One year later

Daphne

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  1. Daphne.
     
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    Serpeverde
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    «Altrimenti che fai?» Lo provocò, mordendogli il labbro inferiore prima di sciogliere l'abbraccio in cui entrambi si erano rifugiati. Poco prima, Daphne gli aveva detto che non sarebbe mai più riuscita a staccarsi da lui, e in effetti era la verità. Eppure, era curiosa di scoprire come Hunter avrebbe reagito nel caso in cui l'avesse fatto. L'avrebbe inseguita fino ai confini del mondo? L'avrebbe rapita? Oppure l'avrebbe lasciata andare per sempre, dimenticandosi di lei? Quest'ultima ipotesi la feriva immensamente. Voleva che la ricordasse per sempre, perché nessun altra donna avrebbe mai dovuto invadere la sua mente e il suo cuore. Hunter le apparteneva. E Daphne non era mai stata il tipo di persona che si lasciava sfuggire ciò che era suo. Aveva combattuto per tutta la sua vita per ottenere ciò che desiderava, e non avrebbe di certo ceduto ora che aveva finalmente trovato la sua anima gemella. «Perché lo sei. Di persone crudeli ne ho conosciute e tu non sei tra queste.» Si sporse in avanti, sfiorando le sue labbra con un bacio delicato e, incapace di resistere alla forza che la attraeva a lui, gli gettò le braccia al collo e nascose il viso nell'incavo tra il collo e la spalla. Lo scroscio delle onde del lago, in sottofondo, creava una melodia rilassante che accompagnava quel momento di intima tenerezza. Rilassò il corpo contro di lui, lasciandosi avvolgere dal suo calore e dal suo profumo muschiato. Per lunghi istanti, rimase in quella posizione, assaporando quella sensazione di pace e di completezza che solo lui era in grado di darle. Si era ormai arresa a questa necessità impellente di toccarlo, perché come una droga potente e inebriante, la felicità che provava in sua compagnia era ormai una parte irrinunciabile della sua vita. Probabilmente, il bisogno che aveva di lui era alimentato anche dalla consapevolezza che Hunter era l'unico a cui potesse mostrarsi senza veli, senza maschere, senza filtri. In casa, non era mai stato possibile. I suoi genitori, soprattutto sua madre, erano abili predatori di debolezze, pronti a sfruttare ogni minima crepa nella sua corazza per ferirla e controllarla. Astrid e Felicia non erano da meno. Per questo motivo, era costantemente all' erta, attenta a non lasciar trapelare nulla che non fosse il vuoto gelido nei suoi occhi. Ma questo continuo stare sull'attenti era faticoso, estenuante. Si sentiva prosciugata di ogni energia, svuotata di sé, ridotta a una marionetta senza anima. Una bambola. Però al fianco del ragazzo che amava e che le faceva battere il cuore con un ritmo forsennato, tutto questo non succedeva. Era in pace. «Vorrei che fossi sempre con me.» Gli sussurrò, tornando a guardalo. Le dita scivolarono delicate sulla sua guancia, accarezzarono i suoi capelli e si fermarono alla base della nuca. Con una pressione leggera ma decisa, inclinò il capo verso di ldi, facendo sì che le loro labbra si incontrassero. Gliele schiuse e, quando la lingua scivolò contro la sua, diede il via un bacio dolce e lento. I corpi si pressarono l'uno contro l'altro e Daphne emise un gemito sommesso quando, qualche minuto dopo, si staccò. «Forse entrambe le cose. Non lo so, Hunter. Io non avevo previsto di innamorarmi così tanto di qualcuno e di voler fare l'amore con lui ogni giorno. Nemmeno credevo fosse possibile.» Poggiò la fronte contro la sua mentre un leggero rossore le colorava il viso. Non arrossiva spesso come una volta, ma ogni tanto, soprattutto quando si trovava a fare ammissioni di quel tipo, succedeva. Certe volte si era anche ritrovata a chiedersi se avesse mai potuto provare le stesse emozioni con un altro. La risposta era quasi certamente no. Da Hunter era stata colpita sin dalla prima volta in cui lo aveva visto, e per una come lei, abituata a tenere le distanze e a non lasciarsi travolgere dai sentimenti, era un caso più unico che raro. Ed era proprio questo il motivo del suo possesso e della sua gelosia; tratti caratteriali, così simili a quelli di sua madre, ch nemmeno credeva di avere. E invece, si era sbagliata. Adesso aveva quasi paura della reazione che avrebbe potuto avere nel vedere il suo Hunter in atteggiamenti intimi con qualcuno che non fosse lei. Per fortuna, il suo ragazzo non era affatto il tipo. «Non sono molto facile da gestire quando mi arrabbio sul serio.» E quello era un dato di fatto. Diventata sarcastica, fredda, calcolatrice e a tratti dispotica. Come Ellen, appunto. Nel mentre, schiuse ancora le labbra e lasciò che Hunter affondasse la lingua in profondità nella sua bocca intanto che lo stringeva a sé per averlo ancora più vicino. Quanto mi piace il suo sapore. Sospirò e lo baciò con maggiore foga. Quante volte lo aveva baciato da quando erano arrivati? Aveva perso il conto, così come ogni controllo e inibizione. A stento riusciva a trattenersi. Solo quando non ebbe più fiato liberò le sue labbra, gli diede un bacio sul naso e poggiò la testa sulla sua spalla. «Sì, voglio ricordare tutto quello che mia madre mi ha potato via.» Anche se suo fratello, indietro, non lo avrebbe più avuto. «Tu non vuoi?» Lo osservò con la coda dell'occhio mentre, con la mano destra, gli accarezzava la gamba. Quei gesti innocenti erano diventati più esplici e adesso erano stesi su un prato, proprio come la prima volta che l'aveva baciata. Anche adesso lo stava facendo e, come allora, le sue mani percorrevano ogni centimentro del suo corpo. «Non mi importa. Se sei tu, non mi importa.» Se era lui, poteva farle quello che voleva. Socchiuse leggermente gli occhi e sospirò pesantemente nel sentire l'umidità e il calore della sua lingua sulle sue labbra gonfie e arrossate e nella sua bocca. Le mani strinsero i suoi capelli ei l viso si inclinò di lato così da permettergli di farle mancare quasi l'aria per la profonodità di quel bacio. Di quei baci. Quando le sfiorò il seno con un tocco leggero ma deciso, linarcò la schiena in un sospiro di piacere trattenuto. Un brivido di eccitazione la percorse, e si morse il labbro inferiore per non gemere mentre lui le lasciava una scia segni violacei sul collo. Quella parte di lei gli era sempre piaciuta, se n'era accorta col tempo. Con movimenti frenetici, lo spogliò, lasciandosi a sua volta disvestire. Le labbra si posarono sul suo torace, baciandolo, leccandolo e mordendolo. Poi gli diede piacere, osservandolo mentre gemeva il suo nome e raggiungeva la prima volta l'apice. A causa sua. Fece appena in tempo a stendersi su di lui e a baciarlo, che si ritrovò smaterializzata nella sua stanza e sul suo letto. Ed è qui che Daphne si ritrovò a gemere senza ritegno quando la sua bocca, calda, si posò sul suo decolleté. Succhiò, morse e leccò i capezzoli già turgidi per l'eccitazione. Le piaceva quando la toccava così, forse anche troppo. Inarcò la schiena, offrendosi completamente a lui, e gli tenne ferma la testa con una mano per non farlo allontanare nemmeno di mezzo millimetro dalla sua pelle. Il bacino, quasi per istinto, iniziò a ondeggiare avanti e indietro, sfiorando la sua intimità. Lo voleva. Hunter sembrò leggerle nella mente perché, con impaziente irruenza, la sovrastò con il suo corpo. In risposta, Daphne gli cinse la vita con le gambe per attirarlo a sé e baciarlo con foga. Un sospiro le sfuggì quando affondò le dita in lei per darle piacere con movimenti lenti, intensi, veloci e frenetici. Avrebbe voluto immergere le mani nei suoi morbidi capelli, ma Hunter le bloccò i polsi; a quel punto, usò le gambe e la schiena per premere il corpo contro il suo, annullando ogni possibile distanza. Abbandonandosi al suo tocco, Daphne assecondò poi la sua richiesta, lasciando che i suoi desideri prendessero voce. Mai avrebbe immaginato di potersi esporre in quel modo, ma la fiducia che riponeva in lui era totale e incrollabile. Non appena le sue labbra tornarono a sfiorare le sue, le aprì senza esitazione, lasciando che le loro lingue si incontrassero ancora, ancora e ancora. ll suo sapore, unito al calore del suo corpo, le stavano facendo perdere quel poco di controllo che le era rimasto. Voglio che non smetta mai di toccarmi così. Ormai era dipedente da tutte le emozioni che Hunter le faceva provare: amore, felicità, gioia, serentà, passione, piacere. Con lui accanto, nel suo cuore non era più inverno.
    Il bacino ondeggiava, seguendo il ritmo scandito dalle dita di Hunter. La bocca si muoveva avida, divorando le sue labbra; gli morse il labbro inferiore, tirandolo verso di sé, e poi riprese a baciarlo con foga. Non ne aveva mai abbastanza. Quando, però, le sue dita raggiunsero un punto particolarmente sensibile dentro di lei, Daphne fu costretta a interrompere il bacio con un gemito soffocato. Qualche istante dopo le lasciò andare i polsi, e lei ne approfittò per far scivolare una mano lungo la sua schiena, in un tocco delicato che si trasformò in una sensuale carezza sul fondoschiena che, poi, strinse con fermezza. La macina era tra i suoi capelli mentre la bocca, ora sul suo collo,si schiuse per assaporarne il sapore. Affondò delicatamente i denti, succhiò e poi passò la lingua calda sul segno violaceo che gli aveva lasciato. Gli baciò la linea della mascella, la guancia destra e poi, ancora, le labbra. Sentì il suo braccio muoversi per afferrare qualcosa, seguito dal suono metallico di un cassetto che si apriva. Quando le sue carezze si interruppero e lui si alzò sui gomiti, lo fissò per qualche istante, con gli occhi ancora velati da un piacere di cui era stata temporaneamente privata. Faceva freddo, voleva di nuovo il suo corpo su di lei. «Hunter...» Sussurrò a bassa voce, socchiudendo gli occhi e inarcando la schiena. Con un movimento fluido delle gambe lo attirò a sé, sollevandosi leggermente dal cuscino. Il seno si schiacciò contro il suo petto mentre la testa si inclinava all'indietro, così da permettergli di coprirle parte del viso con una maglietta intrinsa del suo profumo. l buio improvviso la avvolse, ma tutti gli altri sensi erano acuiti, pulsanti di vita. Non aveva paura. Si affidò a lui completamente, lasciandosi guidare dalle sue sensazioni. Abbandonandosi di nuovo al materasso, accolse il peso del corpo di Hunter con un sospirò di piacere che risuonò tra le mura della sua stanza. Gli circondò le spalle con le braccia e lo strinse forte. «Non allontanarti. Ti voglio vicino.» Sfregò la punta del naso contro la sua, poi con il pollice cercò le sue labbra e le dischiuse. Gli leccò il labbro inferiore e poi lo baciò, affondando in profondità la lingua nella sua bocca, costringendola poi ad aprirsi di più in un bacio profondo
    e intenso che li lasciò entrambi senza fiato. Stanca di quei vestiti che ancora indossava, con un gesto deciso abbassò la gonna, le calze e gli slip. Un gemito sommesso sfuggì alle sue labbra quando le loro intimità si incontrarono senza barriere e, proprio come sul prato, mosse il bacino in avanti e lo sottomise ad una lenta e sensuale tortura. Si morse il labbro, godendo del calore della sua lingua sulla pelle mentre le baciava e le leccava il solco tra i seni e, poi, il ventre. Con un movimento fluido, Hunter si sollevò leggermente per abbassarsi i suoi pantaloni. Il suono dello sfregamento dei tessuti era più vivido che mai ora che non poteva fare affidamento sulla vista, così come lo era il tocco di Hunter. Per fortuna, quella separazione fu breve, perché subito tornò a stendersi su di lei. Le sue gambe si avvolsero intorno alla sua vita con forza, così come il braccio che gli cingeva le spalle. Lo strinse con intensità tale da provare quasi dolore, perché ogni centimetro della sua pelle doveva essere a contatto con la sua quando facevano l'amore. Sempre. "Sei mia, Daphne." Le sue parole, sussurrate mentre finalmente affondava in lei, la fecero gemere e sospirare allo stesso tempo. Assecondò i suoi movimenti, lenti e decisi, che man mano crebbero di intensità. «Sono sempre stata tua.» Probabilmente lo era stata fin da quando si era seduto accanto a lei in quella lezione che le aveva fatto quasi perdere la testa. Da quel momento, non aveva fatto altro che cercarlo con lo sguardo, incuriosita da ogni suo gesto e parola. Aveva combattuto l'istinto di toccarlo, di sfiorare la sua pelle con la punta delle dita, consapevole della tensione che si era creata tra di loro. E forse, il suo corpo, ancor prima della sua mente, aveva capito quanto lo desiderasse. Perché, da quanto lo aveva avuto la prima volta, non aveva più smesso di farlo suo. Per questo, quando la baciò ancora, di nuovo le mancò il fiato per quanto era pieno e profondo. Hunter accelerò, le sue spinte divennero decise, frenetiche, intense, ormai prive di ogni controllo. Daphne urlò il suo nome, desiderosa di specchiarsi nei suoi occhi verdi. Slacciò il nodo della magliatta, la gettò via e quando i loro sguardi si incrociarono, sorrise: anche lui era lì, con le labbra dischiuse, rapito dallo stesso piacere che la stava consumando. Proprio quello che voleva vedere. «Mi piace così come piace a te.» Boccheggiò. Iniziò anche lei a muovere il bacino freneticamente, rilassando i muscoli del corpo per permettergli di riempirla completamente. Gli prese il viso tra le mani e lo baciò, a lungo, al punto tale che il suo sapore quasi si impresse nella sua bocca. Continuò a farla sua, in un modo così intenso, profondo e irruento che la portò all'apice. Si staccò dalle sue labbra e un gemito, quasi un urlo, le sfuggì per il piacere e il godimento di quell'istante. Il corpo venne scosso da fremiti e la sua mente, incapace di elaborare il caos di sensazioni che la travolgevano, si offuscò. Era come se l'istinto avesse preso il sopravvento, dominato da un desiderio ardente e incontrollabile di sentire solo Hunter che, senza sosta e quasi con violenza, continuava ad affondare in lei, spingendola in un baratro di passione senza fine. Le sue labbra, calde e morbide, scivolarono sul suo collo, sulla mascella, delineandone i contorni e poi si posarono sulle sue, di labbra. «Sei mio, solo mio.» Tornò a baciarlo. La lingua esplorò ogni angolo della sua bocca, riempendosi del suo sapore, respirò il suo profumo muschiato, toccò la sua pelle, udì i suoi sospiri. Lo sentì sprofondare in lei. Ogni senso di cui era dotata percepiva solo lui. Esisteva solo Hunter. Per un tempo indefinito, la face sua e poi, quando anche lui raggiunse l'apice, riversò in profondità il suo calore dentro lei. Di riflesso, Daphne serrò la presa sul suo bacino per tenerlo fermo, per sentirlo di più, mentre il suo corpo tremava dal piacere.l Amava quella completezza, quella totalità. Quel bisogno inteso che aveva di lui. Lo gaurdò: aveva le labbra schiuse e gli occhi annebbiati, proprio come i suoi. «Solo io posso averti così.» In quel modo così pieno, totalizzante, simbiotico. E quella di Daphne era una pretesa.



    Edited by Daphne. - 14/4/2024, 13:18
     
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