Now, speak!

With Michael.

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  1. Harris Jr.
     
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    Decidere per qualcun altro, era giusto o solo un mero atto di egoismo? La seconda opzione si addiceva meglio. Certo. Se non fosse stato per la gravità della situazione in cui versavano, anche se inconsapevolmente. Grace non aveva la minima idea del grosso rischio al quale, lui in primis, la stava esponendo. Per questo motivo, dal suo punto di vista, aveva agito da puro egoista. Gli andava bene così. Avrebbe preferito essere odiato. Ripudiato. Dimenticato. Ma sicuro di tenerla lontana dalle grinfie di colui che non si sarebbe fatto alcuno scrupolo nel colpirlo attraverso l’unica persona che contava davvero. Una pedina. Ecco cosa sarebbe stata, nelle mani di quel sadico burattinaio, già colpevole di atroci ingiustizie nei confronti di troppi individui, inclusi i suoi stessi figli. La sua risolutezza, però, non sortì l’effetto sperato. Doveva immaginarlo, vista la testardaggine della Johnson. Ciò che si era sentito di dirle, però, non esulava dalla realtà Lui non sarebbe mai stato il suo bene. La sua natura non era compatibile con quella di chiunque non fosse stato toccato da quella maledizione. Probabilmente avrebbe fatto meglio a lasciare Hogwarts, almeno fino a quando non fosse stato certo di poter gestire al meglio la sua forza e tutto ciò che derivava dal suo piccolo problema. Ne aveva avuto la possibilità ma, mosso da una forza ben più grande, aveva deciso di non coglierla. Rimanere al fianco di Grace, gli assicurava la possibilità di proteggerla da qualsiasi potenziale pericolo. Sì. Non considerando che l’insidia più grande si nascondeva proprio nel suo più profondo essere. Lì. Confinata da qualche parte, vi era il suo lato bestiale, contro il quale lottava per soffocarlo il più possibile. Senza particolare successo, ovviamente. Forse avrebbe solo dovuto imparare ad accettarlo. Una volta per tutte. Forse un giorno… Riflettendoci non sarebbe stata un’idea malvagia. Al contrario, continuare a colpevolizzarsi per qualche cosa che non dipendeva da lui, lo avrebbe condotto dritto alla follia, mettendo a repentaglio tutti i suoi affetti. Strinse la mandibola ed incassò l’invito ad andare a farsi fottere. Che poteva dirle? Probabilmente avrebbe reagito esattamente come stava facendo, giustamente, la Grifondoro, confusa dalle scuse gettate al vento che, di primo acchito, parevano prive di alcun senso logico. Ci aveva provato ad avvertirla. In tutti i modi. Mettendola in guardia più e più volte sul suo conto. Farla soffrire non rientrava nei suoi piani o, per lo meno, non lo avrebbe fatto intenzionalmente. Ci stava provando con tutte le sue forze ad essere un uomo migliore. Per lei. Per il loro futuro. Se mai ne avessero avuto uno insieme. Eppure ancora non riusciva a esprimere fino in fondo la sua essenza. Il perché stava tutto nella paura di perderla. Definitivamente. Ma per evitarlo, avrebbe comunque rischiato. Allora il gioco valeva la candela? A quel punto non sarebbe stato meglio vuotare il sacco e lasciare che fosse lei a decidere se fosse valsa la pena coltivare quel sentimento che, ora, ardeva in loro. Un sentimento martellante che impediva di lasciarsi andare, nonostante la quantità enorme di incomprensioni che vi erano state.
    Occhi negli occhi. Quei bellissimi occhi verdi che, come calamite, avevano attirato i suoi sin dal principio. Un tacito grido di disperazione. Lo poteva leggere. Chiaramente. Non provava rabbia ma paura. Paura di ritrovarsi a dover fare a meno di lei. L’unica che era riuscita a strapparlo dall’oscurità, permettendogli di riemergere dall’oblio di sé stesso. Le parole sarebbero state superflue. Tutto il mondo in quell’abbraccio. Un significato profondo. Rimase in silenzio per interminabili minuti e poi si lasciò andare a una delle più cruenti verità. Mettersi a nudo gli sarebbe costato più di quello che credeva. Si vergognava. Avrebbe voluto cancellare con un colpo di spugna tutti gli atti deplorevoli posti in essere, non solo durante il suo soggiorno in America. Partendo dal principio, Mike, si era macchiato di qualche cosa che lo aveva segnato per il resto dei suoi giorni. Il tentato omicidio nei confronti di suoi fratello era vivido nella sua mente. Ricordava ogni passo. Ogni rumore. E persino l’odore di sigarette, impresso in quella dannata stanza, teatro di quella scena. Il suo respiro pesante. L’angoscia mista alla determinazione di porre fine a quelle vessazioni, perpetrate per anni nei suoi confronti. Ne aveva abbastanza. Così come era saturo di tenersi per sé quei dettagli.
    ”Non ti biasimo.” Nelle sue iridi, balenò un senso di sorpresa. Che a Grace, David non andasse a genio era risaputo. Ma fino a quel punto? Da un lato la comprendeva. In fondo, suo fratello, aveva avuto più di una possibilità per imboccare la via della redenzione. Una di queste era rappresentata proprio dall’amica della rosso-oro. Eppure aveva lasciato che la sete di vendetta prendesse il sopravvento, offuscandogli la mente e rendendolo una specie di macchina da guerra, pronta ad esplodere, non appena ne avesse avuto modo. “Non è giusto ma è mio fratello!” Affermò. “Ho sbagliato.” Era diverso. Lo aveva sempre pensato. Non era fatto per la violenza e i sensi di colpa, come da previsione, si erano manifestati anche se a distanza di mesi. In quel momento, però, la situazione era ben più complicata. Il fatto che avesse posto fine alla vita di un uomo, faceva sembrare quel tentativo imbranato di mettere fuori gioco il fratello, una scaramuccia tra ragazzini. “Ha solo scelto la strada sbagliata, perchè nessuno si è mai preoccupato di indicargli quella esatta!” Era un mostro? Sì. Lo era per suo volere? No. Nessuno gli aveva mai insegnato ad amare, per il semplice fatto che non era mai stato amato o voluto.
    Ma no. Quella notte, David, gli aveva salvato la vita, permettendogli di tornare dalla sua ragazza. “David mi ha salvato.” Se non ci fosse stato lui, Dean lo avrebbe ucciso. Ricordava poco e niente di quei momenti. Solo immagini sfuggenti della sua trasformazione. Il dolore lancinante e il buio che ne era derivato subito dopo. Suo fratello si era scagliato contro il padre, avendo la peggio. Insieme si erano risvegliati. L’uno accanto all’altro. “È stato Dean a ridurmi in quel modo.” Ammise a denti stretti. “Quell’uomo è pericoloso.” Un figlio di puttana degno del suo nome. Un bastardo senza cuore. Godeva nell’infliggere il male. Aveva imparato ad obbedire al suo volere, solo ed esclusivamente in vista di un bene superiore. Continuava a perseverare sulla sua strada. Se avesse ottenuto la sua fiducia, mostrandosi devoto, probabilmente avrebbe avuto modo di distruggerlo dall’interno, senza particolari problemi. Sì. Ma questo voleva dire sobbarcarsi decine di morti, che si sarebbero accatastate sulle proprie spalle. Era davvero pronto a reggere un peso simile? Aveva davvero scelta? Se l’obiettivo finale fosse stata la libertà, essa aveva un prezzo.
    “Te l’avevo promesso!” Si sforzò di sorridere. Era proprio quello il motivo che l’aveva spinto a varcare nuovamente il cancello. Le promesse andavano sempre mantenute e lui di giocarsi la fiducia della ragazza della quale era innamorato, beh, non ci pensava minimamente.
    I sentimenti furono condivisi, trovando terreno fertile l’una nell’altro. Sensazioni evidenti che non aspettavano altro che emergere, anche se dettate da una grande frustrazione. Ricambiò quel bacio, desiderando che il tempo si fermasse lì, impedendogli di proseguire con il suo racconto che, prima o poi, avrebbe preso una piega così macabra da divenire quasi irreale. Impossibile agli occhi di chi guarda come immenso amore. Avrebbe temporeggiato. Rimandando l’inevitabile, forse. Sì. Ma rivelandole la parte più intima di quella verità che si era sempre tenuto per sé, nascondendola agli occhi indiscreti di quel mondo che non lo avrebbe mai compreso. “Farò di tutto per tornare sempre da te!” Avrebbe smosso mari e monti, se necessario, pur non avendo la certezza di ciò che sarebbe stato.
    “Sono sfuggito al suo controllo.” Principalmente era quella la causa che aveva scatenato le ire più funeste di Dean. “La sera del ballo ci ha richiamati all’ordine, se così si può dire!” Il carico da novanta scaricato sulla rosso-oro, gli sembrava eccessivo per essere rincarato anche del perché avesse preteso il loro ritorno. “Lo abbiamo raggiunto.” Le ferite riportate in seguito, parlavano da sole. “Me l’ha fatta pagare per la mia ribellione!” Lo disse con naturalezza, quasi come se la cosa non lo tangesse fino in fondo. “David si è schierato dalla mia parte, assicurandosi un posto all’inferno!” Da quella notte, le loro vite erano cambiate. “Ecco perché non sono il tuo bene, Grace!” Si spiegò meglio. “Con me saresti in costante pericolo.” Perché questo gli era stato destinato. Una situazione del cazzo. Ingestibile per un ragazzo di appena diciotto anni. “Se ti dovesse succedere qualche cosa, ne morirei!” La strinse ancora. Con più forza, sempre prestando attenzione a non esagerare, ma aggrappandosi a quel momento, come fosse la sua ancora purificatrice.
     
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