One year later

Daphne

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  1. Daphne.
     
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    Serpeverde
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    daphne
    Durante le cene con Emilie, Daphne aveva avuto modo di osservare il rapporto che Hunter aveva con sua sorella e si era accorta di quanto, entrambi, fossero protettivi l'uno nei confronti dell'altro. Alcune volte, dietro un sorriso, aveva nascosto il dolore che, improvviso, la coglieva quando ripensava a suo fratello e a come sarebbe potuto essere da grande: sarebbe stato più alto di lei? Quali sarebbero state le sue passioni? Avrebbero discusso o sarebbero andati d'amore e d'accordo? Domande, decine di domande che, come tante altre, non avrebbero avuto risposta. In quei momenti, Hunter le prendeva la mano sotto il tavolo e la stringeva, consapevole di quei pensieri assordanti che aveva nella testa. La conosceva così bene da andare oltre la sua maschera di cera e, anche se questo, un po', la spaventava, allo stesso tempo le faceva capire quanto profondo il legame fosse diventato il loro legame. Il calore del suo corpo la faceva rilassare all'istante e, dopo quei pochi attimi di sconforto, tornava quella di sempre, godendo della compagnia di Emilie. Era ben felice di passare del tempo con lei, e dopo tutti gli inviti che le aveva esteso, aveva deciso di ringraziarla con un regalo di Natale. Niente di troppo impegnativo, ovviamente, non voleva metterla in difficoltà. «Una piuma autoscrivente. Che dici, potrebbe piacerle?» Inclinò la testa di lato, chiedendo conferma. Voleva comunque fare una bella figura con una delle persone più importanti della vita di Hunter, in fondo, si sarebbero viste molto spesso in futuro. Essendo, inoltre,un'aspirante giornalista, ne avrebbe fatto sicuramente buon uso.
    L'ultima cosa che si sarebbe aspettata, una volta giunti in Francia, era ritrovarsi a baciare Hunter in quel modo. Dopo essersi lasciata andare, forse più del dovuto, gli sorrise maliziosa con la fronte appoggiata alla sua. «Mi ami anche per questo, no?»Sfregò la punta del naso contro la sua, lo baciò ancora con foga e poi, facendo appello a tutto il suo autocontrollo, si staccò, anche perché dal modo in cui aveva risposto era chiaro che avrebbe preferito fermarsi lì. La sua reazione la lasciò interdetta: dopo essersi approcciato a lei con tanta passione, perché trattenersi in quel modo? Forse, il pensiero a cui stava per dare voce, era irrazionale e privo di senso, ma con Hunter non aveva mai seguito la logica. Per questo, aggrottò le sopracciglia con espressione confusa e fece due passi indietro, urtando, nuovamente, il bracciolo del divano solo che questa volta, tra i loro, c'era una leggera distanza.«Ho esagerato? Ti sei trattenuto, volevi farmi vedere qualcosa e ti ho bloccato facendo così, in qualche modo? Non dovevo?» Il motivo doveva essere quello, la sua reazione era stata anche normale, razionalmente parlando, eppure, di riflesso, si strinse nelle spalle e si irrigidì. Un comportamento insensato, il suo, dettato da cosa nemmeno lo sapeva. Da tempo aveva persino smesso di cercare una spiegazione razionale alle sue azioni, con lui sentiva soltanto. Che reazione stupida sto avendo, odio quando faccio così. Ma con Hunter mi succede anche questo. Non oppose,comunque, nessuna resistenza quando la prese per mano e si lasciò condurre nel luogo che voleva mostrarle, con al seguito Whisky che, entusiasta come sempre, affondava le zampe nella neve. Era sua abitudine, quando faceva freddo, mettere le loro mani intrecciate
    all'interno di una delle tasche del suo cappotto, gesto che Daphne apprezzava particolarmente perché dimostrava quanta premura avesse nei suoi confronti. A differenza dello scorso anno, il sole era alto nel cielo e i suoi raggi riscaldavano l'ambiente circostante. La brina sui rami e le foglie degli alberi rendeva il tutto più suggestivo. L'inverno era decisamente la sua stagione, anche perché le aveva regalato qualcuno di speciale, invece di portarglielo via. «Che rapporto avevi con lei? » Lo guardò con la coda dell'occhio e, impercettibilmente, si avvicinò,poggiando il mento sulla sua spalla. Non glielo aveva mai detto, ma aveva visto una foto di sua madre, quella che aveva abbassato per non guardare il suo volto. Per sommi capi, sapeva che Hunter aveva un rapporto complicato con lei e difficilmente gliene parlava, ma dopo tutto quello che era successo in estate, esigeva anche lei che si aprisse. Voleva conoscere il suo passato, ogni singola sfaccettatura, solo così sarebbe stata in grado di capirlo pienamente. In lontananza, si udì il suono di una cascata. Dopo qualche istante, infatti, apparve. Socchiuse gli occhi, concentrandosi sul rumore dell'acqua che cadeva, simile a quello della pioggia dalla quale si lasciava cullare prima di addormentarsi tra le braccia del suo ragazzo dopo aver fatto l'amore. Erano quelle le notti che avrebbe sempre ricordato e associato ad Hunter. Sperò solo che quella pioggia, da lei tanto amata, non l'affogasse. Improvvisamente, il ghiaccio che ricopriva la superficie dell'acqua si sciolse. Qualcuno doveva aver incantato quel luogo, per questo c'era un'atmosfera così magica. Sorrise, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e tornò a guardare il corvnovero, che non mancò di confermare il pensiero appena fatto. «È davvero molto bello, devi avere un sacco di bei ricordi qui.» Addolcì lo sguardo, mentre nella sua mente si faceva spazio l'immagine di un bambino dagli occhi verdi e i ricci ribelli che veniva trascinato da sua sorella che, piena di entusiasmo, gli chiedeva di giocare con lei. Chissà se anche lui era stato coinvolto in emozionanti e agguerrite battaglie di palle di neve, come quelle di sua nonna. Per quanto la disprezzasse, i ricordi di quei giorni passati insieme li avrebbe custoditi gelosamente, perché nonostante le bugie che le aveva raccontato e sentimenti che, forse, aveva solo simulato, era stato grazie a lei se il suo cuore non si era completamente ghiacciato e inaridito, rendendola simile a sua madre. Le aveva insegnato ad amare, in qualche modo, malgrado il fatto che, il suo, fosse solo un modo per redimersi e sentirsi meno in colpa per l'omicidio di una delle sue figlie. In lei, doveva aver visto una sorta di redenzione, la possibilità di rimediare al male che aveva fatto. Era stata egoista, aveva pensato solo al suo tornaconto personale. Era un vizio di famiglia, e lei non faceva eccezione. Il desiderio di monopolizzare il ragazzo che aveva di fianco, nasceva proprio dal suo egoistico bisogno di averlo tutto per sé, così che, nella sua vita, non ci fosse spazio per nessun altra ragazza a parte sua sorella. Questa oscurità latente che aveva dentro gliel'aveva mostrata diverse volte in quei mesi, e il fatto che accettasse tutto, di lei, e non l'allontanasse, le faceva capire quanto profondamente l'amasse. Quel sentimento li aveva legati pericolosamente l'uno all'altra e aveva assunto i toni di una dipendenza alla quale, mai, avrebbe rinunciato. L'astinenza non era nemmeno lontanamente contemplata. «Da come ne parli, mi sembra di capire che qualche ricordo positivo di lei ce l'hai.Vuoi raccontarmi qualcosa? » Gli spostò un riccio dal viso e poi lo lasciò andare, scrutandolo in silenzio mentre si piegava sulle ginocchia, forse per toccare l'acqua, come avrebbe potuto fare da bambino. Attese, poi, che le raccontasse qualcosa di quei giorni ormai lontani mentre si sedeva accanto a lui con le gambe stese verso la riva del lago



    Edited by Daphne. - 11/4/2024, 19:36
     
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12 replies since 19/12/2023, 10:13   365 views
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