Non so esattamente a quale divinità abbia pestato i piedi oggi per incappare in una discussione proprio prima di andare a dormire.
Io,
proprio io che tendo a tirarmene fuori perché non so gestirle! Mi scombussolano, mi agitano e ormai l'hanno capito tutti che quando mi agito... succedono
cose. Deve trattarsi di qualcuno dalla personalità bellicosa, che si diverta a vedere gli animi che si scaldano... altrimenti non me lo spiego.
Mi ritrovo a guardare il Serpeverde con aria allibita.
"Sei davvero carina quando sei imbronciata, è un vero peccato che tu mi odi perché ci saremmo potuti divertire." Dal sorriso che mi nasce sulle labbra si può percepire il nervosismo.
- Io non ti odio affatto - e scuoto la testa, con ancora i pugni stretti mentre cerco di contare mentalmente fino a dieci e mantenere la calma per gli estremi. Francamente non voglio che a Kai Parker scoppi la testa per almeno tre ragioni: A) mi ritroverei
ancora una volta ricoperta da capo a piedi da frammenti di ossa e materia grigia, e
bleah, che schifo; B) poi dovrei ripulire il mio stesso disastro e perderei altri preziosi minuti che potrei dedicare al riposo; C) ultima ma non per importanza... Ha un bel viso, in fondo, sarebbe un vero peccato deturparlo in maniera definitiva. Che dico, disintegrarlo.
Però che cazzo: ci si sta mettendo proprio d'impegno a rendermi le cose difficili! Ha un atteggiamento supponente, è arrogante e soprattutto ha in mano la mia bacchetta e zero intenzioni di restituirmela. Un vero e proprio sopraffattore!
- Solo... se stessi andando a fuoco, penserei a salvare i tappeti persiani -Così facendo non faccio che alimentare questo suo bisogno incessante di stuzzicarmi. Pare si diverta a vedermi vacillare sull'orlo dell'ira funesta, ignorando del tutto le conseguenze a cui questo ci conduca. Voliamo su una tratta a senso unico, destinazione
inferno e per direttissima, anche. In un semestre avrei dovuto imparare a padroneggiare meglio la mia magia, posso dargli atto di questo enorme atto di fiducia, tuttavia ho le mie pecche e debolezze e lui sembra essere in grado di individuarle e pizzicarle tutte. Direte: dimostrati più intelligente e matura, fermati prima dell'esplosione e del disastro di cui sei perfettamente cosciente. Potrei riuscirci se solo Parker non rincarasse continuamente la dose e mi riportasse indietro, manco stessi facendo bungee jumping.
Ragazzina è forse l'appellativo che più mi infastidisce. Non sono una ragazzina, specie in confronto a lui. Chi è, forse un vampiro eternamente fermo ai diciotto/venti? Solo perché frequenta qualche anno in più al mio non deve sentirsi autorizzato a farmi del nonnismo.
Per il mondo magico sono maggiorenne, stia bene attento. La cosa peggiore comunque è sentirgli dire che in Serpeverde ognuno pensi a se stesso. Sono confusa e non lo nascondo, questa volta mi ha davvero stupito e non in senso negativo dal punto di vista prettamente individuale. Lui è certo di quello che dice, è lucido mentre afferma che i nostri concasati siano per il singolo e non per il gruppo.
- Non c'è "io" in "squadra", o come si dice - in effetti, seguendo il suo ragionamento si spiegherebbero molte e molte cose... Tipo l'incuranza nel rispettare le scadenze e le indicazioni a lezione, di mantenere un atteggiamento inquadrato
almeno nei luoghi comuni, il numero di punti guadagnati che crolla deliberatamente per delle
cazzate... Che dire: ci credo troppo nello spirito di gruppo, anche spinta dal più semplice e banale principio del voler vincere a tutti i costi. Per questo mi infervoro, sempre di più. Mi sembra assurdo che a vederla in questa maniera sia solo e soltanto io. Chiaramente non sarà il parere di un singolo a farmi cambiare idea, ma la sua opinione sommata gli episodi a cui ho assistito stanno creando un'ipotesi plausibile.
Vorrei porre fine a questa discussione, dargli le spalle e mollarlo lì con la sua fottutissima supponenza ma
non posso: ha ancora la mia bacchetta e non ho intenzione di andarmene senza. Non contento insiste e mi stuzzica finché non ne ho abbastanza, gli intimo di farla finita e restituirmi la bacchetta con i pugni chiusi e metaforicamente il fumo alle orecchie. Lo so, sono
pessima nel mantenere il controllo: i libri sugli scaffali iniziano a tremare, come i piccoli oggetti sui tavolini e le fiamme nel camino. Non ho paura anche se dovrei averne, a differenza sua che sembra sorpreso da quel che vede. Quel che succede di lì a poco ha dell'incredibile. Non so come né tanto meno perché ma nella stanza si alza un vento assurdo che mi scaraventa per terra e travolge ogni cosa. Manda all'aria le suppellettili, minaccia di spegnere il fuoco e soprattutto intacca i libri.
Mi ritrovo in ginocchio, con la testa al riparo e il calore di un altro a farmi da scudo finché il vento anomalo non si placa. Non ho idea di quanto tempo passi e nemmeno so se di lì a poco qualcuno spunterà sull'arco, svegliato dal trambusto.
Sposto le mani dal viso solo quando intorno a me c'è di nuovo silenzio. Mi guardo attorno e noto il lieve disastro. Più sorprendente ancora è l'atteggiamento di Kai: è stato protettivo, di sua sponte; si preoccupa di chiedermi se sto bene e se ne assicura, nonostante tutto quello che mi ha detto fino a un attimo fa; mi restituisce la bacchetta e lo fa usando un tono e dei modi che cozzano in maniera netta col fare sprezzante mostrato fin dal principio. Se è una tattica per confondermi... ci sta riuscendo.
"Che è successo?"- I-io non lo so - gli dico in un soffio. Invece lo so eccome: non è la prima volta che mi capita di risvegliare il vento, anche ad Halloween è successo. Il dubbio che possa essere colpa mia c'è e si fa largo con prepotenza: quando perdo il controllo, accadono cose intorno a me inspiegabili e a cui non so dare un freno. Alzo gli occhi nei suoi, o per lo meno ci provo, e sposto una ciocca di capelli al lato del viso. Sono allarmata perché credo davvero di aver fatto un casino, stavolta. Gli episodi di Halloween si sono rivelati poi nient'altro che un sogno... questo invece è reale. Mi guardo attorno, seduta sulle gambe e rossa su viso e collo. Lo devo allo spavento e anche un po' a questa vicinanza che non mi aspettavo e che m'imbarazza. Adesso come faccio a spiegarlo alla Andersen, o peggio... a White? Sgrano gli occhi. Kai mi sta porgendo la bacchetta. Allungo la mano per prenderla, alla svelta, anche se trema. Con la punta delle dita gli solletico inavvertitamente il palmo. Riavendola con me mi sento più tranquilla, all'istante.
Completa. L'attimo dopo, sono di nuovo terrorizzata.
- P-Parker, io... Devo - e umetto le labbra, lasciando intendere che devo rimediare a questo casino prima che sia troppo tardi. Non mi posso perdere d'animo, non mi posso certamente far scoprire così. Ma come si fa a mettere tutto a posto? A riordinare? Qual era l'incantesimo giusto? Mano sul ginocchio e sono di nuovo in piedi, braccia aperte e palmo della sinistra puntato verso i libri, bacchetta in posizione. Sembro un direttore d'orchestra. Guardo prima a destra e poi a sinistra. Una parte di me è convinta che mi lascerà da sola a gestire il tutto, quindi meglio correre ai ripari.
- Ma che sto facendo... - e corro a raccogliere i libri, di tre in tre, e a rimetterli a posto sugli scaffali. Non sono abbastanza brava a far fluttuare più di un oggetto alla volta, ci metterei il doppio del tempo. Al massimo userò la magia per arrivare ai ripiani più in alto... Lancio un'occhio a Kai, di sfuggita. Chissà perché nel profondo spero che prevalga l'
altro Parker: quello che mi ha protetta, che mi ha chiesto se stessi bene, che mi ha restituito la bacchetta con uno sguardo quasi gentile.