talk with a stranger.

with Spike.

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  1. Aiden;
     
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    L'uomo che aveva davanti gli sembrava di un'altra epoca. Vestiva con abiti che non andavano più di moda, per il luogo in cui erano, tra l'altro, fin troppo formali mentre il modo in cui parlava gli ricordava gli scrittori di fine Ottocento. A volte, si rivolgeva a lui usando la terza persona altre, invece, la seconda come facevano tutti. Non aveva mai avuto a che fare con persone di questo tipo. Sono curioso adesso. Sei un soggetto singolare.. Poggiò i gomiti sul tavolo e si sporse in avanti, fissandolo per qualche secondo senza dire niente. In viso aveva qualche leggera ruga d'espressione ma, nell'insieme, non doveva avere più trentacinque anni. Forse era un'anima vecchia, una persona che, in qualche modo, apparteneva a un altro tempo, il che poteva dipendere da una serie di cose: la famiglia, le esperienze di vita, l'educazione ricevuta, gli amici. Tutto ciò aveva influenzato anche la sua, di vita; se voleva, quindi, davvero capire i suoi simili, avrebbe dovuto fare domande pertinenti. Tuttavia, come spesso accadeva, si astenne dal farlo, non solo per educazione, ma anche perché, di fronte a lui, non c'era un soggetto di analisi. Lo straniero lo aveva semplicemente incuriosito, così come tutti i clienti di quel posto. Persone insolite. Strambe. Folli. «E anche se fosse? Cosa cambia? Volevo solo sapere il tuo nome, o preferisci che ti chiami straniero? » Se, come aveva detto, non si fossero mai più rivisti, avrebbe comunque ricordato di aver trascorso delle ore seduto a un tavolo a parlare con lui. Non ebbe, quindi, nessun problema ad esporre il suo punto di vista. Dopo un po', però, glielo disse: si chiamava Spike. Stese le labbra, mostrando il suo personale sorriso, e annuì, poggiando la schiena contro lo schienale della sedia. Era un po' scomoda e il locale aveva bisogno di qualche aggiusto ma, nel complesso, non era male. C'era una bella atmosfera.
    Spike, al contrario, si era avvicinato un po' in più. Lo stava osservando. Sostenne il suo sguardo, senza battere ciglio, e meccanicamente inclinò il viso, un'abitudine che aveva quando si concentrava troppo su qualcuno o qualcosa. «Cosa avrei di diverso dagli altri?» Che non mostrava alcuna emozione? Che era statico? Che non era umano? Chissà, forse era il clone, un essere nato in laboratorio pronto a scoprire il mondo, come il mostro di Frankenstein. Aveva letto la storia di quella sfortunata creatura, odiata da tutti per il suo aspetto. E lui perché era stato disprezzato così tanto in passato? Possibile che il diverso facesse così paura? Se lo era chiesto molte volte, ma ormai non gli importava più. Nel Mondo Magico, la diversità era ben accetta, si trovava bene con la maggior parte dei suoi simili, a scuola, e per adesso nessuno gli aveva dato fastidio anzi, aveva persino trovato due casi studio su cui lavorare. Il terzo, cioè Rain, era ancora in prova eppure, rispetto a Freya e Kynthia, la conosceva di più dato che, spesso, si davano appuntamento in biblioteca per le ripetizioni. La rossa ci sapeva fare, era una brava insegnante, l'avrebbe definita persino paziente. Strano, vero? «Le persone che vengono qui mi sembrano...diverse. Negli altri posti in qui sono stato, compreso la Testa di Porco, non ho mai visto tutta questa varietà. Perché si riuniscono tutti qui? Lo sai? » La Testa, infatti, era frequentato da persone poco raccomandabili, per questo ci era stato solo una volta. Non voleva guai. I suoi genitori lo avrebbero fatto tornare a casa seduta stante e non voleva. Prima doveva diplomarsi e capire, una volta per tutta, come funzionava la società umana, lo aveva promesso al Sig. Depp. Nel mentre, fece cenno al cameriere di portargli un altro bicchiere di Whisky. L'alcol lo reggeva abbastanza bene.
     
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10 replies since 3/11/2023, 22:06   177 views
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