Visiting hours

with Roy.

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    C’erano stati alcuni momenti, durante l’anno scolastico, magari in prossimità di verifiche o interrogazioni dove, la Grifondoro, aveva pregato un Dio nella quale aveva qualche remora a credere affinché la beasse della grande fortuna di un mal di pancia o di una febbre o di un qualche improvviso malessere indefinito – non grave – che le avesse risparmiato la terribile figura che avrebbe poi fatto con l’insegnante. Queste erano ovviamente esagerazioni poiché, tranne in alcune materie dove la sua goffaggine e inettitudine erano particolarmente marcate – pozioni ed erbologia, ndr. – nel resto delle materie la sua media poteva dirsi egregia. Certo, non era un genio con tutti Eccezionale ma il voto Oltre Ogni Previsione era orgogliosamente diffuso. Ciò che non aveva considerato però, ora che si trovava in quella suddetta situazione, era proprio la noia. In infermeria ci si annoiava. Che fosse per fingere un malessere o per un reale infortunio la noia mortale la faceva da padroni. Cominciava a credere che sarebbe morta di noia o peggio si sarebbe fusa in quel letto costituendo un nuovo essere vivente del tutto inedito.
    Grace non era quel tipo di ragazza alla quale piaceva stare ferma immobile a leggere un libro o fare semplicemente niente. Grace era iperattiva, doveva sempre fare qualcosa che questo fosse allenarsi, giocare con gli amici o perdersi in qualche attività di gruppo proprio perché la Grifondoro era un animale socievole che amava stare tra le persone e con le persone per quanto, tra tutte, al momento ce ne fosse una nello specifico a catturare la sua attenzione. Fosse dipeso unicamente da lei avrebbe lasciato che il Serpeverde monopolizzasse ogni attimo in quell’euforia data dai primi incontri atti all’esplorazione di quel rapporto che lentamente stava evolvendo ed accrescendo tra loro.
    Però, per quanto le sue conoscenze andassero a trovarla regolarmente e a turno in quei giorni di tassativo riposo, c’erano comunque dei momenti vuoti come quello nella quale la Johnson fissava sbuffando il soffitto incapace di trovare requie in quell’impossibilità di poter fare qualsiasi cosa.
    Il polso della dominante era andato ripristinandosi con la somministrazione di Ossofast del mattino ma lo stesso non poteva dirsi del ginocchio ancora in corso di rimarginazione. Il dottore, circondato da mille paia d’occhi, dopo un esame fisico piuttosto accurato e doloroso – le urla della Grifondoro erano arrivate fino alla Foresta Proibita – aveva sancito che sarebbero state necessarie due notti e tre giorni in infermeria con doppia razione giornaliera per sistemare quel bel danno che si era procurata in partita.
    Sbuffò lasciando cadere la testa sul morbido cuscino. Non ne poteva già più di stare lì ma l’infermiera aveva sentenziato che se avesse fatto di testa sua scendendo dal letto per fare cose non meglio definite il ginocchio sarebbe guarito male e questo avrebbe potuto poi causarle possibili dolori e/o ulteriori danni in gioco oppure, nello scenario peggiore che le aveva tratteggiato, se avesse messo piede fuori dal letto ed il ginocchio non fosse stato correttamente sanato questi avrebbe potuto non sopportare il peso del suo corpo e cedendo si sarebbe rotto nuovamente costringendola ad un ennesimo ricovero. Però era così difficile. «Che palle!» Esclamò sbattendo i palmi sul lenzuolo che le copriva la gamba fasciata quando un rumore di passi ed il tono basso di una voce maschile attirò la sua attenzione facendola immediatamente scattare sul materasso. Visite? Questo voleva dire che le attività della scuola erano finite e che presto qualcuno della sua cerchia sarebbe andato a trovarla rendendo quell’agonia meno terribile.
    «Hey Roy, ciao!» Un luminoso sorriso le si aprì in viso che però si spense quando spostandosi per sedersi meglio il ginocchio le mandò una piccola fitta d’avvertimento. «Che bello vederti. Come stai?» Piuttosto ironico che fosse lei a chiederlo considerato chi tra i due fosse costretto nel letto dell’infermeria. «Volevo ringraziarti ancora per ciò che hai fatto in partita, senza di te non avremmo mai potuto farcela.» Grifondoro non avrebbe mai potuto disputare il match senza qualcuno a coprire gli anelli e questo sarebbe stato un completo disastro poiché, senza giocatori, la partita sarebbe andata a tavolino ai Corvi. Il suo contributo – o sacrificio? – aveva permesso loro di disputare il match. «Quindi com’è stato giocare da titolare? Così male?» Ridacchiò, ricordava perfettamente quando il ragazzo aveva cercato di declinare la sua proposta adducendo l’inesperienza come motivazione di diniego – Tsk! – come se questo avesse potuto fermare una testaccia dura come quella della Johnson.


    Edited by yourgrace. - 26/8/2023, 12:07
     
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    Nella testa di Roy, durante tutte le lezioni di quella giornata, i pensieri erano rivolti verso una sola persona: Grace Johnson. E questi pensieri andavano da 'come diamine ha fatto, quella donna, a convincermi a giocare a quidditch?!' ad un 'quegli occhietti da cerbiatta. La colpa è di quegli occhi. Lei non ha bisogno dell'amortentia per far cadere un ragazzo ai suoi piedi.'
    Oppure c'erano pensieri come 'ma è in infermeria, si è fracassata il polso e il ginocchio, non posso maledirla!' e anche 'però si è fidata di me..chissà per quale motivo, si è fidata di me'.
    Ma oltre a questi, un solo pensiero lo attanagliava da quella mattina: 'devo andare a trovare Grace in infermeria'.
    Era l'unico pensiero che riteneva più importante degli altri. Dopotutto era una sua compagna. Dopotutto era una sua amica 'dopotutto è una ragazza stupenda, Roy!' scosse la testa, come a voler scacciare quella vocina che in fondo diceva semplicemente ciò che il giovane Grifondoro pensava su quella ragazza. 'non ci sono io nella sua testa, però. Pensa ad un altro, mica a me. E in effetti cosa ho fatto per fare in modo che accadesse? Niente!'
    Intanto la lezione di Storia della magia andava avanti e lui non stava ascoltando nemmeno una parola di ciò che stava spiegando. 'Ovvio che non hai fatto niente. Sei un coglione? Dov'è finito quel Roy che amava chiacchierare con le ragazze' “E non solo chiacchierare...” mormorò senza nemmeno accorgersene. Un suo compagno lo osservò confuso. Lui fece un gesto con la mano come a volergli dire che non c'era nulla di preoccuparsi e proprio in quel momento suonò l'ultima campanella della giornata. Quella era l'ultima lezione del giorno. Roy quindi raccolse tutte le sue cose, gettandole alla rinfusa dentro il suo zaino e corse dritto dritto verso l'infermeria.
    “Come posso iniziare?” mormorò, mentre si trovava a pochi passi dall'infermeria “Ehilà Grace! Come stai? Ma lei risponderebbe seccata 'come vuoi che stia? Ho il polso e il ginocchio frantumati. Bene, no?!'” sbuffò “Che testa di cazzo che sono. Tutto questo casino per una ragazza molto carina. Come se non ne avessi mai vista una.”
    Scosse ancora la testa e decise di entrare.
    Il sorriso della ragazza e quelle parole che disse lo tranquillizzarono. “Ciao Grace! Sto bene direi.” disse facendo un gran sorriso alla ragazza. Si avvicinò al suo letto ed ascoltò ciò che disse dopo.
    “Continuo a preferire di gran lunga il calcio al Quidditch” disse piano, facendole l'occhiolino “ti ho fatto un favore e l'ho fatto volentieri...anche se alla fine mi hai quasi costretto. Ma sono dettagli”
    fece un sorriso e aggiunse “Tu come ti senti, invece? Cosa ha detto l'infermiere, riguardo le tue ossa frantumate?”
    Si mise seduto su uno sgabello accanto al letto di Grace. “Mi dispiace che tu sia finita in infermeria...è stata una partita bella combattuta. Ah! E a proposito...scusa se non sono stato abbastanza bravo in porta...lo avevo detto. Faccio pena in questo gioco.”
    Non era mai stato un amante del quidditch e questo glielo aveva detto più e più volte. Ma almeno avevano vinto alla fine.

     
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    Per una ragazza come Grace la noia era il suo peggior nemico. L’immobilità, l’impotenza data da quella stasi che la costringeva a fissare il soffitto in pietra dell’infermeria la uccideva. Una logorante attesa la sua, nella certa speranza che qualcuno delle sue conoscenze varcasse quella soglia donandole un momento di svago che avrebbe reso quella stanza un po’ meno una prigionia. Non poteva farci molto, quelli dopotutto erano gli inconvenienti del mestiere per chi praticava uno sport e chi meglio di lei sapeva cosa volesse dire infortunarsi sul campo? A scherma le era capitato infinite volte e perlomeno lì, tra i maghi, le ferite erano un qualcosa di relativo. I maghi avevano un intruglio mirabolante per curare circa qualsiasi cosa e persino un danno ingente come lo era stato fratturarsi due arti su quattro, con la magia, era destinato a durare pochi giorni. Pochi giorni, le parole chiave che, agli occhi della Grifondoro rappresentavano circa l’eternità. Doveva solo avere pazienza ma Grace, la pazienza, non sapeva nemmeno dove stesse di casa. Sbuffò ancora tirando con la sinistra uno schiaffo alle lenzuola obbligandosi con tutte le sue forze a non agitare nemmeno le gambe sul materasso. Qualsiasi movimento della gamba sana sarebbe andato propagandosi direttamente a quella offesa e lì, sarebbero stati dolori. Ancora una volta sia il medico che l’infermiera l’avevano rimbeccata questa volta tentando persino la minaccia d’esonerarla per sempre da quello sport che aveva scoperto d’amare ma che la rendeva la paziente meno amabile della storia. «UFFA!» Sbottò capricciosa contro niente e nessuno di preciso fino a che il cigolio delle vecchie porte del castello non catturò la sua attenzione rivelando il primo visitatore di quella giornata che straordinariamente non si rivelò essere né Michael o uno dei suoi cari amici quanto uno dei poveri ragazzi che aveva tormentato quando erano alla disperata ricerca dell’ultimo membro da far giocare come titolare. Assurdo come in una casata come la loro la gente si lasciasse cogliere dall’ansia. Godric Grifondoro si sarebbe rivoltato nella tomba a vedere tutta quella codardia dilagante.
    Accolse il compagno di casa e, involontariamente, lo tempestò di domande al fine d’avviare una conversazione che la intrattenesse e distogliesse da tutta quella noia.
    «Quindi non sono riuscita a convincerti...» Scoccò la lingua sul palato scuotendo divertita il capo. Non capiva il suo punto di vista, dopotutto, aveva seguito il calcio babbano in quanto suo padre era sempre stato un tifoso ma non era mai riuscita ad apprezzare gli infiniti tempi morti presenti in quello sport. Grace necessitava di più adrenalina, adrenalina che nel calcio non vedeva.
    «Ti ho fatto un favore e l'ho fatto volentieri... anche se alla fine mi hai quasi costretto. Ma sono dettagli» non era certa di come prendere quelle parole. Per averlo fatto volentieri trovava quella frase abbastanza come un “rinfaccio”. Cercò di dire qualcosa ma non le uscì nulla così si limitò ad elargirgli un grosso sorriso preferendo focalizzarsi sulle attenzioni che il ragazzo riservò in riferimento alla sua salute. «Direi le solite cose che dicono a tutti gli sportivi. Che mi è andata bene, che sono stata fortunata» espirò, quella manfrina l’aveva sentita ormai infinite volte. Roteò gli occhi al cielo sorridendo bonaria. «Mi ha fatto una bella ramanzina sulle protezioni che a suo dire erano troppo larghe ma queste c’erano nello spogliatoio! Non è colpa mia! Comunque mi sono fratturata il polso che è già guarito» glielo mostrò fiera, «ed il ginocchio destro. Questo è rognoso! Devo prendere due volte al giorno l’ossofast. Ho completamente distrutto la rotula e a quanto pare ci mette mille anni a ricrescere. YEY!» Agitò il pugno. «Però vabbè è straordinario. Ero abituata al gesso babbano che dovevi stare lì i mesi ad aspettare... Qui si parla di giorni. È incredibile!» Continuò con entusiasmo prima di abbassare la voce e intimare l’altro di tenere quelle considerazioni per lui poiché se l’infermiera le avesse sapute la Grifondoro si sarebbe beccata un’ulteriore ramanzina visto il suo temperamento tutt’altro che accomodante. «Ma scherzi? Hai fatto del tuo meglio e non è affatto colpa tua. Hai avuto pochissimo tempo per allenarti e prenderci la mano. Nessuno ti dirà mai nulla per questo a maggior ragione che senza di te non avremmo potuto giocare il match.» Non c’era nemmeno da parlarne. «Magari... se ti andrà. Avrai tutto l’anno prossimo per migliorare... se ne avrai voglia... ?» Grace aveva abbassato lo sguardo per poi, rialzare quegli occhioni azzurri e limpidi sul viso dell’altro. Un nuovo tentativo di convincimento?
     
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    ROY HARGRAVES-V ANNO GRIFONDORO
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    Roy era un ragazzo che amava chiacchierare. Era uno che si divertiva a scherzare con gli altri. Ed era un ragazzo che adorava soprattutto parlare con le compagne. Si divertiva di più a chiacchierare con loro che con i suoi compagni maschi. Forse perché era un pervertito? Forse sì..
    Sta di fatto che quella ragazza, Grace, la trovava estremamente bella. Ne aveva trovate poche, come lei. E ne aveva frequentate abbastanza per accorgersi che quando parlava con lei diceva spesso delle castronerie. Tipo 'ti ho fatto un favore e l'ho fatto volentieri...anche se alla fine mi hai costretto...'
    Ma era uno che non pensava spesso a ciò che diceva o faceva e certe volte (molto spesso) nemmeno si rendeva conto che determinate cose potevano dare fastidio o essere interpretate male. Tipo in quel momento. Ma comunque lei non aveva risposto, se non con un sorriso.
    Il discorso, per fortuna, virò subito sulla sua salute, su come stava andando la guarigione. E, ascoltando le sue parole, Roy fece un sorriso. “Mi hai dato una buona idea per un prossimo regalo da farti per il tuo compleanno o per Natale!” disse divertito. “Almeno non userai più le cose che mette a disposizione la scuola. Però dovrò farti anche un altro regalo, perché questo lo sai già e non è bello così, no?”
    Poi la ragazza continuò a parlare, paragonando il tempo di guarigione nel mondo babbano rispetto a quello magico.
    “A volte mi rendo conto che siamo stati fortunati. Conosco un sacco di ragazzi nel mondo babbano, che si sono rotti almeno una volta un braccio o una gamba..o anche di peggio e dovevano rimanere per mesi con l'arto ingessato. E non immagini che brutto, quando la frattura è piuttosto seria e devono procedere con una operazione o con l'uso di un aggeggio di ferro per bloccare l'osso. Ne ho visti parecchio, tra i babbani”
    Non sapeva per quale motivo stava parlando di ossa rotte con una persona che aveva avuto due fratture nello stesso giorno, ma ovviamente ormai la cazzata l'aveva fatta.
    Infine, l'argomento cambiò nuovamente. Parlarono di lui e della sua prestazione. Lei non era affatto delusa dalle sue prestazioni. Dopotutto aveva avuto davvero poco tempo per prepararsi al meglio.
    E poi, come immaginava, arrivò quella proposta, con tanto di occhietti dolci che a Roy piacevano tanto.
    “Hai fatto di nuovo quegli occhi da cerbiatta.” mormorò distogliendo lo sguardo con un sorriso divertito “Sei brava a convincere le persone, sai?”
    Tornò a guardare la ragazza e scosse la testa con un sospiro. “Ci proverò nuovamente, va bene...ma se va male appendo la scopa al chiodo. Ok?”

     
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    «Aspetta, come?» Grace si tirò stranita indietro con le spalle incerta se quanto avesse udito dal ragazzo fosse realmente intenzionale o una battuta che aveva sicuramente sbagliato ad interpretare: non poteva parlare sul serio. «Stai scherzando?» Non era arrabbiata né tantomeno offesa ma semplicemente stupita dalla generosità dell’altro. «Guarda che costa un sacco quella roba! Non potrei mai accettare un regalo così costoso. Mi sentirei in debito!» Affermò sincera. Magari ecco avrebbe potuto regalarle un pezzo se proprio ci teneva ma l’intero set era sicuramente esagerato e non spettava a lui rimboccarsi le maniche per supplicare la madre a farsi sganciare alcune sterline da cambiare alla banca dei maghi, la Gringott. A quello in fin dei conti aveva cominciato a pensarci seriamente viste le minacce del personale medico della scuola che avrebbero, se non l’aveva già fatto, avvertito il professore stesso di verificare che ogni studente indossasse le protezioni della taglia corretta per non ritrovarsi come la Grifondoro. Sull’onda di ciò, pertanto, non avrebbe presentarsi nelle stesse condizioni e questo voleva dire con ogni probabilità coinvolgere Halley e sua madre per perorarne la causa. Sarebbe stata una gran rottura.
    «Sei molto gentile Roy ma non posso chiederti così tanto! Mi faresti contenta se continuassi a giocare però» azzardò accentuando il sorriso sul suo volto. Poi, il ragazzo, forse in imbarazzo si gettò in una disamina sui ragazzi babbani che conosceva descrivendole le fratture che doveva aver visto ai suoi amici. «Eh sì mi ricordo! Una volta a scherma mi sono fatta male anch’io, so bene che vuol dire! Anche se non mi sono mai fatta così tanto male… Non oso pensare come sia stare con quei ferri per fuori. Per fortuna la magia viene in nostro soccorso o non so proprio come avrei fatto col ginocchio», effettivamente non avevano tutti i torti a continuare a ripeterle quanto fosse stata fortunata anche se, capricciosa ed anche un po’ testarda, avrebbe preferito che glielo ripetessero qualche volta in meno nonostante avesse davvero messo a rischio la sua carriera sportiva.
    «Hai fatto di nuovo quegli occhi da cerbiatta.» Asserì il ragazzo abbozzando un sorriso. Che? Aveva fatto qualcosa di particolare? Grace non se ne era resa conto e non aveva propriamente idea di quale “potere” potessero avere i suoi grandi occhioni azzurro cielo. Erano sinonimo di purezza, d’innocenza ed involontariamente la ragazza li sfoderava quando tentava di convincere qualcuno a fare come voleva. «Non so cos’abbia fatto» ammise, «ma funziona?» Rise divertita ma allo stesso tempo incuriosita da quella possibilità. Era la prima volta che qualcuno le diceva una cosa del genere e scoprì farle piacere. Aveva davvero “un’arma” di quel calibro? Appena ne avesse avuto la possibilità la Grifondoro sarebbe scesa da quel letto per chiudersi nel bagno e, di fronte allo specchio, studiare la sua espressione, studiare i suoi occhi nel tentativo di capire se ci fosse effettivamente qualcosa di diverso nel suo sguardo. Anche Michael trovava i suoi occhi particolari? Doveva provare.
    «Sei brava a convincere le persone, sai?»
    «Quindi è un sì?» Replicò invece sistemandosi nel letto a modo da riuscire a sporgersi verso il suo interlocutore. Sgranò i grandi occhioni mentre un sorriso sincero le increspò le labbra carnose. Era un sì. «Ma è fantastico! Oh vedrai andrai benissimo!» Sminuì il suo pessimismo scacciandolo via con una mossa del polso nuovamente sano. «Ti serve solo allenarti e obiettivamente non ne hai avuto il tempo ma sono sicura che se da settembre facciamo le cose fatte bene e puoi star certo che Halley lo farà, andrai benone!» Ne era effettivamente convinta così come lo era stata quando, giocando con Nathan, aveva scorto in lui quella scintilla acerba di talento che lo aveva portato a brillare in partita dopo qualche allenamento. C’era chi aveva un talento ed il Grifondoro lo aveva, lo stesso avrebbe potuto dimostrarlo Roy.
    «Ma raccontami, avete festeggiato dopo? Oppure mi state aspettando? E tra i corridoi? Che si dice? Quali sono le novità?» La Grifondoro era da sempre stata estremamente curiosa ma stare lì rinchiusa in quella bolla isolata non le permetteva di venire a conoscenza delle ultime news. Un oltraggio per una come lei che stava sempre in mezzo alla gente.


    Edited by Dragonov - 23/10/2023, 07:51
     
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    ROY HARGRAVES-V ANNO GRIFONDORO
    Accetti ogni dettame senza verificare. Ti credi perspicace, ma sei soltanto un altro dei babbei.
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    La reazione di Grace se la aspettava. Sapeva che non avrebbe accettato un regalo così costoso, ma lui scosse la testa facendo un gesto con la mano “pff coi soldi che mi da mio padre, nemmeno se ne accorgerebbe. Pensa ai suoi figli più importanti.” fece un sorriso alla compagna “Ma tu non dovrai mica sentirti in debito! Sarebbe un regalo che mi va di farti, un modo per ringraziarti del fatto che credi ancora nelle mie capacità da portiere di quidditch! Potrai anche non farmi nessun regalo, tu”
    Roy era fermo nell'idea di quel regalo. Grace era una sua amica (anche se sotto sotto sperava inutilmente in qualcosa di più di un'amica, ma questo è un altro discorso) e per lui gli amici erano sacri.
    “Ormai ho deciso così” incrociò le braccia e guardò Grace, con un sorrisetto divertito.
    Non era un bel discorso da fare con una ragazza, infatti quando ascoltò Grace rispondergli, era come se una vocina nella sua testa cominciava ad insultarlo 'che genio che sei. Mi immagino se dovessi invitarla a bere qualcosa ai tre manici e tu te ne esci con:”oh sai, ieri il mio amico babbano si è spezzato l'osso del collo facendo parkour ed è schiattato. Che cosa assurda, vero?”. Lei scapperebbe senza dire una parola'.
    Roy non diede peso a quella strana vocina, anche se aveva tremendamente ragione. Aveva preso una discussione ridicola. Era uno strano comportamento anche per lui. Solitamente non faceva così con le ragazze. Perché con lei sì?
    “Già. Meglio non pensarci, però!” disse scuotendo la testa con un sospiro.
    Forse, quelle cose stupide che faceva in sua presenza erano proprio dovute al fatto che rimaneva come incantato dagli occhi della ragazza. Forse per molti erano dei semplici occhi azzurri. Ma a lui piaceva proprio il taglio di quegli occhi. Non sapeva come spiegarlo, perché era difficile pure per lui. Semplicemente gli piacevano i suoi occhi, punto.
    Roy rise assieme alla compagna ed annuì alla domanda “sì, direi che funziona”.
    Aveva accettato di continuare a giocare a quidditch, ora doveva solamente dare il massimo per cercare di migliorare e così magari avrebbe cominciato ad amarlo quasi quanto amava il calcio.
    “Cercherò di fare del mio meglio, allora. Mi allenerò e diventerò uno dei portieri più forti del calc...eeehm del quidditch della scuola!”
    Fece un altro di quei sorrisi alla compagna e poi cominciò con altre domande riguardo al dopo-partita. “Abbiamo fatto solo un piccolo brindisi. Non potevamo festeggiare senza di te! Quindi sbrigati a guarire...” poi si avvicinò a lei per parlarle sottovoce “che abbiamo rubato delle bottiglie di Wiskey dalle cucine.”
    “Beh, novità particolari credo che non ce ne siano...ma è possibile che io non ne sia a conoscenza eh? I corvi ci guardano un po' male, visto che li abbiamo sconfitti...ma è normale. Un po' di competizione ci sta tutta”
    Non aggiunse il fatto che lui si divertiva a prenderli in giro (anche se loro rispondevano, mimando le sue parate fallite durante la partita, scatenando l'ilarità di tutti i presenti). Doveva aspettarselo, in effetti.

     
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    «Pff coi soldi che mi da mio padre, nemmeno se ne accorgerebbe. Pensa ai suoi figli più importanti.» Di rimando Grace aggrottò le sopracciglia incapace d’interpretare al meglio quell’affermazione. Da ciò che poteva intuire Roy era di buona famiglia, anzi forse buona sarebbe stato riduttivo considerata la quantità di soldi richiesta per delle buone protezioni complete in linea con la sua taglia ma non capì bene la seconda parte di quella considerazione. Cosa voleva dire che suo padre pensava ai figli più importanti? Lui non lo era? E questi figli più importanti quanto prendevano invece di “paghetta”? La sola idea di tutti quei galeoni le faceva strabuzzare gli occhi. «T-tuo padre non... ?» Ti considera? Come chiedere senza essere indiscreta in quello che avrebbe potuto essere un nervo scoperto per quel ragazzo tanto gentile nei suoi riguardi? Tentò d’abbozzare la frase lasciando che fosse il ragazzo, nella sua replica, ad indirizzarla: se gli avesse dato modo magari avrebbe approfondito altrimenti avrebbe immediatamente compreso l’antifona lasciando che la visita prendesse una piega decisamente più allegra rispetto a quella flessione di tono.
    «Sì ma è tanto! È davvero tanto! Mi metti in difficoltà!» Cercò d’insistere al meglio che poté ma finendo per scontrarsi contro il muro della testardaggine rappresentato da un altro facente parte della sua stessa casa. Sapevano essere davvero snervanti i rosso-oro, finalmente lo comprendeva meglio quando Victoria si lasciava sfuggire commenti di quel genere che le strappavano sempre un sorrisino piuttosto compiaciuto.
    «Benissimo allora vedrò di allenarti personalmente. Se pensi che Halley sia tosta... HA! Vedrai cosa ti spetta!» Gli avrebbe tirato fuori il talento a forza, buone o cattive che fossero fino a ripagare il ragazzo di tutta quella generosità magari con un bel contrattino in qualche squadra dopo la scuola. Ambizioso? Forse giusto un po’... Magari era meglio aspirare a qualcosa più alla portata come poteva esserlo il secondo titolo di fila nella Coppa delle Case. Diamine, stava già parlando come Halley, già proiettata alle sfide future! Quella ragazza riusciva ad avere un’influenza assurda su di lei ma in positivo, riusciva a tirare fuori il meglio spronandola a mantenere la disciplina necessaria per riuscire. Sarebbe tornata più forte di prima in sella alla sua scopa.
    Con un certo imbarazzo, soprattutto da parte del ragazzo, tornarono a parlare delle ferite ed in qualche modo gli eventi li portarono a raccontare delle esperienze passate personali e per la maggiore che a differenza della giovane biondina avevano visto fratture ben peggiori della propria. Beh, se alla Johnson fosse stato chiesto avrebbe di certo specificato quanto fosse in realtà soddisfatta così e di quanto ne fosse a posto. Visto, provato, piaciuto... Mi fido! Non c’era bisogno di un eventuale bis, no?! Aveva imparato – in parte – la lezione.
    «Sì, direi che funziona» La Grifondoro si lasciò sfuggire un mugolio soddisfatto; quell’informazione era decisamente interessante e l’avrebbe sicuramente portata a sperimentare quella presunta skill a destra e a manca e soprattutto con il suo ragazzo perché Mike questo poteva definirsi oramai, no? Non ne avevano parlato né definito ma dal canto suo non sentiva la necessità di doverlo fare sembrava essere così da parte di entrambi.
    «QUIDDITCH! NON CALCIO!» Lo riprese immediatamente lanciandogli giocosamente uno dei mille cuscini disposti sul suo letto. La loro funzione era quella di lasciar riposare i suoi poveri arti offesi ma la ragazzina vi aveva certamente trovato un uso alternativo. Appena si ricomposero dalle risate e giochi fu nuovamente il turno della Johnson di tempestarlo domande questa volta incentrate sugli eventuali festeggiamenti, se ce ne fossero stati o se Nate aveva svolto il suo compito: cosa che aveva fatto. «Datemi qualche ora, il tempo di sistemare lui» – indicò il ginocchio – «e ci devastiamo!» Relativo in quanto non era decisamente nei suoi programmi quello di stare poi male ma poteva una ragazzina di soli sedici anni conoscere già il suo limite? Certo che no.
    «Vabbè i Corvi chi è che non guardano male? C’hanno una spocchia quelli... » Ed era un dato di fatto. O erano casi umani con determinate problematiche personali – tipo Madoka – oppure erano soggetti graziati dal lume della conoscenza che la usavano per vantarsi sul prossimo o, nel caso di mosche bianche, aiutando quel povero prossimo magari, tipo Hunter. «Ma in che senso il whiskey dalle cucine?! Aspetta, Aspetta! Questa devi raccontarmela. Chi eravate? Come... Dove? Ma non dovrebbero esserci alcolici a scuola! Quanto ne avevano?» Questa doveva saperla! Com’era possibile che fosse detenuto dell’alcool a scuola quando i regolamenti erano ben chiari su quel punto? Poteva assolutamente tornare utile per altri scopi più o meno consentiti in fin dei conti bastava non informare “gli spillati”.


    Edited by Dragonov - 26/11/2023, 20:38
     
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    Roy Hargraves | V anno | Grifondoro


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    La reazione di Grace mentre parlavano di suo padre lo sorprese. Si era, in effetti, reso conto che forse non tutti conoscevano la sua mirabolante storia. Anche perché Roy cercava di non parlarne. Quella parte della sua vita lo rendeva leggermente triste.
    “...Mio padre non mi considera così tanto come coi suoi figli legittimi.” in quel momento Roy divenne serio. Voleva davvero raccontarle quella cosa?
    “Insomma...i suoi figli con la donna che ha sposato li reputa migliori di me. Io sono solo il figlio di una donna con cui mio padre è stato per qualche periodo, di nascosto dalla moglie. Poi mia madre è morta e il paparino mi ha preso sotto la sua ala” sottolineò quest'ultima frase in modo sarcastico. “Quindi mi ha dato il suo cognome e sono diventato un Hargraves.”
    Aveva scelto, almeno per il momento, di non dirle il fatto che la madre venne uccisa da papà Hargraves. “Non ho idea del perché Mrs Hargraves non ha deciso di divorziare da lui. Forse per i soldi...ma poteva prendere comunque soldi, se avesse divorziato. Boh...sarà una donna masochista. L'unica cosa che so è che mi odia” Fece una risatina e guardò la compagna.
    Decise che non avrebbe voluto più parlare della sua famiglia quel giorno. Avrebbe risposto a qualche sua domanda al riguardo, se ne avesse fatta una.
    Grace continuava ad insistere sul fatto che sarebbe stato un regalo troppo costoso, ma ormai Roy era deciso e avrebbe cambiato idea.
    “Tu non devi pensare a nulla, Grace. Mi basta solo che mi alleni e mi fai diventare un bravo portiere.
    Il Gianluigi Buffon del Quidditch!”

    Era sicuro che la ragazzina non aveva la più pallida idea di chi fosse Buffon, ma andava bene lo stesso.
    Annuì a ciò che disse con un sorriso sulle labbra “Non vedo l'ora di cominciare gli allenamenti. Rimettiti in fretta!”
    Ormai era dentro. Si era sempre detto che non avrebbe partecipato al quidditch, appena entrò ad Hogwarts. Ma una ragazza dagli occhi stupendi gli aveva fatto cambiare idea. Strana la vita.
    Rise divertito, quando lei lo corresse, lanciandogli addosso un cuscino. Probabilmente si sarebbe divertito a confondere di proposito i due sport, solo per il gusto di far sorridere Grace.
    “Dai che le bottiglie sono pronte!” disse facendole l'occhiolino. Poi cominciò a fare diverse domande sul come fosse possibile che delle bottiglie di Whiskey si trovassero nelle cucine e come avevano fatto a prenderle. Roy alzò le spalle “In effetti erano nascoste dietro un mobile...chissà a chi erano destinate. É stata pura fortuna averle trovate.” E poi le raccontò quando le avevano prese e con chi ci era andato. Le disse che era stato un momento piuttosto divertente. Che entrare nelle cucine era stato molto facile e gli elfi li avevano fatti entrare con tanto di inchini e riverenze. Avevano preparato dolci e salatini per loro, da portare alla festa e di tanto in tanto gliene facevano assaggiare alcuni.
    Finì il racconto con la solita risatina divertita per poi fermarsi e guardare la compagna. Era assurdo: era davvero bella, soprattutto quando rideva. Il fatto che in pratica aveva una relazione con Michael Harris, era un grosso problema, a cui Roy non poteva farci nulla. Insomma, doveva farsene una ragione.
    “Quando esci, quindi?” chiese infine, guardando Grace. Almeno era in buoni rapporti, con lei. Era già una buona cosa.
    «Parlato»

     
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    Che dire? Non avrebbe insistito se quella era davvero la volontà del Grifondoro! Certo la metteva a disagio e non poco poiché la faceva riflettere in primis sulla sua situazione finanziaria che, a dispetto di molti suoi compagni di scuola, persino dei suoi amici più stretti, non brillava per il lusso che avrebbe potuto concedersi, anzi. La Johnson e sua madre vivevano unicamente dello stipendio di lei che molto umilmente svolgeva il lavoro di segretaria in un ufficio della Londra bene ed uno a questo punto avrebbe potuto pensare che la signora Somer godesse di una buona remunerazione... niente di più sbagliato, o meglio, era uno stipendio okay ma ciò non permetteva alla donna e alla sua oramai unigenita di vivere nello sfarzo. Un modesto appartamento, un’ordinaria utilitaria per auto. Questo era il tutto. Niente di eccessivo. Stavano bene e Grace era quindi da sempre stata abituata a cavarsela con poco, umilmente, con ciò che la natura le aveva dato come talento: lo sport. Chissà, magari un giorno sarebbe davvero riuscita ad entrare in una squadra famosa e questo le avrebbe consentito di ripagare completamente il mutuo che pendeva sul loro appartamento, magari sarebbe persino riuscita ad acquistare a sua madre una villetta! Sarebbe stata contenta di lei allora? O l’avrebbe ancora e ancora disprezzata come faceva assiduamente?
    «Mio padre non mi considera così tanto come coi suoi figli legittimi.» L’espressione sul volto della giovane si gelò. Figli legittimi, quindi lui non era... ? E Roy, forse leggendo la sua espressione interrogativa partì in una piccola spiegazione di quello che era il suo contesto familiare. Assurdo. Discutibile. Persino ingiusto. Dannatamente ingiusto. Le sopracciglia della biondi si corrucciarono ascoltando tutta quella dose di ingiustizie che il rosso-oro aveva dovuto subire del tutto gratuitamente nel suo contesto familiare. Come se fosse stata colpa sua nascere, come se, gravasse su di lui il peso dell’infedeltà di quell’uomo che gli aveva donato il suo cognome quasi fosse una concessione, un onore. Grace si scoprì ad odiarlo. Senza se e senza ma esattamente come odiava ogni forma d’ingiustizia.
    «O per vergogna magari. Per non farsi puntare il dito contro come quella che è stata tradita. Se ci pensi accettando ci fa una figura migliore. Tipo fosse magnanima...» Rifletté mentre lo sguardo si perdeva nel vuoto di fronte a sé. Che schifo. Si riprese. «Mi dispiace» asserì spostando lo sguardo negli occhi verdi del Grifondoro. «Nessuno dovrebbe subire o essere trattato come fosse di serie B. Tu non lo sei.» Affermò decisa salvo poi sbarrare i grandi occhioni azzurri rendendosi conto che quell’affermazione avrebbe potuto essere fraintesa, magari interpretata come pietà da parte sua:
    «Oddio scusa! Spero... spero non ti abbia offeso, insomma. Io volevo dire... Aaah!» Certe volte andava impelagandosi nei discorsi più complessi rendendosi conto poi della possibile gaffe pronunciata. «Mi farò perdonare. Assolutamente e sì... va bene, accetto il tuo regalo» ma lo avrebbe fatto solo in cambio di una condizione inderogabile: lo avrebbe allenato trasformandolo in un portiere provetto. La cosa sembrò entusiasmarlo accendendo di riflesso un sorriso sul volto della bionda. Era contenta di averlo reso felice con così poco accettando e proponendo quello scambio che di equo aveva poco ma era il minimo che era riuscita a strappare al ragazzo che dal canto suo non voleva proprio desistere sulla questione protezioni. Questo le avrebbe risparmiato grattacapi con la madre che tanto non si sarebbe curata circa la qualità della sua strumentazione magica. D’altronde non le era mai fregato niente! L’unico dubbio era insito nel suo ragazzo... Michael avrebbe storto il naso di fronte ad un dono di quella portata posto da un altro ragazzo? Il sorriso perse di un punto d’intensità. Ormai era fatta. Ci avrebbe pensato per bene poi. Non che avesse intenzione di mentirgli – lungi da lei! – ma magari imbastendo il discorso in un determinato modo avrebbe potuto indorare la pillola?
    «Un mobile... Mh. Sta a vedere che le avete fregate a qualche Serpeverde! Quelli hanno la Sala là sotto! Bella lì!» Gli allungò la mano a modo che l’altro potesse schiaffeggiarne il palmo con un “cinque” sonoro.
    «MISS JOHNSON È L’ORA DELLA POZIONE!» Riecheggiò una voce oltre le tende tirate che portavano nella piccola parte d’infermeria adibita alle visite. I lineamenti della Grifondoro si piegarono in una smorfia di disgusto:
    «Ewww! Non ne posso più! A saperlo che faceva così schifo non mi sarei rotta» bofonchiò arricciando il naso in direzione delle tende. «Se tutto va bene domani, se la tiranna mi lascia.»
    «Oh! Signor Hargraves che ci fa qui?! Non lo sa che l’orario delle visite parte dalle sedici? Forza! Fuori dalla mia infermeria!» Fece la donna impettita poggiando i palmi ai lati dei fianchi mentre dal grembiule fuoriusciva parte del flacone di Ossofast. «FUO-RI!» Strillò costringendo la Johnson a stringere i denti incassando il volto nelle spalle. “Grazie” mimò con le labbra prima che l’altro venisse definitivamente scortato fuori.
    «E lei se non la pianta di ribellarsi non vedrà una scopa nemmeno con il binocolo!» Questa era bella poi! Non aveva fatto nulla!


    Edited by Dragonov - 27/11/2023, 17:19
     
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    Quella visita era stata così bella per Roy, che non aveva notato affatto il tempo che passava. Il grifondoro era come perso nelle parole della compagna che non aveva nemmeno capito realmente cosa aveva detto e per quale motivo si era scusata dopo.
    Lui scosse comunque la testa, sorridendole “naaah non mi sono offeso! Perché dovrei?
    Comunque...si..potrebbe anche essere per vergogna. Ma io continuo a pensare che sia per i soldi perché sono convinto che lei se lo sia sposato proprio per affari.”

    sorrise contento, infine, quando finalmente accettò il suo regalo. “Bene! Allora aspettati un bel pacco per Natale.” le disse facendole l'occhiolino.
    Fece una bella risata, ascoltando ciò che disse dopo, quando parlarono delle bottiglie trafugate. “Uuuh può essere! É più bello rubare ai serpeverde.” battè il cinque a Grace e subito dopo sentì la voce dell'infermiera che si avvicinava alla ragazza.
    Assistette alla scena, facendo una smorfia nello stesso momento di Grace “Quanto ti capisco...è odiosa quella pozione...Dai che siamo pronti, in sala comune!”
    Poi si voltò verso l'infermiera, quando sentì il suo nome.
    “Da quando è cambiato l'orario? Non partiva alle quindici?” chiese, fingendo di essere convinto che in realtà l'inizio delle visite era alle tre del pomeriggio. “Vabbé ma sono quasi le sedici! Posso rimanere comunque, no?”.
    Evidentemente non era riuscito a convincerla, perché quel 'FUO-RI' non ammetteva repliche.
    E che gli rimaneva da fare? Salutare Grace e scappare via per evitare qualche ciabattata da parte dell'infermiera.
    Prima di correre via, però, Roy fece una cosa che forse Grace non si sarebbe aspettata. Si avvicinò al suo viso e le lasciò un piccolo bacio sulla guancia. Un sorriso in direzione della compagna ed infine corse via.
    “Si me ne sto andando! Va bene!” uscì dall'infermeria prima che la donna decidesse davvero di lanciargli qualcosa contro.
    E mentre tornava in sala comune, il giovane Grifondoro ripensava alla promessa che lei gli aveva fatto e, soprattutto al bacio sulla guancia che le aveva lasciato. Un semplice bacio sulla guancia, niente di malizioso, anche perché lei aveva già un ragazzo e lui non era uno di quelli che amava distruggere le coppie, ecco.
    Era solo un modo gentile per salutarla e per ringraziarla del fatto che si fidava di lui. Solo un bacio sulla guancia, come due bambini che si vogliono bene. Dopotutto erano entrambi Grifondoro. Erano amici. Solo amici.
    «Parlato»



    CONCLUSA
     
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9 replies since 2/8/2023, 20:58   240 views
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