La gelatina scomparsaChiunque si può unire

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    23

    Status
    i'm sleeping

    Madoka Yamashita | 3° anno | Corvonero



    kyary-pamyu-pamyu-pose
    La notte precedente Madoka Yamashita, dopo aver mangiato per cena caramelle, si era chiusa all'interno dei dormitori di Corvonero. Ascoltare i gossip era una cosa che le piaceva molto, perciò sentiva di ciò che era successo ultimamente al castello mentre prese il suo quadernino e iniziò, con una forbice presa dai babbani, a tagliarlo.

    Più tagliava e più sembrava come se il foglio acquistasse anima, volontà propria, e Madoka le voleva bene.

    Lo osservò qualche minuto, muovendo senza dire nulla braccia e gambe.

    Le sembrava come un piccolo bambino che iniziava a scoprire il mondo dopo tante meraviglie.

    Madoka, quando poi ebbe sonno, mise il foglietto all'interno di un libro di fiabe per maghi, le fiabe di beda e il bardo, e sussurrando un debole


    "Buona notte"


    Mise quel libro sotto il cuscino.

    Madoka si addormentò quasi subito, nel sogno lei e il suo nuovo amico erano in un mondo fatto di carta, anche loro stessi erano fatti di carta, e rotolava giù per le scale Hogwarts in carta, una gigantesca gelatina tutti i gusti più uno rossa come il peperoncino


    "Oh no! Dobbiamo salvarlo o le scale si bucheranno!"


    Esclamò Madoka, prendendo la bacchetta e puntandola verso la gelatina tutti i gusti più uno


    "Reducio"


    E così, la gelatina divenne più piccola, rimanendo appoggiata su un gradino della scuola fatta in carta.

    Sembrava una scuola creata con fogli di giornale, decine e decine di parole sconnesse erano stampate tutto intorno, come se avessero avvolto la scuola con la carta di giornale.

    Madoka corse giù, prendendo poi la gelatina tutti i gusti più uno e mangiandola.

    A quel punto, dalle orecchie uscì un fumo, e una ragazzina davanti a se iniziò a piangere


    "il fumo non brucia"


    Disse Madoka, come per rassicurare che non sarebbe successo nulla

    Ma la ragazza, che continuava a piangere, si asciugava le lacrime


    "Era mia la gelatina... me l'hai mangiata"


    Madoka sgranò gli occhi, sputando per terra, ma non uscì assolutamente nulla


    "Mi spiace... se vuoi te ne porto un'altra, ok?"


    Chiese Madoka preoccupata.

    Il sogno finì proprio in quel momento, e una volta svegliata, era come se sentisse di avere una missione da una qualche divinità superiore.

    Doveva ridare le gelatine perdute ai giovani tristi in quella scuola.

    "Ma lo sai che ci sta una gelatina tutti i gusti più uno nascosta in giro per la scuola? Il proprietario l'ha persa" Disse poi Madoka, dopo essersi svegliata.

    Era al dormitorio dei corvonero, sotto il cuscino c'era un libriccino di favole dove ora custodiva un pezzo di carta a forma di omino con su disegnato un volto. "Resta vicino a me, altrimenti ti faranno male" Aveva detto poi all'omino di carta, prendendolo in mano e nascondendolo tra la giacchetta e la camicetta della divisa scolastica con l'intento di tenerlo al sicuro "Se senti puzza avvertimi, significa che arrivano i serpeverde. Ho sentito dire che hanno la puzza sotto il naso, per questo non li abbraccio mai" Quella mattina aveva fatto le lezioni come sempre, una volta uscita dall'ultima aula, prese di nuovo tra le mani l'omino di carta e le rivolse un bel sorriso felice, il sorriso che si rivolgeva ad un amico che non si vedeva da tanto "Ma fabisci, non hai detto nulla quando ho scontrato con la serpeverde Victoria" Disse, Fabisci, così si chiamava il foglietto, forse non voleva farsi sentire da Victoria mentre diceva che puzzava? "Devo trovare la gelatina perduta e scoprire di chi è. Una cosa la so" Disse, avvicinandosi con il viso al suo amichetto di carta, sussurrando, come se stesse facendo un'operazione di spionaggio. Sentiva, quell'informazione se la sentiva così tanto da non riuscire a non pensarci. Doveva essere vera "La gelatina avrà il colore della casa di appartenenza del suo proprietario, scuro è maschio, chiaro è femmina. Non ci possiamo sbagliare" Disse poi, aveva un grande sorriso e non vedeva l'ora di iniziare la sua caccia al tesoro. Era per quello che, poco dopo, aveva rimesso il suo amico di carta in mezzo alla camicia e dalla tasca della divisa prese degli elastici glitterati così pieni di glitter da farne volare un po' per terra "Di certo questi elastici colorati mi porteranno fortuna, sono un regalo, papi me lo ha detto, i regali portano fortuna. Entro oggi troverò la gelatina perduta E così, armata di codini, l'amichetto di carta in mezzo ai vestiti e un nuovo spirito da cercatesori, Madoka saltellava per il castello, osservando sopratutto ciò che si trovava in terra, spesso dimenticato dagli altri, in cerca della gelatina da dare al legittimo proprietario che poverino l'aveva persa "Non mi fermerò, ho tempo di cercarla fino a questa sera, poi arriveranno i topini che porteranno via tutto" Era un po' agitata, ma non si sarebbe data per vinta




    Edited by Madoka Yamashita - 4/28/2023, 11:53 AM
     
    .
  2.  
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    427

    Status
    i'm sleeping

    Halley Wheeler

    “Non ti preoccupare. Ci penso io!” Affermò mentre, con un balzo, scese dallo steccato sul quale era seduta intenta a grattare amorevolmente la testolina dell’unico ippogrifo che, quel giorno, era alla ricerca di attenzioni. Creature affascinanti che con l’aiuto di sua zia, aveva imparato a conoscere più da vicino, arrivando ad avere una confidenza tale da potersi permettere quei gesti affettuosi, in cambio di un succulento boccone. “Me ne occupo subito!” La donna le passò una pila di documenti da far recapitare al Professor Fletcher il prima possibile. “Ci vediamo più tardi, dopo l’allenamento di quidditch!” Da quando aveva ottenuto il ruolo di assistente, Halley, si destreggiava abilmente tra i vari impegni, così da riuscire a soffocare il martellante pensiero che spesso la riconduceva alla questione visioni. Si sentiva più leggera e dopo aver vuotato il sacco con la Lovecraft, anche ben disposta ad imparare il più possibile, per accettare la sua condizione senza per forza perdere la salute mentale, troppo importante per perseguire i suoi ambiziosi progetti futuri. Si incamminò a passo svelto verso l’entrata principale della scuola, percorrendo il sentiero in modo distratto, evitando sguardi che avrebbero potuto innescare interazioni che l’avrebbero solo rallentata. Varcò la soglia e si fermò non appena Nick Quasi Senza Testa le si piazzò davanti, rivolgendole un inchino. “Sir Nicholas! La trovo in splendida forma!” Sorrise sinceramente, sperando che la lasciasse proseguire, senza risucchiarla nel vortice delle sue chiacchiere. ”Credi davvero?” Domandò curioso, quasi come se si sentisse adulato. Carino. ”Come stanno andando gli allenamenti? Sono certo che vinceremo il campionato quest’anno! Io conto su di voi.” In quanto fantasma della casata di Grifondoro, altro non poteva fare che tifare per la sua squadra del cuore, senza nascondere la sua speranza di entrare in possesso della coppa. “Lo spero proprio. Ce la metteremo tutta. Ne può stare certo!” Prese a camminare ma l’ectoplasma non si fece attendere e fluttuò al suo fianco, sincronizzandosi alla velocità tenuta dalla moretta. ”Dove sta andando, se non sono indiscreto!” Un simpatico ficcanaso, non c’era che dire. ”Non starà mica raggiungendo il suo fidanzato.” Cosa, scusa? Sgranò gli occhi scuri e lì puntò verso colui che una tempo camminava tra i vivi ma prima che potesse prenderla la parola per puntualizzare il fatto che fosse libera da ogni vincolo amoroso, riprese: ”Quel Serpeverde non mi convince affatto! Lei merita molto di più.” La discussione stava degenerando ma tentò di mantenere la calma. “Se si riferisce ad Harris, non si preoccupi, non stiamo affatto insieme!” Quel che accadeva tra di loro era affar suo e di certo non l’avrebbe spiattellato ai quattro venti, soprattutto in presenza ƒdi un fantasma pettegolo. “Devo consegnare questo al professor Fletcher e poi scappare al campo. Ci vediamo a cena, presumo!” Aumentò il passo e voltò l’angolo, diretta verso la semi oscurità caratteristica dei sotterranei, dove si sarebbe nascosta da quelle domande scomode. Tirò un sospiro di sollievo e arrestò la sua fuga, cercando di allontanare quel leggero disagio che quell’interrogatorio improvviso aveva trascinato appresso. I ricordi volarono a parecchi chilometri di distanza, più precisamente in Africa, dopo la lezione proposta dal Signor Blackwood. Quel giorno era successo qualche cosa che ancora non era riuscita a spiegarsi in modo esaustivo . Le immagini che le si erano parate davanti potevano definirsi inquietanti e senza senso. Non era la prima volta che nutriva una cattivo presagio in presenza del suo compagno eppure, per un motivo o per l’altro, era sempre portata ad ignorare quei palesi segnali, insabbiando anche informazioni che, forse, sarebbero state utili per evitare potenziali pericoli a colui che era entrato a tradimento nella sua vita, ricoprendo quel ruolo ambiguo e tossico. Sistemò i capelli in una coda e si concentrò sul compito che le era stato assegnato dalla zia. Basta distrazioni. Certo, come no. Assottigliò lo sguardo, convinta di aver visto e sentito qualche cosa a pochi passi da lei. Non è possibile. Non poteva credere di essere così sfortunata. Iniziò a maledirsi per essersi offerta senza neanche ricevere qualche cosa in cambio. “Tutto ok?” Si avvicinò e, finalmente, poté constatare che si trattava di una ragazza in carne ed ossa e non di qualche soggetto dalla dubbia consistenza. “Hai bisogno di aiuto?” Domandò, rendendosi disponibile a dare una mano a quella che si accorse essere una Corvonero. “Ti sei persa, per caso?” Che ne poteva sapere? Vi erano personalità complicate in quella scuola e, da tempo, aveva imparato ad aspettarsi di tutto e di più. “Stai cercando qualche cosa?” Domandò, sporgendosi in avanti. Se non si fosse data una mossa, per la prima volta nella sua giovane vita, sarebbe giunta al campo troppo tardi, ad allenamento già iniziato, tirandosi appresso lo sgomento da parte delle sue compagne. Predicare bene e razzolare male, ultimamente sembrava essere una ricorrenza. Le cose erano cambiate radicalmente, dal giorno alla notte.


    Edited by Halley. - 1/5/2023, 22:35
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    23

    Status
    i'm sleeping

    Madoka Yamashita | 3° anno | Corvonero


    kyary-pamyu-pamyu-pose
    Nessuna gelatina nei paraggi, Madoka era sempre intenta a cercare la gelatina, chinandosi pure ogni tanto per scrutare intorno agli oggetti per vedere se si era nascosta li dentro.
    A proposito, le gelatine erano talvolta come le cioccorane che si muovevano da sole? Madoka sperava di no, altrimenti era un bel guaio.
    Fu però in un momento che sentì la voce di una grifondoro, chiedeva se aveva bisogno d'aiuto.

    "No, non serve aiuto, Desu"

    Disse inizialmente, prima di pensare che forse si, l'aiuto sarebbe servito, perciò rapidamente si corresse, sempre con un sorriso a trentadue denti rivolto verso la compagna

    "Si invece mi serve aiuto"

    La compagna era una ragazza di grifondoro, l'aveva già vista in giro, ma come sempre parlava poco con tutti e non si ricordava mai alcun volto.

    "Sto cercando una gelatina tutti i gusti più uno, persa da una compagna che poverina è triste e piange"

    Disse poi, tornando chinata mentre camminava stando sulle ginocchia.
    Le movenze di Madoka erano a dir poco esagerate, sembravano essere uscite da un anime giapponese, o semplicemente le veniva naturale data la sua provenienza?

    "Mi aiuti? Non so dov'è e questa notte a mezzanotte scadrà il tempo, quindi devo fare in fretta"

    Disse poi, voltandosi verso la compagna e facendo gesto di seguirla con la mano.
    Per Madoka la compagna aveva già accettato di aiutarla, e nella sua testa ci sarebbe stata fino a mezzanotte, perciò si alzò di nuovo, si mise meglio i capelli togliendo quelli che si erano appoggiati sul viso e corse rapidamente poco più avanti, lasciando la compagna indietro

    "DOBBIAMO CERCARE IN FRETTA"

    Strillò, era però felice, ma la cosa bizzarra era che Madoka cercava pressochè sempre per terra, non stava a cercare in altri punti.
    La gelatina sembrava non esserci, e Madoka temeva di non riuscire a prenderla in tempo entro mezzanotte.
    Voleva tanto aiutare la sua compagna poverina senza gelatina, avrebbe fatto il possibile dopotutto.
    Madoka pensò un'attimo.
    Chi era che aveva perso la gelatina?
    Cercò di sforzarsi, per provare a capire.
    Forse... e se era la stessa Grifondoro?
    Doveva essere così, se lo sentiva.
    Fece un grande sorriso all'improvviso, voltandosi verso la compagna e mettendo gli indici di entrambe le mani appoggiati alle sue guance.
    Era già a metà del lavoro.

    "La gelatina è rossa, un colore rosso chiaro"

    Disse ancora, era femmina ed era grifondoro, doveva essere per forza color rosso chiaro.
    E se quella gelatina era come le cioccorane e se ne scappava ovunque?
    Sarebbe stato un problema.
    Non voleva far piangere la sua nuova amica di grifondoro, perciò avrebbe cercato in giro.
    Dove poteva cacciarsi la gelatina tutti i gusti più uno?
    Madoka ci pensò, forse dentro uno scrigno? O comunque un luogo dove non sarebbe stata calpestata per sbaglio da studenti che non la vedevano?
    Doveva essere così, dopotutto come Madoka, se fosse stata piccola piccola, si sarebbe nascosta in punti sicuri, perchè non lo avrebbe fatto la gelatina?
    Si avvicinò rapidamente alla compagna, Madoka fece un sorriso, uno di quelli rassicuranti.

    "Non ti preoccupare, vedrai che la troveremo"

    Era determinata a trovare la gelatina, se l'avrebbe data alla compagna non avrebbe pianto e le avrebbe permesso di...
    Di cosa?
    Madoka pensò, e l'immagine di una ragazza drago che sputava fuoco era la prima immagine che le era venuta in mente.
    Si! Le avrebbe permesso di trasformarsi, di ritrovare la sua vera natura di coraggiosissima ragazza drago di grifondoro!
    Che poteri fantastici aveva la sua nuova amica! Quasi quasi la invidiava, Madoka avrebbe voluto un potere speciale che le permetteva di spiare le persone quando voleva, era così divertente farsi i fatti degli altri, ed era ottimo anche per il giornalino del gossip della scuola.
    Ottimo gossip ora che ci pensava, la ragazza drago che si trasformava con la sua gelatina tutti i gusti più uno.
    Doveva essere un potere più unico che raro!

     
    .
  4.  
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    427

    Status
    i'm sleeping

    Halley Wheeler

    ”No, non serve aiuto…” Meglio così in fin dei conti, avrebbe potuto continuare sulla propria strada e sperare di arrivare in orario ai suoi stramaledetti allenamenti, senza ritrovarsi addosso gli occhietti accusatori di Grace, convita che fosse reduce da una delle sue consuete sessioni intensive proprio dello sport per eccellenza. A buon intenditor poche parole. Troppo bello per essere ero. Aveva imparato a rendersi disponibile, così da smorzare la sua reputazione rovinata da quel dannato giornalino che, ogni volta, riusciva a beccarla nelle situazioni più compromettenti, mettendo a rischio la sua intera esistenza. Se sua madre fosse venuta a conoscenza delle sue ultime imprese, l’avrebbe costretta a tornare a casa. In ginocchio sui ceci e in punizione fino ai venticinque anni, come minimo. Un basso profilo sarebbe stato l’ideale per passare inosservata. Da qui tutto questo impegno che, però, non aveva nulla a che fare con la mera carità. ”Si invece mi serve aiuto.” Ops. Nulla sarebbe andato come ciò che era stato pianificato. Sospirò e si voltò verso la ragazza, studiandola nei minimi dettagli. A primo impatto e dalle sue movenze, Halley, non poteva fare altro che notare la sua particolarità e il suo atteggiamento sopra le righe. Beh, aveva visto di peggio durante il suo soggiorno in quella scuola ma anche al di fuori. Non si perse d’animo e assunse un’espressione dubbio come se, tacitamente, la stesse interrogando sul motivo per il quale si trovasse tra quegli oscuri corridoi, battuti spesso da Serpeverde poco amichevoli. La Corvonero, finalmente, svelò l’arcano toccando l’apice dell’assurdità. Lungi da lei risultare scortese ma, davvero, non riusciva a considerare una reazione che potesse aggirarsi sul sobrio, così da non urtare la sua sensibilità. La giovane sembrava davvero indaffarata nella sua ricerca e, a suo dire, qualcuno soffriva a causa di cosa? Una stupida caramella. Il suo sopracciglio sinistro schizzò all’insù, palesando il suo disappunto. Fece ordine tra i suoi pensieri, ricercando le parole adatta che non la dipingessero come una ragazza senza cuore e dall’animo spregevole. “Chi sta piangendo?” Domandò leggermente confusa. “Una gelatina?” Stava scherzando. Per forza, altrimenti non si spiegava quella follia. “Una gelatina d’oro?” Perché darsi da fare per una sciocchezza simile, quando sarebbe bastato pescarne un’altra dallo stupido pacchetto. Quel disguido le avrebbe fatto perdere minuti preziosi ma l’agitazione sprizzata da ogni poro, iniziava a mettere in dubbio della sua sanità mentale. Che fosse sotto l’effetto di qualche spora, respirata durante la lezione di Blackwood? Lo sperava per lei. “Calmati.” La invitò a riprendere fiato e ad articolare meglio quelle frasi che, forse, avrebbero potuto spiegare meglio quell’assurda circostanza. Si muoveva in ginocchio, sul freddo e sconnesso pavimento. La Grifondoro fece un passo in avanti, giungendo nei pressi del luogo di ricerca: “Ti prego.” Merlino! Dammi la forza.” “Alzati.” Come se sarebbe bastato a riportare sulla retta via quella che aveva tutta l’aria di essere la sua normalità. “Hai il desiderio di diventare un facile bersaglio di qualche Serpe?” Domanda più che legittima a quel punto. Ci era finita in pieno nel loro covo ma a tutto quel masochismo, non riusciva a dare un senso. Le priorità differenti.
    “Per Merlino. Respira o rischi l'iperventilazione!” Sostenne che a mezzanotte sarebbe scaduto il tempo. Ma per fare che? Che aveva fatto di male per meritarsi quella una grana di quel calibro? “Fammi capire.” Davvero stava per riassumere il tutto? Sì. “Una tua amica ha perso una gelatina. Sei scesa fin quaggiù per cercarla e per compiere questa ardua impresa hai tempo fino a mezzanotte.” Piegò la testa di lato, senza distogliere i suoi occhi scuri dalla immagine simile a un cartone animato. “Non credi che qualche gatto, ratto o chissà cosa, potrebbe averci banchettato?” Senza contare le possibili malattie facilmente trasmissibili da bestie di ogni genere. Le venne un brivido, seguito da un leggero conato di vomito al solo pensiero.
    Tagliare la testa al toro. “Se mi aspetti qui, vado a rubarne qualcuna dalla scorta di una mia compagna, così potrai sostituirla con una decisamente più commestibile!” Si sarebbe sacrificata volentieri, purché la smettesse di percorrere in ginocchio quel dannato sotterraneo alla ricerca di quella schifezza.
    ”Non ti preoccupare, vedrai la troveremo.” Cosa? Quel plurale utilizzato a sproposito la basì. “Io…” Che cosa sarebbe servito replicare? “Ascolta. Ti accompagno in infermeria.” Che fosse vittima di qualche sortilegio? Che ne poteva sapere. Urgeva qualcuno che togliesse ogni dubbio e che la liberasse dal suo improvvisato ruolo da baby sitter. “Hai fumato qualche cosa?” Un’altra opzione più che valida. Una lezione aveva appena imparato: mai offrirsi volontaria per qualche cosa che non la riguardava neanche lontanamente. Ahhhh. Mykhalia le doveva molto o, come minimo, una serata offerta da lei ai Tre Manici, così da sdebitarsi nel migliore dei modi a suon di Whiskey incendiario invecchiato quel che bastava per renderle la vita degna di essere vissuta.
     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    23

    Status
    i'm sleeping

    Madoka Yamashita | 3° anno | Corvonero


    kyary-pamyu-pamyu-pose
    La ricerca della gelatina, in quel momento era la priorità per Madoka, tornò ad accucciarsi, cercando di trovare la gelatina, mentre sentiva la compagna che parlava.
    Madoka non ci prestò granchè attenzione a quello che diceva, non comprendendone il senso.
    Sembrava a disagio, impacciata.
    Che forse la gelatina l'avrebbe anche calmata?
    Quella ragazza stava impazzendo, e Madoka avrebbe dovuto subito trovare la gelatina.
    Il cuore di Madoka iniziò a battere un po' più forte, aveva una brutta sensazione, ma non doveva darsi per vinta, con la buona volontà ce l'avrebbe fatta a vincere, trovare la gelatina perduta e salvare la sua nuova amica dragonessa.

    "Ma quale serpeverde,
    non ho paura di loro, anzi devo regalare loro i fazzoletti alla menta"


    Disse poi, per tranquillizzarla.
    Forse la sua compagna era stata vittima della puzza che avevano sotto il naso i serpeverde e non voleva sentire di nuovo quella fastidiosa puzza, ma Madoka aveva l'idea dei fazzoletti e tutto sarebbe finito, ne aveva ordinati 7 pacchetti e a breve suo papi gli e li avrebbe mandati via gufo, così da consegnarne uno per uno a tutti i serpeverde.
    Non c'era da preoccuparsi, anzi, sarebbero diventati suoi amici.
    La compagna fece mente locale, sembrava sempre sconvolta, ricostruendo tutto il racconto di Madoka.

    No, nessun topo la ha mangiata, sanno quanto è preziosa"

    Commentò poi Madoka con un sorriso, quella era una gelatin speciale, di una prova speciale che avrebbe aiutato la sua amica drago, c'era sempre un modo per arrivarci, un modo per ottenerla, le sfide che il destino le dava non erano impossibili, ogni cosa aveva un modo per essere svolta al meglio, nessuna sfida era persa in partenza, altrimenti che sfida era?
    Madoka continuava a cercare, spostando con la mano come se nulla fosse, della polvere che probabilmente era li da parecchi anni, ormai le dita erano nere a furia di spostare polvere, ma Madoka non ci faceva per nulla caso.
    Quando la compagna disse di sostituirla, Madoka la fermò, un po' più spaventata

    "NO!"

    Disse subito, alzandosi e guardando la compagna con attenzione.
    Era una cosa importante, come faceva a non ricordarla? Era forse l'effetto della mancanza della gelatina a farle tutto questo?
    Non poteva rischiare ancora, doveva trovarla, avrebbe salvato la sua cara amica.

    "Quella gelatina ha poteri speciali, ti servono per riacquistare la piena tranquillità e i poteri da drago, ma tranquilla, la troverò"

    Disse poi, la compagna parlò di infermeria, era così spaventata che pensò di usare un poco del tempo per assecondarla, non amava vedere le persone spaventate.
    Ogni volta che vedeva una persona spaventata aveva il vuoto dentro di se, doveva cercare sempre di rimanere con la mente lucida, ma chissà perchè a volte aveva perfino vuoti di memoria.
    Madoka non capiva come mai delle volte aveva vuoti di memoria, ma sentiva che quei vuoti di memoria erano un bene per lei, perciò li accettava e non li combatteva affatto.

    "Va bene, io però non ho fumato niente"

    Rispose all'infermeria, cercando di assecondare quanto più possibile la compagna.
    Era pomeriggio, aveva anche la sera, e se i perfetti non la beccavano, anche la notte. Ce l'avrebbe fatta, questo era certo.
    Sarebbero andate in infermeria e sarebbe stata forse curata con un palliativo in attesa della caramella. Si, doveva essere così.
    Forse poteva addirittura allungare il tempo, ottenendo un'altro giorno di tempo.
    Si era così, non era male.
    Sorrise, in attesa della risposta della sua nuova amica draghessa



    Edited by Madoka Yamashita - 5/2/2023, 09:14 AM
     
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    173
    Location
    Richmond Upon Thames, London, UK

    Status
    i'm sleeping

    Harry Barnes

    casa
    18 anni - V anno
    *possibile violenza, linguaggio volgare o offensivo


    Un fazzoletto in tessuto, qualche biglia, gelatine andate chiaramente a male, una figurina dei maghi…
    Mi chinai su un ginocchio per esaminare quest’ultima con fare annoiato: Armando Dippett, ex preside della scuola… mhh… ma sì, era abbastanza rara da potere rivenderla. La intascai come nulla fosse, riportando lo sguardo alla situazione attuale.
    – Signor Barnes, la prego! – tuonò uno dei primini messi a testa in giù, la caviglia che ruotava nell’aria come un mulinello attorno al corpo del secondo. Gli avevo assicurato che non avrei ascoltato nulla di ciò che mi avesse detto finché non mi avesse chiamato “Signore”, e fui lieto di constatare che tale ordine fosse stato ben appreso; il fatto, poi, che fosse seguito da delle implorazioni vere e proprie, mi facevano provare un senso di controllo e una soddisfazione che non provavo da tempo; avevo colto il consiglio della Grifondoro, alla fine: battere il chiodo più forte di tutti gli altri, nel tentativo di ripristinare l’ordine delle cose. Okay, forse non era esattamente questo che intendeva la Johnson… ma era ciò che la mia testa tradusse, e i risultati che stavo ottenendo nelle ultime settimane mi fecero comprendere che non erano i soldi o quant’altro a fare la differenza, ma interamente la tua attitudine: dovevi essere il martello, sempre e comunque, e schiacciare gli altri in anticipo, in modo che capissero bene che non c’era da scherzare con il sottoscritto. I primini, si sapeva, erano la preda più facile per chiunque, specialmente quelli di tassorosso, di cui brulicavano i sotterranei; la mia reputazione mi precedeva, e in particolare quella storiella che ormai era divenuta così noiosa alle mie orecchie, che raccontava di come mi fossi fatto espellere solo pochi anni prima come conseguenza a un crucio ai danni di un primino di grifondoro dalla lingua fin troppo lunga, e un istinto di sopravvivenza pari a un bradipo fermo in mezzo alla tangenziale. Beh, un tratto distintivo degno dell’intera casata, comunque… mi stupiva sempre vederli sopravvivere indenni dall’inizio alla fine dell’anno, considerando anche le lezioni che, puntualmente, ci toccavano.
    – Ci lasci andare! – piagnucolò l’altro, con le lacrime agli occhi. Le loro tasche dovevano essersi già completamente svuotate sul pavimento sotto le loro teste, senza che qualcosa di veramente utile ne fosse uscito: trovare un acquirente per la figurina sarebbe stato noioso, e io ero soltanto in cerca di denaro. – Credete nella fortuna, ragazzini? Se il terzo tassino avrà qualche moneta con sé, sarete liberi. Forse. Levicorpus! una scintilla saettò colpendo un terzo ragazzino – un po’ più grande rispetto a quei due – e in un attimo fu anche lui caviglia in aria, sbatacchiato da una forza invisibile come una campanella di servizio, e un suono familiare mi fece finalmente ghignare di soddisfazione.
    Un piacevole tonfo colpì il pavimento in pietra dei sotterranei: un sacchettino in pelle che, aprendolo, avrebbe rivelato luccicanti sorprese.
    Non avevo bisogno di contarli, lo avrei fatto dopo: il mio lavoro, lì, era bello che compiuto.
    – Beh, dev'essere il vostro giorno fortunato. Andate in pace, pulci – con un unico gesto della bacchetta feci si che venissero liberati da quelle morse invisibili e, nel voltarmi finalmente per andarmene, venni inebriato da un coro di vocine doloranti; probabilmente qualcuno aveva sbattuto la testa, ma non erano cazzi miei. Era soltanto la legge della natura.
    Facendomi rimbalzare il sacchettino tintinnante contro il palmo, finii di percorrere quel corridoio, in direzione delle scale che mi avrebbero permesso di risalire lo stretto tunnel di pietra che mi avrebbe riportato all’ingresso del castello; arrivato ad uno spiazzo sotterraneo, però, mi ritrovai davanti a una scena del tutto bizzarra che, per qualche motivo, mi incuriosì abbastanza da arrestare il passo per ascoltare silenziosamente quella conversazione che, decisamente, non aveva nulla di normale.
    Una stramba ragazza, infatti, aveva appena urlato un “NO!” così potente che dovette rimbombare, probabilmente, per l’intero sotterraneo.
    Con un sopracciglio alzato, ficcai il sacchettino in tasca e decisi di avanzare lentamente nella loro direzione con passo felpato.
    La stramba ragazza sembrava impegnata nella ricerca di qualcosa; da vicino, distinsi i colori della sua casa: corvonero.
    Non era decisamente il suo posto.
    c7a5598e16e74bea5f5d8ec3e8365f39feb38e4d
    – Stai cercando il tuo cervello? Credo che qui troverai solo vipere – ironizzai con un ghignetto dopo aver assistito all’ultimo pezzo di conversazione. – Wheeler. Qual buon vento. – constatai adocchiandola frontalmente solo in quel momento. Il mio sguardo, dopo ciò che avevo sentito, era pieno di giudizio, in quanto sembravano entrambe impegnate in un giochetto da bambini di quattro anni. – Mio cugino sa che sei sotto l’età minima per il consenso? Suppongo debba essere così… in alternativa, credo sia comunque imbarazzante frequentare qualcuno che gioca ancora agli amichetti immaginari… – ma che gusti aveva? Merlino, che imbarazzo.
    – Sai, se stai cercando delle gelatine in uno stato disgustoso puoi trovarne qualcuna in quel corridoio – indicai la direzione da cui ero venuto, – Ma se sei così disperata, a quel punto potresti pregare gli elfi sui ceci affinché ti allunghino qualcosa prima dell’ora di cena… – guardai la corva con quella che sarebbe potuta essere scambiata quasi per compassione, ma era, in realtà, nientemeno che puro disprezzo. – Se però ho capito male e ti sei solo fumata qualcosa che ti fa vedere le dragonesse parlanti, credo proprio che dovresti cedermi quella roba… o dovrò informare White – e farmi un bel viaggetto pomeridiano anch’io. Ne avevo certamente bisogno.




    Turni d'ora in poi:
    Enrico > Halley > Madoka
     
    .
  7.  
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    427

    Status
    i'm sleeping

    Halley Wheeler

    “Fazzolettini alla menta?” Doveva essere un sogno. Per forza. Nessun essere umano sano di mente si sarebbe preso la briga di percorrere, metri e metri di corridoio, alla sola luce delle fiaccole appese al muro, in ginocchio. Per poi cosa? Cercare una stupida gelatina persa da chissà chi, chissà quando? Da quando aveva messo piede lì dentro ne aveva viste di scenette bizzarre ma quella, beh, aveva quel non so che di malato al punto giusto per schizzare in cima alla lista di episodi trash. Corrucciò la fronte, senza pensare che così facendo avrebbe palesato il suo disappunto senza alcuna pietà. Si ma che alternative aveva? Lasciarla lì, in preda a qualsiasi malintenzionato pareva brutto ma, d’altra parte, non aveva poi quel gran tempo da perdere. Se non fosse arrivata in tempo agli allenamenti, non se lo sarebbe mai perdonata ma, a quanto pareva, gli avvenimenti le erano avversi. Dal primo all’ultimo.
    ”… sanno quanto è preziosa.” Stavano ancora parlando della stramaledetta gelatina o si era persa qualche passaggio saliente che spiegasse quella follia? Non ne era del tutto certa. Il fiume di pensieri che stava investendo Halley, non le permetteva di recepire correttamente le informazioni date dall’esagitata Corvonero, la quale non dava segno di volerla piantare con quella ricerca ossessiva di chissà cosa. Tutto troppo strano ma lo fu ancora di più l’affermazione successiva. “I poteri del drago?” Quelle farneticazioni iniziarono a farle credere che si trattasse di uno scherzo andato troppo per le lunghe. No no no. Stava per toccare il fondo quando una voce la obbligò a voltarsi di scatto. Harry Barnes fece capolino, facendosi largo nell’oscurità che l’aveva protetto fino a quel momento e chissà da quanto stava ficcando il naso. Beh, poteva considerare ufficiale il fatto che non fosse il suo giorno e che, probabilmente, avrebbe fatto meglio a nascondersi direttamente in Sala Comune, evitando anche di salire sulla scopa. ”… qual buon vento.” Si sentì immediatamente a disagio. Quel ragazzo altri non era che il cugino di David e, probabilmente, dopo la festa di San Valentino, si trovava anche a conoscenza della relazione che intercorreva tra lei e il maggiore dei fratelli Harris. Fanculo. Tra tutte le serpi più velenose, proprio lui aveva dovuto fare il suo ingresso in quella situazione, già di per sé, problematica che stava tentando di gestire con le sue sole forze. “Barnes!” Non aveva mai avuto il piacere di avere a che fare direttamente con quella personalità ma, d’altra parte, come spesso accadeva, la reputazione arrivava molto prima del resto e, bene o male, aveva sentito voci che lo dipingevano come il casinista di turno, un po’ come David ma forse più fastidioso per la sottile ironia. Roteò gli occhi. Doveva immaginarlo di doversi scontrare con battute di quel calibro ma, nonostante ciò, non riuscì a sentirsi così attaccata. Finse una risata. “Sempre così dito in culo.” Replicò in tono piatto, mentre con lo sguardo andò a verificare che quella poverina fosse ancora a terra, pronta a subire tutte le battute più o meno tristi da parte del Serpeverde. “Anche se non ti devo alcuna spiegazione, mio caro, stavo solo cercando di convincere questa ragazza a smetterla di…” Non trovava le parole per descrivere tutto quello che le era stato spiegato in maniera così confusionaria da non aver capito un emerito cazzo. “… non ho idea di cosa stia facendo, al diavolo!” Allargò le braccia per poi distenderle sui fianchi. Ma davvero stava ancora a contrattare con quella ragazzina che aveva tutta l’aria di essere uscita da un cartone animato? No. Iniziò a prendere in considerazione quelle che potevano sembrare delle allucinazioni. Si affiancò ad Harry e gli sferrò una gomitata con l’obiettivo di zittirlo, così che non potesse metterle in testa altre idee bizzarre che l’avrebbero fatta passare per la scema del villaggio. “Sei venuto a peggiorare la situazione?” Domandò, sbuffando. Risposta più che scontata: Sì.
    “Madoka. Ascoltami…” Da brava baby sitter, l’avrebbe riconsegnata nelle mani del suo responsabile, così che si potesse occupare di quel disguido e capire se fosse tutto nella norma o se qualche cosa non andasse. “… io non sono la ragazza drago. Neanche mi piacciono le gelatine.” Ovviamente, avrebbero cozzato con la sua dieta ferrea. “Vieni con me, torniamo alla Torre, che ne dici?” O in infermeria, qualsiasi posto sarebbe stato meglio di quello. “Non ci sarà bisogno di informare il Signor White.” Spero. Se lo augurava con tutta sé stessa. Abbassò la voce: “Spaventala. Magari si rende conto di ciò che sta facendo e ce ne possiamo tornare a farci gli affari nostri in pace!” Un’idea geniale che, però, avrebbe delegato a colui che aveva più possibilità di sembrare il più cattivo. “Impegnati. Di solito ti riesce più che bene!” Lei con quel bel faccino non avrebbe spaventato una mosca. A ognuno il suo. Lei era il carabiniere buono.
     
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    23

    Status
    i'm sleeping

    Madoka Yamashita | 3° anno | Corvonero


    aa525a20511f20208a375464fd17ea2a361e3ece_00
    Arrivò un ragazzo di serpeverde. Dopotutto quello era il loro covo, per l'appunto, la loro casa. Ma nonostante Madoka era li, ora che ci pensava, non sentiva nessuna strana puzza. E la puzza dei serpeverde? Si chiedeva come mai non sentiva quella famosa puzza di cui tutti i serpeverde erano invasi, la famosa puzza sotto il naso dei serpeverde. Il ragionamento di Madoka però, fu poi interrotto da un discorso che il ragazzo faceva, riguardo a degli amici immaginari, ma... cosa significava amici immaginari? Chi aveva amici immaginari? Forse lui non vedeva che era insieme alla grifondoro? Strano, prima sembrava che si parlavano. Forse la grifondoro aveva pure degli amici immaginari? Avrebbe voluto conoscerli, in futuro le avrebbe chiesto di presentarle qualche amico immaginario. Il serpeverde parlava, ma Madoka comprese poco, parlava, parlava, e in seguito parlò ancora, sta volta riguardo alla gelatina. Era chiaro che non sapesse che quella di cui si parlava non era una normale gelatina, ma una gelatina speciale in grado di donare alla sua nuova amica i poteri di un drago maestosissimo e magico, l'aveva vista, no? No? Certo che l'aveva vista. "La gelatina che cerco è speciale, da i poteri del drago" Rispose Madoka rivolgendosi al ragazzo serpeverde, ma bisognava di certo andare prima in infermeria, almeno per fare quello che serviva per prolungare il tempo della sua ricerca. Quel ragazzo non credeva al drago, ma sicuramente non appena la sua compagna avrebbe acquistato memoria, lucidità e i poteri, l'avrebbe vista. Madoka però, non potè non notare il clima di tensione che c'era tra la grifondoro e il serpeverde, forse avevano litigato in passato? O forse era la maledizione dei fondatori ad averli colpiti? Le liti tra grifondoro e serpeverde erano molto frequenti, era una cosa praticamente risaputa, tanto che Madoka si era iniziata a chiedere come mai. Studiando, per puro caso, la storia di Hogwarts era riuscita a vedere lo stesso meccanismo tra i fondatori Godric Grifondoro e Salazar Serpeverde. Da li, aveva iniziato ad ipotizzare che quella situazione non fosse in realtà generata da una vera e propria lite tra quelle due case, ma piuttosto da una maledizione che, probabilmente il cattivo Salazar Serpeverde, aveva messo sugli studenti futuri in modo che magari, preso dall'ordio, qualche serpeverde infastidisse un grifondoro. Era un gesto cattivo e senza senso, ma da quando i cattivi agivano con un senso logico dietro? Mai. Madoka però non si rese conto di essere l'illogicità fatta a persona, non appena sentì le parole della compagna, che diceva chiaramente che non era una ragazza drago e che nemmeno amava le gelatine, Madoka le rivolse un sorriso, era un sorriso un po' ... triste, quasi di pietà. Mannò piccola, mica la mangi perchè ti piace la gelatina, è per i poteri da drago e la tua memoria, presto ricorderai" Le disse, era evidente che Madoka non lo faceva ne per scherzo, ne per cattiveria, ma ci credeva davvero. Tanto poi sarebbero andate in infermeria, e l'infermiera avrebbe trovato il modo di aiutarla e dare un giorno in più di tempo alla piccola Madoka Yamashita che questa volta avrebbe cercato con più attenzione, senza farsi scoprire da nessuno. Fu però quando sentì il nome del professore di difesa contro le arti oscure, nonchè vicepreside, che il cuore di Madoka aveva saltato un battito. Lei era brava in difesa contro le arti oscure, ma ricordava ancora quella precedente lezione sul molliccio. Non ricordava quale fosse il molliccio, dai suoi ricordi il molliccio di Madoka era... boh, il nulla. Ma quel giorno era scappata dalla classe con una rapidità incredibile... a detta della signora dell'infermeria. Da quel giorno aveva avuto una paura terribile per quella materia e Madoka, che sentiva di avere il bisogno di abbracci, bacini e carezze dal professore in segno di supporto, e non li aveva ricevuti, si sentiva come se quell'uomo fosse cattivo. Ma era il direttore dei serpeverde, non era difficile pensare che potesse in qualche modo agire, anche se Madoka era corvonero, controllato dalla maledizione di Salazar. O forse... Madoka ebbe un pensiero, il viso cambiò improvvisamente, stupita, come folgorata da una consapevolezza che cambiava tutto. La gelatina era della grifondoro, e lei e il professore... E se il professore aveva nascosto la gelatina per impedire alla studentessa di trasformarsi? Si, doveva essere così. Sarebbe dovuta andare dal professore a chiedere spiegazioni, la sua amica stava pian piano perdendo colpi, non ricordando la sua natura da drago, e chissà... forse Madoka non ricordava il suo molliccio proprio per qualche sortilegio strano che le aveva fatto il professore. Madoka però, per il momento, non disse nulla riguardo i pensieri del professore, era davanti ad un serpeverde, quindi ad uno della fazione del professore, e non poteva di certo dire apertamente che aveva capito la strategia del nemico. Così, non sentendo però il commento riguardo alla richiesta della grifondoro di spaventare Madoka, lei si avvicinò improvvisamente alla compagna, osservando il ragazzo serpeverde. Lei, la grifondoro, disse che l'avrebbe accompagna via, forse in infermeria, anche se magari non voleva dire al serpeverde, fazione nemica, che qualcuno necessitava di cure. Per la grifondoro però, quella che stava male era Madoka, però era proprio il contrario. Non parlò dell'infermeria, cercando di non turbare la compagna che sembrava ancor più turbata dalla presenza del serpino. "Si, Desu, solo un'attimino che voglio testare una cosa" Disse Madoka. Dopotutto aveva un serpeverde li davanti a se, e i sotterranei, che dovevano essere il covo dei serpini, non puzzavano. Madoka iniziava a ipotizzare che forse, colui che le aveva detto che i serpeverde avevano la puzzetta sotto il naso, in realtà stava scherzando, o la puzzetta ce l'aveva solo un serpeverde, non tutti. Allora si avvicinò al ragazzo, come per volerlo baciare, essendo alto lo spinse anche giù spingendo le sue spalle verso il basso con le mani e mettendosi in punta di piedi, era a due centimetri di distanza, il respiro di Madoka si poteva sentire, e Madoka sentiva il respiro del serpeverde sulla sua pelle. Rimase li ma no, non c'era nessuna puzza sotto il naso del serpeverde. Che in realtà ci fosse solo un gran fraintendimento?


    Edited by Madoka Yamashita - 5/4/2023, 09:03 AM
     
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    173
    Location
    Richmond Upon Thames, London, UK

    Status
    i'm sleeping

    Harry Barnes

    casa
    18 anni - V anno
    *possibile violenza, linguaggio volgare o offensivo

    ezgif-4-467e800e13
    Cosa c’era, una specie di party di disadattati nei sotterranei? Una corvonero e una grifondoro non avevano il minimo motivo di girare nella tana del lupo lontano dalle lezioni, soprattutto perché non stavano esercitandosi, che so, in aula pozioni per andare incontro e tamponare le loro evidenti lacune intellettuali, no, erano lì a parlare di gelatine magiche e draghesse bisognose di aiuto come due rincoglionite patentate. Il mio primo pensiero? Cacciarle, ovviamente. La vedevo come una violazione di territorio non indifferente. Chiamatemi possessivo, chiamatemi territoriale, dite pure che piscio su tutto ciò che mi riguarda, e avreste ragione; ma, in realtà, era un’opportunità di tutto rispetto per creare un po’ di caos e, magari, riuscire a rovinare il loro piacevole pomeriggio primaverile, come se avessi appena messo “accidentalmente” la zampa anteriore sulle code di due schifosi topolini con cui, perché no, avrei potuto giocare per qualche minuto, giusto il tempo di stancarmi e tornare a dedicarmi ad altro.
    “Sempre così dito in culo.” risi, con un divertimento tinto dell’immancabile malizia che contraddistingueva il mio solito modo di rapportarmi col genere femminile. – Lo vuoi? Magari posso fare qualcosa, se lo chiedi gentilmente. – ghignai lievemente, senza preoccuparmi minimamente di ciò che avrebbe potuto dire o fare mio cugino nei confronti di ciò. Infondo sapeva com’ero fatto, e finché non mettevo a novanta la sua donna come punizione per il suo cattivo carattere – e il fatto che avesse un faccino niente male, beh, non va tenuto in considerazione? – non c’era assolutamente alcun problema, no? A mio parere, le ragazze non erano mai un buon motivo per far vacillare la fratellanza o, beh, cuginanza. Non erano, molto semplicemente, importanti a tal punto.
    – Ah, beh, se non lo sai tu… – buttai aria dal naso per quanto esilarante fosse quella situazione, – No, beh, sembravate in difficoltà, bisognose di aiuto… e un cavaliere si fa sempre avanti in una situazione del genere. È suo dovere. – sì, forse in un mondo alternativo. Lei sapeva già di certo di che pasta ero fatto, ma la corvetta non l’avevo davvero mai vista, o mi sarei ricordata dell’ennesimo scarafaggio asiatico presente al castello. Com’è che erano sempre così strambi, quelli lì? O froci. Jaemin, Ryuu… e ora lei. Bah. Che Salazar ci salvi da quella feccia immonda.
    Corrugai la fronte verso la ragazzina di corvonero, che si esprimeva con la stessa innocenza e accoramento di una bambina di sette anni. Scossi la testa nella sua direzione. – Tu non stai parlando delle gelatine. Sono altri tipi di caramelle. Quelle stupide che ti fanno ruggire e robe del genere. Come minchia si chiamano? – mi voltai cercando l’aiuto della grifa, mentre cercavo di dare, vagamente, un senso a quanto l’altra stesse cercando di spiegare.
    – No, aspetta… vuoi dire che la Wheeler è la ragazza drago????il modo in cui scoppiai a ridere di gusto a quella rivelazione dovette rimbombare per l’intero sotterraneo, risa talmente accese e sincere che fu difficile darci un taglio, finendo per tenermi il fianco dolorante con la mano dopo gli intensi spasmi del mio corpo. – Merlino… non ce la posso fare… – asciugai una lacrima che andò a cingermi la coda dell’occhio col dorso dell’indice. Quella cosa aveva appena dato un senso alla mia giornata.
    – No, senti, carina, ora devi raccontarci questa storia della draghessa smemorata, cioè il passato della Wheeler. Ti prego, muoio dalla voglia di conoscerlo. – lanciai un’occhiata alla grifondoro che diceva chiaramente: “ti prenderò in giro per sempre, per questo.”
    La richiesta che mi girò poco dopo, però, fu musica per le mie orecchie. Ammiccai compiaciuto nella sua direzione, mentre quella si allontanava dal mio orecchio. Spinsi la lingua contro l’interno della guancia, osservando la schizzata asiatica dall’alto al basso, sfogliando mentalmente il catagolo infinito delle possibili maniere per traumatizzare quel piccolo sole d’innocenza, ma qualcosa li interruppe di netto, cogliendomi alla sprovvista.
    – Hey, parla ingles-… CHE CAZZO FAI??? esclamai, strabuzzando gli occhi dalla sorpresa mentre la corva mi tirava dalle spalle con un gesto netto, per spingermi ad abbassarmi a livello della sua figura nanesca dall’alto del mio metro e novantuno. Voleva… testare qualcosa…? Voleva darmi un cazzo di limone? No, perché in quel caso le sarebbe arrivato un pugno dritto in faccia. Doveva essere decisamente minorenne. Per non dire altro.
    Mi immobilizzai per un momento che parve schifosamente lungo, nel quale la nana si mise ad… annusarmi? No, dico, ma era una cosa normale?
    La mia onesta risposta?
    Le morsi il naso.
    Forte.
    Ma non finì lì.
    Feci scrocchiare il collo da una parte e avvolsi la mano su cui avevo più controllo attorno al collo esile della ragazzina, stringendo lievemente, poi la spinsi contro il muro e strinsi ulteriormente, sollevandola e facendole percorrere tutti i centimetri del muro mancanti affinché arrivasse alla mia altezza, che erano… beh, un bel po’. La stavo soffocando ma, per quanto mi riguardava, era il minimo: cosa si aspettava? Un mazzo di fiori in cambio di una tale mancanza di rispetto? Avvicinai il mio volto al suo, digrignando i denti contro quel musino da cucciolo di cane indifeso, sibilando quasi: – Sai, corvetta, forse dovrei metterti al corrente di una maledizione, la famosa maledizione di Salazar: si dice che il suo spirito aleggi ancora per questi sotterranei e, se osi mancare di rispetto ai suoi studenti, scaglierà contro al malcapitato tutta la sua ira. Vedi, siamo i suoi protetti… io non lo sfiderei. Nox. – estrassi la bacchetta dalla tasca laterale della divisa e, con un gesto rapido, spensi la debole luce che si trovava proprio sopra la sua testolina vuota, in modo da far cadere il buio totale su quel terzetto da barzelletta.
    In questo piccolo arco di tempo, mollo il suo collo, lasciando libera la corvetta di cadere al suolo in malo modo e, a voce impercettibile - viste anche le sonore lamentele della grifa alle mie spalle - lancio tre Serpensotia consecutivi contro il punto in cui si trovava la corva che, una volta riaccesa la luce solo pochi istanti dopo, si scagliarono verso di lei, sibilanti e decisamente malintenzionati.
    – Vedi? Sei stata cattiva, corvetta. Ora dovresti scusarti con questi serpenti: forse, in questo modo, riotterrai il benestare di Salazar. – espressi con fare solenne, prima di bisbigliare alla grifa alle mie spalle: – Che dici? Andava bene? –


     
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    23

    Status
    i'm sleeping

    Madoka Yamashita | 3° anno | Corvonero


    kyary-pamyu-pamyu-pose
    A quanto pareva il serpino non sapeva che la compagna era una ragazza drago. Alla sua espressione stupita, quando poi iniziò a ridere, Madoka fece semplicemente un cenno "si" con la testa, chiedendosi come mai il ragazzo non l'aveva vista prima trasformarsi, Madoka si, l'aveva vista, ed era li a scuola da molto meno di lui. Forse voleva proteggere il suo segreto? Ma tanto... era già stato scoperto.
    Non capiva quel suo atteggiamento, rideva, e nella mente della giovane corvonero entrò un'altra informazione... gli aveva fatto ridere qualcosa che aveva visto quando era trasformata in drago.
    Si, tutto quadrava, tutto aveva senso. Madoka avrebbe voluto sapere quell'aneddoto divertente, ma la grifetta non sembrava troppo a suo agio, quindi pensava di rimandare la richiesta di spiegazione ad un momento migliore.
    Quando Madoka aveva deciso di avvicinarsi al serpeverde per testarne la puzza lui era incuriosito, o forse spaventato dalla reazione.
    Avrebbe voluto dire, poi, che voleva analizzare per vedere se aveva la puzza sotto il naso dei serpeverde oppure no, ma lui sembrò cambiare completamente carattere.
    Che fosse perchè stava scoprendo quella puzza famosa? Che poi mica puzzava...
    Forse aveva scoperto il segreto dei segreti? Che non puzzava?
    Il serpeverde iniziò col mordere il naso di Madoka, lo morse forte e le fece male, ma per un primo momento Madoka lo aveva interpretato come un gesto giocoso e dolcioso, tenero, dove però lui per sbaglio non era riuscito a controllare la forza.
    Stava giusto per insegnargli come mordere più delicatamente, quando lui prese il collo di Madoka e la spinse contro il muro.
    Madoka in quel momento aveva gli occhi sbarrati, un piccolo flashback del passato, di lei nuda davanti a tre maghi, uno munito di bacchetta in uno scantinato sporco con un materasso in terra...
    Quel flashback finì subito però, la mente di Madoka per tenersi al sicuro era ormai abituata a togliere ogni pensiero negativo intenso, e non faceva altro che farlo disperatamente, ogni secondo della sua vita.
    Il serpeverde l'aveva portata su, forse era quello il suo modo di dimostrare affetto? Di aiutarla ad avvicinarsi alla sua altezza per farsi annusare meglio?
    Forse mordere il naso era servito a renderlo in qualche modo più sensibile?
    Si, doveva essere così.
    Madoka però faticava a respirare, non faceva però cenno di volersi liberare, erano i gesti che per lei ormai erano normali, che la sua mente durante la sua fanciullezza aveva imparato a fare per subire meno trattamenti brutali, a separarla dai compagni e far capire loro che no, non era tutto normale, in Madoka. Non riusciva a respirare, ma era li con un sorriso rivolto al serpeverde, convincendosi che lui voleva aiutarla ma che lo faceva male, per una mancanza di capacità nei suoi confronti, e voleva sorridere, per rassicurarlo, per fargli capire che non ce l'aveva con lui... perchè chiunque poteva sbagliare, no?
    Fu solo quando lui si avvicinò al viso di Madoka che spiegò il motivo delle sue azioni.
    Parlò di una maledizione di Salazar, Madoka inizialmente pensò che quella maledizione era la maledizione della puzza sotto il naso, ma poi lui parlò di qualcosa di diverso.
    Lo spirito di Salazar Serpeverde vagava per i sotterranei, e se Madoka mancava di rispetto ai suoi studenti lui avrebbe scagliato tutta la sua ira contro di lei.
    Madoka però, che nella sua mente non aveva mancato di rispetto nessuno, anzi... voleva scoprire se avevano la puzza sotto il naso per aiutarli, comprese alla fine tutto quanto.
    Salazar Serpeverde era li, aveva usato la maledizione della puzza sotto il naso e nessuno voleva che qualcuno scoprisse che in realtà non esisteva nessuna puzza.
    Tutto questo per far vedere male i serpeverde alle altre case, creare discordia e forse, se avessero vinto i serpeverde in una di quelle battaglie, avrebbero potuto portare avanti lo scopo di Salazar, ovvero solo i maghi a scuola e cacciare i nati babbani.
    Quando il compagno spense la luce, Madoka si rese conto che forse, ora che aveva scoperto la maledizione, Salazar, lo spirito, aveva posseduto il ragazzo.
    Lui mollò il collo della ragazza, che cadde a terra in piedi, rivelando il fatto che sapeva benissimo come cadere per non farsi male anche ad un altezza non indifferente.
    Fece una piccola capriola per mettersi in una migliore posizione e quando il ragazzo evocò i serpenti, Madoka mise una mano sulla schiena alla compagna grifondoro.

    "Non ti preoccupare, è posseduto dallo spirito di Salazar perchè ho scoperto che la sua maledizione è falsa, ho scoperto davvero che i serpeverde non hanno la puzza sotto il naso come si dice, ho annusato ora"

    Disse, ignorando le frasi del serpeverde.
    E si, Madoka ignorava i serpenti, non ne aveva paura, ed era anch'essa una cosa strana.
    Madoka prese la bacchetta, puntandola contro il ragazzo serpeverde, o forse dove pensava fosse stato, essendo terribilmente buio

    "Portiamolo con noi, lo libereranno dalla maledizione in infermeria, Petrificus totalus!"

    Chissà se era riuscita a colpirlo oppure no, Madoka ci stava provando, in quel momento era diventata proprio una guerriera per il bene, e questa cosa la divertiva molto.

     
    .
  11.  
    .
    Avatar


    Group
    Grifondoro
    Posts
    427

    Status
    i'm sleeping

    Halley Wheeler

    ”La gelatina che cerco è speciale, da i poteri del drago.” Ci risiamo. Dovevano essere delle allucinazioni, altrimenti non si spiegava la gravità della situazione. Quasi lo sperava per lei. Una canna di troppo o chissà quale robaccia, sarebbe stato sempre meglio di una malattia mentale di chissà quale astrusa natura. Cercò mentalmente un modo per uscire da quella situazione, senza arrecare danno a nessuno ma niente le sembrava abbastanza adeguato per risolvere il tutto nei migliore dei modi. Assurdo. Come poteva essere stata così ingenua ad accattare di recarsi in quel sotterraneo, senza prima tutelarsi per non imbattersi in una Corvonero pazza suicida, dall’aria stralunata. ”… presto ricorderai. Ma perché, per Merlino. Ricordare cosa? Di essere una sfigata atomica? Quella consapevolezza la consumava, giorno dopo giorno, smangiucchiandole pezzetti di anima. Insomma. Stava per perdere la speranza quando, improvvisamente, sul luogo incriminato, giunge niente meno che Harry Barnes, cugino di David e piantagrane ufficiale di Hogwarts. Adesso sì che le mie speranze vanno davvero a puttane. Non era attrezzata per sventare un omicidio, no no. La simpatia del Serpeverde non aveva eguali ed, infatti, non perse tempo, andando a sfoggiare il suo lato migliore, quello più spiccato che componeva quella personalità alquanto particolare.
    ”Lo vuoi?” Halley gli serbò un sguardo feroce, ricolmo di disappunto, risparmiandosi però i commenti che sarebbero derivati da quella volgarità, priva di senso. Quel ragazzo non differiva molto dal cugino ma, per alcuni versi, sembrava meno inavvicinabile rispetto al maggiore degli Harris. Quanta fatica stava facendo con lui? Indescrivibile, eppure ancora non era riuscita a prendere la saggia decisione che l’avrebbe vista buttarsi su ragazzi meno complessi e capaci di affrontare un rapporto di coppia in maniera decente. “E dove sarebbe questo fantomatico cavaliere?” Si porse in avanti, cercando inutilmente quella figura che non riusciva proprio a scorgere all’orizzonte. “Ah, ma stavi parlando di te stesso?” Lo canzonò, con tono piatto ed infastidito per quella circostanza che la stava rallentando, mettendo a repentaglio il suo allenamento. Nessuno si era mai permesso di ostacolarla, al punto di farla arrivare in ritardo al campo. Ed ecco perché si ritrovò a sfornare epiteti poco carini nei riguardi di quella ragazza che, una volta riportata al suo legittimo proprietario (?), sarebbe svanita dalla sua mente. “Tutti gusti più uno, Barnes, ma dove sei vissuto fino ad oggi?” Come faceva a non ricordare una cosa tanto elementare? “Sì, quelle. Ma sta vaneggiando su qualche cosa che riguarda la ragazza drago!” Che, ora, aveva la certezza di non essere lei, altrimenti sarebbe stato facile risolvere quel piccolo malinteso e levare le tende.
    ” No, aspetta… vuoi dire che la Wheeler è la ragazza drago????” E certo, perché non dare ancora un po’ di corda a quella che, evidentemente, si auto raccontava fandonie per alimentare il suo bisogno di sfuggire a quella cruda realtà che li circondava. Sì, aveva raggiunto una diagnosi e non le restava che lasciarla in infermeria una volta per tutte, nelle mani di qualcuno qualificato che potesse, finalmente, risolvere quel piccolo problema con farmaci o chissà che cosa, per farle recuperare la lucidità. “Muori dalla voglia di conoscerlo? Sei serio?” Domandò perplessa prima che la scena prese una sfumatura del tutto differente da quella che aveva caratterizzato quella discussione fino a quel momento.
    La corvonero si avvicinò pericolosamente alla figura già di per sé minacciosa del Serpeverde il quale intimorito dalla possibilità di ricevere un limone dalla giapponesina, si pose sulla difensiva, mordendole il naso. Cosa cazzo sto vedendo? Fece un passo in vanti fino a quando Harry non prese la per il collo, raggiungendo quel limite imposto dalla morale della povera Grifondoro. ”Nox.” No no no. La flebile luce scemo, facendoli piombare nel buio più totale. “Harry! Lasciala andare.” Pochi istanti e l’illuminazione tornò allo stato originale, svelando quello che stava accadendo in quel luogo angusto e inquietante. Tutto così assurdo. “Per Merlino, siete impazziti?” Di solito era lei quella scapestrata ma a quanto pareva era già la seconda volta che era chiamata a sedare quel tipo di brusche reazioni. Harry richiamò a sé alcuni serpenti che cercarono di attaccare la Crovonero incurante del pericolo alle sue spalle. Ad Halley non rimaneva altra scelta se non quella di intervenire: “Vipera Evanesca!” Puntò la sua bacchetta in legno di corniolo verso i simpatici animaletti striscianti e si voltò di scatto verso la Yamashita ancora presa dalle sue fesserie. “Non starò qui ad assistere alla tua uccisione. Datti una regolata.” Sentenziò, senza mezzi termini. "Portiamolo con noi, lo libereranno dalla maledizione in infermeria, Petrificus totalus!" Di male in peggio. Il mal di testa iniziava a salire, inesorabile, rendendola di cattivo umore. La ragazzina scagliò l’incantesimo di pietrificazione verso Harry, sotto i suoi occhi increduli. Mancava solo che le si staccasse la mandibola, dallo stupore. “Non ci posso credere!” L’aveva fatto per davvero. “Allontanati da qui.” Tentò di avvertire Barnes. “Expelliarmus.” Stoccò con decisione.

    “Basta così. Andiamo…” La afferrò per un braccio, delicatamente, senza fare pressione per non farle male. “Metterti contro a un ragazzo del quinto anno, ma che ti dice il cervello?” Niente, ovviamente. Il vuoto. “Questa sceneggiata finisce qui.” Sentenziò lapidaria, privando del diritto di replica. “Stai bene, Barnes?” Domandò realmente preoccupata che fosse riuscita anche solo a sfiorarlo. “Ti lascio davanti all’infermeria e poi ne vado.” Per sempre.

     
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    23

    Status
    i'm sleeping

    Madoka Yamashita | 3° anno | Corvonero


    EbrF
    Madoka sentì solo la compagna di grifondoro che implorava il ragazzo serpeverde di lasciarla andare, ma ogni sua richiesta fu vana. Come si poteva ragionare dopotutto con un ragazzo posseduto da qualcosa di maligno? Fortuna che fece sparire i serpenti con un qualche incantesimo. "Grazie uno, zero, zero, zero ~Desu" Disse poi Madoka in seguito al suo gesto. La ragazza drago era davvero fortissima, una paladina della giustizia pronta a difendere dal male insieme a Madoka. Madoka era felice di avere un amica del genere, ed era ancora più felice di avere la possibilità di ridonarle memoria e poteri del drago, perchè era proprio una ragazza dal cuore d'oro. Sognava già di chiacchierare insieme a lei, di andare a prendersi qualcosa da Mielandia insieme, di studiare insieme in biblioteca e aiutarsi con i compiti. La fissava intensamente, per quanto poteva vedere, per far rimanere dentro di se l'immagine della ragazza, per ricordarsela in futuro. Ignorando ogni frase che non comprendeva, ovvero quelle seccate rivolte a Madoka. Madoka però non riuscì bene a fare l'incanto, perchè inaspettatamente subito dopo, la grifondoro reagì peontamente.
    Madoka ricevette un Expelliarmus, lei subito sembrò essersi dimenticata tutto quello che era successo fino a quel momento, iniziando a lodare la nuova amica "Che Expelliarmus da manuale!" Esclamò felice. La grifondoro prese la corvonero, trascinandola per portarla in infermeria, insieme portarono anche il serpeverde, Madoka pensava che una volta in infermeria si sarebbero sistemate le cose. La sua amica drago avrebbe riacquistato memoria e poteri, e il serpeverde sarebbe stato liberato dalla maledizione, soltanto sentendo poi le parole della grifondoro la distraevano. Si lamentava, con ragione, dicendo che mettersi contro uno del quinto anno era da folli "Si Desu, è più forte di me, ma lui era maledetto, ma adesso l'infermiera lo guarirà, questo è importante" E disse che li avrebbe lasciati davanti all'infermeria, e poi se ne sarebbe andata via "noooo" Disse, esattamente come una bambina che faceva i capricci. Ci teneva tanto alla sua amica nuova, e poi le serviva un aiuto, la sua memoria era ormai in una situazione problematica e doveva riacquistare il prima possibile i suoi poteri di drago.
    Inaspettatamente però, non fecero in tempo di fare qualche passo, che si ritrovarono davanti l'infermiera che si bloccò, in primis osservando Madoka che veniva trascinata per il braccio dalla compagna.
    "Per la barba di Merlino, Madoka!" Esclamò l'infermiera, avvicinandosi alle ragazze.
    Madoka andava sempre in infermeria, ogni cosa che succedeva c'era sempre qualcuno che ce la mandava convinta che era vittima di qualche incantesimo confundus o scherzo, essendo una tipa decisamente bizzarra. Ogni volta l'infermiera la prendeva, ascoltava i deliri di Madoka, la aiutava per quel che poteva e poi la lasciava andare.
    Cosa poteva fare quell'infermiera?
    Aveva sentito ciò che aveva dovuto passare Madoka, ha dovuto passare letteralmente per anni un inferno così terribile che la sua mente si chiedeva spesso come faceva a sorridere dopo tutto questo.
    Aveva trovato la forza di sorridere, sebbene la mente ne aveva risentito molto, per questo, come i suoi genitori adottivi, non voleva infierire, lasciandola nel suo mondo.
    Ma spesso, involontariamente, combinava guai, e la grifondoro decisamente più grande sembrava aver assistito ad uno dei suoi deliri.
    "Signora infermiera, il serpino è stato posseduto dalla maledizione di Salazar e mi ha attaccata, ma lei lo libererà, così potrò dire a tutti che i serpeverde non hanno il naso che puzza" Disse subito Madoka, l'infermiera sgranò gli occhi, e dopo un'iniziale shock, abbassò lo sguardo, mettendo una mano sulla spalla a Madoka con sguardo rassegnato. Era ... triste.
    Si... era uno dei deliri di Madoka. Quanto era difficile per quella ragazza vivere? Non sapeva se si rendeva conto che questi erano deliri oppure se mascherava la sua tristezza con un castello di carta. Non sapeva in poche parole se ci era o ci faceva, ma le dispiaceva vederla così.
    Non riusciva a togliersi dalla mente le parole dei genitori adottivi della ragazzina... l'avevano colpita
    "Signorina Yamashita... Adesso si calmi, sistemerò tutto, devo ... un'attimo parlare con questa ragazza" Disse l'infermiera, dando un colpetto sulla schiena a Madoka e staccandola dal braccio della grifondoro che la teneva stretta.
    Madoka fece un sorriso, seguendole ma camminando un po' più in la.
    L'infermiera sospirò triste, come avrebbe potuto spiegare la situazione? Madoka lo sapevano che era strana e aveva i suoi deliri.
    Era combatutta, ma non poteva rischiare che le cose peggiorassero...
    "Madoka..." Sussurrò ad alta voce, sospirando, ler poi rivolgersi direttamente alla grifondoro:
    "Signorina, mi può dire per favore cos'è successo davvero? Devo riferirlo agli insegnanti. È importante" Disse, era chiaro che Madoka non era la prima volta che aveva a che fare con l'infermiera, da come si comportavano, era un'abitudine. Inoltre l'infermiera era molto triste, ma era giusto capire cosa era successo.


    Edited by Madoka Yamashita - 5/10/2023, 11:36 AM
     
    .
  13.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    173
    Location
    Richmond Upon Thames, London, UK

    Status
    i'm sleeping

    Harry Barnes

    casa
    18 anni - V anno
    *possibile violenza, linguaggio volgare o offensivo

    – Che cazzo hai da sorridere, eh?!! – la ragazzina era spiaccicata al muro, ad almeno quaranta centimetri da terra (o forse di più), col respiro che si faceva sempre più corto: la stavo letteralmente strozzando, eppure… lei sorrideva. A quel punto ero certo che gli unici neuroni ancora funzionanti dentro quella testolina buffa dovevano essere quelli che la aiutavano a regolare i movimenti motori, seppur non in maniera del tutto logica, come quando provò ad annusarmi il volto: che cazzo aveva in mente? Non lo avevo ancora capito. E neanche volevo saperlo. Però vederla sorridere a quel modo mi sembrava un’ulteriore presa per il culo, come se non mi stesse prendendo sul serio. A ME, VI CI RENDIAMO CONTO?!! A ME CHE STAVO QUASI PER UCCIDERLA. A quel punto avrei volentieri stretto più forte la mia mano attorno a quell’esile collo da cigno asiatico, ma decisi in fretta, per sua fortuna, che non valesse la pena non solo perdere tempo con lei, come con l’altra grifondoro, ma addirittura finire ad Azkaban… no grazie!
    “Harry! Lasciala andare.” pronunciò la grifa, a sua volta. – Noiosa. – me lo aveva chiesto lei, dopotutto, no? Che cazzo si aspettavano entrambe??? Sei non sei sicuro di volere davvero ciò che desideri, non chiederlo.
    La mollai, e quella cade… in un tonfo non troppo doloroso, ahimè.
    Quando feci tornare la luce, mi sarei aspettato il terrore nel volto di quella ragazzina che, a occhio e croce, non poteva che essere ai primi anni, ma ancora una volta non lo trovai: stava addirittura ignorando i serpenti, che non erano né uno, né due, ma addirittura tre, e miravano direttamente alle sue caviglie, aggressivi come il proprietario della bacchetta da cui erano scaturiti. Ma la piccola tonta sembrava credere trovarsi completamente fra le nuvole, non avrei saputo dare altra definizione o qualsivoglia senso a ciò. Fatto sta che, a farci attenzione, a quel punto avreste potuto vedere una vena pulsarmi ritmicamente a livello di una tempia.
    Ma volete sapere lo shock non indifferente quale fu? LA NANA CHE MI LANCIAVA UN PIETRIFICUS TOTALUS. Devo dire che quello fu talmente inaspettato da trovarmi impreparato; la grifa, però, che evidentemente prendeva - esattamente come tutti gli altri suoi compagni rosso-oro - con estrema serietà il suo ruolo da paladina della giustizia nata, mi salvò in corner dalla pietrificazione, facendo sì che la bacchetta saltasse lontano dalle mani della corvetta.
    “Per Merlino, siete impazziti?” la ignorai; forse la corva non si rendeva minimamente conto del torto che mi aveva appena infitto: doveva pagarla. Seriamente. Feci allora per incitare i tre serpenti ma, prima che uno di essi arrivasse davvero a toccare la nanerottola blu-bronzo, furono costretti a svanire nell’aria esattamente così com’erano apparsi, grazie sempre all’intervento della nuova rotta-in-culo di quartiere. – Dovevi lasciarmi fare! – protestai, digrignando i denti. – Starò bene quando avrò fatto fuori questa qui! Come cazzo ti sei permessa???!! – con un gesto rapido tornai ad afferrare la corva per un polso, sollevandoglielo in modo da tirarla verso di me, ed impedire che venisse portata via prima di averla seviziata a dovere. “Per la barba di Merlino, Madoka!” mi arrestai di colpo, lo sguardo allarmato come un ladruncolo trovato dalle forze dell’ordine con le mani nel sacco, e subito mollai il polso della ragazzina strana.
    c9d263dcac950a8dcbbcb6130e9863d711d88440
    Non mi restava che indietreggiare, mentre fortunatamente l’attenzione era ancora rivolta a tutti tranne che a me, che aspettavo il momento propizio per mettermi a correre lontano da quella situazione potenzialmente spinosa. “…il serpino è stato posseduto dalla maledizione di Salazar e mi ha attaccata…” Merlino, no, fottuta spiona di merda!
    La fortuna fu che non l’infermiera non sembrò crederle ma, continuando per lo più ad ignorarmi mentre ero intento ad imboccare le scale per l’uscita dai sotterranei, si dedicò a tartassare la Wheeler. Mi morsi l’interno della guancia, decidendo se essere o meno misericordioso per quella volta: dopotutto, l’altra nana mi aveva salvato dalla pietrificazione, e dunque anche qualche dannata ora in infermeria. Alla fine, mi dissi che non mi costava nulla, così estrassi per l’ultima volta la bacchetta e mormorai a voce meno udibile possibile un “bombarda” che, sì, finì per rompere un pezzetto di muro in quel corridoio infondo, ma fu abbastanza rumoroso e inaspettato da distrarre l’infermiera mentre io allungavo una mano sull’avambraccio di Halley e, distogliendo anche lei da quella scena, mi sbrigavo a tirarla via con me.
    Corremmo entrambi su per le scale, talmente velocemente che, imboccata finalmente la sala principale, dovetti entrambi fermarci per ansimare. – Prego, Wheeler. – ma, visto che per ogni favore verso il prossimo ne volevo in cambio almeno tre, decisi di agevolarla e servirmi da solo il secondo: le immobilizzai così le guance con la presa salda di una mano e avvicinai le sue labbra sulle mie; piegai la testa di lato e le succhiai un labbro, che lasciai andare lentamente; in realtà, il gesto di per sé fu abbastanza rapido, abbastanza da confonderla, ancora impegnata ad ansimare per la corsetta. In famiglia, dopotutto, si condivide. – Poi non dire che non sono un cavaliere. – ovviamente mi riferivo al fatto di averla letteralmente salvata da una rogna che le avrebbe certo fatto perdere qualunque impegno avesse per quel pomeriggio. – Ci vediamo – le assicurai con non troppa enfasi, portando due dita alla tempia in un cenno di saluto, l'immancabile sorrisetto beffardo stampato in volto, prima di ficcare anche quella seconda mano nelle profonde tasche della divisa e marciare verso l’uscita del castello, il portone già mezzo aperto.
    E mi doveva ancora un favore.




    CONCLUSA. Andate in pace.
     
    .
12 replies since 27/4/2023, 22:01   284 views
  Share  
.
Top
Top