One year later

Daphne

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  1. Daphne.
     
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    Serpeverde
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    daphne
    Hunter l'aveva colpita fin dall'inizio: la sua gentilezza, il suo comportamento da gentiluomo e la sua premura verso di lei l'avevano conquistata completamente, creando un legame emotivo e fisico di profonda dipendenza. Dietro la sua apparente apatia, si nascondeva un ragazzo che sentiva i sentimenti in modo diverso dagli altri, ma non per questo meno intensamente. Daphne sapeva quanto potesse essere intenso: lo era quando la guardava, la sfiorava, la baciava. Lo era quando affondava in lei e le diceva che l'amava. In quei momenti era chiaro quanto la desiderasse; la sua pelle diafana, macchiata di rosso dai segni del suo possesso, era la prova inconfutabile della sua brama di possederla completamente. E lei, incapace di resistere, non poteva far altro che cedere a quel bisogno spasmodico di possederlo nello stesso modo. Non si era mai sentita poco desiderata, poco considerata o trascurata, al contrario, Hunter la riempiva di attenzioni, era sempre presente nella sua vita ed era diventato la sua costante. Tuttavia, a volte, l'irrazionalità scaturita dall'amarlo così tanto e un'insicurezza nata dalla paura di essersi esposta completamente con una persona, la portavano a fare pensieri stupidi, come quello che aveva appena esternato. Eppure, il suo ragazzo, invece di cambiare discorso o minimizzare, l'ascoltava e la supportava facendola sentire amata. Era arrivato persino a dire di essere freddo, delle volte, cosa non vera. Scosse, infatti, il capo dinnanzi a quelle parole mentre, con delicatezza, gli accarezzava i capelli alla base della nuca. «Forse con gli altri, ma con me mai.» Sussurrò con voce morbida, le labbra a sfiorare le sue. «Non ho mai pensato fossi freddo anzi, ti ho sempre trovato intenso, Hunter.» Gli spostò un riccio dietro l'orecchio e, senza esitare, insinuò la lingua nella sua bocca e lo baciò con passione. Rispose con la medesima foga, togliendole il respiro per il modo intenso e sensuale con cui faceva scivolare la lingua contro la sua. Dov'era la freddezza di cui parlava? Non c'era traccia di quell'aggettivo in questo bacio, non quando le stava divorando le labbra in quel modo. Dopo un po', quando non ebbe più fiato, si staccò e gli prese il labbro inferiore tra i denti, socchiudendo gli occhi. «Non lo farò.» In tutta risposta, gli sfiorò la guancia destra con la punta del naso e, quando raggiunse l'incavo tra il collo e la spalla, lo morse con leggera violenza, succhiando finché la pelle non divenne rossa e turgida. Leccò il punto in cui lo aveva morso e tornò a posare lo sguardo su di lui. «Vediamo se ci riesci.» Sorrise maliziosa prima di ricambiare il suo bacio. Ah, non ne aveva mai abbastanza di avere il suo sapore in bocca.
    Dopo quel momento intenso, si lasciò condurre nel luogo che voleva mostrale, stringendogli la mano con un sorriso appena accennato. Le piaceva quel lato di lui, più aperto e vulnerabile, che si svelava raccontando del suo passato, un passato che lei non conosceva. Lo ascoltò in silenzio, accarezzandogli il dorso della mano con il pollice. Il contatto con la sua pelle, seppur minimo, era per lei una necessità irrinunciabile. Tuttavia, quando l'argomento di conversazione divenne sua madre, quasi smise di farlo. Il suo sguardo, dapprima caldo e accogliente, divenne gelido. Con voce atona, Daphne non esitò ad esprimere il suo odio nei confronti non solo di quella donna, ma di chiunque avesse osato fargli del male. «Per me non è sprecare tempo. Non voglio che nessuno ti ferisca in alcun modo, soprattutto tua madre.» Perché so il dolore che si prova. Il trauma che deriva da quella fiducia spezzata era difficile da superare. Il fatto che non fosse mai riuscita, prima di adesso, a fidarsi di qualcuno era a causa di quella donna. Per qualche istante, il suo corpo si irrigidì, pertanto si avvicinò ancor di più a quello di Hunter per assorbirne il calore e rilassarsi. Davvero, l'idea che qualcuno, in qualche modo, potesse provare a portarglielo via le faceva rabbia. E Daphne era una persona che non si arrabbiava spesso però, quando succedeva, era un problema. Perché diventata la copia sputata di quella stronza di sua madre. Dopo qualche attimo, poggiò il mento sulla sua spalla e sporse in avanti il viso, sfiorando il suo collo con un bacio leggero. Le sue labbra poi si schiusero e le parole uscirono dure, cariche di significato: «Ha pagato il prezzo per ciò che ha fatto.» Le bugie, la manipolazione, il dolore inflitto ai suoi figli... che razza di madre era? Semplicemente non lo era, proprio come Ellen. «Se per lei non sei stato la cosa più importante, lo sarai sempre per me.» Sigillò la promessa con un bacio sulle labbra, poi strinse a sé con una forza che quasi le tolse il respiro. Il torace premuto contro il seno le faceva male, ma andava bene così. Aveva necessità di averlo vicino. Passò le mani sui muscoli contratti, lo sentiva rigido contro il suo corpo. Volse leggermente il capo e con bacio leggero, quasi impercettibile, gli sfiorò la pelle ruvida e pizzicata dal freddo. Poi un altro, e un altro ancora, una scia di baci che scendeva lungo il collo, un tocco morbido per tranquillizzare il suo animo inquieto. Il tutto mentre le sue dita si infilarono nei suoi capelli morbidi, accarezzandoli con dolcezza. Sfregò poi la punta del naso contro il lobo del suo orecchio e regolarizzò il suo respiro: adesso era lento e controllato, in sincronia con il battito del suo cuore. Hunter avrebbe potuto sentirlo pulsare contro il suo petto; i loro corpi erano pressati l'un l'altro e il suo ritmo lo avrebbe aiutato a non pensare a nient'altro che a lei. «Io non ti lascio.» Non seppe perché, ma sentì il bisogno di farglielo sapere. Forse lo aveva fatto perché, in passato, anche lei era fuggita da lui dopo il loro primo bacio. Non era un caso se nei primi mesi Hunter aveva avuto il timore che potesse farlo di nuovo. Pertanto, anche se ormai, adesso, era una presenza fissa nella sua vita, lo rassicurò. Quando lo lasciò andare, gli sorrise dolcemente e chiuse gli occhi quando la baciò. Ripresero a camminare e, una volta giunti a destinazione, Hunter le raccontò della sua infanzia, una che, tutto sommato, poteva dirsi felice grazie a sua sorella. «Non ti credo. Non lo avresti fatto perché le vuoi troppo bene, ormai ti conosco come le mie tasche.» Gli tirò un boccolo con fare scherzoso prima di dargli un bacio sul mento. «Quando ricordi qualcosa, promettimi che me lo dirai.» Puntò i suoi occhi azzurri nei suoi, seria. Voleva capire in che modo quella donna avesse giocato con la sua mente. Possibile anche i suoi ricordi fossero stati rimossi? Chiuse con occhi e stese e le labbra in una linea sottile, era tutto assurdo. Hunter doveva aver percepito il suo cambio di umore perché, dopo averle schizzato dell'acqua in faccia, la prese per i fianchi per tirarsela addosso e baciarla. Affondò la lingua nella sua bocca e Daphne gemette, arrendevole, schiudendo ancora di più le labbra per rendere il bacio più pieno e profondo mentre, con entrambe le mani, gli tenne fermo il viso per continuare ad assaporalo in quel modo. Quando si staccò, gli leccò il labbro inferiore, quello superiore e poi fece lo stesso con le sue, di labbra, per godere ancora di più di quel sapore famigliare. «Nessuno. Basta che anche io sia la tua, di ossessione.» Ogni fibra del suo essere doveva bramare solo lei, con un'intensità che non ammetteva distrazioni, che cancellava ogni altra priorità. Il suo corpo doveva anelare al suo tocco, doveva farlo in modo ossessivo. Come faceva il suo. Chiuse gli occhi, succhiando il pollice e, decisa, spinse il bacino in avanti mentre Hunter esplorava ogni angolo della sua bocca. Sentì la sua intimità sfiorare la sua e l'eccitazione che quel contatto le provocò, inumidì la carne laddove era più sensibile, celata tra le coscia tremanti. Le mani scivolarono sul suo corpo, sotto il suo maglione mentre la lingua assaporava la sua pelle calda. Le dita si poggiarono poco più sopra la cintura dei pantaloni, scesero e poi si fermano su di essa, senza fare altro. Questa volta fu lei a mettere fine a quel momento di passione, preferendo appoggiare il viso sul suo petto. Per un attimo, ci fu solo silenzio, poi i palmi aperti delle sue mani finirono sul suo fondoschiena, costringendo il suo corpo a risalire e le loro intimità a toccarsi attraverso quei fastidiosi strati di vestiti. Con occhi languidi, Daphne osservò il viso del suo ragazzo e sorrise. Proprio quello che voleva ottenere. «Non fa niente.» Sussurrò. Mosse il bacino contro il suo, tentando di andare incontro ad ognuno di quegli affondi, ma i vestiti che ancora, entrambi, indossavano ne limitavano i movimenti. «Forse.» Senza dire altro, schiuse le labbra e lasciò che Hunter insinuasse la lingua nella sua bocca, baciandola con irruenza. Nel mentre, le tenne fermo il bacino con una mano per non farla retrocedere nemmeno di un millimetro. Come se volessi. Daphne gemette, arcuandosi contro di lui e stringendo le gambe contro la sua vita. Lo prese per il colletto del maglione e lo tirò verso di sé senza mai smettere di baciarlo. Dio, non sapeva che un bacio potesse essere così intenso e profondo. Le sembrò di tornare a respirare dopo essere quasi annegata nel suo sapore quando si staccò, solo per ritrovarsi a sospirare pesantemente quando le morse il collo. «Ci sono riuscita?» Lo provocò, sfregando la punta del naso contro la sua. Un gesto delicato in quel turbine di passione. Si lasciò togliere il cappotto e sganciare il ferretto del reggiseno, poi si smise a sedere sopra di lui privandolo del contatto con la sua pelle. Gli sfilò il cappotto mentre le dita, affusolate e morbide, si infilarono sotto il maglione: il tessuto scivolò via in un gesto fluido, rivelando un torso definito e solcato da venature che Daphne, con
    delicatezza, si accinse a baciare e leccare. Le mani corrono verso il basso per togliere il bottone dalle asole e abbassare la cerniera dei pantaloni che, insieme ai boxer, strattonò verso il basso. Si allontanò quel tanto che bastava per puntare le ginocchia tra le sue gambe, la lingua calda e umida tracciava una linea sinuosa dalla base del collo fino all'ombelico. Poi, senza esitazione, le sue labbra si schiusero per lui, accogliendolo nel calore della propria bocca con un primo - lento - movimento del capo. Lo lambì dolcemente poi, alternando movimenti veloci e lenti, continuò a muoversi con affondi sempre più profondi. I gemiti sommessi che uscivano dalle sue labbra erano un invito a continuare, pertanto Daphne, con una mano alla base della sua eccitazione e l'altra stretta alla sua, continuò a dargli piacere finché non raggiunse l'apice. Era caldo. Chiuse gli occhi e percepì un sapore diverso da quando lo baciava, più intenso, ma non per questo meno famigliare. Tutto di lui lo era. Solo allora si ritrasse e, con dolcezza, si posizionò sopra di lui, facendo aderire i loro corpi. Gli spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e gli diede un bacio sulla guancia, dandogli il tempo di riprendere fiato. Poi lo guardò. Le labbra schiuse, gli occhi socchiusi ricolmi di passione, le guance arrosate. Sotto di lei, sentiva il suo torace alzarsi e abbassarsi ad ogni respiro. Era dannatamente sensuale ed era suo. Solo suo. «Non riesco a fare a meno di te.»Senza indugiare oltre, si avventò sulle sue labbra e, di nuovo, lasciò scivolare la lingua contro la sua in un bacio ardente, cullato dalla fredda brezza invernale.



    Edited by Daphne. - 11/4/2024, 19:45
     
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