talk with a stranger.

with Spike.

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  1. Aiden;
     
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    Serpeverde
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    L'uomo che aveva davanti doveva avere all' incirca trent'anni, ma il modo in cui era vestito, come si muoveva e la strana poesia che, a bassa voce, stava pronunciando, non rispecchiava del tutto la sua età. Aiden si sedette di fronte a lui in silenzio e lo fissò, incuriosito. Era la prima volta che incontrava una persona che, ad alta voce, recitava i versi di un'opera chiaramente appartenuta a uno dei tanti poeti più comunemente noti come "maledetti", i quali rigettavano i valori della società, conducevano uno stile di vita, pericoloso, asociale o autodistruttivo (in particolare consumando alcol e droghe), componevano testi di difficile interpretazione e che, spesso, morivano ancor prima che al loro genio venisse dato il giusto valore. Erano persone emarginate, evitate da tutti, perché non seguivano la massa, erano unici nel loro genere. All' orfanotrofio, quando le maestre avevano introdotto l'argomento, Aiden li aveva studiati volentieri, perché, in loro, si riconosceva. Lo straniero, in qualche modo, glieli ricordava e, forse, fu anche per questo che gli rivolse la parola. Lo guardò di sfuggita, ma non ricambiò il saluto preferendo, invece, continuare a recitare i versi di un componimento di morte. Cranio, carri funebri, angoscia: erano queste le parole dette. Molti si sarebbero allontanati da un individuo simile, ma non lui che era attratto da tutto ciò che era strano, singolare, unico. Si era accorto, osservando i suoi simili a scuola, che ognuno di loro andava alla ricerca di qualcuno che avesse gli stessi interessi e che, in qualche modo, condividesse la stessa visione del mondo. C'era, infatti, il gruppo degli sportivi, quello degli intellettuali, dei prefetti, dei caposcuola, dei nerd, dei casinisti. Lui, per ora, aveva preferito tenersi alla larga da quelle mini società, passando il suo tempo con Lilith e con le persone che avevano catturato il suo interesse. Adesso, però, aveva voglia di capire cosa ci fosse di così speciale nel parlare con qualcuno a te affine. Così, gli chiese un consiglio su cosa bere. Di nuovo, l'uomo non rispose, forse lo stava disturbando? Se voleva essere lasciato in pace, potevano anche stare seduti in religioso silenzio. Non era tipo da costringere le persone. Notò, però, che lo straniero aveva fatto cenno ad un cameriere di avvicinarsi, il che lo spinse a presentarsi. Lui non disse il suo nome. «Non è ancora l'ora di rientrare.» Rispose con voce atona, poggiando i gomiti sul tavolo e fissando lo sguardo nel suo. Lo stava studiando, era curioso di sapere se il suo istinto lo avesse guidato dalla persona giusta da analizzare in quel posto così diverso da tutti gli altri. «Sono maggiorenne, non è questo che conta?» Aveva un coprifuoco da rispettare perché frequentava una scuola, ma per la società magica era un adulto che poteva lavorare, bere e comprare casa. Spesso aveva l'impressione che i suoi genitori adottivi volessero liberarsi di lui, in fondo era stato adottato solo per permettergli di ereditare i soldi di famiglia, non di certo per amore. Una scelta logica, razionale, che capiva e accettava. Perché le persone non facevano mai niente per niente, così gli aveva sempre detto il suo vicino. Nel mentre, il cameriere aveva poggiato sul tavolo due bicchieri contenti del whisky. Aveva già provato quella bevanda, il Sig. Depp glielo aveva offerto alla maggior età. Non si era mai ubriacato, forse perché non aveva mai avuto qualcuno con cui farlo. Era, quella, la volta buona? Forse no, rientrare ad Hogwarts ubriaco non era una buona idea. Magari la prossima volta. «Provo questo allora. Ma come dovrei chiamarti? Di solito le persone si presentano per educazione, sbaglio?» Così gli era stato insegnato; quello straniero non era avvezzo alle presentazioni? Insolita come cosa. Prese il bicchiere con la mano destra e se lo portò alle labbra. Assaggiò il liquido ambrato e, una volta appurato che fosse di suo gusto, fece un lungo sorso. Non era un whisky pregiato, ma nemmeno scadente. Era consono al luogo in cui erano. «Non male.» Commentò, poggiando la schiena contro lo scomodo sgabello su cui era seduto. «Vieni spesso qui?»Se era un frequentatore assiduo del Paiolo Magico, poteva essere una valida fonte di informazioni per Aiden che aveva deciso di osservare le persone di quel posto che, incuranti di chi li osservasse, facevano mostra di sé e delle loro stranezze. Quasi sperò che lo fosse, così avrebbe potuto trovare un luogo in cui essere se stesso senza che nessuno lo giudicasse.
     
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