One year later

Daphne

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  1. Daphne.
     
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    Serpeverde
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    daphne
    L'unica forma di protezione che Daphne aveva conosciuto era quella di sua nonna. La percezione di essere protetta da ogni male del mondo era la sua unica certezza, costruita e consolidata negli anni. Eppure, la cruda realtà si era scagliata contro di lei come un fulmine a ciel sereno, sgretolando il castello di illusioni in cui viveva. La donna che considerava il suo porto sicuro si era rivelata un'ombra gelida, un'assassina a sangue freddo che aveva tradito la sua fiducia in modo efferato. Come poteva una persona che aveva le mani sporche di sangue provare amore? Come poteva una tale oscurità generare calore e affetto? Ellen, ad esempio, non ne era in grado: incapace di provare empatia, non aveva mai offerto a Daphne neanche un briciolo di affetto, lasciandola sola ad affrontare le sue cadute e le sue ferite, fisiche ed emotive. Per lei, ogni debolezza mostrata era uno spettacolo pietoso. Ancora vividamente impressi nella sua mente, i gelidi occhi di sua madre la fissavano con un giudizio spietato. La voce, priva di ogni emozione, le ordinava di smettere di piangere e di darsi un contengno. Al contrario, sua nonna la abbracciava e la rassicurava. Le dava conforto. Un falso confronto. Per lo meno, sua madre non aveva mai nascosto la sua natura spietata; chi l'aveva ingannata spudoratamente, creando un'immagine distorta di sé che ora giaceva in frantumi ai suoi piedi, era stata Ginevra. Eppure, nonostante il rancore che provava, non poteva negare che le bugie di sua nonna, per quanto orribili, l'avessero salvata da quell'abisso oscuro in cui era destinata a cadere. Era grazie a lei se aveva conosciuto l'amore, se aveva imparato a credere nella bellezza di un sentimento puro. Se non fosse stato per le sue menzogne, forse non si sarebbe mai trovata lì, in Francia, con il ragazzo che amava a credere alle sue parole. A credere che, come lei, volesse proteggerla da chiunque avesse provato a farle del male.
    Inclinò la testa di lato per far aderire la guancia al palmo della sua mano e chiuse leggermente gli occhi per godere appieno di quel contatto. Poi, senza esitare, gli confessò che sarebbe stata la persona più importante della sua vita. Era arrivata ad punto in cui, dopo di lui, non avrebbe potuto esserci nessun altro.«Non vado da nessuna parte, Hunter. Sono scappata solo una volta da te, ora non ne sarei in grado.» Lo strinse forte contro di sé mentre gli accarezzava i capelli alla base della nuca e e gli lasciava una scia di delicati baci sul collo. Rimase in quell'abbraccio rassicurante per dei lunghi istanti, quasi in trance, incapace di staccarsi da quel corpo che, ormai, conosceva a memoria. Dopo un po', si sforzò di lasciarlo andare per seguirlo verso quel luogo che tanto ci teneva a mostrarle. Seduti fianco a fianco, a pochi passi da un laghetto increspato dal vento, Hunter le raccontò della sua infanzia. L'attirò verso di sé passandole un braccio intorno spalle, al che Daphne, di rimando, poggiò il mento sulla sua spalla e, in un gesto spontaneo, sporse il viso in avanti, sfregando la punta del naso contro la sua quando si voltò a guardarla. «Con le persone che ami no, non penso.» Gli spostò un riccio ribelle dietro l'orecchio che insisteva a cadere sulla sua fronte, e si chinò verso di lui per baciargli dolcemente le labbra. «Però con la maggior parte sei freddo, quasi indifferente. Lo sei stato anche con i tuoi nonni qualche mese fa, ma ne avevi tutte le ragioni.» Daphne era abituata al calore di Hunter, non alla sua freddezza. Per questo, quando aveva assunto un atteggiamento così freddo e distaccato nei confronti dei suoi nonni, era rimasta sorpesa. Non avrebbe mai desiderato, nemmeno per un attimo, trovarsi al loro posto, o in quello di chiunque altro. Il suo unico desiderio era che Hunter continuasse ad amarla eternamente, che solo con lei fosse diverso perché, del resto del mondo, non gliene importava niente. «Meglio per me. Così nessuna prova a toccarti o a flirtare con te e io evito di fare la stronza.»Era un lato di sé che raramente emergeva, solitamente tenuto a bada con fermezza. Ma se una qualsiasi ragazza avesse osato oltrepassare il limite con il suo ragazzo, non si sarebbe fatta scrupoli. Sorrise sorniona prima di prendergli il viso tra le mani e baciarlo. Gli schiuse le labbra con la lingua, che affondò in profondità nella sua bocca, mentre godeva di quel sapore di cui mai si sarebbe privata. Quando non ebbe più fiato, si staccò ansimando leggermente. Poggiò la fronte contro la sua, e poi seguirono parole sussurrate, atte a non disturbare la quiete e la magia di quel luogo. «Lo farò anche io, anche se ho già recuperato parte dei ricordi che mia madre mi ha cancellato, compreso il giorno in cui è morto Ludde. Ma questo lo sai.» Fantasmi di morte, odio e terrore riaffioravano nella sua mente, ricordi che sperava di seppellire per sempre. Ad Hunter aveva raccontato della morte del fratello, ma taciuto i dettagli. Rivelarli avrebbe significato svelare la vera identità di sua madre, un segreto che non era ancora pronta a condividere. In quel momento, però, voleva solo dimenticare e perdersi nel presente. Così si abbandonò completamente, lasciandosi cadere su di lui mentre giacevano distesi sull'erba. «No, dimmelo tu quanto...» Gli sussurrò, prima di leccargli il labbro inferiore e baciarlo, lasciando scivolare la lingua contro la sua. Mosse con lentenzza il bacino contro il suo, consapevole di quanto la desiderasse e di quanto lei desiderasse lui. Per questo non si fermò, continuò a baciarlo con foga, mentre sentiva le sue mani posarsi su di lei. Le sue, invece, si infilarono sotto il maglione di lui, accarezzandogli la schiena con gesti languidi. Hunter non le dava tregua: la sua lingua calda esplorava ogni angolo della sua bocca, mozzandole il respiro. Daphne rispose con la stessa intensità, sospriando pesantemente mentre il suo corpo, scosso da brividi di piacere, tremava. Arcuò il collo per dargli maggiore accesso quando iniziò a succhiare la pelle sensibile che, presto, si sarebbe arrossata. La testimonianza del suo possesso. Chiuse gli occhi, abbandonandosi al piacere, e strinse con forza i suoi capelli tra le dita, quasi a volerlo ancorare a sé. Poco dopo, senza indugio, Hunter tornò ad assalire le sue labbra morndendole e leccandole, prima di schiuderle per perdersi in un bacio pieno e profondo. Il cappotto era ormai scomparso e istintivamente, inarcò la schiena quando le sue mani, guidate da un desiderio incontrollabile, sfiorarono il suo seno attraverso la sottile barriera del maglione. Le loro intimità si sfiorarono di nuovo, e gli abiti divennero un fastidio insopportabile. A quel punto, Daphne lo spogliò con gesti veloci, rivelando un torso candido solcato da sottili venature che non esitò a baciare, mordere, leccare. Con rapidi gesti, gli slacciò i pantaloni e scese sempre più in basso, seguendo la linea del suo corpo. La sua bocca si aprì per accoglierlo, desiderosa di dargli piacere, di dettare lei il ritmo di quell'abbandono reciproco. Lo sentì ansimare, pronunciare il suo nome a denti stretti e poi gemere quando raggiunse l'apice. Era caldo e famigliare. Risalì poi con dolcezza, lo guardò e poi lo baciò, affondando con irruenza la lingua nella sua bocca. Era talmente persa in lui che a stento si accorse della smaterializzazione che ebbe luogo. Adesso erano sul suo letto e lei a calvalcioni sopra di lui. Il maglione che ancora indossava finì per terra, le sue mani, guidate da un desiderio incontrollabile, si posarono su di lei, esplorando ogni centimetro di pelle; le labbra scesero lasciando una scia umida sul mento, sul petto, passando fra i seni per poi schiudersi ad accogliere il capezzolo sinistro, che morse e succhiò. Daphne gemette, gli strinse con forza i capelli e inarcò la schiena, invitandolo a proseguire, a esplorare il suo corpo con maggiore audacia. Con la mano libera, prese la sua e la guidò verso l'altro seno, in modo che il pollice toccasse il capezzolo ormai turgido. Venne poi sostituito dalla sua bocca, dai denti che esercitarono una piacevole pressione in quel punto delicato, mentre l'altro, già sensibile, era torturato dalle sue dita esperte. I gemiti di Daphne continuavano a riecheggiare in quella stanza avvolta in tonalità di blu. Quasi con irruenza, la distese sul materasso e si posizionò sopra di lei, lasciando che il suo corpo la sovrastasse. Si morse il labbro inferiore, socchiudendo languidamente gli occhi quando, finalmente, percepì il calore della sua pelle contro la sua. Gli cinse la vita con le gambe, attirandolo a sé, gli circondò le spalle con le braccia e prese a baciarlo di nuovo. Lo costrinse a schiudere ulteriorlmente le labbra, mentre la sua lingua scivolava contro la sua, in un languido intrecciarsi che non faceva altro che aumentare il bisogno di perdesi in lui. Lo desiderava con ogni fibra del suo essere. Stava perdendo il controllo. E anche lui. Lo capì dai movimenti del suo corpo, dal respiro affannato, dall' eccitazione che premeva contro la sua gamba, dall'irruenza con cui insinuò le dita nella sua bocca, che leccò e le morse appena. Per rispondere alle sue richieste, invece, mosse ripetutamente il bacino in avanti e passò la lingua calda sulle sue labbra non appena ne ebbe l'occasione. Provò, poi, ad articolare una frase di senso compiuto, ma il sapore inebriante che invase la sua bocca rese vano ogni sforzo. E poi, quelle stesse dita, affondarono in profondità dentro di lei. Fu costretta a staccarsi dalle sue labbra e a gettare il capo all'indietro. «Hunter...» Fu un gemito di puro piacere. Non sto capendo più niente, sento solo lui. Voglio solo lui. I suoi occhi languidi si posarono nuovamente su di lui, le labbra, gonfie per i troppi baci, erano appena dischiuse, la pelle era arrosata e segnata. Il bacino ondeggiava insistentemente in avanti,
    in perfetta armonia con il ritmo scandito dalle sue dita. Ma non era sufficiente. Voleva di più. E così diede voce al suo desiderio. «Voglio sentirti fino a dimenticare il mio nome.» Con un gioco di gambe lo attirò a sé, intrappolandolo in un abbraccio soffocante. La sua schiena si inarcò, schiacciando quasi dolorosamente il seno contro il suo petto; un altro gemito sfuggì dalle sue labbra, in un suono carico di desiderio e resa. «Voglio che affondi in me senza controllo alcuno mentre mi baci fino a non farmi respirare.» Avvicinò al suo, in un movimento lento e carico di tensione. La punta del suo naso sfiorò delicatamente la sua pelle, passando dalla fronte alla guancia, poi la sua lingua tracciò un percorso delicato sulla mascella, lasciando dietro di sé un'ombra di umidità e il desiderio di un bacio. Un urlo soffocato le salì alla gola mentre le sue dita, con un'irruenza quasi selvaggia, continuarono ad affondare in lei .Un desiderio impellente di ricambiare il contatto la spinse a muoversi, ma Hunter la teneva ferma, i suoi polsi bloccati in una morsa decisa.Frustrata, alzò la gamba, lasciando che la sua morbidezza sfiorasse, con una delicatezza quasi reverenziale, la sua intimità. E la stessa delicatezza si riversò nella sua voce quando, a distanza di pochi istanti, parlò con le labbra poggiate alle sue. «E voglio, e mi piace, quando dici che mi ami e che sono tua.» Sorrise. Poi, senza indugiare oltre, Daphne gli schiuse le labbra e lasciò che la sua lingua si insinuasse nella sua bocca nell' attesa che, finalmente, la facesse sua.



    Edited by Daphne. - 11/4/2024, 19:52
     
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