One year later

Daphne

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  1. .Moore.
     
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    Sembrava così strano sentirle pronunciare quelle parole, ti amo, sembra anche così strano che ancora io me ne stupisca nonostante dirglielo sia in realtà tanto facile. Non ho mai vissuto niente del genere, me lo ripeto, me lo continuo a ripetere un po' con il timore che possa essere tutto momentaneo. Eppure nonostante ciò, la guardo sorridendo, stringendola fra le mie braccia e la sensazione non potrebbe essere più vivida. Ogni tanto mi chiedo se le mie emozioni le arrivino, perché esprimerle non è mai stato il mio forte. Fin da bambino non ero capace di esternare nè le emozioni negative nè quelle positive, ricordo che persino per un regalo mi risultava difficile- quasi imbarazzante - mostrarmi entusiasta. Eppure sono sempre stato consapevole di ciò che provavo e il fatto che gli altri non lo notassero, non avrebbe reso le mie emozioni meno vere. Ho vissuto per molto tempo accettando che in questo sensl non ero come gli altri, non sempre ridevo se ero felice o piangevo se ero triste; a volte era necessario fissarmi un po' più a lungo per capirmi. E non mi è mai importato che questo richiedesse uno sforzo da parte degli altri, non sono mai stati affari miei... fino a quando non è arrivata lei. La guardo quasi dispiaciuto che, anche solo per un attimo, possa essersi creato fra di noi qualche malinteso. Accarezzandole il viso e strigendola ancora a me, cerco di farle percepire quanto si è sbagliata a credere che potesse darmi fastidio stare a contatto con lei. Mi mette al corrente del suo "pensiero stupido", così come decide di chiamarlo; scuoto la testa stranito dalle sue parole, probabilmente ancora di quanto non lo fossi già - se questo pensiero è diventata una preoccupazione, allora immagino che non possa essere così tanto stupido - almeno questo è secondo la mia logica - forse io... sono un po' freddo a volte - poteva essere, se lo avessi creduto sarebbe stato plausibile - ma amo quando ti lasci andare. Non smettere - un po' come se mi sentissi colpevole, per sopperire a quella mia mancanza, avvicino il mio volto al suo lasciando che le mie labbra sfiorino impercettibilmente le sue. È all'orecchio che le sossurro - prometto che saprò farmi perdonare - in tutti i modi a cui riesco a pensare. Per adesso mi accontento di assaporarne a pieno il sapore ma le mordo le labbra prima di lasciarla andare, così ho la sensazione di trattenere quella sensazione piacevole più a lungo.
    Si fa condurre verso il luogo che ho pensato di mostrarle, un luogo in cui non ho mai immaginato di portare qualcuno prima di conoscere Daphne. Forse ero geloso del mio posto, forse avevo paura che tornandoci con qualcuno non mi sarebbe sembrata più la stessa cosa, forse per molto tempo ho creduto che fosse destinato solo alla mia famiglia. Forse però Daphne, che odierebbe mia madre per avermi trattato male, sta già iniziando a diventare un po' famiglia - non ce ne sarebbe stato bisogno, non sprecare il tuo tempo ad odiarla - lo consideravo davvero tempo perso, tempo tolto a quello che avrebbe invece potuto dedicare a me. Schierarsi contro una persona che non so nemmeno chi sia, sarebbe solo un inutile spreco di energie. Se dovessi poi elencare tutte le bugie di mia madre penso che la lista sarebbe così lunga da occuparci il resto della giornata, ma in realtà è facilmente riassumibile in poche parole. Istintivamente stringo la mia mano su quella di Daphne, non so se è per sfogare la rabbia o cercare una consolazione - lei... sì è sempre mostrata nella sua versione migliore. Sorridente, solare, gentile... - ed era impossibile non crederle, chi la conosceva condivideva la stessa opinione su di lei e questo significava soltanto che era incredibilmente brava a fingere - io ed Emilie eravamo la cosa più importante, cosi diceva. In realtà erano i suoi ideali ad essere la cosa più importante, ha perso la sua libertà per colpa di ciò in cui credeva- che stupida. Non ha saputo fermarsi quando era il momento giusto per farlo, è adesso ne paga le conseguenze. Ha sempre voluto troppo, una donna pericolosamente ambiziosa, e a cosa ambiva poi non l'ho mai saputo. Avrei potuto, avrei potuto indagare, avrei potuto chiederglielo direttamente eppure ho preferito restare nella mia ignoranza. tanto non avrebbe fatto alcuna differenza. Per un attimo mi assento, sono altrove con la mente, in più posti contemporaneamente: parte del mio pensiero va al passato, a quello che era.; il resto va alla donna che non riconosco più, che adesso è chiusa in una squallida prigione. Il petto mi si alza mentre riempio i polmoni d'aria e ascolto cos'ha da dirmi Daphne. Lei può capirmi, può capirmi anche se abbiamo due trascorsi diversi quindi figuriamoci quando invece condividiamo un sentimento. Ad entrambi le nostre madri hanno lasciato traumi in regalo non richiesti e adesso, siamo noi a doverli scontare come fossero la nostra condanna. Non importa se lei mi è vicino. La guardo restando in silenzio mentre cammino al suo fianco. Poggio il viso sulla mano di Daphne, fredda ma piacevole, mi godo il contatto anche quando si trasforma in un abbraccio che mi lascia in un primo momento incapace di capire come devo reagire. C'è qualcosa di particolare negli abbracci, forse per quanto riescono ad essere di conforto se ricevuti dalla persona giusta, forse perchè riescono ad essere anche più intimi di un bacio a volte. Fatto sta che in realtà capire cosa fare è semplicissimo: allungo le braccio sulla sua schiena ricambiando quella stretta che invece, al contrario delle sue mani, è calda. Chiudo gli occhi mentre piego la testa sulla sua spalla e forse lei non saprà mai quanto forte sto stringendo le palpebre per tenerle chiuse, non so perchè, ma lo faccio come se questo potesse cambiare qualcosa. Quando mi separo, mi inclino di lato per lasciarle un morbido bacio all'angolo delle labbra - grazie - lo so che ci sarai per me, lo so.
    Quando arriviamo sul posto, vengo come assalito da una grossa quantità di ricordi d'infanzia. Non capisco se sia la magia di questo bosco, ma la mia mente seleziona solo i migliori, quelli che in altri momenti avrei fatto fatica a ricordare. Così glieli racconto, le parlo del bambino che ero e di come mi facessi bullizzare da mia sorella. Alle parole di Daphne sorrido, perchè è una descrizione spaventosamente accurata - mi dicevo sempre che la prossima volta mi sarei vendicato, ma lei è sempre stata più veloce di me ad agire - e poi, quando pensava di aver esagerato, veniva a chiedere scusa preoccupata che potessi prendermi un'influenza. Emilie, è la stessa di sempre.
    - C'era la signora Geltrude, era la più grande delle piante, la nonna di tutti ma anche la più prepotente. Geltrude è quella pianta sempre verde che sopravvive all'inverno e si ruba lo spazio delle altre - sembra stupido ricordare quella che è una pianta parassitaria come una vecchia prepotente ed egoista. Oggi mi sembra stupido, all'epoca mi faceva sempre ridere immaginare che avessero una loro entità - poi... poi non riesco a ricordarne altre. Ci sono molte cose che non ricordo - è strano: quei giorni sono impressi nella mia mente come un marchio a fuoco, eppure è come se alcuni pezzi fossero stati tagliati via, le immagini improvvisamente si fanno confuse e perso il filo della storia. Mi chiedo se ci sia un rimedio, ma soprattutto mi chiedo se voglio davvero recuperare quello che è andato perso. In fondo adesso ho trovato qualcosa, anzi qualcuno, con cui creare altre memorie che voglio tenermi stretto e sono questi i ricordi che voglio salvare. Ad esempio il sorriso divertito di Daphne in un momento rilassato come questo. Provo sempre una certa irrequietezza quando le cose sono troppo serene e spensierate, questo perchè non ci sono abituato ed ogni cellula del mio corpo sta sull'attenti prevedendo l'imminente catastrofe. Eppure questa sensazione la voglio annullare, voglio cancellarla con la memoria della morbidezza delle labbra di Daphne e del suo sapore così intenso. Quando sento quel piccolo gemito poi, affondo ancora di più la lingua nella sua bocca come se cercassi di ottenere un risultato ancora più... soddisfacente. Mi piace sapere che effetto le faccio, mi piace vederlo e sentirlo. Così voglio che anche lei, in qualche modo, lo sappia - ossessione dici? - una parola dal significato tendenzialmente negativo, eppure - non vedo quale sia il problema - è illogico da parte mia dire così, è poco sano pensarlo... ma forse voglio davvero essere la sua ossessione. Se lei continua in questo modo però, con questa sensualità, credo che è più facile che avvenga il contrario: la guardo con occhi pieni di desiderio quando passa la lingua sul mio pollice, ho un sussulto quando la sento muoversi su di me sfiorando un punto che in questo momento è decisamente sensibile. Faccio presa sui suoi capelli alla base della nuca, inclino il suo viso di lato solo per avere un accesso migliore alla sua bocca. Piego appena la gamba incastrata fra le sue quasi a volerla bloccare in quella posizione. Quando lei risponde alla mia domanda poi, per un attimo mi sono dimenticato persino cosa le avessi chiesto. Questo contatto così lento fra i nostri corpi mi sta facendo diventare pazzo, al punto che sento la mia mente offuscarsi quando le sue mani iniziano a scorrere sul mio corpo. La lascio fare. osservo i suoi movimenti godendomi quello spettacolo. Le scosto i capelli stringendoli in una sorta di coda che le scopre il collo bianco e mi permette di ammirarla ancora meglio. La punta della sua lingua è bollente, morbida, sospiro vicino al suo orecchio quando sento le sue dita sulla cintura dei pantaloni. Che intenzioni hai Daphne? Le mordo il lobo e, ad un tratto, si ferma poggiando la testa sul mio petto. Lasciandomi così, desideroso di avere di più. C'è una pausa silenziosa di appena qualche secondo, una pausa in cui sto rielaborando e in quache modo riavviando il mio cervello.
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    Se è questo quello che ha provato quando prima mi sono interrotto, allora è una tortura.
    Allora piego anche il ginocchio, le mie mani scivolano sul suo sedere e con l'aiuto del movimento della gamba quello che faccio è spingerla un po' più su, più allineata al mio bacino. cerco i suoi occhi, siamo abbastanza vicini che la punta del mio naso sfiora la sua - scusami. Non ti stavo più ascoltando - le mani scivolano in avanti, si aprono sui suoi fianchi e con i pollici riesco a sentire il bordo dei suoi slip attraverso il tessuto della gonna. Scorro muovendomi con il bacino così che le nostre intimità entrino a contatto ancora una volta. E poi una volta ancora con un altro, lento movimento - che cos'è, un dispetto? - sussurro alludendo al fatto che si sia improvvisamente fermata e non abbia invece continuato a slacciarmi la cintura come mi aspettavo che facesse.Allora repentina la destra percorre la sua schiena in salita fino al collo che blocco e tiro verso di me così da poterle schiudere ancora una volta le labbra con la lingua, con urgenza, senza che il mio bacino si fermi e costringendo anche il suo a muoversi con una presa salda sulla sua coscia. Libero le sue labbra per dedicarmi ad assaporare il suo collo: prima ne lecco il sapore, poi lascio un segno mordendolo quasi come se fossi arrabbiato per il trattamento che mi ha riservato - ho capito, volevi vendicarti per poco fa- la provoco ancora - volevi farmi impazzire - spezzo la frase con un respiro pesante, la stimolazione inizia a farsi sentire e ora voglio che Daphne se ne prenda la responsabilità. Qua fa caldo abbastanza da non dover tenere il cappotto, è solo un ulteriore impiccio; glielo tiro giù dalla spalle, lascio che cada ai nostri piedi permettendomi di intrufolarmi indisturbato sotto al suo maglione. la destra sale seguendo il percorso della colonna vertebrale solo per interrompersi quando entra a contatto con il gancetto del suo reggiseno. Adesso anche questo è un elemento di disturbo.



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