BloodlineDavid.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping

    Michael Harris

    Le sue iridi glaciali danzavano da sinistra verso destra, agitati da quel messaggio firmato: Dean Harris. Poche righe ben assestate, capaci di giungere dritte al destinatario come fossero un pugnale in pieno petto. L’imperativo padre, armato della sua solita arroganza, con quella missiva, invitava il figlio minore a fare ritorno nel Bronx, per iniziare la sua opera di sottomissione a quella famiglia che avrebbe voluto vedere sottoterra, piuttosto che innalzata ad un potere il quale, nelle loro mani, sarebbe stato deleterio per il mondo intero. Inspirò a fatica, mentre le sue viscere si aggrovigliavano, mosse da quell’agitazione che sapeva di dover affrontare prima o poi. Un disastro preannunciato, impossibile da contrastare anche tentando di affidarsi alle più consuete precauzioni, utili ad esasperare una furia omicida che non aveva alcun bisogno di essere istigata ulteriormente. Ripiegò il foglio e abbassò lo sguardo, prendendosi la testa tra le mani, sprofondando in quello sconforto che conosceva sin troppo bene. Non vi era via d’uscita. Lui preda e il padre il più dei temibili cacciatori, assetato di quel sangue che avrebbe messo fine ai suoi timori più reconditi. Portando Michael dalla sua parte, Dean, avrebbe potuto finalmente dormire sonni tranquilli, senza più la pressione di quel pensiero distruttivo che vedeva uno dei suoi figli come il dannato ribelle, ingrato e meritevole di una punizione esemplare utile a fargli abbassare la testa una volta per tutte. Quale prezzo avrebbe dovuto pagare per una parvenza di libertà? Un solo spiraglio, un appiglio, qualche cosa che lo trascinasse fuori da quel baratro fatto di pura violenza che, senza pietà, si sarebbe scagliata su di lui, in caso avesse ceduto a quel terrorismo psicologico perpetrato da quella distorta figura genitoriale che di amorevole non aveva mai avuto nulla, sin dal principio. Moriva dentro. Minuto dopo minuto, lasciando che lentamente ogni sua certezza si frantumasse al suolo, distrutta da quel volere che, se assecondato, lo avrebbe governato per il resto della sua vita, cancellando ogni progetto, sogno e speranza per un futuro, quantomeno, decente. Nella sua testa risuonavano martellanti quelle fredde parole: ”… è arrivato il momento di servire la tua famiglia.” Come aveva potuto essere così ingenuo, pensando che quel destino non avrebbe toccato anche lui, direttamente così come aveva fatto con David? Sono un idiota. David. Giusto. Lui aveva gestito la situazione con una maestria invidiabile, trascinato dalla smania di potere e da quella natura deviata della quale non gli importava minimamente. Si portò accanto alla scrivania e, con un colpo netto, strappò un lembo della pergamena per poi afferrare la piuma ed intingerla in quello che era il calamaio appartenuto al Parker, così fastidiosamente disordinato per i suoi gusti. Quando la punta toccò il foglio, l’invito venne da sé. Non si trattava di un appuntamento di cortesia che li avrebbe condotti sul viale dei ricordi, nel tentativo di resettare quel rapporto che, oramai, da anni, andava disgregandosi sempre più, fatta eccezione per la notte della sua trasformazione nella, contro ogni pronostico, David, era riuscito a sorprenderlo con le sue gesta volte a preservarlo da una fine certa. In quel momento i due ragazzi erano apparsi come veri fratelli, capaci di curarsi l’uno dell’altro, combattendo contro lo stesso male che li affliggeva da troppo. Niente di tutto questo ma, per alcuni versi, era l’unica persona con la quale poteva parlare liberamente di quegli argomenti, senza rischiare di essere additato come un fottuto mostro.

    ”Ti aspetto al limitare della Foresta Proibita, alle quattro in punto. Ho bisogno di parlarti.
    Mike."


    Pochi scarabocchi. Una chiara richiesta, privata di quegli inutili giri di parole ai quali spesso si ricorreva per indorare la pillola. Era certo che David, dopo aver letto il messaggio a lui indirizzato, si sarebbe palesato spinto dalla curiosità di comprendere cosa avesse spinto il fratello a volerlo incontrare in una zona del castello situata lontana da quelli che potevano essere occhi indiscreti, pronti a sputare sentenze per creare scoop che non avevano motivo di esistere, come quello che l’aveva visto protagonista mesi prima. Situò il biglietto sul cuscino dell’Harris maggiore e uscì da quel dormitorio piombato improvvisamente in u silenzio tombale, quasi surreale. Strano ma vero. Non poteva che apprezzare quella quiete che, di lì a poco, sarebbe stata smossa da discussioni poco piacevoli. Uscì da castello e alzò lo sguardo verso un cielo coperto totalmente da nubi minacciose. L’aria odorava di acqua che, di lì a poco, sarebbe scrosciata rumorosamente su piante e arbusti, gli stessi che sperava che fungessero da riparo per sé stesso. Quel dettaglio non lo preoccupava. Prese a camminare, in tutta tranquillità. Passo dopo passo si recava incontro a una specie di sentenza che, da un lato o dall’altro, per lui, sarebbe stata peggiore della morte stessa. Che si aspettava di sentirsi dire? I consigli di David non sarebbero mai coincisi con quelli che sperava anzi, al contrario, il fratello lo avrebbe spinto a prendersi le sue responsabilità, le stesse che tempo prima si era addossato lui stesso, portandolo sulla strada della perdizione, senza possibilità di redenzione. No. Era troppo tardi. Percorse il sentiero, distrattamente ed, in pochi istanti, si ritrovò esattamente nel punto pattuito. Quanto ci aveva messo? Dieci minuti? Un quarto d’ora? Sì, più o meno. Non importava. David sarebbe stato abbastanza veloce a raggiungerlo, evitandogli un’attesa infinita. Prese fiato ed immerse una mano nella tasca posteriore della divisa, estraendo una sigaretta che si accese immediatamente, come se potesse servire a scaricare quella tensione indomabile. Un tiro, due e tre. Tutto inutile. Aprì nuovamente quel messaggio, scrutandolo con apprensione. Perché? Che scusa avrebbe propinato a Grace per giustificare un’altra assenza che si sarebbe protratta per un’intera settimana. Proprio in quel momento che le cose iniziavano ad andare decentemente tra loro. Che il fato fosse avverso, non sembrava essere un segreto ma fino a quel punto? Dissentì con il capo, appoggiando la schiena a uno dei rugosi tronchi che componevano la flora di quel posto. Un lampo e un tuono diedero il via al previsto acquazzone. Un sorriso beffardo e, a pochi passi da lui, ecco apparire la figura losca del moro tanto atteso. Si fece avanti e Mike gli riservò un cenno del capo, il massimo che poteva offrirgli come saluto. Niente convenevoli, dritti al punto, così come erano sempre stati abituati: “Ne sai qualche cosa?” Gli porse la pergamena, così che anche lui potesse avere chiara la situazione, in caso non fosse a conoscenza di quella piccola sorpresa. Non era certo che il padre lo avesse avvertito di questa sua decisione ma, probabilmente, come lui, anche David si aspettava un’uscita del genere proveniente da quell’arida zona che era stato costretto a chiamare casa.
     
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    309
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    Dopo aver perso contro quei pennuti del cazzo nell' ultima partita di campionato, David aveva iniziato ad allenarsi ogni giorno per migliorare, sia in squadra che da solo, perché col cavolo che i serpeverde sarebbero finiti in quarta posizione. Avrebbero fatto mangiare la polvere a quei tassi di merda e l'anno prossimo sarebbero stati loro a issare la coppa, era deciso. Già gli rodeva il culo che una squadra composta da sole donne fosse arrivata in finale mentre una composta da tre mannari no, che scherzo era questo? Anche Dragonov non era stato un granché nell' ultima partita e, per quanto gli stesse sulle palle, aveva ammesso tempo fa che era un buon elemento, ma chissà perché i corvonero avevano avuto la meglio. Non andava bene, dovevano sforzarsi più, molto di più, e dimostrare a quei pappemolli di che pasta erano fatti, anche per cancellare quello sguardo soddisfatto dalla faccia della Wheeler ogni volta che gli ricordava che era lei ad essere in finale, non lui. Quella paladina del cazzo che non smetteva di pensare. Si passò nervosamente una mano tra i capelli mentre entrava nella sala comune e storse il naso quando si accorse di una coppietta che si teneva per mano davanti al fuoco, che scena nauseante. Prese la bacchetta e li separò, ghignando quando il rosso che lo scorso aveva pestato a sangue alla festa di San Valentino lo guardò terrorizzato, incitando la sua ragazza ad uscire di lì e infatti eccolo alzare le chiappe dal divano e fuggire via. Che nullità. Si sedette al suo posto, accavallò le gambe e si rilassò fumando una canna. La maggior parte delle serpi lo evitava, la sua reputazione non era di certo delle migliori ma questo non era un problema per le ragazze anzi, trovavano eccitante andare a letto con uno come lui; essere un bastardo aveva i suoi vantaggi. Fece due lunghi tiri e poi spense la sigaretta che aveva tra le mani schiacciandola tra l'indice e il pollice prima di gettare il mozzicone a terra. Ci avrebbero pensato gli elfi domestici a pulire, a quello servivano. Si alzò e si diresse verso la sua stanza, sperando di non trovare quel deficiente di Parker che sembrava un'anima in pena negli ultimi giorni, doveva scopare di più, ne andava della sua salute mentale. Ah giusto, quella che voleva aveva scelto lui. Povero sfigato.
    Aprì la porta con un calcio e la richiuse nello stesso modo, gelandosi quando vide cosa c'era sul suo letto. Un biglietto. Ancora? Aveva ucciso per lui neanche una settimana fa, che cazzo voleva adesso? Perché non chiedeva a uno dei suoi scagnozzi di fare il lavoro sporco invece di continuare a rompergli il cazzo con quelle richieste assurde. Strinse i pugni e serrò la mascella, per quanto tempo ancora avrebbe dovuto continuare da ubbidirgli prima di poterlo spedire all'altro mondo? Anni? Secoli? Non lo sapeva, fatto sta che l' odio e la rabbia che aveva dentro crescevano ogni giorno di più. Stizzito, prese il biglietto e lo lesse velocemente prima di accartocciarlo e buttarlo nel cestino dell'immondizia. Micheal voleva incontrarlo al margine della foresta, per digli cosa poi? Il loro rapporto era leggermente migliorato, ma il risentimento che provavano l'uno per l'altro era ancora lì, momentaneamente soppresso per far fronte a un nemico comune: Dean Harris, il motivo del loro incontro. Doveva andare, non poteva fare altrimenti. Attraversò a grandi falcate il castello e in pochi minuti lo raggiunse; suo fratello se ne stava lì, poggiato al tronco di un albero, in attesa. Quando lo vide, lo salutò con un cenno del capo, fissandolo con quegli occhi verdi così simili a quelli di sua madre e tanto bastò per farlo irritare. Chissà cosa ne pensava quella puttana del fatto che suo marito avesse quasi ucciso il suo figlio prediletto. Probabilmente neanche lo sapeva, Dean era furbo e la scopata giornaliera con quella donna non poteva mancare. Alzò un sopracciglio quando gli mostrò la lettera che gli era stata spedita scoppiando a ridere poco dopo. Non aveva proprio idea di cosa lo aspettasse, vero? Mammina lo aveva tenuto lontano dal lupo cattivo per tanti anni, ma adesso era arrivato il momento di affrontarlo. Non poteva più scappare. «Sei stato chiamato ai tuoi doveri, vermetto, o credevi che quel bastardo ti avrebbe risparmiato?» David, le sue torture, le aveva subite per anni, sapeva come agiva quel figlio di puttana e se Micheal non fosse andato di sua spontanea volontà a casa se lo sarebbe ritrovato fuori la porta; aveva avuto solo un assaggio della sua pazzia, non aveva idea di quanto potesse essere spaventoso quell' uomo. «Il tempo dei giochi è finito, Micheal. Devi fare come dice.» Era serio mentre ne parlava, quando si trattava di quel mostro non c'era da scherzare. Il destino di un Harris era segnato nel momento in cui nasceva e, ormai, doveva averlo capito anche lui. Nessuno avrebbe potuto salvarlo, nemmeno la ragazzina a cui tanto si era poggiato per non cadere nell'oscurità e, presto o tardi, Dean avrebbe distrutto anche quella flebile speranza perché lui, il male, ce l'aveva dentro, era nel suo sangue e ora che era stato chiamato ai suoi doveri le tenebre lo avrebbero avvolto. E se credeva di avere una scelta si sbagliava di grosso perché le alternative erano soltanto due: uccidi o vieni ucciso. «Forse adesso mi capirai.» Dopo aver provato lo stesso dolore, la stessa disperazione e la stessa paura. Si allontanò di qualche passo e si voltò, dandogli le spalle, non aveva nient'altro da dirgli. Se voleva poteva anche sfogarsi con quella ragazzina, tanto ormai gli aveva fatto il lavaggio del cervello. Vediamo una volta tornato da quel posto cosa farai, sciacquetta. Perché ciò che lo aspettava nel Bronx era l'inferno in terra, e una volta uscito di lì, Micheal sarebbe inevitabilmente cambiato. David lo sapeva.

     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping

    Michael Harris

    ”Sei stato chiamato ai tuoi doveri, vermetto.” Il suo fare spavaldo, ogni fottutissima volta, riusciva ad indisporlo. Scosse il capo, dissentendo a quell’assurdità che, minuto dopo minuto, diveniva sempre più certa. Aveva ragione. Il padre lo aveva richiamato a sé per impartire quegli ordini che, fino a pochi mesi prima, erano riservati solamente al fratello maggiore. Nuda e cruda. La realtà gli era stata servita su un vassoio d’argento, senza troppi favoritismi. ”… credevi che quel bastardo ti avrebbe risparmiato?” No. Questo pensiero non l’aveva sfiorato neanche lontanamente anzi, tutto sommato, aveva lasciato passare un tempo ragionevole per infliggere la sua stoccata finale, quella che avrebbe mandato in frantumi ogni speranza nutrita dal figlio. Serrò la mascella, accedendo l’ennesima sigaretta, la stessa che avrebbe alleviato quel senso di frustrazione che lo stava mandando ai pazzi. Inspirò quella merda, liberando la nuvola di fumo, sopra la sua testa, ricercando qualche cosa di sensato da dire. Ma cosa? Se avesse scelto la strada della ribellione, in quello stato, avrebbe subito una sconfitta più che dolorosa. Fuori questione. Non era pronto. Le sue forze lasciavano a desiderare e la sua esperienza sul campo era pressoché nulla. No. Le sue iridi si focalizzarono su quelle scure di David, per niente sorpreso da quel biglietto. Ovviamente. Lui aveva ben chiaro il piano del padre, nei minimi dettagli. Rimase in silenzio, lasciandosi cullare dal ticchettio della pioggia la quale, inverosimilmente, riusciva ad infondergli quella calma di cui aveva bisogno per elaborare un programma utili a sfuggire ai suoi sporchi doveri. Sì, quelli assegnati dal padre, altro non erano che missioni distruttive, durante le quali qualcuno avrebbe perso la vita ed, a Mike, non importava un bel niente se questi individui meritassero o meno di fare quella fine. Non avrebbe preso parte a quel gioco perverso in grado di trasformarlo in quella persona che aveva sempre temuto, fin dal principio. Non si sarebbe reincarnato in Dean Harris. Mai. “Mi credi stupido?” Tra i tanti brutti difetti che poteva avere, la stupidità, certo, non faceva parte di quell’elenco infinito ma, dal punto di vista dell’altro Harris, le sue scelte lo avevano portato a risultare un tantino fuori dalle righe, fino a renderlo la pecora nera in quella famiglia di mannari. Ironia della sorte, non trovate? Si staccò dal tronco, facendo qualche passo in avanti, con fare apatico, come se quella discussione non lo tangesse minimamente. “Doveri?” Ghignò malamente, idealizzando quello che lo avrebbe aspettato dietro l’angolo se avesse deciso di partire per il Bronx. “Cazzo! Ancora credi alle sue favolette, Dave.” Provava dispiacere per suo fratello. Quegli occhi scuri, inespressivi, senza ombra di dubbio, erano stati costretti a scontrarsi con scenari non indifferenti e, per molti versi, anche devastati ma, allora, perché non sembrava risentirne? Vuoi per via dell’abitudine o, semplicemente, provava piacere a porre in essere quelle condotte lontane da quella morale che albergava, però, in Michael. Buon sangue non mente. Anche questo, sfortunatamente, era da prendere in considerazione. “Non ti sei ancora stancato delle sue stronzate?” Condividere quel destino che accumunava tutta la sua stirpe, sottintendeva la rinuncia a tutta la sua umanità che aveva mantenuto con estrema difficoltà, anche dopo la trasformazione. Perché? Perché lasciarsi andare a quella merda, senza neanche lottare? “Cosa si prova?” Diede voce a quella domanda, senza neanche rendersene conto ed, in tutta sincerità, neanche bramava una risposta vera e propria da parte di colui che, probabilmente, avrebbe cercato di rendere accettabile un qualche cosa di palesemente sbagliato.
    ”Il tempo dei giochi è finito, Michael.” Si riduceva, davvero, tutto a un gioco? Osserva le sue movenze. Da quel ragazzo non traspariva nessuna emozione, come se ne fosse totalmente sprovvisto dall’alba dei tempi. ”Devi fare come dice.” Altrimenti? Cosa sarebbe successo? Sarebbe giunto in quel di Hogwarts a prenderlo per lo orecchie, sbattendolo sul campo di battaglia? Ci provasse. “Ti piace?” Improvvisamente, decise di fare leva su argomentazioni che, ai suoi occhi, parevano più che valide. “Uccidere, intendo!” Certo, se no cos’altro. “Come è possibile che non provi un cazzo per nessuno?” Trovava questo suo modo di approcciarsi al prossimo così assurdo ma in linea con la sua personalità, sprovvista del buon senso necessario per stare al mondo. “Mettere a rischio la tua vita per che cosa? Per quella merda?” Cosa pensava? Di divenire il successivo alfa? Probabilmente l’avrebbe ucciso prima del tempo, senza lasciare che l’eredità volgesse a suo favore. Per quanto lo riguardava, invece, quel discorso non lo toccava minimamente. Anzi, più lontani sarebbero stati, meglio poteva stare. L’espressione del fratello si incupì. Il suo discutibile senso dell’umorismo aveva lasciato il posto ad un’ombra di quel che sembrava preoccupazione. Immotivata.
    ”Forse adesso mi capirai.” Dissentì ancora una volta. Come poteva pretendere che riuscisse ad immedesimarsi in lui, senza neanche aver una base solida sulla quale partire. No. “Ho deciso di declinare il suo invito! Niente di personale.” Affermò con noncuranza, sperando di non dover per forza subire rimproveri e giudizi non richiesti. “Non partirò.” Puntualizzò. “Non ho nessuna intenzione di perdere del tutto la mia umanità!” Sulla quale aveva lavorato per troppo tempo. “Che venga qui.” Lo avrebbe atteso, a braccia aperte. “Piuttosto la morte!” Non si trattava di una sfida ma della semplice realtà dei fatti. Michael era riuscito ad abbattere quelle difese che l’avevano sempre preservato dal resto del mondo e, proprio per quel motivo, ora, non se la sentiva di rinunciare a tutto per cosa? Per essere schiacciato durante una missione qualsiasi. No, non avrebbe fatto parte di quello stupido teatrino messo in piedi da Dean Harris, il Re dei bastardi, Satana sceso in terra. “Puoi informarlo tu stesso!” Di certo non avrebbe risposto a quella missiva, lasciandolo nel dubbio, fino all’ultimo, così che potesse mangiarsi le mani una volta scoperta la realtà che o vedeva padre di un figlio capace di disattendere le sue aspettative. “E tu? Anche a te è stata riservata la stessa sorte o questa volta è toccata solo a me?” Non vi era limite al peggio, in fondo. Si aspettava di tutto e un po’ di più. “Hai sempre cercato di liberarti di me!” Si avvicinò e, senza nessuna cattiva intenzione, gli poggiò la mano destra sulla spalla. “Forse è la volta buona, fratellone!” Non aveva paura, non più. Semplicemente era riuscito ad entrare in ottica che lo vedeva in estremo pericolo e, forse, il suo domani era appena stato cancellato dal suo desiderio di riscatto.
     
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    309
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    Quello che credeva alle favolette era Michael, non lui. Suo fratello, sin da quando aveva emesso il suo primo vagito, era stato affidato alle cure di quella puttana che aveva la sfortuna di chiamare madre, era lei che lo aveva cresciuto e tenuto lontano dalla pazzia di Dean Harris che, invece, si era occupato del benestare del figlio maggiore, il più propenso ad ereditare il gene. Il minore andava a letto la sera con il bacio della buonanotte, lui dormiva in una cella di isolamento incatenato al muro, pieno di lividi e graffi, non conosceva l'amore in nessuna delle sue forme, sapeva solo che la vita era una fottuta bastarda e che se volevi sopravvivere dovevi esserlo più di lei, quindi no, chi si stava illudendo qui non era di certo di lui. «Dimmi Mike» Lo guardò diritto negli occhi chiamandolo come facevano tutti, reprimendo a stento l'istinto di dargli un pugno in faccia per il dispiacere che gli stava mostrando. Cosa? Credeva che così facendo non sarebbe mai stato felice? E lui, invece, che si era rifugiato tra le braccia di quella sciaquetta solo per reprimere la pazzia che aveva dentro, pensava di poter avere una vita diversa da quella che era stata scelta per lui? Che lei lo avrebbe salvato? Puttanate. Per poter fare il cazzo che gli pareva Dean Harris sarebbe dovuto morire e, attualmente, nessuno dei due era forte abbastanza da mandarlo all'altro mondo, quindi, se ci teneva alla pelle, avrebbe fatto meglio a smettere di fare il ribelle della situazione. «come ti ha cresciuto nostra madre, mmh? Cosa ti ha insegnato?»A ballare il valzer? Molto utile, non c'è che dire. Continuava a parlare, suo fratello, a fargli domande stupide che neanche meritavano risposta. Se ubbidiva ai suoi ordini c'era un motivo, e per quanto volesse tagliarli la gola e seppellirlo nel suo cazzo di giardino non poteva farlo, era troppo debole. «Credi che mi piaccia sottostare al suo volere? Non ho scelta e adesso che ti sei trasformato non ce l'hai neanche tu.» Li avrebbe messi l'uno contro l'altro in uno scontro all'ultimo sangue e, alla fine, solo uno di loro sarebbe sopravvissuto, era per questo che aveva mandato quella lettera a Micheal, per addestrarlo a combattere e ad uccidere. Se non fosse stato un mannaro si sarebbe anche potuto salvare, andando in esilio da qualche parte come lo zio James o in giro per il mondo con quella nana che tanto gli piaceva. Avrebbe potuto avere la vita che tanto agognava la quale , adesso, non era altri che una mera illusione alla quale si aggrappava con tutte le sue forze e che lo avrebbe portato a morte certa. E allora? Non è quello che ho sempre voluto? Era stato lui ad ucciderlo in quel sogno collettivo insieme alla Wheeler eppure, alla fine, aveva salvato il primo e non faceva altro che pensare alla seconda. Cosa cazzo gli stava succedendo? Stava forse diventando più umano? «A fare cosa?» Ad essere me? Una bestia assetata di sangue che aveva quasi ammazzato una ragazza solo per avergli detto che aveva paura? O voleva sapere cosa si provasse ad essere l'aguzzino di un bastardo che gli ordinava di uccidere chiunque si mettesse sulla sua strada senza risparmiare nessuno, donne e bambini compresi? Quando si era rifiutato di alzare un dito contro un undicenne era stato torturato per giorni ma non si era pentito della scelta che aveva fatto. Era un assassino, gli piaceva esserlo, però c'erano delle cose che non avrebbe mai osato fare, tra cui violentare una donna e spargere sangue innocente, la specialità di suo padre. Come quell'uomo fosse sempre riuscito a farla franca restava un mistero, doveva avere delle conoscenze importanti anche tra gli Auror e qualche contatto al Ministero, era lì il cuore del suo potere. Doveva scoprire chi erano e farli fuori tutti, indebolirlo dall'interno, e farsene di nuovi così, quando sarebbe giunto il momento, avrebbe avuto dei servitori pronti a servirlo. Il Bronx sarebbe stato il suo regno.
    "Ti piace? Uccidere intendo." Si avvicinò di qualche passo, erano faccia e faccia adesso e David aveva un'espressione tutt'altro che allegra. «Non mi ostino, è la mia natura, così come la tua è andare alla costante ricerca d'amore.» Quello che adesso non aveva più perché lontano dal grembo materno. Avrebbe potuto avere tutto se fosse rimasto in quella casa del cazzo invece no, era scappato e l'aveva seguito dall'altro capo del mondo per quella fottuta ossessione che avevano l'uno per l'altro. «Tu non hai idea di ciò che è in grado di fare quell' uomo. Le torture che hai subito mesi fa sono niente in confronto a quelle che ho subito io.» Lo prese per il colletto della camicia e lo tirò violentemente verso di sé, indurì la mascella e lo guardò con astio perché suo fratello stava parlando sulla base del niente, non sapeva un cazzo di lui e del suo passato altrimenti ci avrebbe pensato due volte prima di dire tutte quelle stronzate. Era lui quello intelligente tra i due, no? Aveva buoni voti in quasi tutte le materie, era ben visto dai professori e la sua reputazione, nonostante il cognome che portava, era impeccabile eppure, agli occhi di David, era solo un stupido viziato che si rifiutava di guardare in faccia la realtà. «Non parlare di cose che non sai.» Lo avvertì prima di spingerlo via e tenere a bada il mostro che aveva dentro. Velocemente prese una canna dalla tasca dei pantaloni e l'accese, fumando come un ossesso e finendola in pochi secondi. Una non bastava. Ne prese un'altra e un'altra ancora finché non esse non finirono, prese poi a massaggiarsi le tempie con i polpastrelli e a camminare avanti e indietro sul posto per scaricare la tensione. «E non partendo cosa speri di ottenere!?» Si voltò di scatto verso quel cretino di suo fratello e lo fulminò con lo sguardo. Se fosse stato così facile sottrarsi lo avrebbe fatto anche lui, dannazione! «Non vuoi perdere la tua umanità, eh?» Scosse la testa incredulo di fronte a quell'assurdità. «L' hai persa nel momento stesso in cui ti sei trasformato. C'è una bestia dentro di te. » L'aveva dimenticato troppo preso a correre dietro a Grace? Si era proprio rincoglionito. Era più ameba di prima e ciò che disse poco dopo glielo confermò soltanto. «Buona morte, ci vediamo all'inferno.» Cazzi suoi se voleva morire, l'aveva avvertito, più di questo non poteva fare. Micheal era testardo e troppo sicuro di sé, per capire doveva provare il dolore sulla propria pelle e poteva star certo che, presto o tardi, si sarebbe ritrovato quel bastardo fuori la porta e qualcosa gli diceva che il vicepreside gli avrebbe concesso un permesso speciale. «Fallo tu.» Non era il gufo di nessuno e poi quelli erano cazzi loro, si era già intromesso abbastanza. E con quello la conversazione poteva dirsi chiusa, si girò per andare via ma il vermetto continuò a parlare. «Non hai neanche iniziato. Davvero non sai il suo scopo qual è? » Guardava diritto davanti a sé con lo sguardo perso nel vuoto ma i suoi sensi erano sempre allerta, infatti non si sorprese quando Micheal gli mise una mano sulla spalla. Lo aveva sentito. «Tanto ti raggiungerò presto.» Un sorriso amaro si fece spazio sul suo volto. Il destino dei fratelli Harris era segnato e il loro futuro era tutt'altro che roseo.

     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping

    Michael Harris

    ”Come ti ha cresciuto nostra madre, mmh?” Michael piegò la testa di lato, scrutando il fratello molto attentamente, pronto a rispondere a tono a quello che aveva tutta l’aria di essere un rimprovero in piena regola. ”Cosa ti ha insegnato?” Un cazzo. Non gli aveva insegnato un emerito cazzo. Quello che aveva appreso, quello che era diventato era esclusivamente frutto di un duro lavoro svolto su sé stesso. Né più, né meno. Un giorno, si sarebbe guardato indietro senza essere in debito con nessuno, tantomeno con coloro che avevano reso la sua esistenza un vero e proprio inferno. Ciondolò, alzando le spalle e posando la sigaretta tra le labbra, in attesa dell’ennesimo –nervoso- tiro. “E a te?” Domandò con apparente indifferenza. “Cosa ha insegnato?” Poteva davvero andarsene in giro con quell’aria soddisfatta, sapendo che dietro alla sua discutibile educazione vi era un vero e proprio mostro? Dean Harris era riuscito nel suo intento. Aveva trascinato David dalla sua parte, traviandolo e plasmandolo a sua immagine e somiglianza, senza un briciolo di pietà per quello che, all’epoca, non era altro che un bambino bisognoso delle attenzioni dei suoi genitori. Come ogni dannatissimo bambino in quel mondo di merda. Da quel momento, tutto aveva preso una piega così lontana da ogni aspettativa mai sondata. Atroce. Assurdo. Tutto schifosamente ingiusto. Nel suo sguardo vi era un’ombra, qualche cosa di nuovo e mai osservato prima in quegli occhi scuri, così distanti e profondamente compromessi da immagini capaci di mutare l’intera esistenza di un essere umano. ”Credi che mi piaccia sottostare al suo volere?” Non ne poteva essere certo al cento per cento. Cosa passasse per la testa di quel giovane uomo, per il biondo, non era altro che un grandissimo enigma eppure, da qualche parte, lì dentro, doveva esserci l’anima tormentata di un ragazzo come tanti altri. Dissentì, così interdetto da non riuscire a prendere la parola immediatamente, così da poter dare vita a uno dei loro soliti battibecchi che, nel bene o nel male, li facevano sembrare quello che erano: fratelli. Un legame di sangue indissolubile e unico. Niente e nessuno avrebbe potuto cambiare la loro ossessione l’uno per l’altro. ”Non ho scelta…” Vi era sempre una scelta. Sempre. Sosteneva il contrario meramente per suo tornaconto o per lavare quella coscienza che, altrimenti, lo avrebbe schiacciato da un momento all’altro. “Ti sbagli!” Possibile che fosse così ottuso da non prendere in considerazione l’unica possibilità che lo avrebbe sottratto da quella misera esistenza? “Non sono qui per rinnegare la nostra natura.” Anche perché non avrebbe avuto alcun senso, se non quello di rimpiangere il passato che non sarebbe più tornato. Il presente gli aveva servito il conto e, ora, volente o nolente, avrebbe dovuto pagare errori che non avevano nulla a che fare direttamente con la sua persona. Affari di famiglia, li chiamavano. Merda. Solo ed esclusivamente una montagna di merda da risolvere e possibilmente senza porre troppe domande a riguardo. “Mi conosci…” Forse più del dovuto. “Non sono un tipo arrendevole!” Piuttosto testardo ed eccessivamente sicuro di sé, tanto da apparire ricolmo di quella supponenza che a pochi andava a genio. Problemi loro, ovviamente. “Dopo tutto questo tempo, posso dirti, che sono stanco di averti contro.” Fu davvero difficile dare voce a quel pensiero che, da mesi, si portava appresso. I loro trascorsi non erano stati dei migliori ma ciò non toglieva che, con impegno da parte di entrambi, le cose sarebbero potute –quantomeno- migliorare e forse, un giorno, li avrebbe visti schierati dalla stessa parte della barricata, così come in quella maledetta notte a Londra quando, dopo la battaglia, si erano risvegliati l’uno accanto all’altro, vittime di un sacrificio significativo che, fortunatamente, li aveva tenuti in vita. Le loro personalità, però, non potevano essere più diverse di quello che erano. “Senza mostrare un briciolo di sentimento. Senza una coscienza.” Come poteva essere possibile non provare nulla nei confronti di nessuno, se non odio ed indifferenza. Spesso si era ritrovato ad idealizzare il fratello come un soggetto incapace di provare qualche cosa di significativo ma, in quella Foresta, l’epilogo aveva rimesso tutto in discussione, gettando dubbi su dubbi in quelle che erano sempre state le sue convinzioni da quattro soldi.
    ”Non mi ostino, è la mia natura, così come la tua è andare alla costante ricerca d'amore.” Un desiderio di colpirlo dritto in faccia, lo assalì repentinamente ma, facendo leva su tutto il buon senso, si limitò a sospirare davanti alla palese stronzata appena proferita da quello che era il sangue del suo sangue. Un discorso ridotto ai minimi termini, così, su due piedi, senza informazioni che potessero avvalorare la sua sciocca tesi. Sì, ora ne aveva le prove: lo credeva un perfetto idiota e, forse, in parte aveva anche ragione. “Credi che sia davvero così strano avere bisogno di qualcuno che possa farti sentire vivo, una volta tanto?” o forse… “Credi che possa renderti debole?” Forse era esattamente quella la motivazione che lo aveva spinto a percorrere la via della perdizione, respingendo coloro che tentavano di scalfire quella corazza che difficilmente si sarebbe piegata. Da un lato, però, comprendeva a pieno una preoccupazione simile, considerato il fatto che –da quando aveva iniziato a conoscere Grace- la sue mente aveva preso ad elaborare stratagemmi utili ad escludere il rischio di trascinare la Grifondoro in quello che sarebbe stato il baratro. No, non poteva permettere che il padre la utilizzasse come pedina contro di lui, solo per raggiungere il suo scopo.
    “David. Basta!” La sua pazienza stava per raggiungere quel limite, oltre al quale vi era rabbia allo stato puro che, però, non avrebbe scatenato. Non all’interno di quella dannata scuola. Si divincolò da quello strattone. “So bene quello che hai dovuto subire.” E pensi che mi abbia fatto piacere? Certo che no, si trattava di suo fratello e l’idea che fosse martoriato da quel figlio di puttana, gli faceva andare il sangue al cervello, nonostante Mike avesse posto in essere una condotta deplorevole nei suoi confronti. “Aiutami a capire come fermarlo, allora.” Unire le forze sembrava la soluzione più sensata. “Sai meglio di chiunque altro i suoi punti deboli.” O forse no. Beh, poco importava. Due menti sarebbero state più utili di una solitaria priva di dati oggettivi.
    ”E non partendo cosa speri di ottenere?” Tempo. Era sempre e solo questione di tempo ma, forse, sarebbe stato meglio assecondare la richiesta del suo vecchio, così da poter testare in prima persona le vere intenzioni di quel mostro. Alzò le spalle, accettando il fatto di non avere alcuna risposta a quel quesito. “Sono cambiato, fratello!” Ammise. “Ho lavorato sodo per diventare un essere umano decente!” Non il migliore, ovviamente, ma era pur sempre uno stupido inizio e doveva dire grazie alla Grifondoro che da tempo occupava la sua mente. “Come ti ho detto non è mia intenzione negare la mia natura ma, stanne certo, farò di tutto per sopprimerla!” E di certo non l’avrebbe utilizzata per arrecare danni a degli sconosciuti, colpevoli di aver incrociato la strada di Dean Harris. “Gli affari di nostro padre, non mi appartengono!” Poco ma sicuro. “E non dovrebbero interessare neanche a te!” Esclamò con estrema calma, quasi innaturale.

    "Buona morte, ci vediamo all’inferno!” Gli strappò un ghigno. Niente di più facile. Quello era il loro destino condiviso ma, pensandoci bene, l’inferno forse sarebbe stato migliore di quelle circostanze che erano costretti a vivere, giorno dopo giorno, come se non vi fosse via d’uscita se non tragica. “Il suo scopo non è importante.” Non l’avrebbe raggiunto per quel che lo riguardava. Un gesto amichevole. Una semplice mano sulla spalla a sancire quella tregua inevitabile. “Davvero non desideri una vita normale?” Gli riusciva davvero difficile credere il contrario ma, forse, la sua illusione sarebbe rimasta tale e alla fine, anche lui, si sarebbe lasciato trasportare dagli eventi, finendo ad essere l’ombra di sé stesso, gettando al vento le sue speranze per un futuro degno di essere vissuto.
     
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    309
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    «Niente.» Rispose alla domanda del fratello con voce dura, inflessibile, serrò la mascella e distolse lo sguardo da quegli occhi verdi così simili a quelli della sgualdrina che li aveva messi al mondo, la stessa che li aveva abbandonati dopo aver fatto il suo dovere di moglie e madre. Quella donna non è mia madre, è solo una lurida puttana. Era stato cresciuto da una cameriera, una donna di mezza età che aveva cercato di dargli tutto l'amore possibile ma inutilmente, perché l' infanzia di David era uno schifo e non c'era un singolo ricordo positivo legato a quel periodo della sua vita. Tra quel bastardo che sfogava le sue frustrazioni su di lui, la stronza che faceva lo stesso e i membri del branco che, per ordine di suo padre, lo prendevano a calci con il pretesto di insegnarli a combattere, come poteva? Il tutto mentre il minore degli Harris, Micheal, era trattato come un principe, ignaro delle torture a cui suo fratello era stato sottoposto per anni. Solo quando era diventato grande abbastanza da capire in che razza di famiglia era nato, aveva realizzato che le urla disumane provenienti dai sotterranei non erano quelle di un fantasma, ma quelle di David, perché quando le ossa gli venivano spezzate a mani nude, cos'altro poteva fare se non urlare? Aveva provato a ribellarsi tante volte, il suo ego smisurato gli impediva di piegarsi al volere di quel bastardo e allora aveva lottato, eccome se lo aveva fatto, ma Dean era troppo forte e ogni suo tentativo di mandarlo all'altro mondo era fallito miseramente. Per la sua insolenza, era stato legato al muro con catene d'argento talmente strette da laceragli la carne, e anche se non si era ancora trasformato, quel metallo bruciava a contatto con la sua pelle. Per giorni non aveva visto la luce, era stato lasciato a marcire in una cella di isolamento senza né cibo ne acqua finché, sfinito, non aveva abbassato il capo in segno di rispetto e sottomissione dinnanzi a suo padre. Chi si stava sbagliando qui, non era lui ma quel cretino di suo fratello che credeva di avere una possibilità di sfuggire al destino che quel mostro aveva deciso per i suoi figli, come se, in questa situazione di merda, essere testardi e sicuri di sé servisse a qualcosa. «Devi arrenderti, non sei forte abbastanza per tenergli testa, lo sai. Ma se vuoi farti ammazzare non sarò di certo io a fermati. » Lo scopo della sua vita era quello di uccidere suo padre e, per farlo, doveva sopravvivere quindi andare in contro alla morte, sfidandolo, era fuori questione. Gli serviva tempo per allenarsi, per controllare il suo nuovo potere, per distruggere le sue spie e e farsi degli alleati, per diventare così potente da essere temuto. "Sono stanco di averti contro." Erano nemici da sempre, si odiavano, e il motivo per il quale Micheal era venuto qui, ad Hogwarts, era per vendicarsi di tutte le volte che, senza pietà, era stato pesato da suo fratello e David, che di rancore ne aveva tanto, voleva fargliela pagare per averlo accoltellato, di notte, mentre dormiva. Non aveva neanche avuto le palle di sfidarlo apertamente. Non conosceva il perdono, né l'amore fraterno, però sapeva che era meglio allearsi con chi camminava all'inferno accanto a lui. «Allora stabiliamo una tregua ma che sia chiaro» Si avvicinò di un passo e lo guardò diritto negli occhi con espressione seria. « al primo passo falso ti faccio fuori, Mike. Nessuno deve sapere chi siamo e in cosa siamo coinvolti. Nemmeno quella che ti scopi. » E non ammetteva repliche. Quello che, d'ora in avanti, avrebbero fatto insieme per distruggere quel bastardo riguardava soltanto loro, anche Harry avrebbe dovuto starne fuori perché sua madre era stata ripudiata dalla famiglia e, di regola, non potrebbe portarne neanche il cognome. «Non ti rende debole tenere a quella nullità di nome di Grace? Cosa faresti se nostro padre la minacciasse, mmh? Ti sacrificheresti per lei? » Per una ragazzina che stava con un altro e che non riusciva a prendere una cazzo di decisione? Non valeva la pena morire per una come lei, Micheal avrebbe dovuto pensare a se stesso invece di perdere tempo dietro a quella perché poteva star certo che Dean avrebbe fatto di tutto per farli impazzire. Si divertiva a vedere i suoi figli soffrire ed implorare pietà, proprio quello che avrebbe fatto lui se non ubbidiva ai suoi ordini.
    «Non sai un cazzo di niente! Solo quando proverai quel dolore sulla tua pelle mi capirai.» Lo spinse via e serrò i pugni, ispirando rumorosamente l'aria dalla narici. Non doveva azzardarsi a dire quelle cose, non doveva! Non lui che era stato servito e riverito in quella casa di merda, protetto dai mali del mondo da quella puttana mentre lui era stato dato in pasto a quel mostro. Non ne aveva il diritto. «Ti sto dicendo da mesi che adesso né tu né io possiamo fare niente, dobbiamo diventare più forti. Lo vuoi capire o no!?» Alzò la voce, dando un pugno al tronco di un albero dietro di lui. Si era rotto i coglioni di ripetere sempre le stesse cose, quell'ottuso di suo fratello proprio non ne voleva sapere di accettare la realtà, eh? Era un bambino viziato, ecco cos'era. «Un essere umano decente?» Scoppiò a ridere davanti a quell'assurdità. Cosa? Voleva essere un uomo migliore per lei? Che dolce e che illuso. «Se vuoi uccidere quel bastardo non puoi esserlo.» Doveva sporcarsi le mani, imparare a uccidere e ad essere crudele, altrimenti sarebbe morto. Il mondo così come l'aveva conosciuto prima della trasformazione, adesso, non esisteva più, ciò che lo aspettava era un incubo senza fine. Uno che David aveva sempre vissuto. «La tua natura è la tua salvezza.» Era sopravvissuto a quello scontro di mesi fa solo perché si era trasformato, in caso contrario non starebbe neanche qui a parlarne. «Sono affari anche tuoi perché così vuole.» E nella lettera che gli aveva spedito era stato piuttosto chiaro su ciò che si aspettava dal figlio minore. Non poteva tirarsi indietro in alcun modo.
    «Il suo scopo è una lotta all'ultimo sangue tra noi due e farà di tutto per realizzarlo.» Era quella la cruda e semplice verità, e la vana speranza di Micheal di sfuggire a quel destino gli faceva quasi pena ma ,presto o tardi, anche quella sarebbe stata distrutta e lui sarebbe rimasto a mani vuote. Nessuno avrebbe potuto salvarlo dall'oscurità che lo avrebbe avvolto, la bestia avrebbe preso il sopravvento e la sua umanità ridotta all'osso. “Davvero non desideri una vita normale?” Come poteva desiderare qualcosa che non aveva mai avuto? Era come chiedergli di amare invece di odiare, di perdonare invece di vendicarsi, di risparmiare invece di uccidere. Chiedevano l'impossibile. «No.» Gli rispose senza esitazione, voltandosi verso di lui. «Se tu la vuoi devi uccidere Dean, puoi farlo?» In caso contrario, a morire sarebbe stato lui.

     
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping

    Michael Harris

    ”Niente.” Negli occhi scuri di suo fratello, solo il rancore provato nei confronti di colei che li aveva messi al mondo, sottostando ai doveri di moglie, ai quali era stata costretta. A distanza di anni, finalmente, Mike era riuscito a guardare la situazione con occhio critico, rendendosi conto di quanto fosse stato ingiusto quell’atteggiamento disinteressato verso David. Tutto il dolore subito, le torture, le angherie, avevano forgiato una personalità profondamente disturbata che, in quel momento, era tenuta a bada dalla sua sola forza di volontà che si ostinava a non accettare. Il moro, così risoluto, materiale e votato a quel male che aveva imparato a conoscere da vicino, toccandolo con mano più e più volte, rendendo impossibile i tentativi di lavarsi via di dosso l’odore del sangue versato da parte delle sue vittime. Dall’altra parte, invece, il biondo era stato risparmiato, per bontà divina o per chissà quale botta di culo. Certo, non vantava un’educazione fondata su chissà quale morale limpida e pura ma, in fin dei conti, poteva dirsi fortunato di non essere stato iniziato –ancora- ad una vita che non sarebbe riuscito a tollerare neanche lontanamente. E allora? Quale alternativa avrebbe avuto per non rischiare di essere schiacciato sotto quella mole di doveri che, in un modo o nell’altro, si sarebbero riversati su di lui? Osservò il ragazzo, attentamente, senza lasciarsi scappare neanche un gesto che potesse lasciar trapelare un briciolo del suo stato d’animo. Doveva sapere. In lui vi era un desiderio spasmodico di comprendere, elaborare ed accogliere le motivazioni che spingevano David a comportarsi da perfetto figlio di puttana. Lo invidiava. Sì. Mike non era forte. Mike avrebbe subito una clamorosa sconfitta, non appena si sarebbe cimentato in quello che sarebbe stato uno scontro a senso unico. Ne era consapevole e questa certezza bruciava, indomabile, scuotendo il suo orgoglio.
    “Arrendermi ad una vita che non voglio?” Domandò con stizza a quell’affermazione che pareva giungere da una persona che aveva deciso di accomodarsi, lasciandosi cullare dagli eventi, senza neanche provare a cambiare quel futuro che, in ogni caso, avrebbe dovuto vivere. David si era arreso. Un dato di fatto che giunse indistinto. Scosse la testa, dissentendo a quel modo di fare così arrendevole che, da un lato, l’avrebbe portato a vomitargli addosso tutti i pensieri che passavano per quella mente agitata. “Non sono forte.” Innegabile. Non aveva mai avuto la presunzione di affermare che, quello, sarebbe stato un gioco da ragazzi. Per niente. Se si fosse azzardato a scagliarsi contro quel folle, Mike, avrebbe sicuramente avuto la peggio, finendo in meno di qualche secondo all’altro mondo, privo di un biglietto di ritorno. No. Sul piano fisico non vi era alcuna speranza. “Preferirei morire, piuttosto di diventare il suo burattino nelle sue mani distruttrici.” Quelle parole avevano una doppia valenza. Se da un lato, credeva fermamente che una dolce morte fosse migliore dello stare al fianco di quel diavolo, dall’altro Mike con le sue affermazioni sperava di spingere il fratello a ragionare sulla sua esistenza, così da accettare il fatto che insieme sarebbero stati più forti e, forse, avrebbero potuto azzardare di più. Nessuno dei due si aspettava un passo in avanti da parte dell’altro ma, le circostanze, avevano mutato anche la prospettiva alla quale guardare.
    ”Allora stabiliamo una tregua ma che sia chiaro…” La distanza tra i due fu colmata, lasciando presagire che ciò che ne sarebbe derivato, altro non era che un tentativo di avvertimento, risoluto e non sindacabile. ”… al primo passo falso ti faccio fuori, Mike.” Se lo aspettava ma, d’altra parte, quello stronzo sapeva di ricoprire una parte importante nella sua misera esistenza. Sangue del suo sangue e, nonostante tutto l’astio, non si sarebbe mai permesso di tradirlo, così come al contrario. Semplice, alla stregua di un fottuto codice d’onore. Lo fulminò non appena tirò in ballo la Grifondoro. “Non ti preoccupare.” Tagliò corto, prima di stoccare sul finale. “Pensa a quella che ti scopi tu.” Aveva incontrato solo una volta la Wheeler e gli era bastato per carpirne i tratti di quel carattere forte e risoluto che per nulla accondiscendente. Un fottuto problema.
    “Nullità? David.” Quella presunzione lo mise sull’attenti, pronto a scattare in caso di necessità. “Sì. Mi sacrificherei.” Nessuna esitazione nel tono della sua voce. Lo avrebbe fatto, in caso di necessità, senza alcun dubbio. “Perché lei ne vale la pena!” Sapeva il pensiero di suo fratello su Grace ma, fino a prova contraria, non possedeva nessuna informazione che lo aiutasse ad avere chiaro come stessero davvero le cose tra i due.
    “Voglio Harry fuori dai giochi.” Affermò. Quel figlio di puttana, da quando era giunto a scuola, non aveva fatto altro che schifarlo per chissà quale insulso motivo, portandolo a perdere la testa più e più volte, senza possibilità di dare sfogo alle sue ire. Povero stronzo. Tutto fumo nient’arrosto, non sarebbe servito a nulla se non a metterli nella merda, visti i suoi ripetuti colpi di testa messi in atto.

    ”Non sai un cazzo di niente!” Fece spallucce. Certo, non si trovava nella posizione adatta per spargere consigli sul da farsi ma, in fin dei conti, elaborare una strategia sarebbe servito a ponderare bene pro e contro che ogni loro azione avrebbe avuto sull’intera questione. Usare il cervello, non la forza. “Abbiamo bisogno di un piano, Dave!” Senza direttive la prestanza fisica e il combattimento all’ultimo sangue, sarebbero serviti fino a un certo punto e poi? No. Non si poteva basare tutto su quel piano. Non vi era proprio nulla di banale in tutto ciò. Sfortunatamente, però, una grande verità uscì dalla bocca del maggiore dei fratelli. Una constatazione disarmante. “Lo so.” Abbassò le iridi chiare sul terreno, tuffando la mano in tasca alla ricerca dell’ennesima sigaretta da accendere, tendendo il pacchetto verso il suo alleato. “Farò un’eccezione.” Per il padre quello ed altro. Tutto per metterlo, finalmente, fuori gioco una volta per tutte.
    “Non ha senso.” Niente aveva un senso nei meandri della mente malata del Signor Harris eppure, dopo anni e anni passati fianco a fianco con quel bastardo, riusciva ancora a stupirsi di certe evidenze. “Perché dovrebbe volerci uno contro l’altro?” Lo erano stati per troppo tempo e tutto era andato a scatafascio. “Sa benissimo che io avrei la peggio.” David vantava una forza maggiore, una preparazione migliore e un bagaglio di esperienze invidiabili, per alcuni versi. E lui? A lui non restava nulla, neanche la speranza di riuscire a tenergli testa.
    La loro esistenza era segnata ma non riusciva a concepire quel fare arrendevole del fratello, ormai proiettato ad un futuro caratterizzato dalla sola oscurità. ”No.” Un’apatia preoccupante. “Sei dalla mia parte?” Solo così avrebbe potuto ambire a qualche cosa di più per entrambi. “In tal caso, allora, sì. Potrei farlo. Dipende da te” Tanto valeva provarci.
     
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Serpeverde
    Posts
    309
    Location
    Bronx, USA

    Status
    spymode
    null
    David cercava, stranamente, di far ragionare il fratello a modo suo, tuttavia, al minore degli Harris non era rimasto un singolo neurone in testa perché proprio non voleva capire che ubbidire agli ordini di quel bastardo non significava arrendersi ma aspettare di essere abbastanza forti da farlo fuori. Micheal era testardo, anche se in questo caso l'aggettivo più adatto sarebbe stupido visto che tutto quello che diceva non aveva senso. Voleva morire piuttosto che diventare il suo burattino? Che morisse, allora. Lui doveva pareggiare i conti con suo padre dopo anni di soprusi e umiliazioni, ripagandolo con la stessa moneta se non peggio quindi no, per adesso non aveva alcuna intenzione di finire all'altro mondo, ci sarebbe andato più avanti. «Come vuoi.» Non aveva nient'altro da aggiungere.
    La sua ossessione lo aveva seguito per vendicarsi, bussando alla sua porta all'inizio dell'anno con il chiaro intento di rendere la sua vita un inferno. Non ci era riuscito, soprattutto in seguito a quello scontro all'ultimo sangue che li aveva visti uniti su un fronte comune perché, la verità, era che quel mostro invece di separarli li aveva resi una squadra. Avevano bisogno l'uno dell'altro per sopravvivere, da soli non ce l'avrebbero mai fatta e David, volente o nolente, era dovuto scendere a patti con questo schifo di realtà. La loro realtà. Fidarsi, per lui, non era facile; tutto quello che conosceva era solo una cieca obbedienza, come quella degli scagnozzi di suo padre che non osavano disobbedire a nessuno dei suoi ordini, figuriamoci tradirlo, per paura di essere uccisi. Sarebbe stato più semplice minacciare Micheal di morte, ma visto il modo in cui era stato cresciuto, una tregua era la scelta migliore, a patto che il vermetto rispettasse le condizioni imposte, ovvero non dire a nessuno, neanche a quella sciaquetta che si scopava, i segreti di famiglia e di aiutarlo ad ammazzare Dean, sempre che ne avesse le palle. «Quella che mi scopo io non saprà niente.» Erano settimane che non affondava in lei e non essere pienamente soddisfatto da quelle che, invece, scopava attualmente stava iniziando a dargli sui nervi. Chi era lei per ridurlo in quello stato? Un cazzo di nessuno. Tra di loro c'era una chimica innegabile, ma non per questo l'avrebbe ricorsa per farla tornare da lui, era fuori questione. Si sentiva in colpa per averla quasi uccisa, questo sì, obiettivamente non se lo meritava, ma David era troppo orgoglioso e pieno di sé per ammettere il suo errore. Questo desiderio malato mi passerà. Perché per quanto la volesse, non si sarebbe mai sacrificato per lei, non era stupido come suo fratello. « Ne vale la pena?» Scoppiò a ridere, era proprio una battuta divertente. «Bella questa. Stai studiando per fare il comico?» Sacrificarsi per una ragazza che conosceva da quanto? Due, tre mesi? E che aveva scelto un altro al posto suo, dichiarando i suoi sentimenti davanti all'intera scuola? Un po' di amor proprio, fratello! Quella puttana aveva avuto una brutta influenza su di lui, quel minimo di affetto che gli aveva dato lo aveva indebolito e questo giocava a suo, anzi a loro sfavore visto il mostro che dovevano affrontare. «Lui è fuori, non sa niente di noi e mai lo saprà per quanto mi riguarda.» Aveva un rapporto decente con il cugino, ma i Barnes non avevano niente a che fare con gli Harris, anche perché la madre di Harry era una figlia illegittima, una bastarda, e non aveva nessuna voce in capitolo nel Bronx, persino suo zio che era stato esiliato la considerava non degna del sangue che, sfortunatamente, le scorreva nelle vene. «Lo so, ma per ora tutto quello che possiamo fare è controllare la bestia che abbiamo dentro e diventare più forti.» Avrebbero dovuto indebolirlo dall'interno ma nessuno dei loro eventuali alleati lo avrebbe affrontato in uno scontro corpo a corpo, avrebbero dovuto farlo loro e ucciderlo non sarebbe stato affatto facile. Il branco ubbidiva solo all'alfa, per avere il loro supporto, il che era necessario, dovevano dimostrare di avere tutte le carte in regola per spodestare quello attuale, in caso contrario non si sarebbero mai schierati dalla loro parte. Si passò una mano nei capelli con fare nervoso, prese una sigaretta dal pacchetto che Micheal gli porse, la accese e fece un lungo tiro. Erano davvero in una situazione di merda. La loro vita era una merda. «Per decidere il prossimo capofamiglia. Di solito a diventarlo è chi eredita il gene, ma visto che siamo entrambi mannari dobbiamo lottare. Chi vince ha il diritto di sfidare quello attualmente in carica.» Quella era la prassi. Dean non aveva lottato contro il fratello perché, in lui, il gene non si era manifestato, era stato semplicemente cacciato perché ritenuto debole e inutile. Jacob era un uomo intelligente, non eccelleva nel corpo a corpo, ma aveva altre doti, per questo David era ancora in contatto con lui ed era certo che il suo aiuto sarebbe stato essenziale per la disfatta di quel bastardo. «Ti ha ordinato di tornare a casa per allenarti.»Il suo scopo era quello di renderlo abbastanza forte da non farlo crepare subito. Che figura avrebbe fatto davanti al branco se uno dei suoi figli moriva dopo qualche colpo? Pessima. Aveva una reputazione da mantenere e la sua prole non poteva essere debole. In fondo, nelle loro vene scorreva anche il suo sangue.
    "Sei dalla mia parte?” I suoi occhi neri fissarono quelli verdi del fratello. Soffiava una leggera brezza e i raggi del sole illuminarono le figure dei due Harris che, dopo anni di odio, avevano finalmente seppellito l'ascia di guerra per stipulare un' alleanza proficua. Fece due passi avanti, invadendo lo spazio personale della sua ossessione, e stese le labbra in una specie di sorriso. «Lo sono.» In un gesto stranamente amichevole, gli mise una mano sulla spalla e ghignò. «Facciamo fuori quel bastardo. »Il prossimo cadavere ad essere seppellito in giardino sarebbe stato il suo.

     
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Serpeverde
    Posts
    178
    Location
    Bronx, USA.

    Status
    i'm sleeping

    Michael Harris

    Aveva le idee chiare riguardo il da farsi. Certo. Così come chiari risuonavano gli avvertimenti da parte del fratello maggiore, più che informato sui fatti che di lì a poco sarebbero franati sulla sua persona, senza possibilità di fuga. Nonostante ciò, Mike, non si schiodò dalla sua decisione di continuare la sua campagna di ribellione silenziosa che lo avrebbe portato a morte certa, senza le dovute precauzioni. Pensieri inutili, completamente gettati al vento vista e considerata la decisione a senso unico che avrebbe dovuto prendere per non rischiare di innescare un meccanismo troppo complicato da gestire per due ragazzi della loro età. Come vuoi. David, stranamente, lasciò cadere il discorso, forse per mero stremo. Che poteva dire? Essere il burattino nelle mani di Dean non lo aggradava per nulla, neanche in attesa di qualche cosa di più grande che li avrebbe condotti alla fine di quel regime di terrore. Comprendeva a pieno le sue ragioni ma, d’altra parte, non vantava la preparazione adeguata per cedere alla furia cieca che, senza dubbio, avrebbe mandato in frantumi quel briciolo di umanità che si era guadagnato con il sudore della fronte. Quell’ossessione sarebbe riuscita a schiacciarlo, prima o poi, senza lasciargli scampo. “Spero tu sappia quello che fai!” Fece spallucce prima di sistemare la sigaretta tra le labbra, tirando avidamente come fosse l’unica fonte di possibile rilassamento. Inutile. L’agitazione non faceva che aumentare mentre le ore che lo separavano dall’infausto destino andavano a diminuire inesorabili. Cazzo!
    ” Quella che mi scopo io non saprà niente.” Un ghigno beffardo. Davvero credeva che le ragazze si sarebbero arrese a quelle mezze verità uscite dalle loro bocche, senza alcuna pietà? Illuso. Provarci, però, era pur sempre un dovere, così come quello di cercare di mantenere un equilibrio capace di allontanare i sospetti su di loro. “Lo spero per te!” E non si trattava affatto di una minaccia. Mike, nutriva davvero la sincera speranza di non dover mai assistere alla triste scena che li vedeva costretti a scegliere se rinunciare alla loro incolumità o alle uniche persone che erano riuscite a farli sentire umani. Lo osservò mentre si cimentava nella sua deplorevole scenetta, messa su per sminuire le sue idee riguardanti la Grifondoro. “Un giorno mi capirai.” Lo sfidò, puntandogli addosso le iridi di ghiaccio, inchiodandolo sul posto. “E forse smetterai di ridere.” In un certo senso glielo augurava, dopo ciò che aveva dovuto passare per essere lì, sano e salvo sì, ma senza una fottuta anima a sorreggere il bene che il mondo poteva offrire. Punti di vista opposti che, però, avevano bisogno di essere congiunti per dare vita a un’alleanza duratura nel tempo e capace di cambiare il futuro che, altrimenti, li avrebbe inghiottiti e scaraventati in quell’oscurità tipica della famiglia Harris. La stessa famiglia che, un certo senso, comprendeva anche quel coglione del cugino –anche se relativamente-.
    “Perfetto!” Il fato che fosse fuori da ogni possibile piano lo rassicurò. Troppo pieno di sé, troppo incline al caos e, comunque, non si sarebbe mai fidato di qualcuno con quel carattere esplosivo e incontrollabile. No. Quella persona non sarebbe mai dovuta entrare in collisione con le loro strategie che li avrebbe tratti in salvo dalla fine certa.
    “E per questo tu devi aiutami.” Una mal celata richiesta di aiuto che sapeva sarebbe andata a buon fine, per un bene superiore, così come sarebbe stato giusto. Se fossero diventati più forti, le possibilità di farcela contro Dean si sarebbero innalzate di molto. L’unione delle due forze, in fondo, sarebbe stato solo l’inizio e, forse, avrebbero finito per riscrivere quella storia che, altrimenti, avrebbe raccontato della discesa dell’inferno in terra. Il padre doveva credere che tutto fosse nella norma. Quell’ordinaria amministrazione lo avrebbe reso più tranquillo, convinto di avere il coltello dalla parte del manico e, proprio a quel punto avrebbero dovuto prendere il sopravvento, gettandolo già da quella torre che si era creato. “Per quel che mi riguarda quel ruolo è tuo di diritto.” Non gli importava di diventare né il capofamiglia, né niente di niente. L’unica sua mira stava nella libertà di vivere la sua vita, lontano dall’etichetta che il suo cognome gli aveva appiccicato dietro la schiena. “Sei il maggiore.” Una questione an agrafica ma non solo. Riconosceva la potenza di David, mista a quella esperienza che si era fatto sul campo, versando quel sangue che lo aveva cambiato nel profondo. “E come ti ho già detto, non ho nessuna intenzione di lottare con te.” Non più. Aveva sbagliato troppe volte, prendendosela con la persona sbagliata. Sì. Suo fratello non era altro che una vittima dell’indifferenza paterna e, purtroppo, anche di quella materna. “Non ti ostacolerò.” Anzi, in caso di scontro con l’attuale maschio alfa, Mike, gli avrebbe dato una mano, così da uscirne vincitore. Per farlo, però, l’allenamento era necessario.
    ” Ti ha ordinato di tornare a casa per allenarti.” O per torturarlo ma questo faceva parte dell’allenamento, secondo quella che era la mente malata del padre. “Farò ritorno a casa.” Decretò infine, convinto che accettare quel richiamo fosse l’unica soluzione per non lasciare intendere che ci fosse qualche cosa sotto. “Augurami buona fortuna Certo, David non lo avrebbe seguito. Lo scopo era forse dividerli, così da non ritrovarseli sulla porta di casa insieme ed assetati di sangue? Il suo prezioso sangue.

    ”Lo sono.” Finalmente l’universo aveva ritrovato un suo equilibrio. I punti si erano ricongiunti e i fratelli Harris si trovavano dalla stessa parte, riuscendo a lasciarsi alle spalle quei lunghi anni passati a farsi la guerra. “Ne sono felice.” Si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto, il primo in presenza di suo fratello da quando aveva messo piede in quella scuola. Un trionfo. “O lui o noi.” Non avrebbero mollato un cazzo e una volta usciti allo scoperto la scelta sarebbe stata tra loro e lui, nessuna via di mezzo. “Aspetta mie notizie.” In caso fosse sopravvissuto a quei soprusi. “In caso dovessi tirare le cuoia, non venire a piangere sul mio cadavere.” Sorrise, tentando di smorzare quella che sarebbe diventata un’atmosfera pesante. Restituì la pacca amichevole sulla spalla e da lì fu sancita quell’alleanza giunta in ritardo ma, si sa, meglio tardi che mai.

    Chiusa.
     
    .
8 replies since 21/5/2023, 14:44   141 views
  Share  
.
Top
Top