Between the coils

Aiden

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    Tic. Toc. Tic. Toc. Il tempo scorreva, inesorabile, mentre faceva ritorno alla sua Sala Comune dopo aver appena terminato uno dei tanti allenamenti a cui si stava sottoponendo insieme al resto della squadra. Mancavano pochi giorni alla partita finale di campionato che avrebbero dovuto giocare per vedere se, almeno li, non sarebbero arrivati ultimi. Già per la Coppa delle Case si poteva dire che erano fuori dai giochi, e la cosa le faceva bruciare il fegato non poco, ed ora che avevano perso la possibilità di vincere anche quella del Quidditch si poteva dire che quell'anno non fosse stato per niente a favore delle serpi. Eppure non demordeva, contava sul fatto di non subire anche li una disfatta totale e, la cosa, le metteva addosso non poca pressione. Non era bastata la doccia bollente negli spogliatoi a rilassarla, era probabile che non sarebbe passata fino alla fine della partita che sembrava non arrivare mai. Era vero che era contro Tassorosso, ma era anche chiaro che non si potessero affidare alla mera fortuna, quella era esaurita da tempo. Non sapeva dire perché provasse un certo astio verso quella specifica Casa che, si poteva pensare, fosse valida quanto le altre, ma vista la loro natura in genere mite, avrebbe trovato nella sconfitta una personale umiliazione. E poi non le piaceva perdere, proprio come principio di vita! Secondi o ultimi avrebbe fatto ben poca differenza visto che, all'infuori del primo classificato, nessuno riceveva speciali encomi, ma non poteva mentire a se stessa e trovava l'idea di essere l'ultima ruota del carro piuttosto triste. Sbuffò, continuando ad avanzare per i corridoi senza prestare troppa attenzione alle persone che incontrava sul suo cammino, troppo stanca per mettersi a perdere tempo prima di arrivare a destinazione. A parte qualche vago sorriso e qualche rapido saluto, riuscì a dileguarsi senza troppi problemi, arrivando così finalmente in quella parte del castello meno frequentata in assoluto: i sotterranei. Considerava un privilegio il fatto che, al contrario delle altre Case sparse in giro non si sa bene dove, l'accesso alla sua sala si trovasse in un posto in cui difficilmente studenti e professori vi passavano per farci un giro o per raggiungere mete ambite. A parte l'aula di Pozioni, ben poche stanze, da quelle parti, rientravano negli interessi della maggior parte della popolazione scolastica, ed ecco che le serpi si erano guadagnate un'ala tutta per loro per tramare nell'ombra e pianificare omicidi. O almeno questo era ciò che credeva fosse il pensiero comune riguardo i suoi concasati. Invece erano solo ragazzi annoiati, a volte fatti, che cercavano di occupare il tempo come tutti, ma almeno potevano farlo lontani da occhi indiscreti. Pronunciata la parola d'ordine, varcò l'ingresso di quella che era diventata la sua comfort zone, scese la scala che l'avrebbe portata nell'unica stanza conosciuta da cui era possibile ammirare le profondità del Lago Nero e, senza troppe cerimonie, si lasciò cadere su uno dei divanetti messi a loro disposizione, esausta. Una fortuna che, essendo ancora pomeriggio, la Sala fosse pressoché deserta. Con l'arrivo della primavera, la maggior parte dei ragazzi si approfittava delle belle giornate per stare all'aperto, lasciandole così la tranquillità che andava cercando da quando Harris aveva messo fine all'allenamento. Quel ragazzo doveva scopare di più, era troppo nervoso in quei giorni e loro ne pagavano le conseguenze. Lasciò che gli occhi vagassero, soffermandosi sui numerosi arazzi alle pareti, ritraenti figure di cui non sapeva neppure il nome, apprezzandone solo l'estetica e la realizzazione, passando poi all'enorme caminetto spento, fino a perdersi ad osservare la fauna marina fuori dalle alte finestre incantate. Almeno, credeva che lo fossero, se uno dei suoi compagni idioti avesse mai fatto partire un incantesimo contro le vetrate, voleva sperare che questo non le avrebbe mandate in frantumi costringendo tutti i presenti a morire affogati e diventare cibo per la piovra gigante che, ogni tanto, passava da quelle parti. Chiunque avesse creato il castello avrebbe dovuto essere un minimo previdente, e non voleva figurarsi che avessero pensato ad impedire ai ragazzi di raggiungere il dormitorio femminile -ingenui-, ma non ad aver messo in sicurezza una cosa così fragile come dei vetri. Si lasciò affascinare dal movimento delle alghe che ondeggiavano prive di peso, rimanendo incantata dai loro movimenti lenti che avrebbero potuto cullarla fin tra le braccia di Morfeo, quando una strana sensazione la fece rabbrividire e tornare alla realtà. Qualcosa le stava sfiorando la gamba sinistra, in modo lento, senza seguire un percorso preciso. Era una sensazione bizzarra, pareva viscida ma al contempo dura, come coperta di squame? Facendo leva sui gomiti, sollevò il busto per osservare la gamba lasciata scoperta dalla gonna della divisa. All'inizio aveva pensato ad un compagno in vena di fare scherzi, e di morire, ma attorcigliato alla sua caviglia vi era un piccolo serpente di nemmeno un metro. Rimase ad osservarlo risalirle la gamba in tutta la sua lunghezza, cercando di capire che intenzioni avesse e cosa volesse da lei. Come per le altre creature, provava per i serpenti una certa ammirazione, affascinata dai loro modi silenziosi e, talvolta, subdoli. Essendo cresciuta vicino alla foresta, non era la prima volta che ne vedeva uno. Era stata istruita su come comportarsi in loro presenza e, se fosse servito, anche su come afferrarli. Eppure non lo fece, continuò ad osservare il rettile fare del suo corpo la sua personale autostrada chiedendosi da dove fosse venuto. Si guardò attorno per capire se appartenesse a qualcuno e il suo sguardo smeraldino incontrò un paio di occhi neri quanto l'animale che andava avanzando su di lei, forse anche di più
    -É tuo questo?- sollevò di poco la gamba per non disturbare il serpentino, quel tanto che bastava perché il biondo lo notasse se non lo avesse fatto fino quel momento -Sembra simpatico- ghignò tornando a fissarsi sulla testa a freccia del rettile che faceva saettare la lingua biforcuta tra i canini che, probabilmente, erano colmi di veleno. Non proprio la reazione di una persona a cui piaccia vivere, ma qualcosa le diceva che avrebbe avuto buone capacità di resistenza se mai fosse servito.
     
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    Aiden passava la maggior parte del suo tempo chiuso in biblioteca a leggere libri di vario genere, non solo per recuperare parte del programma del quinto anno, ma anche perché studiare gli piaceva; poteva definirsi uno dei suoi hobbies. Adesso, però, se ne stava tranquillo nel suo dormitorio a ricopiare gli appunti che la Prefetta di serpeverde gli aveva gentilmente fatto recapitare sulla a lezione di Alchimia degli anni superiori. Quella materia lo intrigava, era semplice e al tempo stesso complessa, così come tutto quello che riguardava la filosofia esoterica che, da sempre, lo aveva affascinato. In senso lato, l'esoterismo denota la presunta capacità di accedere al nucleo intimo e unitario di una verità, andando oltre le apparenze esteriori, ed era ciò che Aiden faceva ogni giorno, perché aveva provato sulla propria pelle cosa significasse essere giudicati solo dalle apparenze, per questo era arrivato a detestare e odiare — concetti che adesso conosceva bene — chi lo faceva. Era sempre stato etichettato come strano, anormale, insolito in orfanotrofio e in generale un po' da tutti, solo il Sig. Depp aveva usato la parola straordinario per riferirsi a lui... Ma quel è la verità allora? Come sono realmente? Non lo so, ma piace pensare di essere straordinario perché mi fido di lui. Distese le labbra in una specie di sorriso, intingendo la piuma nella boccetta di inchiostro che aveva di fianco e finì di ricopiare i suoi appunti. Rilesse ciò che aveva scritto in una grafia chiara e semplice, corresse la punteggiatura e, una volta soddisfatto, arrotolò i cinque rotoli di pergamena riponendoli nel cassetto della sua scrivania. Si alzò lentamente, passandosi una mano sul viso stanco, e i suoi occhi neri iniziarono a setacciare ogni angolo della stanza alla ricerca della sua vipera Lilith. Guardò sotto il suo letto ma non c'era e approfittò dell'assenza del suo compagno per fare lo stesso. Non era neanche lì. Possibile che sia sgattaiolata fuori? Non è da lei. Le vipere sono serpenti schivi, non sono solite avvicinarsi alle persone e anzi, le evitano, in particolare la sua odiava il contatto con gli esseri umani; non a caso, non appena aveva visto il suo coinquilino, Axel Dragonov, si era nascosta sotto il suo mantello. Se lasciata in pace era innocua, però se provocata diventava molto aggressiva e mordeva a ripetizione. Non voleva che si spaventasse, per quanto riguardava la vittima in questione invece, non avrebbe mosso un dito per salvarla perché chi attacca i serpenti, i suoi amici, non lo merita. Quelle creature erano sempre state gentili con lui a differenza dei suoi simili che lo avevano sempre trattato con indifferenza, quindi se si azzardavano a fargli del male se la sarebbero vista davvero brutta.
    Appurato che la sua vipera non era in camera, Aiden decise di cercarla all'esterno, non poteva essere andata molto lontana. Uscì e si guardò attorno, facendo particolare attenzione agli angoli bui del corridoio perché Lilith amava rifugiarsi negli spazi stretti per dormire, però non era questo caso. Non si trovava da nessuna parte. Per scrupolo di diresse verso la Sala Comune, ma le probabilità che fosse lì erano alquanto basse visto che si trattava di un luogo frequentato da diversa gente e poi le dava fastidio il calore, e starsene di fronte a un caminetto accesso non era tra sue abitudini. C'è, però, quello strano detto che le persone dicono sempre... tentar non nuoce, giusto? Sì, dovrebbe essere questo. Che poi che significa? Ci avrebbe pensato dopo, adesso aveva altro a cui pensare. Girò a destra, scese le scale e si fermò di botto quando si accorse che il suo animale domestico se ne stava tranquillamente attorcigliato sul ginocchio di una ragazza dalle gambe piuttosto lunghe. I suoi occhi neri risalirono la sua figura e, impassibile, studiò quella che sapeva essere l'unica giocatrice della squadra di Quidditch: labbra carnose, lunghi arti, capelli castani e lisci, ciglia folte e naso perfetto. I suoi coetanei l'avrebbero definita oggettivamente bella, il che poteva essere anche vero, tuttavia Aiden non era uno che faceva tanto caso a queste cose, piuttosto ciò che lo aveva decisamente incuriosito era vedere la sua vipera socializzare con un' umana. La fissò in silenzio, chiedendosi cos'avesse di diverso questa persona dalle altre. Inclinò il capo, scrutandola, e poi si avvicinò lentamente al divano su quel giaceva. «Sì, è mia.» Precisò il sesso. Lilith sibilò e alzò la parte superiore del suo corpo, forse infastidita dal cambio di posizione della ragazza. «Non muoverti.» Ignorò il suo commento e si mosse lento, cauto per non agitare la vipera nera che, chissà perché, stasera aveva deciso di andarsene a spasso a socializzare anche se non sapeva farlo, infatti era visibilmente nervosa. Si inginocchiò ai piedi del divano, accarezzò la coda dell' animale e la prese con delicatezza sfiorando, inevitabilmente, anche la pelle della ragazza che notò essere più morbida e liscia della sua. Sì, quella era una delle differenze tra uomini e donne. Quando Lilith si attorcigliò al suo braccio, si alzò e puntò i suoi occhi neri in quelli verdi della serpeverde. «Non hai paura dei serpenti? » Poche erano le persone che non ne avevano, e lei sembrava essere tra queste. «Io sono Aiden, tu chi sei?» Aveva invertito l'ordine delle domande, solitamente ci si presenta prima, glielo avevano ripetuto un sacco di volte in orfanotrofio, però si era accorto che spesso la gente qui non lo faceva, quindi perché non fare altrettanto? Inespressivo, picchiettò la testa della sua vipera rimanendo, però, con lo sguardo fisso su quello che aveva deciso essere il nuovo caso studio della serata: la ragazza sul divano.

     
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    Pessima idea quella di sollevare la gamba, non importava con quanta delicatezza si fosse mossa, il rettile non aveva gradito. Come riuscisse, ogni volta, a ficcarsi in situazioni scomode proprio non lo sapeva, doveva essere un dono! Un simpatico regalo di madre natura che, evidentemente, aveva un perverso senso dell'umorismo. Per quanto non sapesse quanto velenosa potesse essere quella vipera, era sicura che essere morsa non sarebbe stato piacevole e, quella, non era neppure la prima volta che si ritrovava davanti un animale pericoloso. Si era imbattuta in lupi, persino un orso bruno, il vicepreside White, un branco di Doxy e, ovviamente, ragazzi. Una specie di calamita per creature che, nonostante le loro nature temibili, non smettevano di affascinarla, anche se doveva ammettere che dopo l'incontro con l'orso aveva impiegato almeno un paio di settimane prima di riprendere le sue solite passeggiate tra le foreste. Rimase ferma, come suggerito dal ragazzo, con gli occhi fissi sul serpente in quella buffa posizione, attenta a non muovere alcun muscolo che l'avrebbe aizzata in sua direzione. Bella pretesa aveva l'animale strisciante, che apprese essere una femmina, prima le si accomodava sopra, poi voleva decidere come avrebbe o non avrebbe dovuto muoversi. Eppure non avrebbe serbato rancore nemmeno in caso di morso, sciocco prendersela con qualcuno che segue solo la sua natura. Questa era una lezione che aveva dovuto imparare da sola, lentamente, sia riguardo a se stessa, sia facendone le spese quando si trattava di altri, animali o persone che fossero. Credeva che la parte più difficile sarebbe stata venire a patti con se stessa, imparare, capire e infine accettare, cosa che ancora oggi faceva fatica a fare in base all'umore del giorno. C'erano giorni in cui si sentiva dispiaciuta e più propensa a perdonarsi, se così si poteva dire, così come vi erano dei giorni in cui provava solo fastidio e faticava anche solo a guardarsi allo specchio. Eppure, quello che fin da bambina l'aveva sempre colpita e, spesso, ferita, era lo sdegno negli occhi di altri, la sua famiglia, che non si sforzava neppure di nascondere il proprio fastidio nei suoi confronti. Ad oggi, questo, non le faceva più né caldo né freddo, o almeno così si diceva, perché aveva capito gli ostacoli mentali di quelle persone tanto quadrate, cresciute con una cultura che limitava il loro pensiero e le loro visioni. Non ci potevano fare niente, erano vittime che li vedeva schiavi di una mentalità ancora tanto presente nel mondo magico, soprattutto tra i famigerati purosangue e il loro stupido orgoglio. Inutile prendersela, era la loro natura, niente di più.
    Osservò il ragazzo districare la vipera dalla sua gamba, sperando sapesse quello che stava facendo ma, come vide l'animale attorcigliarsi al suo braccio e tornare tranquilla, si rilassò tornando in possesso delle proprie capacità motorie
    -Perché dovrei avere paura dei serpenti?- la domanda era retorica, non si aspettava una risposta da lui ed infatti prese a rispondersi da sola -Se ne stanno sempre tranquilli per i fatti loro e non hanno motivo per attaccare gli umani se non si sentono minacciati. Mi piacciono- terminò scrollando le spalle come se fosse la cosa più naturale del mondo e, soprattutto, logica.
    -Mi chiamo Freya- un sorriso sghembo le si disegnò sulle labbra piegando di poco la testa di lato ed osservandolo con le sopracciglia folte appena corrucciate, con un'espressione a metà tra il divertito e l'incuriosito. Il ragazzo aveva modi bizzarri, quasi robotici, non riusciva a leggere alcuna emozione o a decifrare alcun pensiero gli potesse passare per la mente e trovava la cosa divertente. In genere era facile leggere le persone, felici, tristi, arrabbiate, disgustate, ma lui, invece, sembrava una tavola bianca. Richiamò a se le gambe, incrociandole sul divano dove rimase seduta, e batté una mano sul posto che prima aveva occupato, invitando il verde-argento a sedersi accanto a lei
    -La maggior parte delle persone qui va in giro con gatti, gufi o odiose puffole mangia-caccole, come mai hai scelto un serpente?- domandò interessata facendo attenzione a come Aiden interagisse con il serpente. Trovava curioso il modo in cui l'animale si fosse subito calmato una volta tornato tra le braccia del suo legittimo proprietario, aveva sempre trovato i rettili piuttosto freddi, distaccati, non certo il tipico animale domestico che fa le feste al padrone quando torna a casa, mentre il modo in cui si era rilassata implicava una certa connessione tra i due che fece si che si chiedesse se, magari, si fosse sempre sbagliata a riguardo. Oppure era solo un caso, che ne sapeva. -Lei ce l'ha un nome?- i suoi occhi tornarono a studiare la vipera, guardandola far saettare la lingua rosea per percepire il mondo attorno a lei. La trovava davvero affascinante.
    Freya non era esattamente una persona amichevole, o meglio non distribuiva amicizia e buone intenzioni ai quattro venti, aveva bisogno di conoscere una persona per capire se valesse il suo tempo o le sue attenzioni, ma non si tirava mai in dietro nello scambiare quattro chiacchiere con chiunque per capire se, appunto, rientrasse nei suoi canoni
    -Allora, come mai la tua amica ha deciso di farsi un giro su di me? E non dirmi che ho una faccia da topo- socchiuse gli occhi pronunciando l'ultima parte, tornando a puntarli sul biondo, nel tentativo di risultare più minacciosa, ma qualcosa le diceva che non sarebbe stato semplice far scaturire in lui una reazione. Quasi intrigante.
     
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    Quando qualcosa gli interessa Aiden si concentra unicamente su quella, il resto non conta. Aveva fatto così per i serpenti, studiandoli approfonditamente e diventandone quasi un esperto. Sapeva tutto di loro eppure ciò che più desiderava non poteva averlo: la capacità di parlare con loro. Gli sarebbe anche bastato conoscere chi poteva farlo, però nella sua vita non aveva mai incontrato un rettilofono perché quello non era un potere che si manifestava spesso nelle persone e chi lo possedeva, spesso, era giudicato negativamente in quanto diretto discendete di Salazar e, in qualche modo, di Voldermort. Aveva letto ciò che aveva fatto il Signore Oscuro, però non provava ribrezzo nei suoi confronti, in parte perché era amico dei serpenti e poi, almeno secondo lui, perché era stato uno dei maghi più potenti dell'intero Mondo Magico con un'ambizione e una forza senza precedenti. Ne nascevano pochi come lui. Era stato crudele con i babbani, è vero, ma loro non erano altrettanto con le guerre, gli omicidi e tutti gli atti di violenza a cui aveva assistito in orfanotrofio e per strada? Non è una violenza dare un pugno a qualcuno solo perché è diverso, strano, inusuale? O schiacciare un serpente e aspettarti che questo se ne stia tranquillo senza difendersi? No, non lo è. Se vieni attaccato reagisci di conseguenza, è legittima difesa però lui era stato punito per aver aizzato un biacco contro un bambino che, dopo avergli tirato un calcio, era corso a piangere dalle maestre terrorizzato da quei mostri striscianti. Aveva spiegato la situazione, Aiden, difendendo il suo amico ma alla fine avevano dato ragione all'altro perché "tutti hanno paura dei serpenti, sono creature del diavolo." Era abituato a vedere le persone scappare o urlare quando se ne ritrovava uno davanti, figuriamoci su una gamba, però la giocatrice di Quidditch non lo aveva fatto. Questo, insieme al fatto che la sua vipera si fosse avvicinata a lei, suscitò il suo interesse. «Di solito ne hanno tutti.» Inclinò leggermente il capo e rimase immobile in quella posizione per un po'mentre la ascoltava elencare una serie di motivi per i quali non ne aveva. Quello che aveva detto era giusto in effetti, che piacessero anche a lei? Aveva trovato qualcuno con il suo stesso hobby? Non lo so, ma studiamo il caso. Ho poche informazioni. «Sei spesso in contatto con loro? La mia vipera non socializza spesso.» Solitamente non avrebbe fatto tutte quelle domande a una persona che aveva appena conosciuto, non era educato, però quando si trattava dei serpenti Aiden si lasciava prendere dall'entusiasmo. Un'emozione che aveva capito davvero solo in contatto con quelle creature, anche se aveva provato qualcosa di simile quando era stato con il sesso opposto. Però quella si chiama eccitazione... devo fare delle ricerche in merito. Tornando al caso Freya, questa lo stava guardando in silenzio senza dire niente. Aiden la fissò di rimando, accarezzando la coda di Lilith che, incuriosita, osservava la scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi sibilando di tanto in tanto per richiamare l'attenzione del suo padroncino. Era estremamente territoriale. Infatti, dopo un po', Aiden volse lo sguardo verso di lei, e le picchiettò la testa, salvo poi ritornare sulla ragazza quando la vide fargli cenno di sedersi accanto a lei. Era da maleducati rifiutare e poi, di solito, non si conversava stando in ginocchio di fronte a una persona. Lo si fa solo in caso di una proposta di matrimonio, così gli aveva detto il Sig. Depp. Così si alzò, e si sedette accanto a lei ad una distanza adeguata, doveva ancora capire quanti metri o centimetri comprendesse lo spazio personale della ragazza. «Mi piacciono, sono miei amici.» Per lui Lilith non era un semplice animale da compagnia, non lo era mai stato, era molto più che questo. E poi si era accorto che molti umani, soprattutto i maghi, amano gli animali e li trattano come loro pari, però non aveva visto nessuno andare in giro con un serpente effettivamente. Sono l'unico anche qui in un mondo dove esiste la magia? Tra i babbani non aveva trovato il suo posto, erano troppo attaccati alla religione e a strane morali, per questo, quando aveva scoperto di essere un mago e i Walker lo avevano adottato, si era sentito sollevato. Eppure, anche lì, lo trovavano strano. Non importa, ho i miei amici con me.
    «Lilith. Non hai un animale anche tu?» Stava conversando bene con il caso studio della serata, aveva fatto progressi nel socializzare con i suoi simili da quando era arrivato a Hogwarts. Li capiva di più, anche se il suo compagno di stanza era un tipo un po' particolare. Era sempre di pessimo umore, forse avrebbe dovuto farsi prescrivere un tranquillante? Essere arrabbiati quasi ogni giorno aumenta lo stress e lo stress nuoce alla salute. «Sto cercando di capirlo, qualcosa in te deve averla attratta.» I suoi occhi scuri percorsero lenti la sua figura, dal viso alle gambe e viceversa, chiedendosi cosa effettivamente avesse spinto la sua vipera ad avvicinarsi. Oggettivamente avrebbe attratto molti del suo stesso sesso, Aiden sapeva riconoscere qualcosa di bello quando lo vedeva e Freya lo era, bella. Però le ragazze sono delle creature un particolari e, spesso, dicono o fanno delle cose un po' strane, come adesso per esempio, che paragonava la sua faccia a quella di un topo. Per lui erano affascinanti, però sapeva che non era così per la maggior parte delle adolescenti li trovava rivoltanti e portatori di malattie ignare del fatto che fossero degli esseri dotati di intelletto. «Potresti anche averla, ma per me sarebbe bella. Mi piacciono i topi.» Ne aveva degli esemplari sotto il letto, erano il nutrimento della sua vipera e li allevava per lei. La catena alimentare dei serpenti comprendeva anche questo e Lilith ne era ghiotta. «Te lo ha detto qualcuno? In tal caso penso stesse scherzando se era un ragazzo, se invece era una ragazza forse no. Però per me sarebbe un complimento.» A volte le donne provano invida per le altre donne, soprattutto se si tratta di una particolarmente bella, lo aveva letto su una rivista di psicologia qualche anno fa e osservando i comportamenti di alcune studentesse in classe ne aveva verificato la veridicità. Freya rientrava nella categoria invidiabile secondo la sua esperienza. Però perché mi ha detto questa cosa? Vuole studiare le mie reazioni? Il caso studio lo stava studiando a sua volta. Divertente.

     
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    Strane creature i serpenti, senza gambe eppure in grado di avanzare, senza braccia eppure capaci di sollevarsi, all'apparenza deboli e flessuosi ma con una bocca tale da essere la porta che conduce all'eterno riposo. Si, insomma, in casi estremi. Con i loro occhi freddi, con la pupilla dal taglio verticale, e la linguetta biforcuta che metteva spesso i brividi, non c'era da stupirsi che la maggior parte delle persone preferisse mantenersi a distanza per paura e soggezione. Non erano in grado di prevederlo, non erano in grado di capirlo e, per questo motivo, lo temevano. Perché era ben più facile evitare la creatura che metteva loro i brividi, piuttosto che studiarla ed imparare a conoscerla. Ma le persone erano sempre state così, partivano sempre prevenute con ciò che non sapevano gestire e non facevano alcuno sforzo per capire. Perché farlo? Perché sforzarsi quando evitare il problema era così più semplice? Questo era, di certo, il primo motivo che l'aveva portata a tenersi i suoi segreti, a non aprirsi, a mantenere nascosta una parte così grande di lei stessa che già sapeva avrebbe condizionato gli altri a guardarla in modo diverso. Troppo bigottismo, troppa ignoranza, troppe superstizioni e stupide credenze. La gente era stupida.
    -Le persone hanno paura di quello che non conoscono- di solito. Scrollò le spalle non dando troppa importanza alle sue stesse parole. Per quanto soffrisse un po' la cosa di non avere un confidente, all'infuori di suo fratello, ci aveva fatto un po' il callo e si era rassegnata a credere che andasse bene così per il momento.
    -In contatto, per Merlino direi di no, non li vado a cercare se è questo che intendi. Non vorrei disturbarli- loro come qualunque altro animale che non fosse domestico. Ci teneva che vivessero nel loro ambiente senza intromissioni e senza subire la costante presenza di un essere umano che andava a dare loro fastidio -Mi è capitato spesso di imbattermi in loro vicino a casa- sapere che, la vipera, non fosse solita andarsene in giro a fare amicizia con la gente del posto era, per lei, una bella soddisfazione personale. Le avrebbe fatto volentieri due grattini sotto al mento, ma dubitava avrebbe apprezzato in quel momento -Ma è la prima volta che un serpente si prende certe libertà con me. Tu hai a che fare spesso con serpenti e simili?- ghignò tornando a puntare gli occhi in quelli di lui che sembravano la stessero studiando come se, di punto in bianco, quella strana fosse lei. Non lui, che andava in giro con un serpente da compagnia, non lo stesso rettile che la molestava indisturbato, no. Lei, che se ne stava buona e tranquilla a sonnecchiare sul divano. Una situazione così strana e surreale da sentirsi quasi a disagio davanti quello sguardo imperturbabile, come fosse un caso speciale di studio. Cercò di apprendere a sua volta informazioni sui due nuovi venuti, il loro rapporto la incuriosiva abbastanza da invitarlo a prendere posto sul divano accanto a lei
    -Come si diventa amici di una vipera?- la curiosità andava aumentando -Come hai conquistato la sua fiducia?- molti credevano che il segreto con gli animali fosse mostrare chi comandava, come se tutto si basasse sul potere quando, per lei, era più una questione di rispetto e fiducia reciproca. Lui era fiducioso che la serpe corvina non lo avrebbe morso, mentre lei, a sua volta, era sicura che lui non le avrebbe fatto del del mare. Ma come si arriva a quel punto? Questo non avrebbe saputo dirlo, essendo creature così misteriose e difficili da decifrare. Avevano molto in comunque con il ragazzo in effetti che, per qualche motivo, le dava l'impressione di avere molto in comune con loro -Pensi che potrebbe mai fidarsi di me?- la domanda portava con se la più sincera speranza in una risposta affermativa, sarebbe stata una bella vittoria.
    -Lilith- ripeté il nome a mezza voce per sabbiarne il suono prima di aprirsi in un sorriso più ampio -Come il demone! Mi piace!- l'immagine di sua madre, in preda ad una crisi di nervi nel tentativo di scacciare, con la scopa rubata ad un elfo domestico, un gufo dal piumaggio bruno che suo fratello maggiore aveva portato in casa era, per fortuna, indelebile nella sua memoria. Sua madre odiava gli animali, tollerava appena che la posta le venisse recapitata e solo perché i maghi, per quanto portentosi, non erano riusciti a trovare un metodo migliore. Dubitava avrebbe mai accettato anche solo che un gattino calpestasse i suoi amati tappeti, proprio non vi era alcuna possibilità
    -Ho un barbagianni a casa, per la posta, ma è più un animale di famiglia che mio- e sicuramente non avevano il permesso di portarsi in casa neppure lui. Avevano costruito una struttura apposita, distante dalla casa principale, perfetto per prendere pioggia, vento e neve nei mesi più freddi o farsi passare la voglia di mettersi in contatto con il mondo esterno. Vani erano stati i numerosi tentativi della ragazza che, ad ogni Natale, compleanno od occasione varia, aveva espresso il desiderio di un amico peloso ma, ogni volta, le era stato spento ogni entusiasmo con la semplice frase “Mi basti tu”, che poteva significare tutto e niente. Qualcuno, se lo avesse raccontato, ne avrebbe riso, trovandola una simpatica battuta volta a stuzzicare, ma Freya sapeva che la realtà era ben diversa. Arrivata ad Hogwarts, fu felice di scoprire che la sua nuova coinquilina bionda avesse un gufo che se ne stava appollaiato in camera sua, teneva compagnia. Ed ora, al cospetto di un magnifico esemplare di vipera, si pose come obiettivo di riuscire, un giorno, di riuscire a passeggiare con lei con la stessa disinvoltura e lo stesso mutuo rispetto che riservava al suo proprietario
    -Vedi? La tua Lilith mi sta già simpatica- il fatto che fosse stata attratta dalla sua presenza non sapeva se fosse o meno una cosa positiva, certo più positivo di tutto ciò che Aiden disse dopo. Gli occhi di le saltavano in modo alternato in quelli di lui, indecisi su quale fissarsi mentre la bocca si apriva per dire qualcosa, senza successo, e richiudendosi subito dopo. Cosa diavolo voleva dire? Era un complimento? Merlino, ma strano forte. Sconcerto e confusione erano ben visibili sul suo viso e non avrebbe saputo nemmeno come fare a nasconderli ma, alla fine, ridacchiò rassegnata agli strani modi del ragazzo
    -Grazie (?), credo- l'idea che qualche ragazzo o ragazza andasse da lei a dirle che aveva una faccia da topo era, per qualche motivo, esilarante. Forse avrebbe apprezzato la loro sincerità o, magari, le avrebbero dato un motivo per finire ad Azkaban. Dipendeva un po' dal mood del giorno, gli ormoni, la luna. Un po' di cose, insomma!
    -Ti spiace? No, vero?- chiese in modo del tutto retorico, non aspettando una sua risposta ed allungando le gambe nude e provate dai lunghi allenamenti, per posarle in grembo al ragazzo, come fosse la cosa più normale del mondo, come avessero una confidenza tale da permetterle di prendersi certe libertà. Però non ci badò troppo -Tornando a noi- continuò puntando di nuovo gli occhi smeraldini in quelli della piccola vipera -Per capire cosa di me l'abbia attratta potresti essere costretto a conoscermi meglio e passare un po' di tempo con me, te la senti?- ghignò in segno di sfida incrociando le braccia al petto. Poggiò di nuovo al schiena sui grossi cuscini che si era sistemata in precedenza così che le facessero da schienale ed avere comunque la possibilità di guardarlo in volto pur stando comoda. Il serpente era certo interessante e attirava su di sé grandi attenzioni, ma non poteva dire che il ragazzo non lo fosse altrettanto con i suoi modi bizzarri e gli occhi indagatori. Occhi così era difficile non sentirseli addosso tra i corridoi o banchi a lezione, eppure non le era sembrato di averli notati spesso -E tu? Come mai non ti vedo mai in giro né a lezione? Non sarai mica il nuovo custode?-
     
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    Il caso studio della serata, Freya, era sicuramente interessante agli occhi di Aiden, soprattutto grazie all'opinione che la ragazza aveva dei serpenti e, in un certo senso, anche di lui visto che aveva passato quasi tutta la sua vita in compagnia di quei rettili, i suoi amici, invece che dei suoi simili, gli umani, animali sociali pronti a istaurare un rapporto in qualsiasi occasione, persino durante un funerale. «A volte hanno paura anche di ciò che conoscono, o sbaglio?» Inclinò leggermente il capo e la scrutò impassibile mentre con la mano destra accarezzava la coda di Lilith che, offesa dalle mancate attenzioni del suo padroncino, aveva iniziato a sibilare a più non posso. «Dove abiti?» Aveva detto di averli spesso incrociati vicino casa, quindi doveva abitare nei pressi di una foresta o di un bosco; i serpenti sono creature schive ed era raro vederli interagire con le persone, di solito se ne stavano per i fatti propri evitando i luoghi affollati come le città, e si rilassavano sotto un masso o un albero al fresco. Un po' come lui, che il caldo proprio non lo sopportava e che preferiva studiare le persone singolarmente invece che in gruppo. Si sentiva a disagio in mezzo a tanta gente reduce dell'esperienza negativa avuta in orfanotrofio dove, ogni volta che giocavano ad acchiapparello o palla avvelenata, puntualmente si faceva male cadendo o, forse, era meglio dire che lo facevano cadere spintonandolo qua e là e scagliandogli addosso la palla con forza. Quelle azioni riprovevoli nei suoi confronti erano finite solo quando, preso da un attacco d'ira improvviso, aveva reagito dando un pugno a due bambini mentre uno lo aveva scaraventato contro un albero con la sua prima magia. Da allora nessuno più si era avvicinato a lui, piuttosto lo evitavano ma ad Aiden andava bene così, si era abituato. Per molto tempo aveva etichettato gli umani come cattivi e i serpenti come buoni, solo dopo essere stato adottato e aver incontrato il Sig. Depp aveva cambiato idea, decidendo di studiare anche loro insieme ai suoi amati rettili. «Sì, passo molto tempo con loro, è più facile che stare con le persone.» Scambiò uno sguardo di intesa con la sua vipera, la quale alzò la testa di qualche centimetro per strusciarla contro il dorso della sua mano. Quando voleva, era molto affettuosa, ma non succedeva spesso. Stasera si stava comportando diversamente dal solito, che le era preso? Gli sarebbe tanto piaciuto chiederglielo.
    Freya continuava a fargli domande, quindi le stava simpatico? Da quel che ne sapeva, quando una persona si interessa a te è positivo, e poi l'argomento della conversazione gli piaceva. Anche l'altra umana, Kynthia, gli aveva chiesto del suo rapporto con i serpenti. Possibile che nessuno, in questa scuola, ci abbia a che fare a parte lui?Non credo, i maghi dovrebbero essere molto più avanti dei babbani, è per questo che sono qui. Per non essere giudicato. «Non so rispondere a questa domanda, è stato tutto naturale. Però ti consiglio di non avvicinarti ad una vipera in natura, non sono socievoli come sembra.» Non voleva che la ragazza sul divano iniziasse ad avere paura dei suoi amici, da come ne parlava sembrava interessata a loro ed Aiden era ben felice di darle informazioni a riguardo, si trattava pur sempre del suo argomento preferito. «Vuoi fare amicizia con lei?» La guardò con una strano bagliore negli occhi, era la prima volta che qualcuno gli chiedeva una cosa del genere. Molto interessante. Tuttavia, prima di far avvicinare Lilith ad un altro essere umano, doveva assicurarsi che entrambe fossero ben disposte e poi doveva studiare più approfonditamente il particolare soggetto che gli era capitato tra le mani. «Piace anche a lei.» In tutta risposta, la sua vipera mosse la coda in segno di approvazione. «Se mai volessi comprarne uno ti consiglio di andare dal Serraglio Stregato. Se non sai dov'è posso accompagnarti.» Sarebbe stata l'occasione perfetta per osservarla a contatto con gli animali e capire se era il caso di raccogliere altri dati su di lei. Il negozio in questione si trova al lato Nord di Diagon Alley, c'è una vasta scelta e la ragazza sarebbe riuscita sicuramente a trovare qualcosa che facesse al caso suo, magari un gufo personale. Serviva anche a lui, ma non lo aveva ancora preso perché non sapeva come avrebbe reagito Lilith, era meglio evitare per adesso, non voleva di certo farlo morire per la gelosia della sua vipera, gli sarebbe dispiaciuto. "La tua Lilith mi sta già simpatica." La fissò per qualche istante con i suoi occhi inespressivi poi stese le labbra in una specie di sorriso e si sedette sul divano accanto a lei come richiesto, osservando il legno scoppiettare nel camino della Sala Comune. Trovava rilassante quel suono, così come quello della pioggia. D' un tratto si ritrovò le lunghe gambe della ragazza sulle sue che, come se nulla fosse successo, continuava a conversare con lui. Lilith se ne stava tranquillamente attorcigliata introno al suo braccio scoperto, la pelle era ruvida mentre quella di Freya sembrava liscia. Le passò delicatamente un dito sulla caviglia per accertarsene e sì, ricordava bene. Da come si era posta nei suoi confronti, non sembrava avere particolari problemi con il contatto fisico, al che Aiden si prese la libertà di appoggiare le mani sulle sue gambe per stare più comodo, una sul ginocchio e l'altra sulla coscia. In fondo era stata lei ad invadere il suo spazio personale non il contrario, quindi, oggettivamente, poteva fare lo stesso. «Perché non dovrei?» Se decideva di studiare una persona era ovvio che ci avrebbe passato del tempo insieme, da lontano certe cose non si potevano capire, era necessario il contatto ravvicinato e poi il caso della serata aveva decisamente catturato il suo interesse. Era un soggetto divertente, faceva anche delle buffe espressioni con la sua faccia da topo. «Inizio l'anno prossimo dal terzo, per ora mi sto solo ambientando. Questa scuola è molto più grande di quanto mi aspettassi.» Ed era a pochi passi dalla Foresta Proibita, un luogo in cui aveva messo piede insieme ad un'altra ragazza Kynthia, strana come tutto il genere femminile nel quale, ovviamente, era inclusa anche Freya.

     
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    Strana osservazione quella del ragazzo, ma non poteva dire non fosse del tutto vera, anzi, talvolta erano proprio le cose che si conoscevano bene a terrorizzare.
    -E c'è qualcosa che conosci che ti spaventa?- lo sguardo serio concentrato sul Serpeverde convinta che, in caso di risposta affermativa, sarebbe stato davvero interessante da ascoltare, se solo lui non le rifilasse poi una risposta monosillabica che, a vedere i suoi modi di fare e di parlare, non sarebbe nemmeno stata una sorpresa. Il ragazzo sembrava mosso da istinti meccanici e, al tempo stesso, privo di ogni filtro, cosa che lei avrebbe apprezzato se fosse stato davvero così ma che, forse, lo avrebbe reso indigesto agli occhi di tanta gente. Benvenuto nel club. Continuò ad osservare, e ad invidiare, la naturalezza con cui ragazzo e rettile interagivano, sorrise pensando a come, lei, non avesse mai raggiunto quel livello di fiducia con nessuno. Non che fosse estranea al contatto, non si faceva problemi, ma la fiducia era un'altra cosa
    -In Norvegia- lasciò cadere la testa all'indietro, non contenta, prima di riportarla alla sua naturale posizione -Ai piedi delle montagne, vicino a una foresta piena di bestioline interessanti- e silenzi, spesso solitudine, liti infinite e gente strana.
    -Una volta ho incontrato un Marasso, credo si chiami così. Chissà se sarebbe andato d'accordo con Lilith- i serpenti facevano amicizia tra loro? Non sembravano creature molto socievoli nemmeno tra quelli della loro stessa specie, che aveva Aiden di speciale da riuscire a conquistare il cuore della sua vipera? Un po' li capiva, i serpenti, c'erano giorni che anche Freya si sarebbe isolata evitando qualsivoglia contatto ma, nella maggior parte del tempo, ricercava la compagnia. Non di chiunque, questo era fuori discussione, il detto “meglio soli che male accompagnati” per lei era più che veritiero, preferiva trovarsi al cospetto di persone selezionate. C'erano giorni, notti soprattutto, in cui stare sola le creava fin troppa ansia che, spesso, sfociava in veri e propri attacchi di panico. Quando arrivavano quei momenti poteva sempre contare su Oliver, suo fratello, ma a scuola non era possibile incontrarlo, doveva fare i conti con quelle sensazione ed imparare a gestirle. Non avrebbe potuto contare sugli altri per sempre.
    -Fai bene a stare con i serpenti, le persone sono sopravvalutate- sorrise furbesca -Però non tutte sono male, qualcuna si salva- alzò una mano creando un piccolo spazio tra pollice ed indice -Poche. Non hai incontrato ancora nessuno che meritasse il tuo tempo?- non si sarebbe stupita se fosse stato così, lei stessa fino a quel momento poteva contarle sulle dita di una mano, forse due, ed erano quasi tutte della sua stessa Casa.
    Rise al consiglio di lui -Ti assicuro che non mi sono mai sembrati troppo socievoli in natura- ma quando mai? Tutti guardinghi e pronti a scattare, agili, pronti a mordere il povero ignaro -e stupido- che si fosse azzardato ad avvicinarsi nel modo sbagliato. Ce n'era uno giusto? Evidentemente si, e Aiden sembrava averlo scoperto.
    -Però sono carini, mi limito ad osservare- il compagno la incuriosiva, sia per i suoi modi ermetici che per i suoi gusti singolari, oltre che per le sue capacità, se così si potevano chiamare. Di lui non sapeva nulla, ma si stava rivelando una piacevole scoperta.
    -Mi piacerebbe!- che domande, ovvio che avrebbe voluto una vipera per amica, e non stava parlando di Rain -Certo, sempre se a Lilith sta bene- il consenso prima di tutto.
    -Mi insegni?- lo fissò con un luccichio divertito negli occhi, non si sarebbe fatta scappare un'occasione del genere. Certo, oltre ad avere a che fare con un serpente avrebbe anche dovuto insegnarle a capirli, accarezzarne uno sembrava cosa ben più semplice che comprendere i loro segnali o esigenze. Chissà se Aiden aveva in camera un mini frigorifero in cui teneva cadaveri di topi con cui sfamare la sua amica. O meglio, chissà se ne aveva di vivi! Povero, forse non sarebbero state molte le ragazze che sarebbero entrate volentieri nella sua camera se così fosse stato. Le labbra le si incurvarono in un sorriso rassegnato, consapevole che, per quanto ci avesse provato, non sarebbe mai stata in grado di convincere sua madre a tenersi un animale per casa, neppure uno silenzioso che non perde pelo
    -Sei sempre così gentile con tutti? Credevo che le persone non ti piacessero molto- sollevò un sopracciglio ricordando di come lui stesso avesse ammesso di preferire la compagnia dei rettili agli umani, e come dargli torto. Però si stava offrendo di accompagnarla, quasi tenero -Ti ringrazio, ma mia madre mi ucciderebbe se ne portassi a casa uno- o almeno ci avrebbe provato -E poi ucciderebbe anche lui- qualunque ne avesse portato a casa. Il piacere di avere un animale da compagnia non valeva la vita dello stesso, povera creatura.
    C'era qualcosa nel modo in cui lui la osservava che non sapeva se la facesse ridere o esserne preoccupata, ma poi, finalmente, un segno di umanità attraversò il volto del ragazzo che lo fece apparire meno come un serial killer
    -Hai sorriso! Allora ne sei capace!- assurdo come una piccola cosa potesse lasciarla stupefatta, ma almeno ora era sicura che anche Aiden fosse capace di cambiare espressioni e, questo, le fece venire solo più voglia di vederne altre. Prima o poi lo avrebbe visto ridere, forse. Ed eccola, come un fulmine a ciel sereno, la consapevolezza di avere il desiderio di rivederlo e parlarci di nuovo per risolvere quel puzzle di ragazzo. Era così raro trovare qualcuno con cui avere il piacere di passare del tempo, lui almeno la divertiva. Forse fu quello a spingerla a comportarsi come se avessero già quella confidenza da permetterle di appropriarsi dello spazio personale del biondino, senza porsi alcun problema, ed ecco che, in un attimo, le sue gambe chilometriche finirono su quelle di lui. Stava comoda, almeno fino quando lui non l'avesse spinta via facendola rotolare dal divano. Invece no, con sua davvero grande sorpresa, non lo fece. Inclinò il capo studiandolo mentre le passava un dito sulla caviglia, probabilmente cercava di capire perché la sua vipera si fosse arrotolata proprio li, per poi sollevare le sopracciglia quando le mani di Aiden le finirono sul ginocchio e ben oltre. Questa poi.
    -Perché non sembri il tipo che ricerca compagnia- rispose onesta prima di posare gli occhi chiari sulla mano posata sulla coscia, per poi tornare ad ancorarsi in quelli di lui con un mezzo sorriso divertito -Stai comodo?- di nuovo tornò ad indicargli con lo sguardo quanto la sua mano fosse pericolosamente vicina all'orlo della sua gonna. Che sfrontato. Le stava ancora più simpatico.
    -Anche io sono arrivata da poco, non è poi così male da queste parti- insomma, pro e contro. Trovava i metodi di insegnamento molto più umani rispetto a quelli a cui era abituata nella scuola nordica, era tutto molto più rilassato ma c'erano materie che proprio non riusciva a capire a cosa mai sarebbero potute servire. Vidi aritmanzia, o divinazione, non aveva mai conosciuto un mago adulto che usasse davvero quello che avrebbero imparato in quei corsi. Perdita di tempo che si sarebbe potuto impiegare altrove. Meglio aumentare i duelli, per esempio, molto più utili ed interessanti! Invece no, facciamo i conti e beviamo il tè. Ok.
    -Qualche giorno fa, ad una lezione di incantesimi, abbiamo incontrato un serpente marino. Ti sarebbe piaciuto, credo- il ricordo di quella lezione le mise i brividi, allucinante il numero di pericoli a cui erano stati sottoposti senza che ci fosse un reale motivo. Avrebbe capito se fosse stata una lezione combinata con il professore di Difesa, ma era stato tutto davvero eccessivo. Per fortuna si riprendeva velocemente dagli sforzi fisici, ma non era comunque così propensa a faticare senza che ce ne fosse bisogno!
    -Mi spieghi perché mi fissi così?- era divertita mentre poneva la domanda, alla fine aveva ceduto alla curiosità -Sembri sospettoso, non ho intenzione di rubarti Lilith- e poi la vipera non glielo avrebbe neppure permesso, ma le espressioni facciali del ragazzo lasciavano a desiderare. Non riusciva a capire se aveva paura di qualche sua azione, se la stesse studiando o se stesse prendendo mentalmente nota dei suoi punti vitali per farla fuori. Non aveva certo intenzione di rimanere con il dubbio. Cominciò a massaggiarsi le mani indolenzite per tutte le pluffe lanciate dai suoi compagni di squadra, quei ragazzi avevano fin troppa forza ma, lei, non si sarebbe certo lamentata in loro presenza. Non voleva passare per la solita femminuccia brontolona incapace di sopportare qualche tiro, però che cavolo! Anche meno! Se doveva prepararsi a difendersi da un tentato omicidio, voleva essere preparata.
     
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    «Il pregiudizio.» Qualcosa che scaturisce dall'errata concezione di tutto ciò che è diverso e che porta alla formazione di un giudizio, l’atto conclusivo di un ragionamento che consiste nell’esprimere una valutazione su un evento, una persona, un oggetto dopo aver raccolto dati sufficienti che possono essere elaborati mediante un algoritmo, un metodo preciso e rigoroso, che si basa su calcoli statistici e matematici, informazioni esatte e comporta un notevole dispendio cognitivo, solitamente è attuato dalle macchine più che dall’uomo o con l' euristica, un metodo che non segue un percorso o dei procedimenti chiari, ma si affida all’intuito e allo stato temporaneo delle circostanze, al fine di generare una nuova conoscenza. La maggior parte della gente ricorreva al secondo metodo, Aiden, invece, si sforzava di usare il primo perché, per lui, essere obiettivo era importante, gli serviva per catalogare nel modo più oggettivo possibile le emozioni che aveva provato nella vita o che, appunto, stava provando. La sua mente analizzava l'ambiente circostante come una macchina, un robot che voleva capire il funzionamento degli essere umani. I suoi simili. Così stava studiando Freya, l'unica giocatrice della squadra dei serpeverde e interesse inedito della sua vipera. «Secondo alcune ricerche possono fare amicizia ma dipende dal carattere del singolo serpente e dalla razza. La mia Lilith è schiva, non credo che lo avrebbe lasciato avvicinare.» Con te è stata lei a farlo, per questo mi interessa studiarti. La fissò per un lungo attimo e sì, oggettivamente era una ragazza che molti del suo sesso avrebbero voluto, compreso il suo compagno di stanza che sembrava alquanto dipendente dalle donne. Lo aveva visto qualche volta in giro per il castello e non perdeva occasione di fissare i sederi delle sue compagne. Una volta ci aveva provato anche lui, ma si era annoiato, preferiva concentrarsi su altro. E poi, secondo il Sig. Depp, se puoi guardare ma non toccare perdevi il tuo tempo e Aiden era d'accordo. «Tu sembri essere tra quelle.» Le piacevano i serpenti, non lo aveva guardato in modo strano ed era interessata a ciò che aveva da dire su quei rettili e anzi, le piacevano pure quindi, ai suoi occhi, almeno per ora, era un'umana decente con cui avere a che fare e glielo disse senza problemi. Diretto come sempre ma senza malizia. «Tre.» Il suo vicino e i genitori adottivi, fine. Non a caso, era andato a Hogwarts proprio per allungare quella lista con la speranza di ricredersi su di loro; forse i maghi erano meglio dei babbani, o almeno quelli con cui aveva parlato fin ora lo erano. «Una buona scelta quella di osservare soltanto. Se un serpente è interessato sarà lui a fartelo capire.» Proprio come la sua vipera che gli era letteralmente strisciata addosso approfittando del fatto che la teca in cui era stata riposta fosse aperta e, da allora, non si erano più separati. Era strano immaginare la sua vita senza di lei, era abituato a vederla tutti i giorni sul suo cuscino non appena apriva gli occhi e a ritrovarla nella stessa identica posizione quando rientrava. Era la sua migliore amica e si era attorcigliata intorno al ginocchio di Freya, perché? Doveva trovare una risposta a quella domanda e, per questo, avrebbe dovuto necessariamente passare del tempo con la ragazza. « Lo capiremo a tempo debito.» Se Lilith avesse o no voluto fare amicizia con lei. «Temo di non poterlo fare, è una dote, chiamiamola così, che ho sempre avuto.» Non faceva niente per attirare i serpenti, non appena lo vedevano, alcuni non tutti, strisciavano cautamente verso di lui e dopo averlo osservato per un po', decidevano se diventare suoi amici, conoscenti o estranei. Erano quelli i rapporti che avrebbe dovuto costruire nella società umana, però era più facile a dirsi che a farsi e, se alla fine si fosse reso conto che non ne valeva la pena, avrebbe ridotto i contatti al minimo indispensabile e avrebbe trascorso la sua vita a scoprire i misteri del mondo animale e non.
    Gentile, io? Non lo so. Era la prima volta che gli attribuivano un tale aggettivo, uno molto positivo tra l'altro. Accarezzò la testa di Lilith che sibilò felice di ricevere attenzioni, e poi, una volta ricordata la definizione di quel termine - persona dai modi garbati e amabili - rispose. «Sono solo educato.» Gli era stato insegnato ad esserlo, però in quella scuola aveva visto ragazzi prepotenti come quelli dell'orfanotrofio. Da evitare. Se non lo faceva c'era il rischio di incorrere in uno dei suoi scatti d'ira e aizzare la sua vipera ed altri serpenti non era consigliato. «Se davvero ne vuoi uno posso tenerlo io durante l'estate.» Il Sig. Depp in casa sua, oltre un rettilario, aveva altri spazi dove lasciare un eventuale animale domestico, soprattutto cani, gufi e gatti e poi quella era anche la soluzione più logica per analizzare più approfonditamente il caso studio che aveva davanti senza destare sospetti. «Sorriso? Non saprei.» Nessuno lo aveva mai visto mostrare i denti, al massimo stendeva le labbra e le piegava leggermente all' insù. Se intendeva quello allora sì. Forse era proprio quell'insolito gesto che aveva spinto Freya ad invadere il suo spazio personale appoggiando le sue lunghe gambe su di lui e Aiden, allora, le aveva toccate per saggiare la morbidezza della sua pelle, una caratteristica femminile che lo aveva sempre affascinato. Il suo sguardo restò fisso sulle sue mani che, lente, le accarezzavano le cosce però prima che le sue dita potessero andare oltre l'orlo della gonna si fermò, andando a ritroso e limitandosi a continuare quello strano studio sulle ginocchia, il posto che Lilith aveva deciso di occupare. Che avrà di tanto speciale questa zona? «Sì.» Stava comodo. C'era qualche problema? Non le sembrava infastidita dalla cosa, se lo era bastava dirlo e avrebbe smesso. «Affatto, anche se non sono ancora andato a nessuna lezione.» Voleva mettersi in pari con il programma e imparare a stare in società perché una classe, seppur formata da pochi membri, lo era. Se invece si considerava l'intera scuola, si poteva parlare di una piccola comunità che comprendeva anche le creature della Foresta Proibita e del lago Nero. Voglio studiarle tutte. Era lì soprattutto per quello. «Quanto grande?» Non aveva mai visto un serpente marino da vicino ma sono nei libri. Nei suoi occhi neri come la pece si accese una piccola luce, o forse era solo il riflesso del fuoco freddo che bruciava nel camino, un oggetto di scena per creare atmosfera. Fissando e toccando Freya, si accorse della rigidezza del suo corpo quando parlava della lezione così le massaggiò le ginocchia usando una tecnica che, tempo fa, aveva letto in uno dei libri di casa Walker, il tutto mentre la fissava impassibile .«Ti mette a disagio come ti guardo?» Inclinò leggermente il capo e sbatté le palpebre così da sembrare più "umano." Era rigido Aiden, quasi meccanico nel modo di porsi, ma lentamente si stava sciogliendo. «Immaginavo.» Era una battuta quella? Doveva ridere? Non lo sapeva, però fece spallucce e si concentrò sul massaggio che le stava facendo per verificare l'efficacia della tecnica appresa. Funziona o no? Chissà. Sono curioso. In tutto ciò, Lilith osservava il suo padroncino in quella strana attività, chiedendosi cosa stesse facendo.

     
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    -Bella risposta- l'angolo destro della bocca rosea si sollevò verso l'alto mostrandosi divertita e, allo stesso tempo, d'accordo con Aiden. Ne sapeva qualcosa sull'argomento, aveva imparato a coesisterci fin da quando aveva solo sei anni. Era cominciato con i suoi genitori, ma all'epoca non riusciva a capirlo, era solo spaventata dai cambiamenti che stavano avvenendo, avrebbe voluto solo un abbraccio, o comprensione, invece imparò fin da subito a convivere con quelle strane occhiate sospettose, come se si aspettassero da lei che facesse qualcosa di strano, erano quasi intimoriti e, imparò in seguito, disgustati. Crebbe circondata dal loro risentimento verso qualcosa che nemmeno capivano, e apprese negli anni che la maggior parte delle persone avrebbe reagito allo stesso modo se solo avessero saputo dell'incidente che aveva vissuto insieme al fratello. Comprese a sue spese che certi segreti era meglio custodirli, nasconderli, nascondersi, persino fuggire se necessario, come aveva fatto lasciando Durmstrang non troppo tempo prima. Con quali pregiudizi conviveva Aiden? Serpenti e modi meccanici a parte, sembrava un ragazzo normale, anche se si sa, la normalità è relativa.
    -Schiva, eh?- ridacchiò osservandola, tranquilla e perfettamente a suo agio tra le braccia del biondino -A me è sembrata piuttosto invadente, ma magari le sono solo simpatica- e avrebbe fatto bene a pensarlo, Freya si riteneva adorabile. Si, insomma, di tanto in tanto. D'altra parte non le interessava esserlo con tutti, era diventata selettiva. In genere si affidava alla prima impressione, ai primi dieci minuti di conversazione, già da li si faceva un'idea su chi aveva davanti ed era raro che poi cambiasse parere, soprattutto perché semplicemente prendeva le distanze e non le importava approfondire. Se c'era feeling bene, altrimenti tante care cose. Chi glielo faceva fare di perdere tempo?
    -Nemmeno tu sei così male- si lasciò sfuggire una risatina leggera. Aiden sembra un ragazzo che si faceva i fatti suoi e non fracassava le scatole altrui, qualità assai rara negli ultimi tempi da trovare nelle persone. Alla fine non ci voleva poi così tanto ad andarle a genio, bastava la facessero divertire con i loro modi. Tutto qua, non pensava di pretendere la Luna. Il biondino, per esempio, con il suo modo distaccato e analitico di parlare e di osservarla, lo trovava simpatico a modo suo. Un modo molto singolare, questo era appurato.
    -Quindi la tua vipera è interessata a me?- chiese sollevando un sopracciglio -Sicuro non volesse farmi fuori?- era sempre una possibilità, magari si annoiava e aveva ben pensato di fare fuori una povera ragazza ignara e vulnerabile che sonnecchiava su un divanetto. Sperò comunque non fosse così, le sarebbe piaciuto avere un'altra vipera per amica, Daphne e Rain erano sempre occupate! Storse il naso nello scoprire di non poter apprendere il segreto del loro rapporto, aveva già cominciato a fantasticare su un esercito di pitoni e serpenti velenosi che le girassero attorno per tenerle lontane le persone sgradite, invece niente. Avrebbe dovuto fare affidamento solo sulla sua lingua tagliente e le espressioni disgustate che dispensava qua e la.
    -Pazienza, vorrà dire che ti girerò attorno finché non avrà imparato ad accettare la mia presenza- scrollò le spalle decidendo per entrambi, senza nemmeno chiedergli se fosse d'accordo o meno. Troppo tardi! Era stato deciso così, era uno sporco lavoro ma qualcuno avrebbe dovuto farlo. Se non altro sarebbe stato un bel vedere.
    -Le persone che sono solo educate sono anche finte, sei uno che mente?- incastrò gli occhi smeraldini in quelli di lui, pronta a cercare di capire se credere o meno alla risposta che le avrebbe dato. Non sopportava i bugiardi, o la gente finta in generale, troppo vigliacchi per dire il loro reale pensiero. Tipo i Corvonero, intelligenti e interessanti ma, spesso, meschini. Almeno i rosso-oro non erano dei vili e i Tassi, bhe, loro erano un mondo a parte.
    Sollevò le sopracciglia sorpresa, sbattendo più volte le palpebre alla proposta inaspettata di lui
    -Vorresti accompagnarmi a prendere un animale e lo terresti per me?- era convinta di saper leggere le persone, ma con Aiden non riusciva a capire cosa avesse in mente. Sembrava disinteressato, non vi era alcuna traccia di malizia, cosa a cui non era abituata, ed era oltremodo strano che un suo compagno di Casa facesse qualcosa senza un suo tornaconto personale. Certo, tutti stereotipi generali per affibbiare caratteristiche alle persone e catalogarle sotto qualche etichetta idiota, non si poteva fare di tutta l'erba un fascio ma, per quanto la sua presenza ad Hgowarts fosse abbastanza nuova, aveva potuto notare che in genere si sbagliava di poco. Era combattuta, non sapeva cosa pensare di quella proposta. Da una parte la divertiva, dall'altra faticava a credere fosse mosso solo da nobili intenti, sarebbe stata una novità. Bella? Non lo sapeva. Sicuro si sarebbe sentita in debito con lui, e non era certa che la cosa sarebbe potuta essere positiva, non lo conosceva affatto, non sapeva che tipo di persona fosse, magari un giorno le avrebbe poi chiesto di sdebitarsi uccidendo una persona, o aiutandolo con un trasloco. Poteva forse rischiare?
    -E poi dovrei aspettare fino Settembre per rivederlo?- ghignò. La cosa la insospettiva -Perché lo faresti?- non si trattenne dal chiedere, oramai doveva andare a fondo. Non era mai stata una di quelle persone con ansia da contatto fisico, anzi, né aveva mai saputo dove il pudore stesse di casa, ecco perché non si fece il minimo problema a prendersi la libertà di invadere il suo spazio personale gettandogli le sue gambe in grembo ma, certo, non si sarebbe potuta aspettare che venissero accarezzate. Seguì i movimenti delle sue mani con un mezzo sorriso in volto, pronta a vedere fin dove si sarebbe spinto ma, per quanto fosse singolare, non si spinse oltre il consentito. Era consentito che un estraneo le palpeggiasse le gambe? No, in genere, ma Aiden sembrava innocuo tanto da farla ridere quando le rispose con quel “si”, di nuovo senza tracce di malizia, che davvero le faceva chiedere cosa gli passasse per la testa
    -Davvero enorme, se ne stava pacifico in mezzo a un fiume in Cambogia ma ci siamo tenuti a distanza di sicurezza- prima di finire dritti dritti giù da una cascata -Era davvero bellissimo- Che lezione assurda. Solo a pensarci le tornò il nervoso, e non tanto per i pericoli immotivati a cui erano stati sottoposti, ma le aveva rovinato i vestiti, l'avevano infangata e l'avevano pure fatta correre e faticare. Avesse voluto farsi inseguire da stupidi Troll si sarebbe presentata in qualche locale notturno mezza nuda, ma non era nei suoi interessi. Sovrappensiero, tornò alla realtà sentendo le mani di lui muoversi in modo diverso, intensificando quel contatto massaggiandole le gambe
    -Ma cosa..- le sopracciglia si corrucciarono mentre stava per chiedergli cosa gli facesse credere di potersi prendere un'altra libertà ma, poi, si fermò chiudendo per qualche secondo gli occhi, beandosi di quel contatto piacevole ed evitando domande che lo avrebbero fatto fermare, anzi, se avesse voluto avrebbe anche potuto massaggiarle le spalle indolenzite da tutte le Pluffe che aveva afferrato e rilanciato quel pomeriggio, già che c'era. Toccasse pure, vi era una domanda più interessante per lei. Era da quando aveva posato i suoi occhi su di lui, pochi minuti prima, che il ragazzo la fissava con fare indagatore senza che lei potesse capire cosa stesse cercando. La stava analizzando? Sul suo viso non vi era traccia di alcuna emozione, difficile leggervi un pensiero dietro. Si limitava ad osservare con i suoi occhi scuri che celavano un mistero che, a quel punto, avrebbe voluto scoprire. Sollevò il busto staccandosi dai cuscini su cui era appoggiata, inclinò il capo dallo stesso lato del biondino, speculare, con una scintilla divertita nello sguardo e un ghigno a distenderle le labbra piene -Credi che riusciresti a mettermi a disagio?- difficile, molto difficile.
     
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    Alzò impercettibilmente un sopracciglio quando il caso studio della serata, Freya, definì la sua vipera invadente. Quello era l'aggettivo meno adatto per descriverla, ma visto il modo in cui si era attorcigliata attorno al ginocchio della ragazza poteva capire il perché di quella scelta anche se, poco dopo, Lilith aveva mostrato i primi segni di nervosismo tipici di quando un qualcuno provava a toccarla. E allora perché si è avvicinata a lei? Doveva assolutamente trovare una risposta a quella domanda; certo, chiedere direttamente alla diretta interessata sarebbe stato più facile, ma Aiden non era un rettilofono e per quanto la sua connessione fosse forte non era comunque in grado di comunicare con i serpenti. Osservò con la coda dell' occhio la sua vipera che se ne stava tranquillamente distesa sulla sua spalla a godersi le attenzioni del suo padroncino, sibilando di tanto in tanto quando smetteva di dargliene. «Lo scopriremo.» Le picchiettò la testa e tornò a guardare Freya, inclinando leggermente il capo quando gli disse che non era poi così male. Era un complimento? Uno scherzo? Una frase di circostanza? Fissò i suoi occhi in quelli verdi della ragazza, studiandone l'espressione del viso per capire se fosse sincera o meno. Dopo qualche secondo, scollò le spalle e annuì anche perché, onestamente, non sapeva che dire. Grazie? Mi fa piacere? Sono lusingato? Non gli sembrava il contesto adatto, così scelse di comunicare con il corpo certo che il suo messaggio sarebbe stato ugualmente recepito; un cenno di assenso voleva dire tante cose, tra cui l'accettazione di un complimento perché era questo ciò che gli era sembrato: un mezzo complimento. «In tal caso ti avrebbe morsa e nemmeno si sarebbe avvicinata.» Solitamente non sarebbe neanche uscita dalla stanza, figuriamoci andarsene a spasso nella Sala Comune a interagire con la gente, eppure stasera lo aveva fatto. Perché? Lilith sei davvero un mistero, come tutti i serpenti. Per questo gli interessavano così tanto quelle creature: ti sembra di conoscerle poi', d'improvviso, fanno qualcosa che non ti aspetti prendendoti alla sprovvista, un po' come le persone che aveva conosciuto qui ad Hogwarts. Erano diverse dai babbani, certo molti ancora lo reputavano uno strano, però non era stato trattato male né giudicato negativamente per il suo modo di essere. «Più le stai intorno e più si abitua alla tua presenza, per quanto mi riguarda non è un problema. Puoi farlo, non mi dai fastidio.» In questo modo potrò studiarti più da vicino. Perché Aiden, ormai, aveva deciso di indagare sulla ragazza sul divano, quindi frequentarla... era quello il termine giusto? Non si usava quando c'era qualcosa di più tra due persone? Non essendo quello il caso, forse era meglio dire passare del tempo insieme, ecco sì, passare del tempo insieme sarebbe stato utile alla causa. «Le persone educate non mentono, dicono solo le cose in modo gentile per non ferire gli altri. Quelle di cui parli tu sono false.» Ne aveva conosciute tante, le prime erano le maestre dell'orfanotrofio e tutti i bambini al suo interno. Il Sig. Depp gli aveva spiegato come si comportavano i falsi e Aiden non ci aveva messo molto a capire che la sua descrizione coincideva perfettamente con le persone sopraelencate. E aveva scoperto di odiarle, disprezzarle, perché lo avevano giudicato e trattato male sulla base del niente, nessuno gli aveva teso una mano per aiutarlo e, se mai le avesse riviste, non avrebbe esitato nell'utilizzare la magia per far loro del male se gliene avessero dato modo.
    «Sì, mi piacciono gli animali e tenerlo con me non sarebbe un problema. Non ti va?» Appoggiò la schiena contro il morbido schienale del divano in attesa di una sua risposta. Ciò che aveva detto era vero, poteva portarlo con lui dal Sig. Depp, era un appassionato di animali, però l'aveva fatto con un secondo fine: avere una scusa per studiarla e non sembrare uno stalker. Se avesse accettato avrebbero potuto vedersi durante l'estate oppure scriversi, anche la calligrafia era importante per capire una persona nella sua totalità. Niente doveva essere lasciato al caso. " Perché lo faresti?" «Perché voglio.» La fissò a lungo senza sbattere le palpebre prima di distogliere lo sguardo e posarlo sul camino davanti a loro. Gli era stato detto che il suo modo di osservare le persone era inquietante, in realtà, era il suo modo di esprimere interesse o curiosità verso un suo simile. Normalmente il suo studio non prevedeva il contatto pelle contro pelle però, in questa particolare occasione, si era creata una situazione alquanto particolare e Aiden ne aveva appofittato non solo per testare la morbidezza della pelle della ragazza ma anche per verificare se la tecnica appresa in un libro fosse effettivamente utile a rilassare i muscoli tesi. Così, mentre sentiva la descrizione del serpente marino che Freya aveva visto a lezione, in Cambogia, i suoi polpastrelli massaggiarono le ginocchia con movimenti dapprima rapidi e precisi e poi più delicati, al pari di una carezza. «Mmh.» Quel suono indefinito fu il suo unico commento, era occupato a fare altro. Dalle ginocchia passò poi alle caviglie indolenzite e poi si dedicò alla parte superiore delle sue gambe, stando ben attento a non andare oltre il bordo della gonna. La sentì rilassarsi sotto il suo tocco. Bene, allora funziona. Dopo un po' smise di farlo e si limitò ad appoggiare una mano sul ginocchio e l'altra leggermente al di sopra della sua spalla per accarezzare Lilith. Ad un certo punto, il modo in cui la guardava era diventato argomento di conversazione; Aiden sapeva che sotto il suo sguardo indagatore molti si sentivano a disagio, tuttavia, Freya lo soprese poggiando la testa sul cuscino e... sfidandolo? Voleva vedere chi rideva prima o, la sua, era una semplice domanda retorica? Oppure una provazione? C'erano diverse opzioni e diversi modi di affrontare la questione. Aiden scelse di provare a metterla a disagio, era la soluzione più logica visto che si trattava di una giocatrice di Quidditch che, quasi sicuramente, era competitiva sotto ogni aspetto. Avvicinò il suo viso a quello della ragazza talmente tanto che la punta del suo naso sfiorò la sua, le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e poi quella stessa mano andò a schiuderle il labbro inferiore con il pollice. In tutti i film la protagonista correva via imbarazzata... ma forse con lei serviva rincarare un po' la dose visto che non aveva esitato nell'invadere il suo spazio personale. Lilith sembrò comprendere le intenzioni del suo padroncino e si mosse in avanti, spostandosi sulle spalle di Freya e poggiando la testa contro la sua guancia sinistra, sibilando. «Dici?»

     
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    Le erano sempre piaciuti gli animali, fin da quando aveva memoria, ma da dopo l'incidente, così definito dalla sua amorevole madre, sembrava che la cosa si fosse radicata in lei ancora di più. Il modo in cui le piacevano, poi, dipendeva più che altro dal periodo del mese e da quanto fosse o meno affamata, a volte li avrebbe accarezzati e coccolati, altre avrebbe dato loro volentieri la caccia, ma questo è un altro discorso. In ogni caso, per quanto le piacessero, non capitava spesso che questi si avvicinassero da soli, alcuni le giravano al largo sospettosi ma, a quanto pareva, Lilith non era tra questi. Le faceva piacere.
    Lo osservò chiudersi in quel mutismo che ormai aveva capito facesse parte di lui, mentre le ricambiava lo sguardo e limitandosi ad annuire a quello che, per Freya, era dopotutto un complimento. Ridacchiò della sua reazione, da cui dedusse che non fosse abituato a riceverne o che, quantomeno, non fosse bravo a gestirli. Non poteva nemmeno dargli torto, lei stessa a volte si trovava in difficoltà davanti a qualche bella parola, certo le facevano piacere, ma non sapeva mai cosa dire. Ogni risposta sembrava banale, a volte superflua, altre volte persino supponente, non sarebbe stato male adottare la tecnica di Aiden da ora in avanti, sorridi e annuisci, così si sarebbe levata d'impaccio senza tante cerimonie.
    -Allora ringrazia la tua vipera per me, non avrei avuto voglia di andare in infermeria- non sapeva nemmeno come avrebbe reagito al veleno. Dubitava che un serpente così piccolo sarebbe potuto esserle letale, ma perché sfidare la sorte? -Non ti hanno fatto storie per tenerla in Dormitorio?- nonostante il Preside fosse un docile vecchino, il vice White era ben più autoritario e severo, soprattutto quando si trattava di regole, le faceva strano che permettesse ad un animale potenzialmente pericoloso di girare tra gli studenti. Magari a scuola avevano un problema di sovraffollamento di cui lei non era a conoscenza, e il professore aveva ben pensato di risolvere il problema con la selezione naturale, eliminando i soggetti più idioti che sarebbero andati ad infastidire la povera biscia. Genio. Lei, ormai, si era messa in testa di entrare nelle grazie della non proprio dolcissima Lilith,e non solo, e l'unico modo che le veniva in mente era quello di prenderla per sfinimento, ronzandole attorno fino a quando non avesse ceduto al suo fascino selvatico e avrebbe accettato di essere accarezzata da lei proprio come il suo proprietario aveva fatto per tutto il tempo
    -Non ti do fastidio adesso, poi magari ti stanchi. Non sembri uno di tante parole che ha voglia di perdere tempo a chiacchierare con noi comuni mortali- sorrise. In effetti, nonostante lo avesse visto di sfuggita in Sala Grande e nella Sala Comune, doveva ammettere di averlo sempre trovato schivo e solitario, in disparte rispetto a tutti gli altri, e non aveva mai capito se gli stessero tutti sulle palle o se non avesse alcun interesse nelle interazioni sociali. E come dargli torto in questo caso? La maggior parte delle persone erano noiose.
    -A volte si mente proprio per non ferire gli altri- una delicatezza che i suoi genitori non avevano mai avuto nei suoi confronti, non sapeva però se apprezzarlo o meno -Ma tu non farlo, almeno non con me- non erano amici, almeno non ancora, non aveva diritto di sollevare pretese ma, se mai il biondino avesse voluto rimanere nelle sue grazie, era bene che sapesse che le menzogne non erano tollerate dalla brunetta che, fin da piccola, aveva sempre preferito una brutta verità ad una bella bugia.
    Si erano conosciuti solo pochi minuti prima e già si offriva di fargli un favore, qualcuno avrebbe potuto trovarlo gentile, perché in fondo lo era, ma nella mente di Freya scattarono solo allarmi in protezione: cosa ne otteneva lui? Qual era il suo tornaconto? Perché tanta gentilezza? Tutte domande legittime, che però dicevano più di lei che di lui. La fiducia, questa sconosciuta. Era cresciuta custodendo segreti suoi e delle persone che le stavano vicino, ed aveva passato anni in una scuola ben più dura di Hogwarts dove le persone non facevano mai nulla per niente, tutto questo per lei era strano. D'altra parte, tenere per lei un animale non l'avrebbe certo vincolata né esposta a chissà cosa
    “Non ti va?” non rispose subito, più propensa a capire perché lo avrebbe fatto per lei, ma ricevette solo una risposta criptica che non le avrebbe mai permesso di venirne a capo. Incrociò le braccia sotto al seno, assottigliando appena lo sguardo con fare indagatore
    -Mettiamo che io accetti, che venissi con te a scegliere un compagno peloso e che poi te lo lasciassi per l'estate, posso almeno venirlo a trovare?- sollevò un sopracciglio sospettosa. Si stava auto-invitando a casa sua, non le piaceva imporre la sua presenza ma prima di fare una cosa del genere voleva capire come sarebbero andate le cose -Vorrei assicurarmi che poi non lo darai in pasto ai tuoi amici sibilanti- ghignò. Non sembrava il tipo che avrebbe fatto una cosa del genere, ma meglio esserne sicuri.
    Bizzarro, questo era l'unico aggettivo che per ora aveva per il biondino che la fissava con tanta insistenza. Il ragazzo era un'incognita che non riusciva a risolvere. Aveva uno sguardo duro ed enigmatico, era di poche parole e tutto le avrebbe fatto credere che fosse semplicemente un tipo distaccato e diffidente, poi però si mise a far scivolare le mani sulle sue gambe snelle, regalandole un massaggio di cui non sapeva di aver bisogno, per poi trasformarlo in una carezza leggera che, passando su certi punti, la fece anche rabbrividire e non per il freddo. Eppure la sua espressione non cambiò mai, lasciandola con questo dubbio irrisolto perché il suo viso sembrava dire una cosa, mentre le sue mani abili sembravano dire tutt'altro. Lo lasciò fare, approfittando della situazione per trarne ogni beneficio, senza poter però frenare la sua lingua dal voler capire di più quello strano ragazzo. Gli aveva lanciato una provocazione, certa che questo lo avrebbe fatto indietreggiare o gli avrebbe fatto snocciolare qualche spiegazione. Invece, per tutta risposta, questo non solo accettò la provocazione, ma anzi, la spiazzò facendosi avanti sfidandola a sua volta.
    Le fu vicino, incredibilmente vicino. Sentì le sue dita spostarle i capelli e poi scendere fino le sue labbra che sfiorò. In un primo momento si irrigidì, rimanendo spiazzata dalla reazione di lui, fissò i suoi occhi chiari in quelli scuri di lui. Non aveva mai visto occhi tanto neri. Rimase immobile per qualche secondo, incredula, ma si riprese sentendo la piccola vipera circondarle le spalle e poggiarsi contro la guancia. Non era serio, nonostante questo picco di coraggio, tutto di quella situazione le fece pensare che fosse solo un gioco di orgoglio. Si avvicinò a sua volta al viso del ragazzo
    -Dico- fu la sua unica risposta, così vicino al suo volto da sfiorargli appena le labbra con le proprie quando parlò. Rimase così per una manciata di secondi, quindi un ghigno le si disegnò su quelle stesse labbra rosee prima di muoversi lenta per non indispettire Lilith, tornando a poggiare la schiena contro i cuscini e mettendo distanza tra loro visi.
    -Non lo sai che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda? Non è educato- il ghigno si allargò in un sorriso divertito. Sentiva ancora la presenza del serpentino sul lato del volto, quindi cauta sollevò la mano sinistra e, con delicatezza, le passò l'indice sulla testa a freccia senza staccare gli occhi da quelli di lui, proprio nel punto in cui aveva visto Aiden picchiettare per tutto il tempo. Questione di un battito di ciglia, non voleva certo farla arrabbiare -Potrei anche abituarmici a lei- con quel suo corpicino all'apparenza esile ma, in realtà, più rigido di quanto potesse sembrare, era anche piacevole sentirla sulle sue spalle già indolenzite -Pensi mi lascerà tornare in camera?- in caso contrario se la sarebbe portata con sé.


    Edited by -RedFlag- - 28/6/2023, 12:35
     
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    «Non molte, mi hanno solo detto di tenerla sotto controllo. E poi, da quel che ho sentito, Hogwarts accoglie anche creature come mannari e sirene. Non vedo perché una vipera dovrebbe essere un problema.» Inoltre il simbolo della loro casa era un serpente e uno dei fondatori, Salazar Serpeverde, un rettilifono, quindi sarebbe stato strano se non gli avessero fatto tenere la sua Lilith come animale da compagnia in una scuola aperta a tutte le razze, forse persino i vampiri erano ammessi e, con la loro sete di sangue umano, rappresentavano una minaccia ben più grande di un serpente. Aiden era affascinato da quelle creature, gli sarebbe piaciuto osservarle più da vicino per capire il loro comportamento, le loro abitudini e come controllavano certi impulsi, peccato che non avesse mai incontrato un mannaro, una sirena o una veela. Però qui ad Hogwarts poteva farlo. Invece i vampiri non gli interessavano affatto, li trovava degli esseri ripugnanti e, per quanto detestasse i giudizi e fosse il primo a non darli senza aver prima studiato lui stesso il soggetto in questione, con loro non poteva fare altrimenti; il Sig.Depp, anni fa, era stato attaccato da un vampiro da poco trasformato, una donna, che sentendo l'odore del sangue fuoriuscito da una ferita che si era fatto con un coltello, aveva cercato di aggredirlo, per fortuna era inseguita da un gruppo di auror che era riuscito a fermarla. Da allora aveva catalogato quelle creature come pericolose e si era limitato a studiarne i punti deboli così, se un episodio del genere si fosse mai ripetuto, avrebbe saputo come ucciderla. Era legittima difesa. «Questo lo scopriremo col tempo, Freya.» Socchiuse leggermente gli occhi e la fissò, accarezzando con le dita la ruvida coda di Lilith. Quello che aveva detto era vero, non era uno di molte parole, però con lei aveva avuto una normale conversazione e aveva anche parlato più del solito, poi, se andando avanti si rendeva conto che quel caso studio non gli interessava più, glielo avrebbe fatto sapere. «Odio i bugiardi ma a volte mentire è necessario.» Anche Kynthia lo aveva fatto, ma non l'aveva catalogata come bugiarda perché, la sua, era una sorta di difesa personale. Aiden accettava solo le bugie bianche, o delle omissioni fatte in determinate circostanze, ma finiva lì. Le menzogne, quelle gravi, avevano conseguenze, e chi le diceva doveva essere pronto a pagarne il prezzo, prima o poi. «Solo se tu fai lo stesso con me.» Avevano firmato una specie di accordo indiretto? O semplicemente avevano stabilito una delle condizioni necessarie per poter interagire senza problemi? Sono un po' confuso al riguardo, ma visto che il soggetto da studiare odia le bugie, non gliene diremo. La sua ricerca non poteva essere compromessa in alcun modo, e Freya era una componente importante per capire lo strano comportamento di Lilith, per questo si era offerto di tenere per lei, in estate, l'animale che avrebbero comportato insieme se avesse accettato la sua offerta. La ragazza sembrava stranita da quella proposta, che c'era di male? Se non voleva bastava dirlo, non l'avrebbe di certo obbligata. «Esattamente. Non è un problema se vieni a trovarlo durante l'estate e poi potrebbe essere la tua occasione per fare amicizia con Lilith.» Aiden stava dicendo delle mezze verità. Aveva invitato Freya a casa sua per poterla osservare più da vicino, accompagnarla e tenere l'animale era solo un pretesto per non destare sospetti e poi al Sig. Depp non sarebbe affatto dispiaciuto avere un nuovo amico, e avrebbe sicuramente apprezzato la sua presenza. Era un uomo vispo e loquace per la sua età, e parlare con qualcuno, oltre a lui, l'avrebbe reso felice. «Lo farei solo se ne avessi motivo.» Il concetto di vita e di morte, per Aiden, era relativo. Gli piacevano i topi, ma non aveva problemi a darli in pasto alla sua vipera, lo stesso valeva per gli insetti. La catena alimentare non poteva essere cambiata. In quel caso, lo avrebbe dato in pasto ai serpenti per tradimento o delusione da parte della serpeverde, perché se perdeva interesse non aveva più motivo di curare qualcosa che non era suo. Non gli piaceva perdere tempo. «Prediti del tempo per riflettere. Aspetterò.» Avrebbe potuto mandargli un biglietto per comunicargli la sua decisione. Non si aspettava una risposta immediata, generalmente, se colte alla sprovvista o titubanti, le persone avevano bisogno di tempo per pensare, anche le più impulsive non agivano del tutto seguendo l'istinto, qualche volta si fermavano a riflettere. Proprio come nel caso di Freya che, da come aveva osservato fin ora, era una istintiva, conclusione a cui arrivò anche per il ruolo che ricopriva nella squadra di Quidditch. Volare tutti i giorni su una scopa e colpire pluffe e bolidi le aveva irrigidito i muscoli delle gambe, così Aiden le aveva fatto un massaggio per verificare l'efficacia di una tecnica appresa in un libro. Le cose, però, avevano preso una strana piega e adesso si ritrovava con il viso a pochi centimetri dal suo con Lilith che, imitandolo, aveva poggiato la testa sulla sua guancia. Quello era l'ennesimo esperimento della serata, voleva vedere se anche lei, come le ragazze dei film, sarebbe fuggita via imbarazzata. Ha delle pagliuzze gialle non sono del tutto verdi gli occhi, curioso. I suoi erano completamenti neri, a stento riusciva a vedere la pupilla. Inizialmente, Freya, si irrigidì, poi parve riprendersi e, infatti, gli sfiorò le labbra con le sue. Questa parte del suo corpo deve essere morbida, molto morbida... Gli occhi si posarono sulla sua bocca e la curiosità di testarne la morbidezza era forte, però, se lo avesse fatto, avrebbe potuto fraintendere le sue intenzioni e la situazione si sarebbe complicata. Quel tipo di piacere, Aiden, raramente lo faceva combaciare con i suoi studi, erano due cose distinte e separate. Non cedette a quell' impulso e si allontanò di qualche centimetro, impassibile come sempre. «Non sono sempre educato, Freya.»Pronunciò il suo nome lentamente quando la vide accarezzare la sua vipera come faceva lui. Lilith accolse il gesto, non la morse, ma nemmeno si mostrò felice di riceverlo. Doveva capire anche lei chi era questa ragazza, però, le si era avvicinata lo stesso. Le cose si complicano. Allungò un braccio e il serpente non esitò nello strisciare verso di esso e salirgli sulle spalle, occupando la stessa posizione di poco fa. «Direi di sì visto che ha fame. E infatti devo andare.» Si alzò dal divano e la osservò con la coda nell'occhio. «Aspetto tue notizie. Buonanotte, ragazza sul divano.» Piegò leggermente le labbra all' insù e uscì dalla Sala Comune, diretto verso il dormitorio.



    Conclusa eheh
     
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