Quell’atteggiamento crudele non l’avrebbe smosso di un millimetro. La pazzia –data da quel dolore lancinante che, oramai pervadeva il corpo nella sua interezza- sarebbe sopraggiunta di lì a poco, inesorabile, pronta ad avvolgerlo con le sue malate spire. Niente di tutto ciò, però, sarebbe riuscito a distogliere la mente da quell’obiettivo che l’aveva spinto a tornare in patria, dritto nel mirino di colui che non aspettava altro che forgiare la sua anima, così che potesse somigliare alla sua. Godeva nel vederlo soffrire in quel modo. Lo si leggeva nei suoi occhi scuri iniettati di puro sangue. Amava sentirsi addosso quel potere, così come amava essere dal lato della barricata in cui, ad ogni suo schioccare di dita, i suoi leccapiedi sarebbe corsi ad esaudire ogni suo richiesta. Lui era così. Né più, né meno. Un animale feroce. Un animale che non era mai stato in grado di prendersi cura neanche di coloro che aveva deciso, volontariamente, di mettere a quel mondo, rovinando la loro vita sin dal primo vagito. Cosa sarebbero diventati? Dei mostri? Troppo tardi. Lo era già da tempo. Eppure, Michael, in fondo a sé, sentiva che vi era quel margine di miglioramento su quale avrebbero potuto fare leva per iniziare a condurre un’esistenza, quantomeno, decente. Il riavvicinamento a David, ne aveva sancito i termini. Il loro capostipite sarebbe dovuto sprofondare negli abissi del non ritorno. Solo così avrebbero potuto conquistare ciò che possedevano per diritto di nascita: la fottuta
libertà. Davanti a quelle provocazioni, il Serpeverde, non riuscì a trattenere l’odio. Il suo istinto animale, rischiava di prendere il sopravvento. Il dolore corporeo, venne scavalcato da quello morale e il desiderio di afferragli il collo, lo assillava come non aveva mai fatto prima. No. Un suo passo falso lo avrebbe condotto, senza alcun dubbio, verso morte certa e tutti i suoi sforzi sarebbero stati inutili. Incassò il pugno in piena schiena e l’ennesimo calcio sulla gamba già fratturata. Infierire, d’altra parte, era sempre stata la sua inclinazione principale. Un disco rotto e vomitevole e tutto nella convinzione di poter traviare la mente di chi, sfortunatamente, si trovava a dover raccogliere quelle sentenze da quattro soldi. Un atteggiamento stupido e lascivo. Un atteggiamento che, prima o poi, l’avrebbe trascinato alla disfatta, senza neanche la possibilità di lottare per i suoi ideali del cazzo. Si portò una mano alla spalla, lì, dove vi era il segno di quel morso, quasi voler significare che gli apparteneva come figlio e come soldato del suo esercito di sfigati.
Il suo sguardo si spense, così come ogni suo sentimento. Le emozioni vennero a meno, proprio come avrebbe voluto per non arrestare la sua scalata alla conquista di quella fiducia paterna alla quale ambiva. Un gesto deciso delle mani e le lamentele del giovane auror cessarono improvvisamente. Il suo sguardo vitreo seguì la scia della sua voce.
”Allora non sei del tutto inutile.” La mano di Dean scivolò sulla spalla di un Mike attonito. Un attimo di intimità, rotta da un gancio destro in faccia.
Figlio di puttana. Quella violenza gratuita su di lui lo mostrava agli occhi di quel branco per quel che era: un pezzo di merda, senza un briciolo di intelligenza per renderlo un leader adatto a quello scopo. Si atteggiava come se tutto il mondo fosse ai suoi piedi ma, da qualche parte, vi era qualcuno pronto a sfoggiare le sue armi migliori per mettere fine a quel regime senza senso. O forse, il nemico si trovava più vicino di quanto potesse mai immaginare. Tra le sue mura domestiche.
Stremato. Privo di forze e di umanità, lasciò che decidessero per lui, senza neanche avere margine di giudizio. Le sue condizioni erano critiche. La sofferenza aveva raggiunto l’apice ma, apparentemente, non si sarebbe mai piegato a quell’evidenza, così da non dare quella soddisfazione al sadico davanti a lui. Sbarrò gli occhi e l’atmosfera familiare, spiegò quel che era appena accaduto. Insieme a Dean e al suo beta, James Bass, Michael si smaterializzò all’interno di una delle celle d’isolamento situate nei sotterranei di casa sua. Lì, dove anche David aveva affrontato la cerimonia della sua iniziazione. Dopo essere stato schiantato contro il muro, il leccapiedi numero uno del padre, si affrettò a legargli mani e piedi. Mike alzò la testa, ritrovandosi faccia a faccia con quell’inutile uomo:
“Hai paura, Bass?” Dai suoi movimenti sembrava agitato e, così, decise di provocarlo, con le ultime energie che gli rimanevano per risultare spavaldo e fastidioso. Harris gli fu davanti subito dopo e nonostante non fosse più nella sua versione più animalesca, si rese conto di non essere ancora soddisfatto della sua perversione. Lo portò al limite. Mike serrò la mascella. Soffocando le urla in quella stretta di denti potente. Piuttosto si sarebbe ingoiato la lingua, piuttosto di mostrarsi deboli a quelle nullità. Una. Due. Tre. Le maledizioni si susseguirono a una velocità implacabile. Quando finalmente cessò di attaccarlo, si avvicinò.
”Un ratto è più pulito di te.” L’umiliazione ricevuto era così grande da definire, una volta per tutte, su quale piano fosse l’odio nei confronti del suo vecchio. Non perse il contatto visivo ma, saggiamente, decise di non rincarare la dose.
Il cuore si fermò. Sì. Doveva essere così per forza. Il sangue gli si ghiacciò nelle vene quando, Dean, senza scomporsi, lo lasciò nelle capaci mani di James. Quel bastardo frugò nella sua mente, come il figlio di puttana che era. Il suo pensiero puntò Grace.
No. Se fosse venuto a conoscenza della sua esistenza, avrebbe fatto di tutto per impedire qualsiasi legame che potesse indirizzarlo verso sentimenti positivi. Dopo una lunga pausa, il silenzio fu rotto da una constatazione che lo sorprese.
”Non è lui ad avere qualcuno…” Cosa cazzo stava accadendo? Perché?
”… ma David, alfa.” Un’inquietante quiete calò fra quelle mura di pietra. Bass aveva appena rivelato a Dean la presenza della Wheeler nella vita del suo primogenito. Una notizia che sarebbe bastata a scagliarlo contro suo fratello e alla ragazza colpevole di cosa? Di avere un ruolo nella vita di David? Assurdo.
“Harris! Porca troia. Non toccarli. Torna qui!” Ti ammazzo con le mie mani. Si trattava pur sempre del sangue del suo sangue e di Halley, una delle più care amiche di Grace. Il padre uscì dalla porta, lasciandosi alle spalle la creatura che aveva appena creato.