whatever it is, i don't want to be involved okay?ft. Kai Parker

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    Victoria Crain

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    Il coprifuoco qui ad Hogwarts è alle ventidue e trenta.
    Dopo cena i corridoi del castello si svuotano e i Prefetti iniziano a buttar calci perché ogni studente rientri nella sala comune di appartenenza. Sono pochi i ribelli che se ne infischiano di seguire le regole e se ne vanno in giro oltre l'orario consentito. A far che, mi domando? Cosa ci può essere di così intrigante là fuori da spingerli a violare le regole ed andare dritti incontro al pericolo (di incontrare un professore, un prefetto, un mostro)? Finché appartengono alle altre case mi sta anche bene. Insomma: il rischio di vedersi sottrarre dei punti o morire o peggio essere espulsi è lontano da me, non mi riguarda. Altro discorso se a farlo sono Serpeverde come me: ecco, in questo caso mi girano e di brutto anche. Siamo gli ultimi in questa maledetta classifica, che bisogno c'è di andarsi a infilare di proposito in situazioni che rischiano di mandare a puttane tutto definitivamente? Entrare in Sala Grande, guardare la clessidra che si aggiorna solo per scoprire che niente cambia, è una tortura solo per me? Non voglio crederci ma più passa il tempo più me ne convinco. Il distacco con Corvonero è enorme! È vero, mancano un paio di mesi alla fine della scuola, la situazione potrebbe cambiare... Se solo a qualcun altro importasse qualcosa e s'impegnasse davvero!

    Sono troppo nuova, forse, per capire a pieno le dinamiche che muovono i miei colleghi. Mi incuriosiscono i segreti del castello, questo è sicuro, e praticare la magia è diventato indispensabile ma da qui ad infrangere le regole per il puro piacere di correre dei rischi... bah. Non sono quel tipo di persona. Ad oggi mi chiedo come abbia fatto a vivere senza, mi guardo indietro e penso quanto tempo sprecato. Non ho più bisogno di alzarmi per recuperare cose che ho lasciato sulla scrivania, per esempio, quando sono già a letto e non devo più preoccuparmi di come domare la chioma ribelle. Oh, questa poi. Incredibile: basta una fiala di tricopozione lisciariccio e i miei capelli diventano stupendi, assolutamente perfetti. A proposito... Dovrei proprio chiedere al professor Fletcher se posso iniziare a produrne da me... Sta diventando una spesa piuttosto importante per le mie modeste tasche. Ci dovrà pur essere un risparmio se compro gli ingredienti e autoproduco le pozioni, piuttosto che comprarne di già pronte in negozio, no? Comunque.
    Cosa mi spinge, intorno la mezzanotte, ad uscire dalla mia stanza e correre giù per le scale del dormitorio femminile fino alla zona comune? Credo di avere lasciato la mia bacchetta accanto al camino, o sul divano, o sul tavolino lì accanto. Chiarisco: non ho lasciatodimenticato la mia bacchetta, deve evidentemente essere scivolata via dalla tasca del mantello. Poco probabile, direte voi: le tasche sono progettate per non lasciar sfuggire alcunché, specie la bacchetta. A me è successo, okay? Guai ad insinuare il contrario.
    Vado spedita, certa di non incontrare nessuno a quest'ora se non al massimo un Prefetto di rientro dal turno di ronda. Non mi preoccupo più di tanto, Daphne la conosco: potrebbe capire la mia situazione ed aiutarmi con un Accio, forse. Dopo avermi lanciato uno sguardo pieno di giudizio. Dettagli: non posso certo lasciare incustodita la mia bacchetta! Resta il prolungamento del mio braccio, l'unico mezzo attraverso il quale posso praticare magie efficaci. Ci mancherebbe solo che si rompesse, o che qualcuno me la rubasse. C'è una strana tendenza ad appropriarsi di cose altrui, qui nei sotterranei... Così, in pantofole e tuta, faccio capolino nell'enorme salottino. Finisco con l'appoggiare una mano sulla fredda pietra dell'arco mentre mi guardo alle spalle. Il fuoco nel camino scoppietta nel camino, è l'unico rumore che sento dal punto in cui mi trovo. Bene, non c'è nessuno e tiro un sospiro di sollievo mentre mi espongo e inizio a scendere i gradini. Il primo, il secondo, al terzo mi guardo di nuovo indietro perché mi è parso di sentire qualcosa. Nervosetta, ah? Accelero il passo e mi avvicino al camino. Cerco di essere silenziosa e in questo le pantofole mi sono d'aiuto, attutiscono i passi. Un altro ancora e... l'ombra di qualcuno si fa evidente. Non posso tornare indietro, non adesso! Niente panico Vic: è dei tuoi. Stringo i pugni e mi avvicino. Per Merlino, fa che non sia Dragonov. Fa che non sia lui. Fa che non sia lui. Diciamo che ho imparato a conoscere - ed evitare - i Serpeverde più grandi che minano la mia stabilità emotiva. Dragonov è grande, grosso, suggestionante. A parte farmi sentire piccola come una formica, ha un fascino magnetico e uno sguardo che però mi destabilizza in senso negativo. Mi fa traballare le ginocchia, non so se più per la paura di avere in una qualche maniera urtato la sua sensibilità e violato il suo spazio o perché, insomma, ha degli occhi belli. Se ci fosse lui davanti al camino rischierei davvero di dare per persa la bacchetta.
    Sta di fatto che mi fermo a tre passi dal divano e mi schiarisco la voce, così: per evitare sorprese e rimproveri.
     
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    Ingoiò l'ultimo boccone di quel tortino di zucca e poi levò le tende dalla sala grande, stanco ormai di sentire vociferare tutti quegli stupidi ragazzini. Purtroppo non era riuscito a giungere prima nella sala per consumare la sua cena e così si era dovuto accontentare di prendere posto accanto ad un branco di primini, costretto a sentire le loro stupide chiacchiere. Discorsi così stupidi non ne sentiva da diverso tempo, eppure era abituato a frequentare gente come Harry. Aveva sbruffato un paio di volte e cercato di far capire loro che quello che stavano dicendo non aveva alcun nesso logico ma nessuno di loro sembrava aver colto al volo quell'invito a tacere, seppur detto in maniera velata. Era uscito dall'aula e si era incamminato alla volta dei sotterranei, con l'intenzione di chiudersi nella sua stanza e rimanerci fino a quando un nuovo giorno non sarebbe sorto. Durante il tragitto verso i corridoi dei sotterranei, aveva incrociato il volto di Halley che lo aveva spinto a cambiare percorso nella speranza di non perdersi tra i mille percorsi segreti di Hogwarts. In quei giorni gli era sembrato che la grifondoro stesse cercando di approcciarlo in qualche modo perché aveva l'aria di una che aveva qualcosa da dirgli. Cosa avevano ancora da spartirsi entrambi, lui non ne aveva proprio idea ma di qualsiasi genere fossero le cose che doveva dirgli, lui non aveva nessuna intenzione di ritornare a parlarle. Ci aveva messo del tempo prima di riprendersi da quell'enorme scottatura targata Halley Wheeler e dopo aver fatto uso di un enorme quantità di alcol e droghe per sopravvivere a quel dolore, non doveva riaprire quella ferita. Oppure non ne sarebbe più uscito vivo. Entrato in stanza si fiondò sul suo letto, ignorando i suoi due coinquilini che sembravano aver deposto le asce da guerra. Almeno per il momento. Dopo le vacanze di Natale aveva notato che numerose cose erano cambiate: il rapporto tra i fratelli Harris, il suo rapporto con Halley, il suo approccio alla routine scolastica e tutto ciò non faceva che renderlo inquieto. Dopo il trauma che aveva subito per aver torturato i suoi genitori fino a spedirli al Sn Mungo, aveva creduto che per far sì che un episodio simile non ricapiti più, doveva trovare la giusta dose di equilibrio. E quei cambiamenti non potevano che fargli del male. Chiuse un attimo gli occhi, cercando di riprendersi da quella giornata così pesante in modo tale da tornare attivo per portare a termine alcuni compiti. O almeno per far finta di studiare un po'. Purtroppo, quando riaprì gli occhi, notò che erano passate ormai diverse ore da quella piccola pausa che si era concessa. Si rigirò nel letto e guardò prima in direzione di un compagno, poi nella direzione dell'altro e si rese conto che ormai i due erano belli che andati. Si mise a sedere così da lasciar andar via la sensazione di stanchezza che quel riposino gli aveva causato, poi si mise in piedi e andò a cambiarsi la divisa che aveva ancora indosso. Infilatosi la sua felpa nera preferita, si diresse verso la sala comune consapevole del fatto che il coprifuoco era ormai passato da un bel pezzo. Non era la prima volta che si aggirava nel castello dopo il coprifuoco, amava la quiete che si respirava e anche l'adrenalina che la paura di essere scoperto da uno dei pezzi grossi del castello gli regalava. Quella sera, però, decise che non si sarebbe spinto oltre il territorio verde argento. Era particolarmente stanco e sfinito, l'unica cosa che voleva era fumarsi in santa pace la sua sigaretta. Doveva smetterla con la dipendenza da nicotina ma più l'ansia aumentava e più il desiderio di infilarsi tra le labbra quel pezzetto di carta ripieno di tabacco, lo attirava a sé come per magia. Non era il fumo a crearli dipendenza ma il gesto di portarsi la sigaretta alle labbra, era quello che gli donava di nuovo la serenità di cui aveva bisogno. Prese posto sul divanetto di fronte al camino che faceva da atmosfera a quella stanza buia e, per certi versi, tetra. Le finestre della sala si affaccia sulle profondità del lago di Hogwarts. Non di rado capita di vedere il calamaro gigante scivolare tra le acque, così come altre creature acquatiche ancora più fantastiche. L'atmosfera è avvolto da un’aura di mistero e una luce smeraldina che penetra dalle finestre si irradia ovunque, si ha l'impressione di essere in un relitto in fondo al mare. Per molti, la sala comune di serpeverde non aveva nulla di speciale, eppure Kai nutriva grande ammirazione per lei. Adorava la luce verde data sia dalle lampade a sospensione sia perché la stanza si estendeva sotto le profondità delle acque del lago nero. Portò la sigaretta alle labbra e si perse nell'immensità del fondale del lago, sperando di scorgere qualche tentacolo segno che la creatura era ancora viva e vegeta. Passarono alcuni istanti prima di sentire dei passi avanzare verso di lui: qualcuno stava seguendo la sua stessa idea di passare del tempo fuori dal dormitorio. Fu in quel momento che notò la bacchetta sul bracciolo del divano opposto a quello dove stava appoggiato lui in quell'istante. Quando sentì quella presenza fermarsi e schiarirsi la voce per richiamare la sua attenzione, si alzò e andò a recuperare la bacchetta prima che lo facesse l'altra persona. Quando si voltò, posò lo sguardo sulla figura minuta della ragazza che sostava a qualche passo dal divano dove si trovava lui. Cercavi per caso questa? Un sorrisetto si allargò sul suo volto mentre roteava la bacchetta tra le sue dita. Non è un po' tardi per una ragazzina come te girare nella sala comune a quest'ora? La provocò divertito prima di muovere qualche passo verso destra, per darle l'impressione di volerla raggiungere.
     
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    Accade tutto molto in fretta.
    Mi accorgo di non essere la sola e spero (con forza) che non si tratti del Serpeverde di cui ho più timore tra tutti; il concasato (per fortuna le mie preghiere sono state ascoltate) si alza e mi sventola davanti agli occhi una bacchetta insinuando che sia la mia, il che mi fa irrigidire all'istante. *Certo che è la mia, testa di troll. Tu però non avresti dovuto trovarla prima di me e soprattutto non dovresti sventolarmela davanti alla faccia con quell'aria supponente* penso. Non contento, sottolinea con fare provocatorio quanto sia tardi per una ragazzina come me: non dovrei essere in giro a quest'ora. Il mio umore fa un doppio carpiato in un tempo così breve che non si riuscirebbe neanche a fare lo spelling di "Hugo": inizio col batticuore, poi c'è la sorpresa, passando per il fastidio ed infine il disappunto. Non è così che ho immaginato sarebbe andata la mia missione di recupero: ho messo in conto la possibilità di non essere da sola, elaborato le eventuali strategie per recuperare la bacchetta senza destare sospetti, ma il rientro in camera vittorioso - e soprattutto con nessuno eccetto me a conoscenza del fatto che abbia lasciato incustodita la mia bacchetta e addirittura che l'abbia dimenticata in un'altra stanza senza che me ne accorgessi prima di un'ora - concludeva ognuna delle mie previsioni. Sempre. Ciò che sta accadendo è del tutto imprevisto e ammetto che in un primo momento mi sento sopraffatta, non so come gestirla. *Come farò adesso a riprenderla senza insospettirlo, senza che si venga a sapere?* Inarco un sopracciglio e fisso il Serpeverde; ogni tanto lo sguardo cade anche sulla mia bacchetta, ancora tra le sue grinfie.
    - Non ti hanno insegnato che rubare è sbagliato? Ridammela. - e gli mostro il palmo. Cerco di non dare a vedere che sono allarmata o bisognosa di riaverla con me a tutti i costi e all'istante, gli darei una soddisfazione che non merita e soprattutto lo autorizzerei a comportarsi ancora così. Ci ritroviamo vis-à-vis molto presto: a separarci un semplice divano tre posti, facilmente scavalcabile per qualcuno dotato di un discreto livello di agilità. Quindi non io.
    - Non mi sembri poi così tanto più vecchio, Parker - dico sprezzante. Il suo nome stranamente me lo ricordo, sarà perché lo trovo estremamente facile. Non saremo compagni di corso ma l'età anagrafica sembra essere più o meno la stessa, a meno che lui non porti i suoi trent'anni benissimo o i suoi tredici malissimo. Questione di punti di vista insomma. Avanzo quindi di un passo ed affianco il divano in pelle. Ora posso guardarlo dritto in faccia e fargli merito di un nuovo record: è riuscito nel giro di pochissimo a farmi urtare il sistema nervoso. Neanche Jaemin è stato così bravo, incredibile.
    - Ciò vuol dire che è un po' tardi anche per te. A quest'ora dovresti essere già a dormire invece di... Cos'è, una sigaretta quella? Credevo che le sigarette fossero bandite da Hogwarts - sbatto le ciglia un paio di volte e, con le labbra ancora socchiuse per la sorpresa, sposto lo sguardo dal piccolo rotolino bianco che ho intravisto al suo volto. Non so cosa mi indisponga di più, in realtà: se la sua faccia da schiaffi o il fatto che abbia in mano qualcosa di mio. Sono molto gelosa delle mie cose e vederle in mano ad altri senza il mio consenso è una cosa difficile da mandar giù. Quando Parker si muove alzo il mento, dispettosa; immagino che voglia avvicinarsi per godersi lo spettacolo più da vicino, trovare la corda giusta su cui pizzicare per farmi uscire dai gangheri. Non lo perdo di vista, quindi.
    Senza la bacchetta, direte voi, potrei fare ben poco... Invece no: tra i due, quello più a rischio è proprio il simpatico ladro. Il ricordo di quanto sognato la notte di Halloween mi accompagna ancora nonostante siano passati diversi mesi, mi tormenta; so che potrei fargli davvero molto male e senza possibilità di rimediare. Per questo voglio restare calma, è meglio per tutti e due. Non ne vado fiera, anzi quello che sono stata in grado di fare mi spaventa e molto: perdere il controllo fino ad uccidere qualcun altro non è certo roba di cui vantarsi a meno che non sei un sociopatico.
    - Ma potrei sbagliarmi... Lascia che chieda al prefetto Anderson, lei di sicuro ne saprà più di me - e indico col pollice alle mie spalle facendo per voltarmi e muovere qualche passo in direzione dell'uscita. L'idea è quella di lasciar intendere che davvero, sul serio, stia andando a chiamare Daphne ed esporle la questione. Io potrei essere redarguita, e restare parzialmente umiliata, dal fatto che ho lasciato la mia bacchetta chissà dove ma lui da questa storia ne uscirebbe di sicuro peggio.

     
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    Il suo sorriso si allargò quando le parole della ragazza giunsero alle sue orecchie, palesandosi come una provocazione che il serpverde accolse senza tirarsi indietro. Erano questi i caratteri che spingevano Kai a comportarsi come il suo solito, lui adorava stuzzicare e venire stuzzicato. Poteva dire, perciò, di aver trovato pane per i suoi denti. Nulla lo divertiva di più di questo. Questa è un'accusa pesante, ragazzina. Piegò la testa di lato senza mai mollare il suo sorrisetto divertito, squadrando poi la sua interlocutrice. Fingersi offeso e toccato dalle parole dell'altra, era un'altra cosa che adorava fare per poi colpire con le sue insinuazioni. Diciamo che l'ho trovata prima che cadesse in mani sbagliate, dovresti ringraziarmi piuttosto. Rigirò la bacchetta di Victoria tra le sue mani, agitandola come se volesse testare la sua natura e per verificare se rispondeva anche ai suoi comandi oltre che a quelli della sua vera proprietaria. Avrebbe potuto farlo ma scelse di tenersi quella carta per più tardi, nel caso in cui le cose si fossero fatte pericolose per lui e la sua incolumità. Kai non aveva morale né scrupoli, perciò non ci avrebbe pensato su due volte prima di appropriarsi dell'oggetto della ragazza per usarlo come se fosse sempre appartenuto a lui. Era già successo un'altra volta di trovare una bacchetta e di utilizzarla come se fosse sua. Purtroppo per lui, quella bacchetta era uno di quei tipi che restavano fedeli ai propri padroni. Che noia, si disse ripensando all'accaduto. Tu piuttosto, dovresti prestare più attenzione ai tuoi oggetti se non vuoi che altri li trovino. Da questo punto di vista e dal suo modo obiettivo seh, certo di vedere come stavano le cose, lui era dalla parte della ragione mentre la serpeverde doveva moderare i toni e scusarsi con lui per averlo accusato di furto. Ingiustamente. Ridartela? E cosa ci guadagnerei in cambio? Kai Parker era una di quelle persone che non facevano qualcosa per non ottenere niente in cambio, doveva per forza ottenere uno scambio alla pari oppure si sarebbe sottratto dal fare quella cosa. La guardò spostarsi di fianco al divano così potette ottenere una nuova visuale sulla sua interlocutrice. La squadrò dall'alto verso il basso, prendendosi il giusto tempo che gli serviva per apprezzare il bel faccino che vantava la ragazza. Touché. Non aveva poi torto ma c'era una piccola differenza che il rampollo di casa Parker, ci tenne a precisare. Solo che io sono un uomo grande e grosso, tu sei minuscola e non riusciresti a fare male ad una mosca neppure con tutta la buona volontà del mondo. Si avvicinò a lei, sovrastandola con la sua altezza. Kai era alto un metro e ottantasei, possedeva una corporatura niente male che poteva intimorire chiunque inducendolo a stargli alla larga. Victoria, invece, appariva ai suoi occhi come una ragazzina indifesa seppur con le parole sapeva tutelarsi bene. Bandite o no, non mi importa e non dovrebbe importare nemmeno a te. Increspò le labbra, puntando il suo sguardo smeraldo in quello di lei. La ragazza aveva un'aria indisponente, di sfida e Kai non potette che compiacersi di questo suo aspetto. La Andersen? Alzò un sopracciglio e la guardò mettendo sul suo volto di nuovo quel sorrisetto sghembo che lasciava trapelare quanto glie ne importava di quanto appena detto. Prego, va' pure. Allargò il braccio sinistro verso l'esterno, invitandola a salire nei dormitori per chiamare Daphne. Vi aspetto qui. A quel punto si appoggiò al bracciolo dello schienale, incrociando le braccia al petto lanciando la sfida alla serpeverde. Non aveva alcun timore di doversi confrontare con la prefetta sulle regole e restrizioni di Hogwarts, tanto avrebbe continuato a farne uso anche se sarebbe stato messo in punizione. Ormai dovevano averlo capito tutti che le punizioni, con lui, non avevano alcun tipo di seguito. Era stato arrestato per furto eppure aveva continuato a farlo, era stato messo in punizione per aver mancato di rispetto al professor White eppure continuava a comportarsi con la sua aria saccente e piena di supponenza. Come mai non sei già di ritorno con la Andersen? La sfidò, restando poggiato al bracciolo del divano. Forse perché sai che potresti essere punita anche tu? Era consapevole di star esagerando con lei ma voleva vedere fino a che punto si sarebbe spinta e poi la situazione era appena diventata divertente che era un vero peccato terminarla lì. Ti vorrei ricordare che anche tu sei fuori dal dormitorio dopo il coprifuoco. Disse con quel tono saccente che tanto lo contraddistingueva. La guardò soddisfatto, compiacendosi del fatto che anche la ragazza era in difetto e che quindi non poteva controbattere. Anche se sarebbe divertente, avere te come compagnia durante la punizione. Delle strane idee balzarono nella sua testa, creando diversi scenari con loro due protagonisti ma decise di tenerseli per lui. Allora vuoi continuare a parlare... Si rimise in piedi e si avvicinò pericolosamente alla ragazza, fissandola negli occhi. ...oppure dimostrarmi finalmente di che pasta sei fatta? Domandò provocatorio.
     
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    Victoria Crain


    "Questa è un'accusa pesante, ragazzina. Diciamo che l'ho trovata prima che cadesse in mani sbagliate, dovresti ringraziarmi piuttosto." E la gira e rigira tra le dita come se fosse un bastoncino di legno qualunque, non appartenente a nessuno e soprattutto non in grado di fare magie. Sono ancora con il palmo destro teso, ad aspettare che il grande Kai Parker mi restituisca ciò che legittimamente mi appartiene (anche se non gliel'ho detto in modo chiaro), ma non sembra proprio intenzionato a cedere. Se la gode, come si suol dire, e io non posso far altro che accigliarmi di più, innervosirmi di più, infuocarmi di più. Il suo atteggiamento mi indispone anche in prospettiva alla flessibilità della mia bacchetta; non è mai successo che finisse in mani altrui e quindi non ho esperienze dirette al riguardo, ma sono stata informata sugli effetti che avrebbe se venisse utilizzato da un mago che non sia io: funzionerebbe benissimo in quanto flessibile.
    - Il concetto di "mani sbagliate" è decisamente soggettivo. - dico a denti stretti. Dio, se voglio prenderlo a schiaffi. Come ha osato appropriarsi della mia bacchetta e soprattutto come osa prendersi gioco di me in questo modo? Prima di stasera non abbiamo mai parlato, insomma... che razza di prima impressione pensa di poter fare comportandosi così? Non gliene fregherà niente, forse. Trattengo un po' il fiato e stringo i pugni quando fa per puntarla contro qualcosa di indefinito nella stanza e prova a lanciare un incantesimo. Ci manca solo che riconosca lui come padrone, adesso. Gratuitamente, senza neanche l'ombra di uno scontro! Non ci siamo proprio: bacchetta, hai scelto male il tuo padrone ed io ho evidentemente investito male i miei galeoni. Com'è possibile che una persona così gelosa delle sue cose e possessiva - cioè io - sia stata destinata ad una bacchetta flessibile, a cui basta davvero poco per giurare fedeltà ad un altro mago e permettergli di usarla a suo piacere? Un mago dall'aria così saccente poi, così odiosa! Continuo a pensare che il principio di fratellanza tra i Serpeverde debba essere rivisto: qui ognuno pensa ai cazzi suoi e se può mettere in difficoltà un compagno lo fa senza pensarci due volte. Provando anche piacere nel farlo, e non è poco.
    "Tu piuttosto, dovresti prestare più attenzione ai tuoi oggetti se non vuoi che altri li trovino." oh mio dio: iniziano a pizzicarmi le mani e, forse, a fumarmi le orecchie. Kai Parker, se ti piace giocare col fuoco hai scelto non solo la persona sbagliata ma anche la sera sbagliata.
    - Solo perché sono tornata a prenderla non vuol dire che sia mia - e anche se lo fosse, dati i presupposti, non te lo direi di certo.
    - Sarò anche l'unica rimasta a crederci ma, sai, tra concasati ci si aiuta. A pensarci bene tu non devi essere stato molto fortunato. Chi ti ha voltato le spalle, Parker? A me puoi dirlo, sono abbastanza brava ad ascoltare. - non lo so da dove mi stia venendo fuori questa bellicosa attitudine, che non mi fa sedare le fiamme che mi ardono dentro ma invece le alimenta. Che comportamento immaturo, Vic: cedere così alle provocazioni. Di fatto, gli basta aggiungere solo un altro tassello al puzzle per vedermi perdere la pazienza ed iniziare a definire dei limiti oltre i quali non sono disposta a spingermi. L'idea di dargli qualcosa in cambio della mia bacchetta mi suona davvero male, per quanto possa trattarsi di compiti da svolgere o favori da riscattare in momenti successivi. Non sono disposta a farmi bullizzare da nessuno, men che meno da lui. Minaccio quindi di rivolgermi al prefetto Anderson (sbagliando come al solito il nome), denunciando di averlo scoperto a fumare in sala comune. Non che Kai Parker si scomponga più di tanto alla notizia, anzi: si sente come motivato a proseguire sulla strada delle provocazioni. Lo seguo con lo sguardo mentre supera il divano e mi si avvicina: gli occhi verdi sono incatenati sulla sua figura, incapaci di staccarsene come la vittima fa col carnefice. Non lo guardo con timore né con ammirazione. Sono solo incazzata.
    "Solo che io sono un uomo grande e grosso, tu sei minuscola e non riusciresti a fare male ad una mosca neppure con tutta la buona volontà del mondo." Mi sovrasta con altezza e stazza di gran lunga superiori alla mia. Vorrei poter indietreggiare e tornare ad una zona di comfort ma confesso di sentirmi pietrificata. Non resto lì ferma mentre invade il mio spazio personale perché mi piacciono gli scontri ravvicinati; io resto perché sono costretta dalla durezza degli arti e dall'immobilità. Anche se ha fatto un passo indietro e si è appoggiato al divano, continuo a non avere forza per spostarmi da lì. La cosa non mi piace: di fatto devo cercare di uscire da questa situazione sgradevole alla svelta. Stringo i pugni, sollevo il mento e cercando di non dar prova dei tremolii nella voce che puntualmente si presentano in momenti di tensione cerco di tenergli testa ancora. Ascolto, incasso, mi stupisco e alla fine sbotto.
    - Ah, falla finita Parker! Non vado dalla Andersen solo perché mi spiacerebbe rovinarle il sonno come tu stai facendo con me. Starsene per la Sala Comune, per tua norma e regola, non equivale a infrangere il coprifuoco, fumare e appropriarsi di beni altrui ignorando chi è venuto a reclamarli invece sì. L'unico che andrebbe incontro a delle conseguenze stasera saresti tu. Siamo ultimi nella classifica della coppa delle case: sto cercando di non farci sottrarre ulteriormente dei punti ma mi sembra di essere rimasta la sola a cui freghi qualcosa perché vi state tutti impegnando per farci perdere! - mi infervoro strada facendo e, per quanto ci provi, non riesco a tenere sotto controllo perfettamente le mie emozioni. Ho fatto passi da gigante nella padronanza della magia involontaria ma da qui a dire che sono diventata un'esperta ce ne vuole... Infatti, mentre gli parlo, le fiamme nel camino sembrano scintillare di più, bruciare di più; i libri sugli scaffali iniziano a tremare visibilmente, come se una forza invisibile premesse dal muro per scaraventarli via, e anche gli oggetti presenti sul tavolino di fianco a noi.
    - Ridammi.la.bacchetta.ora. - e a pugni stretti gli intimo di restituirmi ciò che è mio. Di questo passo non riuscirò a chiudere occhio prima delle due, il che significa che non dormirò le mie consuete otto sacre ore e che all'indomani sarò praticamente una strega dell'ovest senza tinta verde.
     
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    La vide restare ferma con il palmo destro teso, attendendo che le venisse restituita la bacchetta cosa che non accadde perché Kai era troppo impegnato a pensare ai mille modi in cui avrebbe potuto testare quella bacchetta. Vedendola accigliarsi ancora di più, non potette fare a meno di sorridere. Sei davvero carina quando sei imbronciata, è un vero peccato che tu mi odi perché ci saremmo potuti divertire. Le sue insinuazioni, questa volta, viravano in una sola direzione e lui non volle metterlo per iscritto ma la serpeverde avrebbe capito. Era sì un impareggiabile stronzo ma restava pur sempre un ragazzo alle prese con i suoi ormoni. Capitelo. Le tue parole mi feriscono, mi dispiace che ti sia fatta quest'idea del sottoscritto. Con la mano libera, si toccò il petto con fare dispiaciuto mentre riservava alla mora uno sguardo nettamente in contrasto con quello che aveva appena detto. Chiaramente a Kai non importava nulla dello sciocco parere che una ragazzina come lei poteva avere su di lui, erano altre le cose che lo potevano ferire o per lo meno scalfire la sua inviolabile corazza. Visto che la metti su questo piano, anche le tue mani potrebbero essere considerate sbagliate. Non sei d'accordo con me, ragazzina? Ed ecco che la sua espressione dispiaciuta, cambiava nuovamente. Questa volta donando alle sue parole, un tono accusatorio. Lui non era di certo un santo ma lei? Come aveva potuto dimenticare un oggetto di tale importanza per la vita di un mago? Il giovane Parker non se ne separava mai, anzi, la portava sempre con sé per far fronte a qualsiasi evenienza. Grave o meno grave che fosse. Le bacchette sono oggetti assai fragili e devono essere trattate con cura, non si possono sparpagliare in giro. E si prese la briga di servirle su di un piatto d'argento quel suo parere, dato dall'alto dei suoi diciotto anni suonati. Non è tua? Alzò un sopracciglio senza mai abbandonare quel suo sorrisetto furbo e riprese a rigirare il bastoncino di legno tra le sue mani. E allora perché infervorarsi tanto? La restituirò al legittimo proprietario non appena lo incontrerò. Chiaramente non appena avesse finito di testare le sue potenzialità, magari si sarebbe potuta rivelare migliore della sua. E a quel punto non penso che sarebbe stato tanto contento di doverla restituire. Poteva capire Victoria. Anche lui sarebbe così arrabbiato se avesse perso la bacchetta e se fosse stato qualcun altro a trovarla, lo sarebbe stato ancora di più se quel qualcuno non avrebbe voluto restituirgliela. Beh, a quel punto, avrebbe usato la forza e si sarebbe scagliato contro il malcapitato prendendolo a pugni fino a quando non avrebbe ottenuto la sua bacchetta. Tra concasati ci si aiuta. Quella sì che era un'idiozia bella e buona. Solo perché apparteniamo alla stessa casata, non vuol dire che io debba per forza aiutarti. Essere entrambi figli di Salazar, non significava nulla. La tua ingenuità, mi sorprende. Sicura che non ti abbiano messa nella casata sbagliata? Tutti i serpeverde che aveva incontrato, non avrebbero mosso un dito verso il prossimo nemmeno sotto tortura perciò si stupì delle parole della ragazza. Lui aveva imparato fin da subito che doveva e poteva contare solo ed esclusivamente sulle sue forze. Una sola volta aveva provato a fidarsi di una persona e si era ritrovato con un pugno di vetri rotti che facevano sanguinare la sua mano. Per lui la fiducia non era altro che un concetto astratto, qualcosa che non avrebbe mai visto. Mi dispiace informarti che qui nessuno pensa agli altri, vivono soltanto per soddisfare i propri bisogni perciò mi metterei l'anima in pace se fossi in te. Incrociò le braccia al petto, cercando di portare la serpeverde a riflettere e a capire che se voleva davvero sopravvivere in quel castello, avrebbe fatto meglio a non aspettarsi nulla dagli altri. Lui da quando aveva smesso di crearsi false aspettative, viveva meglio. Se non ti aspettavi nulla dagli altri, non finivi per restare deluso e quindi non soffrivi. Semplice no? Apprezzo la tua magnanimità e la tua indole a volermi ascoltare ma nessuno mi ha mai voltato le spalle. Chi sceglieva di aiutare Kai Parker, sapeva che nel caso in cui gli avesse voltato le spalle avrebbe passato l'inferno perciò o sceglieva di non farlo oppure lo faceva senza dire nulla. Il suo primo anno ad Hogwarts, finì per appendere uno studente appartenente alla casata dei corvonero al muro perché quest'ultimo si era offerto di aiutarlo con i compiti di pozioni -ovviamente dopo che Parker lo aveva perseguitato per qualche giorno- ma poi decise di spifferare tutto al preside. Quel ragazzo deve ricordarsi ancora ciò che aveva passato perché a distanza di anni, ogni volta che Kai gli passava accanto, questo finiva per cambiare strada. La ragazza sembrò essersi scocciata delle continue provocazioni del suo concasato, infatti, decise di minacciarlo dicendo che sarebbe andata a chiamare la Andersen e spifferargli che lo aveva beccato a fumare in sala comune. Kai, in tutta risposta, non si scompose più di tanto alla notizia, anzi continuò a provocarla. Decise di avvicinarsi completamente alla ragazza e guardarla dall'alto verso il basso, provando piacere nel sovrastarla con la sua figura. Sono contento che tu alla fine non sia andata dalla Andersen, avrei sentito la tua mancanza. Si azzardò a dirle senza mai abbandonare il suo tono provocatorio. Fu a quel punto che la Crain sbottò. Ah, falla finita Parker! Non vado dalla Andersen solo perché mi spiacerebbe rovinarle il sonno come tu stai facendo con me. Sorrise. Ci sarebbe voluto ben altro per spaventarlo, in quel momento l'unica cosa che pensava era quanto fosse carina la ragazza mentre si arrabbiava e cercava di farsi valere. Starsene per la Sala Comune, per tua norma e regola, non equivale a infrangere il coprifuoco, fumare e appropriarsi di beni altrui ignorando chi è venuto a reclamarli invece sì. L'unico che andrebbe incontro a delle conseguenze stasera saresti tu. Sai il regolamento a memoria? Complimenti. Se l'anno prossimo non ti nominano prefetta, vado a dirne quattro al preside. Saresti davvero portata per quel ruolo. La ragazza era già nervosa e chiaramente Kai non sapeva mai quando era ora di farla finita, continuava a provocare la sua vittima fino a quando questa non finiva per esaurirsi. Siamo ultimi nella classifica della coppa delle case: sto cercando di non farci sottrarre ulteriormente dei punti ma mi sembra di essere rimasta la sola a cui freghi qualcosa perché vi state tutti impegnando per farci perdere! Credi davvero a questa stronzata della coppa delle case? Ti prego. Per lui i punti e tutte quelle stronzate lì non avevano un senso, a cosa servivano in una scuola? Erano lì per studiare e basta perciò non capiva il senso di mettere questa competizione tra le case. Ti consiglierei di concentrarti sullo studio, non siamo mica ad un torneo a premi. C'è in palio una stupida coppa che non possiamo nemmeno portarci a casa quindi perché impegnarsi così tanto? Rivedi le tue priorità Crain e vivrai più serena. Alzò gli occhi al cielo prima di rendersi conto che qualcosa, in quella stanza, stava cambiando. Percepì come se ci fosse una strana forza che sferzava l'aria con una lama finissima: che stava succedendo? Girò la testa di scatto e vide le fiamme nel camino scintillare di più, bruciare di più; poi i libri sugli scaffali iniziarono a tremare visibilmente, come se una forza invisibile premesse dal muro per scaraventarli via, e anche gli oggetti presenti sul tavolino di fianco ai due ragazzi fecero lo stesso. Non ci volle molto a capire che era la ragazza a fare tutto ciò, così voltò nuovamente la testa ma questa volta posò lo sguardo sulla ragazza. Che cazzo stai facendo? Sentì la sua preoccupazione crescere e con lei anche una strana sensazione che si diramava dalle sue mani lungo tutto il corpo. Lo sentiva vibrare, lo sentiva diverso come se non appartenesse più a lui ma come se ci fosse un'altra entità a comandarlo. Le finestre erano chiuse eppure, ad un tratto, una folata di vento, simile ad una tempesta, si espanse in tutta la stanza e più la sua preoccupazione aumentava più questa tempesta aumentava d'intensità. D'istinto afferrò la ragazza e la costrinse a piegarsi mentre i libri presenti sugli scaffali, crollarono tutti facendo un rumore a dir poco indifferente. La coprì con il suo braccio e cercò di calmarsi perché aveva capito che era lui la ragione scatenante di quella tempesta. Quando tutto sembrò calmarsi, si rimise in piedi e porse la sua mano per aiutare la ragazza a rialzarsi. Stai bene? Le chiese, guardandola confuso e a tratti anche colpito per ciò che aveva fatto. Che è successo? Le domandò, nella speranza che lei potesse dargli qualche spiegazione in più. Ah questa deve essere tua. Le restituì la bacchetta e poi tornò a poggiarsi contro il bracciolo del divano come se non fosse successo nulla anche se nella sua mente iniziò ad affollarsi e mille domande iniziarono a susseguirsi, ad accavallarsi. Era stato lui a fare tutto ciò?
     
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    Non so esattamente a quale divinità abbia pestato i piedi oggi per incappare in una discussione proprio prima di andare a dormire. Io, proprio io che tendo a tirarmene fuori perché non so gestirle! Mi scombussolano, mi agitano e ormai l'hanno capito tutti che quando mi agito... succedono cose. Deve trattarsi di qualcuno dalla personalità bellicosa, che si diverta a vedere gli animi che si scaldano... altrimenti non me lo spiego.
    Mi ritrovo a guardare il Serpeverde con aria allibita. "Sei davvero carina quando sei imbronciata, è un vero peccato che tu mi odi perché ci saremmo potuti divertire." Dal sorriso che mi nasce sulle labbra si può percepire il nervosismo.
    - Io non ti odio affatto - e scuoto la testa, con ancora i pugni stretti mentre cerco di contare mentalmente fino a dieci e mantenere la calma per gli estremi. Francamente non voglio che a Kai Parker scoppi la testa per almeno tre ragioni: A) mi ritroverei ancora una volta ricoperta da capo a piedi da frammenti di ossa e materia grigia, e bleah, che schifo; B) poi dovrei ripulire il mio stesso disastro e perderei altri preziosi minuti che potrei dedicare al riposo; C) ultima ma non per importanza... Ha un bel viso, in fondo, sarebbe un vero peccato deturparlo in maniera definitiva. Che dico, disintegrarlo.Però che cazzo: ci si sta mettendo proprio d'impegno a rendermi le cose difficili! Ha un atteggiamento supponente, è arrogante e soprattutto ha in mano la mia bacchetta e zero intenzioni di restituirmela. Un vero e proprio sopraffattore!
    - Solo... se stessi andando a fuoco, penserei a salvare i tappeti persiani -
    Così facendo non faccio che alimentare questo suo bisogno incessante di stuzzicarmi. Pare si diverta a vedermi vacillare sull'orlo dell'ira funesta, ignorando del tutto le conseguenze a cui questo ci conduca. Voliamo su una tratta a senso unico, destinazione inferno e per direttissima, anche. In un semestre avrei dovuto imparare a padroneggiare meglio la mia magia, posso dargli atto di questo enorme atto di fiducia, tuttavia ho le mie pecche e debolezze e lui sembra essere in grado di individuarle e pizzicarle tutte. Direte: dimostrati più intelligente e matura, fermati prima dell'esplosione e del disastro di cui sei perfettamente cosciente. Potrei riuscirci se solo Parker non rincarasse continuamente la dose e mi riportasse indietro, manco stessi facendo bungee jumping. Ragazzina è forse l'appellativo che più mi infastidisce. Non sono una ragazzina, specie in confronto a lui. Chi è, forse un vampiro eternamente fermo ai diciotto/venti? Solo perché frequenta qualche anno in più al mio non deve sentirsi autorizzato a farmi del nonnismo. Per il mondo magico sono maggiorenne, stia bene attento. La cosa peggiore comunque è sentirgli dire che in Serpeverde ognuno pensi a se stesso. Sono confusa e non lo nascondo, questa volta mi ha davvero stupito e non in senso negativo dal punto di vista prettamente individuale. Lui è certo di quello che dice, è lucido mentre afferma che i nostri concasati siano per il singolo e non per il gruppo.
    - Non c'è "io" in "squadra", o come si dice - in effetti, seguendo il suo ragionamento si spiegherebbero molte e molte cose... Tipo l'incuranza nel rispettare le scadenze e le indicazioni a lezione, di mantenere un atteggiamento inquadrato almeno nei luoghi comuni, il numero di punti guadagnati che crolla deliberatamente per delle cazzate... Che dire: ci credo troppo nello spirito di gruppo, anche spinta dal più semplice e banale principio del voler vincere a tutti i costi. Per questo mi infervoro, sempre di più. Mi sembra assurdo che a vederla in questa maniera sia solo e soltanto io. Chiaramente non sarà il parere di un singolo a farmi cambiare idea, ma la sua opinione sommata gli episodi a cui ho assistito stanno creando un'ipotesi plausibile.
    Vorrei porre fine a questa discussione, dargli le spalle e mollarlo lì con la sua fottutissima supponenza ma non posso: ha ancora la mia bacchetta e non ho intenzione di andarmene senza. Non contento insiste e mi stuzzica finché non ne ho abbastanza, gli intimo di farla finita e restituirmi la bacchetta con i pugni chiusi e metaforicamente il fumo alle orecchie. Lo so, sono pessima nel mantenere il controllo: i libri sugli scaffali iniziano a tremare, come i piccoli oggetti sui tavolini e le fiamme nel camino. Non ho paura anche se dovrei averne, a differenza sua che sembra sorpreso da quel che vede. Quel che succede di lì a poco ha dell'incredibile. Non so come né tanto meno perché ma nella stanza si alza un vento assurdo che mi scaraventa per terra e travolge ogni cosa. Manda all'aria le suppellettili, minaccia di spegnere il fuoco e soprattutto intacca i libri.
    Mi ritrovo in ginocchio, con la testa al riparo e il calore di un altro a farmi da scudo finché il vento anomalo non si placa. Non ho idea di quanto tempo passi e nemmeno so se di lì a poco qualcuno spunterà sull'arco, svegliato dal trambusto.
    Sposto le mani dal viso solo quando intorno a me c'è di nuovo silenzio. Mi guardo attorno e noto il lieve disastro. Più sorprendente ancora è l'atteggiamento di Kai: è stato protettivo, di sua sponte; si preoccupa di chiedermi se sto bene e se ne assicura, nonostante tutto quello che mi ha detto fino a un attimo fa; mi restituisce la bacchetta e lo fa usando un tono e dei modi che cozzano in maniera netta col fare sprezzante mostrato fin dal principio. Se è una tattica per confondermi... ci sta riuscendo. "Che è successo?"
    - I-io non lo so - gli dico in un soffio. Invece lo so eccome: non è la prima volta che mi capita di risvegliare il vento, anche ad Halloween è successo. Il dubbio che possa essere colpa mia c'è e si fa largo con prepotenza: quando perdo il controllo, accadono cose intorno a me inspiegabili e a cui non so dare un freno. Alzo gli occhi nei suoi, o per lo meno ci provo, e sposto una ciocca di capelli al lato del viso. Sono allarmata perché credo davvero di aver fatto un casino, stavolta. Gli episodi di Halloween si sono rivelati poi nient'altro che un sogno... questo invece è reale. Mi guardo attorno, seduta sulle gambe e rossa su viso e collo. Lo devo allo spavento e anche un po' a questa vicinanza che non mi aspettavo e che m'imbarazza. Adesso come faccio a spiegarlo alla Andersen, o peggio... a White? Sgrano gli occhi. Kai mi sta porgendo la bacchetta. Allungo la mano per prenderla, alla svelta, anche se trema. Con la punta delle dita gli solletico inavvertitamente il palmo. Riavendola con me mi sento più tranquilla, all'istante. Completa. L'attimo dopo, sono di nuovo terrorizzata.
    - P-Parker, io... Devo - e umetto le labbra, lasciando intendere che devo rimediare a questo casino prima che sia troppo tardi. Non mi posso perdere d'animo, non mi posso certamente far scoprire così. Ma come si fa a mettere tutto a posto? A riordinare? Qual era l'incantesimo giusto? Mano sul ginocchio e sono di nuovo in piedi, braccia aperte e palmo della sinistra puntato verso i libri, bacchetta in posizione. Sembro un direttore d'orchestra. Guardo prima a destra e poi a sinistra. Una parte di me è convinta che mi lascerà da sola a gestire il tutto, quindi meglio correre ai ripari.
    - Ma che sto facendo... - e corro a raccogliere i libri, di tre in tre, e a rimetterli a posto sugli scaffali. Non sono abbastanza brava a far fluttuare più di un oggetto alla volta, ci metterei il doppio del tempo. Al massimo userò la magia per arrivare ai ripiani più in alto... Lancio un'occhio a Kai, di sfuggita. Chissà perché nel profondo spero che prevalga l'altro Parker: quello che mi ha protetta, che mi ha chiesto se stessi bene, che mi ha restituito la bacchetta con uno sguardo quasi gentile.


     
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    Non mi odi? Questo non può che ricadere a mio vantaggio. Le sorrise, continuando a nascondere delle insinuazioni dietro alle sue parole. Purtroppo dovette ricredersi subito perché la serpeverde non perse tempo nel ritirare la sua prima frase: solo...se stessi andando a fuoco, penserei a salvare i tappeti persiani. Non credo che saresti capace di arrivare a ciò. Disse con il suo solito tono irriverente e supponente. Dal suo canto e dal modo che aveva di percepire gli altri, lei non era altro che la solita ragazzina che fingeva di essere capace di spostare intere catene montuose per poi rivelarsi un'insulsa perbenista. Il ruolo della cattiva ragazza non ti si addice proprio, valla a dare a bere a qualcun altro. Andiamo, la Crain dava proprio l'impressione di essere una alla quale bastava fare un paio di moine o gli occhi dolci per farla cedere ai propri voleri. Chiaramente questa era l'impressione che aveva dato a Kai e sappiamo tutti quanto non sia molto portato nel comprendere gli altri. Quasi sempre il rampollo di casa Parker, sbagliava nel dare giudizi troppo affrettati sulle persone che incontrava: bastava vedere la sua amicizia con Barnes. Fin da subito gli era sembrato un'idiota con il quale non aveva nulla da spartirsi, poi coniscendolo durante e fuori dalle lezioni, aveva capito che poteva ricredersi e dare al suo concasato una possibilità. Questo sarebbe potuto accadere anche con Victoria, annesso e concesso che le cose tra loro sarebbero andate a buon fine. Vedendo, però, come stava procedendo la serata aveva parecchi dubbi al riguardo. Vedi quante cose posso insegnarti? Si avvicinò alla mora e con fare non curante, le pose un braccio intorno alle spalle avvicinandola a lui. Sotto la mia ala, potresti diventare una perfetta serpeverde e sguazzare tranquilla in queste acque pericolose. Lui non aveva mai creduto nel detto "l'unione fa la forza" e aveva avuto più volte la dimostrazione che tra i serpeverde, quello che andava per la maggiore era l'individualismo più becero e spietato. Nessuno si preoccupava del prossimo, nessuno aveva a cuore le sorti della propria casa perché erano tutti fin troppo concentrati sul proprio 'io'. Presto anche la Crain si sarebbe arresa all'idea di vedere i serpeverde collaborare tra di loro e allora, avrebbe intrapreso anche lei la strada dell'egoismo. Ne era più che sicuro. Lo dico per il tuo bene. Non che gliene importasse più di tanto ma fare il buon viso a cattivo gioco, era ciò che gli riusciva meglio. Se a lui quella discussione non era altro che un pretesto per divertirsi a spese della mora, di certo non si poteva dire lo stesso della ragazza. Era chiaro ed evidente che ogni parola che usciva dalla bocca del serpverde, l'avevano infastidita e l'avevano innervosita così tanto da portarla a compiere un gesto estremo. Lui stava continuando a stuzzicarla per portarla all'esasperazione e lei, probabilmente stanca di quei suoi modi di fare, gli intimò di farla finita e di restituirle la bacchetta con i pugni chiusi probabilmente per la rabbia. Nemmeno quello fu capace di smuoverlo dalla sua posizione, anzi sembrò quasi che lo divertirono ancora di più. infatti, rivolse alla concasata un sorriso divertito. Purtroppo, questa fu la goccia che fece traboccare il vaso: i libri sugli scaffali iniziarono a tremare, come i piccoli oggetti sui tavolini e le fiamme nel camino. Tutto ciò sembrò sorprendere il rampollo di casa Parker che rivolse uno sguardo confuso e preoccupato alla Crain che, invece, sembrava abituata a tutto quel frastuono. Che cazzo sta succedendo? Le domandò preoccupato di essere ferito in qualche modo. Poi, quel che successe di lì a poco fu inaspettato anche per l'altra ragazza. All'improvviso nella stanza si alzò una bufera di vento potente che sembrò minacciare di spegnere il fuoco e poter distruggere ogni cosa presente in quella stanza. Fu in quel momento che Kai diede prova di avere un minimo di cuore dietro tutta quell'indifferenza che continuava a mostrare agli altri: si accovacciò e con un braccio avvolse la ragazza per proteggerla da eventuali pericoli. Senza aggiungere nient'altro, si rimise in piedi e offrì la sua mano a Victoria aiutandola a rimettersi in piedi. Si preoccupò del suo stato di salute e le restituì la bacchetta, ripulendosi successivamente gli indumenti da alcuni residui di polvere che quella folata di vento aveva inevitabilmente spostato sui suoi vestiti. Si guardò intorno e vide che nulla era più al suo posto. Frena, frena...vuoi sul serio metterti a raccogliere ogni singolo libro? Le domandò riprendendo possesso del suo solito caratteraccio. La guardò affannarsi per raccogliere tutti i libri che quella tempesta aveva sparso per tutto il perimetro della stanza e non potette fare a meno di pensare che razza di idiota fosse. Perché non utilizzava la magia per rimediare a tutto il casino che aveva creato? Le aveva persino restituito la bacchetta. Non guardarmi così, non ho nessuna intenzione di aiutarti. Tu hai combinato questo disastro e tu metti in ordine. Incrociò le braccia al petto, cercando di prendere una posizione e evitare che la ragazza pensi che in lui esista davvero un lato buono. Purtroppo il suo pensiero cambiò in fretta: si rese conto che se fosse entrato qualcuno in quel momento, avrebbe dato la colpa anche a lui visto che Victoria non era la sola presenza nella sala comune. D'accordo. Ti aiuto, tu devi promettermi di non dire a nessuno che l'ho fatto oppure diventerò il tuo peggior incubo. La minacciò puntandole l'indice contro e allontanandosi dal bracciolo del divano, al quale era rimasto poggiato fino a quel momento. Si avvicinò alla ragazza e prese dalle sue mani i libri, rimettendoli per terra. E' inutile che mi guardi così...so quello che faccio. E dopo aver gettato un'occhiataccia alla ragazza, puntò la sua bacchetta sui libri e recitò l'incantesimo: Entropius! Quell'incantesimo serviva per riordinare una stanza, infatti bastava pensare intensamente agli oggetti e di come si voleva disporli. Fu proprio quello che fece Kai, immaginandosi la stanza com'era prima dell'arrivo di quella tempesta. Ecco fatto. Disse guardandosi intorno con l'aria soddisfatta di essere riuscito a sistemare le cose, anche se non tutto era stato rimesso al proprio posto. Alcuni oggetti, infatti, giacevano ancora sul pavimento. Quelli dovremmo sistemarli a mano. Attese che la ragazza lo aiutasse a sistemare le ultime cose e poi, invitandola a sedersi accanto a lui, decise di parlare di quanto successo perché non riusciva a capacitarsi di quello che aveva visto con i suoi occhi. Cosa ha scaturito tutto ciò? Sei stata tu? Le chiese senza mezzi termini per poi finire a ripensare all'accaduto. Era certo che l'innalzarsi delle fiamme e l'oscillare dei vari oggetti era colpa della ragazza ma il vento? Quello non poteva essere stata colpa sua. Prima che quella tempesta si facesse spazio nella stanza, ho sentito una strana energia pervadere tutto il mio corpo e più essa cresceva più aumentava la densità e la forza del vento. Sapeva dargli qualche spiegazione?
     
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    Posso sopportare le sue battutine, le insinuazioni, forse perfino lo "scherno" che tanto lo fa divertire. Standomene zitta per passare come quella superiore tra i due, maturo dentro di me la consapevolezza che questo Parker del quarto sia insopportabilmente difficile; che incontrarlo stasera sia una sorta di punizione karmica per non so cosa e che una volta raggiunto il mio scopo (cioè la mia bacchetta) non solo me la darò a gambe ma cercherò di evitarlo come la peste d'ora in poi. *Se una persona deve darmi tanto sui nervi, allora meglio tenerlo fuori dalla mia vita no? Ho già troppe cose per la testa.* Rispondo, credo, a tono a qualche frase perché non voglio dargliela vinta: deve restituirmi quello che non gli appartiene e anche alla svelta se non vuole che vada a chiamare la Prefetto. A lui non sembra fregare molto, però: dice di essere abituato alle punizioni, non teme né i richiami formali né i colloqui col professor White. Non posso fare a meno di chiedermi dove pensi di andare, una volta uscito da qui, con una reputazione simile: dovrà faticare il doppio per trovare un lavoro decente senza partire dal basso o, forse, accontentarsi di vivere di rendita. La sua è una famiglia benestante? Davvero la sua ambizione e le sue ispirazioni nella vita si limitano a rendere le vite altrui un inferno? Può esserci dell'altro dietro la scorza da ragazzo irriverente e attaccabrighe? Non lo so e per come si stanno mettendo le cose non m'interessa approfondire.
    È quando mi si avvicina e senza il mio permesso mi mette una mano intorno alle spalle, continuando a punzecchiarmi (sembra il suo passatempo preferito!) che mi spazientisco. Si è preso una confidenza che non gli ho dato, oltre ad insinuare che così come sono in questo gruppo di persone - i Serpeverde - non vado bene. Mi sento punta sul vivo: per la prima volta nella mia vita sento di avere intorno a me individui con cui condividere qualcosa di concreto, sia negli ideali che nel modo di essere; non mi sento fuori posto né pazza come ho creduto per una vita intera; non sarò circondata da amici con cui scambiarmi confidenze ma ho creduto davvero di potermi fidare dei miei compagni, che le casate di Hogwarts funzionassero un po' come le confraternite che tanto si invidiano ai college americani e che quindi se mai avessi avuto bisogno avrei ricevuto sostegno a prescindere dal livello di conoscenza. Sentirmi dire che solo col suo aiuto potrei sperare di trovarmi bene la prendo come un'offesa e pure bella grossa. Avrà avuto delle pessime esperienze, lui, per parlare così.
    - Falla finita, Parker! - gli intimo al limite della sopportazione. I miei problemi di gestione emotiva - della rabbia soprattutto - sono evidenti a tutti. Prima che i miei nonni mi portassero da uno psichiatra, che mi internassero perché dicevo di poter fare cose incredibili e mi ritrovassi imbottita di medicine, gli incidenti inspiegabili erano frequenti e a volte problematici. Sono stata calma finché non ho scoperto la verità sul mio conto e ho iniziato a disintossicarmi. In un anno ho fatto molta strada - controllo meglio i miei poteri e le manifestazioni di magia involontaria - ma è chiaro che il percorso sia ancora lungo e pieno di ostacoli. Soprattutto se chi mi sta di fronte non fa altro che fomentarmi, gettando benzina sul fuoco.
    "Che cazzo sta succedendo" la voce di Parker mi arriva ovattata. Ad alcuni, nei picchi di rabbia, si appanna la vista; a me si otturano anche le orecchie, forse per il troppo fumo che fatica a trovare il canale di sfogo. Inizia a tremare un po' tutto nella stanza, le fiamme nel camino tremano e scoppiano, i libri vibrano sugli scaffali... il vero disastro però è il vento.
    Già ad Halloween mi è successo di sognare il vento della strega, per difendermi da un pericolo fin troppo reale per essere un sogno. L'ambiente in quel caso era molto più ampio e soprattutto ero protetta dall'enorme tavolata di legno della Sala Grande. Ora è diverso: sono esposta al rischio d'essere colpita da oggetti volanti in qualunque momento, addirittura di appiccare un incendio se solo il vento arrivasse alle fiamme e le distribuisse per tutta la stanza. Sarebbe un guaio grosso: come lo spiegherei alla Andersen? E a White? Cosa ne farei di me senza uno straccio di diploma di fattucchiera? Sarei costretta a fare la cameriera per tutta la vita... con tutto il rispetto per i professionisti, ma ho altri piani nella vita. Ben altri.
    Mi ritrovo in ginocchio, con la testa nascosta tra le braccia e il calore di Kai addosso finché intorno a noi non cala di nuovo il silenzio. Quando riapro gli occhi... Che disastro. Sono stata io a fare tutto questo? Beh, è evidente: chi altri ha problemi a controllare la magia involontaria e la rabbia? Non mi metto a piangere perché non c'è tempo e perché ho una dignità, cazzo. Parker del quarto non mi vedrà in lacrime e disperata. Assolutamente no.
    Mi precipito verso i libri, tutti caduti in terra. Vorrei provare a rimetterli a posto con la magia ma ci metterei una vita, facendoli fluttuare uno per uno... Così li prendo in braccio - tre, quattro, cinque - e corro verso gli scaffali. "Frena, frena. Vuoi sul serio metterti a raccogliere ogni singolo libro?" mi domanda. *Ho alternative?* vorrei rispondere. Lo guardo con la disperazione negli occhi: per un attimo è stato carino nei miei confronti, proteggendomi e chiedendomi se fosse tutto ok. Vorrei che mi aiutasse? Sì, in due faremmo sicuramente prima. Mi aspetto che lo faccia? No, se è nella sua indole lasciare indietro un compagno. Proprio come mi ha detto. Ognuno pensa a se stesso: se è vero, mi lascerà da sola a gestire questo casino e anche l'eventuale punizione che ne seguirà. "Non guardarmi così, non ho nessuna intenzione di aiutarti. Tu hai combinato questo disastro e tu metti in ordine." Ecco, visto? Lo sapevo. Accigliata e orgogliosa mi volto verso la libreria e frettolosamente inizio a mettere i libri a posto: non m'importa se sono a testa in giù, non in ordine alfabetico o ordinati per argomento; basta che tornino sugli scaffali.
    - Certo. Ognuno per sé, giusto? Bella merda. - ringhio incattivita mentre spingo i libri uno per uno. Neanche il tempo di dirlo che sento di nuovo la sua voce. "D'accordo. Ti aiuto, tu devi promettermi di non dire a nessuno che l'ho fatto oppure diventerò il tuo peggior incubo." Non ci posso credere: l'ha detto sul serio? Lo guardo sorpresa e anche colpita, e poi confusa: ma che fa, mi toglie i libri dalle mani? LI BUTTA DI NUOVO A TERRA? Sono basita.
    - HEI! - e allargo le braccia per cercare di recuperarli, sopprimendo l'istinto di colpirlo all'avambraccio; tuona di sapere quello che fa, poi prende la bacchetta e con un tocco - e un incantesimo, sia chiaro - assisto ad un piccolo miracolo. Tutto torna esattamente dov'era: i tappeti si stirano, i libri si riordinano, i cuscini si rinvigoriscono. Assisto allo spettacolo meravigliata, tant'è che faccio una piroette e alla fine sorrido, felice d'averla scampata.
    - Wow. Devo proprio ricordarmelo questo incantesimo! - commento estasiata. Così estasiata da rivolgere al Serpeverde un sorriso disteso. Per il grazie c'è tempo. Il suo Entropio non ha rimesso proprio tutto in ordine, ma è poca cosa rispetto al caos che regnava fino a un'attimo fa. Annuisco ed inizio quindi a raccogliere i piccoli oggetti, prendendomi qualche istante per controllare siano integri.
    Mi chiede, con legittimità, spiegazioni sull'accaduto e sinceramente mi rabbuio. Non volevo farlo, davvero. Solo, succede."Sei stata tu?" la domanda che mi ha tormentato per anni.
    - È probabile - rispondo affranta mentre lascio un oggetto d'argento sul tavolino accanto al divano. Mi muovo un po' per raccogliere un abat-jour caduta ai piedi del camino. Sto per aggiungere altro quando confessa qualcosa che mi fa drizzare le orecchie: quando si è alzato il vento, dice, ha sentito una strana energia irradiarlo; una forza che cresceva insieme al vento. Sistemata la copertura, lo guardo incuriosita. Allora non sono stata io, non era il mio vento.
    - Dici sul serio? T-ti è capitato anche altre volte, insomma... -

     
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    Alla luce di ciò che era appena successo, Kai dovette ridimensionarsi un attimo per rielaborare i vari dati che scaturivano da quell'esperienza. Probabilmente smettere con le prese in giro verso Victoria, poteva essere il primo passo per giungere ad una collaborazione con la diretta interessata. Dopo aver sistemato il disastro che avevano combinato, causato dall'unione dei loro poteri, si sedette sul divano che sostava davanti al caminetto e iniziò ad osservare le fiamme tornare a muoversi con regolarità. Il suo sguardo si fece improvvisamente scuso e il giovane Parker, se la mora lo avesse osservato con attenzione, sembrava non appartenere più a quella dimensione: era come se Kai riuscisse a vedersi come se fosse una terza persona e osservandosi, non riusciva a capacitarsi come un ragazzo come lui avesse potuto generare una tempesta di quella intensità. Ad incantesimi avevano trattato ampiamente l'argomento dell'elementalismo ma lui era rimasto ai margini, non pensando che potesse toccargli così da vicino. Era convinto che quel genere di talento riguardasse solo maghi con grandi abilità magiche e che lui, essendo vittima del deficit di attenzione, ne fosse esente. Sì perché seppur non lo ammetteva ad alta voce, si sentiva un mago inferiore rispetto agli altri studenti che insieme a lui si apprestavano a seguire le varie lezioni. Più volte gli era capitato di non riuscire immediatamente ad eseguire i compiti pratici che gli venivano assegnati dai professori, al contrario di chi sedeva accanto a lui durante le varie materie. Durante queste occasioni, quasi sempre gli balzava in mente l'idea di dover abbandonare gli studi per dedicarsi a qualcosa che rientrasse nelle sue corde. Eppure mai aveva preso in considerazione che un giorno, avrebbe sperimentato un simile talento. La voce di Victoria giunse alle sue orecchie fioca e ovattata ma ciò bastò ugualmente a risvegliarlo da quella specie di trance nella quale si era rinchiuso. No, non mi è mai successo prima di oggi. Sembrava ancora abbastanza scosso e provato da quello che era stato capace di causare e senza distaccare gli occhi dalle fiamme del caminetto, rispose alla serpeverde. A te, invece, è già successo? Le domandò e questa volta si voltò verso di lei, scrutando i lineamenti del suo volto cercando qualcosa con cui distarsi. Non mi sembra vero! Scosse la testa e piegandosi in avanti, poggiò i gomiti sulle ginocchia e si prese la testa tra le mani tornando a scrutare il fuoco. La sua mente andò subito ad esaminare tutte le conseguenze e le possibilità che quella nuova consapevolezza poteva dargli: un pericolo poteva essere la possibilità di ferire qualcuno nel caso in cui non avesse imparato a controllare questo potere mentre una possibilità si nascondeva nella posizione di vantaggio che quel potere poteva dargli rispetto agli altri. Insomma l'elementalismo poteva rivelarsi una piaga oppure una sottospecie di miracolo. Tu come l'hai presa? Non ti spaventa l'idea di non saperlo gestire? Tornò a poggiare la schiena ai cuscini del divano, divaricando le gambe e allargando le braccia sullo schienale. Poi prese a sorridere. Scusa, ti sto riempendo di domande. La verità é che...é che non mi sembra vero che uno come me potesse essere capace di fare qualcosa del genere. Commentò girandosi verso Victoria, tornando ad osservarla ma questa volta con un espressione più distesa come se si fosse già abituato a quella novità. Chiaramente non poteva sapere ciò che gli avrebbe riservato il futuro ma ora che aveva scoperto questo talento, avrebbe visto l'universo magico con occhi diversi. Andò a cercare il pacchi si sigarette che aveva nella tasca in alto della sua camicia, lo prese tra l'indice e il medio e con un movimento veloce andò a recuperare l'oggetto dei suoi desideri, avvicinandolo alle sue labbra. Richiuse il pacchetto e lo ripose nella tasca, poi accese la sigaretta e prese un profondo respiro lasciando che il fumo gli bruciasse la gola. Sembrava più rilassato rispetto a prima e stava assumendo un comportamento che andava in contrasto con quello che aveva assunto fino a poco prima dell'incidente. Vuoi? Le domandò, ricordando le parole che gli aveva detto qualche istante fa: Cos'è, una sigaretta quella? Credevo che le sigarette fossero bandite da Hogwarts. Ah no, dimenticavo che sei l'unica ragazza di serpeverde che segue le regole. La prese in giro ma questa volta non era stato fatto con l'intento di infastidirla ma, probabilmente, cercava un pretesto per distendere quella sensazione di tensione che era scesa su di loro.
     
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    Victoria Crain

    Dopo avere rimesso tutto in ordine, ci concediamo qualche momento di meritata pace. Kai è il primo a sedersi sul divanetto in pelle: all'inizio penso che il suo silenzio sia dovuto al tentativo di riconoscere i passi di qualcun altro in arrivo; guardandolo meglio, mentre sistemo gli ultimi oggetti sui tavolini, mi rendo conto che invece la parola migliore per descriverlo è sconvolto. È come se la manifestazione improvvisa di questa magia molto potente e violenta che ha coinvolto tutta la sala comune l'abbia sorpreso. Sì perché, dopo i dubbi iniziali, alla fine ha ammesso di aver sentito un'energia nuova e particolare nascere dentro di lui e di sentirsi quindi responsabile in prima persona. Lo guardo: del risentimento provato fino a poco prima nei suoi confronti non c'è più traccia. Sono calma e tranquilla, anche per via dell'aiuto concreto che ha deciso di darmi a dispetto di tutte le parole dette prima. "A te, invece, è già successo?" mi domanda, in cerca di risposte e conferme. Mi avvicino anche io al divano e dopo avere lasciato l'ultimo oggetto sul tavolino mi siedo, non troppo distante da lui.
    - Più spesso di quanto sia disposta ad ammettere - rispondo. Anche il mio tono di voce è cambiato: è tranquillo e, forse, anche un po' più dolce. Peccato che per ritrovarci a parlare in maniera pacata e civile sia dovuto succedere un piccolo finimondo. Sbatto le palpebre un paio di volte: gli episodi di magia involontaria esplosi a scuola e che mi riguardano sono stati spesso sulla bocca di tutti. La bomba-torta al cioccolato ne è l'esempio lampante. Lascio comunque che sia lui a parlare, immagino abbia bisogno di sfogarsi e di fare chiarezza con se stesso e dire le cose a voce alta, con qualcuno che ti ascolta, è un buon modo per farlo. "Non mi sembra vero!" quasi sussurra, con lo sguardo perso nelle fiamme scoppiettanti del camino. Beh, in effetti per un mago abbastanza grande e temprato com'è lui, episodi di questo tipo sono strani. Io so di essere sullo stesso piano di una bambina con poteri magici che hanno appena iniziato a manifestarsi, di cui ha scarse conoscenze e soprattutto poco controllo. Frequentando Hogwarts e praticando gli incantesimi sono migliorata moltissimo, ma resto instabile dal punto di vista emotivo: il vero problema si nasconde proprio qui, nella sfera emotiva. Lui invece mi ha dato l'impressione di essere abbastanza navigato, benché frequenti il terzo anno, con un temperamento spavaldo e anche un po' temerario. "Tu come l'hai presa? Non ti spaventa l'idea di non saperlo gestire?" Incredibile, mi sta chiedendo un'opinione. "Scusa, ti sto riempendo di domande. La verità é che...é che non mi sembra vero che uno come me potesse essere capace di fare qualcosa del genere."*Chi sei tu, e che cosa ne hai fatto di Kai Parker?* penso. Stiamo davvero avendo una conversazione civile? Senza frecciatine, battutine, allusioni? Inarco un sopracciglio e sposto anch'io lo sguardo sulle fiamme, ora contenute.
    - Beh... non lo so, immagino di sì. Sapere di non avere il controllo fa paura, credo la farebbe a chiunque abbia un po' di sale in zucca. La cosa peggiore è non avere idea di quale disastro potrei essere responsabile, di quello che potrebbe scatenarsi per colpa mia. So soltanto che lo scenario più quotato è quello in cui faccio esplodere cose... -
    Quindi torno a guardarlo, negli occhi addirittura, perché quel che gli sto dicendo ha tutta l'aria di essere una confidenza. Accarezzo le ginocchia e le cosce un paio di volte, facendo su e giù con entrambe le mani, per scaricare la tensione probabilmente.
    - Ho problemi di autocontrollo. Cerco di essere sempre inquadrata e perfetta, moderata, perché sul piano pratico sono ancora al livello di una bambina che inizia a scoprire i suoi poteri e non sa gestirli... e mi sembra un modo sicuro per, sai com'è, vivere. Non capisco, però: a te non sembra vero perché sei sempre stato in grado di controllarti? Episodi violenti di magia involontaria non ne hai mai avuti prima? - le mie domande sono direi legittime: di elementalismo non so praticamente niente e per me qualla di Kai è stata una semplice manifestazione di magia involontaria, proprio come la mia. Lo vedo prendere una nuova sigaretta e portarsela alle labbra. Giuro, mi costa fatica mordermi il labbro e non richiamarlo. Stringo i pugni e abbasso un po' la testa, distogliendo lo sguardo e facendo finta di non vedere. Diciamo che potrei chiudere un occhio per questa volta. Forse. L'unica serpeverde a rispettare le regole, mi chiama dopo avermene gentilmente offerta una. Oh mio dio, sorrido!
    - Almeno sono l'unica in qualcosa, è proprio difficile spiccare qui -

     
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    Se avesse avuto episodi di magia involontaria? Non che lui ne avesse memoria. Dopo l'incidente con i suoi, aveva cercato di depennare ogni singolo ricordo legato alla sua età più innocente. Non voleva ricordare nulla del bambino che era stato, proprio per non paragonarlo al ragazzo che era diventato. Spesso si domandava cosa sarebbe accaduto se il Kai bambino e il Kai adulto si fossero incontrati? Probabilmente il Kai bambino sarebbe rimasto deluso dal Kai adulto mentre quest'ultimo si sarebbe sentito in colpa per aver deluso le aspettative del Kai bambino. Era una viaggio mentale che spesso faceva per evadere dalla realtà quotidiana che era gran lunga peggiore rispetto ad un probabile incontro tra i due sé. Comunque, ritornando alla questione principale, forse c'era un episodio che era rimasto impresso nella mente del giovane rampollo di casa Parker. Se ci penso... Tentennò un po', indeciso se raccontarle o meno quell'episodio. ...forse c'è un episodio. E si prese qualche istante affinché riaffiorassero tutti i ricordi legati a quella volta in cui, i suoi poteri si manifestarono senza il suo pieno controllo. Fu la prima e unica volta in cui litigai con la mia migliore amica d'infanzia. Come si chiamava? Ah, sì: Margot Chesterfield detta anche e semplicemente Maggie. Era la figlia dei vicini e aveva la medesima età di Kai, per cui spesso e volentieri si incontravano per passare il loro tempo insieme. Era specialmente durante i caldi pomeriggi d'estate che si vedevano nella casa sull'albero di lei per parlare, giocare o fare i compiti. Maggie aveva notato che Kai aveva qualche difficoltà nello studio e con la sua pazienza, la sua generosità lo aveva sempre aiutato a tirare fuori qualcosa di buono. Era questo uno dei principali motivi che aveva spinto Kai a provare qualcosa verso quella ragazza, un sentimento che andava oltre il loro rapporto di amicizia. Fortunatamente era ricambiato purtroppo, però, i due decisero di non mettersi mai insieme per la paura di rovinare il loro rapporto di amicizia. Non ricordo di preciso su cosa stavamo discutendo... Probabilmente su chi avesse visto il maggior numero di stelle cadenti - come lui, anche Maggie condivideva la passione dell'astronomia - o chi sarebbe riuscito, una volta cresciuto, a fare una scoperta in campo astronomico. ...ricordo semplicemente che ero così arrabbiato con lei che all'improvviso, una tempesta si manifestò all'interno della mia stanza da letto. Ricordava perfettamente quel momento e anche di come si fossero guardati per cercare di capire da che parte fosse arrivata una tempesta di una simile densità, dal momento in cui non c'era nessuna finestra aperta. Non sono mai riuscito a darmi una spiegazione logica fino a quando non ho capito di essere un mago però non l'ho mai collegato all'elementalismo. Ammise mentre volgeva il suo sguardo alla ragazza che lo stava ascoltando con attenzione. L'elementalismo era un argomento che aveva spesso ignorato perché non aveva mai preso in considerazione l'idea che proprio lui avesse un rapporto con esso. Tu stai imparando a controllarlo? Le domandò, ansioso di conoscere la risposta. Anche lui doveva imparare a controllarlo per gestirlo ed usarlo a suo piacimento, senza che esso prendesse il sopravvento. Non aveva mai amato la perdita del controllo, anzi, ne aveva il terrore. Le azioni spregevoli che aveva compiuto nei confronti dei suoi genitori, erano una dimostrazione di ciò che significava perdere il controllo e lui non voleva che si ripetesse lo stesso episodio. Dov'è finita la Victoria cazzuta di poco fa? La guardò con un sopracciglio alzato mentre prese un tiro dalla sua sigaretta, per poi espellere il fumo in eccesso dalla parte opposta. Non mi aspetto che arrivi ai livelli del sottoscritto ma sono sicuro che hai molte qualità che puoi sfruttare per farti spazio in questo castello popolato da un branco di idioti. Il repulso che Kai provava per gli altri, era palese e non aveva paura nel mostrarlo agli altri. Con il prossimo era spesso sfuggente, pragmatico e misterioso, odiava mostrarsi agli altri e dover continuamente dare spiegazioni sul suo conto. Guarda, ti ho fatta sorridere. Lo so, è impossibile resistere al mio fascino magnetico. Pian piano che la tensione diminuiva, riaffiorava il solito Kai: quello piacione, arrogante e pieno di sé. Penso che ritornerò nel dormitorio, ci rivedremo presto e fino ad allora cerca di non sentire troppo la mia mancanza. Un ghigno comparve sul suo volto mentre si rimetteva in piedi. Nel caso in cui tu proprio non riesca a fare a meno di me, sai dove cercarmi. Le sorrise ancora una volta, puntando i suoi occhi chiari in quelli scuri di lei. 'Notte Crain. E si allontanò senza guardarsi nuovamente indietro, convinto che avrebbe avuto di nuovo a che fare con lei.
     
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