One year later

Daphne

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  1. .Moore.
     
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    Dopo aver appreso dell'esperienza dolorosa che Daphne aveva vissuto, mi sono spesso chiesto se fosse il caso invitarla con tanta frequenza a passare del tempo con me e mia sorella; lei non lo sa ma Emile, spinta dalla sua irrefrenabile nei confronti della serpeverde, ha chiesto più volte di incontrarla rispetto a quante poi non sia davvero accaduto. Non so perchè l'ho impedito, ho tirato le mie somme da solo pensando che forse per Daphne sarebbe stato troppo, fino a quando non ho voluto che lei entrasse davvero in quella ristrettissima cerchia che io definisco famiglia. E tutto questo perchè la amo, e ho promesso sia a lei che a me stesso di starle vicino - assolutamente, è perfetto per lei - adesso sembra completamente a suo agio persino con l'esagerato entusiasmo di mia sorella, la cosa mi piace, mi fa rilassare, così un po' come se i miei stessi pensieri - per una volta - mi stessero permettendo di sentirmi sollevato, le sorrido per poi poggiare le mie labbra sulle sue e lasciarci un leggero bacio.
    Il problema però è che ogni volta che io mi ritrovo solo con Daphne, non riesco a rimanere lì a guardarla da lontano per troppo tempo, no, sento una vera e propria urgenza, un'urgenza simile a quella che provoca l'astinenza da droghe, indomabile, al punto che devo solo arrendermi. Che altro posso fare? Non sono abbastanza forte per contrastarla, non voglio, e so che lei se ne approfitta e l'alimenta: si stringe a me con tutto il corpo, sento il suo calore nonostante non siamo ancora senza vestiti, né percepisco ogni minima ondulazione tanto da reggermi alla spalliera del divano contro cui l'ho bloccata e sospirare pesantemente mentre mi trattengo. E non perché non voglia fare l'amore con lei, questa possibilità è lontana anni luce dalla realtà, ma perché se iniziassi ora non saremmo più capaci di fate altro e io non troverei più un momento per darle il mio regalo di Natale. - È vero, ti amo anche per questo - anche io in tutta risposta poggio la punta del naso contro la sua, rilassandomi, realizzando improvvisamente quanto per me sia facile dirle che l'amo - e per un sacco di altri motivi - che forse un giorno le avrei elencato uno ad uno, ma per adesso vengo nuovamente trasportato dal momento e, bloccandole la nuca con la destra che intanto ha mollato la presa sul tessuto del divano, approfondisco ancora di più quel bacio come a voler imprime il suo sapore sulle mie labbra per sempre. Basta davvero poco, basta che Daphne poggi le mie labbra sulle mie e la ragiona va a farsi benenedire insieme ai miei buoni propositi. Non avere il controllo su di me, con lei è una dolce tortura. Un'altra volta il bacio si interrompe, complice l'intromissione della ragione; le accarezzo il viso portandole una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio, guardandola, sgranando un po' gli occhi quando ascolto ciò che viene dopo - cosa? - non perché non abbia sentito bene, anzi, temo di aver anche capito troppo bene cosa vuole dire. E non ha minimamente senso - avresti fatto qualcosa che non dovevi? E in quale modo? - le mie mani scorrono lungo le sue braccia fino ad intrecciarsi con le sue. L'attiro a me ancora una volta, ad intrecciare le braccia intorno alla mia vita. Da qui mi basta abbassare il viso di pochi centimetri perché le mie labbra tocchino di nuovo le sue, stuzzicandole, mordendole - la verità è che mi è piaciuto così tanto che se avessi continuato, non avremmo più lasciato questa stanza per i prossimi due giorni- è un sussurro a fior di labbra il mio, quando le nostre labbra si toccano di nuovo non è più neanche un sussurro. Sento il bisogno di eliminare definitivamente quella minima distanza fra di noi, di baciarla ancora una volta per farle percepire quanto si stesse sbagliando a pensare di aver fatto qualcosa che non doveva. Più ne sento il sapore e il profumo, più diventa difficile separarsene; le accarezzo la schiena su fino al collo, sposto i capelli che lo coprono, mi insinuo sotto di loro con le dita per sfiorare la pelle di Daphne e spingerla a puntare lo sguardo nel mio - non pensare mai più di aver fatto qualcosa di sbagliato, è solo che... ci tenevo a mostrarti una cosa - qui per un attimo è a me che sorge il dubbio di aver fatto qualcosa di sbagliato, di essere stato troppo improvviso, quindi le lascio un bacio sul mento nella speranza che le mie intenzioni le siano arrivate e con la promessa che più tardi avremmo ripreso da dove abbiamo lasciato.
    Sono contento che questo non l'abbia fermata dal seguirmi dove voglio condurla, un luogo speciale che conserva quei ricordi positivi che mi restano di mia madre, sono racchiusi quasi tutti lì. Quando Daphne mi chiede di lei, istintivamente la mia presa si fa più salda ed è un po' come se stessi prendendo la rincorsa prima di rispondere; c'è, infatti, una parentesi silenziosa in cui mi limito a guardare verso il fitto gruppo di alberi che abbiamo di fronte a noi. Come posso definire il rapporto che avevo con quella donna? - non lo so - è la prima cosa giusta che mi sento di dire - nè buono, nè cattivo. Da quel che ricordo non mi ha mai fatto del male - almeno non fisicamente - ma mi ha mentito su tutto. Io non la conosco, non so chi sia davvero - quella personalità dolce e protettiva a cui la associo, è reale? La persona che mi ha mostrato, esiste davvero? Ho sempre pensato che in fondo le persone non potessero agire in maniera troppo differente da quella che è la loro vera natura, nessun è davvero così bravo a recitare. Ma forse sono un ingenuo a pensarla in questo modo. Comunque non importa, non lascio che questi interrogativi oggi mi sovrastino quindi, semplicemente, sorrido rassicurante alla mia ragazza facendole strada fra gli alberi.
    Il rumore dell'acqua anticipa quello che a breve ci troveremo davanti, mi sorprendo a notare come tutto sia tutto esattamente come un tempo. Persino l'altezza degli alberi sembra rimasta invariata negli anni, ma sicuramente questa è soltanto un'impressione data dal fatto che anche io sono cresciuto. E che in realtà, quindi, non è altro che un'illusione: tutto è cambiato, ogni cosa, sia questo posto, che la mia vita che io stesso. Eppure mi va bene farmi illudere, credere che sia rimasto tutto come lo avevo lasciato... è un pensiero rassicurante da cui voglio farmi ingannare - mi ricordo che qui ho scoperto quanto è brutta la sensazione dei vestiti bagnati addosso. Ero con i piedi nell'acqua a e stavo osservando i pesci quando quel terremoto di mia sorella non mi è saltata addosso facendomi cadere- ho sempre apprezzato il coraggio di mia sorella, pronta a lanciarsi -letteralmente- in qualsiasi cosa attirasse il suo interesse. I miei genitori non potevano avere figli più opposti di noi. Sorrido guardando quello stesso specchio d'acqua che guardavo da piccolo e in quel momento, una volta che tutto il ghiaccio si è sciolto, mi viene voglia di immergerci le mani. Avanzo di qualche passo, Daphne mi raggiunge poco dopo per sedersi accanto a me. C'è una pace immensa in questo luogo, così grande da mettere ordine nella mia mente e permettermi di scavare nei ricordi che ho di lei, che ho di mia madre - qualcuno - sorrido impercettibilmente guardando di fronte a me, quasi come se quegli episodi così lontani si stessero adesso replicando davanti ai miei occhi - ci parlava delle piante delle zona, raccontava delle loro proprietà come fossero favole... le piante erano praticamente persone, anripatiche o simpatiche- scuoto la testa ridendo di quel modo strano che aveva di insegnarci le cose, anche all'epoca mi veniva difficile crederle. Eppure stavo al gioco, mi ingannavo all'epoca come adesso. Sollevo un po' d'acqua con la punta delle dita e con le stesse, lancio qualche schizzo a tradimento sul viso di Daphne. Sono contento che sia qui, con me, ha qualcosa di speciale. Mi faccio prendere da un'improvvisa euforia, la stringo dai fianchi e me la tiro addosso distendendomi sul prato con lei a farmi praticamenteda coperta. I suoi occhi sono dell'esatto colore del cielo invernale. Avvicino il suo viso al mio così da lasciarle un lento e dolce bacio sulle labbra - sai, non mi importa più cosa c'era di vero - faccio scorrere le dita sul suo viso, disegno il profilo del suo naso mentre mi lascio andare in quell'ammissione che non avevo mai fatto a voce alta - è un ricordo positivo, uno di quelli a cui mi aggrappo quando le cose vanno male - adesso disegno il contorno delle sue labbra che ormai conosco a memoria - ci sei anche tu fra questi - continuo a guardarle la bocca mentre lo dico così, distrattamente. Distrattamente? No, non sono distratto, sono rilassato e non mi sto creando problemi di alcun tipo. Raro, bello, ma ormai con Daphne dovrei smettere di sorprendermi per qualsiasi cosa. O forse no, forse è bello proprio per questo. Il mio pollice si sofferma al centro del suo labbro inferiore, lo tira giù a volerle schiudere le labbra per poterne di nuovo assaporare il gusto. Sono fredde, l'interno invece è talmente caldo da scaldare anche me. Poggio la mano libera sul suo fondoschiena per far aderire ancora di più i nostri corpi, come se fosse possibile farli avvicinare ancora.


    La lingua scorre sulle sue labbra morbide, il pollice adesso le trattiene il mento ed è come se ma costringesse a guardarmi negli occhi - ho una cosa per te - dico restando con la mente poggiata contro la sua - ti lascio scegliere se la vuoi adesso o dopo - non c'è un reale motivo, il mio è solo una sorta di gioco, di sfida alla sua curiosità. Le ho fatto un regalo pensando a tutte quelle volte che per cause di forza maggiore, non possiamo essere insieme. Sono andato a colpo sicuro, consapevole del fatto che per lei la distanza è pesante tanto quanto lo è per me. Non sarebbe perfetto se potessimo non avere altro che noi come preoccupazione? È un peccato che sia un desiderio irrealizzabile, ma almeno posso fare qualcosa perché queste preoccupazioni non si mettano fra di noi.




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    Edited by Kynthia - 17/1/2024, 16:21
     
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