Now, speak!

With Michael.

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  1. yourgrace.
     
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    Grifondoro
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    Tutto deleterio. Tutto così assurdo, eppure, non accennava a raggiungere una fine. Un crescendo continuo dove sia il Serpeverde che la Grifondoro sembravano trovarsi al capolinea di quella che era la pazienza di entrambi. Perché sì, la Johnson ne aveva portata molta dall’inizio di quella che poteva finalmente prendere il nome di una relazione ma il tutto era iniziato ancora prima, prima ancora che stessero insieme ed una cosa aveva sempre caratterizzato il loro rapporto: il silenzio di Michael.
    Michael non parlava, non si sfogava. Qualsiasi cosa gli passasse per la testa, qualsiasi problema oscurasse l’azzurro gelido dei suoi occhi rimaneva lì dietro, celato, non trovando mai la via d’uscita che avrebbe messo a parte la Grifondoro smaniosa, invece, di rappresentare realmente qualcosa per il ragazzo esattamente come aveva cominciato lei a nutrire nei suoi riguardi. La sua roccia, la sua metà. Glielo aveva detto in passato d’essersi affezionata a lui nonostante il poco tempo insieme eppure, per lui, non sembrava essere sufficiente o almeno era quanto arrivava alla percezione della giovane donna che non più riusciva a mettere da parte quel sentimento che aveva preso ad agitarle l’animo. Era arrivata ad un punto di non ritorno. Non poteva più ignorare e, dopo aver ragionato sia da sola sia con l’ausilio delle persone giudicate da lei fidate, aveva deciso che il tempo dell’impasse doveva terminare. Lei meritava di sapere. Lei meritava e basta e non avrebbe dovuto pretendere niente di meno se davvero per Michael fosse stato lo stesso come per lei. Un rapporto alla pari, questo chiedeva.
    «So ciò che è meglio per te! Ribadì Michael quasi in un ringhio ignorando ogni buon senso di fronte alla rabbia, al fuoco che brillava nell’azzurro degli occhi della Grifondoro. «Semplicemente perché so di non essere il tuo bene!» Che idiozia! La bocca della bionda lasciò che un colpo di risa sgomenta abbandonasse le sue labbra. Era serio? All’apparenza sembrava davvero credere in quello che andava millantando, alla stronzata che altro non faceva che annebbiare ulteriormente la ragione ferita della Grifondoro spingendola ad infervorarsi cancellando ogni traccia dei freni inibitori posseduti, portandola a cadere nella mera scurrilità. Cosa che la giovane non era minimamente. Grace non era scurrile ma quando si lasciava andare a determinate imprecazioni più o meno colorite, si poteva intuire la gravità del disagio della giovane leonessa.
    «Fottiti» replicò quasi in una sussurro, minacciosa. Se lui non le portava rispetto prendendola così apertamente per i fondelli con risposte di uno stampo che nemmeno al medioevo lei, a sua volta, non si sentiva tenuta a rispettarlo. Era umiliante, triste che stesse finendo così. Mai Grace si sarebbe aspettata che quella relazione fosse destinata a concludersi in un modo tanto becero. In cuor suo sperava durasse per sempre ma sapeva che quello era frutto del retaggio dei sogni che film e telefilm le avevano messo in testa. Eppure, era così un peccato sperare? Sapeva il loro non sarebbe stato un idillio in quanto la loro relazione non era partita sotto la migliore delle stelle ed il fato non sembrava essere dalla loro mettendo sul percorso mille ed un problema ma che fosse proprio il verde-argento a mostrare una considerazione così bassa, così sessista mai Grace lo avrebbe detto. Mai vi avrebbe scommesso. Vi avrebbe messo la mano sul fuoco riguardo la nobiltà d’animo del Serpeverde. Invece. Quale orribile incubo. Delusa, amareggiata oltre che arrabbiata con sé stessa e con lui per ciò che quella discussione stava rivelando di entrambi.
    «Ma su una cosa hai ragione» Che faceva? La prendeva anche in giro ora? La scherniva? Dopo che fino a quel momento l’altro non aveva fatto che sostenere la sua tesi negando persino l’evidenza dei fatti spiattellata lì davanti a lui, nero su bianco avrebbe persino potuto metterla per iscritto.
    «Sentiamo!» Lo incalzò spronandolo a dar voce alla successiva sciocchezza di cui ormai aveva ben perso le speranze.
    «Nessuno può decidere per te. Non permetterlo mai!» Questa poi! La prendeva anche per il culo adesso. Ma no, basta! Basta davvero! La Grifondoro racimolò ciò che rimaneva della sua dignità, prese la sua fierezza e con sguardo deciso puntò a quello del Serpeverde in un ultimo disperato tentativo: quello di mettere in tavola sé stessa e nessun altro, completamente a nudo ed alla sua mercé dandogli la possibilità di fare di lei e dei suoi sentimenti qualsiasi cosa avesse voluto. Importava più qualcosa? C’era più qualcosa da perdere? Non agli occhi di Grace che con estremo coraggio pronunciò ciò che il suo cuore da tempo aveva identificato dando un nome a quel sentimento puro e spontaneo nato e provato per quel ragazzo tanto problematico quanto pieno di tristezza: amore. “Aggrappati a me” parve volergli dire, disperata in quell’ultimo tentativo di salvare il salvabile e, Michael, lo fece. Il verde-argento la strinse tra le sue braccia accogliendo silenziosamente la ribellione nata da quel cuore combattivo che non desiderava d’essere messo a tacere, mansueto ma che infine, stremato, si arrese a quelle braccia che stringendola parvero tenere in saldo tutti quei pezzi infranti. Grace si strinse alla sua camicia inspirando quel profumo solo e soltanto suo e chiuse gli occhi beandosi di quel calore e della forza con la quale la stringeva. Un balsamo in grado di lenire il bruciore delle sue ferite. “Non lasciami più andare!” Nel pugno strinse il tessuto mentre il dolce sussurro della sua voce decretò finalmente la resa. La resa per entrambi ma la rinascita di un nuovo “noi” più forte di prima. Forse. Titubante si sollevò dal suo petto facendosi leggermente più indietro quel tanto da consentirle di tornare a guardarlo in viso mentre incerta pronunciava quella che era la sua volontà di venire a conoscenza di ogni cosa. Era tanto? Era poco ciò che nascondeva? Sarebbe stata preparata a ciò che le sue orecchie avrebbero udito? La realtà era che la Grifondoro non avrebbe nemmeno potuto immaginarlo in quale sfida si sarebbe trovata invischiata. Lo vide incerto dinanzi alla sua volontà e, riflettendoci, provò a rendergliela più semplice fornendogli quello che avrebbe dovuto rappresentare un input atto ad agevolargli la partenza: la sua famiglia. Che gli Harris non fossero la classica famiglia tradizionale sponsorizzata nelle pubblicità babbane lo aveva intuito e, la breve frequentazione con il di lui cugino, Harry Barnes, gli aveva fornito piccoli indizi i cui puntini faticavano a legarsi nel suo pannello mentale dedicato al caso. Quanto aveva capito però la portava a credere, con un margine d’errore che rasentava lo scarso, che quella di Michael e di suo fratello David non fosse una famiglia nella quale albergasse l’amore ma, a dispetto della sua, nemmeno l’indifferenza. Da ciò che aveva visto sul corpo di Harry, la violenza scorreva gratuita nelle famiglie Harris-Barnes ed il rientro di Michael zoppicante era stato per lei la conferma a quel timore che era andato a stanziarsi come un germoglio infestante.
    «Il mio arrivo qui, Grace, non è stato casuale.» Esordì lui raccontandogli di come avesse scelto il castello scozzese unicamente per seguire il fratello.
    «L’avevo con lui.» Come dargli torto. Grace non faticava a credere fosse possibile un tale sentimento rivolto nei riguardi del moro in quanto proprio il ragazzo in primis non rendeva semplice la vita al prossimo facendo ogni cosa in proprio potere per suscitare disprezzo nella controparte. Lo faceva con tutti e forse, con lei, un pochino di più e per motivi del tutto sconosciuti alla Johnson.
    «Volevo portare a termine ciò che avevo iniziato mesi prima quando, una notte, ho tentato di ucciderlo Ucciderlo. Era una scelta casuale quel verbo? Un tentativo d’esagerare la percezione del sentimento nutrito... giusto? Grace aggrottò lievemente le sopracciglia. Le labbra si schiusero nel tentativo di domandare, di far luce ma la voce non uscì ed il verde-argento continuò, sguardo basso, il suo racconto.
    «Io e lui abbiamo ricevuto un trattamento differente.» Eppure non riusciva a nutrire un briciolo di compassione per l’altro. Quanto miserabile? Quanto piccolo doveva essere come uomo per scegliere di sfogare le sue frustrazioni su qualcuno le cui scelte non avrebbero potuto in alcun modo influenzare il loro destino. Michael non c’entrava niente eppure, David, aveva scelto la strada semplice prendendosela con un bambino invece che con i veri autori e fautori della sua miseria. Stronzo.
    «Non ti biasimo» sussurrò cercando le mani del ragazzo per intrecciarle alle sue. «Non è giusto ciò che ti ha fatto.» Ma ciò che aveva fatto lui? L’intenzione di uccidere? Si parlava davvero di questo? Il cuore accelerò il suo ritmo mentre l’inquietudine sedimentava nel suo ventre quasi potesse percepire la brutta notizia che l’attendeva.
    «Lui... Lui ti ha fatto del male?» David o suo padre? Quando era rientrato zoppicante cos’è successo? Cosa gli avevano fatto? Era stato David ad infliggergli quella pena o era stato suo padre? Non capiva e forse stava saltando temporalmente più avanti nelle sue conclusioni ma la foga di sapere era tanta così come il timore che quello fosse un episodio isolato. Avrebbe dovuto chiedere ed ottenere finché poteva o ci sarebbero state altre occasioni come quella?
    «In quei giorni, sarei voluto svanire nel nulla. Prima di varcare il cancello della scuola, ci ho pensato su. Se fosse la scelta giusta.» Se ne era pentito? Il cuore saltò un battito, angosciato all’idea che lui potesse sparire da un momento all’altro così come nell’incubo che, ricorrente, dalla notte in infermeria, tormentava la tranquillità dei suoi sogni. La famiglia lo avrebbe strappato portandolo via da lei?
    «Me l’hai promesso» mormorò in un soffio, il battito accelerato, ricordandogli le parole che gli aveva rivolto nel laboratorio di pozioni e in altre mille occasioni: sarebbe sempre tornato da lei. Così le aveva sempre ripetuto. Eppure, per quanto quella semplice frase avrebbe dovuto rappresentare un sollievo le implicazioni che nascondeva al suo interno erano molteplici ed ognuna causava una preoccupazione nell’ignara Grifondoro che altro non poteva fare se non aspettare. Aspettare l’ignoto. E se un giorno non fosse più tornato da lei? Ma questo, quantomeno, non sarebbe accaduto nel breve termine. No. Perché lui l’aveva scelta e, dichiarandosi, aveva sancito la condivisione di quel sentimento che faceva impazzire la giovane leonessa. Grace strinse le labbra abbassando di poco il mento mentre l’emozione rendeva lucidi i suoi occhi chiari, le mani strette in quelle del verde argento in una presa che pareva essere indissolubile agli occhi del mondo. Lui l’amava, l’amava come lei amava lui. Schiuse le labbra espirando via parte della tensione che le aggrovigliava le membra poi gli lasciò andare le mani ma unicamente per gettargliele al collo e baciarlo crogiolandosi nella consapevolezza di quel sentimento condiviso.
    «Torna sempre da me» sussurrò sollevando lentamente lo sguardo fino a scorgere i suoi occhi ricercandovi all’interno la sincerità della risposta.
    «T-tuo padre... cosa ha fatto?»
     
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