talk with a stranger.

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  1. Amon Spike Giles
     
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    i'm sleeping

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Mi ritrovo in un luogo piuttosto conosciuto ai maghi. Una sera normale, una notte sempre tranquilla per i miei gusti. O forse mi va bene così? Forse un po' di tranquillità farebbe bene anche a me. Sono solo, come sempre, ad un tavolino di quel pub molto affollato. Quel giorno non cerco vittime. Non cerco sangue di cui dissetarmi. L'ho già fatto prima, in realtà, ma non ho ucciso. Può ritenersi fortunata, quella persona, a parte il fatto che al suo risveglio si ritroverà due piccoli buchi sul collo.
    Ho ordinato un wiskey, un alcolico molto forte tanto per rilassarmi momentaneamente.
    Non c'è nessuno che mi disturba, che cerca di cominciare un dialogo con me. E non avrei desiderato di meglio. Dopotutto sono riuscito a trovare un tavolino abbastanza appartato, senza che l'euforia che invadeva quel locale mi scalfisse o mi recasse fastidio.
    Però li osservavo, solo per capire che motivo avessero per fare quel casino.
    “Quando il cielo basso e opprimente grava come un
    coperchio su lo spirito gemente in preda a lunghe noie, e
    abbracciando tutto il cerchio de l'orizzonte ci dà un giorno
    nero ancor più triste de le notti;”

    Mormoro, osservando quella gente intenta a divertirsi, a svagarsi. A ballare senza una musica in sottofondo.
    Bevo il mio wiskey, appoggiato allo schienale della sedia, che ho spostato verso sinistra per poter osservare al meglio quella gente. Il braccio destro appoggiato sul tavolo, l'altro braccio con la mano occupata dal bicchiere, appoggiato sulla gamba sinistra che è a sua volta adagiata sulla destra.
    “quando la terra è cambiata in umido carcere, dove la
    Speranza, come un pipistrello, va battendo con la timida
    ala i muri e urtando la testa nei soffitti tarlati;”

    Da buon vampiro della notte non posso non apprezzare Baudelaire e i suoi versi. Li ripeto quasi sottovoce, come se la stessi recitando all'orecchio di una persona.
    Noto un po' di uomini crollati sul proprio tavolo pieni zeppi di alcol. Scuoto la testa disgustato. Penso che siano la feccia della popolazione. Uomini depressi, senza alcun obiettivo nella vita. Inutili alla società. Mi chiedo come fanno a pagare.
    “quando la pioggia spiegando i suoi immensi strascichi,
    imita le sbarre d'una vasta prigione e un popolo
    muto d'infami ragni tende le sue reti in fondo ai nostri
    cervelli,”

    Non c'è un motivo preciso per il quale stia ripetendo questi versi. Sono semplicemente versi che mi sono venuti in mente in questo esatto momento. Niente di più, niente di meno.
    Un'anziana signora si diletta in quel ballo silenzioso. Allegri. Mentre io recito una poesia per niente allegra.
    “de le campane a un tratto scattano con furia e lanciano
    verso il cielo un urlo spaventoso, come spiriti erranti
    e senza patria che si mettano a lamentarsi ostinatamente,”

    Poco dopo noto un ragazzo avvicinarsi al tavolo vicino al mio e sedersi. Non gli rivolgo lo sguardo, non ho intenzione di parlargli.
    I miei pensieri sono diversi. Non possono che essere indirizzati esclusivamente a mia sorella. Mi chiedo spesso se sia ancora viva, se non abbia deciso di suicidarsi con un paletto nel cuore. O se magari abbia accettato il fatto che sia diventata un vampiro. Non so più niente di lei.
    «Ciao.» Ecco, come temevo quel ragazzo aveva provato a rivolgermi la parola. Non rispondo al suo saluto, mi volto un attimo per guardarlo e poi torno a guardarmi intorno.
    “e lunghi carri funebri, senza tamburi nè musica,
    sfilano lentamente ne l'anima mia; la Speranza, vinta,
    piange, e l'Angoscia atroce, dispotica, pianta sul mio
    cranio curvato il suo nero vessillo.”

    Finisco di ripetere quella poesia angosciante e subito dopo il ragazzo mi pone una domanda.
    «È la prima volta che vengo qui. Se non ti dispiace, potesti dirmi cosa vale la pena provare?» Ancora una volta, mi giro e lo osservo. Deve essere un ragazzo molto giovane. Ma sinceramente, che mi interessa di che età abbia? Mi rigiro e cerco il cameriere. Appena lo trovo, cerco di farmi notare e alzo il bicchiere, lo indico e alzo l'indice e il medio, per indicargli quanti bicchieri deve portarmi. «Sono Aiden comunque.» Il ragazzo si presenta. Aiden, nome semplice.
    Porto lo sguardo sul ragazzo, sposto la sedia, rimettendomi di fronte al tavolo e non più di fianco. “Tu non dovresti essere a scuola?” mi sembra davvero giovane. Non credo proprio che sia un adulto. A meno che non mi sbagli di grosso. “Sei un ragazzino.” finisco il mio wiskey e poggio il bicchiere sul tavolo. Intanto il cameriere mi porta i due bicchieri che avevo ordinato. Indico al cameriere di darne uno al ragazzo. Lui obbedisce e poi va via.
    Lo guardo, riportando il bicchiere pieno alle mie labbra e sorseggiando il wiskey.
    Mettendo giù il bicchiere faccio cenno al ragazzo di bere. “Volevi sapere cosa vale la pena provare qui, no? Ecco. Prova questo. E dimmi che cosa ne pensi.”
    Cosa voglio fare con quel ragazzo? Ucciderlo? Berne solamente il sangue, solo per il gusto di sapere com'è? Oppure lasciarlo in pace, senza toccarlo nemmeno? Non credo di saperlo. Dipende tutto da come si comporterà.
    Spike Giles

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