"... qui siamo tutti matti."Freya 23/09/2023

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    Tassorosso
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    Rose Mia White

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    Ennesimo sabato di lavoro. Non mi era mai pesato, anzi lo trovavo stimolante anche se a volte mi riportava alla mente ricordi dolorosi ma alla fine riuscivo a distrarmi e a sentirmi utile. Adesso che non mi nascondevo più era ancora tutto più emozionante e a volte era come se l’adrenalina si impossessava di me e mi rendeva una nuova persona. Le mie colleghe, mi dicevano che sembravo molto cresciuta nell’ultimo periodo e che anche il mio modo di cantare sembrava evoluto come il modo di muovermi. Amavo la sensazione di libertà e di aver potere su me stessa e su questa decisione.
    Eccomi qui, a sistemarmi per una nuova serata di lavoro. Il costume da indossare era lì, sulla sua gruccia appeso a uno specchio leggermente appannato dal tempo e dall’usura con le luci posizionate nel suo perimetro per poter vedere meglio la propria figura. Adesso quella figura la guardavo, a volte con un pochino di esitazione ma non avevo paura e se mi veniva da provare quella sensazione che qualche mese prima si impossessava di me, diventavo ancora più testarda e non toglievo lo sguardo da me stessa.
    La sala iniziava a riempirsi ed era arrivato il momento di entrare in “scena”.
    Il Pub musicale del Wonderland era un posto particolare, poteva sembrare noioso rispetto alla discoteca ma… chi vi entrava una volta ci tornava ancora e ancora e ancora… In questo luogo e in questo mondo le apparenze ingannano. Durante il servizio ai tavoli con interruzioni canterine la maschera veniva indossata per proteggere chi vi era dietro di essa ma era chiaro che se qualcuno conosceva il soggetto al di fuori poteva benissimo arrivare alla conclusione. Durante la serata vi erano anche dei momenti di musica con uno dei dipendenti che si posizionava in un punto specifico della sala (uno spazio davanti ai tavoli dove vi era un pianoforte incantato) e cantava, anche su richiesta a volte. Proprio lì si dava il tempo di un cambio veloce di abito (viva la magia) e la maschera veniva meno, per chi voleva. io, di solito, la tenevo sempre su per non farmi riconoscere ma da quando avevo preso la decisione di “essere me stessa” anche in quel contesto, non la indossavo più. I miei colleghi e amici del locale, rimasero sorpresi la prima volta e non smettevano di complimentarsi, qualcuno mi aveva detto che aspettava questo momento da un bel po’.
    La divisa di quella serata, per me, era del personaggio dello Stregatto con tanto di orecchie e coda e la maschera abbinata.
    La serata del sabato iniziò con grande velocità e mi buttai nella mischia insieme ai miei colleghi per iniziare a lavorare. Il tavolo in fondo a destra era occupato dal solito e abituale cliente che era stato ripreso causa allungamento mani verso una mia collega e il nostro capo aveva gli occhi puntati su di lui mentre cercava di guardare tutto e tutti e si fermava a parlottare con vari clienti e amici. Mi avvicinai al primo tavolo e iniziai a prendere le ordinazioni, e nemmeno avevo iniziato la serata che la prima “ondata” di pazzia arrivò. Iniziò una musica molto ritmata e tutti noi dipendenti nella sala iniziammo a cantare e a ballare vicino al tavolo dove eravamo, ma non solo, anche il barman lo fece (come faceva spesso) e il ragazzo seduto al bancone lo stava guardando cercando di afferrare il bicchiere con la mano.. Avevo finito la canzone con un “Miao!” accompagnato dal gesto della mano e mi ero spostata mandando la mia prima ordinazione. Insomma la serata era iniziata e mi sentivo bene. La maschera al momento era su, mentre i miei capelli erano raccolti in due codini alti e grazie al mio “potere ereditario” ero riuscita a farli diventare di un viola acceso con tendenza al fucsia.
    Mi avvicinai portando il vassoio con l’ordinazione che posai agli ospiti con una piroetta. A guardarmi dall’esterno, a hogwarts, o nella vita di tutti i giorni, nessuno avrebbe mai scommesso sul mio coordinamento e leggiadria. Beh come si dice: “Sorpresa!”
    «A voi, cari signori. Miao!» e mi spostai verso un altro tavolo per poter servire senza a primo impatto guardare chi fosse.
    «BuonNONsera a voi! Miao! Benvenuto al Wonderland, cosa vi posso portare? Miao!»




    Edited by Rose Mia White - 25/9/2023, 05:21
     
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    Era sempre così con lei, raramente faceva quello che davvero desiderava fare, il più delle volte faceva quello che le conveniva e, puntualmente, se ne pentiva. Aveva accettato la proposta della Scamander solo perché così la rossa le avrebbe dovuto un favore, ma ne sarebbe valsa la pena? Quella sera avrebbe volentieri evitato ogni attività sociale, se ne sarebbe stata tranquilla e serena a poltrire nel letto a pensare a cosa fosse andato storto nella sua giovane vita per ritrovarsi a letto da sola il sabato sera. Invece no, la rossa le aveva fatto una proposta che avrebbe potuto benissimo rifiutare, e che invece si ritrovò ad accettare per Merlino solo sa che motivo. O meglio, il motivo era il suo lato calcolatore e preventivo, ma a volte avrebbe dovuto imparare a lasciar perdere.
    -Ti prego, scegline uno e andiamo- si massaggiò la base del naso con due dita seduta sul suo letto già pronta, con il suo abito nero e corto, mentre attendeva che Rain scegliesse un dannato vestito da indossare. Altri minuti passarono, minuti che la portarono ad avere un'ondata di empatia verso tutti quei poveri ragazzi che attendevano le loro fidanzate mentre si preparavano, ma lei non era la sua dannata fidanzatina e, di certo, aveva meno motivi per pazientare affinché l'altra fosse pronta. Quante palle.
    Il miracolo avvenne e, finalmente, lasciarono la stanza per dirigersi spedite verso l'uscita tra le lamentele della rossa sull'impazienza della compagna, e quelle di Freya perché oltre all'attesa infinita, ora doveva sorbirsi pure un'infinita camminata fino al luogo designato. Si perché, tra le varie regole presenti in quella scuola, non ci si poteva neppure smaterializzare. Ora, erano evidenti quali fossero i motivi per cui quella pratica non potesse avere luogo nel castello, ma non era il momento di una matura conversazione sui pro ed i contro delle regole vigenti, quello era il momento delle proteste sterili che non necessitavano risposta per dare sfogo alla frustrazione crescente. Comunque arrivarono e, una volta varcata la soglia, solo una domanda permeava nella mente della mora
    -Perché- più che una domanda era il suo modo di far sapere al mondo che non capiva il senso di qualcosa.
    “Vieni, andiamo al Pub musicale” e cosa diavolo era un pub musicale? Domanda che trovò subito risposta non appena seguì l'amica. La bocca si schiuse e gli occhi si assottigliarono passando in rassegna tutto l'ambiente circostante, mentre il personale cantava e ballava sotto i suoi occhi indagatori
    -Perché- di nuovo, quella parola detta a mezza voce non trovò risposta, avrebbe dovuto chiederlo alla mente che aveva partorito un progetto simile. Rapidi saluti a quello che, suppose, fosse il proprietario e, “finalmente”, vennero fatte accomodare ad un tavolo. Ora, aveva notato fin da subito di come ogni tavolo avesse un proprio, assurdo, tema che differenziava l'uno dall'altro ma, vedendo dove il ragazzo le stava accompagnando, si sarebbe voluta impiccare con la sua stessa collana. Peccato non fosse abbastanza resistente da reggere il suo peso e non sarebbe morta. Il tavolo davanti al quale si fermarono era interamente rosa, divanetti compresi, di un rosa confetto fastidioso per gli occhi, con glitter vari e qualche discutibile rappresentazione di piccole donne con le ali. Brividi.
    SQ4yl
    “Ho pensato che questo fosse adatto a te, a fata” fu l'incredibile uscita del cameriere che si rivolse direttamente alla Scamander. Freya, per tutta risposta, si portò una mano alle labbra, ma non sapeva se per nascondere una risata o un conato di vomito, non ebbe nemmeno il tempo di reagire che la rossa, probabilmente in preda ad un ictus, ridacchiò della battuta e si allontanò con il ragazzo prendendolo sotto braccio e mollandola da sola ad accomodarsi su quei divanetti rigurgitati da un unicorno, dove chiuse per un attimo gli occhi scuotendo appena la testa
    -Perché- ormai un mantra, riaprì le palpebre solo per osservare l'ennesimo stacchetto musicale di persone mascherate che, in teoria, avrebbero dovuto portare loro da bere. Ci si poteva fidare?
    “BuonNONsera a voi! Miao! Benvenuto al Wonderland, cosa vi posso portare? Miao!” per la seconda volta quella sera, la bocca della verde-argento si schiuse per lo stupore
    -Bau (?)- fu tutto quello che riuscì a dire in un primo momento, mentre le sopracciglia si aggrottarono studiano la figura della Tassorosso che, vestita di tutto punto, piroettava tra i tavoli da un cliente all'altro
    -Un.. L'erba del vicino è sempre più verde?- scrollò le spalle, stanca di farsi domande, quindi si poggiò contro lo schienale alto del divanetto su cui si era accomodata
    -Quindi è questa la vita segreta di una Caposcuola?- l'angolo destro della bocca si sollevò in un sorrisetto sghembo. La cosa si era fatta tutta un tratto più interessante. Si guardò rapidamente attorno, ma di Rain non vi era traccia. Tipico. La prospettiva di passare tutta la sera da sola a quel tavolo proprio non le piaceva, e non si poteva mai sapere chi si sarebbe potuto anche avvicinare, quindi riportò l'attenzione su Rose, la sorprendente Rose
    -Come funziona? Posso affittarti per la serata così ballerai per me? Oppure posso offrirti da bere così sarai obbligata a farmi compagnia?- il ghigno si allargò in un sorriso che, visto sotto una certa luce, poteva anche sembrare perfido. Eppure non aveva cattive intenzioni, solo un po' di curiosità e giusto un pizzico di noia generale.
     
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    Rose Mia White

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    Mi fermai con lo sguardo fisso sulla ragazza seduta al tavolo mentre riprendevo fiato dalla performance appena conclusa. La cosa di essere "scoperta" o riconsciuta, che un tempo mi avrebbe reso nervosa e impaurita, adesso mi lasciava solo senza parole, con il fiato leggermente sospeso ma nulla di così sconvolgente. E chi quella sera era arrivata proprio nel mio raggio di azione? Freya. Proprio la serpeverde doveva venire al pub? Mi guardai un secondo in giro, solo con lo sguardo, per cercare di comprendere se ci fossero altri suoi amici e mettermi l'anima in pace che poteva succedere di tutto, ma non ne vidi. Non che la cosa mi infastidiva più di tanto ma non amavo stare al centro di un gossip senza ne capo ne coda, anzi da quando la scuola era ricominciata non volevo proprio stare al centro di nulla.
    -Quindi è questa la vita segreta di una Caposcuola?- La sua domanda mi fece piegare leggermente la testa di lato mentre afferravo dalla tasca dell'abito un taccuino e una matita con un pompon pelosetto e fucsia all'estremità, in tono con i miei capelli e l'abito che indossavo. «Non ho nessuna vita segreta. E' un lavoro!» risposi tranquilla e secca ma allo stesso tempo senza alcuna tonalità di disagio o altro. Stavo per chiedere cosa volesse ordinare quando riprese con le domande. -Come funziona? Posso affittarti per la serata così ballerai per me? Oppure posso offrirti da bere così sarai obbligata a farmi compagnia?- Alzai lo sguardo dal taccuino e lo puntai su di lei con un leggero sorriso sarcastico «Nessuna delle due! Ti servirò io questa sera e se vorrai bere con me dovrai aspettare la fine del mio turno.» Eh già, non avevo declinato l'invito e questo era tutto dire ma, se mai avesse voluto, avrebbe dovuto attendere. Quel sorrisetto mi faceva salire il nervoso ma non potevo fare scenate o altro e soprattutto in quel momento della vita il lavoro mi serviva come non mai. «Ai dipendenti non si possono allungare le mani o offenderli oppure trattarli in maniera non consona... Se vuoi, e se puoi permettertelo, puoi richiedere una canzone specifica che venga cantata da un dipendente che ti piace o che ti ispira. La canzone non deve prevedere dello scherno per i dipendenti... solo intrattenimento.» Avrei osato una sola parola per descrivermi : Professionale. Chissà cosa frullava nella testa della serpeverde, non ero molto brava a decifrare le persone e forse nemmeno mi importava ormai cercare di capire i loro modi e toni.
    Mi voltai un secondo sentendo vociare alle mie spalle per poi ritornare al mio "ospite".
    «Cosa le posso portare? Miao!» chiesi cambiando tono e rendendolo gentile e dolce come una tenera gattina.
    Già, anche io sapevo "recitare", lo facevo da una vita intera e nessuno era mai riuscito a decifrarmi completamente. Arrivavano a conclusioni da soli senza pensare al contesto e a quello che ne poteva derivare, e alla fine finivo sempre in guai ancora più grandi senza che loro se ne rendessero conto. Le poche persone con cui mi ero aperta un pochino o stavo iniziando ad aprirmi erano tutte andate via, quindi meglio evitare che anche l'ennesima persona potesse prendere la decisione di scappare via da me e da quello che aveva intorno. Non che questo fosse un problema della persona davanti a me, ci conoscevamo per nome e di sfuggita. Certo, non era colpa mia se la vita metteva le persone davanti a delle scelte ma in qualche modo, riuscivo sempre a darmi la colpa. No, non dovevo avere questo tipo di pensiero, dovevo scacciarlo via. Ritornai a Freya «Come bevande alcoliche abbiamo i cocktails della discoteca e anche dell'ottimo vino...» Provai a concentrarmi mentre i rumori alle mie spalle sembravano aumentare, gente che entrava e prendeva posto ma non solo anche qualche problema con qualcuno troppo invadente. «Se, invece volete anche cenare, le posso consigliare la nostra lasagna a dieci strati... Miao! L'abbiamo anche vegetariana... Miao!» finì la frase piegando leggermente la testa di lato sembrando dolce e carina.
    Mentre attendevo l'ordinazione della ragazza, un rumore secco fece girare tutti e il tavolo numero 4, dove vi erano seduti cinque uomini, si era spostato in velocità verso il muro grazie a un colpo di magia e i cinque soggetti erano stati scaraventati verso la porta. La mia mano destra che impugnava la matita si spostò verso le lunghe calze tenute su fino a metà coscia dove vi si intravedeva una sporgenza e dove vi era la mia bacchetta.
    Il capo schioccò le dita e partì una musica con diversi effetti di luci verso il centro della sala dove vi era una mia collega che prese a cantare. «Accidenti a loro! Luridi...» dissi con tono disgustato e arrabbiato. Quei signori tutto il locale li conosceva molto bene, soprattutto noi ragazze. Purtroppo, in questo universo, i soldi facevano la differenza e quei cinque schifosi ne avevano a bidonate e puntualmente riuscivano a ritornare nel locale. Lo sguardo del proprietario si posò su ognuno di noi e quando mi resi conto che puntava anche me, mi ripresi e tornai carina e coccolosa come una gattina. «Quindi..? » chiesi voltandomi verso la serpeverde.



     
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    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


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    Non sapeva dire cosa l'avesse lasciata più sorpresa, se l'arredamento strano e fantasioso, o il personale che, mentre girava per la sala, si dilettava in balletti e canzoncine insolite che ritardavano il servizio. Ora aveva capito cosa fosse un pub musicale. Ci sarebbe tornata? Probabilmente no, troppo eccentrico per chi, come lei, preferiva accompagnare i suoi drink alla tranquillità di una semplice chiacchierata o da assoluto silenzio come un alcolizzato qualsiasi. Tuttavia ormai era li, dopo una sfacchinata non da poco, e non aveva alcuna intenzione di tornare da dove era venuta senza una lunga pausa nel mezzo, Rain gliel'avrebbe pagata, questo era poco ma sicuro. Si accomodò al tavolo che sarebbe stato più adatto ad una bambina che sognava di diventare una principessa e, poco dopo, si rese conto che la sorpresa maggiore doveva ancora arrivare. Osservò divertita la ragazza che era giunta a prendere la sua ordinazione, chi lo avrebbe mai detto? La Tassorosso, a scuola sempre così pacata e dimessa, che si metteva in bella mostra cantando e ballando per i clienti senza il minimo turbamento. Sempre detto che le persone erano strane, si mostravano in un modo, per poi essere tutt'altro. Nella sua mente, la giovane tassa venne catalogata sotto “esibizionista”, aggettivo che mai avrebbe pensato di affibbiarle, ma ora si domandava quali altre cose curiose ed affascinanti poteva riservare e, in modo quasi automatico, la invitò a restare per farle compagnia così che, magari, avrebbe potuto scoprire altri segretucci che l'avrebbero fatta divertire
    “..se vorrai bere con me dovrai aspettare la fine del mio turno” le sopracciglia della Riis scattarono automatiche verso l'alto mentre la bocca si storceva in un'espressione eloquente. Freya non avrebbe aspettato neppure la sua amica, una volta bevuto quello che voleva se Rain non fosse tornata l'avrebbe mollata senza alcun senso di colpa nel locale e se ne sarebbe tornata tranquilla e beata in camera, cosa faceva credere a Rose che avrebbe atteso paziente la fine del suo turno? Tutto quello che poteva offrirle era il tempo di un drink, tempo indefinito vista la tendenza a ballare ogni venti secondi, lasciando gli assetati in attesa delle loro ordinazioni, ma nulla di più
    -Ed è una cosa lunga?- domandò sbuffando più per la noia che immaginava avrebbe provato finché fosse rimasta sola al tavolo. Ecco cosa guadagnava nel cercare di fare la simpy con chi nemmeno conosceva, ma Rose la sorprese ancora, facendole corrucciare le sopracciglia e obbligandola a guardarla con un'espressione a metà tra il divertito e lo sconcertato
    -White, esattamente cosa ti fa credere che vorrei allungare le mani su di te?- mai si era sentita tentata in questo senso, da nessuna ragazza, e certo non credeva di darne l'impressione -Credevo fossi una gran timidona, e invece sei così sicura di te?- domandò divertita mentre un mezzo sorriso le incurvava le labbra. Non si finiva mai di imparare, ma certo questo non era sufficiente a farle venir voglia di cambiare sponda -Puoi sempre provare a dedicarmi una canzone d'amore e vedere se riesci a farmi cambiare idea- ora si che stava scherzando, non tanto per il possibile tentativo, quanto perché proprio non voleva saperne di sentire un''altra canzone. Ed ecco che la mora tornava a stupirla, chiedendole l'ordinazione come se non fosse stata la prima cosa ad averle riferito appena giunta da lei, ma provò a giustificarla immaginando uno stupore iniziale nel ritrovarsi una compagna di scuola a lavoro. Vero anche che, se lavorava in un locale di fianco alla scuola, avrebbe dovuto essere abituata alla presenza di persone che poteva conoscere almeno di vista, ma questo Freya lo tenne per sé. Un disturbante trambusto la fece voltare di scatto così che i suoi occhi smeraldini si posassero su un gruppo di uomini che veniva scaraventato verso la porta, difficile dire se li stessero cacciando o fosse una specie di giochetto sadomaso offerto dal locale, non sapeva davvero dire cosa aspettarsi da quel posto che ancora non aveva ben compreso. Se non altro avevano movimentato la serata! C'era una legge non scritta secondo cui, se durante una serata nessuno veniva sbattuto fuori, allora non era una buona serata
    -Sempre un L'erba del vicino è sempre più verde- rispose posando di nuovo gli occhi sul menù, avendo già dimenticato il nome del drink, sperò solo non ci volesse più tempo per pronunciarlo che a berlo -Bau- aggiunse infine per non essere da meno, piegando la testa nella stessa direzione della ragazza. Accavallò le lunghe gambe e poggiò le spalle contro lo schienale glitterato, pregando Merlino e tutti i suoi avi che non le restassero luccichini attaccati al vestito o ai capelli -É sempre così movimentato?- domandò quindi attendendo che la ragazza finisse di segnare la sua ordinazione. Ora c'era solo da capire quanto tempo ci avrebbe messo a finire il suo turno.

     
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    Tassorosso
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    Rose Mia White

    Quella serata di lavoro, che era partita nella normalità, si stava rivelando interessante o almeno non noiosa come mi immaginavo. Era da un pochino che non vi era nessun movimento in quello che facevo al locale e per quanto, solo qualche mese prima, mi avrebbe potuto innervosire, adesso mi faceva viaggiare tra menefreghismo, stizza e quasi divertimento. Come cambiavano le cose in pochi mesi!
    -Ed è una cosa lunga?- La guardai senza darle un eccessivo peso e risposi «Eh vedi tu, di solito il mio turno finisce con la fine della serata. Posso, al massimo, lasciare qualche minuto prima...» Il sabato, il locale era pieno e non aveva un orario preciso di chiusura, al mio capo piacevano i soldi e a volte la chiusura era arrivata anche alle quattro di mattina. Il discorso si spostò per varie ragioni, che dipendevano sul mettermi in allerta con tutto e tutti, sul discorso regole ma non fu preso come doveva essere e non so perchè questo mi fece leggermente sorridere e poi la conclusione della serpeverde mi fece alzare lo sguardo e avvicinarmi leggermente a lei «Mi conosci così bene da sapere quanto sono timida? Errore che commettono tutti: giudicare senza sapere.» Ero stufa che le persone giudicassero tutto dall'apparenza. Avevo avuto delle ottime ragioni per comportarmi in certi modi in alcune situazioni ed erano ragioni molto forti ma nessuno si soffermava mai oltre o almeno poche persone. Era anche vero che ero diversa. Non ero completamente un altra persona ma la vita mi aveva messo davanti alla scelta di vivere o morire e siccome la morte l'avevo già presa in passato come soluzione, questa volta avevo ben pensato di provare a vivere e dimostrare che sapevo cavarmela e che non ero la ragazzina che tutti pensavano di conoscere. C'era un mondo enorme dentro di me e potevo affermare che solo una persona conosceva abbastanza, ed era Kynthia. Il resto avevano sempre deciso che ero debole, che ero io a non volere alcune cose, perchè vedevano la mia vita e si sentivano in dovere di giudicarla per poi elargire lezioni senza conoscere davvero il mio mondo, mondo che ormai sembrava essere andato in pezzi e che stavo ricostruendo.
    Un attimo dopo Freya lanciò la sua "provocazione" da ragazza super spiritosa. Questa volta la risata mi uscì veramente «Sei davvero spiritosa! Non sono interessata... » Lasciai sospeso. Non ero interessata all'amore? Non ci credevo più? Sbagliato! In realtà, lo sapevo bene, che nell'amore purtroppo ci credevo ancora ma ero scottata e non credevo che qualcuno potesse amare me. Non solo nell'amore semplice ma anche in quello amplio del termine come amore tra due amiche o amici o amore tra persone che si conoscono da tanto. Avevo perso tutto e ancora non avevo trovato nemmeno io l'amore per me stessa. Finì con un bel sorriso prendendo carta e matita prima di voltarmi per il trambusto appena accaduto. Ero schifata da quegli esseri che non riuscivo nemmeno a nominare come umani ma ritornai sulla mia cliente. All'ennesimo "Bau" della ragazza scossi la testa con un mezzo sorriso«Hai un talento, dovrei proporti come mascotte al locale!» Sorpresi vero? Lo ero anche io! Non sapevo alcune frasi da dove mi uscissero, il problema era che a volte parlavo senza riflettere e senza attivare i soliti freni inibitori, che fino a qualche mese prima mi avevano resa la Rose che tutti conoscevano . Era un bene o era un male? Questo non lo sapevo. «Beh... ammetto che a volte è anche peggio, come alcune sere invece è tutto nella norma! Diciamo che gli stronzi ci sono spesso e l'alcol aiuta ad esserlo di più.» Feci spallucce, lasciando intendere che alcune situazioni erano anche andate oltre e mi facevano ribrezzo.
    «Perfetto! L'erba del vicino è sempre più verde! Ottima scelte!» Ero sincera, adoravo quel drink. «Torno subito con l'ordinazione!» Aggiunsi allontanandomi e andando verso il bancone. Mentre passavo, per ordinare il drink qualcuno mi fermò dalla gonna. Mi voltai con un sorriso «Mi dica... In cosa posso servirla? Miao!» L'uomo sulla quarantina mi fece chinare e mi sussurrò qualcosa all'orecchio «Porterò la sua richiesta al capo e se potrò l'accontenterò.» Mi avvicinai al bancone e ordinai il cocktail di Freya per poi avvicinarmi al padrone del locale e parlare qualche minuto con lui. Fece cenno di si con il capo e mi spostai. Andai a recuperare il drink e passando dal tavolo dell'uomo con i suoi amici mi fermai un secondo confermando il suo ordine. Mentre io mi allontanai da quel tavolo per raggiungere il posto della mia compagna, il proprietario si avvicinò ed incassò del denaro che era il conto della proposta dell'uomo.
    Appena arrivata vicino al tavolo di Freya posai l'ordinazione con degli stuzzichini «Questi sono offerti dalla casa...»Si, li avevo aggiunti io, suvvia un po' di gentilezza non guasta, no? Non feci in tempo a posare il tutto che una musica presa a riempire tutto il locale. Chiusi un secondo gli occhi, sospirando rivolta verso la serpeverde e poi stampandomi un dolce sorriso mi posai sul suo tavolo con la mano ed iniziai a cantare.
    I'm wide awake
    I'm wide awake
    I'm wide awake
    Yeah, I was in the dark
    I was falling hard
    With an open heart (I'm wide awake)
    How did I read the stars so wrong?
    (I'm wide awake)
    And now it's clear to me
    That everything you see
    Ain't always what it seems (I'm wide awake)
    Yeah, I was dreaming for so long

    I wish I knew then, what I know now
    Wouldn't dive in, wouldn't bow down
    Gravity hurts, you made it so sweet
    'Til I woke up on, on the concrete
    Falling from cloud nine
    Crashing from the high
    I'm letting go tonight
    Yeah, I'm falling from cloud nine
    ...

    Quello che avveniva ogni volta, anche quella sera successe. La musica mi prese e mi trascinò nel mio mondo mentre la mia voce sembra uscire ed inondare tutto il locale come non mai. Sorprendevo anche me stessa e mi sentivo diversa. Forse non avevo avuto molto da mia madre ed ero ancora arrabbiata con lei ma questo era il "dono" che mi aveva lasciato.
    I movimenti fluidi e ben a ritmo, mi facevano trasformare in una Rose diversa, non sbagliata, ma semplicemente diversa.
    La mano si staccò dal tavolo della serpeverde dopo qualche secondo e con dei passi iniziai a muovermi tra i tavoli.
    La canzone era stata una richiesta di quell'uomo e dei suoi amici e così come di consuetudine mi avvicinai a loro. Ero comunque "esperta" della situazione e non rimasi ferma li ma continuai a muovermi mentre le luci sembravano seguirmi fino al primo ritornello quando poi alcuni miei colleghi si misero a ballare con me.
    I pensieri, i problemi, le paure e persino Freya sparì. La musica ed il canto avevano un potere assurdo su di me.
    Girare e cantare e come finale mi ritrovai a concludere al tavolo di Freya senza che io me ne rendessi conto. Come sempre non badavo al dove, al come e al quando perchè finivo in un mondo tutto mio dove stavo a meraviglia e dove mi sentivo me stessa.


     
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    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


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    Freya si guardava attorno e, se ad una prima occhiata poteva sembrare curiosa o sconcertata dall'ambiente, in realtà lo stava solo studiando. Erano giorni, forse mesi, che si stava interrogando sulla possibilità di trovarsi o meno un lavoro per poter iniziare ad essere meno di pendente da quei genitori i cui piani non combaciavano, di certo, con quello che avrebbe voluto per la sua vita. Fare la cameriera non sembrava eccessivamente complicato per lei che non aveva alcuna esperienza, fintanto che fosse riuscita a deambulare reggendo un vassoio tra le mani non vedeva grosse difficoltà. Il problema era trovare il locale giusto, dubitava che quei costumi, i balletti e le canzoni potessero fare per lei, e persino la clientela pareva essere bizzarra per quanto, in quel momento, lo fosse anche lei e forse proprio per quello arrivò al punto di chiedere alla giovane tassa di unirsi a lei e farle compagnia
    -Peccato che io debba tornare a scuola entro mezzanotte- tamburellò sul quadrante dell'orologio da polso con fare distratto -Tu come fai? Torni a casa o hai una camera qui?- domandò più che altro per farsi un'idea di come fosse strutturato il lavoro perché, ancora, non aveva del tutto accantonato l'idea di far ubriacare la gente sperando in ottime mance. Quello che avvenne in seguito fu, per la serpe, alquanto surreale. Freya ghignò nel tentativo, apprezzabile, di Rose di darsi un tono
    -Giudicare senza sapere- inclinò la testa di lato osservano meglio la ragazza che voleva fare la misteriosa. Non aveva poi tutti i torti, le persone affrettavano giudizi perché riflettere richiedeva troppo tempo -Si, le persone giudicano sempre, mettiamoci l'anima in pace e facciamocene una ragione. Di solito lo fanno in base a quello che mostriamo- lei, per esempio, si era mai chiesta cosa mostrasse? La verde-argento credeva fosse intrinseco nella natura umana farsi un'idea di tutto ciò su cui si posava lo sguardo, a volte in modo affrettato ma, spesso, ci si prendeva anche -Non è quello che hai fatto anche tu credendo volessi palpeggiarti?- il ghigno si allargò, in fin dei conti le aveva solo chiesto di unirsi a lei per un drink, non aveva pensato di poter essere così fraintendibile. Tuttavia capiva il punto, costantemente vessata dal giudizio di sua madre solo per quella che era diventata la sua natura e che non aveva nemmeno voluto, lo stesso giudizio che temeva avrebbe ritrovato negli occhi dei suoi coetanei nel momento in cui avessero saputo della maledizione che l'affliggeva e che era ancora un argomento così controverso tra i maghi, obbligandola a mentire costantemente. Mentiva su chi era, su quello che poteva fare, ormai non se ne rendeva nemmeno più conto, veniva tutto naturale dalle lezioni, in cui fingeva di non riuscire ad aprire un barattolo quando vedeva le sue compagne in difficoltà, o nei momenti più disparati quando chiedeva aiuto per sollevare pesi che sarebbero dovuti essere per lei troppo pesanti. Fingeva di non sentire conversazioni sussurrate in Sala Comune e mentiva, talvolta per puro amor proprio, di non vedere qualcuno a distanza solo per non doverlo salutare. Una vita recitata per non essere giudicata. Quanto avrebbe resistito in una vita del genere non sapeva dirlo, ma solo Merlino sapeva quanto desiderasse sentirsi normale. Ordinò uno degli strani drink pronta ad affogare la sua depressione latente negli alcolici quando ghigni e sorrisi sparirono sul suo volto, facendole assottigliare lo gli occhi in un aspetto ferino e posandoli di nuovo sulla figura del Prefetto che le stava davanti. Mascotte. Come un cane. Era consapevole che non fosse quella l'intenzione della ragazza, e solo per questo motivo rimase in silenzio facendo schioccare la lingua contro il palato, il suo essere un licantropo la rendeva sensibile sul tema ma, di nuovo, fece finta di niente per quanto potesse, indossando di nuovo un mezzo sorrisetto divertito
    -Chi lo sa White, potremmo anche diventare colleghe, basta che non vi azzardiate ad infilarmi una coda da qualche parte- finì puntandole un dito contro. Tutto, ma la coda finta no. Tornò ad osservare gli uomini che venivano fatti accomodare fuori malamente mentre ascoltava le parole della compagna. Almeno non c'era pericolo di annoiarsi, non era poi un'idea così malvagia. Si abbandonò, stanca, contro la spalliera del divanetto, tornando a far scorrere gli occhi sui presenti intanto che attendeva la sua ordinazione. Nessuna faccia familiare, e di Rain nemmeno l'ombra. Le venne da chiedere cosa ci facessero li tante persone, se davvero fossero interessati agli spettacolini imbastiti dai dipendenti o se vi fosse altro, ma a giudicare dalla prevalente presenza di uomini bavosi di mezza età, fu per lei automatico pensare che la vera fonte di interesse fossero le gonne corte e svolazzanti delle ragazze che ballavano. Scosse la testa alzando gli occhi al cielo, conosceva due o tre ragazzi che sarebbero diventati proprio quel tipo di uomini.
    -Ehi, posso sedermi?- una voce maschile attirò la sua attenzione, gli occhi smeraldini di Freya si scontrarono con la figura di un uomo brizzolato ed elegante che sorrideva in modo lascivo. Non mosse un muscolo salvo fissarlo per lunghi secondi con occhi vuoti e privi di vita -No- fu la lapidaria risposta prima di voltare il capo nella direzione opposta sperando se ne andasse in fretta. No, decisamente non le andava di farsi abbordare da un omuncolo viscido con chissà quali problemi. Aveva sempre avuto un debole per gli uomini più grandi, ma così era troppo anche per lei.
    -Uh! Grazie!- fu invece il commento sincero che riservò a Rose quando tornò con la sua ordinazione e non solo, se c'era un modo per corromperla era proprio con il cibo, purché non ci fossero cose verdi in mezzo. La tassa guadagnava punti, le appariva già più simpatica! -Senti ne..- ma le parole le morirono in gola quando Rose cominciò a cantare. Cosa stava succedendo? Che avesse deciso davvero di dedicarle una serenata? No, ridacchiò da sé facendo scivolare via il primo attimo di disagio ricordando dove fossero, era solo parte del suo lavoro. La osservo volteggiare leggiadra tra i tavoli potendone apprezzare la voce e gustandosi il suo drink che, poteva ammettere, non era poi tanto male. Certo, non era bourbon, ma non era affatto male. La seguì in tutta l'esibizione, non avendo altro da fare, applaudendo brevemente quando questa terminò li dove aveva iniziato, davanti a lei
    -Non male, White. Se mi avessi mandato un bacetto ogni tanto mi avresti conquistata- scherzò tornando al discorso di poco prima con un ghigno divertito stampato in volto -Ballare e cantare è proprio obbligatorio per lavorare qui?- sollevò un sopracciglio indagando sulla questione, perché sorridere e fare la svenevole per farsi ordinare più cose avrebbe anche potuto farlo, ma cantare era fuori discussione -Chiedo per un'amica-

     
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    Certo, la ragazza non aveva un posto in cui dormire. Io non dormivo a scuola il sabato sera ormai da due anni e a volte dimenticavo che non era la normalità per tutti, quello che io facevo. Le sorrisi di sfuggita e risposi alla sua curiosità «Dormo qui! Ho una stanza...» Deglutii al pensiero del "torni a casa". Io non avevo una casa, o meglio l'avevo grazie a una vecchia conoscenza che non vi era più. Si, perchè ero tornata in Alaska dal Signor Turner che in precedenza, nei mesi estivi mi aveva dato un lavoro e aveva ancora il monolocale libero. Quello era il mio rifugio. Ogni mese riceveva una piccola somma da parte mia che ricopriva l'affitto del posto. Non riuscivo a comprendere perchè quella persona mi avesse preso a cuore e mi aiutava, forse era meglio guadagnare anche il minimo dal monolocale che non guadagnarci nulla? Io, in cambio, ogni tanto appena potevo tornavo da lui per aiutarlo nel suo locale, una locanda che serviva piatti caldi. A volte facevo la cameriera, ma raramente. quello che facevo era pulire il locale dopo che la sera chiudeva i battenti. Dovevo solo gestire bene le cose e non sempre ci riuscivo, anzi era un continuo mutarsi a seconda della situazione.
    Ritorniamo a noi e al locale e lasciamo i pensieri nella testa.
    La ragazza davanti a me mi stava sorprendendo, l'avevo sempre vista ad Hogwarts in maniera diversa solo che, in quel momento, un po' per il locale e un po' per le luci, un po' per la mia situazione, mi sembrava diversa. «No. Ti correggo. Ti ho indicato le regole proprio perchè qui a volte diventa tutto fraintendibile e in un secondo ti trovi nei guai!» Sorrisi e mi fermai senza aggiungere altro. Non le dissi che non era la prima volta che qualcuno allungava le mani e non vi era distinzione ne di sesso ne di razza ne di nulla.
    La serata stava andando come tante altre anche se io mi sentivo leggermente stanca. Portai il drink a Freya e poi ascoltai la sua affermazione. «Chissà, forse ti piacerà! » alzai un sopracciglio lasciando la frase con doppio senso riguardo alla coda e al lavoro. Anche io mi stavo divertendo soprattutto quando pensavo poco e mi lasciavo trasportare e basta, senza dover sembrare perfetta e impagliata.
    Poi accadde che il lavorò chiamò e dovetti esibirmi in una performance che si concluse al tavolo della serpeverde. Un po' di fiatone si poteva ben sentire, e una volta che le luci si spensero su di me ma illuminarono un altro punto della sala dove altri miei colleghi presero a muoversi, portai la mano sul fianco e respirai. Scoppiai in una mezza risata affaticata all'affermazione di Freya e aggiunsi «Oh... la prossima volta ... ti accontento...» Mi misi di fronte a lei, sempre tenendomi il fianco e le strizzai un occhio. Stavo giocando e scherzando con tranquillità e questo era davvero nuovo per me ma non mi dispiaceva. Provavo una sensazione di libertà, come se dell'aria fresca mi accarezzasse la pelle.
    «Che io sappia si... ma le canzoni da sole non le fanno tutti, prendo un incentivo quando canto come adesso. Però puoi parlarne con il capo. Ti dico che qualche tempo fa c'era una ragazza che aiutava a servire ma non ballava e non cantava, aveva solo gli abiti a tema. QUindi provare a chiedere non costa nulla, no?» feci spallucce e mi sistemai delle ciocche di capelli che penzolavano sul viso. «Chiaramente puoi riferire questo alla tua "amica" e dirle di venire a parlare.» Le sorrisi ma questa volta con dolcezza. Sapevo bene cosa si provava a sentirsi fuori luogo o in imbarazzo. Io mi ero nascosta fino a poco tempo prima e ancora adesso facevo fatica, a volte, a essere me stessa in alcuni luoghi come quello lavorativo. Poi il dubbio che fosse davvero per un amica rimaneva, anche se mi sembrava la solita frase di copertura.
    Non ero in formissima ancora, e il mio corpo ne risentiva eccome, avevo bisogno di riprendere fiato. E mentre stavo per allontanarmi dal tavolo della serpeverde mi venne un idea e senza pensarci su, così d'istinto, gli feci una proposta: «Se ti va di fare due chiacchiere senza tutto sto caos, mi trovi li...» indicai una piccola porticina proprio affianco a quella del bagno. «Tra un paio di minuti vado a riposarmi, il tempo di servire quel tavolo ed "uscire di scena"...» Non so perchè lo stavo facendo e forse non c'era un perchè, forse scambiare quattro chiacchiere in compagnia dopo tanto tempo non mi dispiaceva e forsse, scambiarle con qualcuno che non aveva nessun fine era ancora meglio e Freya sembrava esser li senza un fine preciso se non passare a bere.
    Non riuscii a sentire la risposta della ragazza perchè il tavolo accanto mi reclamava e mi voltai con un sorriso. Presi l'ordinazione mentre uno di loro aveva fissato lo sguardo sulle mie cosce scoperte. Mi spostai e andai a dare l'ordinazione. Mi inserii dietro al bancone del bar
    Il barman mi sorrise ma avvicinandosi mi disse all'orecchio"attenta, quel tavolo non mi piace!" Posai una mano sulla sua spalla ed aggiunsi «Lo trasformo in statua se ci prova...» e con un gesto feci notare la bacchetta nascosta sotto al vestito. "Chiamami con un segno, se ti da fastidio" Mi allontanai da lui con in mano il vassoio con l'ordinazione mentre gli risposi muovendomi fuori dalla sua traiettoria «Si si...»
    Arrivata al tavolo dei "guardoni" , che era composto da ragazzi e ragazze ma che solo due di loro sembravano fuori fase, Posai l'ordinazione e mi allontanai da loro.
    Arrivata a metà sala, feci un cenno a Jenny, una mia collega che stava a significare che mi prendevo una pausa, mi avviai verso il retro della sala. Li la musica si affievoliva e finalmente il chiasso sembrava più mite.
    andai vicino allo specchio e controllai il trucco, poi a uno dei miei colleghi chiesi di portare nella stanza della pausa, la stanza che avevo detto alla serpeverde, due drink. Non sapevo se sarebbe venuta, in caso contrario l'avrei dato a qualche collega.
    La stanza era semplicemente una stanzetta con due divani due posti, un tavolino e cose ammassate in un angolo. Una porta più "elegante" dava nella sala, l'altra porta di legno era l'uscita della parte di dietro del locale, e poi l'arco aperto invece dava nel dietro le quinte del locale da dove stavo arrivando con passo lento.
    Se mi fossi trovata da sola, Freya mi avrebbe vista rientrare nel locale dopo una decina di minuti, da sola mi annoiavo, in caso contrario avremmo potuto chiacchierare un pochietto anche di cavolate.


     
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    I Tassorosso erano, almeno per definizione, quel tipo di persone sempre corrette e pazienti che non facevano torti a nessuno, eppure non le credeva. Non a lei nello specifico, non credeva a nessuno di quelli che si atteggiavano ad esseri superiori lontano da qualsivoglia pensiero giudicante. Freya era convinta che non fosse possibile, farsi un'idea in base a ciò che si vedeva era intrinseco nell'animo umano, anche involontariamente, fin dal primo momento in cui si conosceva qualcuno e si stabiliva se, a pelle, questo potesse piacerci o meno, che non significava non cambiare mai idea o rivalutare quel giudizio, però era li, presente, influenzato da ogni gesto e parola che potesse confermare o cambiare quel giudizio. Non solo non credeva a chiunque dicesse il contrario, ma detestava quell'atteggiamento buonista e, a suo dire, falso di chi si dipingeva come superiore ad ogni forma di opinione, nemmeno fossero angeli scesi in terra. C'era una sostanziale differenza tra il non avere un parere e non esporlo, se Rose le avesse detto di tacere prima di esporre il suo pensiero l'avrebbe anche potuto accettare, ma pretendere che non si facesse un'opinione era, per la Serpeverde, mentire a se stessi.
    Era una situazione particolare, non aveva ancora capito se ringraziare o maledire Rain che l'aveva abbandonata per andare da Merlino solo sa chi ma, per quanto le costasse ammetterlo, trovarsi li le sarebbe tornato utile per capire cosa fare durante il resto dell'anno e se prendere o meno quel posto in considerazione per un lavoro. Sembrava semplice e, allo stesso tempo inquietante. La White le avrebbe detto, forse, che stava avanzando un giudizio affrettato ma quella era la sua sensazione e dubitava sarebbe stata in grado di farle cambiare idea
    “Chissà, forse ti piacerà!” ma guarda! Allora anche il Prefetto faceva battute! Ghignò divertita per quell'uscita che non si sarebbe aspettata -Parli per esperienza?- le sopracciglia si sollevarono increspando la fronte altrimenti liscia, chissà che la figlia del Vicepreside non nascondesse oscuri segreti e una buona dose di fetish. Il tempo scorreva dando modo alla verde-argento di studiare l'ambiente e, soprattutto, chi vi lavorava. Seduta al suo tavolo, passava dall'osservare i baristi dietro al bancone a quei poveri camerieri mascherati da Merlino solo sa cosa, costretti in strane recite che il loro personaggio richiedeva e, non fosse stato per Rose, di ritorno con la sua ordinazione, avrebbe persino cominciato a provare compassione per loro. Sorseggiò il suo drink osservando ed ascoltando, sorpresa, il Prefetto esibirsi in una performance da solista che non capiva da dove fosse spuntata ma, se non altro, poteva ingannare quei minuti pasteggiando con quegli spuntini che, a quanto pareva, le erano stati offerti. Ridacchiò all'ammiccamento della Tassorosso, più sciolta di quanto si sarebbe aspettata -Oh no, a questo punto la prossima volta voglio una dedica vera e propria!- scherzò a sua volta la Svedese continuando ad intrattenersi con la sua ordinazione. Le venne spontaneo azzardare una domanda su quel posto e su come funzionasse e, per quanto sembrasse strano anche a lei stessa, ascoltò attentamente la risposta della mora che le stava di fronte cogliendone i suggerimenti
    -Ok, capisco, si direi che le posso riferire questa cosa. Si insomma chiedere non costa nulla, credo- a parte il disagio personale. Questo, però, avrebbe voluto significare che se avesse davvero deciso di lavorare li anche Rose lo avrebbe saputo. Sospirò appena, decidendo di preoccuparsi della questione solo se si fosse presentato davvero il problema.
    -Ma veramente..- non fece in tempo a rispondere alla proposta della tassa che si era già volatilizzata tra i tavoli. Che lavoro frenetico. Si guardò attorno, vagliando le alternative e, dopo essersi alzata in piedi allungando il collo per cercare la rossa che l'aveva trascinata li senza successo, aveva ben poche opzioni a sua disposizione. Le scelte erano due: andarsene e mollare li la Scamander che si sarebbe arrangiata da sola, oppure accettare la proposta della lavoratrice e raggiungerla in un'ambigua stanza sul retro del locale a fare non si sa bene cosa. Anche in quest'ultimo caso gli scenari che le si aprivano davanti agli occhi potevano essere due, dubitava volesse allungare le mani per dare un proseguo a quegli ammiccamenti e battute maliziose, quindi o voleva davvero solo scambiare due parole, o il locale era solo una copertura per il traffico di organi e lei era stata scelta come preda e la White faceva solo da esca. L'ultima idea era quella che la solleticava di più e, infatti, si lisciò il vestitino prima di incamminarsi verso la porta che le era stata indicata, se non altro perché avrebbe proprio voluto vederla provare a fare di lei la sua preda ignara. Camminò tra i tavoli ignorando chi vi era seduto e stando molto distante dagli altri camerieri per paura di vederli danzare di nuovo e, in poco tempo, giunse alla famosa stanza. Fu quasi con delusione che, una volta entrata, non trovò alcuna mannaia ad attenderla ma solo dei divanetti ed un ambiente tutto sommato tranquillo
    -Così è qui che vi nascondete quando non avete più voglia di ballare?- fece un giro osservando l'arredamento della stanza, allungando il collo per osservare al di la dell'arco aperto e scoprire se vi fosse qualche segretuccio da poter scoprire ma, con suo disappunto, sembrava tutto, terribilmente normale. Si sedette di fronte alla compagna accavallando le lunghe gambe, poggiando la schiena contro lo schienale ed allargando le braccia su di esso. Vennero interrotte dall'arrivo di un ragazzo che portò due drink e che lasciò tra le due, anche quello un gentile omaggio? Guardò uno dei bicchieri e di nuovo il Prefetto, in una muta domanda se fosse effettivamente per lei e, se la risposta fosse stata affermativa, ne avrebbe afferrato uno per gustarne il contenuto -Carino, è il tuo ragazzo?- con il capo fece un cenno verso il punto da cui era sparito il ragazzo
    -Quindi- annuì studiando i lineamenti dell'altra ragazza -Balli, canti, ammicchi, fai battute, sembri a tuo agio- per quel poco che aveva osservato, Rose si muoveva tranquilla e sicura in quell'ambiente che, suppose, ormai conosceva piuttosto bene
    -Come mai non lo fai anche a scuola?- erano allo stesso anno ed incontrarsi a lezione era inevitabile, non ci aveva fatto mai troppo caso ma, da quel poco che le era sembrato di vedere, sembrava molto più schiva, quasi a volersi fare piccola in mezzo agli altri e, ora che aveva scoperto cosa faceva nei weekend, quell'immagine strideva con il resto. -Ti nascondi?- Qual era la vera Rose?

     
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    Era davvero una situazione particolare, almeno per me , tutto diveniva strano. Stavo cercando di destreggiarmi in una vita nuova che ancora una volta mi faceva vacillare e per l'ennesima volta mi metteva davanti a prove difficili. Un dettaglio differenziava da altre volte, non mi importava più di tanto, avevo perso tutto cosa avevo da perde altro?
    Mi stavo sorprendendo di me stessa per quello che riuscivo a dire e a fare senza troppi giri di parole, ma ero pur sempre io e ne avevo di strada da percorrere.
    Chi mai si sarebbe immaginato che in una serata di lavoro incontrassi una serpeverde di Hogwarts nel locale. Non ero mai stata brava a "parlare" con ironia e senza pensare che cercavano qualcosa da me ma adesso era diverso. Cosa potevano cercare mai?
    All'ennesima battuta tra me e Freya decisi di continuare a scherzare e risposi senza pensarci troppo: Chissà... conclusi con alzata di spalle e lasciai cadere altrove il discorso.
    Adesso eccomi qui seduta su uno dei divanetti attendendo, se mai avesse accettato l' invito, la compagnia della serpeverde nella stanza sul retro.
    Non dovetti aspettare molto che la vidi entrare e le feci un piccolo cenno. -Così è qui che vi nascondete quando non avete più voglia di ballare?- disse girovagando nella stanza. La osservai con tranquillità senza dare molto peso Quando abbiamo una pausa a turno, si veniamo qui. risposi seguendola con lo sguardo arrivare vicino alla poltroncina di fronte a me e sedersi accavallando le gambe. In quel momento mi accorsi di avere il solito modo di sedere, dritta con le ginocchia chiuse e strette tra di loro e il piede destro poggiato dietro il sinistro. Sciolsi quella posizione e mi rilassai accavallando anche io le gambe lunghe, magre e bianche forse lasciando intravedere un pochino di coscia in più, ma non me ne importava molto.
    Un attimo dopo vidi arrivare Niko e gli sorrisi. Grazie, ti devo un favore! dissi mentre lui posava i drink sul tavolino Accidenti, allora lo segno! rispose scherzosamente mettendoci entrambi a ridere mentre lui lasciava la stanza. Guardai Freya e mi avvicinai con la mano al tavolino prendendo uno dei due drink e facendo un leggero segno alla serpeverde di prendere l'altro senza problemi. spero sia di tuo gusto! dissi mentre lo portavo vicino alle labbra e nel mentre sentii la domanda della ragazza -Carino, è il tuo ragazzo?-
    alzai lo sguardo su di lei allontanando il bicchiere dal mio viso e tenendolo con le mani sulle cosce Niko? No. dissi secca ma tranquilla senza troppi giri di parole ma senza essere aggressiva e poi aggiunsi Lui è uno che attira l'attenzione di molte qui... e oserei dire che hanno buon gusto. Niko era uno di quei ragazzi che ti passavano vicino e con solo un occhiata non dimenticavi più. Uno di quei ragazzi che, incontrato una volta non potevi non pensare a lui i giorni a venire. In più non era maleducato e aveva un fare buono ma deciso. Ancora, nessuno di noi colleghi era riuscito a capire se fosse fidanzato o no. Era anche un bel dilemma.
    La voce di Freya interruppe i miei pensieri e ritornai da lei, posando il bicchiere sul tavolino. Le sue domande furono semplici ma dirette e per un attimo rimasi a fissare un punto indefinito cercando delle risposte che forse non avevo, oppure che non avevo mai voluto cercare e dire.
    Mi mossi leggermente sulla poltrona e sorrisi delicatamente alla ragazza A mio agio è una parola grande. Ci sono abituata, più o meno. Spostai dei capelli dal viso che feci ritornare in un colpo secco davanti agli occhi di Freya di color castano, lasciando il viola acceso con riflessi fucsia a un semplice ricordo. Continuai Credo che non sia un luogo adatto, la scuola per fare questo! aggiunsi sorridendo a modo di battuta. Bevvi un altro sorso del drink prima di rispondere al suo "ti nascondi?".
    Questa era davvero una bella domanda che mi ero posta alcune volte ma con superficialità. Adesso, dopo tutto quello che mi era successo mi lasciava leggermente in dubbio. Non sapevo come rispondere, con la verità o no? Non potevo fidarmi delle persone, fino a quel momento mi avevano avvicinato e poi lasciato li. Avevo qualcosa da perdere? No. Quindi decisi di andare di istinto. Si e no! Tenni il bicchiere tra le mani e mi misi ad osservare il liquido che ondeggiava al suo interno Non è facile. Quello che vedi qui non è Rose, non del tutto almeno. Qui lavoro e non voglio essere licenziata devo fare questo. iniziai a giocare con un piccolo stecchino all'interno del bicchiere Ci sono luoghi e luoghi e situazioni diverse da altre. A volte per sopravvivere bisogna sapersi destreggiare. Alzai lo sguardo e sorrisi. Già, sopravvivere.
    La realtà qual era?
    All'inizio, appena giunta ad Hogwarts ero così felice di poter studiare li e conoscere nuove persone, ma allo stesso tempo ero timida e non sapevo come approcciarmi e mi nascondevo per esigenza e timidezza.
    Dopo un po', iniziai a nascondermi per la mia famiglia e le sue regole, a non attrarre attenzione e a rimanere nell'ombra sperando di arrivare al cuore ed essere come volevano.
    Poi ho iniziato a nascondermi per semplicità. Era facile restare in disparte, era facile sparire e soprattutto era facile nascondersi per non soffrire più e per non far soffrire.
    Adesso?
    Adesso non sapevo chi ero, non sapevo come agire e soprattutto dovevo imparare a conoscere me stessa, da sola.
    Come spiegare tutto questo al mondo? Era difficile spiegarlo a me stessa, che se qualcuno avesse ascoltato tutto ciò avrebbe avuto paura.
    Tu, invece hai sempre la battuta pronta. Non ti possono prendere in contropiede eh? chiesi sempre sorridendo e in tono scherzoso. In verità un pochino le invidiavo le persone così, io a volte ero in difficoltà a dover ribattere. Da quello che ho visto oggi, questo non è il tuo locale "ideale" mi viene da dire che ci sei capitata come Alice che arriva nel paese delle meraviglie! Mi sembrava proprio così Tu? Hai qualche talento o qualcosa che ti piace fare? Chiesi con semplicità, senza secondi fini giusto per parlare,



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    Freya Estrid Riis | V | Serpeverde


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    Che schifo! Pensiero basico e banale che le venne spontaneo mentre osservava l'ennesimo uomo di mezza età fare lo svenevole con un'altra, povera, cameriera che doveva avere giusto un paio d'anni in più di Freya. Il modo viscido in cui le parlava, la sicurezza immotivata dei suoi gesti, il fare spavaldo come se fosse un boccone prelibato. Lo ammetteva, non aveva mai capito come, certi elementi, riuscissero ad essere tanto arroganti da credere che qualunque ragazza sarebbe crollata ai loro piedi, ma le venivano già in mente due o tre nomi di ragazzi della sua scuola che sarebbero potuti diventare così senza nemmeno sforzarsi. Guardarsi attorno sembrava essere deleterio, era quello ciò che l'aspettava? Il tempo di vedere sparire le cameriere e qualcuno avrebbe poi fatto lo stesso con lei? Merlino ce ne scampi! La proposta della White cominciava ad apparire non più tanto male, ma le opzioni erano pur sempre due: seguirla o recuperare la Scamander e filarsela il prima possibile senza guardarsi in dietro. Doveva ammetterlo, avrebbe preferito la seconda opzione perché, era evidente, quello non era il suo ambiente. Aveva sempre preferito posti più tranquilli, meno affollati, con persone meno invadenti e un'atmosfera che fosse, beh, diversa. Non esattamente la tipica ragazza da feste esagerate. Il problema era che, per quanto si guardasse attorno, di Rain non vi era traccia. Quasi a leggerle il pensiero, un ragazzo le si avvicinò consegnandole un biglietto nel quale vi riconobbe la scrittura della rossa che le indicava orario e luogo in cui si sarebbero incontrate e dove, in seguito, avrebbe scoperto che l'obiettivo della serpe non era portarsi a letto un barista come aveva immaginato, ma raccogliere informazioni su quel posto come possibile posto di lavoro. Freya si alzò, consapevole di avere ancora diversi minuti davanti a sé, decisa a seguire le indicazioni del Prefetto di Tassorosso per arrivare alla stanza misteriosa in cui disse di attenderla, se non altro avrebbe passato il tempo restante in compagnia.
    -Dai, ammettilo, venite qui a nascondervi dai clienti bavosi- ghignò osservando con la coda dell'occhio l'altra ragazza accomodarsi sulla poltrona da lei scelta. Non riusciva ad inquadrarla, era una bella ragazza, la figlia del Vicepreside, capace a scuola più di tanti altri, eppure aveva questa sensazione che trasudasse insicurezza e voglia di passare inosservata, ma non riusciva a capirne il motivo. Accettò il suo invito a sorseggiare uno dei drink portati da un ragazzo che non aveva notato in precedenza -Beh si, posso capire il motivo- che attirasse l'attenzione era indubbio, carino era carino, e.. -Ha un bel sedere, davvero non hai mai desiderato pizzicarlo?- chiese con tutta l'innocenza di cui era capace. Era strano trovarsi in una stanza, sola, con una persona con cui non aveva mai scambiato più di poche parole in croce. La Riis non si poteva definire una persona timida, le situazioni che la mettevano a disagio erano ben poche, ma non era mai stata una campionessa di conversazioni, almeno non fino a quando non avesse avuto più elementi per lasciare che la sua curiosità facesse il resto. Eppure c'era qualcosa, di Rose, che aveva attirato la sua attenzione, il modo in cui sembrasse una persona differente da quella che propinava tra le mura scolastiche. Quale delle due fosse quella reale era da stabilire, magari entrambe in egual misura, contesti diversi richiedevano comportamenti diversi e a questo sarebbe anche potuta arrivare da sola
    -Si ecco, non che intendessi che dovresti metterti a ballare e cantare per i corridoio, anche se sarebbe divertente, almeno per me- prese un'altra lunga sorsata di drink non bene identificato, senza lasciare che lo sguardo si spostasse dalla figura della Tassorosso che le stava di fronte, quasi a studiarla -Intendo che stai sempre sulle tue, per quel che ho visto almeno, magari poi in privato sei un animale da festa- anche se di eventi ve ne erano stati diversi e non aveva mai notato questo aspetto di lei. L'idea che, semplicemente, preferisse nascondersi le venne spontanea, non arrivando a trovare altre risposte che potessero giustificare questo cambio radicale
    -Che a lavoro si facciano cose che non si farebbero nella vita di tutti i giorni è anche vero, ma non hai risposto alla domanda- poggiò il gomito ad uno dei braccioli della sua seduta, poggiando la guancia contro il pugno chiuso così che le sorreggesse il capo -Non volevo sapere perché qui facessi certe cose- perché la risposta era abbastanza scontata -Volevo capire perché a scuola non fossi mai a tuo agio o, almeno, è la sensazione che ho avuto- la spiegazione, o quello che più ci si avvicinava, arrivò poco dopo per quanto insoddisfacente. Quanto sarebbe stato più interessante se avesse risposto qualcosa come “A scuola fingo e vi tengo tutti lontani perché mi state tutti sul culo” o qualcosa di similare. Invece no, anzi, la risposta le fece aggrottare le sopracciglia confusa
    -Quindi la tua massima aspirazione è sopravvivere? Non c'è niente che vorresti dire, fare o provare?- era un concetto così triste. Freya per prima celava una parte di sé per avere vita facile ed evitare problemi, così come sapeva bene cosa volesse dire sopravvivere quando si trovava a casa dei suoi genitori, passare inosservata e tutto il resto, ma questo non le impediva comunque di crearsi i suoi legami e fare le sue esperienze, e magari in segreto anche Rose faceva la stessa cosa o, almeno, lo sperava per lei, altrimenti sarebbe stata una triste esistenza -Non è uno spreco di tempo?- se c'era una cosa che faceva paura alla Serpeverdere, era di voltarsi in dietro, un giorno, e vedere una scia di rimpianti per tutte le occasioni perse. Non avrebbe retto il colpo.
    -Ti sbagli- un angolo della bocca si sollevò quando il discorso venne girato su di lei -Vengo presa spessa in contropiede, le persone sanno essere sorprendenti, semplicemente non mi faccio problemi a rispondere, anche quando la verità è scomoda- soprattutto se erano verità che riguardavano altri e non se stessa. Sapeva che la cosa poteva farla risultare antipatica ma, d'altra parte, non era nemmeno un problema suo se gli altri non erano pronti a sentirla. Tanto valeva non chiedere. Se, invece, erano cose che riguardavano lei stessa, qualche omissione era d'obbligo per ovvi motivi ma, a parte la licantropia, non aveva mai avuto argomenti tabù.
    -Talenti non saprei, non ci ho mai pensato, mi piace il Quidditch ma ultimamente sta andando male, quindi.. mangiare vale come risposta?- aggrottò quindi le sopracciglia finendo il suo drink e posando il bicchiere sul tavolo tra loro -Però ci hai preso, non è proprio il locale che fa per me. E poi chi è quest'Alice? È un'altra Tassorosso? E non so se definirei la Scozia come “il Paese delle meraviglie”- non era un asso con i nomi, ma non le risultava che al loro anno ci fosse qualcuno che si chiamasse in quel modo. Osservò l'ora sul suo orologio da polso, notando che si avvicinava lo scadere del tempo dato da Rain, quindi si alzò guardandosi attorno un'ultima volta -Direi che per me è giunta l'ora di andare, sai, il coprifuoco e quelle cose li- alzò gli occhi al cielo sbuffando. Assurdo che pur essendo maggiorenne doveva ancora stare agli orari di una scuola che nemmeno chiudeva! -Immagino ci vedremo al castello, magari anche in qualche evento dove ci mostrerai i tuoi balletti- ghignò un'ultima volta avviandosi verso l'uscita -Vado a vedere se riesco a incrociare di nuovo questo Niko- le strizzò l'occhio. Guardare ma non toccare, forse -Ci si vede, White!-

     
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    Rose Mia White

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    -Dai, ammettilo, venite qui a nascondervi dai clienti bavosi- Disse Freya e io non smentì anzi le risposi con sincera tranquillità Anche... Non è sempre facile... Era vero. Non era facile e ne aveva visti di uomini schifosi passarli vicino e fare anche altro. Molte volte il proprietario era dovuto intervenire e cacciare via chi non rispettava i lavoratori. Alcuni erano stati banditi e non potevano rimettere piede al suo interno, altri invece, che meritavano la stessa fine, avevano messo a disposizione diversi galeoni e avevano ottenuto la grazia. Era l'ennesima lezione che la vita ti riservava, bastava avere denaro e quasi tutto è ai tuoi piedi.
    In tutto questo, anche Freya non potè non ammirare il ragazzo, Niko, che portò i cocktail. Lo avevo detto che non passava inosservato. La domanda della serpeverde mi fece riflettere. Certo che avevo notato la bellezza del ragazzo, ma in tutto il trambusto della mia vita, era da un bel po' che non mi soffermavo, nel modo in cui intendeva lei, su i ragazzi. No, effettivamente fino ad oggi non ci avevo pensato. Però non aveva torto la serpeverde.
    La serata proseguiva e i minuti con lei, così come i discorsi passavano con tranquillità da un argomento all'altro. Uno tra i tanti era nuovamente rivolto verso me, questo mi fece leggermente pensare ma non dissi nulla ascoltai la reazione alla mia di risposta. Osservai la sua postura e quello che mi chiedeva e affermava. Mi sorprende questo. Quando pensi di essere quella meno osservata, in realtà la gente ti nota lo stesso. Sorrisi mentre la frase che avevo detto ad alta voce mi risuonava nella testa. Avevo sempre creduto di essere invisibile, un fantasma; eppure nell'ultimo periodo mi stavo rendendo conto che per quanto pensavo di non essere notata la gente mi aveva ben vista ugualmente. Non sapevo cosa dirle e cosa no, in fondo non conoscevo Freya così bene. Decisi per la via di mezzo anche se dall'espressione della ragazza non mi parve convinta. Continuammo il discorso e mi sorpresi ancora, iniziavo a pensare di essere un mistero per alcune persone o almeno era bello crederlo. Sorrisi dolcemente mentre il mio sguardo si perse per qualche attimo in un punto indefinito mentre la mente iniziò a viaggiare:Certo che ci sono cose che vorrei provare o fare... ma, al momento... Eccomi ritornare alla realtà. Al momento non vi era molto se non cercare di sopravvivere e non finire completamente male. ...al momento sopravvivere è la cosa primaria. La sua domanda che venne subito dopo mi fece puntare i miei occhi su di lei Forse. Avvolte però non si ha scelta. Sorrisi ancora mentre bevvi l'ultimo sorso dal mio bicchiere.
    La chiacchierata si spostò anche verso la serpeverde e rimasi sorpresa nel sentire che anche lei veniva presa in contropiede ma sapeva gestire comunque la situazione.
    Ci spostammo a parlare di talenti e dopo la sua affermazione scoppiai in una risata allegra Certo! Certo che è un talento e ottimo direi! Il cibo per me era sempre stato qualcosa che mi portava amore e poi me lo toglieva, era come qualcosa che mi dava gioia ma che non mi meritavo e quindi il mio corpo e la mia mente mi puniva tramite esso.
    Continuai a sorridere mentre spostai un ciuffo di capelli e sistemai la coda del vestito di lato, a volte dimenticavo che non tutti conoscevano il mondo dei babbani bene: Alice è una storia babbana. E' da qui che prende il nome il locale: " Alice in wonderland". Sperava di aver spiegato velocemente la situazione, sarebbe stato davvero bello vedere la serpeverde informarsi su quella storia così particolare.
    Era arrivato il momento di salutarci, come aveva accennato la ragazza Certo è quasi ora del rientro! Ti consiglio di uscire dalla porta principale! Aggiunsi. Perchè la porta laterale era sempre occupata da ragazzini mezzi strani, mentre la porta che dava all'esterno dove stavano loro, si poteva solo uscire ma non era una buona idea. In quel vicolo vi erano sempre persone non proprio di buona educazione, mettiamola così, e abbastanza pericolose a volte. Mi alzai anche io dalla poltrona Anche io devo tornare a lavoro, mi aspetta ancora la nottata! Ci vediamo al castello! Mentre prendevo i bicchieri in mano e facevo cambiare nuovamente il colore ai miei capelli davanti alla ragazza, aggiunsi Niko, adesso lo troverai vicino al guardaroba! Le sorrisi con i bicchieri in mano mentre mi stavo dirigendo verso l'arco da dove ero arrivata. Miki... hai visto il mio vassoio? Cosa...? Va bene sto arrivando. Un attimo che bevo e arrivo a cantare. Stavo dicendo alla collega mentre rientravo nei panni di "stregatta" cameriera/canterina per riprendere a lavorare e a cantare



    Conclusa!
    Grazie<3
     
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10 replies since 22/6/2023, 11:22   266 views
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