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Edited by Rose Mia White - 25/9/2023, 05:21. -
.Era sempre così con lei, raramente faceva quello che davvero desiderava fare, il più delle volte faceva quello che le conveniva e, puntualmente, se ne pentiva. Aveva accettato la proposta della Scamander solo perché così la rossa le avrebbe dovuto un favore, ma ne sarebbe valsa la pena? Quella sera avrebbe volentieri evitato ogni attività sociale, se ne sarebbe stata tranquilla e serena a poltrire nel letto a pensare a cosa fosse andato storto nella sua giovane vita per ritrovarsi a letto da sola il sabato sera. Invece no, la rossa le aveva fatto una proposta che avrebbe potuto benissimo rifiutare, e che invece si ritrovò ad accettare per Merlino solo sa che motivo. O meglio, il motivo era il suo lato calcolatore e preventivo, ma a volte avrebbe dovuto imparare a lasciar perdere.
-Ti prego, scegline uno e andiamo- si massaggiò la base del naso con due dita seduta sul suo letto già pronta, con il suo abito nero e corto, mentre attendeva che Rain scegliesse un dannato vestito da indossare. Altri minuti passarono, minuti che la portarono ad avere un'ondata di empatia verso tutti quei poveri ragazzi che attendevano le loro fidanzate mentre si preparavano, ma lei non era la sua dannata fidanzatina e, di certo, aveva meno motivi per pazientare affinché l'altra fosse pronta. Quante palle.
Il miracolo avvenne e, finalmente, lasciarono la stanza per dirigersi spedite verso l'uscita tra le lamentele della rossa sull'impazienza della compagna, e quelle di Freya perché oltre all'attesa infinita, ora doveva sorbirsi pure un'infinita camminata fino al luogo designato. Si perché, tra le varie regole presenti in quella scuola, non ci si poteva neppure smaterializzare. Ora, erano evidenti quali fossero i motivi per cui quella pratica non potesse avere luogo nel castello, ma non era il momento di una matura conversazione sui pro ed i contro delle regole vigenti, quello era il momento delle proteste sterili che non necessitavano risposta per dare sfogo alla frustrazione crescente. Comunque arrivarono e, una volta varcata la soglia, solo una domanda permeava nella mente della mora
-Perché- più che una domanda era il suo modo di far sapere al mondo che non capiva il senso di qualcosa.
“Vieni, andiamo al Pub musicale” e cosa diavolo era un pub musicale? Domanda che trovò subito risposta non appena seguì l'amica. La bocca si schiuse e gli occhi si assottigliarono passando in rassegna tutto l'ambiente circostante, mentre il personale cantava e ballava sotto i suoi occhi indagatori
-Perché- di nuovo, quella parola detta a mezza voce non trovò risposta, avrebbe dovuto chiederlo alla mente che aveva partorito un progetto simile. Rapidi saluti a quello che, suppose, fosse il proprietario e, “finalmente”, vennero fatte accomodare ad un tavolo. Ora, aveva notato fin da subito di come ogni tavolo avesse un proprio, assurdo, tema che differenziava l'uno dall'altro ma, vedendo dove il ragazzo le stava accompagnando, si sarebbe voluta impiccare con la sua stessa collana. Peccato non fosse abbastanza resistente da reggere il suo peso e non sarebbe morta. Il tavolo davanti al quale si fermarono era interamente rosa, divanetti compresi, di un rosa confetto fastidioso per gli occhi, con glitter vari e qualche discutibile rappresentazione di piccole donne con le ali. Brividi.
“Ho pensato che questo fosse adatto a te, a fata” fu l'incredibile uscita del cameriere che si rivolse direttamente alla Scamander. Freya, per tutta risposta, si portò una mano alle labbra, ma non sapeva se per nascondere una risata o un conato di vomito, non ebbe nemmeno il tempo di reagire che la rossa, probabilmente in preda ad un ictus, ridacchiò della battuta e si allontanò con il ragazzo prendendolo sotto braccio e mollandola da sola ad accomodarsi su quei divanetti rigurgitati da un unicorno, dove chiuse per un attimo gli occhi scuotendo appena la testa
-Perché- ormai un mantra, riaprì le palpebre solo per osservare l'ennesimo stacchetto musicale di persone mascherate che, in teoria, avrebbero dovuto portare loro da bere. Ci si poteva fidare?
“BuonNONsera a voi! Miao! Benvenuto al Wonderland, cosa vi posso portare? Miao!” per la seconda volta quella sera, la bocca della verde-argento si schiuse per lo stupore
-Bau (?)- fu tutto quello che riuscì a dire in un primo momento, mentre le sopracciglia si aggrottarono studiano la figura della Tassorosso che, vestita di tutto punto, piroettava tra i tavoli da un cliente all'altro
-Un.. L'erba del vicino è sempre più verde?- scrollò le spalle, stanca di farsi domande, quindi si poggiò contro lo schienale alto del divanetto su cui si era accomodata
-Quindi è questa la vita segreta di una Caposcuola?- l'angolo destro della bocca si sollevò in un sorrisetto sghembo. La cosa si era fatta tutta un tratto più interessante. Si guardò rapidamente attorno, ma di Rain non vi era traccia. Tipico. La prospettiva di passare tutta la sera da sola a quel tavolo proprio non le piaceva, e non si poteva mai sapere chi si sarebbe potuto anche avvicinare, quindi riportò l'attenzione su Rose, la sorprendente Rose
-Come funziona? Posso affittarti per la serata così ballerai per me? Oppure posso offrirti da bere così sarai obbligata a farmi compagnia?- il ghigno si allargò in un sorriso che, visto sotto una certa luce, poteva anche sembrare perfido. Eppure non aveva cattive intenzioni, solo un po' di curiosità e giusto un pizzico di noia generale.. -
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Freya Estrid Riis | V | Serpeverde
Non sapeva dire cosa l'avesse lasciata più sorpresa, se l'arredamento strano e fantasioso, o il personale che, mentre girava per la sala, si dilettava in balletti e canzoncine insolite che ritardavano il servizio. Ora aveva capito cosa fosse un pub musicale. Ci sarebbe tornata? Probabilmente no, troppo eccentrico per chi, come lei, preferiva accompagnare i suoi drink alla tranquillità di una semplice chiacchierata o da assoluto silenzio come un alcolizzato qualsiasi. Tuttavia ormai era li, dopo una sfacchinata non da poco, e non aveva alcuna intenzione di tornare da dove era venuta senza una lunga pausa nel mezzo, Rain gliel'avrebbe pagata, questo era poco ma sicuro. Si accomodò al tavolo che sarebbe stato più adatto ad una bambina che sognava di diventare una principessa e, poco dopo, si rese conto che la sorpresa maggiore doveva ancora arrivare. Osservò divertita la ragazza che era giunta a prendere la sua ordinazione, chi lo avrebbe mai detto? La Tassorosso, a scuola sempre così pacata e dimessa, che si metteva in bella mostra cantando e ballando per i clienti senza il minimo turbamento. Sempre detto che le persone erano strane, si mostravano in un modo, per poi essere tutt'altro. Nella sua mente, la giovane tassa venne catalogata sotto “esibizionista”, aggettivo che mai avrebbe pensato di affibbiarle, ma ora si domandava quali altre cose curiose ed affascinanti poteva riservare e, in modo quasi automatico, la invitò a restare per farle compagnia così che, magari, avrebbe potuto scoprire altri segretucci che l'avrebbero fatta divertire
“..se vorrai bere con me dovrai aspettare la fine del mio turno” le sopracciglia della Riis scattarono automatiche verso l'alto mentre la bocca si storceva in un'espressione eloquente. Freya non avrebbe aspettato neppure la sua amica, una volta bevuto quello che voleva se Rain non fosse tornata l'avrebbe mollata senza alcun senso di colpa nel locale e se ne sarebbe tornata tranquilla e beata in camera, cosa faceva credere a Rose che avrebbe atteso paziente la fine del suo turno? Tutto quello che poteva offrirle era il tempo di un drink, tempo indefinito vista la tendenza a ballare ogni venti secondi, lasciando gli assetati in attesa delle loro ordinazioni, ma nulla di più
-Ed è una cosa lunga?- domandò sbuffando più per la noia che immaginava avrebbe provato finché fosse rimasta sola al tavolo. Ecco cosa guadagnava nel cercare di fare la simpy con chi nemmeno conosceva, ma Rose la sorprese ancora, facendole corrucciare le sopracciglia e obbligandola a guardarla con un'espressione a metà tra il divertito e lo sconcertato
-White, esattamente cosa ti fa credere che vorrei allungare le mani su di te?- mai si era sentita tentata in questo senso, da nessuna ragazza, e certo non credeva di darne l'impressione -Credevo fossi una gran timidona, e invece sei così sicura di te?- domandò divertita mentre un mezzo sorriso le incurvava le labbra. Non si finiva mai di imparare, ma certo questo non era sufficiente a farle venir voglia di cambiare sponda -Puoi sempre provare a dedicarmi una canzone d'amore e vedere se riesci a farmi cambiare idea- ora si che stava scherzando, non tanto per il possibile tentativo, quanto perché proprio non voleva saperne di sentire un''altra canzone. Ed ecco che la mora tornava a stupirla, chiedendole l'ordinazione come se non fosse stata la prima cosa ad averle riferito appena giunta da lei, ma provò a giustificarla immaginando uno stupore iniziale nel ritrovarsi una compagna di scuola a lavoro. Vero anche che, se lavorava in un locale di fianco alla scuola, avrebbe dovuto essere abituata alla presenza di persone che poteva conoscere almeno di vista, ma questo Freya lo tenne per sé. Un disturbante trambusto la fece voltare di scatto così che i suoi occhi smeraldini si posassero su un gruppo di uomini che veniva scaraventato verso la porta, difficile dire se li stessero cacciando o fosse una specie di giochetto sadomaso offerto dal locale, non sapeva davvero dire cosa aspettarsi da quel posto che ancora non aveva ben compreso. Se non altro avevano movimentato la serata! C'era una legge non scritta secondo cui, se durante una serata nessuno veniva sbattuto fuori, allora non era una buona serata
-Sempre un L'erba del vicino è sempre più verde- rispose posando di nuovo gli occhi sul menù, avendo già dimenticato il nome del drink, sperò solo non ci volesse più tempo per pronunciarlo che a berlo -Bau- aggiunse infine per non essere da meno, piegando la testa nella stessa direzione della ragazza. Accavallò le lunghe gambe e poggiò le spalle contro lo schienale glitterato, pregando Merlino e tutti i suoi avi che non le restassero luccichini attaccati al vestito o ai capelli -É sempre così movimentato?- domandò quindi attendendo che la ragazza finisse di segnare la sua ordinazione. Ora c'era solo da capire quanto tempo ci avrebbe messo a finire il suo turno.. -
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Freya Estrid Riis | V | Serpeverde
Freya si guardava attorno e, se ad una prima occhiata poteva sembrare curiosa o sconcertata dall'ambiente, in realtà lo stava solo studiando. Erano giorni, forse mesi, che si stava interrogando sulla possibilità di trovarsi o meno un lavoro per poter iniziare ad essere meno di pendente da quei genitori i cui piani non combaciavano, di certo, con quello che avrebbe voluto per la sua vita. Fare la cameriera non sembrava eccessivamente complicato per lei che non aveva alcuna esperienza, fintanto che fosse riuscita a deambulare reggendo un vassoio tra le mani non vedeva grosse difficoltà. Il problema era trovare il locale giusto, dubitava che quei costumi, i balletti e le canzoni potessero fare per lei, e persino la clientela pareva essere bizzarra per quanto, in quel momento, lo fosse anche lei e forse proprio per quello arrivò al punto di chiedere alla giovane tassa di unirsi a lei e farle compagnia
-Peccato che io debba tornare a scuola entro mezzanotte- tamburellò sul quadrante dell'orologio da polso con fare distratto -Tu come fai? Torni a casa o hai una camera qui?- domandò più che altro per farsi un'idea di come fosse strutturato il lavoro perché, ancora, non aveva del tutto accantonato l'idea di far ubriacare la gente sperando in ottime mance. Quello che avvenne in seguito fu, per la serpe, alquanto surreale. Freya ghignò nel tentativo, apprezzabile, di Rose di darsi un tono
-Giudicare senza sapere- inclinò la testa di lato osservano meglio la ragazza che voleva fare la misteriosa. Non aveva poi tutti i torti, le persone affrettavano giudizi perché riflettere richiedeva troppo tempo -Si, le persone giudicano sempre, mettiamoci l'anima in pace e facciamocene una ragione. Di solito lo fanno in base a quello che mostriamo- lei, per esempio, si era mai chiesta cosa mostrasse? La verde-argento credeva fosse intrinseco nella natura umana farsi un'idea di tutto ciò su cui si posava lo sguardo, a volte in modo affrettato ma, spesso, ci si prendeva anche -Non è quello che hai fatto anche tu credendo volessi palpeggiarti?- il ghigno si allargò, in fin dei conti le aveva solo chiesto di unirsi a lei per un drink, non aveva pensato di poter essere così fraintendibile. Tuttavia capiva il punto, costantemente vessata dal giudizio di sua madre solo per quella che era diventata la sua natura e che non aveva nemmeno voluto, lo stesso giudizio che temeva avrebbe ritrovato negli occhi dei suoi coetanei nel momento in cui avessero saputo della maledizione che l'affliggeva e che era ancora un argomento così controverso tra i maghi, obbligandola a mentire costantemente. Mentiva su chi era, su quello che poteva fare, ormai non se ne rendeva nemmeno più conto, veniva tutto naturale dalle lezioni, in cui fingeva di non riuscire ad aprire un barattolo quando vedeva le sue compagne in difficoltà, o nei momenti più disparati quando chiedeva aiuto per sollevare pesi che sarebbero dovuti essere per lei troppo pesanti. Fingeva di non sentire conversazioni sussurrate in Sala Comune e mentiva, talvolta per puro amor proprio, di non vedere qualcuno a distanza solo per non doverlo salutare. Una vita recitata per non essere giudicata. Quanto avrebbe resistito in una vita del genere non sapeva dirlo, ma solo Merlino sapeva quanto desiderasse sentirsi normale. Ordinò uno degli strani drink pronta ad affogare la sua depressione latente negli alcolici quando ghigni e sorrisi sparirono sul suo volto, facendole assottigliare lo gli occhi in un aspetto ferino e posandoli di nuovo sulla figura del Prefetto che le stava davanti. Mascotte. Come un cane. Era consapevole che non fosse quella l'intenzione della ragazza, e solo per questo motivo rimase in silenzio facendo schioccare la lingua contro il palato, il suo essere un licantropo la rendeva sensibile sul tema ma, di nuovo, fece finta di niente per quanto potesse, indossando di nuovo un mezzo sorrisetto divertito
-Chi lo sa White, potremmo anche diventare colleghe, basta che non vi azzardiate ad infilarmi una coda da qualche parte- finì puntandole un dito contro. Tutto, ma la coda finta no. Tornò ad osservare gli uomini che venivano fatti accomodare fuori malamente mentre ascoltava le parole della compagna. Almeno non c'era pericolo di annoiarsi, non era poi un'idea così malvagia. Si abbandonò, stanca, contro la spalliera del divanetto, tornando a far scorrere gli occhi sui presenti intanto che attendeva la sua ordinazione. Nessuna faccia familiare, e di Rain nemmeno l'ombra. Le venne da chiedere cosa ci facessero li tante persone, se davvero fossero interessati agli spettacolini imbastiti dai dipendenti o se vi fosse altro, ma a giudicare dalla prevalente presenza di uomini bavosi di mezza età, fu per lei automatico pensare che la vera fonte di interesse fossero le gonne corte e svolazzanti delle ragazze che ballavano. Scosse la testa alzando gli occhi al cielo, conosceva due o tre ragazzi che sarebbero diventati proprio quel tipo di uomini.
-Ehi, posso sedermi?- una voce maschile attirò la sua attenzione, gli occhi smeraldini di Freya si scontrarono con la figura di un uomo brizzolato ed elegante che sorrideva in modo lascivo. Non mosse un muscolo salvo fissarlo per lunghi secondi con occhi vuoti e privi di vita -No- fu la lapidaria risposta prima di voltare il capo nella direzione opposta sperando se ne andasse in fretta. No, decisamente non le andava di farsi abbordare da un omuncolo viscido con chissà quali problemi. Aveva sempre avuto un debole per gli uomini più grandi, ma così era troppo anche per lei.
-Uh! Grazie!- fu invece il commento sincero che riservò a Rose quando tornò con la sua ordinazione e non solo, se c'era un modo per corromperla era proprio con il cibo, purché non ci fossero cose verdi in mezzo. La tassa guadagnava punti, le appariva già più simpatica! -Senti ne..- ma le parole le morirono in gola quando Rose cominciò a cantare. Cosa stava succedendo? Che avesse deciso davvero di dedicarle una serenata? No, ridacchiò da sé facendo scivolare via il primo attimo di disagio ricordando dove fossero, era solo parte del suo lavoro. La osservo volteggiare leggiadra tra i tavoli potendone apprezzare la voce e gustandosi il suo drink che, poteva ammettere, non era poi tanto male. Certo, non era bourbon, ma non era affatto male. La seguì in tutta l'esibizione, non avendo altro da fare, applaudendo brevemente quando questa terminò li dove aveva iniziato, davanti a lei
-Non male, White. Se mi avessi mandato un bacetto ogni tanto mi avresti conquistata- scherzò tornando al discorso di poco prima con un ghigno divertito stampato in volto -Ballare e cantare è proprio obbligatorio per lavorare qui?- sollevò un sopracciglio indagando sulla questione, perché sorridere e fare la svenevole per farsi ordinare più cose avrebbe anche potuto farlo, ma cantare era fuori discussione -Chiedo per un'amica-. -
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Freya Estrid Riis | V | Serpeverde
I Tassorosso erano, almeno per definizione, quel tipo di persone sempre corrette e pazienti che non facevano torti a nessuno, eppure non le credeva. Non a lei nello specifico, non credeva a nessuno di quelli che si atteggiavano ad esseri superiori lontano da qualsivoglia pensiero giudicante. Freya era convinta che non fosse possibile, farsi un'idea in base a ciò che si vedeva era intrinseco nell'animo umano, anche involontariamente, fin dal primo momento in cui si conosceva qualcuno e si stabiliva se, a pelle, questo potesse piacerci o meno, che non significava non cambiare mai idea o rivalutare quel giudizio, però era li, presente, influenzato da ogni gesto e parola che potesse confermare o cambiare quel giudizio. Non solo non credeva a chiunque dicesse il contrario, ma detestava quell'atteggiamento buonista e, a suo dire, falso di chi si dipingeva come superiore ad ogni forma di opinione, nemmeno fossero angeli scesi in terra. C'era una sostanziale differenza tra il non avere un parere e non esporlo, se Rose le avesse detto di tacere prima di esporre il suo pensiero l'avrebbe anche potuto accettare, ma pretendere che non si facesse un'opinione era, per la Serpeverde, mentire a se stessi.
Era una situazione particolare, non aveva ancora capito se ringraziare o maledire Rain che l'aveva abbandonata per andare da Merlino solo sa chi ma, per quanto le costasse ammetterlo, trovarsi li le sarebbe tornato utile per capire cosa fare durante il resto dell'anno e se prendere o meno quel posto in considerazione per un lavoro. Sembrava semplice e, allo stesso tempo inquietante. La White le avrebbe detto, forse, che stava avanzando un giudizio affrettato ma quella era la sua sensazione e dubitava sarebbe stata in grado di farle cambiare idea
“Chissà, forse ti piacerà!” ma guarda! Allora anche il Prefetto faceva battute! Ghignò divertita per quell'uscita che non si sarebbe aspettata -Parli per esperienza?- le sopracciglia si sollevarono increspando la fronte altrimenti liscia, chissà che la figlia del Vicepreside non nascondesse oscuri segreti e una buona dose di fetish. Il tempo scorreva dando modo alla verde-argento di studiare l'ambiente e, soprattutto, chi vi lavorava. Seduta al suo tavolo, passava dall'osservare i baristi dietro al bancone a quei poveri camerieri mascherati da Merlino solo sa cosa, costretti in strane recite che il loro personaggio richiedeva e, non fosse stato per Rose, di ritorno con la sua ordinazione, avrebbe persino cominciato a provare compassione per loro. Sorseggiò il suo drink osservando ed ascoltando, sorpresa, il Prefetto esibirsi in una performance da solista che non capiva da dove fosse spuntata ma, se non altro, poteva ingannare quei minuti pasteggiando con quegli spuntini che, a quanto pareva, le erano stati offerti. Ridacchiò all'ammiccamento della Tassorosso, più sciolta di quanto si sarebbe aspettata -Oh no, a questo punto la prossima volta voglio una dedica vera e propria!- scherzò a sua volta la Svedese continuando ad intrattenersi con la sua ordinazione. Le venne spontaneo azzardare una domanda su quel posto e su come funzionasse e, per quanto sembrasse strano anche a lei stessa, ascoltò attentamente la risposta della mora che le stava di fronte cogliendone i suggerimenti
-Ok, capisco, si direi che le posso riferire questa cosa. Si insomma chiedere non costa nulla, credo- a parte il disagio personale. Questo, però, avrebbe voluto significare che se avesse davvero deciso di lavorare li anche Rose lo avrebbe saputo. Sospirò appena, decidendo di preoccuparsi della questione solo se si fosse presentato davvero il problema.
-Ma veramente..- non fece in tempo a rispondere alla proposta della tassa che si era già volatilizzata tra i tavoli. Che lavoro frenetico. Si guardò attorno, vagliando le alternative e, dopo essersi alzata in piedi allungando il collo per cercare la rossa che l'aveva trascinata li senza successo, aveva ben poche opzioni a sua disposizione. Le scelte erano due: andarsene e mollare li la Scamander che si sarebbe arrangiata da sola, oppure accettare la proposta della lavoratrice e raggiungerla in un'ambigua stanza sul retro del locale a fare non si sa bene cosa. Anche in quest'ultimo caso gli scenari che le si aprivano davanti agli occhi potevano essere due, dubitava volesse allungare le mani per dare un proseguo a quegli ammiccamenti e battute maliziose, quindi o voleva davvero solo scambiare due parole, o il locale era solo una copertura per il traffico di organi e lei era stata scelta come preda e la White faceva solo da esca. L'ultima idea era quella che la solleticava di più e, infatti, si lisciò il vestitino prima di incamminarsi verso la porta che le era stata indicata, se non altro perché avrebbe proprio voluto vederla provare a fare di lei la sua preda ignara. Camminò tra i tavoli ignorando chi vi era seduto e stando molto distante dagli altri camerieri per paura di vederli danzare di nuovo e, in poco tempo, giunse alla famosa stanza. Fu quasi con delusione che, una volta entrata, non trovò alcuna mannaia ad attenderla ma solo dei divanetti ed un ambiente tutto sommato tranquillo
-Così è qui che vi nascondete quando non avete più voglia di ballare?- fece un giro osservando l'arredamento della stanza, allungando il collo per osservare al di la dell'arco aperto e scoprire se vi fosse qualche segretuccio da poter scoprire ma, con suo disappunto, sembrava tutto, terribilmente normale. Si sedette di fronte alla compagna accavallando le lunghe gambe, poggiando la schiena contro lo schienale ed allargando le braccia su di esso. Vennero interrotte dall'arrivo di un ragazzo che portò due drink e che lasciò tra le due, anche quello un gentile omaggio? Guardò uno dei bicchieri e di nuovo il Prefetto, in una muta domanda se fosse effettivamente per lei e, se la risposta fosse stata affermativa, ne avrebbe afferrato uno per gustarne il contenuto -Carino, è il tuo ragazzo?- con il capo fece un cenno verso il punto da cui era sparito il ragazzo
-Quindi- annuì studiando i lineamenti dell'altra ragazza -Balli, canti, ammicchi, fai battute, sembri a tuo agio- per quel poco che aveva osservato, Rose si muoveva tranquilla e sicura in quell'ambiente che, suppose, ormai conosceva piuttosto bene
-Come mai non lo fai anche a scuola?- erano allo stesso anno ed incontrarsi a lezione era inevitabile, non ci aveva fatto mai troppo caso ma, da quel poco che le era sembrato di vedere, sembrava molto più schiva, quasi a volersi fare piccola in mezzo agli altri e, ora che aveva scoperto cosa faceva nei weekend, quell'immagine strideva con il resto. -Ti nascondi?- Qual era la vera Rose?. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Scusami.
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Freya Estrid Riis | V | Serpeverde
Che schifo! Pensiero basico e banale che le venne spontaneo mentre osservava l'ennesimo uomo di mezza età fare lo svenevole con un'altra, povera, cameriera che doveva avere giusto un paio d'anni in più di Freya. Il modo viscido in cui le parlava, la sicurezza immotivata dei suoi gesti, il fare spavaldo come se fosse un boccone prelibato. Lo ammetteva, non aveva mai capito come, certi elementi, riuscissero ad essere tanto arroganti da credere che qualunque ragazza sarebbe crollata ai loro piedi, ma le venivano già in mente due o tre nomi di ragazzi della sua scuola che sarebbero potuti diventare così senza nemmeno sforzarsi. Guardarsi attorno sembrava essere deleterio, era quello ciò che l'aspettava? Il tempo di vedere sparire le cameriere e qualcuno avrebbe poi fatto lo stesso con lei? Merlino ce ne scampi! La proposta della White cominciava ad apparire non più tanto male, ma le opzioni erano pur sempre due: seguirla o recuperare la Scamander e filarsela il prima possibile senza guardarsi in dietro. Doveva ammetterlo, avrebbe preferito la seconda opzione perché, era evidente, quello non era il suo ambiente. Aveva sempre preferito posti più tranquilli, meno affollati, con persone meno invadenti e un'atmosfera che fosse, beh, diversa. Non esattamente la tipica ragazza da feste esagerate. Il problema era che, per quanto si guardasse attorno, di Rain non vi era traccia. Quasi a leggerle il pensiero, un ragazzo le si avvicinò consegnandole un biglietto nel quale vi riconobbe la scrittura della rossa che le indicava orario e luogo in cui si sarebbero incontrate e dove, in seguito, avrebbe scoperto che l'obiettivo della serpe non era portarsi a letto un barista come aveva immaginato, ma raccogliere informazioni su quel posto come possibile posto di lavoro. Freya si alzò, consapevole di avere ancora diversi minuti davanti a sé, decisa a seguire le indicazioni del Prefetto di Tassorosso per arrivare alla stanza misteriosa in cui disse di attenderla, se non altro avrebbe passato il tempo restante in compagnia.
-Dai, ammettilo, venite qui a nascondervi dai clienti bavosi- ghignò osservando con la coda dell'occhio l'altra ragazza accomodarsi sulla poltrona da lei scelta. Non riusciva ad inquadrarla, era una bella ragazza, la figlia del Vicepreside, capace a scuola più di tanti altri, eppure aveva questa sensazione che trasudasse insicurezza e voglia di passare inosservata, ma non riusciva a capirne il motivo. Accettò il suo invito a sorseggiare uno dei drink portati da un ragazzo che non aveva notato in precedenza -Beh si, posso capire il motivo- che attirasse l'attenzione era indubbio, carino era carino, e.. -Ha un bel sedere, davvero non hai mai desiderato pizzicarlo?- chiese con tutta l'innocenza di cui era capace. Era strano trovarsi in una stanza, sola, con una persona con cui non aveva mai scambiato più di poche parole in croce. La Riis non si poteva definire una persona timida, le situazioni che la mettevano a disagio erano ben poche, ma non era mai stata una campionessa di conversazioni, almeno non fino a quando non avesse avuto più elementi per lasciare che la sua curiosità facesse il resto. Eppure c'era qualcosa, di Rose, che aveva attirato la sua attenzione, il modo in cui sembrasse una persona differente da quella che propinava tra le mura scolastiche. Quale delle due fosse quella reale era da stabilire, magari entrambe in egual misura, contesti diversi richiedevano comportamenti diversi e a questo sarebbe anche potuta arrivare da sola
-Si ecco, non che intendessi che dovresti metterti a ballare e cantare per i corridoio, anche se sarebbe divertente, almeno per me- prese un'altra lunga sorsata di drink non bene identificato, senza lasciare che lo sguardo si spostasse dalla figura della Tassorosso che le stava di fronte, quasi a studiarla -Intendo che stai sempre sulle tue, per quel che ho visto almeno, magari poi in privato sei un animale da festa- anche se di eventi ve ne erano stati diversi e non aveva mai notato questo aspetto di lei. L'idea che, semplicemente, preferisse nascondersi le venne spontanea, non arrivando a trovare altre risposte che potessero giustificare questo cambio radicale
-Che a lavoro si facciano cose che non si farebbero nella vita di tutti i giorni è anche vero, ma non hai risposto alla domanda- poggiò il gomito ad uno dei braccioli della sua seduta, poggiando la guancia contro il pugno chiuso così che le sorreggesse il capo -Non volevo sapere perché qui facessi certe cose- perché la risposta era abbastanza scontata -Volevo capire perché a scuola non fossi mai a tuo agio o, almeno, è la sensazione che ho avuto- la spiegazione, o quello che più ci si avvicinava, arrivò poco dopo per quanto insoddisfacente. Quanto sarebbe stato più interessante se avesse risposto qualcosa come “A scuola fingo e vi tengo tutti lontani perché mi state tutti sul culo” o qualcosa di similare. Invece no, anzi, la risposta le fece aggrottare le sopracciglia confusa
-Quindi la tua massima aspirazione è sopravvivere? Non c'è niente che vorresti dire, fare o provare?- era un concetto così triste. Freya per prima celava una parte di sé per avere vita facile ed evitare problemi, così come sapeva bene cosa volesse dire sopravvivere quando si trovava a casa dei suoi genitori, passare inosservata e tutto il resto, ma questo non le impediva comunque di crearsi i suoi legami e fare le sue esperienze, e magari in segreto anche Rose faceva la stessa cosa o, almeno, lo sperava per lei, altrimenti sarebbe stata una triste esistenza -Non è uno spreco di tempo?- se c'era una cosa che faceva paura alla Serpeverdere, era di voltarsi in dietro, un giorno, e vedere una scia di rimpianti per tutte le occasioni perse. Non avrebbe retto il colpo.
-Ti sbagli- un angolo della bocca si sollevò quando il discorso venne girato su di lei -Vengo presa spessa in contropiede, le persone sanno essere sorprendenti, semplicemente non mi faccio problemi a rispondere, anche quando la verità è scomoda- soprattutto se erano verità che riguardavano altri e non se stessa. Sapeva che la cosa poteva farla risultare antipatica ma, d'altra parte, non era nemmeno un problema suo se gli altri non erano pronti a sentirla. Tanto valeva non chiedere. Se, invece, erano cose che riguardavano lei stessa, qualche omissione era d'obbligo per ovvi motivi ma, a parte la licantropia, non aveva mai avuto argomenti tabù.
-Talenti non saprei, non ci ho mai pensato, mi piace il Quidditch ma ultimamente sta andando male, quindi.. mangiare vale come risposta?- aggrottò quindi le sopracciglia finendo il suo drink e posando il bicchiere sul tavolo tra loro -Però ci hai preso, non è proprio il locale che fa per me. E poi chi è quest'Alice? È un'altra Tassorosso? E non so se definirei la Scozia come “il Paese delle meraviglie”- non era un asso con i nomi, ma non le risultava che al loro anno ci fosse qualcuno che si chiamasse in quel modo. Osservò l'ora sul suo orologio da polso, notando che si avvicinava lo scadere del tempo dato da Rain, quindi si alzò guardandosi attorno un'ultima volta -Direi che per me è giunta l'ora di andare, sai, il coprifuoco e quelle cose li- alzò gli occhi al cielo sbuffando. Assurdo che pur essendo maggiorenne doveva ancora stare agli orari di una scuola che nemmeno chiudeva! -Immagino ci vedremo al castello, magari anche in qualche evento dove ci mostrerai i tuoi balletti- ghignò un'ultima volta avviandosi verso l'uscita -Vado a vedere se riesco a incrociare di nuovo questo Niko- le strizzò l'occhio. Guardare ma non toccare, forse -Ci si vede, White!-. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Conclusa!
Grazie<3.