Now, speak!

With Michael.

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  1. Harris Jr.
     
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    Utilizzava il suo fare ermetico per evitare i problemi. Una tattica strana che, però, allontanava i giudizi altrui. Meno informazioni avevano sul suo conto, meno si sarebbero spinti a pronunciarsi sulle sue mosse. Si sentiva al sicuro dietro quella maschera indossata appositamente per evitare di rispondere a domande, spesso, scomode. Tutto bene fino a quando, la sua stessa modalità, si ritorceva contro, trasformandosi in un’arma a doppio taglio, pronta a conficcarsi nella sua carne e a mettere a repentaglio tutto ciò che aveva costruito a fatica, mettendosi in gioco e scommettendo su sé stesso, quando le circostanze non erano delle migliori. Grace era lì, davanti a lui. Nei suoi occhi le sfumature di una giovane donna confusa, impaurita. Come se iniziasse a mettere in dubbio la natura della loro relazione ed, in questo caso, lui non avrebbe potuto darle torto. Si era chiuso in sé stesso. Totalmente. Ignorando la realtà nella quale, a causa di forza maggiore, viveva. Ciò che era diventato. Ciò che provava. Tutti elementi che avevano contribuito ad innalzare quelle difese naturali che lo isolavano dal mondo circostante, quello fatto di quegli elementi reali che vertevano verso un solo punto: Mike aveva perduto la sua innocenza, privando un uomo della propria vita. Aveva volontariamente sottratto un padre ai suoi figli. Un marito a una moglie devota che, quel giorno, probabilmente lo attendeva tra le mura di casa sua, chiedendosi il perché del suo ritardo. Abbassò lo sguardo per qualche attimo, incapace di sostenere l’azzurro delle iridi della ragazza per la quale provava una vasta gamma di sentimenti o forse qualche cosa in più, se fosse stato possibile. Come poteva tenere a lui? Non meritava la sua attenzione. La sua gentilezza, né la sua comprensione. Niente di niente. Iniziò a credere che David nutrisse un briciolo di ragione. Solo la morte lo avrebbe sollevato da quel peso che avrebbe portato, per sempre, nell’anima. D’altra parte, quella ferita prima o poi avrebbe smesso di sanguinare e, nonostante non sarebbe mai riuscito a perdonarsi, forse, avrebbe trovato la pace, vendicando ogni singola vittima di suo padre, togliendo quest’ultimo di mezzo una volta per tutte. Il mondo, allora, sarebbe stato un posto migliore e tra lui e Grace non vi sarebbero più state omissioni o mezze verità. Una pura utopia al momento, ma aggrapparsi ai desideri era tutto ciò che poteva permettersi per tornare a respirare nuovamente, di tanto in tanto. La Grifondoro replicò di getto, decisa. L’atteggiamento del verde-argento, da quel che si poteva intendere, l’aveva ferita e neanche troppo superficialmente. Aveva scambiato il suo tentativo di lasciarle i suoi spazi, in un menefreghismo cosmico. Eppure avrebbe dovuto saperlo che non si trattava di ciò. Le fiaccole alle sue spalle presero a danzare, mosse da una forza invisibile. “Che cosa…” A cosa aveva assistito esattamente? “Grace!” Scandì il suo nome, lasciando a lei la possibilità di ribattere per spiegare quello strano avvenimento ma no, non era quello il cuore della questione. Non ancora, almeno. Rimase in silenzio. Impietrito da quella lapidaria risposta, sferrata senza neanche pensarci su. Il suo agire in buona fede, aveva provocato uno tsunami di incomprensioni da lasciarlo interdetto, impossibilitato a trovare una spiegazione valida che potesse colmare le perplessità avanzate da quella che, proprio in quel momento, sembrava più piccola che mai. “Perché mi fido di te.” Commentò semplicemente, dopo aver ossigenato adeguatamente il cervello. Era partito da presupposto che dietro al suo comportamento vi fosse qualche cosa di importante, una faccenda da risolvere nel più breve tempo possibile. “Se hai ritenuto opportuno raggiungere la tua amica, sarà stato per un motivo più che valido.” Un motivo che non lo riguardava di certo in prima persona, altrimenti sarebbe stato trascinato nella mischia dalla bionda stessa. Poteva anche comprendere il suo stato d’animo ma, d’altra parte, non si sarebbe mai permesso di risultare uno di quei fidanzati morbosi, inclini a reputare una ragazza di proprietà. Entità distinte. Ecco cos’erano. Persone differenti con differenti interessi e amicizie. “Non c’è nulla da capire, Grace.” Era esattamente ciò che sembrava e le paranoie non sarebbero servita a nulla, in quell’occasione. Certo, forse, la mancanza si era presentata in un secondo momento quando, distrattamente, si era lasciato scivolare il tempo tra le dita, barricandosi dietro a un muro fatto di silenzio, in attesa che fosse proprio lei ad infrangerlo con la sua presenza. Avrebbe potuto evitarselo, senza dubbio ma qualche cosa era andato storto e poi erano sopraggiunte notizie di famiglia che avevano smosso in lui ulteriori preoccupazioni. Ne aveva, così, approfittato per tenerla alla larga da sé e dai pericoli che ne sarebbero derivati. ”Ma perché non me ne hai parlato?” In un certo verso, beh, era abituato a scontrarsi contro atteggiamenti che non arrecavano affatto in lui contentezza. Ci aveva fatto il callo ma quella volta era stato diverso. Se in un primo momento il suo allontanamento l’aveva indotto a storcere il naso, ripensandoci a mente lucida si era convinto che, a parte invertite, si sarebbe comportato nello stesso modo, se a soffrire fosse stato uno dei suoi amici più cari. Aveva, quindi, stretto i denti, sorvolando sulle decine di interrogativi ce avrebbe voluto porre alla sua attenzione. “Voglio che con me tu possa sentirti libera.” Senza preoccuparsi di reazioni esagerate. “Libera di raggiungere in un qualsiasi momento una tua amica in difficoltà, senza dovermi delle spiegazioni!” Sospirò, consapevole che ne sarebbe uscito distrutto da quel faccia a faccia. “Libera di abbracciare un tuo compagno di squadra durante un festeggiamento.” Ed ecco le ulteriori differenze che trapelavano e sottolineavano l’abissale differenza tra lui e suo fratello maggiore. “Questo per me è alla base di un rapporto.” L’importante era che poi, al termine di questi episodi, sarebbe tornata da lui, tra le sue braccia e senza alcuna esitazione. Il tono di voce si elevò e quella che, oramai, aveva assunto i connotati di una vera e propria discussione, si accese così tanto da cadere in argomenti ben più grandi e quasi impossibili da affrontare con il semplice silenzio assenso. ”Perché non mi parli mai di niente?” Un colpo basso che, però, avrebbe dovuto aspettarsi da un momento all’altro. Aveva tirato la corda e, questa, ad una certo punto tendeva a rompersi. Percepiva la frustrazione ma non aveva scelta.
    “Basta, Grace!” Cercò di imporsi davanti a quell’impeto di rabbia mista a disperazione. Arginare un tipo come la rosso-oro no era semplice ma l’alternativa sarebbe stata investirla di informazioni che avrebbero giocato a suo sfavore, rendendola un bersaglio facile per coloro che non aspettavano altro che liberarsi di lui. “Faccio solo ciò che ritengo possa andare bene per noi.” La pazienza, lentamente, andava affievolendosi ma perdere il controllo avrebbe potuto mostrare in parte la sua natura animale, gettando al vento mesi di lavoro per celarla adeguatamente. No. Respirò a pieni polmoni, senza staccare i suoi occhi chiari da quelli della sua ragazza. “Posso non essere perfetto.” Sicuramente. “Faccio errori.” Più di quelli che si immaginava. “Sono umano.” O, almeno, era ciò che voleva credere. “Ma sto cercando di cambiare. Perché ciò che ero potrebbe non piacerti.” Era la prima volta che dava voce alla sua paura più grande. Peccato che non potesse spingersi oltre quel dato di fatto che l’aveva appena reso fragile e meno automa del solito. “Quindi, te lo chiedo per favore…” Basta. “Fidati di me.” La domanda che ne derivò, fu quasi di rito ma non bastò a spegnere quel fuoco che ardeva in lei, incontrastato. Perché non lo faceva? “Perchè sto facendo il tuo bene, Johnson!” La chiamò per cognome. Come se volesse dare un senso di solennità a quanto appena le sue labbra avevano lasciato andare. Serrò la mascella, conficcandosi gli artigli nei palmi di entrambe e nascondendoli adeguatamente alla sua visuale, fino a quando il dolore non lo riportò con i piedi a terra, ricercando nuovamente quella parvenza di calma. Lo stava portando fuori dalla grazia di Merlino e Morgana. “Non è la tua età. Cazzo!” I due stupidi anni che li differenziavano non avevano il benché minimo significato per lui. Non ci aveva neanche mai pensato a una frivolezza simile. “Stai zitta!” Ringhiò. Un rumore grottesco si sprigionò dalla sua gola. Non si era mai rivolto a lei in quei termini e gli piangeva il cuore ma non avrebbe tollerato ulteriormente quelle accuse gratuite mosse a suo carico. “Hai ragione! Non sai niente.” Che ne poteva mai sapere lei di ciò che era costretto a subire per non rischiare che diventasse l’oggetto dell’interesse malato di suo padre. “Se le cose stanno in questo modo, non vedo come possa esserci un futuro per noi.” Il cuore perse un battito. “Credi che io sia uno stupido? Che io mi diverta a fare lo stronzo?” Certo che no. Tenersi dentro quel fardello costava troppo. “Per il tuo bene, Grace, sopporterei ogni male. Che tu ci creda o no.” Ed è ciò che sto facendo!


    Edited by Harris Jr. - 28/11/2023, 09:20
     
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