solo dovuto fare il proprio dovere di insegnante con flemmatica finezza, limitandosi a sbattere le ciglia e a illustrare nozioni utili alla lavagna. Invece aveva un caratterino imponente, che infondo, ma proprio infondo, soddisfaceva le sue curiosità sessuali. A quella lontananza poteva immaginarla per bene distesa sulla cattedra, insomma.
    Tuttavia c’era solo… un tasso.
    – La scuola è caduta a questi livelli? A insegnarci sarà un tasso? – ironizzò, alzando le braccia irritato dalla situazione. Trovava la sua presenza assolutamente poco igienica. – Psssstt… pussa via! – prese un libro di testo a mo di scudo, usandolo per intimidire la bestiola, e allo stesso tempo come arma pronta all’uso.
    Rise denigratorio quando un paio di studenti, Wan e Marshall, provarono ad accarezzarla, ma invano. – Vedete? È feroce. Se non appare la professoressa, io me ne vado… – si rivolse a tutti, sbuffando impaziente, pensando a quante malattie potesse portare un tasso del miele.
    Si paralizzò, tuttavia, quando il suo desiderio di vedere la professoressa fu esaudito, ammirando con improvviso mutismo quell’orribile tasso trasformarsi nella splendida signorina Huxley.
    Tuttavia, quel mutismo non durò a lungo: – Lei incarna la favola della principessa e del ranocchio nello stesso corpo, professoressa… sono estasiato – si complimentò, come al solito; i complimenti verso quell’insegnante andavano sprecati, in sua presenza, volendo farle sempre una bella impressione. Chiaramente solo per portarsela, nelle sue più selvagge fantasie, a letto. Eppure un po’ gli ricordava Sky…
    Ascoltò in osservato silenzio le interrogazioni dei compagni, conoscendo già l’argomento a grandi linee, e quindi ripassando mentalmente le nozioni che aveva precedentemente appreso.
    Eppure una domanda gli sfiorò la mente, quando fu il momento delle domande: – Professoressa, c’è per caso il rischio di rimanere trasformati in forma animale per sempre? Da Animagus, intendo. Ci sono avvenimenti, nella storia, che vedono un mago o una strega imprigionati in un corpo animale permanentemente? – fosse in lui, sarebbe stato il suo terrore primario; già trasformarsi per cinque minuti in una marmotta sarebbe stato terribile, per lui… figuriamoci una vita intera. – Un Animagus, al posto di una semplice trasfigurazione uomo-bestia, mantiene tutte le sue capacità mentali intatte, giusto? – aggiunse, facendo finta di prendere appunti sul foglio, ancora immacolato.



    Harry Barnes, III anno, Serpeverde.
    Interagito ad alta voce con la classe e poi direttamente con la prof. Seduto al primo banco, al momento da solo.


    Edited by Harry‚ - 7/12/2022, 03:17
     
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    Amanda quella mattina stava da Schifo.
    Aveva preso il raffreddore la sera prima e aveva gli occhi gonfi e starnuti a in continuazione.
    La notte era stata terribile per lei, oltre aver dormito male, aveva fatto incubi dovuti a quello che aveva visto ad Halloween.
    Così quella mattina si era alzata tardissimo e non aveva il tempo materiale di andare in infermeria per chiedere un decotto tiramisù e ne per far colazione.
    Come al suo solito si era vestita molto curatamente ed era corsa a lezione.
    Per sua immensa fortuna era arrivata giusto giusto a pelo prima che la lezione iniziasse.
    Sorrise hai compagni di classe che vi erano già e cercò un tavolo tranquillo verso metà fila.
    Si sedette e subito fece uno startunto
    < Etciú!.>
    Guardò tutti in modo imbarazzato e disse
    < Scusatemi...>
    La lezione iniziò e chiamò alcuni suoi Compagni per fargli qualche domanda.
    Lei estrasse subito pergamena, inchiostro e calamaio ed inizió a prendere appunti anche se ogni tanto gli lacrimavano gli occhi e doveva fermarsi per asciugarli con il fazzoletto.
    Odiava il raffreddore e sperava di poter prendere presto il decotto tiramisù per guarire.


    Amanda McMillan Tassorosso II anno

    Arriva giusto a pelo inizio lezione.
    Sorride hai Compagni per salutarli.
    Starnutisce facendo rumore e si scusa imbarazzata.
    Prende appunti sulle domande e sul animagus
     
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    Quella mattina Astrid si era svegliata serenamente nel suo letto, all'interno del suo dormitorio tutta da sola. Il giorno precedente si era assicurata che l'ennesima compagna di stanza che le veniva assegnata scapasse via a gambe levate. Era più o meno la terza ragazzina che chiedeva di poter cambiare stanza. La norvegese lo faceva apposta. Diventava intrattabile, scontrosa e dispettosa, cercava di rendere la permanenza in quella stanza un inferno per quelle povere ragazze. Non sopportava più condividere la stanza con qualcun altro. Ne aveva già avuto abbastanza in questi anni con le sue compagne di stanza in orfanotrofio. E lì aveva tipo a che fare con più di cinque ragazzine fastidiose. La maggior parte si improvvisava bulla, purtroppo per loro Astrid era molto peggio, con la sola differenza che lei non aveva bisogno di un branco di pecore per pretendere potere. Comunque la Serpeverde da circa due anni aveva una stanza tutta sua e a quello spazio tanto agognato per anni si era ormai abituata e non intendeva assolutamente rinunciarci.
    Mentre camminava per raggiungere l'aula di Trasfigurazione, Astrid non poteva fare a meno di notare come quasi tutto il personale della scuola, compresi gli elfi domestici, si prodigavano a decorare il castello in occasione del Natale. Astrid non avrebbe voluto, ma probabilmente quel Natale lo avrebbe passato a casa degli Hansen. Loro desideravano che la loro adorata figlioletta tornasse a casa da loro, almeno per le feste e Astrid almeno per due anni doveva ancora recitare il ruolo da brava figlia amorevole e quindi doveva tornare da loro. Per lei il Natale le era del tutto indifferente. Lo aveva sempre festeggiato in orfanotrofio e nonostante le suore cercassero di addobbare l'istituto, il Natale lì era sempre stato triste, la ragazza se ne era resa poi conto quando ne era finalmente uscita.
    Anche l'aula di Trasfigurazione era piena di addobbi natalizi, compreso un grosso albero di Natale impossibile da non notare. Astrid si chiese cosa ci fosse all'interno di quei pacchi regalo al di sotto di esso. Oltre a chiedersi perché ci fosse uno strano tasso appoggiato sulla cattedra che la guardava in modo minaccioso. E perché poi aveva gli occhi azzurri? Non si soffermò più del dovuto. Cercò di trovare immediatamente posto aspettando l'inizio della lezione. Nell'esatto momento in cui si chiese dove fosse finita la professoressa, il tasso cambiò forma in essa lasciando Astrid non solo stupita ma anche affascinata. Era un animagus, abilità di cui la norvegese era sempre stata attratta e per sua fortuna quel giorno era proprio uno degli argomenti di quella lezione. Ascoltò attentamente sia le domande dell'insegnante e le risposte dei suoi compagni selezionati dalla professoressa stessa, soffermandosi in modo particolare su quella che riguarda appunto gli Animagus. Questa sarebbe di sicuro stata una lezione interessante.

    Astrid Hansen, primo anno, Serpeverde.
    Entrata in aula, si siede da sola ignorando il tasso e ascolta interessata gli altri rispondere alle domande.
     
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