One year later

Daphne

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  1. Daphne.
     
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    Serpeverde
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    daphne
    Tra i due, il primo ad aver pronunciato quella frase composta da due parole e sei lettere, era stato lui. Lo aveva fatto in estate, ad agosto, nella casa che sua nonna le aveva lasciato in Norvegia e dove, a lungo,aveva vissuto nell'illusione di un falso amore. Quello che Hunter le aveva mostrato, però, era reale. Avrebbe anche potuto non dirlo mai, ad alta voce, e lei lo avrebbe sentito ugualmente, perché quel sentimento era così intenso da avvertirlo con ogni fibra del suo essere ogni volta che la sfiorava, la toccava, la baciava. Le parlava attraverso il corpo, lo aveva sempre fatto e lei, lo aveva sempre capito. Come i suoi silenzi. La sua mente era contorta, difficile da comprendere, per gli altri addirittura inaccessibile. Per lei invece, era una piacevole lettura, perché Hunter era la sua anima gemella. Si trattava di un concetto astratto riportato nel Simposio di Platone, un mito greco privo di concretezza. Completamente irrazionale. Daphne, che era la ragione fatta a persona, non aveva mai creduto, davvero, alle leggende del passato, eppure adesso che il cuore le batteva forte nella gabbia toracica dopo aver sentito, ancora, quelle parole, capì di non poter fare altrimenti. Questo bisogno quasi ossessivo di averlo sempre vicino era una conseguenza della mancanza che provava ogni volta che, per motivi di forza maggiore, dovevano passare brevi periodi separati. Per com'era fatta, l'unica spiegazione possibile a tutto ciò, era che Hunter fosse, effettivamente, l'altra metà della mela. «Ti amo anch'io. » Gli accarezzò i capelli alla base della nuca e sorrise a un soffio dalle sue labbra. «Tanto. » Chiuse gli occhi quando la baciò, rafforzando la presa dellesue gambe intorno alla vita mentre, in balìa della sue emozioni, affondava la lingua nella sua bocca. Fu un bacio intenso, sentito che, purtroppo, finì prima del previsto. Lo liberò, scendendo dal bracciolo del divano e lo guardò stranita, chiedendosi cosa c'era che non andasse, se avesse sbagliato o se avesse, persino, esagerato nel baciarlo in quel modo. Un'insicurezza nata dal nulla, senza un motivo apparente ma che ebbe, tuttavia, l'esigenza di esporre, perché avevano promesso di dirsi tutto. Di comunicare. Per questo aveva raso al suolo tutti i suoi muri per lui e, mai una volta, aveva rimpianto tale scelta. Era al sicuro, Mi fido ciecamente di te. Si rilassò impercettibilmente quando le accarezzò il viso, tanto da fare un passo avanti. Sembrò sorpreso dalle sue parole, non si aspettava una reazione così da lei. Quando la distanza che c'era tra loro venne colmata e il calore del suo corpo del quale, per un attimo, si era privata, tornò, ricambiò l'abbraccio. «Non appena mi tocchi, mi lascio andare, forse fin troppo. Pensavo che avrebbe potuto darti fastidio. Non farci caso, è un pensiero stupido.» Dall'imbarazzo, nascose il viso nell'incavo del suo collo e ne respirò il profumo dalle note legnose per calmarsi. Gli diede,poi, un delicato bacio sul mento e sospirò quando le morse le labbra.
    Lo imitò,prendendogli il labbro inferiore tra i denti e stuzzicandolo dolcemente. Lenta, fece scorrere la lingua sulle sue labbra per inumidirle prima di incontrare la sua in un bacio intenso e passionale. Gli gettò le braccia al collo, la bocca si schiuse di più e ciò le permise di approfondire quel contatto già di per sé così intimo. Questa volta non gli permise di ritrarsi, continuò a godere del suo sapore finché non ebbe la necessità di respirare di nuovo. Gli accarezzò il viso con la mano destra e sorrise, dimenticando quella stupida insicurezza. «Due, tre, quattro. Tutto il tempo che vuoi e che voglio.» Sospirò beata quando la baciò ancora. Incapace di resistere, intrufolò le mani sotto al suo maglione per toccare la sua pelle. Per dei lunghi, interminabili minuti, intrecciò la lingua con la sua, cullata dal calore del suo corpo e dal suo profumo, che respirò a pieni polmoni. Aveva già le labbra gonfie, ma andava bene così. «Grazie.» Sfiorò la punta del naso con la sua e lo prese per mano. «Sono curiosa, fammi strada. » Durante il tragitto, aveva posato il mento sulla sua spalla e gli aveva chiesto di sua madre. Il luogo in cui la stava portando doveva essere legato alla sua infanzia e ai giorni trascorsi insieme a lei. «L'avrei odiata se te ne avesse fatto.» Pronunciò quelle parole con voce gelida. Ellen le aveva fatto del male e continuava a fargliene, anche se non con la stessa assiduità di prima. Per questo, e per molte altre ragioni, le avrebbe regalato una morte lenta e dolorosa. Non era da escludere che quella fosse anche la fine della madre del corvonero se si fosse rivelata una stronza come l'attuale matriarca dei Blackwood. A differenza sua, non aveva arrecato alcun dolore fisico a suo figlio, ma solo l'ipotesi che qualcuno, deliberatamente, provasse a ferire il ragazzo che aveva di fianco, le faceva provare sentimenti negativi. A tratti pericolosi. «In che senso ti ha mentito? » Anche lui aveva vissuto una vita di bugie? Gli mise una mano sulla guancia e, con dolcezza, volse il viso verso di lei. «Io ho scoperto dopo chi era realmente mia madre e non è stato piacevole. Se mai, un giorno, dovesse capitarti la stessa cosa ricorda che non sei solo, ci sono io con te. Qualunque cosa accada, ti sarò vicina.» Non c'era esitazione nella sua voce. Dopo aver tenuto lo sguardo fisso nel suo per qualche secondo, si sporse in avanti e gli diede un delicato bacio sulle labbra. Gli circondò le spalle con le braccia e lo attirò verso di sé, stringendolo forte. Era sempre stata protettiva nei suoi confronti, ma dopo tutto quello che avevano condiviso, lo era diventata ancora di più. Perché capiva la sua sofferenza. Voleva solo che fosse felice, con lei. Nient'altro. Rafforzò ulteriormente la presa per fargli sentire la sua vicinanza, poco importava se a stento riusciva a respirare ed il seno le faceva male. Era abituata a quel contatto spasmodico. Schiuse le labbra e gli baciò il collo, poi si staccò e riprese la sua mano, sorridendo.
    La condusse in un luogo magico, protagonista indiscusso della sua infanzia. Gli chiese che di raccontarle qualcosa e, quando lo fece, lo ascoltò con attenzione. Le venne da ridere pensando al suo ragazzo da piccolo che, rassegnato al suo destino, usciva dal laghetto con i vestiti bagnati mentre Emilie lo prendeva in giro. «E lei avrà continuato a farlo perché tu, da bravo fratello, sei stato al gioco, non è così? » Con le persone che amava, Hunter era molto premuroso. Lo aveva capito osservandolo ed era felice di sapere che, tra queste persone, c'erano solo lei e la sorella. Nessun altro. Nel mentre, il corvonero si era avvicinato alla riva del lago toccando l'acqua, al che Daphne si avvicinò e si sedette accanto a lui con le gambe distese in avanti. «Ricordi i nomi che aveva dato a queste piante? » Aveva il sospetto che, le sue, non fossero semplici storie per bambini. Questa donna aveva ingannato suo figlio, aveva mentito al suo Hunter, al punto tale che non sapeva nemmeno chi fosse, sua madre. Era una manipolatrice come Ellen, una stronza senza scrupoli. Forse, il suo, era un giudizio affrettato, in fondo, non conosceva la sua storia, ma i bugiardi non li sopportava a priori e si fidava delle parole del suo ragazzo. Pertanto, era finita nella lista nera. Voleva chiedergli altro, ma venne interrotta da uno schizzo d'acqua in faccia. Indignata, si accinse a fare lo stesso. Purtroppo non ci riuscì: Hunter la prese per i fianchi e se la tirò addosso. Scosse la testa, divertita dall' intera situazione e felice di vederlo così spensierato. Si rilassò sopra di lui con le gambe incrociate alle sue mentre, con le dita, iniziò a giocare con i suoi capelli, tirando qualche boccolo. Gli baciò la punta del naso e poi, quando avvicinò le labbra alle sue, le schiuse. Lenta, fece scivolare la lingua contro la sua, tenendogli fermo il viso con entrambe le mani. Il pollice si posò, poi, sul suo mento, invitandolo a schiudere ulteriormente le labbra morbide. Quasi gemette quando il bacio si intensificò. Non avrebbe mai potuto rinunciare a tutto questo, era impossibile. Dopo un po' si staccò e si specchiò nei suoi occhi verdi. «Sono felice che la pensi così. » Poggiò la fronte contro la sua e, istintivamente, gli accarezzò il labbro inferiore con l'indice. «Hunter» Poggiò le labbra sulle sue. «sei già un ricordo a cui aggrapparmi quando le cose vanno male,sempre, ma se continuiamo così rischi di diventare la mia ossessione.» Quasi si meravigliò per la facilità con cui gli disse quelle cose. Con lui, non indossava alcuna maschera, non aveva paura di mostrarsi per quello che era perché sapeva che amava tutto di lei, compresa l'oscurità che si portava dentro. Quando le schiuse le labbra con il pollice, lo sfiorò con la lingua prima di accoglierlo all'interno della sua bocca e succhiare. Languida, mosse dolcemente il bacino in avanti e chiuse gli occhi quando sfiorò la sua intimità, sospirando pesantemente. Quel ragazzo, anche dopo un anno di relazione, la mandava fuori di testa. Non riusciva a trattenersi quando erano da soli, aveva bisogno di sentirlo, in qualche modo, non riusciva a farne a meno. Non ci riuscivano entrambi. Per questo si era trattenuto prima. Era stata una stupida, come aveva anche solo potuto pensare che potesse dargli fastidio il suo tocco? O il modo in cui aveva reagito a quella passione improvvisa? Voleva che si lasciasse completamente andare quando erano insieme, glielo aveva sempre detto. Perché la desiderava. La voleva. E la bramava nel suo stesso, identico, modo. Lasciò scorrere la lingua sulle sue labbra, emise un piccolo gemito e si mosse sopra di lui, mettendosi più comoda . «Dopo, così ti do anche la mia, di sorpresa.» Gli sorrise dolcemente. «Spero di riuscire a venire ogni anno qui con te.» Sperò, ingenuamente, in un per sempre che, forse, non avrebbe mai potuto realizzarsi. Quei pensieri, però, decise di metterli da parte, aveva di meglio da fare. Baciò Hunter con la stessa foga di prima, le mani, lente, sfiorarono i contorni del suo corpo e poi una di esse si posò sulla cintura dei pantaloni. Gli lasciò una scia di baci umidi sulla mandibola e il collo, tirò verso il basso il maglione e fece scorrere la lingua lungo la clavicola. Se continuavano così, avrebbero finito col fare l'amore sul prato. Poggiò, quindi, il viso sul suo petto, chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal battito del suo cuore con un sorriso sulle labbra. Felice.



    Edited by Daphne. - 11/4/2024, 19:40
     
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